Destra di Popolo.net

ROMA, CANDIDATURE IN ALTO MARE

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

INCOGNITA MARINO: “I ROMANI MI CHIAMANO, NON SARO’ INDIFFERENTE”

La situazione in vista delle amministrative di giugno nelle grandi città  è ancora magmatica. Tuttavia, la conferenza stampa di fine anno del premier Matteo Renzi ha chiarito alcuni aspetti, determinanti soprattutto per la Capitale: non ci sarà  alcun rinvio del voto (probabile il 12 giugno) e nel centrosinistra ci saranno le primarie il 6 marzo.
Nel Pd i candidati in campo saranno definiti sono dopo la pausa natalizia.
Forte è il pressing dei renziani per Roberto Giachetti. Il vicepresidente della Camera, renziano da sempre e già  capo segreteria e capo di gabinetto dal 1993 al 2001 del sindaco Francesco Rutelli , sarà  oggi in visita al carcere di Rebibbia insieme al leader dei radicali Marco Pannella per portare i «consueti auguri di buon anno ai detenuti».
Tuttavia, dopo la burrascosa uscita di scena dell’ex sindaco Ignazio Marino, la partita per il Pd pare tutta in salita.
Da una parte c’è, nonostante i tentativi di ricucire, la rottura con Sel , che presenta Stefano Fassina come candidato.
C’è poi l’incognita proprio dell’ex primo cittadino, che ieri ha scritto su Facebook: «Da romano, non sono e non sarò indifferente alle aspettative che tanti cittadini ancora hanno e che mi chiamano direttamente in causa. Le romane e i romani non la daranno vinta a chi con un colpo di mano vorrebbe riportare Roma alle logiche di spartizione e di sottogoverno».
Se Marino dovesse scendere in campo come candidato sindaco di una propria lista potrebbe drenare ulteriori voti al Pd e rendere proibitiva al centrosinistra la partecipazione al ballottaggio.
A Roma, chi sente il vento in poppa dopo gli scandali di Mafia Capitale, sono i 5 stelle.
Il nome del candidato sarà  scelto a febbraio: si parla di una doppia votazione online, prima sui 233 che hanno inviato le loro candidature, poi i più votati (i primi 15-20) verranno sottoposti al giudizio della rete.
È probabile che a esser scelto sia uno dei 4 ex consiglieri. E già  si parla di tensioni tra l’ex capogruppo Marcello De Vito e la consigliera Virginia Raggi, la legale di 37 anni, considerata da alcuni nel movimento come la favorita.
A Milano, nel caso delle primarie del centrosinistra (previste per il 7 febbraio), a sfidare il commissario Expo Giuseppe Sala c’è Francesca Balzani, vicesindaca di Milano, e Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali.
Balzani, ieri, rispondendo all’ipotesi di alleanza con Sel, ha detto che una «coalizione ampia è più dinamica».
Nel centrodestra, Silvio Berlusconi è orientato ad aspettare l’esito delle primarie del centrosinistra prima di scegliere il suo candidato per Milano.
La vittoria di Balzani sul più moderato Sala aumenterebbe le chance di un candidato più identitario come Alessandro Sallusti.
Per Roma, la partita è più complicata. Qui gioca un ruolo importante Giorgia Meloni, leader di FdI, che una volta sciolta la sua riserva potrebbe essere la candidata anche di Fi. Anche se una parte degli azzurri e alcuni esponenti moderati vedrebbero bene l’appoggio all’imprenditore indipendente Alfio Marchini.

An. Mari
(da “il Sole24ore”)

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LA GESTIONE ALLERTA TERRORISMO A MONACO, ESEMPIO PER L’ITALIA

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

L’UFFICIO STAMPA DELLA POLIZIA DELLA CITTA’ HA INFORMATO SENZA SOSTA I CITTADINI SUI SOCIAL EVITANDO CHE SI DIFFONDESSE IL PANICO

