Dicembre 4th, 2015 Riccardo Fucile
NICOLE ORLANDO VINCE QUATTRO ORI AI MONDIALI PER ATLETI DOWN
Le sue vittorie Nicole le dedica alla nonna. Per quattro volte la ventiduenne di Biella è salita sul gradino più alto del podio ai Mondiali per atleti down in Sud Africa.
La ragazza si è aggiudicata l’oro nei 100 metri, nel salto in lungo, nel triathlon e nella staffetta 4 per 100, dove ha realizzato il record del mondo.
“Sono contenta, mi piace vincere le medaglie. Mi devo preparare alle Olimpiadi di luglio, a Firenze”, ha raccontato la ragazza entusiasta al Corriere della sera.
A festeggiare in prima fila con lei ci sono i genitori di Nicole, da sempre a fianco alla figlia, pronti a sostenerla e incoraggiarla ad affrontare ancora più sfide di quelle che già la vita le ha preservato.
“Io l’avevo avvertita: guarda che ci sono le messicane che sono molto forti, sarà dura – dice la madre Roberta – Mi ha risposto di non preoccuparmi. Lei è così, molto determinata: il suo allenatore assicura che se tutti i suoi sportivi avessero la stessa concentrazione, vincerebbero molto di più. Lo spirito agonistico non le manca: suo fratello e sua sorella non le hanno mai fatto passare niente e lei ha sempre cercato di competere. Ci avevano detto che i ragazzi Down hanno i legamenti laschi e quindi sono lenti e pigri. Per stimolarla, l’abbiamo portata in piscina che aveva appena un anno. Quando ha iniziato a camminare è stata la volta della ginnastica artistica”.
Matteo Renzi ha voluto omaggiare Nicole, dedicandole un post su Facebook per ringraziarla di “aver reso onore all’Italia”.
Il premier si rivolge anche agli altri atleti della Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale, che in tutto hanno conquistato 27 titoli nell’atletica leggera e 5 nel tennis tavolo.
Adesso per Nicole è tempo di pensare alle Olimpiadi di luglio a Firenze, ma prima darà spazio alla preparazione per interpretare una parte nel musical organizzato dai ragazzi della palestra.
“Perchè mi dite così? Perchè sono diversa? In che senso diversa? – recita precisa al telefono –. Non posso anche esser stupida, cicciona, prima donna o lesbica? O devo essere sempre solo quella con la sindrome di Down?”.
Oggi, intanto è una campionessa della Nazionale.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 4th, 2015 Riccardo Fucile
I LEGALI CERCANO LA VIA PER TUTELARE I RISPARMIATORI SUL LASTRICO, IL GOVERNO ANNASPA
Il governo inserisce il salva banche nella legge di Stabilità , mentre gli avvocati affilano le armi per
tutelare gli interessi dei piccoli risparmiatori obbligazionisti travolti dal salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cassa di Risparmio di Ferrara.
Palazzo Chigi fa sapere di essere pronto a qualche modifica: da una parte si punta a tutelare gli investitori più deboli, che con l’azzeramento dei bond subordinati dei 4 istituti bancari hanno perso i risparmi di una vita e, dall’altra, si lavora a sconti fiscali per le stesse banche.
A essere coinvolte sono oltre 130mila persone e tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe quella di fissare un tetto, seppure basso (inferiore ai 30mila euro), sotto il quale gli investitori sarebbero garantiti.
Il luogo per intervenire sarebbe la legge di Stabilità , nella quale è confluito il salva banche.
Una proposta insufficiente per i risparmiatori, che infatti si stanno organizzando per manifestare a Montecitorio, il 6 dicembre prossimo, con i parlamentari del M5S pronti al supporto.
Ma il margine di manovra per l’esecutivo è stretto: il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha evidenziato come proprio l’azzeramento dei bond subordinati sia una richiesta che arriva dalla Ue per l’operazione e quindi “ineludibile”.
Anche il manager incaricato di condurre le nuove banche ‘risanate’ alla vendita, Roberto Nicastro, ha spiegato che i margini lasciati da Bruxelles sono stretti.
Diversi parlamentari si sono già attivati, ma i legali invitano gli obbligazionisti a non farsi prendere dal panico.
Eppure, tra le persone che si sono visti azzerare i risparmi, ci sono alcuni conti che non tornano. A cominciare dalla natura degli investimenti e della corrispondenza con il profilo di rischio di chi se li è trovati in portafoglio: “In molti casi, le banche hanno chiamato clienti privi di educazione finanziaria proponendo investimenti che loro ritenevano sicuri”, sintetizza Sergio Veroli di Federconsumatori, ripercorrendo le storie emerse in queste ore.
