Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
ALLA FINE CHI PAGHERA’ I CLIENTI TRUFFATI?… UN DECRETO DEFINIRA’ I CRITERI PER I RIMBORSI, MA IL GOVERNO PARLA DI AIUTO SOLO A 2.000 PICCOLI AZIONISTI SU 11.000
Il diritto al risarcimento del danno è salvo. Il guaio è non c’è più nessuno, a parte il Fondo di solidarietà , ed entro limiti molto stretti, che potrebbe risarcire gli investitori eventualmente truffati da Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti nel collocamento delle obbligazioni subordinate.
Le loro azioni di responsabilità potranno essere indirizzate, infatti, solo alle vecchie banche che oggi sono state messe in liquidazione coatta, e che non hanno più un euro in cassa.
I consigli di amministrazione delle nuove banche nate dalle ceneri dei quattro istituti hanno fatto sapere, con una nota diffusa la vigilia di Natale che in base alle norme europee ed italiane loro «non possono essere oggetto di azioni da parte dei vecchi azionisti e obbligazionisti subordinati».
Le nuove banche «buone», conferma il ministero dell’Economia, sono nate il 22 novembre con il decreto che ha messo in risoluzione i vecchi istituti, e non hanno pendenze con il passato.
Nè ha qualcosa da farsi perdonare la nuova banca «cattiva», nata lo stesso giorno, alla quale sono stati trasferiti i crediti in sofferenza.
Tutto dunque è destinato a scaricarsi sui vecchi istituti in liquidazione, dove però non c’è più nulla da vendere e con il quale eventualmente risarcire.
Il problema non è solo teorico. Anche per questo al ministero dell’Economia non si esclude, se domani ci fosse la necessità , di aumentare le risorse del Fondo di solidarietà , oggi limitate a 100 milioni di euro, a fronte di 800 milioni di euro di obbligazioni subordinate emesse dalle quattro banche.
Nelle intenzioni del governo il Fondo dovrebbe intervenire per ristorare solo i piccoli investitori danneggiati dall’azzeramento delle obbligazioni, anche ricorrendo agli arbitrati caso per caso.
Secondo il Tesoro sarebbero non più di 2 mila (su 11 mila obbligazionisti totali), con un capitale di 90 milioni.
I criteri per l’accesso al Fondo, riservato alle persone fisiche e agli imprenditori individuali, devono essere stabiliti da un decreto dell’Economia e della Giustizia, ma saranno comunque molto selettivi.
L’intervento sarà valutato da un collegio arbitrale e il suo contributo sarà parziale, entro «un ammontare massimo» delle perdite.
«Resta salvo il diritto al risarcimento» degli investitori, c’è scritto nella legge, ma non essendoci più nessun altro in grado di pagare, tutto rischia di finire lì, con il Fondo di solidarietà . Rivolgersi a un tribunale, per una società , o una persona esclusa dal Fondo, rischia seriamente di rivelarsi cosa inutile.
La «risoluzione» delle quattro banche, con l’inedito venir meno dei vecchi soggetti giuridici, sta già creando un po’ di confusione legale. In questi giorni, ad esempio, sono state notificate le interruzioni di alcune cause che vedevano coinvolta la vecchia Banca Marche, i suoi azionisti e gli amministratori.
Il vecchio istituto non c’è più. Nelle cause passive verrà sostituito dalla liquidazione coatta, che non ha soldi.
Ma non è chiaro se qualcuno, e chi, sostituirà le vecchie banche nelle cause attive, quelle in cui sono loro a chiedere i danni, ad esempio agli ex amministratori (Banca Marche ha chiesto 280 milioni, Cariferrara 300).
Soldi che di regola dovrebbero essere rimborsati ad azionisti e obbligazionisti.
Mario Sensini
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
BERSANIANI ENTRANO NELLA SEGRETERIA, PIU’ FORZA A NCD NELL’ESECUTIVO
Del “rimpasto” nel Pd, Matteo Renzi ne ha parlato al brindisi per gli auguri natalizi al Nazareno, «alla
ripresa ci saranno dei passaggi che riguardano il partito, sarà un momento di rilancio e di riorganizzazione».
Del rimpasto di governo invece non ne ha fatto cenno pubblicamente; ma con tutti i condizionali d’obbligo visto che la questione si trascina da mesi, i due nodi potrebbero essere sciolti insieme a fine gennaio. Insieme al rinnovo delle presidenze della commissioni del Senato, che vanno votate il 20.
Certo, il premier preferisce guardare alle cose fatte, «la verità è che l’Italia non è più incagliata nelle secche, e la svolta in questo 2015 c’è stata», scrive nella sua enews.
Ma per portare avanti le riforme e blindare il cammino del governo, potrebbe sciogliere a breve i nodi più spinosi
I dossier del Pd e del governo saranno affrontati e risolti tra la Direzione di metà gennaio sulle amministrative e l’assemblea nazionale del partito a metà febbraio, confidano i suoi. Pure se altri esponenti del cerchio stretto invitano alla prudenza, perchè riempire le caselle vacanti di governo potrebbe scontentare molti: e con i numeri risicati al Senato (la fiducia sulla legge di stabilità è passata con soli 162 voti) ciò potrebbe costituire un deterrente ad assumere decisioni prima di aprile, quando è previsto l’ultimo voto cruciale sulla riforma costituzionale.
La nuova segreteria
Da settimane sono in corso colloqui informali e pare che l’intenzione sia di arrivare ad una sorta di «gestione condivisa» del partito con l’ingresso dei bersaniani che oggi sono fuori.
Una segreteria più politica e meno tematica, come lo è ora, senza i responsabili dei forum. Punto fermo sarà la conferma dei due vicesegretari, Guerini e Serracchiani.
