Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
“NON CI SONO LE IMMAGINI VIDEO”: BRILLANTE GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO
Devastarono la fontana della Barcaccia, capolavoro di Pietro Bernini appena restaurato ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti, ma non saranno processati.
Il processo contro i tifosi del Feyenoord che lo scorso 19 febbraio, in occasione della partita di Europa League con la Roma, ridussero in una discarica piazza di Spagna, nel cuore della Capitale, finirà in un nulla di fatto. Lo scrivono diversi quotidiani olandesi.
Il processo, iniziato lunedì mattina a Rotterdam, vede alla sbarra 44 sostenitori del Feyenoord tra i 17 e i 41 anni ma, secondo il sito di Nrc Handelsblad, “nè la polizia nè le autorità giudiziarie sono riuscite a scoprire chi ha causato il danno” poichè “non esistono immagini video della distruzione della Barcaccia”.
Per questo motivo, i tifosi non possono essere perseguiti.
Gli stessi supporter, tuttavia, saranno processati per gli scontri scoppiati con la polizia italiana.
All’epoca dei fatti il governo olandese aveva promesso che sarebbe stata fatta giustizia: “Si tratta di barbari spudorati, che hanno provocato in me un senso di vergogna: assicuriamo che queste bestie riceveranno la punizione che si meritano”, assicurava il 24 febbraio il ministro della Giustizia e la Sicurezza olandese, Ivo Opstelten.
Piazza di Spagna ridotta in una discarica
Il 19 febbraio il centro di Roma venne invaso e devastato da migliaia di tifosi olandesi del Feyenoord ubriachi, hooligans che arrivarono ad assaltare e danneggiare anche la Fontana della Barcaccia del Bernini a piazza di Spagna. Il salotto della capitale d’Italia sotto assedio, ridotto a discarica di bottiglie e rifiuti, con negozianti costretti a chiudere, romani e turisti terrorizzati.
Le avvisaglie della violenza incontrollata, complice fiumi di birra nonostante l’ordinanza anti alcol, c’erano state già il 18 sera a Campo dei Fiori con scontri e ben 23 arrestati di cui 19 condannati per direttissima.
Ma il peggio doveva ancora arrivare. Il giorno successivo, armati di birre e alcolici, circa 6 mila supporter olandesi si erano riversati di nuovo per le vie del centro storico e in preda all’ebbrezza avevano occupato e bivaccato a piazza di Spagna.
Quando hanno iniziato a tirare bottiglie e fumogeni, decine di poliziotti in assetto antisommossa che li controllavano sono intervenuti caricando, provocando un fuggi fuggi verso Villa Borghese e il Pincio.
In piazza di Spagna è rimasto un tappeto di rifiuti, con la Fontana della Barcaccia, ormai pattumiera dopo essere stata invasa dai tifosi, scheggiata nella sua parte centrale. Era stata restaurata a settembre.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
CLANDESTINI O NO, L’ITALIANI SO’ SEMPRE ESSERI UMANI
Un barcone pieno zeppo de ggente è sbarcato ieri sulle coste libbiche.
So tutti Italiani: Lombardi, Veneti, Siciliani, Calabbresi, inzomma de tutte le Reggioni. Scappano. E nun se sa si so’ pensionati, cervelli in fuga, clandestini o esodati (da cui “esodo”).
Quarcuno se vo’ fa’ passà pe’tedesco e nun se vo’fa’pija’ l’impronte diggitali (l’Italiani sono molto orgojosi).
Però li sgamano subbito dar colore della pelle, da come movono le mano e dar fatto che parleno tutti insieme, che ‘n ce se capisce un cazzo.
Però i Libbici nun se preoccupano più de tanto. Sanno che la Libbia pe l’Italiani è solo de passaggio.
Je danno provviste pe’ du’ o tre settimane e quelli a tappe turistiche, fermannose ‘gni tanto pe’ guardà er panorama, raggiungono er Niger, la Nigeria, lo Zambia… indove troveno lavoro e accoglienza.
Però in quarcuno de quei Paesi nu’li vonno perchè dicono che er probblema nun è solo loro, “ma de tutta l’Africa ”.