“Ma molte di quelle persone non avevano alcun strumento per capire a cosa andassero incontro, difficile pensare che il loro profilo fosse adeguato”.
Un altro punto controverso riguarda la valutazione delle sofferenze cedute alla bad bank (svalutate da 8,5 a 1,5 miliardi di valore): perdite che sono state riassorbite in parte con la svalutazione di azioni e obbligazioni subordinate.
“Il nodo è la congruità del valore assegnato agli asset dal provvedimento”, dice l’avvocato Luca Dezzani dello studio Grimaldi.
Nel complesso delle quattro banche, infatti, la svalutazione è a poco più del 17% del valore nominale. Ma in Banca Etruria, notano ad esempio alcuni da Arezzo e dintorni, il rapporto di copertura dei crediti in sofferenza era al 55%, dopo l’ultima pulizia avviata dal vecchio management e soprattutto convalidata dai commissari di Bankitalia, che erano entrati in cabina di regia proprio mentre il vecchio board stava per approvare i conti 2014.
Il rammarico si fa ancor più strada se si considera che – soltanto pochi giorni prima del salvataggio – i commissari avevano venduto in blocco oltre 300 milioni di ‘non performing loan’ (Npl, i crediti in sofferenza) ‘a valori di libro’.
Certo, non si conosce il dettaglio della composizione dei blocchi di npl, la cui valutazione va studiata caso per caso (è ben diverso recuperare valore da un mutuo con ipoteca sull’immobile, piuttosto che da un credito al consumo moroso), ma lo stesso Dezzani si domanda se i crediti (ceduti alla bad bank con quella svalutazione prudenziale), non sarebbero potuti rimanere in pancia alla banca, per poi essere venduti o trasferiti con meno fretta.
O quanto meno dopo averne fatto un accurato esame. Ora, invece, eventuali recuperi dei crediti oltre il valore nominale saranno ridistribuiti all’interno del sistema bancario, anzichè agli obbligazionisti.
Cosa fare, ora, dunque?
Per gli azionisti difficilmente sarà possibile fare qualcosa. Veroli non esclude che si possa ricorrere al “concetto di inconsapevolezza” degli investitori, che avrebbero sottoscritto il capitale senza esser a conoscenza di ciò a cui andavano incontro.
“Per altro, in sede di un eventuale giudizio òl’onere della prova toccherebbe alla banca”, aggiunge Veroli.
Per gli obbligazionisti, invece, si aprono due strade.
Le indica Dezzani: “Chi ha comprato allo sportello, nella maggior parte di casi, ha un profilo Mifid molto basso, invece le obbligazioni subordinate sono destinate a investitori istituzionali” spiega l’avvocato, convinto che i margini di manovra per ottenere il rimborso dei titoli sia in questo senso piuttosto ampio.
Più complicata la situazione per chi ha comprato sul mercato, ma anche in questo caso le responsabilità del sistema sono ampie.
Intanto i titoli sono rimasti in vendita fino al venerdì precedente al Consiglio dei Ministri che – di domenica – ha azzerato il valore delle obbligazioni; poi i report diffusi parlavano di aumento di capitale e infine lo stesso Fondo bancario di tutela dei depositi — il 28 ottobre — scriveva che non c’era alcun motivo di preoccupazione per la situazione delle banche. Federconsumatori – che con Adusbef minaccia la denuncia penale per mancanza di vigilanza da parte di Bankitalia – esclude invece la class action: “In Italia è impossibile. Il presupposto che il danno subito sia uguale per tutti è insostenibile, meglio piuttosto analizzare caso per caso e verificare quando l’investimento è stato inconsapevole”.
Il legale contesta, infine, il fatto che la vecchia banca sia stata di fatto regalata alla nuova: “Anche in questo caso andrebbe chiesta la congruità del trasferimento”. Una soluzione migliore — per Dezzani — sarebbe stata la conversione in azioni della nuova banca delle obbligazioni come successo per due banche in Irlanda: un provvedimento che ha permesso agli obbligazionisti di recuperare quasi interamente il loro capitale. In Olanda, invece, Sns per il salvataggio ha espropriato i titoli degli obbligazionisti, ma in seguito a un ricorso immediato, il tribunale ha deciso che il valore dei titoli sarà deciso da un perito indipendente.
