Agosto 24th, 2015 Riccardo Fucile
SE LUPI, INCALZA, FORMIGONI, CAVALLO, MENOLASCINA E FERRARA PARLASSERO DEI LORO ILLECITI TUTTO SAREBBE PIU’ REALE
Sarebbe bello se Giorgio Vittadini spezzasse la cappa di ipocrisia che sovrasta il Meeting di CL e trovasse il coraggio di salire sul palco per pronunciare un discorso liberatorio fatto più o meno così: “Cari Maurizio Lupi, Roberto Formigoni,Frank Cavallo,Ercole Incalza, Salvatore Menolascina e Francesco Ferrara, sappiamo che siete tutti finiti nei guai per storie diverse, qualcuno indagato o arrestato e qualcuno costretto alle dimissioni senza essere indagato,come Lupi. Ebbene,noi del Meeting di CL non vi dimentichiamo. Sperando che siate tutti liberi (in tutti i sensi) e disponibili, vi chiediamo di mettere a disposizione del Meeting le vostre conoscenze.
Non stiamo parlando di sussidiarietà o religione. Con voi, cari amici, vogliamo organizzare un dibattito sui mali che uccidono il mercato libero in Italia: la corruzione, le cricche e le raccomandazioni.
Con te, mio vechio amico ‘zio Frank’, alias Francesco Cavallo, potremmo parlare di lobby e turbative di gara nelle grandi opere, visto che i magistrati di Firenze ti hanno spedito ai domiciliari perchè ti accusano di traffici con l’ingegnere Stefano Perotti, dal quale incassavi 8 mila euro al mese e un telefonino aziendale mentre lo aiutavi a ottenere incarichi milionari per porti, autostrade e alta velocità .
Caro amico Frank, noi non facciamo finta di non averti mai conosciuto. Non dimentichiamo che eri fino al 2012 nel consiglio dei fondatori della Fondazione della Sussidarietà da me presieduta.
Nè dimentichiamo che eri l’amministratore della società editoriale del ‘nostro’ settimanale Tempi e che, grazie a cotanto curriculum il ministero diretto dal caro Maurizio Lupi ti ha nominato presidente di Cento stazioni, gruppo FS, nel 2014. Anche in un dibattito sulle lobby potresti dire la tua. la società di cui eri socio con il 5 per cento (In rete Srl) ha vinto (in Ati con altre aziende) la gara per la comunicazione della Regione Lombardia per un ammontare di 40 milioni di euro.
Dopo gli arresti, hai ceduto la tua quota e non sei più presidente così Cantone ha potuto dare il via libera all’appaltone che vale 8 milioni di euro solo per gli incontri istituzionali che saranno organizzati da In rete.
Frank, ti prego, non sfilarti dal dibattito con la scusa che non sei più nella società .
Noi sappiamo che In rete è sempre in mani amiche: lo sai anche tu che l’amministratore Simone Dattoli la controlla con il 67 per cento delle quote e ha collaborato fino al 2011 con la nostra Fondazione per la Sussidarietà .
Nel Meeting 2011 curò per noi il dibattito sul gioco con i cari amici di Lottomatica e Sisal. Forza Frank, forza Simone, salite insieme sul palco con me!”.
Purtroppo difficilmente Vittadini mostrerà i suoi vecchi amici di In rete ed è un vero peccato che tra un dibattito con il gran mufti di Parigi sul futuro delle religioni e il discorso di Renzi di domani non si trovi un buco neanche all’arena Frecciarossa per far parlare l’ex presidente di Cento-stazioni.
Non si comprende perchè Vittadini voglia disperdere tanto know-how.
Chi meglio di Cavallo per guidare i ragazzi che accorrono al Meeting?
Frank potrebbe salire sul palco con il vecchio amico ciellino che stavolta non è stato invitato a parlare: l’ex ministro Maurizio Lupi.
Sono talmente in sintonia mistica che nell’ottobre 2013 quando Lupi vola a Londra per omaggiare Tommaso Moro a Canterbury si porta proprio Cavallo.
Sarebbe bello vederli sul palco insieme a Stefano Perotti, il progettista che trovava lavoro al figlio del ministro mentre donava — tramite Cavallo — al rampollo un Rolex da 10 mila euro.