“Sinnò -dicono – che cazzo d’Unione Africana è?”
Er dibbattito se fa sempre più acceso, perchè quelli, l’Italiani, scappeno sempre de più, e nun se sa ‘ndò metteli.
A certi nun je viè nemmeno in mente che, clandestini o no, l’Italiani so’sempre esseri umani e che questo è un esodo epocale.
È ineluttabbile che ner 2035 l’Africa sarà quasi tutta bianca e nel Burundi la lingua ufficiale sarà er romanesco.
Quindi la speranza è che, alle prossime elezioni, l’Africani nun se faccino fregà da li partiti populisti che vorebbero bombardà le coste Italiane ‘ndo cojo cojo pe’ nun fa’ partì più nessuno.
Nun è coi droni che se risorvono sti probblemi, ma andando a parlà coi capi delle tribbù italiane, cercanno de convinceli a mette li campi profughi ner loro paese (pare che le tribbù der Nord sieno le più facili da convince).
Ortretutto questo impedirà d’ora in avanti che quarche mafia equatoriale, in quarche capitale africana, speculi sull’emigranti, sui campi d’accoglienza e se freghi i sordi destinati a loro, lasciando l’Italiani ner degrado, nella miseria più ignobbile e alla mercè de quarche caporale che, pe’fame, magari li costringe a fa’ la raccolta de datteri e de noci de cocco 20 ore ar giorno pe’du’sordi.
Tutte cose che sarebbero ‘na vera vergogna per tutti li Popoli Africani.
Gigi Proietti
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
MARINO LI VOLEVA CACCIARE, MA RIMARRANNO
Il danno e la beffa, tutto insieme. Dopo una estate di scioperi bianchi e disservizi che hanno catapultato Roma nelle cronache internazionali, i manager ritenuti responsabili non potranno essere licenziati in quanto la loro buonuscita è troppo alta per le magre casse dell’Atac.
Lo riporta il quotidiano Il Messaggero, citando il nuovo assessore ai Trasporti della Capitale, Stefano Esposito: “In questa situazione finanziaria non possiamo permetterci di rivoluzionare il management”
A chiedere la testa dei manager era stato il sindaco Marino quando, lo scorso 25 luglio, annunciando l’azzeramento del cda, aveva mandato al diggì Micheli di “mandar via anche i dirigenti responsabili dei disagi in metropolitana” che si erano registrati durante lo sciopero bianco dei macchinisti.
Micheli una lista – circa 10 nomi – l’aveva buttata giù. (…) Per completare però la procedura servono i soldi per il trattamento di fine rapporto.
Il licenziamento di 10 manager costerebbe infatti all’azienda di via Prenestina fino a 2 milioni di euro, secondo le stime dell’assessorato ai Trasporti, che ha preventivato almeno 200mila euro di spesa per ciascun dirigente da allontanare.
Stefano Esposito, intanto, manifesta l’intenzione di “rifondare l’Atac”.
Alla festa del quotidiano Il Fatto, l’assessore definisce l’azienda romana “il simbolo del potere clientelare romano” e gli scioperi “uno strumento politico per fare sabotaggio”, mentre i controllori del bus “più facile vincere all’Enalotto che vederne uno”.
Per questo promette di trovare uno strumento adatto a bloccare gli scioperi ad arte. Entro sei mesi, dichiara, vedrà se è riuscito a fare un buon lavoro altrimenti si dimetterà . Intanto lascerà a breve la poltrona di vicepresidente della commissione trasporti del Senato.
L’Atac nel frattempo smentisce Il Tempo, secondo il quale è stato erogato un bonus ai dirigenti Atac: “Il documento cui fa riferimento l’articolo, infatti, e’ relativo a premi teorici che i dirigenti avrebbero percepito in caso di raggiungimento da parte dell’azienda di risultati economici positivi”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Roma | Commenta »
Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
ARRIVATO DALL’UCRAINA DIECI ANNI FA, FACEVA IL MURATORE E NON SI ERA MAI PRESO UNA VACANZA
Non era un colosso e neppure un rissoso, Anatoliy.
