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A PARIGI MARINE LE PEN FA FLOP: FERMA AL 9% E NEL QUARTIERE DELLE STRAGI APPENA IL 7%

Dicembre 7th, 2015 Riccardo Fucile

L’EFFETTO ISIS A LIVELLO NAZIONALE HA RESO UN 2-3% IN PIU’ AL FRONT NATIONAL, MA NELLA CITTA’ CHE HA VISSUTO IL DRAMMA NON VOGLIONO FARE REGALI ALL’ISIS

Secondo i sondaggisti gli attacchi del 13 novembre scorso hanno regalato tra i 2 e i 3 punti al Front National, ma non a Parigi.
Mentre a livello nazionale sfiora il 28 per cento, lì il partito di Marine Le Pen si è fermato al 9,65 per cento e nel quartiere dove hanno colpito i terroristi (11esimo arrondisement) addirittura al 7,49 per cento.
“Parigi”, ha commentato il sindaco socialista Anne Hidalgo, “è e resterà  una città  dove i valori di libertà , uguaglianza e fraternità  sono lingua corrente. Il popolo ha sfidato la paura rispondendo nelle urne con una dignità  che ha smontato la strategia dei terroristi e che mi ispira un immenso orgoglio”.
La cartina della Francia il giorno dopo il primo turno mostra 6 regioni su 13 dove il Front National è in testa (27,96 per cento), mentre Les Republicains arrivano al 26,89 e il Partito socialista al 23,33 per cento.
La Francia da mesi aveva segnali della crescita del Front National.
Secondo i sondaggisti, gli attentati terroristici del 13 novembre “hanno senza dubbio portato fra i due e i tre punti all’estrema destra”.
Per Frederic Micheau, direttore degli studi d’opinione per OpinionWay, dopo la campagna oscurata dagli attentati jihadisti sullo sfondo dell’afflusso di migranti in Europa, il terreno si è rivelato “particolarmente fertile” per il partito della Le Pen.

(da agenzie)

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IL SONDAGGIO CHE RIPORTA MARINE LE PEN ALLA REALTA’: AL BALLOTTAGGIO 59% A UMP DI SARKOZY, 41% ALLA LE PEN

Dicembre 7th, 2015 Riccardo Fucile

IN CASO DI BALLOTTAGGIO A TRE: UMP 35%, SINISTRA 34%, FN 31 %

La Francia si risveglia dopo il ciclone che vede in testa alle regionali il Front national. Al primo turno delle elezioni regionali, il partito di estrema destra di Marie Le Pen si attesta largamente come primo partito con quasi il 27,96% dei voti e vince in sei regioni. Una sconfitta per i socialisti che hanno annunciato il ritiro unilaterale delle proprie liste in vista del ballottaggio, per sbarrare il passo all’Fn.
Un risultato notevole per una forza politica populista, anti-immigrati e islamofoba, che risente dei 130 morti   della strage di Parigi.
Un successo personale oltre ogni previsione per la leader del partito di estrema destra, Marine Le Pen e la nipote Marion Le Pen che vola nel feudo della Provenza. Insieme hanno raggiunto oltre il 40%.
Il partito di estrema destra è in testa in sei regioni ed è il primo partito dopo il voto regionale con il 27,96%.
Al secondo posto, con il 26,89%, ci sono i Repubblicani di centrodestra dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, mentre i socialisti del presidente Francois Hollande sono fermi al 23,33%.
Ma si tratta del primo turno, cosa ben diversa dal secondo, quello decisivo.
Nel primo sondaggio sui ballottaggi di domenica prossima, il 59% dei francesi voterebbe per le liste della destra dei repubblicani alleata con il centro UDI-MoDem se si trovasse opposta al Front National (che raccoglierebbe il 41%).
Nel caso di triangolari, secondo l’istituto Odoxa, il centrodestra sarebbe al 35%, la sinistra al 34% e il Fn al 31%.
Il segretario del partito socialista francese, Jean-Christophe Cambadèlis, ha annunciato il ritiro delle liste anche nella grande regione dell’Est (Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena) per il ballottaggio previsto domenica 13 dicembre.
Si tratta della terza regione in cui il partito ritira le proprie liste dopo il Nord-Pas-de-Calais-Picardie e Provenza-Alpi-Costa azzurra, in cui il Front National ha vinto con la percentuale migliore, intorno al 40%.
Anche a destra si aprono crepe nei partiti moderati di fronte all’ondata del Front National. Condivide l’idea di un ritiro il repubblicano ed ex primo ministro, Jean-Pierre Raffarin, in disaccordo con le disposizioni del presidente del partito Sarkozy. “Quando si è terzi, ci si ritira – ha detto Raffarin – . Dobbiamo ricostruire la Repubblica che sta crollando, servono messaggi chiari, quando si è terzi ci si ritira”.
Emmanuelle Cosse, segretario dei Verdi, ha già  assicurato che “lavoreremo per la fusione delle nostre liste e quelle della sinistra”.
Le altre forze della sinistra, i Verdi e il Front de gauche (i comunisti assieme alle formazioni dell’estrema sinistra) si sono in genere presentati separatamente. E hanno ottenuto risultati buoni: si calcola che, aggiunti a quelli dei socialisti, i loro voti portano la percentuale globale della “gauche” a oltre il 36%.