La soluzione migliore sarebbe un’intesa capace di scongiurare la pioggia di ricorsi.
Giuliano Balestreri e Raffaele Ricciardi
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 4th, 2015 Riccardo Fucile
RABBIA, FRUSTRAZIONE, AMAREZZA: CENTINAIA DI CLIENTI SI SONO FIDATI DELLA QUATTRO BANCHE SALVATE, SOTTOSCRIVENDO TITOLI CHE ORA NON VALGONO NULLA
“Perchè di noi non scrivete?”. Voci lontane, che arrivano da paesi, frazioni, piccole città di questa Italia.
“Nessuno si occupa di questa truffa? Guardi che siamo tantissimi, siamo la nuova Parmalat”. Messaggi via mail o registrati nelle segreterie telefoniche, grida di gente che teme di non avere abbastanza voce per farsi sentire.
Sono i rovinati del decreto Salva-banche varato dal governo: “Siamo la macelleria sociale, quelli che è stato facile ingannare”.
Pensionati, casalinghe, operai, impiegati, piccoli risparmiatori, gente distante anni luce dalle alchimie finanziarie o dalla acrobazie azionarie, quelli che si presentano allo sportello e dicono: “Ho da parte questi soldi, cosa mi consiglia?”.
Quelli che raccomandavano: “Che sia un investimento sicuro, eh?”. Benvenuti alla roulette russa delle azioni volatili, dei bond subordinati al veleno.
“Ho perso trentamila euro, la metà dei risparmi di una vita. All’Etruria mi hanno fatto vedere un foglio, dei miei soldi non resta niente”. Zero.
Mario è pensionato e abita a Empoli, in Toscana, ma il suo è soltanto uno dei tanti casi.
Da Chieti, da Terni, da Pescara, da Ferrara, da Grosseto e Arezzo. Da nord a sud. Dalla Banca Etruria alla Banca Marche, dalla Cassa di Risparmio di Chieti alla Cassa di Risparmio di Ferrara.
Dai posti insomma in cui ci si fida e l’impiegato della banca si trasforma in una specie di consulente finanziario consultato al volo, con le mani piene di borse della spesa.
“Siamo le vittime di quel decreto – racconta Roberta Gaini, 50 anni, toscana, impiegata in una ditta chimica – non riesco più a dormire da giorni. Mi hanno preso i soldi che mi aveva lasciato mio padre, ho perso 62 mila euro in obbligazioni subordinate, 20 mila li ha persi mia madre e dieci mila mia sorella. Come la chiamiamo se non una truffa?”.
Rabbia, sconforto e sospetti per migliaia di risparmiatori delle quattro banche “salvate” dal governo con un conto che pagano – e salato – loro:
“Nel 2007 avevo un profilo a basso rischio, quando ho rinnovato le obbligazioni subordinate – riprende a raccontare in lacrime Roberta, mamma di due bambini -. Il profilo di rischio non me l’hanno dato. L’ho richiesto ora alla banca. Io non avrei mai accettato di rischiare il patrimonio per una percentuale di uno punto o due o tre in più. Ma ci rassicuravano, dicevano: signora ma ha mai visto fallire una banca?”. Eccoci qua.
Silvia Trovò abita a Voghiera, in provincia di Ferrara, ha un’azienda agricola che produce frutta e seminativi: “Dal venerdì alla domenica del 22 novembre per noi è cambiato tutto, abbiamo perso 26mila euro in obbligazioni subordinate e azioni della CariFerrara. Erano i soldi che mio padre, anche lui agricoltore, ci aveva lasciato: non può capire il dispiacere e la rabbia”.
Nella battaglia, schierati dalla parte dei piccoli risparmiatori, sono scese in campo subito le associazioni dei consumatori.
I risparmiatori hanno aperto pagine su Facebook per tenersi aggiornati e organizzare manifestazioni: “Vogliamo andare a Roma e stiamo organizzando un pullman per arrivare a protestare davanti a Montecitorio” fanno sapere. “Non staremo zitti” promette un altro.