Altri renziani doc resterebbero, come Ermini e Carbone. Ma insieme ad altre riconferme ancora da decidere, ci saranno diversi innesti per rafforzare l’organismo e conferirgli maggiore autonomia: della corrente di Orfini, quella dei «turchi» potrebbe entrare il portavoce Francesco Verducci; per i “cuperliani” resterebbe De Maria; dell’area «Sinistra è cambiamento» che fa capo a Martina e Damiano potrebbe entrare il portavoce Matteo Mauri, che è già vicecapogruppo.
E della minoranza dei dissidenti di Speranza, potrebbe entrare un uomo forte dell’era Bersani come Nico Stumpo.
Dunque, almeno sulla carta l’intenzione è di fare della segreteria un luogo di discussione politica e alle riunioni su temi “caldi” saranno invitati anche i capigruppo di Camera e Senato.
Il puzzle del governo
Qui la faccenda si complica: all’Ncd spetterebbe la casella degli Affari regionali e si fa sempre il nome di Dorina Bianchi; un riequilibrio a favore dell’Ncd ci potrebbe essere anche al Senato, dove la presidenza della commissione Giustizia, oggi del forzista Nitto Palma, se non sarà assegnata ad un Pd, potrebbe andare al responsabile giustizia Ncd Nico D’Ascola.
Ma va anche riequilibrato il peso dei centristi di Scelta Civica rimasti solo con Zanetti nell’esecutivo dopo l’uscita dal gruppo della Giannini e di altri sottosegretari.
Tanto che si parla del possibile ingresso di un loro esponente, Antimo Cesaro, come sottosegretario alla Cultura.
Per la carica di viceministro agli esteri è in predicato Enzo Amendola del Pd; così come per il posto che fu di De Vincenti, quello di viceministro allo Sviluppo con deleghe pesanti alle crisi industriali, i renziani continuano con insistenza a fare il nome di Vasco Errani, esponente legato a Bersani, uomo di cerniera, il cui ingresso nel governo segnerebbe una sorta di «pax» politica con il mondo degli ex Ds.
Carlo Bertini
(da “La Stampa”)
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Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
SONDAGGI NEGATIVI, CANDIDATURE DEBOLI O ASSENTI…E LOTTI INCASSA SOLO RIFIUTI
Imbarazzo, allarme, difficoltà , preoccupazione. A Palazzo Chigi hanno già esaminato i dossier delle comunali di Roma e Napoli per concludere che siamo all’anno zero.
O meglio: nella Capitale, secondo i sondaggi, si parte dal terzo posto dopo il Movimento 5stelle e il centrodestra (ma pesa il trauma delle cacciata di Marino), sul Golfo addirittura dal quarto.
Sia De Magistris, sia i grillini, sia il centrodestra sono avanti al Pd che in queste condizioni fatica tantissimo a trovare un candidato da contrapporre ad Antonio Bassolino, malvisto dal quartier generale democratico.
La pratica è stata affidata, in questa fase preliminare, a Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi e capace di condurre in porto il successo di Vincenzo De Luca in Campania, superando le onde avverse.
Lotti ha le mani nei capelli spettinati e riporta al premier il rischio concreto, al momento, di perdere tutt’e due le città . Soprattutto Napoli.
Lotti infatti è partito dal capoluogo campano. Lo ha fatto cercando di azzerare le primarie alle quali si è già candidato l’ex sindaco Bassolino. Aveva anche trovato il nome giusto. Quello di Gaetano Manfredi, rettore della Federico II e presidente della conferenza dei rettori italiani. 53 anni, una passionaccia per la politica sebbene sia un ingegnere molto apprezzato, Manfredi, però, ha risposto cortesemente di no.
Lotti e il rettore si sono incontrati, hanno convenuto sul fatto che Manfredi, fratello maggiore del deputato Pd, Massimiliano, in ascesa dopo aver guidato la campagna vincente di De Luca, avrebbe delle chance di vittoria e metterebbe in crisi la candidatura di Bassolino alle primarie.
Perchè il rapporto tra i due è buono e l’ex sindaco avrebbe persino potuto fare un passo indietro. Ma è rettore da appena un anno e capo dei rettori italiani da soli tre mesi. «Non posso tradire i colleghi», ha risposto Manfredi.
Si ricomincia daccapo. Con altri nomi esterni alla politica, visto che il Pd napoletano è ridotto ai minimi termini: Celeste Condorelli, Dario Scalella, il capo dell’Ice Riccardo Monti, l’avvocato Claudio Botti e da qualche giorno l’ingegnere Mauro Pollio, già amministrato di Capodichino e artefice della sua privatizzazione.
Su questi possibili candidati esistono tuttavia almeno due certezze: tutti chiedo- no l’investitura diretta del premier come è avvenuto per Beppe Sala a Milano, ma nessuno di loro, a differenza di Sala che viene dalla vetrina di Expo, ha la forza di avvicinare i consensi di Bassolino.
Ecco perchè qualcuno a Largo del Nazareno suggerisce di compiere un’acrobazia. Trovare un nome condiviso dal Pd, candidarlo senza primarie e aspettarsi la contromossa dell’ex sindaco sotto forma di una candidatura con una lista civica. Con il pericolo di ripetere il caso Liguria.
A Roma il nome scelto da Renzi e Lotti è quello di Roberto Giachetti.
A prescindere dalle qualità di combattente, il vicepresidente della Camera può mettere assieme le anime del Pd e non avere ostacoli interni.
Ma si parte con l’handicap, come ammette anche il commissario romano Matteo Orfini.
