Dicembre 22nd, 2015 Riccardo Fucile
DOPO L’ASSALTO DEI JIHADISTI SOMALI A UN BUS IN KENYA, LA REAZIONE DEI VIAGGIATORI MUSULMANI
Si trovavano a bordo di un bus nei pressi di El Wak, in Kenya, a pochi km dal confine con la Somalia,
pronti per festeggiare il Natale di ritorno da Nairobi.
Il viaggio di un gruppo di cristiani è stato brutalmente interrotto lunedì scorso da un assalto armato ad opera di terroristi appartenenti a Al Shabaab, che in questa zona dell’ Africa mettono giornalmente a repentaglio la vita della popolazione locale.
Nell’ennesimo attacco alla comunità cristiana, però, questa volta i terroristi hanno dovuto fare i conti con altri musulmani.
Durante la sparatoria, alcuni musulmani si sono improvvisati “scudi umani” per il gruppo di cristiani, che così ha potuto mettersi in salvo.
I guerriglieri, che avevano preso in ostaggio alcuni membri della comitiva, non si aspettavano certamente di venire ostacolati e messi in fuga da persone della loro stessa confessione religiosa, ma i musulmani presenti sul mezzo hanno deciso di non abbandonare i compagni di viaggio cristiani, cercando di proteggerli.
Il commando è riuscito ugualmente a uccidere due kenioti in fuga, di cui ancora non sappiamo la religione. Altre quattro persone sono rimaste ferite.
Già un anno fa un altro bus era stato preso di mira da un commando jihadista: in quell’occasione le vittime furono 36, tutti cristiani, freddati dalle armi dei fondamentalisti a Mandera, sempre vicino al confine somalo.
Ben più tragica l’ esecuzione perpetrata ai danni di 147 giovani cristiani che si trovavano lo scorso 2 aprile all’interno del collegio universitario keniota di Garissa.
Secondo quanto testimoniato dai sopravvissuti alla carneficina, i jihadisti prelevarono gli studenti dai loro dormitori, alle prime luci dell’ alba.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 22nd, 2015 Riccardo Fucile
DOPO LE ACCUSE DI RENZI, ECCO LA VERITA’ E I NOMI DEGLI ASSENTI AL VOTO SULLA LEGGE DI STABILITA’
La bordata è arrivata in diretta televisiva. Di domenica pomeriggio, durante la seguitissima trasmissione di Massimo Giletti.
Ospite de L’Arena, su Rai Uno, Matteo Renzi ha preso di mira i grillini: “La legge di stabilità è stata approvata alle 2.58 di stanotte e i 5 Stelle non erano in Aula perchè purtroppo fanno un’opposizione che regge fino a che sono accese le telecamere — ha accusato il premier —. Forse è la famosa febbre del sabato sera, si sono ammalati tutto insieme”.
È davvero così? A scorrere i tabulati delle presenze di Montecitorio non è che l’ex sindaco di Firenze abbia tutti i torti.
Numeri alla mano, però, le defezioni non hanno riguardato solo i grillini.
Basti pensare che dei 630 inquilini di Montecitorio solo 362 (il 57,5%) hanno partecipato alla votazione finale — quella delle 2.58 appunto — sulla manovra finanziaria.
Il restante 42,5%, l’equivalente di 268 deputati, mancava invece all’appello.
Tra loro anche quelli di Forza Italia, che è riuscita a fare peggio dei pentastellati.
Se dei 91 parlamentari della pattuglia del M5S in 37 (il 40,6% dell’intero gruppo) hanno saltato l’ultima votazione notturna, sono stati 36 su 54 (il 66,6%) gli azzurri che hanno lasciato vuoti gli scranni del partito di Silvio Berlusconi.
TUTTI A CASA
Nella lista degli assenti alla votazione decisiva della Camera non mancano i volti noti del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, a cominciare dagli ex capigruppo Roberta Lombardi e Giorgio Sorial (spiega però che era malato).
Non c’erano neppure Danilo Toninelli, uno degli artefici della trattativa con il Partito democratico (Pd) che ha permesso di sbloccare lo stallo dell’elezione dei giudici della Corte Costituzionale, e Mattia Fantinati, asceso all’onore delle cronache per il suo assalto al meeting di Comunione e liberazione dell’estate scorsa.
Vuote anche le sedie di Massimo Baroni, Andrea Cecconi e Carla Ruocco, unica componente del direttorio assente sabato notte.