L’amico del cuore, Giovanni Panico, non ricorda zuffe e dice che se poteva evitava anche le discussioni.
«Era una persona semplice, onesta, gran lavoratore, sempre disponibile e con quel senso di giustizia che molti italiani non conoscono nemmeno». L’altra sera è balzato come un leone sul rapinatore armato che voleva la cassa del supermarket di Castello di Cisterna. L’ha preso, l’ha bloccato, ha lottato ed è caduto a terra, mentre il complice mascherato ha puntato l’arma su di lui esplodendo due colpi che l’hanno fatto sussultare e poi morire. «Doveva lasciare stare», dicono in Rete. «Camminare e guardare basso». «Ma chi gliel’ha fatto fare?!». «Con la figlia si scappa».
Anatoliy Korol, trentottenne ucraino che a Castello di Cisterna tutti chiamavano Antonio, aveva già fatto la spesa e stava uscendo dal mercato con la sua bambina, un frugoletto biondo di un anno e mezzo.
«Se la portava ovunque, quando poteva – aggiunge l’amico che frequenta casa Korol -. La sua passione era andare in bicicletta al parco. Forse era l’unica sua vera passione, anche perchè tempo non ne aveva, tutto preso dal lavoro e dalla preoccupazione di dar da mangiare alla sua famiglia».
Da dieci anni in Italia, regolare, sposato con la connazionale Nadiya dalla quale ha avute due figlie, l’altra quattordicenne e prossima liceale, Antonio faceva il muratore, quando lo chiamavano.
Quando non lo chiamavano s’industriava come poteva, mentre Nadiya arrotonda lavorando da colf in una famiglia napoletana.
Ieri non si reggeva in piedi e continuava anche lei a sussurrare una sola cosa: «Non doveva farlo». E invece l’ha fatto e ora molti parlano di lui come di un eroe civile.
«Non ha esitato a mettere a repentaglio la propria vita per soccorrere il personale sotto la minaccia delle armi, testimonianza suprema di un martire della giustizia», ha dichiarato con solennità il governatore campano Vincenzo De Luca come se leggesse le motivazioni di una medaglia al valore.
«Un eroe dei nostri giorni». ha rilanciato l’ex presidente Stefano Caldoro.
Don Francesco Capasso della piccola chiesa di San Nicola, l’ha rimarcato: «Un esempio». Mentre il sindaco, Clemente Sorrentino, ha preannunciato il lutto cittadino «doveroso per colui che ha compiuto un gesto tanto eroico».
In mattinata il primo cittadino aveva accompagnato all’obitorio la moglie che piangeva come una vite tagliata. «Ma ho fatto un errore perchè la visita è stata negata e Nadiya è svenuta mentre tornavamo a casa. L’ho portata al pronto soccorso dove le hanno fatto una flebo perchè si riprendesse».
Lei, Anatoliy e le sue figlie hanno commosso un po’ tutti.
«Quanto a chi dice che non doveva farlo, comprendo solo la moglie», ha aggiunto con un sospiro il colonnello Luca Corbellotti, comandante dei carabinieri di Cisterna che ha sguinzagliato i suoi uomini a caccia dei malviventi. In tarda serata hanno trovato lo scooter Honda Sh 300 usato per fuggire.
La moto è stata bruciata nelle campagne della zona.
Zona nella quale Antonio aveva scelto di vivere con i suoi cari, con un sogno nel cassetto: regalare ai figli una vita meno faticosa della sua.
Da quando era in Italia vacanze non ne ha mai fatte.
Lo svago erano i vari parenti, fratelli e sorelle, che vivono ai piedi del Vesuvio dove la comunità ucraina è molto numerosa.
Ventiduemila anime in buona parte fuggite dalla guerra civile, un microcosmo articolato con vari punti d’incontro: il mercatino domenicale di Ponticelli, i giardini di via Ruoppolo al Vomero, piazza Garibaldi.
Hanno le loro chiese, i loro ristoranti dalle scritte in cirillico, gli Internet point, i caf bilingue. «Ma Antonio e Nadiya erano perfettamente integrati. Non vivevano chiusi nel loro gruppo, tutt’altro. Lui era sempre il primo a correre», conclude l’amico Giovanni con il groppo in gola.