Hanno twittato, postato, mandato messaggi. E perfino trasmesso la conferenza stampa su Periscope, l’applicazione di Twitter per le dirette streaming.
Per tutta la durata dell’allerta terrorismo l’ufficio stampa della polizia di Monaco non ha mai smesso di informare i cittadini su quanto stava accadendo attraverso i suoi social. Uno sforzo comunicativo che colpisce.
E colpisce ancora di più perchè visto da qui, da un Paese dove l’utilizzo delle piattaforme social nella pubblica amministrazione per la gestione delle emergenze è praticamente fermo a zero.
L’allarme in 140 caratteri
Il primo tweet (scritto in lingua tedesca) è arrivato alle 22:40 del 31 dicembre. «Ci sono indicazioni che si possa verificare un attacco terroristico a #Mà¼nchen. Per favore evitate i luoghi affollati, la stazione centrale e quella di Pasing».
Un messaggio semplice, secco, che in 140 caratteri ha messo sul chi vive tutti. Tanto che è stato ritwittato 4.164 volte.
Subito gli utenti hanno iniziato a scambiarsi informazioni tra di loro. Certo, c’è stato chi ha fatto anche delle ironie «Controllate anche se i miei vicini hanno delle bombe sotto il divano», ha scritto qualcuno. Ma l’ufficio stampa della Polizia ha tirato dritto per la sua strada. E nelle ore successive sono stati diffusi altri 28 messaggi, tradotti anche in diverse lingue oltre al tedesco, dall’inglese, passando per l’italiano fino al polacco.
«La polizia ha fatto sgomberare la stazione centrale e la stazione Pasing. I treni non transitano più, vi preghiamo di attenersi agli ordini», si leggeva all’1:08 del mattino nella nostra lingua quando ormai l’anno nuovo era iniziato.
Così mentre giornali, televisioni, agenzia media facevano fatica a seguire gli avvenimenti perchè a ranghi ridotti, l’ufficio stampa della Polizia di Monaco di Baviera ha tenuto informato il mondo e ha trovato pure il tempo di fare gli auguri di buon anno ai suoi follower.
Un modo per dare aggiornamenti, dunque. Ma anche per tranquillizzare e tenere tutti calmi.
Alle due del mattino la conferenza stampa del capo della polizia e del ministro degli Interni della Baviera è stata trasmessa in diretta Periscope.
Poi alle 4:15 il sollievo: «Le stazioni sono riaperte. Rimaniamo sul posto e vi aggiorneremo».
La gestione del panico attraverso i social
Monaco diventerà  dunque un esempio di come la gestione di un’emergenza passi anche dal corretto impiego dei mezzi di comunicazione.
In caso di allerta terrorismo è fondamentale che non si diffonda il panico. E che le informazioni non rimbalzino in modo incontrollato, soprattutto in rete.
Per due motivi. Se persone iniziano a spostarsi o a scappare senza un criterio per gli agenti diventa davvero difficile monitorare gli spazi. Ma non solo.
In caso di allerta, i terroristi potrebbero approfittare delle informazioni che circolano sui social network e cambiare i loro piani di conseguenza.
Non a caso in Belgio durante il blitz anti terrorismo seguito agli attacchi di Parigi, la polizia chiese il silenzio sui social. Tuttavia la polizia di Monaco è andata ben oltre la gag degli agenti belgi che ringraziarono con dei croccantini virtuali tutti gli utenti che avevano postato gattini durante BrusselsLockDown.
A Monaco, dopo una notte di lavoro senza sosta, all’ufficio stampa della Polizei Munchen hanno potuto scrivere su Facebook: «Buon giorno, Monaco! A tutti quelli che hanno passo la notte fuori, grazie per essere stati calmi e per aver avuto comprensione».
Sotto il post, centinai di messaggi di ringraziamento agli utenti con tanto di cuoricini e emoticon.
Un successo dunque, tanto più che non è accaduto niente. E che da questa parte delle Alpi lascia con la triste sensazione di non essere davvero pronti. Nonostante gli sforzi di alcuni Comuni e di alcune amministrazioni che stanno iniziando a muovere i primi passi social, fino ad oggi in Italia non abbiamo ancora potuto assistere a un efficiente impiego della tecnologia al servizio del cittadino.
E la faccenda non è solo sgradevole da un punto di vista di prestigio.
In casi di allerta terrorismo come quello di Monaco rete e social network possono fare la differenza. E contribuire a salvare delle vite.