(da “la Repubblica”)

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MADURO SCONFITTO IN VENEZUELA, FINISCE L’ERA CHAVISTA

Dicembre 7th, 2015 Riccardo Fucile

GLI AVVERSARI CONQUISTANO 99 SEGGI SU 167

Grande trionfo dell’opposizione in Venezuela, che ottiene la maggioranza assoluta mentre il chavismo soffre una sconfitta gravissima, oltre le peggiori previsioni. Secondi i dati diffusi dalla presidente della Corte elettorale Tibisay Lucena, dopo cinque ore lunghissime ore di attesa dalla chiusura dei seggi, la coalizione oppositrice ha conquistato 99 seggi, mentre al governo ne sono aggiudicati 46, quando mancano ancora 22 seggi da definire.
Se la tendenza venisse confermata anche con i seggi mancanti, l’opposizione potrebbe arrivare ai due terzi del Parlamento, lo scenario migliore perchè gli permetterebbe di definire i giudici del tribunale elettorale, impostare grandi riforme e, addirittura, di modificare la Costituzione.
Nella nottata i portavoce della Mesa de Unidad parlavano di una quota di 113 seggi, un traguardo possibile considerando i dati mancanti.
«Hanno diffuso — ha detto Chao Torrealba — un primo stitico bollettino, ma ci mancano ancora molti seggi. Il voto si è imposto democraticamente rispetto ad un governo che non è democratico. Grazie a chi ci ha accompagnato in questi anni e grazie a chi ci ha votato per la prima volta».
Menzione obbligata ai tantissimi delusi del chavismo, dai barrios popolari alla classe media che soffre la gravissima crisi economica, le code per trovare prodotti alimentari di fronte ad una scarsezza mai vista, l’iper inflazione al 200%, la criminalità  dilagante.
Per il chavismo questo può essere l’inizio della fine. A poco meno di tre anni dalla morte di Hugo Chavez, i venezuelani sembrano voler seppellire un sistema che dura da 17 anni e che ha ormai esaurito la sua spinta sociale iniziale per attorcigliarsi in un vortice di cattiva amministrazione, corruzione, controllo totale e totalitario di tutti i poteri e gli organismi dello Stato.
Il presidente Nicolas Maduro ha parlato a reti unificate subito dopo la diffusione dei risultati, ribadendo la teoria della “guerra economica” che il suo governo starebbe soffrendo rispetto agli interessi del capitalismo internazionale.
Con un tono di voce molto più sommesso del solito, Maduro ha ricordato il caso di Salvador Allende e del golpe in Cile prendendolo ad esempio di un complotto non meglio specificato; l’ultimo tentativo per spiegare una sconfitta innegabile e inappellabile.
Il chavismo conserva il potere esecutivo, il mandato di Maduro scade fra tre anni, e ha ancora il controllo pieno sulla magistratura, ma con un’opposizione così forte in Parlamento la coabitazione fra i due blocchi sarà  particolarmente difficile.
Il Venezuela si apre ad una nuova fase e sarà  strategica la posizione dei militari. Per questo dall’opposizione è stato rivolto un appello alle Forze Armate.
«Ringraziamo profondamente i nostri militari per la garanzia che hanno dato a questo voto e speriamo di poter contare su di loro per questa nuova fase politica del nostro paese. Il futuro — ha detto Torrealba – ci appartiene a tutti, il Venezuela è di tutti».
A Caracas e in altre città  del paese ci sono stati festeggiamenti e caroselli d’auto.
Mai l’opposizione era arrivata a tanto ed ora si aprono nuove possibilità , tra cui l’ipotesi di chiedere nel 2016 referendum revocatorio per far cadere lo stesso Maduro. Uno scenario che pareva impossibile solo un anno fa e che ora, complice la disastrata gestione dell’economia da parte del governo, potrebbe delinearsi come la via per far crollare definitivamente la lunga esperienza bolivariana.