Anche sabato sera è corso per primo. Si è avventato sul rapinatore, lui così smilzo e disarmato, per impedire una rapina nella sua Cisterna. Ha salvato la cassa. Ha perso la vita.
Andrea Pasqualetto
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: radici e valori | Commenta »
Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
“MA CHE AIUTI ASSISTENZIALI E BENEFIT, GLI ITALIANI A LONDRA VENGONO PER DIMOSTRARE LA LORO COMPETENZA E FANNO CARRIERA”
Se la Gran Bretagna è diventata la “terra promessa” degli italiani in fuga dall’Italia, per quelli di loro che non hanno un lavoro dipendente non promette nulla di buono.
L’editoriale del ministro dell’Interno Theresa May pubblicato ieri dal Sunday Times parla chiaro: ci vuole una stretta sull’immigrazione nel Regno Unito, perchè ha raggiunto cifre inaccettabili.
Chi non ha una busta paga ne resti fuori, insomma, europei compresi.
Anche se l’Ue le ha già risposto che la libera circolazione è principio fondamentale dell’Ue, gli emigrati e futuri emigrati italiani – che sono aumentati del 37% in un anno conquistando per la prima volta il secondo posto tra gli stranieri in arrivo — iniziano a chiedersi cosa ne sarà di loro.
Sul forum Italians in London i commenti vanno dal “Se ne pentiranno quando capiranno che hanno bisogno di noi” a “Allora gli inglesi non facciamoli entrare in Italia neanche a fare i turisti”. C’è chi addirittura crede che la riforma sia imminente: “Ma per me che salgo su il 9 settembre ci sono problemi?”.
Non è passato neanche un anno da quando lo scrittore italiano londinese di adozione Marco Mancassola ha scritto su Internazionale e poi sul New York Times dei ragazzi italiani che il Regno Unito non vuole più: “sono loro il problema che potrebbe decidere le prossime elezioni britanniche, e il destino dei rapporti tra Regno Unito ed Europa”.
“Il governo Cameron — ha aggiunto oggi Mancassola – ha provato più volte ad alzare i toni per ottenere una revisione del principio della libera circolazione dei cittadini entro i confini europei. Ma non ha mai trovato l’argomento decisivo. Il vero obiettivo in sostanza non è l’Europa ma Schengen. In un certo modo, una maniera piuttosto “inglese” di procedere: cercare e cercare il cavillo che potrebbe alterare la sostanza della questione, fino a trovarlo. E sono sicuro che lo troveranno. Gli ultimi dati sull’immigrazione in Gran Bretagna hanno scosso a fondo quella “Middle England” che decide le sorti elettorali, e che potrebbe decidere anche il referendum dell’anno prossimo sull’uscita dalla UE”.
La verità è che la May, che è candidata a essere il futuro primo ministro conservatore insieme al sindaco di Londra Boris Johnson e a George Osborne, ha voluto superare a destra i suoi rivali scrivendo quell’editoriale sul giornale liberal di riferimento per il ceto medio, per far passare il messaggio che è lei il vero leader di estrema destra, che è lei l’unica dei possibili leader conservatori che al referendum voterà per l’uscita dall’Ue, portandosi dietro i 140 tory rebel. Una mossa politica, quindi, più propaganda che potenziale minaccia per gli emigrati europei: “Gli italiani non se ne sono andati dall’America quando hanno ucciso Sacco e Vanzetti ingiustamente, figuriamoci se ne vanno dal Regno Unito per un editoriale”.
“Il tema dell’immigrazione è stata una delle chiavi di lettura delle recenti elezioni quindi è inevitabile che il governo adesso debba prendere una posizione a riguardo, anche per correggere il tiro dopo il fallimento degli estremismi di Nigel Farage che ha comunque lasciato scoperta una buona fetta di opinione pubblica”, concorda Stefano Broli, direttore dell’agenzia Phocus Collective LTD e cofondatore di Italian Kingdom, una piattaforma multimediale che attraverso un progetto fotografico, un magazine e una radio racconta la community degli italiani all’estero e le loro storie.