Marta Serafini
(da “il Corriere della Sera”)

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ORGOGLIO ITALIANO: FABIOLA GIANNOTTI DA OGGI HA ASSUNTO IL COMANDO DEL CERN DI GINEVRA

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

ECCELLENZE NAZIONALI: PER LA PRIMA VOLTA IN 61 ANNI IL CENTRO DI RICERCA E’ GUIDATO DA UNA DONNA

Circa 14 mesi dopo essere stata nominata, Fabiola Gianotti dal 1° gennaio ha assunto ufficialmente la carica di direttore generale del Cern di Ginevra, che per la prima volta nei suoi 61 anni di storia viene guidato da una donna.
Per la terza volta al comando del laboratorio internazionale di fisica delle particelle e del superacceleratore Lhc c’è uno scienziato italiano, dopo il premio Nobel Carlo Rubbia (dal 1989 al 1994) e Luciano Maiani (dal 1999 al 2003).
Tra i protagonisti scoperta bosone di Higgs
Nata a Roma 53 anni fa, Fabiola Gianotti ha studiato a Milano ed è stata fra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs, effettuata mentre era alla guida dell’esperimento Atlas.
«Il nostro compito è indagare che cosa sia accaduto dopo il Big Bang, il grande scoppio che ha trasformato l’energia in materia. E con l’acceleratore Lhc riusciremo a scrutare in quei momenti dove si nascondono le nostre radici e gli indizi del nostro futuro», ha detto recentemente Gianotti.
Quattro indicazioni della sua direzione
Quattro saranno i pilastri sui quali la scienziata italiana fonderà  la sua direzione del Cern: «La ricerca di base, lo sviluppo tecnologico, la formazione dei giovani e il mantenimento del ruolo di facilitatore di pace che il centro europeo ha sempre avuto attirando scienziati di ogni Paese», ha affermato.

(da “il Corriere della Sera“)