E Renzi si affiderà dopo l’11 gennaio a un sondaggio sui candidati con dieci identikit in lizza. Il garbuglio della situazione romana è stato ben sintetizzato da un articolo dell’Unità , quotidiano iper-renziano.
Il giornale ha fatto un bilancio dei primi due mesi del prefetto Francesco Paolo Tronca e ha concluso amaramente: «Non si sta peggio che con Marino». Nemmeno meglio, quindi. Un sostanziale pareggio che spinge a domandarsi: fu saggio licenziare il chirurgo?
Renzi si concentra ancora sui risultati del governo.
«Quest’anno – scrive nella sua enews – abbiamo messo mano a tantissimi dossier che erano impantanati da anni. Questo non significa che abbiamo fatto tutto bene o che non c’è altro da fare. Ma la verità è che l’Italia non è più incagliata nelle secche, che la svolta in questo 2015 c’è stata».
L’esito delle amministrative però non è legato all’azione dell’esecutivo, o non soltanto a quello.
Dimostra semmai la tenuta del partito, la sua capacità di parlare ai cittadini. I casi di Roma e Napoli dimostrano la crisi dei partiti, «non più in contatto con la comunità » ha detto Luciano Violante a un convegno della Fondazione Lelio e Leslie Basso qualche giorno fa.
Dei partiti e a maggior ragione del primo partito.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
EDIFICIO SOGGETTO A VINCOLO: CHI HA DATO I PERMESSI? CHI PAGA?
Il nuovo primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, fresco di nomina da parte del
plenum del Consiglio superiore della magistratura, troverà il benvenuto sul tetto del Palazzaccio.
A Roma chiamano così, da sempre, la sede della suprema corte edificata fra il 1889 e il 1911 sulla sponda destra del Tevere, dirimpetto a piazza Navona.
Dal progetto dell’architetto Guglielmo Calderini era scaturita una costruzione tanto gigantesca e pesante che sessant’anni dopo essere stata inaugurata avrebbe rischiato di sprofondare se non si fosse fatto ricorso a imponenti opere di consolidamento.
In grado oggi di reggere, ne siamo sicuri, anche qualche decina di quintali in più. Tanti, in questi giorni di festa, se ne stanno ammassando sulla parte più bella del palazzo, quella da cui si gode la vista più spettacolare: Castel Sant’Angelo pare di toccarlo e il Cupolone è sullo sfondo.
In quel punto, su una spaziosa piattaforma sopraelevata, sta sorgendo la grande struttura metallica che si vede nella foto pubblicata in questa pagina.
Della quale, per la verità , non è ancora possibile apprezzare la forma compiuta.
Anche se le sembianze non sono di sicuro quelle di un ambiente lavorativo. Accanto alla struttura principale è stato collocato pure un locale chiaramente funzionale alla destinazione del corpo di fabbrica principale.
Che ha tutta l’aria di essere realizzato per ospitare la futura roof-buvette della Cassazione. Non che all’interno del Palazzaccio manchi un bar o un posto ristoro. Ma c’è una bella differenza fra un bitter bevuto appoggiati al balcone e un aperitivo sorseggiato invece seduti comodamente al tavolino su un terrazzo esclusivo che domina il centro di Roma.
Con uno scenario urbano così suggestivo, capace di far passare ogni malinconia generata da un lavoro psicologicamente massacrante come l’amministrazione della giustizia.
E la Cassazione, poi, con le responsabilità che oggi comporta il terzo grado di giudizio. Ci sono soltanto un paio di problemini.
Intanto i soldi. Duecentomila, trecentomila, o quattrocentomila euro? Quanto costa quella elegante e leggiadra struttura di ferro (e vetro, possiamo immaginare)?
Si è fatta una gara d’appalto?
Chi paga, considerando tanto più le condizioni economiche della giustizia italiana? Potremmo continuare.
Ma il problema del denaro e di tutto il resto rischia di essere addirittura irrisorio rispetto agli altri interrogativi che sorgono spontanei guardando le immagini.
Chi ha dato i permessi per costruire una cosa del genere sulla terrazza di un edificio vincolato, in una città dove è nel modo più categorico vietato (e giustamente) aumentare le cubature storiche?
O forse si è fatto ricorso a quelle normative speciali che consentono di realizzare opere in deroga a qualunque legge, anche quelle che tutelano i centri storici e i beni vincolati, per ragioni di sicurezza?
Ragioni di sicurezza per la buvette dei magistrati di Cassazione?
Domande che esigono risposte. Sarà lo stesso ritornello («è tutto in regola») con cui l’amministrazione di palazzo Madama replicò undici anni fa a un articolo del Corriere con il quale il nostro Giuseppe Pullara aveva denunciato la comparsa di un ristorantino abusivo sulla terrazza della biblioteca del Senato, a pochi metri in linea d’aria dalla cupola del Pantheon?
Di sicuro sembra una storia gemella di quella che raccontiamo oggi, e non soltanto per la collocazione della presunta buvette .
Perchè come i senatori fanno le leggi, i magistrati hanno il compito di farle osservare. E davanti alla legge, dice l’articolo 3 della costituzione, tutti i cittadini «sono eguali». Senatori e magistrati compresi.
Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
CON RENZI E NARDELLA BEN L’87% DEI LAVORI ASSEGNATO CON PROCEDURA NEGOZIATA, ESPOSTA A CORRUZIONE E CLIENTELISMI
Firenze tra il 2011 e il 2014 è in vetta tra le città metropolitane per appalti assegnati con procedure negoziate, cioè senza una vera e propria gara.
Parliamo dell’87,2 per cento degli affidamenti tra 40 mila a 200 mila euro. CioeÌ€ 27 per cento sopra la media nazionale”.