Ma Per Broli non si tratta unicamente di una mossa politica. “Londra non è il Regno Unito, ma la crisi di identità che sta vivendo si sta riversando anche sulla middle-class inglese, sempre più lontana dal centro della sua capitale per mantenere un living-standard soddisfacente ed evitare il folle rincaro degli affitti che già funge da filtro per l’immigrazione. Non sono sicuro che quello economico possa essere un reale criterio selettivo, a meno che non si voglia creare un’immigrazione di serie A ed una di serie B, da rifiutare e rispedire al mittente o perchè no, altrove. Il problema delle infrastrutture è sicuramente un dato reale, è impensabile che i numeri del flusso migratorio non si scontrino con la reale efficacia dei servizi ma questa più che una conseguenza di Schengen è una conseguenza dell’idea di Europa di cui probabilmente occorre la sua versione 2.0”.
La stessa esigenza di raccontare la comunità italiana è quella che ha sentito Luca Vullo, autore, regista e produttore catanese 36enne, che ha scelto proprio questo momento delicato per raccontare le storie, i sogni e le delusioni degli espatriati italiani nel suo documentario, INFLUX, che raccoglie i protagonisti di “questa contemporanea emorragia dell’Italia”.
“Durante la mia ricerca per la realizzazione della sezione short INFLUX — Europe is moving (selezionato allo Short Film Corner del Festival di Cannes 2015) ho chiesto agli intervistati italiani sul territorio inglese: Cosa succederebbe se l’Uk uscisse dall’Ue? Alcuni sostengono che sarebbe un grave autogol per gli inglesi per la perdita di investitori e per la drastica riduzione di energia umana, creativa e professionale derivante da questo flusso migratorio. Altri si trovavano favorevoli al porre un filtro a questa emigrazione di massa che sfrutta il welfare e può danneggiare chi invece si trasferisce con un regolare contratto di lavoro. Altri ancora si preoccupavano del fatto che avrebbero dovuto richiedere il visto e si sentivano offesi. Insomma pareri discordanti che comunque testimoniano un sentimento comune: la paura. Gli inglesi non sopportano più questo INFLUX indistintamente che siano italiani, polacchi, spagnoli o rumeni. Bisognerà avere un contratto di lavoro dipendente e se aggiungiamo che bisognerà lavorare nello stesso ambiente di lavoro per almeno 5 anni saremo tornati alla Londra anni 60 e al contratto Italo Belga del 46. La storia si ripete e il paradosso è che adesso anche io sento minacciare la cosa più preziosa che mi ha regalato questo stesso paese: la libertà “.
Non sopporta che gli italiani vengano dipinti come dei turisti del welfare in cerca di sussidi Teresa Pastena, fondatrice di Cv&Coffee, l’agenzia di consulenza per italiani in cerca di lavoro nel Regno Unito che sta diventando una vera a propria agenzia di collocamento.
“Non ricordo nessuno dei nostri clienti che si sia trasferito dall’Italia con l’intenzione di chiedere un aiuto assistenziale allo stato inglese o di aver anche solo menzionato i benefit se la ricerca di lavoro non avesse prodotto risultati. Tutt’altro. I giovani e le famiglie che arrivano dall’Italia hanno la voglia di dimostrare quelle competenze che il nostro paese non gli riconosceva o pagava a sufficienza. Assistiamo professionisti le cui qualifiche ed esperienze vengono apprezzate dal mercato inglese in tempi brevi”.
Chi deve invece ripartire da zero con lavoretti al pub, è perchè ha bisogno di migliorare l’inglese per riuscire ad ottenere il prima possibile un tirocinio o lavoro in ufficio.
“E in molti raggiungono quest’obiettivo in assoluta indipendenza economica: dalle famiglie (non sono mamma e papà a pagare l’affitto e le bollette ma loro stessi con i sacrifici di doppi turni al lavoro) e dallo stato”.