Daniele scrive via mail: “A mia suocera, che ora ha 93 anni, Banca Etruria ha venduto quattro anni fa obbligazioni per 10mila euro in sostituzione di altre rimborsate alla scadenza naturale si sono guardati bene dall’avvisare che erano subordinate, fra l’altro con interessi non eccezionali, facendo firmare le solite paginate che non si leggono fidandosi dal funzionario, sono sicuro che quella operazione era stata richiesta a rischio zero. In questa storia non sono coinvolti come volevano far credere, gli investitori istituzionali, ma migliaia di risparmiatori”
Massimo Cionco è invece un risparmiatore di Banca Marche: “Sono possessore di azioni per 4.215 euro che adesso valgono zero, sono indignato. Alla mia banca cercavano di proporre o far acquistare queste azioni fino al giorno precedente al commissariamento! Sono indignato perchè ci hanno proposto l’aumento di capitale del 2012, senza comunicare l’avvertimento dato dalla Banca d’Italia”. Un altro cliente di Banca Marche si sfoga: “Siamo diventati all’improvviso i figli del Diavolo, da questa vicenda esco distrutto economicamente e moralmente”.
Sono centinaia le storie e le mail postate dai lettori e in comune hanno la certezza di essere stati i protagonisti di un clamoroso raggiro: “Ci hanno fatto credere di poter avere rendimenti del 4 o 5 per cento lordi per dieci anni senza rischiare nulla” spiega uno di loro.
E ancora: “Sono Liliana di Arezzo, scusi se disturbo le scrivo per far si che non passi inosservato l’esproprio autorizzato domenica 22 novembre nei confronti di noi risparmiatori che avevamo creduto in banche del territorio. Io e mio fratello abbiamo fatto un investimento con obbligazioni subordinate a detta della banca sicure, e con un buon andamento”.
Quando le cose cominciano a precipitare i clienti tornano a bussare alle loro banche: “Ci siamo informati se era il caso di rimanere o meno con Etruria e ci hanno rassicurato dicendo che la banca era sottoposta a controllo commissariata e che sarebbe mai fallita…”.
Nessuno al momento ha il quadro esatto di quanti siano i risparmiatori coinvolti in questo crac: “Siamo duecentomila e nessuno ascolta la nostra disperazione”. Spesso sono storie strazianti come quella che racconta Francesca, da Civitavecchia: “Mio padre, correntista Banca Etruria da 40 anni, invalido al 100% e cardiopatico cronico, aveva affidato i suoi risparmi di una vita da operaio (40mila euro) all’istituto di credito succitato, in virtù di un rapporto di estrema fiducia. Nessuno l’aveva avvisato dei rischi che correva con le obbligazioni subordinate, lui era tranquillo, si fidava ciecamente del dipendente che gliele aveva proposte, pur avendo un profilo di rischio basso (secondo la Mifid). In un momento lui si è visto azzerare i suoi risparmi, che gli servono per curarsi”.
E aggiunge: “Sono una dei tanti disperati, una vittima della macelleria socio-umana di questo governo, della gestione dissennata dei dirigenti di Banca Etruria e non so come comunicarlo a mio padre, perchè potrebbe verificarsi un serio attentato alla sua fragile salute, oltre al danno finanziario subito. Il decreto, emanato in un pomeriggio domenicale di novembre, in sordina, artatamente pianificato, ha ridotto al lastrico circa centomila risparmiatori italiani”.
Si sentono truffati e derubati, si sentono vittima di un raggiro gigantesco
Ci sono interi paesi e frazioni dove magari quelle quattro banche erano la sola banca del centro abitato e tutti andavano lì, da anni a volte anche da generazioni.
Come a Vitolini, frazione di Vinci, nell’empolese: un paese che ha pagato un conto salatissimo per Banca Etruria. Li vedi al bar “Il circolo” o nel solo alimentari, lungo la strada per il Montalbano. Facce stralunate, foglietti bianchi in mano pieni di numeri e percentuali che finiscono tutte inesorabilmente con un numero: zero. Carta straccia di bond subordinati e azioni, niente fra le mani se non la rabbia e lo shock di chi si è impoverito nel giro di 24 ore.
Maurizio Bologni e Laura Montanari
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 4th, 2015 Riccardo Fucile
COINVOLTI GLI OBBLIGAZIONISTI SUBORDINATI…E DAL 2016 CON IL BAIL-IN OPERATIVO POTRA’ RIGUARDARE ANCHE I CONTI CORRENTI SOPRA I 100.000 EURO
Per la prima volta, in Italia, quattro banche – Carife, CariChieti, Banca Etruria e Banca Marche –
sono state “risolte” con un meccanismo che anticipa in parte il bail-in (‘salvataggio interno’) che entrerà in vigore dal 1° gennaio prossimo e in parte ricorre al vecchio bail-out (‘salvataggio esterno’), già andato in scena durante la crisi finanziaria, ma questa volta senza prevedere l’iniezione diretta di soldi pubblici nel capitale delle banche in difficoltà (fatte salve le esenzioni fiscali sui contributi versati dalle banche ‘salvatrici’).