“Quando attacca il Movimento 5 Stelle, Renzi mente sapendo di mentire”, accusa il deputato Roberto Fico. “Nel corso della discussione sulla legge di Stabilità abbiamo dimostrato come si fa opposizione — aggiunge il presidente della commissione di Vigilanza Rai e membro del direttorio del M5S a ilfattoquotidiano.it —. Rivelando, peraltro, che ‘marchettificio’ è questo provvedimento, grazie al quale verranno finanziate le fondazioni degli amici degli amici: un atteggiamento inaccettabile da parte del governo”.
Quanto a Forza Italia, oltre al solito Antonio Angelucci, recordman di assenze secondo la classifica di Openpolis, non c’erano neanche Deborah Bergamini, Micaela Biancofiore, Daniela Santanchè e la figliol prodiga Nunzia De Girolamo.
Tra i big non pervenuti tra gli scranni di Montecitorio, anche gli ex ministri Antonio Martino e Gianfranco Rotondi, che si dichiara, però, “assente giustificato” perchè, racconta, “c’era il congresso di Rivoluzione Cristiana (il partito di cui è fondatore e presidente, ndr) al quale non potevo non partecipare”.
La compagnia dei desaparecidos si allarga a Gabriella Giammanco, Jole Santelli e all’ex presidente della commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto, reduce dalla batosta della mancata elezione alla Consulta.
Senza dimenticare le ex ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, che hanno partecipato alle precedenti votazioni disertando, però, quella finale.
I numeri, insomma, danno ragione a Renzi.
Che oltre al M5S ha rimarcato, nel suo intervento televisivo, anche le defezioni di Forza Italia.
Il suo Pd, peraltro, stavolta si è distinto per compattezza e presenza. Solo in 20 sui 301 del gruppo parlamentare della Camera, appena il 6,6%, sono mancati all’appello. Anche se scorrere i nomi degli assenti fa un certo effetto.
Non hanno preso parte al voto delle 2.58 la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi (così come lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ma lui neanche è elencato nella lista degli aventi diritto in quanto non deputato), l’ex segretario del partito, Pier Luigi Bersani e l’attuale vice segretario, Lorenzo Guerini. Notturna disertata anche dall’ex ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, dall’ex responsabile giustizia del partito, Danilo Leva, dal fedelissimo del premier e commissario alla spending review Yoram Gutgeld. Oltre ai deputati Micaela Campana, Matteo Colannino e al guardasigilli Andrea Orlando, che però risultava in missione.
CERCASI LEGA
E gli altri gruppi? Pesanti le defezioni anche tra i deputati di Sinistra Italiana: 17 su 31, pari al 54,8%.
Tra loro il candidato sindaco di Torino, Giorgio Airaudo, il vice presidente della commissione Antimafia Claudio Fava e Nicola Fratoianni.
In Aula a ranghi ridottissimi anche la Lega Nord: 12 assenti su 16, il 75% dell’intera pattuglia parlamentare.
A cominciare dal senatùr Umberto Bossi.
Contagiati dalla febbre del sabato sera anche i deputati di Fratelli d’Italia: domenica notte ne mancavano all’appello 5 su 8, il 62,5% del totale.
A cominciare dall’ex ministro e leader del partito Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Sette su 23, invece, le assenze fra gli scranni di Scelta Civica (il 30,4% del totale).
Fra questi, Alberto Bombassei, presidente di Brembo, e gli ex 5 Stelle Ivan Catalano e Paola Pinna.
Dieci deputati sui 31 totali sono stati gli assenti fra i banchi di Area Popolare (Ncd più Udc). Il 32,2%. Fra i quali il viceministro della Giustizia, Enrico Costa, Giuseppe De Mita (nipote del più noto Ciriaco) e Sergio Pizzolante.
Il gruppo Per l’Italia, che a Montecitorio fa capo a Lorenzo Dellai, ha fatto registrare il 30,7% di assenze: 4 deputati su 13.
Hanno invece disertato la votazione delle 2.58, 33 deputati sui 62 totali del gruppo Misto (il 53,2%), del quale fanno parte numerose componenti. Dall’Alleanza liberalpopolare autonomie (Ala) di Denis Verdini (assenti Francesco Saverio Romano e Massimo Parisi) ai Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto (assente Daniele Capezzone).