Ne sa qualcosa anche Francesca Boccolini, cofounder di Hunter, un’app che consente di localizzare e assumere velocemente personale e di trovare lavoro all’ultimo minute, partendo proprio dagli italiani a Londra come primi utilizzatori.
“In questi anni ho avuto modo di lavorare con molti italiani tra designer, developer, consulenti e creativi che come me cercavano di costruire la loro startup e che per potersi mantenere facevano più lavori allo stesso tempo, spesso anche in bar e ristoranti di sera e nei weekend. C’è una fortissima selezione naturale. Improbabile che si possa rimanere a Londra e tentare la fortuna considerato il costo della vita e l’altissimo livello di competizione. Chi viene e rimane ha un obiettivo chiaro e fa di tutto per raggiungerlo. Chi non riesce è costretto ad andare altrove”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Lavoro | Commenta »
Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
L’ESPERTO DI DIRITTO EUROPEO: “E’ UN DIRITTO DEI LAVORATORI DAL 1957 E CONTRASTA CON LA LIBERA CIRCOLAZIONE IN AMBITO UE”
L’idea di chiudere le porte ai cittadini dell’Unione Europea in cerca di lavoro in Gran Bretagna, lanciata da Theresa May, non è praticabile.
La proposta del ministro dell’Interno britannico ha il sapore della provocazione, ma fa discutere a livello europeo.
Da Bruxelles è arrivato un richiamo a Londra: “La libera circolazione dei cittadini europei è parte integrante del mercato unico e un elemento centrale del suo successo”, ha detto la portavoce della Commissione Ue Mina Andreeva.
Bruxelles fa quindi sapere che la non adesione di Londra ai trattati di Schengen sulla libera circolazione delle persone non cambia poi la sostanza. “I lavoratori Ue beneficiano di questo diritto fin dalle origini dell’Unione europea, visto che tale principio è contenuto nel trattato di Roma del 1957”.
“Un tempo – spiega ad HuffPost Francesco Cherubini, docente Luiss ed esperto di Diritto dell’Unione Europea – un cittadino europeo si poteva spostare in un altro paese solo se aveva un lavoro. Questa categoria è stata negli anni allargata prima ai pensionati, poi a chi era in cerca di lavoro e infine estesa a tutti i cittadini dell’Ue”.
Ma le misure annunciate dal ministro britannico May “non sono praticabili non tanto – e non solo – sotto il profilo lavorativo, quanto in un discorso più ampio sulla libera circolazione dei cittadini su suolo europeo”.
Anche se con qualche eccezione, perchè la Gran Bretagna non ha aderito a Schengen.
Può esercitare quindi controlli alle frontiere. Ma i cittadini Ue possono entrare in UK “non tanto alla luce della normativa sulla libera circolazione dei lavoratori, quanto soprattutto alla luce delle norme sulla libera circolazione dei cittadini dell’Ue”, continua Cherubini.
Insomma, “possono circolare proprio in quanto cittadini. E possono farlo dal 1991, quindi praticamente da 25 anni a questa parte”.
In pratica, la strada indicata dal ministro britannico non è percorribile “salvo concordare una nuova disciplina sulla circolazione dei lavoratori – dichiara Cherubini – Ma significherebbe riportare il discorso sull’integrazione europea indietro di 25 anni, sul piano della cittadinanza europea. Su quello dei lavoratori in Ue bisognerebbe tornare al 1957”.
(da “Huffingtonpost“)
argomento: Lavoro | Commenta »
Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
“UNA PURA FOLLIA”: PROTESTANO GLI AUTISTI… “DOBBIAMO FORSE LASCIARE I TURISTI FUORI DAL RACCORDO ANULARE?”
La prima grana del sindaco Ignazio Marino appena tornato dalle ferie a “stelle e strisce” sarà grossa.
Come i 1500 pullman turistici che nei prossimi giorni minacciano di mandare in tilt il traffico della capitale. Tutti sotto al Campidoglio. Per protesta.
«Perchè far pagare ai torpedoni mille euro al giorno per entrare in centro storico è pura follia», dicono i rappresentanti dei tour operator, delle agenzie di viaggio, degli albergatori e di tutte le associazioni che di turismo vivono.