A parlare eÌ€ il professore Stefano Poli, docente di sociologia a Genova, che ha condotto una ricerca a partire dai dati dell’AutoritaÌ€ Anticorruzione e del Censis.
Siamo nell’Aula Magna dell’ateneo ligure dove si svolge il convegno “Riflessioni sulla cultura della legalitaÌ€”.
Poli punta il dito sulle procedure negoziate che sono ammesse dalla legge, ma che, prevedendo meno garanzie, rischiano proprio di lasciare uno spiraglio aperto ai clientelismi e alla corruzione.
Come ricorda un investigatore della Guardia di Finanza che si eÌ€ occupato di tante inchieste di corruzione: “Il rischio, tra gli altri, come hanno evidenziato le indagini svolte in ogni regione d’Italia, eÌ€ quello degli spezzatini, cioeÌ€ gli appalti divisi in tante piccole fette per poter restare sotto la soglia prevista dalla legge”.
Ed ecco allora la tabella che mette a confronto le cittaÌ€ metropolitane e indica quanto spesso facciano ricorso all’insidiosa procedura negoziata.
La poco invidiabile maglia rosa spetta proprio a Firenze.
I dati si riferiscono al triennio 2011-2014, cioeÌ€ al periodo in cui fu sindaco Matteo Renzi e all’esordio del suo delfino, Dario Nardella (che eÌ€ stato anche vice-sindaco dell’attuale premier).
A Firenze, secondo i dati, quasi nove appalti su dieci sarebbero stati affidati con procedura negoziata. Si parla di 2.720 casi su 3.119.
La cittaÌ€ toscana — questo forse il dato piuÌ€ significativo — eÌ€ di gran lunga in testa tra le cittaÌ€ metropolitane prendendo in considerazione il valore complessivo degli appalti: il 50,5 per cento eÌ€ stato assegnato cosiÌ€ per un valore di 271 milioni di euro su 536 milioni totali.
La media nazionale secondo questo parametro non supera il 27,5 per cento.
Tornando invece al numero di appalti (e non al loro valore), tra i capoluoghi il primo posto spetta ad Aosta (89,9 per metropolitane.
Al secondo posto c’è Roma: 86,5 per cento. Un risultato che va condiviso tra le giunte di Gianni Alemanno e Ignazio Marino, anche se il primo cittadino di centrodestra si è sempre affrettato a scaricare il barile sul suo successore.
A colpire, riguardo alla Capitale, non è soltanto la percentuale, ma proprio il valore assoluto: parliamo di 1,6 miliardi di appalti (il 33,1 per cento del totale), cioè quattro volte il dato di Milano.
Nel capoluogo lombardo amministrato da Giuliano Pisapia, l’83,3 per cento degli appalti viene affidato con procedure negoziate, ma per valori percentualmente molto più bassi rispetto a Roma e soprattutto a Firenze: 409 milioni di euro, cioè il 14,3 per cento del totale dei contratti siglati.
Come segnala l’Anticorruzione, il 60 per cento degli appalti pubblici vengono affidati con procedura negoziata.
“Ma nei grandi comuni — ricorda il professor Poli — si sale all’81 per cento”.
Quali sono quelli più “virtuosi”? Tra le città metropolitane al Nord ci sono Genova (79,4 per cento) e Torino (72,6 per cento).
Ma colpiscono soprattutto i dati relativi alle città del Centro e del Sud: nella Napoli di Luigi De Magistris siamo al 55,2 per cento per numero di appalti, che vale un 17,8 se si considera il valore complessivo.
Ma salta agli occhi il dato di Palermo (sindaco Leoluca Orlando): appena 88 procedure negoziate su 759 appalti, cioeÌ€ l’11,6 per cento.
Addirittura 4,3 per cento se si considera il valore.
Ma colpisce anche l’aumento esponenziale del ricorso alla procedura negoziata rispetto al triennio precedente (20072010).
A Firenze, per esempio, nel settore “Lavori” si eÌ€ passati dal 28,5 per cento al 94,4, mentre per i “Servizi” dal 27,2 all’85,5.
Per le “forniture” infine dal 52,8 al 73,2.
Un dato, va detto, che vale per tutte le cittaÌ€ italiane e che eÌ€ anche conseguenza dell’innalzamento del tetto massimo previsto dalla legge.
A Milano si eÌ€ passati da appena il 4,9 per cento per i “lavori” al 38,4. A Perugia dallo zero per cento (secondo il dato dell’Anticorruzione) all’88 per quanto riguarda i “servizi”. A Catanzaro per le “forniture” si eÌ€ passato da zero al 97 per cento di appalti affidati senza una vera e propria gara. Nel giro di appena tre anni.
La Procedura negoziata è una delle procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture da parte di un ente pubblico che consulta un numero limitato di operatori economici selezionati e dotati delle caratteristiche richieste.
Con essi negozia le condizioni dell’appalto. Niente di illegale, ma certo una procedura “spiccia”, che garantisce minori controlli contro la corruzione.
Ferruccio Sansa
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
“IN DUE MESI E’ MESSA PEGGIO CHE CON ALEMANNO”…”IL CASO SMOG? SE CI FOSSI ANCORA IO CHISSA’ COSA DIREBBERO”
“Roma sta morendo asfissiata non solo per lo smog, ma per mancanza di politica e di democrazia. Renzi la
sta governando da palazzo Chigi, aveva promesso soldi e l’arrivo dei super eroi, e invece la città sta peggio che con Alemanno: dalla neve da spalare siamo passati al guano degli uccelli che infesta i lungoteveri”.
Ignazio Marino, ex sindaco disarcionato dal Pd due mesi fa, torna a parlare a tutto campo del caos romano con Huffpost.