Certo, non sarebbero gli oratori più indicatiperparlaredipovertà mapotrebberospiegarecome funzionano davvero le grandi opere.
Tutti insieme potrebbero evocare quel memorabile week-end del settembre 2013 in cui Perotti ospitò Cavallo e Lupi con consorte nella sua villa meravigliosa, resa celebre dallo spot delle calze con Julia Roberts, a Firenze. C’era anche il sottosegretario all’istruzione del Governo Renzi, Gabriele Toccafondi del Ncd.
Lui al Meeting è stato invitato e potrebbe salire sul palco per una bella rimpatriata. Non potrebbe mancare in un dibattito su corruzione e grandi opere anche Ercole Incalza. Il suo sarebbe un gran ritorno.
Come dimenticare quel 23 agosto 2005, in cui Lupi a Rimini scolpiva nella storia del Meeting: “voglio ringraziare davanti a tutti una persona che ho incontrato in questi anni, un prezioso collaboratore del ministro Lunardi ma prezioso collaboratore di tutti noi. Volevo presentare e fare un applauso a Ercole Incalza che è, credo, una persona eccezionale e un patrimonio per il nostro Paese”.
Può il Meeting dopo quella standing ovation dimenticare il-padre della patria?
Solo per il suo arresto o per quella casa comprata dal genero con il ‘metodo Scajola a sua insaputa’, un anno prima dell’ovazione, grazie agli assegni di Zampolini? Insieme, Cavallo e Perotti potrebbero spiegare al Meeting perchè, mentre erano intercettati, tentavano di convincere le maggiori imprese di costruzioni italiane (Astaldi, Pizzarotti, le coop rosse C-mc e Ccc e poi De Eccher, ecc..) a pagare a Inrete 5 mila euro a testa per partecipare a un incontro con tanto di cena finale al cospetto del ministro Lupi.
Sul palco poi dovrebbe essere chiamata la vecchia gloria Roberto Formigoni.
Al Meeting lui dovrebbe spiegare come si fa a farsi donare le vacanze ai tropici da Pierluigi Daccò per poi negare e infine ammettere anni dopo.
E come si fa a farsi donare i quadri antichi da una società della Regione, le Ferrovie Nord, per poi negare ancora. Il tutto senza arrossire.
Peccato davvero che Vittadini non trovi spazioe per un dibattito così.
Sarebbe l’occasione giusta per chiedere quanto ha pagato il gruppo La Cascina al Meeting per il grande stand dello scorso anno.
Un altro ospite indicato per questo dibattito immaginario sarebbe il ras della Cascina, aderente alla Compagnia delle Opere,il braccio di Cl nel mondo degli affari,finito anche lui ai domiciliari nella seconda ondata di arresti di Mafia Capitale.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 24th, 2015 Riccardo Fucile
ENTI, FONDI E COMITATI AFFIANCANO LA VITA DEL SINDACATO
Gli stipendi d’oro dei sindacalisti fanno scandalo.Ma costituiscono solo la punta di un iceberg più corposo. I 336 mila euro di Raffaele Bonanni (l’anno prima di andare in pensione), i 256 mila di Antonino Sorgi, dell’Inas-Cisl o i 262 mila euro del segretario della Fisascat-Cisl, Pierangelo Raineri (262 mila), fanno impressione.
Ma non si tratta solo di furbizia o malversazione.
Certi redditi sono possibili anche per l’enorme quantità di enti, fondi, comitati che affiancano la vita del sindacato, di cui poco si conosce e che il Primo Rapporto sugli Enti bilaterali redatto da Italia Lavoro (767 pagine) aiuta a capire meglio anche se i rivoli sono infiniti come dimostra il caso degli Enti di formazione che vedremo più avanti.
Bilaterale a vita
Sono più di 10 mila le poltrone “bilaterali”. Gli Organismi da cui derivano nascono nei contratti di lavoro ed erogano servizi di assistenza previdenziale, sanitaria, formazione, sostegno al reddito.
Sono per lo più “associazioni non riconosciute” che non presentano bilanci pubblici e, soprattutto, non sono sottoposti a nessun controllo.
Alcuni esulano dalla definizione istituzionale come l’Enasarco che gestisce la previdenza degli agenti di commercio, ma sempre in base a un accordo tra le parti sociali.