Pronti a bloccare Roma per questo aumento del 500% «se l’assessore comunale ai Trasporti, Stefano Esposito, non ritorna sui suoi passi», promette Carlo Maiotti, presidente Anstra, la più grande associazione che riunisce le aziende di pullman a noleggio.
Che non sarebbe stata una passeggiata dare una stretta all’ingresso dei bus turistici, Stefano Esposito – senatore chiamato a fine luglio dal primo cittadino per gestire la situazione dei trasporti romani – lo ha sempre saputo.
«Prendo una sedia con allegata una ghigliottina a due centimetri dal collo», ha detto appena diventato assessore.
E da quel momento in poi è stato un vulcano di esternazioni. E di decisioni.
Come quella, appunto, di limitare il numero dei pullman turistici durante il Giubileo quando – ha spiegato – «ne arriveranno 170mila».
Previsioni che fanno tremare i romani, già costretti in periodi di ordinaria amministrazione a fare i conti con traffico sempre più congestionato e un via vai di torpedoni: sono stati ben 90 mila nel 2014 .
Da lì l’idea. Creare il deterrente. Far schizzare il ticket dai 240 euro giornalieri ai mille.
Dai 2.800 per l’abbonamento annuale a 10-12 mila .
«Una cifra impensabile, esorbitante, insostenibile – dice Andrea Costanzo, responsabile della Federeventi Lazio di Confcommercio – perchè per l’Anno Santo sono già stati venduti tutti i pacchetti turistici. I contratti già sono stati fatti, i prezzi anche. Chi pagherà questi soldi in più? I tour operator? I pellegrini? Il Campidoglio si ritroverà una valanga di ricorsi al Tar. Non si possono di punto in bianco cambiare le regole del gioco».
Un “gioco” che per Roma rappresenta il 10 per cento di tutto il Pil.
Per questo, le associazioni di categorie vogliono un incontro entro mercoledì prossimo con l’assessore.
«Per cercare un piano condiviso. Non possiamo far scendere i pellegrini fuori dal Raccordo anulare – spiega Giancarlo Iacuitto, vice presidente della Fiavet Lazio, associazione delle imprese turistiche della Confcommercio – . Servono punti di scambio non lontani dai luoghi turistici. Una pianificazione che vada incontro alle nostre esigenze a quelle dei romani».
Uniti nella battaglia anche gli albergatori.
«Questa è un’amministrazione che tassa e non aiuta il turismo », dice Giuseppe Canfora, presidente di Asshotel. «Piuttosto il Campidoglio combatta i B& B abusivi – suggerisce Giuseppe Roscioli, presidente della Confcommercio- solo a Roma ce ne sono più di 5000 “pirata”».
Alessandra Paolini
(da “La Repubblica”)
argomento: Roma | Commenta »
Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
FALLITO IL TENTATIVO DI INFILTRARSI NELLA FESTA DELLA CITTADINA.. E GLI ULTRAS DEL CALCIO SI SCHIERANO PER L’ACCOGLIENZA
In questi mesi le iniziative del movimento neonazista tedesco contro l’emergenza profughi che sta vivendo la Germania sono numerose.
In Baviera si è verificato un nuovo caso di attivismo nazista, con il tentativo di infiltrare l’assai partecipata festa di autunno della città di Rosenheim.
Diverse decine di militanti del partito “Die Rechte”, formazione di estrema destra, hanno organizzato una manifestazione in concomitanza con la festa di Rosenheim, ma la marcia a slogan anti profughi con cui volevano raggiungere il parco dove si svolgeva l’evento è stato bloccato.
Oltre mille persone hanno fermato i neonazisti, che vista la contromanifestazione hanno preferito non lasciare la piazza della stazione dove si svolgeva la loro iniziativa, e rinunciare così all’infiltrazione nella festa.
I manifestanti hanno praticamente bloccato i radicali di estrema destra nei pressi della stazione ferroviaria, riempiendo le vie per uscire dalla piazza.
La mobilitazione antinazisti è stata organizzata da una rete di associazione che si chiama “Roseneheim bleibt nazifrei”, Rosenheim rimane senza nazisti, che vede la presenza anche dei conservatori bavaresi della Csu.