A proposito di febbre del sera, Renzi ce l’aveva per caso anche con loro?
Antonio Pitoni e Giorgio Velardi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 22nd, 2015 Riccardo Fucile
LA GIUNTA FORZA-LEGHISTA RIDUCE DA 800 A 500 EURO AL MESE IL CONTRIBUTO MASSIMO DEGLI ASSESSORI PER FARSI SCARROZZARE A CASA… E LA BMW DI TOTI CI COSTA 32.000 EURO IN LEASING
Il regalo di Natale la giunta Toti se lo fa con un emendamento alla legge di bilancio. Poche righe,
approvate in commissione con i voti contrari dell’opposizione, che rimettono in tasca degli assessori almeno 300 euro al mese perchè dal prossimo anno il loro contributo massimo per l’uso dell’auto blu non potrà superare i 500 mensili contro gli 800 previsti dalla giunta Burlando.
A mettere mano al contributo per l’auto blu, la maggioranza aveva cominciato qualche settimana fa discutendo l’assestamento di bilancio: una norma aveva infatti previsto che il presidente della giunta (Giovanni Toti) e quello del consiglio (Francesco Bruzzone) potessero usare l’auto blu anche per andare e tornare da casa, pagando un contributo di 7 euro al chilometro.
L’emendamento di queste ore estende il beneficio anche al vicepresidente Sonia Viale e agli altri assessori della giunta Toti.
E aggiunge lo sconto comitiva: «La trattenuta acquisita a bilancio regionale non potrà superare i 500 euro», si legge nell’emendamento della giunta.
Per capire di cosa si parla, bisogna fare qualche esempio
Giacomo Giampedrone, che è residente ad Ameglia, distante da Genova 106 chilometri, avrebbe dovuto pagare un contributo di 742 euro
per Marco Scajola, che sta a Imperia, il contributo sarebbe stato di 840 euro.
Entrambi, invece, pagheranno al massimo solo 500 euro.
E lo stesso, ovviamente, vale per i due presidenti, Toti e Bruzzone.
Il primo, peraltro, qualche settimana fa ha rottamato il leasing della vecchia Lancia Delta del predecessore Burlando per passare a una ben più “performante” Bmw Serie 3: 32mila euro di affitto in 36 mesi.
Alessandra Costante
(da “il Secolo XIX”)
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Dicembre 22nd, 2015 Riccardo Fucile
A GIUDIZIO ANCHE L’EX SINDACO ORSONI, L’EX EUROPARLAMENTARE DI FORZA ITALIA SARTORI E DIVERSI IMPRENDITORI
È un “sistema” quasi perfetto che va a giudizio, quello del Mose e dei fondi per la Laguna di Venezia.
Uno dei più imponenti intrecci di corruzione dell’Italia repubblicana che avrebbe coinvolto per anni — secondo la procura veneziana — ministri, magistrati, politici, funzionari e imprenditori corroborati da un fiume impetuoso di soldi pubblici.
Il gup di Venezia Andrea Odoardo Comez ha disposto il rinvio a giudizio per 8 imputati (quelli rimasti dopo i patteggiamenti e la trasmissione di atti ad altre procure) tra cui il senatore di Forza Italia ed ex ministro dell’Ambiente (2001-2006) e delle Infrastrutture (2008-2011) Altero Matteoli e l’ex sindaco di Venezia del Pd Giorgio Orsoni.
Quest’ultimo e l’ex parlamentare di Forza Italia Lia Sartori dovranno rispondere di finanziamento illecito ai partiti, mentre finiranno davanti al giudice con l’accusa di corruzione l’ex ministro Altero Matteoli, l’ex presidente del Magistrato alle acque di Venezia, Maria Giovanna Piva, gli imprenditori Erasmo Cinque, Nicola Falconi e Danilo Turato e l’avvocato Corrado Crialese (accusato invece di millantato credito). Per l’ex magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone, accusato di corruzione, è scattata invece la prescrizione. La prima udienza del processo è fissata per il 14 aprile.