Uno status ancora differente è quello dell’Inpgi, l’istituto previdenziale dei giornalisti, che pure è controllato dalla categoria.
Ci sono, poi, i Fondi previdenziali, quelli sanitari, i Fondi per la formazione professionale. Generano presidenze ambite, vicepresidenze ben retribuite, gettoni di presenza a piovere.
Una rete finanziata dal “monte salari” (anche se formalmente sono le imprese a versare i contributi) con un prelievo dello 0,30 -0,50% in busta paga che può arrivare all’1%.
Per i fondi previdenziali e sanitari ( i primi sotto il controllo del Covip e i secondi dell’Anagrafe del ministero della Salute) si arriva anche al 3-4%).
I 536 fondi previdenziali, nel 2013, gestivano 104 miliardi di euro per 5,8 milioni di iscritti. I 260 fondi sanitari avevano 7 milioni di iscritti e i 545 Enti bilaterali (di cui solo 29 nazionali) abbracciano la gran parte del lavoro dipendente.
Ci sono poi i 21 Fondi Interprofessionali, una serie di Fondi di solidarietà regolamentati dalla legge Fornero, e altre strutture minori.
Si tratta di oltre 1300 organismi in cui, nei consigli di amministrazione, non ci sono mai meno di sei membri (tre per Cgil, Cisl e Uil e tre di parte datoriale).
Più spesso si supera il numero di dieci. Da qui, la cifra di oltre 10 mila poltrone più o meno retribuite. Quanto?
Posti da 70 mila euro
Secondo un studio della Filcams-Cgil, sindacato del commercio in cui gli Enti bilaterali abbondano, “i compensi per la presidenza e gli altri organi variano nelle diverse realtà (…) fino a raggiungere indennità elevatissime — 70 mila euro annui — per la Presidenza”.
I regolamenti sindacali imporrebbero di versare gettoni e indennità alla propria associazione ma spesso non accade. Oppure non ci sono le sanzioni.
Quel che è peggio, nota la Filcams, è che la quantità di risorse destinate ai servizi “non supera quasi mai il 50% dei contributi incassati”. Soldi sicuri per i super-stipendi, meno per i servizi da erogare.
Uno dei nomi reso pubblico da Fausto Scandola, Pierangelo Raineri, è segretario della Fisascat Cisl, consigliere dell’Enasarco, consigliere del fondo di sanità integrativa Est, presidente della cassa di assistenza sanitaria Quas.
I suoi 262 mila euro si spiegano anche così.
Un altro caso è quello di Brunetto Boco, segretario della UilTucs ma anche presidente dell’Enasarco, incarico per il quale percepisce 135.324 euro lordi annui a cui aggiungere 270 euro per ogni seduta del Cda. L’Enasarco ha in bilancio la bellezza di 1,3 milioni di euro per il funzionamento dei suoi organi statutari (48 mila euro di Raineri vengono da qui).
Ma Boco è anche vicepresidente del fondo Est, che ha messo a bilancio 420 mila euro per il funzionamento degli organi. Il suo reddito è quindi paragonabile a quello dei dirigenti Cisl contestati.
Il Fonchim (chimici), primo fondo italiano con 4,7 miliardi di patrimonio gestito, è presieduto dal professor Adriano Propersi, indicato dalle imprese, mentre il vice è il sindacalista Femca Cisl, Paolo Bicicchi che, prima di passare al Fonchim era vicepresidente di un altro fondo, il Pegaso. Nel Cda, per la Cgil, siede Alberto Morselli che è stato fino al 2012 il segretario generale della categoria. Fonchim destina agli organi statutari 588 mila euro annui e spende per la gestione 1,2 milioni di euro.
Il Fondo Cometa, dei metalmeccanici, è presieduto dall’ex segretaria Fim, Annamaria Trovò, ha dodici componenti per il Cda e spende per i suoi “organi”, 250 mila euro annui più 1,1 milioni per il personale.
Giornalisti manager
È invece un ente di diritto privato controllato dal ministero del Lavoro, l’Inpgi, l’istituto dei giornalisti il cui Cda è formato da 16 componenti di cui 11 eletti nella categoria.