“Tronca e Gabrielli? Non sarebbe giusto attribuire a loro responsabilità politiche che sono tutte in capo al premier. Voto rinviato? Una capitale europea non può stare due anni senza democrazia, la gente andrebbe a manifestare sotto palazzo Chigi”.
Alcune sue mosse recenti, come la visita nelle Marche a Max Fanelli, malato di Sla che chiede una legge sul fine-vita, potevano far pensare a un ritorno del chirurgo all’antico impegno sui diritti civili.
E invece Marino è impegnato full time sulla Capitale. E sfida il premier: “Venga con me a fare una passeggiata in un quartiere di periferia della Capitale. Così vediamo con chi si è rotto il rapporto dei romani…”.
“Io penso in primo luogo alla missione incompiuta a Roma —spiega l’ex sindaco-. Dopo un anno di lavoro intensissimo avevamo individuato le criticità che durano da decenni, dai rifiuti alle rotaie del metrò che da quarant’anni non vengono sostituite fino alle illegalità di Ostia a cui, nella Legge di Stabilità , Pd di Renzi e Ncd di Alfano stavano per fare un regalo, prima che io denunciassi la cosa in rete e li costringessi a fare retromarcia…”.
Lei sembra una sorta di capo dell’opposizione all’attuale squadra che governa Roma…
“E’ l’amore per la mia città che sta morendo asfissiata non solo per lo smog, ma anche per la mancanza di politica e di democrazia. Palazzo Chigi ha deciso di rimuovere la politica da Roma, e così adesso tornano avanti le lobby, i potentati e il sottogoverno. A far traboccare il vaso, e dunque a prendere la decisione di cacciare il sindaco eletto democraticamente dai romani, ha contribuito in modo pesante il fatto che io mi sia opposto all’idea di Giovanni Malagò e di Luca di Montezemolo di realizzare il villaggio olimpico in un’area verde di Tor Vergata. L’assessore Caudo ed io volevamo progettarlo in un’altra area, tra la Flaminia e la Salaria, dove già esiste un vecchio collegamento ferroviario che si può trasformare in una metropolitana di superficie. L’idea non piaceva a chi vuole edificare nuove aree, realizzare quindicimila appartamenti in un ennesimo quartiere-ghetto: questa è la visione condivisa da palazzo Chigi. E vedrà che il prefetto Tronca, quando dovrà decidere, indicherà Tor Vergata. Non ho la palla di vetro, ma ho imparato a capire dove vanno gli interessi…”.
La sua è un’accusa grave nei confronti di Montezemolo e Malagò.
Non è un’accusa, solo una constatazione. Se li interroga proveranno a incantarla con tante spiegazioni per giustificare la scelta di Tor Vergata, tipo che gli atleti si muovono sui pullman e non su rotaia. Ma io penso ai cittadini che abiteranno quelle aree dopo, che non si muovono certo su auto di lusso o con gli autisti, ma resteranno ingolfati nel traffico”.
Che giudizio dà , obiettivamente, di questi due mesi a Roma?
Noto intanto il comportamento di certa stampa evidentemente orientata. Se ci fossi ancora io non oso immaginare cosa direbbe il Tg1. Ma ora Roma è governata direttamente da Palazzo Chigi e dunque anche i media si adeguano. Renzi aveva annunciato l’arrivo dei super eroi e di un sacco di soldi statali, la città pulita, i problemi risolti. E invece per la prima volta ci troviamo, io vivo a Roma dal 1969, con la chiusura dei lungoteveri per il guano degli uccelli. Peggio della neve di Alemanno! (ride). Siamo all’impraticabilità da guano di Matteo Renzi, che è assai più maleodorante della neve di Alemanno”.
In effetti questa vicenda del guano in pieno centro colpisce chiunque passi da Roma in queste settimane.
Evidentemente Renzi e i suoi 19 consiglieri-accoltellatori si sono occupati di allontanare una amministrazione sana, e si sono disinteressati di cose semplici come i dissuasori sonori che andavano installati prima che i 4 milioni di uccelli arrivassero. Capisco, questi sono solo piccoli pensieri da amministratore che non passano per la mente a uomini di governo come il premier. Lui ha avuto la possibilità di amministrare una città , Firenze, che è poco più grande di Ostia…”.
E tuttavia a Roma ora c’è il prefetto Tronca…
Insisto, non sarebbe giusto nè onesto attribuire responsabilità , che sono politiche, al prefetto Tronca. E’ di Matteo Renzi la responsabilità politica del blocco del piano che a settembre il consiglio comunale aveva approvato per la gestione di 11 miliardi, il contratto per la pulizia di Roma nei prossimi 15 anni. Avevamo posto tre condizioni, tutte e tre sospese. Si trattava di condizioni che miravano all’efficientamento del servizio e spingevano la società dei rifiuti Ama verso un percorso di aziendalizzazione anche con la ricerca di partner privati. Le scelte che abbiamo fatto su Ama hanno portato a un risparmio di 30 milioni nel 2015. Vedremo se ora il governo accetterà che vengano scalati dalla tasse locali.
Dopo la giunta Alemanno, la sua e questi due mesi di commissariamento —con i risultati che vediamo- tra cittadini e osservatori si alimenta la convinzione che Roma sia ingovernabile a prescindere da chi siede in Campidoglio.
Roma da due mesi ha la più alta forma di governo possibile: è governata da Palazzo Chigi. Semmai sono i risultati che sono al minimo storico. Non si era mai vista una confusione tale sul tema delle polveri sottili. Nelle altre capitali come Parigi si aprono gratis le metropolitane. A Roma invece si chiude la metro all’ora di pranzo.