Le virulenti campagne anti profughi dell’estrema destra hanno convinto anche i conservatori ad “allearsi” per esprimere un pubblico dissenso contro i neonazisti.
L’attivismo dell’estrema destra contro i profughi ha provocato una forte reazione contro questo messaggio anche da parte degli ultrà di diverse squadre di calcio.
In Germania numerosi gruppi ultrà si sono schierati a favore dell’accoglienza dei profughi, come testimoniato dai numerosi striscioni esposti dalle curve di Werder Brema e Fortuna Dà¼sseldorf.
La Federcalcio tedesca ha premiato un’associazione fondata dai tifosi dell’Oldenburg, per il suo impegno a favore dell’accoglienza.
I tifosi del Sankt Pauli di Amburgo hanno più volte manifestato contro la durezza della politica di immigrazione della città Stato anseatica, mentre a Babelsberg gli ultrà hanno fondato una squadra, Welcome United, per giocare insieme ai profughi ospitati in città .
I tifosi del Werder Brema hanno organizzato una lotteria in favore dei richiedenti asilo, che mette all’asta articoli sportivi.
(da agenzie)
argomento: Razzismo | Commenta »
Agosto 31st, 2015 Riccardo Fucile
E ANCHE LA CONFINDUSTRIA INGLESE BOCCIA LA PROPOSTA DEL GOVERNO SULLA STRETTA AGLI INGRESSI DEI COMUNITARI
“La libera circolazione dei cittadini europei è parte integrante del mercato unico e un elemento centrale del suo successo”.
Così una portavoce della Commissione Ue ha risposto alle dichiarazioni del ministro britannico Theresa May sulla limitazione degli ingressi di emigrati comunitari in Gran Bretagna.
Il diritto alla libera circolazione, aggiunge l’Ue “non è un diritto incondizionato e già ora non consente non consente il ‘turismo dei benefit'”.
La libera circolazione “stimola la crescita economica permettendo alle persone di viaggiare, fare acquisti e lavorare al di là delle frontiere e permettendo alle società di selezionare il personale da un più ampio bacino di talenti”, ha sottolineato la portavoce della Commissione.
E i lavoratori europei “hanno beneficiato di questo diritto sin dal Trattato di Roma del 1957”.
Le regole già attualmente in vigore, aggiunge Bruxelles, contengono “una serie di salvaguardie che permettono agli Stati membri di prevenire gli abusi” e, “come lo stesso ministro May ha dichiarato, maggiori sforzi per combattere gli abusi non minano nè mineranno il principio stesso”.
Dall’Italia, il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, ha rimarcato che anche la Confindustria britannica ha criticato la posizione espressa dal ministro dell’Interno.
Della Vedova riporta la dichiarazione di John Cridland, direttore generale della Cbi: “L’evidenza mostra che la vasta maggioranza delle persone che arrivano nel Regno Unito provenienti dall’UE vengono a lavorare e portano beneficio alla nostra economia. Saremmo preoccupati se i lavoratori UE dovessero essere assunti prima di arrivare nel Regno Unito”.
Secondo il sottosegretario, dunque, “chiudere il Regno Unito alla libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione Europea sarebbe alla fine dannoso per la stessa economia inglese. Ma c’è un rischio più profondo nell’assecondare questi rigurgiti nazionalistici, anche quando vengono da un Paese punto di riferimento della democrazia e dello stato di diritto”.
L’editoriale della May ha suscitato reazioni anche interne.
L’ex sottosegretario conservatore David Willetts, ha accusato May di aver usato dati “inattendibili” sugli studenti stranieri non Ue che decidono di restare nel Paese.
Non sarebbe vero, come invece ha affermato il ministro, che ogni anno arrivano in Gran Bretagna 96mila studenti in più rispetto a quelli che se ne vanno.
“Non sono numeri su cui basare una linea politica”, ha detto Willetts alla Bbc, sottolineando che la Gran Bretagna con le sue università “vende un servizio”.
(da “La Repubblica”)
argomento: Europa | Commenta »