Il presidente, Andrea Camporese — indagato per il caso Sopaf — guadagna 255.728 euro annui a cui vanno aggiunti 60 mila euro di “ristoro del danno da aspettativa non retribuita”.
Totale, 315 mila per un istituto per il quale si è appena resa necessaria una manovra di aggiustamento.
Camporese è stato segretario dei giornalisti del Veneto e il suo vice, Paolo Serventi Longhi, 43.148 euro di indennità , è stato il segretario della Fnsi.
Trattandosi di centinaia e centinaia di enti, la pratica del doppio incarico è molto diffusa. Come Raineri, quattro incarichi anche per Paolo Andreani, segreteria Uil-Tucs, vicepresidente della Coopersalute, presidente di Quadrifor, consigliere Quas; Ferruccio Fiorot, segreteria Fisascat, presidente dell’ente Ebinter, consigliere dell’ent Ebnter, direttivo nel fondo est; Fabrizioo Russo, della Filcams-Cgil, è nel consiglio Ebinter, in quello di Ebnter e nel Comitato del fondo Est. Curioso il caso di Michele Carpinetti, Cgil, presidente di Ebnter, consigliere di Ebinter ed ex sindaco di Mira, cittadina veneta dove è stato sconfitto dal Movimento 5 Stelle.
Fondi senza controllo
Fondimpresa è il più grande Fondo di formazione professionale. Sono in tutto 21, gestiscono circa 600 milioni l’anno derivati dal contributo dello 0,30% sul monte stipendi versato dalle aziende all’Inps che a sua volta lo gira ai fondi. Fondimpresa nel 2014 ha gestito 363 milioni, il 47% del totale.
Alle spese di gestione ha destinato oltre 5 milioni, mentre 347 milioni sono andati direttamente alla formazione. I 2,5 milioni stanziati per “personale e organi statutari”, però, rendono comunque appetibile il suo Cda.
Non a caso presieduto dall’ex presidente di Confindustria, Giorgio Fossa, mentre Cgil, Cisl e Uil vi hanno designato un ex segretario di categoria, Bruno Vitali della Fim-Cisl, il responsabile dei fondi interprofessionali della Cgil, Luciano Silvestri e l’ex segretario confederale Uil, Paolo Carcassi.
I Fondi interprofessionali attualmente non rendono conto a nessuno. Al loro interno può capitare, e capita spesso, quello che è avvenuto alla Fisascat (ancora!) di Roma e Lazio il cui segretario, Giuseppe Pietro Janni (ora fuoriuscito) tramite una srl, la So.GE.L. controllava l’ente di formazione (Micene Srl) che gestiva i corsi di formazione appaltati dal suo stesso sindacato.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 24th, 2015 Riccardo Fucile
“CI SONO POLITICI IN EUROPA CHE PRODUCONO ODIO E NESSUNA SOLUZIONE, SIAMO DI FRONTE A ESSERI UMANI CHE SFUGGONO ALLA DISPERAZIONE”
“L’Europa fallisce se la paura prende il sopravvento. L’Europa fallisce quando gli egoismi hanno più voce della solidarietà presente in ampie porzioni della nostra società “.
Lo scrive, in un intervento pubblicato su Repubblica, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che mette in guardia contro la miopia di chi vorrebbe un’Europa divisa da muri anti-migranti.
“Considero l’Europa – scrive Juncker – una comunità di valori di cui possiamo andar fieri, ma raramente lo siamo. In Europa vantiamo i massimi standard mondiali di accoglienza dei profughi, mai rifiuteremmo asilo a chi necessita della nostra tutela, lo stabiliscono le nostre leggi e gli accordi stipulati. Mi preoccupa però il fatto che l’accoglienza sia sempre meno radicata nei nostri animi. Quando parliamo di migrazioni parliamo di esseri umani, come noi, solo che queste persone non possono vivere come noi perchè non hanno avuto la fortuna di essere nati in una delle regioni più ricche e più stabili del mondo. Parliamo di persone costrette a fuggire dalla guerra in Siria, dal terrore dell’Is in Libia, o dalla dittatura in Eritrea”.
Il presidente della Commissione si dice preoccupato nel vedere che “una parte della popolazione” respinge queste persone disperate.