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L’INEDITO ASSE TRA PAPA FRANCESCO E MATTARELLA

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

IL GIUBILEO HA RAFFORZATO LA CONVERGENZA DI VEDUTE TRA VATICANO E QUIRINALE

Il 31 dicembre, da vescovo di Roma, Francesco rileva che nel 2015 la capitale ha sofferto per il mancato senso del bene comune.
Il 1° gennaio, da primate d’Italia, ringrazia «il presidente della Repubblica Italiana per gli auguri che mi ha rivolto nel suo messaggio di fine anno, e che ricambio di cuore».
L’anno santo della misericordia, dunque, ha rafforzato la convergenza di vedute tra Vaticano e Quirinale. Le agende di Bergoglio e Mattarella per il 2016 convergono nel mettere al centro l’accoglienza e la solidarietà  in un momento storico nel quale gli occhi del mondo sono rivolti su Roma per l’evento giubilare, per gli sbarchi sulle coste italiane e per la ritrovata rilevanza della Santa Sede nello scacchiere internazionale.
Sia nei colloquio con il Pontefice sia in quelli con il segretario di stato, Pietro Parolin, Mattarella è il principale interlocutore nei rapporti tra le due sponde del Tevere, tanto più in una fase di grave travaglio nell’amministrazione capitolina.
Al “Te Deum”, la tradizionale preghiera di ringraziamento, il Papa ieri aveva chiede alla città  di cui è vescovo di superare “le difficoltà  del momento presente”.
Roma deve «recuperare i valori fondamentali di servizio, onestà  e solidarietà » per «superare le gravi incertezze che hanno dominato la scena di quest’anno, e che sono sintomi di scarso senso di dedizione al bene comune».
Con il capo dello Stato, invece, la sintonia è confermata dalle riflessioni condivise anche in occasione della 49° giornata mondiale della pace che si festeggia oggi.
«Il cammino del cambiamento è tracciato e, dunque, ben visibile: per questo cogliamo con convinzione l’invito a ravvisare segnali di speranza in quella che vostra Santità  indica come la “capacità  dell’umanità  di operare nella solidarietà ”, silenziosamente e discretamente, ma con efficacia», scrive il capo dello Stato nel messaggio a Francesco per la celebrazione istituita nel 1968 da Paolo VI.
«I singoli e le organizzazioni di volontariato, che si adoperano per alleviare le sofferenze degli indifesi, di coloro che sopravvivono ai margini delle società , scontando quotidianamente la cultura dell’indifferenza e del consumismo edonistico, rendono limpida e intensa questa speranza», sottolinea Mattarella.
Concetti espressi da Mattarella anche nel discorso del 31 dicembre agli italiani. «Nell’anno che sta per aprirsi si svolgerà  il maggior percorso del Giubileo della Misericordia, voluto da Francesco, al quale rivolgo i miei auguri ed esprimo riconoscenza per l’alto valore del suo magistero. È un messaggio forte che invita alla convivenza pacifica e alla difesa della dignità  di ogni persona. Con una espressione laica potremmo tradurre quel messaggio in comprensione reciproca, un atteggiamento che spero si diffonda molto nel nostro vivere insieme».
Ad accomunare Quirinale e vaticano è principalmente la lotta all’indifferenza.
Proprio il messaggio scritto in occasione della celebrazione della 49° Giornata mondiale della Pace riproduce fedelmente lo schema conciliare del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
«L’atteggiamento dell’indifferente — si legge nel documento – di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia, ai nostri giorni esso ha superato decisamente l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della globalizzazione dell’indifferenza».
Nel promuovere una cultura di solidarietà  e misericordia, contro l’indifferenza, il pensiero di Francesco va principalmente alle famiglie, «chiamate ad una missione educativa primaria ed imprescindibile».
Prosegue il documento: «Le famiglie costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità , della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro».
Riflessioni anticipate nei riti natalizi del 2015. In un mondo «ebbro» di lussi, consumi, narcisismi, l’arrivo di Gesù nel Natale richiama a «comportamenti sobri», a saper «vivere l’essenziale».
E anche a lasciarsi alle spalle la «cultura dell’indifferenza», per improntare la vita alla pietà  e alla misericordia.
Insomma monito al Campidoglio, mano tesa al Quirinale. Francesco chiude il 2015 da vescovo di Roma indicando i mali della capitale e apre il nuovo anno da primate d’Italia rafforzando l’intesa con il presidente della Repubblica.

Giacomo Galeazzi
(da “La Stampa”)