Emiliano Guanella
(da “La Stampa”)

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IL FRONT NATIONAL PRIMO IN PERCENTUALE MA A PARIGI E LIONE E’ SOLO TERZO: DOVE AVANZA E DOVE NON SFONDA

Dicembre 7th, 2015 Riccardo Fucile

CI SONO GIA’ DUE SORPRESE: AL SECONDO TURNO I SOCIALISTI RITIRANO I PROPRI CANDIDATI IN DUE REGIONI E LA PROVOCAZIONE DI JEAN MARIE LE PEN

Nel primo turno delle elezioni regionali la Francia il partito della Le Pen è il numero uno del Paese: i candidati del Fn sono in testa in sei sulle tredici regioni con una media del 29,8%.
Alle consultazioni dipartimentali del marzo scorso, il Front National aveva raggiunto il 26% ma era rimasto dietro ai Repubblicani.
Stavolta, invece, il partito di Nicolas Sarkozy si è fermato al 26,5%
I socialisti sono, staccati, raggiungono il 22,8%.
L’ottima performance del Front è dovuta innanzitutto al suo rafforzamento nelle regioni dove già  era ben radicato.
Si tratta proprio di quelle dove sono candidate le due Le Pen, zia e nipote.
Nel Nord, da anni in crisi economica per una forte deindustrializzazione Marine Le Pen si aggiudica, secondo le stime , il 40,3%.
E Marion Marèchal-Le Pen, nel Sud-Est, regione assai tradizionalista, arriva al 41,2%. In altre quattro regioni il partito nazionalista si è piazzato in pole position a questo primo turno.
Sono l’Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena, dove il candidato del Fn è Florian Philippot, braccio destro della Le Pen, ex alto funzionario dello Stato, diplomato alla prestigiosa Ena: uno dei volti della politica di “sdoganamento” portata avanti dalla donna negli ultimi anni.
Primo il Fn è anche nel Languedoc-Roussillon-Midi-Pyrènèes, dove è rappresentato da Louis Aliot, compagno nella vita della le Pen, altro rappresentante di un partito “nuovo” e “normale”.
Il Front è numero uno pure nella Borgogna-Franca Contea (segnale del seguito sempre più importante che ha tra i contadini) e nel Centro-Valle della Loira.
Da sottolineare: le roccaforti anti-Fn, le principali regioni dell’Ovest e in particolare la Bretagna, con la sua tradizione di solidarismo cattolico, confermano il loro ruolo di bastione contro il partito, che arriva solo in terza posizione.
Anche nelle due maggiori metropoli del Paese, Parigi e Lione, il Front sale ma non sfonda: rimane in entrambi i casi il terzo partito.
La repubblicana Valèrie Pècresse è in testa nella regione parigina (Ile-de-France) con circa il 30,5% dei voti davanti al socialista Claude Bartolone (25,4%) e il candidato del Front National Wallerans de Saint Just (18,75).
Al ballottaggio, che si terrà  domenica prossima, passano tutte le liste che hanno ottenuto oggi almeno il 10%.
Dove il Fn è particolarmente forte, i Repubblicani e i socialisti potrebbero decidere di allearsi: il candidato più debole dei due potrebbe ritirarsi dalla corsa oppure le due liste potrebbero addirittura procedere a una fusione, sempre in funzione anti-Fn.
La prima situazione si è già  verificata in Paca e Nord-Pas-de-Calais dove il Partito socialista ha ritirato i suoi candidati nella speranza di bloccare l’avanzata proprio di Marine Le Pen e Marion Marèchal Le Pen.
A tarda sera, mentre la figlia e la nipote esultavano per lo storico risultato, Jean-Marie Le Pen ha provato a guastare la festa. Il fondatore del Front National, sconfessato da Marine, ha pubblicato su Twitter un video che ha incendiato gli spiriti della rete.
Per molti non ci sono dubbi: si tratta di una chiara provocazione di natura antisemita. Nel video si vede Christian Estrosi, il candidato neogollista in Provence-Alpes-Cote d’Azur, mentre balla con un gruppo di ebrei e rabbini.
Il tweet è stato cancellato dopo circa due ore, ma la provocazione aveva ormai fatto il giro della rete.

(da agenzie)

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