Era stata chiusa in anticipo a Natale anche gli altri anni..
Sì, ma il governo di una città serve proprio a prendere delle decisioni dopo aver analizzato le diverse situazioni. Non è mica un computer che agisce in automatico. E’ evidente che in caso di emergenza smog i mezzi pubblici devono essere potenziati.
Il commissario non ha responsabilità ?
I prefetti rispondono al ministro dell’Interno e non possono avere il compito di decisioni che spettano alla politica. Tronca non ha corso alle elezioni, è stato mandato dal governo. E tuttavia anche alcune recenti nomine in Campidoglio fanno capire che il ministro dell’Interno e i suoi amici hanno voglia di tornare al passato, al clima di nebbia che c’era prima di noi. Una sorta di normalizzazione della città .
Il Pd e Renzi che guadagno ne trarrebbero?
Il passato è molto rimpianto da una parte della classe dirigente romana che con la trasparenza ha perso privilegi acquisiti. Io credo che a palazzo Chigi siano sensibili a queste esigenze.
In questi giorni si parla di una proposta di legge del Pd per rinviare le elezioni a Roma. Cosa ne pensa?
Renzi governa sulla base dei sondaggi, come Berlusconi. E non c’è bisogno di grandi sondaggi per capire che oggi il Pd a Roma è messo molto male. Il Pd sta lavorando alacremente contro Roma, la città si è rivoltata contro la manovra di palazzo che dalla stanza di un notaio mi ha estromesso, e di super eroi non c’è traccia. Per questo credo che pensino al voto nel 2017, magari insieme alle politiche. Ma una capitale europea come Roma non può essere governata dalla polizia per 2 anni. Sarebbe una scelta grave e inaccettabile e io credo che i romani andrebbero a manifestare sotto palazzo Chigi.
Lei appare molto combattivo, ma in questi due mesi avrà pure fatto una riflessione su come è fallita la sua amministrazione. Molti la paragonano a quel medico che dice ‘l’operazione è andata bene, ma poi il malato peggiora. Quali errori si attribuisce?
Di errori ce ne sono stati come è inevitabile per chi vuole portare il cambiamento. Per esempio c’è stato da parte nostra un deficit di comunicazione, che va imputato a me. Ma la responsabilità è anche dei media: io chiudo Malagrotta e i giornali parlano della Panda rossa; io apro le spiagge di Ostia e i giornali parlano dell’elicottero dei Casamonica; io cambio i vertici delle aziende e i giornali fanno campagne sulla sporcizia. Ora la città è ugualmente sporca ma i giornali tacciono. Io ritengo che i giornali romani rispondano a interessi che evidentemente io non conosco.
E tuttavia dopo Mafia Capitale lei ha avuto una grande occasione di ripartenza e l’ha sprecata con alcune gaffe come il viaggio negli Usa dietro al Papa.
Io un errore l’ho commesso prima delle elezioni del 2013: non ho esaminato per nulla i curriculum dei consiglieri candidati dal Pd. Se lo avessi fatto, su alcuni avrei espresso delle perplessità . Non ho preteso che il Pd candidasse solo persone cristalline e motivate dall’amore per Roma. Pensi che, pur di spingerli alle dimissioni per allontanare me, ad alcuni di loro è stata promessa la presidenza di alcuni municipi: solo che la stessa poltrona è stata promessa a più persone in alcuni municipi come il II, il V e il VI…”.
Al suo posto, un altro professionista come lei vorrebbe dimenticare l’esperienza romana, e forse la politica tutta. Lei invece vuole andare avanti. Ma come? Partecipando alle primarie Pd? Con una sua lista civica?
Questa riflessione è prematura. Certo, Renzi al Tg1 ha detto di avermi cacciato perchè si era rotto il rapporto con la città . Bene, io lo sfido a fare un giro insieme in un quartiere popolare di Roma. Così verifichiamo con chi il rapporto si è realmente rotto. Stamattina al mercato di Primavalle in tanti mi hanno fermato per una foto, per incitarmi a non dargliela vinta. La cosa che più mi ha commosso è che tutti mi chiamavano sindaco.
Lei ritiene dunque che i romani abbiano nostalgia di lei?
I romani non tollerano che il loro sindaco si decida altrove. Non tollerano che arrivi qualcuno da Firenze e indichi chi deve governare Roma. Anche tra chi non ha votato per me la cosa che è stata fatta da Renzi ai romani viene considerata inaccettabile. I romani non vogliono che a decidere per loro sia un fiorentino.
Dunque vuol dire che il premier ha accresciuto la popolarità di Marino tra i romani?
Questa è la mia valutazione. E credo che i 19 consiglieri accoltellatori avranno molte difficoltà a farsi rieleggere. Non ci si candida con la spada del sovrano sulla spalla.
Lei sfiderebbe alle primarie un renziano come Roberto Giachetti?
Vedo che più che una corsa alle primarie c’è una corsa a fuggire dalle primarie. Vedo che tutti i nomi che girano poi si fanno da parte. Mi pare che lo stesso Giachetti abbia detto che lo farebbe solo se costretto e per ordine superiore del sovrano. E che anche il prefetto Gabrielli si sia già chiamato fuori, come anche Malagò. Eppure il ruolo di sindaco della capitale dovrebbe generare entusiasmo. La verità è che tutti sanno bene —anche se non riescono a dirlo al sovrano – che la ferita di ottobre penalizzerà il Pd. Il partito ha solo una possibilità : chiedere scusa alla città per aver allontanato il sindaco eletto democraticamente.
In questi mesi ha sentito qualcuno del Pd? Qualcuno le è stato vicino?