“Campi profughi dati alle fiamme, barconi rimandati indietro, violenze contro i richiedenti asilo o semplicemente l’indifferenza di fronte alla miseria e al bisogno. Non è questa l’Europa”, afferma Juncker.
Che aggiunge: “Mi preoccupa quando i politici di estrema destra e di estrema sinistra alimentano un populismo che produce astio soltanto e nessuna soluzione. Discorsi pieni di odio e esternazioni avventate che mettono a rischio una delle nostre maggiori conquiste – la libertà di circolazione nell’area Schengen e il superamento delle frontiere al suo interno. Non è questa l’Europa”.
A queste spinte conservatrici Juncker oppone alcuni esempi di vera Europa:
C’è però fortunatamente anche l’Europa dei pensionati di Calais che mettono a disposizione i generatori così che i profughi possano ascoltare un po’ di musica e ricaricare i cellulari. L’Europa degli studenti di Sigen che hanno aperto il campus della loro università ai richiedenti asilo. L’Europa del fornaio di Kos che ha distribuito pane alla gente affamata e spossata. Questa è l’Europa in cui voglio vivere. Naturalmente non esiste una risposta unica e tantomeno semplice al problema dei flussi migratori. Come sarebbe poco realistico pensare di aprire semplicemente i confini dell’Europa a tutti i vicini, è altrettanto fuori dalla realtà credere di poter chiudere le frontiere di fronte al bisogno, alla paura e alla miseria […]
Il presidente della Commissione sottolinea che “non esistono soluzioni nazionali efficaci.
Nessuno stato membro può regolare le migrazioni efficacemente per conto suo”. Juncker rilancia dunque i punti centrali della sua Agenda per una politica comune nei confronti dei profughi e dei richiedenti asilo.
“L’Europa – conclude – ha successo quando superiamo in maniera pragmatica e non burocratica le sfide del nostro tempo. Spero che assieme – gli stati membri, le istituzioni e le agenzie Ue, le organizzazioni internazionali e i nostri vicini – riusciamo a dimostrare che siamo all’altezza delle sfide. Sono convinto che possiamo farcela”.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 24th, 2015 Riccardo Fucile
PENSIONE IN ANTICIPO CON PENALITA’ E PRESTITO: LO STUDIO DEL GOVERNO PER CAMBIARE LA LEGGE FORNERO
Andare in pensione già a 63 anni, ma con una penalizzazione sull’assegno compensata in parte da un anticipo sul proprio futuro trattamento, da rimborsare a rate una volta maturati i requisiti anagrafici standard.
Sarebbe questa una delle soluzioni allo studio per dare ai lavoratori un’opzione di flessibilità in uscita dal lavoro, consentendo di andare in pensione prima rispetto ai requisiti oggi fissati, senza che però il taglio applicato sia troppo sostanzioso, in modo da rendere poco conveniente il ritiro anticipato. Ne scrive oggi Il Sole 24 ore.
La riduzione del trattamento sarebbe sempre più alta per ogni anno di anticipo in più partendo da un “taglio” del 3% ma il lavoratore avrebbe la possibilità di integrare il trattamento utilizzando il “prestito” in una versione leggermente corretta rispetto a quella studiata a suo tempo dal ex ministro Enrico Giovannini.
Per calibrare la riduzione dell’assegno resta sul tavolo l’opzione inserita nella proposta consegnata a Palazzo Chigi dal presidente dell’Inps, Tito Boeri: spalmare il montante contributivo accumulato nel corso di tutta la vita lavorativa in relazione all’età di uscita e alla speranza di vita residua.
Con il risultato di ridurre l’assegno per chi lo incassa prima con un taglio di circa il 3% per ogni anno di mancata contribuzione.
In altre parole a parità di montante ogni anno di lavoro in meno farebbe scattare una sempre maggiore riduzione del trattament
L’opzione piace al governo perchè assicurerebbe ai lavoratori che hanno visto allontanarsi improvvisamente di molti il traguardo della pensione con la riforma Fornero, di ritirarsi alcuni anni prima senza vedere eccessivamente decurtato il proprio assegno senza però pesare eccessivamete sui conti pubblici.
Secondo il quotidiano economico, il mix allo studio del governo costerebbe alle casse pubbliche poco più di un miliardo.
(da “Huffingtonpost“)
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