Il primo aspetto è quello che coinvolge direttamente i risparmiatori.
Nel decreto di salvataggio si prevede che le azioni e le obbligazioni subordinate delle ‘vecchie’ banche siano interamente svalutate: sono diventati pezzi di carta.
E rappresentano quindi una perdita al 100% per chi le ha sottoscritte.
In questi quattro casi, dal punto di vista del capitale, dati che risalgono anche al 2012 indicano 2 miliardi di euro di azioni azzerate (secondo Moody’s).
Sono poi coinvolti 788 milioni di euro di obbligazioni subordinate.
Sono strumenti che, in caso di difficoltà dell’emittente, prevedono il rimborso del capitale solo ‘in subordine’ rispetto ad altri titoli, cioè le obbligazioni ‘senior’, che hanno un grado di protezione maggiore.
Il problema che emerge dalle testimonianze raccolte è che ben pochi dei sottoscrittori di queste obbligazioni erano a conoscenza del rischio al quale andavano incontro.
Dopo che azioni e obbligazioni hanno assorbito le perdite, i crediti in sofferenza (cioè morosi) delle vecchie banche sono stati svalutati: da 8,5 miliardi, il loro valore è stato abbattuto a 1,5 miliardi (il 17% circa del valore originario, un dato di gran lunga inferiore al valore medio di copertura delle sofferenze in Italia).
Sono poi stati trasferiti in una bad bank, una “banca cattiva” che non ha la licenza per l’attività tradizionale: è una scatola per le sofferenze, per venderle a operatori specializzati, sperando di recuperare i denari in gioco.
Gli altri attivi delle vecchie banche, cioè le parti buone, sono finite in quattro nuove entità , dotate di un capitale necessario per operare, in vista della loro cessione.
Le risorse necessarie a queste operazioni, circa 3,6 miliardi, sono arrivate dal sistema bancario attraverso un Fondo di risoluzione, al quale torneranno i proventi della vendita dei crediti in sofferenza e delle banche risanate.
Per questo alcuni parlano ancora di bail-out, salvataggio da fuori, ma senza soldi diretti dei contribuenti (come era invece accaduto in alcuni Paesi, durante la crisi, quando gli Stati avevano messo direttamente capitali nelle banche in crisi).
La Commissione Ue ha accertato comunque che ci sono aiuti di Stato, ma in una misura tale da non generare una distorsione del mercato e quindi ha dato il via libera all’operazione.
Per di più, su una parte di quei fondi (1,65 miliardi di finanziamento delle maggiori banche), c’è una garanzia della Cdp che scatterà se il Fondo di risoluzione non sarà capiente per rimborsare quella linea di credito, alla scadenza tra un anno e mezzo.
La morale della vicenda è tirata da un report di Moody’s: è la prima volta che gli obbligazionisti subordinati subiscono un azzeramento del loro capitale, in queste proporzioni, per l’Italia.
“Visto che molti investitori erano piccoli e privati, ciò potrà accrescere la consapevolezza – tra il retail – della rischiosità dei meccanismi di risoluzione per gli obbligazionisti, irrigidendo ulteriormente la vendita di bond attraverso la rete di filiali a vantaggio dei depositi, maggiormente garantiti”.
Una lezione amara, che in molti sperimentano sulla pelle. Senza considerare, poi, che dal 2016 il meccanismo del ‘salvataggio interno’ si dispiegherà in tutta la sua forma, colpendo potenzialmente anche altri soggetti interessati alla banca.
Se, un domani, una banca in difficoltà non avrà un piano di risanamento ritenuto consono dall’Autorità , la ristrutturazione peserà (fino all’8% delle passività della banca in questione) su, nell’ordine: azionisti, obbligazionisti ‘junior’ (meno garantiti, i subordinati già chiamati a pagare con le quattro banche in questione), obbligazionisti ‘senior’ e correntisti oltre 100mila euro.
Se ancora ciò non fosse sufficiente, interverrà il Fondo unico di risoluzione per un ammontare fino al 5% della banca in crisi.
Cosa significa questo? Uno studio recentemente commissionato dal Parlamento europeo ha simulato cosa sarebbe accaduto se le regole del bail-in fossero state valide durante la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2014.
Su un campione di 72 banche salvate, che hanno totalizzato perdite per 313 miliardi, 153 miliardi sarebbero stati assorbiti con i fondi propri e il coinvolgimento dei creditori.