L’inchiesta della Procura di Venezia, che inizialmente coinvolgeva più di 100 indagati e ha alzato il velo sul sistema corruttivo che si muoveva intorno alla più grande opera pubblica italiana (la barriera idraulica del Mose e la connessa bonifica di Porto Marghera, lavori affidati in concessione al Consorzio Venezia Nuova guidato da Giovanni Mazzacurati), è arrivata a giudizio dopo i patteggiamenti accordati nel 2014 a numerosi imputati: l’ex presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi e una confisca di 2 milioni e 600mila euro, l’ex generale della Guardia di finanza Emilio Spaziante 4 anni di carcere e una confisca di 500mila euro, l’ex presidente del Mav Patrizio Cuccioletta due anni e una multa di 700mila euro, l’ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso 2 anni e sei mesi e una confisca di 2 milioni di euro.
L’ex sindaco Orsoni, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto tramite i fondi neri del consorzio presieduto da Giovanni Mazzacurati 560mila euro (di cui 50mila in contanti) per la campagna elettorale delle comunali di Venezia del 2010.
Insieme a lui finirà a giudizio per finanziamento illecito anche l’ex europarlamentare vicentina di Forza Italia Lia Sartori.
L’ex presidente del Mav, Maria Giovanna Piva, è stata riammessa a tempo di record nel procedimento su richiesta dei pm Ancillotta e Buccini dopo l’esclusione per un difetto di notifica e dovrà rispondere di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio: magistrato alle acque di Venezia dal 2001 al 2008, secondo l’accusa avrebbe ricevuto, tramite il “fondo Neri” in cui avrebbero versato in contanti i consorziati del Cvn, “uno stipendio annuale di 400mila euro” e “incarichi di collaudatore di opere dell’ospedale di Mestre”, per cui avrebbe percepito “la somma di 327mila euro”.
Per tre imputati il giudice ha emesso sentenza con rito abbreviato: condannato a 3 anni di carcere Lino Brentan, ex ad dell’autostrada Venezia-Padova per concussione (induzione indebita), assolti invece il funzionario della Regione Veneto Giovanni Artico accusato di corruzione (perchè il fatto non sussiste), e l’imprenditore Giancarlo Ruscitti (perchè il fatto non costituisce reato).
Andrea Tornago
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 22nd, 2015 Riccardo Fucile
STUDIO NOMISMA: IL CANONE PESA PER UN TERZO SUGLI STIPENDI DEGLI AFFITTUARI CHE RISCHIANO DI DIVENTARE MOROSI… MA L’EDILIZIA PUBBLICA E’ INSUFFICIENTE PER LE RICHIESTE
Sono quasi 1,8 milioni le famiglie in difficoltà con l’affitto, che rischiano di diventare morose. 
Il canone spesso incide anche di oltre un terzo sui loro redditi. E in questa condizione non ci sono solo gli stranieri: quasi 7 affittuari con problemi su dieci, il 65 per cento, sono italiani.
Davanti a questa fotografia della realtà , l’intervento pubblico appare insufficiente.
Le case popolari possono ospitare appena 700 mila nuclei familiari, ovvero poco più di un terzo di quelli che avrebbero bisogno di un alloggio a prezzi calmierati.
È quanto emerge dai primi dati di uno studio Nomisma, in corso di realizzazione per Federcasa.
“Questi cittadini in difficoltà – afferma il direttore generale di Nomisma Luca Dondi – sono distribuiti sul territorio nazionale in maniera omogenea. E se il fenomeno risulta più accentuato nei grandi centri, interessa anche capoluoghi di medie dimensioni e centri minori”.
Negli ultimi mesi si sono susseguite nelle maggiori aree urbane del Paese manifestazioni per rivendicare il diritto alla casa.
Sono stati occupati immobili dismessi o inutilizzati. “Ma queste reiterate occupazioni – commentano da Nomisma – rendono visibile un problema che, nonostante dimensioni rilevanti, viene troppo spesso sottaciuto. E gli interventi messi in campo sono a livello locale e spesso risultano inadeguati”.
L’istituto bolognese di ricerca giudica poco efficaci il piano di recupero e ristrutturazione degli immobili, inutilizzati e fatiscenti, di edilizia residenziale pubblica (Erp).
Le risorse messe in campo sono giudicate irrisorie.
“Servirebbe invece una risposta seria, convincente da parte del governo — prosegue il direttore di Nomisma – al tema del disagio abitativo. Le ricadute in termini di attivazione economica di un ipotetico piano casa potrebbero rivelarsi più importanti rispetto agli sgravi fiscali sull’abitazione principale di cui beneficeranno i proprietari a partire dall’anno prossimo”.
Stefania Aoi
(da “La Repubblica”)
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