Il commissario del Pd di Roma mi è stato molto vicino, in prima fila nell’affilare i coltelli e poi colpirmi.
Intendo dopo la sua uscita dal Campidoglio…
Ho sentito molti dirigenti e amministratori del Pd di tutta Italia, e mi hanno detto che non condividono questa manovra di palazzo.
Vuole fare qualche nome?
Si tratta di colloqui confidenziali, con amici e persone che, anche al di là delle opinioni politiche, ritengono che in un partito come il nostro la democrazia e la libertà di pensiero debbano sempre prevalere, nonostante Renzi.
Uscirà un libro con i suoi diari di due anni in Campidoglio?
“Scrivere mi piace molto, è una passione che non nascondo e coltivo da sempre”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
AFFARI IN FUMO, VA PEGGIO CHE NEL 2014, CALANO LE PRENOTAZIONI OVUNQUE
PiuÌ€ che della misericordia, per ora eÌ€ il Giubileo della paura. E degli affari andati in fumo. Roma eÌ€ arrivata impreparata all’Anno Santo, tra servizi pubblici mal ridotti e cantieri di manutenzione urbana in parte ancora da iniziare.
Gli attentati di Parigi hanno fatto il resto. Da settimane le basiliche giubilari, i quartieri adiacenti e il centro storico regalano scorci insoliti: pochi fedeli in coda per passare al metal detector prima che alle Porte Sante, piazze semideserte ma blindate dalla polizia e negozi vuoti. Il Natale non ha invertito la tendenza.
A pagare il conto dell’onda lunga del terrorismo sono soprattutto le attivitaÌ€ commerciali: hotel, bed & breakfast, case vacanze e ristoranti.
Oltre il 70 per cento delle imprese romane, rivela uno studio della Confcommercio Roma, pensa che il Giubileo non saraÌ€ un’occasione per migliorare la propria attivitaÌ€, mentre 6 su 10 temono profitti invariati per il 2016.
“L’annuncio dell’evento aveva creato molte aspettative, piuÌ€ passa il tempo piuÌ€ le imprese stanno perdendo la speranza”, ammette sconsolato Rosario Cerra, presidente del’associazione di categoria. Insomma, niente miracolo economico grazie all’Anno Santo. Eppure qualcuno ci aveva investito sul serio.
“Ho rilevato questo negozio a maggio, anche in vista del Giubileo”, racconta amareggiato Max, titolare di un chiosco bar in viale Giulio Cesare, a due passi da San Pietro, “ci aspettavamo tutti di trovarci invasi da pellegrini e invece l’8 dicembre eÌ€ stata la peggiore giornata da quando ho aperto”.
Max è in ottima compagnia: secondo la Confesercenti, dopo gli attentati di Parigi, nei ristoranti della Capitale le prenotazioni sono calate quasi del 30 per cento. Non va meglio per le attivitaÌ€ ricettive.
Federalberghi Roma stima un -5% di prenotazioni rispetto al dicembre 2014.
“Il momento eÌ€ negativo, la combinazione allerta terrorismo e Giubileo ha prodotto il 5 per cento di cancellazioni, rallentano anche le prenotazioni per i prossimi mesi”, spiega Annamaria dell’Hotel Mozart, vicino a piazza di Spagna, in pieno centro.
Non pagano nemmeno le date simbolo dell’anno giubilare: “La notte tra l’8 e il 9 dicembre — prosegue — avevamo 30 camere disponibili su 56. Difficile attrarre turisti in una cittaÌ€ che non programma servizi per loro. A pochi giorni dal Capodanno ancora non sappiamo chi suoneraÌ€ al concerto di piazza. Che pacchetti vendiamo?”
Stessa musica per lo Scout Center di piazza Bologna, un ostello da 130 posti letto: il giorno prima dell’apertura della Porta Santa solo 20 erano occupati.
Quasi rassegnata Emma, titolare di un b&b in piazza Risorgimento, a ridosso del Vaticano: “Il giorno dell’apertura non avevo proprio clienti, eÌ€ un dicembre peggiore alla media, speriamo nella stagione primaverile”.
La diaspora dei pellegrini ha svuotato anche Borgo Pio, elegante strada pedonale che termina a ridosso del colonnato di San Pietro. Qui pizzerie a taglio, bistrot e caffetterie si contendono i pochi clienti.
“Le misure di sicurezza non ci favoriscono, il percorso stabilito per i pellegrini qui non li fa piuÌ€ transitare” lamenta un gelataio.
Caustica la farmacista della zona: “La paura degli attentati ha fatto fuggire tutti, se solo penso che per esequie di Papa Wojtyla mi sono fatta aiutare dalla forza pubblica per chiudere il negozio, tanta era la gente in strada”.
Altro Papa, altro evento.
Per ora la paura del terrorismo prevale sull’indulgenza plenaria.
Antonio Monti
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
GLI INCONSISTENTI DECALOGHI DEL GOVERNO TRA TARGHE ALTERNE, BLOCCHI DEL TRAFFICO E BIGLIETTI SCONTATI PER METRO’
È una rincorsa a tempo scaduto. Targhe alterne. Blocchi del traffico. Biglietti scontati per bus e
metrò.
Con lo smog alla gola i Comuni chiedono provvedimenti alla Regione, la Regione sollecita un piano del governo, il governo presenta inconsistenti decaloghi.
Serviranno? Auguri, visto che ogni rimedio somiglia a un tampone bagnato su una grossa ferita.
È tutto un dèjà -vu : anche la sorpresa per questa cronica emergenza, rimossa e dimenticata. Sapevamo tutto, ma abbiamo fatto troppo poco per limitarne gli effetti nocivi.