Nei fatti, invece, i salvataggi andati in scena in passato, con i soldi pubblici, hanno spalmato su tutti i cittadini il costo degli errori di manager e stakeholder.
Il bail-in è nato proprio per evitare questa ingiustizia di fondo, ma agli obbligazionisti inconsapevoli delle banche salvate non sembra certo vero.
Raffaele Ricciardi
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 4th, 2015 Riccardo Fucile
LA FABBRICA CHIUDE, GLI OPERAI LA RIAPRONO: ALTRO CHE FATALISMO MERIDIONALE
C’era una volta, ed era appena due anni fa, una multinazionale portoghese che per le solite logiche finanziarie incomprensibili a noi umani chiuse il suo stabilimento napoletano di cavi d’acciaio, nonostante esportasse con profitto in tutto il mondo.
Gli operai e gli ingegneri non capirono, si arrampicarono sui tetti, presidiarono giorno e notte i preziosi macchinari.
Per un po’ si illusero che qualcuno venisse a salvarli. Poi compresero che ciascuno si salva da solo. Purchè non sia solo, e loro per fortuna erano tanti, uniti dallo stesso bisogno e dallo stesso sogno.
Così decisero di investire i proventi della liquidazione, venticinquemila euro a testa, nell’acquisto dell’azienda.
A dispetto dei luoghi comuni sul fatalismo meridionale, rinunciarono ai soldi con cui avrebbero potuto campare decorosamente almeno qualche mese per comprarsi la possibilità di tornare a lavorare.
Lo stabilimento venne rimesso all’onore del mondo con l’aiuto di tutti: chi ridava il bianco, chi potava gli alberi, chi aggiustava i rubinetti dei bagni.
Anche gli antichi clienti si rifecero sotto, un po’ per tenerezza e molto per convenienza, perchè alla Wbo Italcables di Caivano sono davvero bravi.
E con l’approssimarsi del Natale, come in ogni favola che si rispetti, arrivò il lieto fine.
Ieri il primo carico di cavi d’acciaio diretto a Houston ha varcato i cancelli della fabbrica e negli occhi di quegli uomini rotti a tutte le intemperie è spuntata persino qualche lacrima.
Li accompagni l’eco dei nostri applausi. Certe favole sono contagiose.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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Dicembre 4th, 2015 Riccardo Fucile
DOMENICA APRE “HART” A NAPOLI: L’INNOVAZIONE PARTE DAL SUD
La magia del cinema con la comodità di stare a casa propria. Sembra essere anche questo
l’obiettivo che si propone a Napoli l’Hart di via Crispi, un locale che offre al tempo stesso cinema, musica e bistrot da guardare, ascoltare e gustare ai tavoli, sui divani o distesi nei letti a tre piazze disposti in prima fila.
Uno scenario futurisco che ha lo scopo di rispondere alla crisi del cinema, offrendo un’alternativa più composita, ma al tempo stesso intima e elegante.
A permettere la realizzazione del progetto un investimento di 800 mila euro nella storica sala dell’Ambasciatori da parte di tre imprenditori: Luciano Stella, Sigfrido Caccese e Mariano Pierucci.
Si legge su Repubblica:
“Hart” significa cuore in olandese, ma è anche un neologismo che contiene le parole inglesi arte e terra. Il logo è un tatuaggio con al centro un cuore disegnato dal giovane artista tattoo Giorgio Chirico.
“Investo in luoghi di cui mi piacerebbe essere spettatore – spiega l’imprenditore Luciano Stella -. Il locale nasce dalla volontà di rilanciare la mission principale dell’Ambasciatori in una chiave totalmente nuova e di multiprogrammazione. Vogliamo regalare al nostro pubblico proposte stimolanti ricreando un’atmosfera più intima, quasi casalinga, con la possibilità di bere e mangiare in sala.
L’offerta – prosegue – si muove fra tradizione e innovazione, basso e alto, leggero e impegnato. Il pubblico è trasversale, una generazione offbeat libera da schemi e costrizioni del mercato”.
L’inaugurazione è prevista per domenica, con la proiezione del trailer del film d’animazione “Gatta Cenerentola”.
Il pubblico assisterà allo spettacolo con indosso le cuffiette, in modo da non disturbare chi, nell’altra sala, starà consumando un aperitivo.
Se al cinema si preferisce invece la musica lunedì si esibiranno nella sala i “Portico”, una rock band londinese.
(da “Huffingtonpost”)
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