C’è, in questo ravvedimento tardivo della politica, il complesso di colpa per un lungo silenzio sulle iniziative da adottare contro lo smog.
Eppure, davanti agli 80 mila italiani morti per patologie legate ai veleni e agli inquinanti dell’aria, servirebbe davvero una strategia di governo, una terapia a medio lungo termine in grado di evitare la giostra impazzita di rimedi fai da te, lasciando a sindaci e amministratori il compito di fare qualcosa perchè oggi non si può più far finta di niente.
Ricordate quando il ministro della Salute Sirchia davanti a trenta giorni di superamento dei veleni nell’aria di Milano diceva di portare al mare i bambini per evitar loro un futuro da enfisematosi? Sono passati quindici anni.
Allora Verdi e ambientalisti lanciavano bollettini allarmistici. Milano da morire, scriveva qualcuno. E non andava meglio a Torino e a Bologna.
In questi ultimi mesi il silenzio sullo smog ha regnato sovrano. Anche il ministro della Salute è stato più cauto di quello che l’ha preceduto.
I veleni però non hanno colore politico. Si combattono da destra e da sinistra.
La salute dei cittadini vale sempre di più .
Giangiacomo Schiavi
(da “il Corriere dela Sera“)
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Dicembre 27th, 2015 Riccardo Fucile
IL PARERE DEL DIRETTORE SCIENTIFICO DELL’OMS EUROPA BERTOLLINI E DEL CLIMATOLOGO FERRARA
La gola secca di questi giorni, la preoccupazione nel fare una passeggiata con i bambini immergendoli in un’aria insalubre, le città ovattate da una nube lattiginosa, la fioritura inquietante delle mimose a dicembre, il ritorno fuori stagione delle zanzare: sono tutti “regali di Natale” portati dal cambiamento climatico.
Vuol dire che si ripeteranno con frequenza crescente e dunque non basta aspettare che arrivi la pioggia a pulire lo smog.
Bisogna agire per ridurre in modo significativo il rischio e nello stesso tempo adattarsi alla quota di danno ormai inevitabile.
Ecco alcuni suggerimenti che vengono da due esperti, Roberto Bertollini, direttore scientifico dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità ) Europa e il climatologo Vincenzo Ferrara.
QUALI SONO GLI EFFETTI DELLE POLVERI SOTTILI?
Quello di cui ci accorgiamo è il problema minore: un raschietto alla gola, magari una bronchite o il riacutizzarsi dell’asma. I guai seri riguardano l’aumento di probabilità di infarto e ictus e, sul lungo periodo, di tumore al polmone.
IN ALCUNI CASI SI SONO SUPERATI I LIMITI PER PIÙ DI 30 GIORNI CONSECUTIVI: QUANTO CRESCE IL PERICOLO?
È proporzionale alla durata della situazione di rischio sanitario. Gli effetti acuti si registrano il giorno dopo il picco. Ma se il picco rimane alto per giorni il quadro si aggrava. Oggi alcune città si trovano a valori di PM10 più di due volte superiori alla norma: non è una piccola oscillazione fuori dal limite. Vuol dire vivere per settimane in una situazione di illegalità atmosferica esponendo il nostro corpo a un rischio consistente.
La normativa, italiana ed europea, prevede un massimo di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili. L’Oms considera questo tetto troppo alto e suggerisce di scendere a 20 microgrammi. E invece le centraline segnalano valori che arrivano a superare quota 100.
In Europa lo smog uccide 480 mila persone l’anno e l’Italia è tra i paesi più esposti. Per le polveri ultrasottili, le PM2,5 i limiti europei sono pari a 25 microgrammi per metro cubo e l’indicazione dell’Oms è 10. Uno studio ha calcolato che a Roma scendere da 20 a 10 microgrammi per metro cubo, cioè l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità , equivale a evitare più di 1.200 morti.
A livello individuale il margine di intervento è ridotto perchè parliamo di particelle più piccole di un capello: la classica mascherina serve a poco. Si può provare a evitare le zone più trafficate. Ma l’unica azione seria sono i provvedimenti strutturali: bisogna intervenire sul riscaldamento e ridurre drasticamente il traffico che è la principale fonte di inquinamento urbano. Tra l’altro il passaggio delle auto rimette in circolazione le polveri che si erano depositate. Se organizzato in modo serio, cioè per un periodo sufficientemente lungo, il blocco del traffico fa scendere gli inquinanti. Ma il sollievo è temporaneo: occorre costruire alternative alle auto.
I BAMBINI E GLI ANZIANI SONO PIÙ ESPOSTI?
Sì. In particolare per i bambini si può registrare una difficoltà a respirare. Inoltre un accumulo di inquinanti nell’età infantile può causare una maggiore facilità a contrarre malattie polmonari da adulti. Per gli anziani aumentano le probabilità di angina pectoris e ictus.
FARE SPORT IN CITTà€ FA ANCORA BENE O I RISCHI SUPERANO I BENEFICI?
Questa è una domanda che mette in crisi gli esperti perchè esistono pochi studi in materia. Fare moto è una delle indicazioni più importanti per restare in buona salute, ma certo più cresce la concentrazione di inquinanti nell’aria che si respira e più la bilancia costi benefici si fa incerta.
QUANTO AUMENTANO I RICOVERI DURANTE I PICCHI DI SMOG?
In maniera importante. Si registra una crescita della mortalità del 4 per cento per ogni aumento di 10 microgrammi per metro cubo di pm2,5. Dunque risparmiare sui servizi di trasporto pubblico non è un buon affare: significa far crescer le spese sanitarie. Lo smog ci costa l’1 per cento del Pil all’anno.
Antonio Cianciullo
(da “La Repubblica“)
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