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ETRURIA, LE RELAZIONI E L’EREDITA’ DELLA VECCHIA DC

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

LA CONNECTION ARETINA, DALL’AEROPORTO DI BERGAMO ALLE SPECULAZIONI IMMOBILIARI

Chiamiamola Etruria Connection.
Radici nella vecchia Democrazia cristiana, poltrone nel consiglio dell’aeroporto di Bergamo, il politico lombardo finanziato per il suo impianto fotovoltaico, il finanziere amico che «inchioda» la banca, le consulenze all’ex boiardo, la fiduciaria che «copre» misteriosi speculatori immobiliari.
Tre fili legano insieme questa ragnatela di potere, così come ricostruita dal Corriere.
Il primo è la Banca Popolare Etruria.
Il secondo è Giuseppe Fornasari, 66 anni, ingegnere aretino, ex Dc, quattro legislature in Parlamento fino al 1992 e dal 2005 nel consiglio di amministrazione di Banca Etruria, vicepresidente dal 2006 e presidente dal 2009 al 2014.
Il terzo filo è il ragionier Giuseppe Virga, forse un prestanome che fa da collante.
Orio al Serio
Prima tappa, la Sacbo, la società  che gestisce l’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio. Qualcuno si ricorda ancora di quell’ingegnere toscano in consiglio di amministrazione dal 2005 al 2007.
Fornasari era stato indicato dal presidente della Provincia di Bergamo, Valerio Bettoni. Ex Dc anche lui, Bettoni ha retto la Provincia dal 1999 al 2009 e il futuro presidente di Banca Etruria era uno dei suoi uomini per la gestione delle partecipate. Quando poi Bettoni chiude con la Provincia, conquistando un posto da consigliere regionale lombardo, si butta anche nelle energie rinnovabili. È il 2011.
Chi gli dà  i soldi per avviare l’attività ? La Banca Etruria con Fornasari al vertice. Prima viene finanziato un impianto fotovoltaico in Toscana e poi un parco eolico in provincia di Catanzaro. Crediti per ora «sani» a differenza di quelli concessi a un altro uomo d’affari ben conosciuto da Fornasari: Alberto Rigotti .
Da Trento ad Arezzo
Seconda tappa. Tra le aziende partecipate dalla Provincia di Bergamo, l’ingegnere ex parlamentare ne presidiava una in Veneto, Progetto Adria, che aveva come azionista di riferimento Alberto Rigotti, 65 anni, finanziere trentino, considerato vicino all’allora presidente del Veneto Giancarlo Galan e a vecchi notabili Dc come Carlo Fracanzani. Lontano anni luce, dunque, da una piccola realtà  provinciale come Banca Etruria.
Eppure Rigotti entrò nel consiglio di amministrazione (2004) e vi rimase, guarda caso, fino a determinare con il suo voto (2009) il ribaltone che pensionò lo storico presidente Elio Faralli per far posto allo scalpitante Fornasari.
Come ricordo, Rigotti ha lasciato ad Arezzo un «buco» di 16 milioni dopo il crac da 130 milioni del suo gruppo editoriale, Epolis, che gli è costato una richiesta di rinvio a giudizio per bancarotta.
Fornasari conosceva le difficoltà  del finanziere perchè aveva avuto ruoli fondamentali di gestione in alcune sue società  e ne firmava i bilanci, traballanti (e con molte riserve dei revisori). E questo quando già  era nel cda dell’Etruria e perfino dopo la nomina a vicepresidente (2006).
Ragionier «collante»
Terza tappa. Lì dentro, nell’arcipelago delle finanziarie di Rigotti, aveva un posto fisso Alberto Mario Zamorani, ex manager pubblico di area Dc, oggi imprenditore che con le società  Mosaico e Munus si occupa di gestione dei beni culturali, anche a Arezzo.
Banca d’Italia ha segnalato dubbi di opportunità  su una consulenza da 235 mila euro dell’Etruria (di cui è dipendente a Roma uno dei figli di Zamorani) alla Mosaico.
E qui entra in campo il ragionier Virga, che è ovunque. Era nelle società  di Rigotti amministrate anche da Fornasari.
È l’unico gestore della Mosaico, la holding di Zamorani. E poi ha in mano la contabilità , le carte e i segreti di una serie di società  di costruzioni e immobiliari finanziate dall’Etruria «per decine di milioni di euro», secondo fonti interne alla banca.
Le operazioni si sono incentrate su palazzine adiacenti alcune sedi principali della banca. Dietro le immobiliari (Etruria Real Estate, Casamari), nascosti dall’Unione Fiduciaria si sono mossi i veri soci, ma con i soldi dell’Etruria.
E il ragionier Virga, uomo di Zamorani, di Rigotti e ben noto a Fornasari, ha guidato le operazioni .

Mario Gerevini
(da “il Corriere della Sera“)

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INTERVISTA A PASQUINO: “L’ITALICUM SERVE SOLO A CHI GOVERNA E IL PARLAMENTO SARA’ PIENO DI NOMINATI”

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

IL POLITOLOGO: “E’ UNA LEGGE DA BUTTARE, UNA TRUFFA”

«La prima vera corbelleria è dire che questo sistema serva a eleggere un Parlamento. Serve a scegliere un governo, il contrario di quello che avviene in tutte le democrazie parlamentari».
Gianfranco Pasquino, politologo, accademico, salva quasi nulla dell’Italicum: «È fatto apposta per scegliere un partito che darà  vita al governo e questa è una grande novità , ma deteriore. In qualche modo tocca al cuore la qualità  fondamentale delle democrazie parlamentari, la loro flessibilità . Stiamo andando in direzione di una totale rigidità , per avere un governo forte, con un solo partito, sostenuto dal 60 per cento di propri parlamentari nominati».
Eppure la legge voluta da Renzi risolve certamente almeno un problema storico dell’Italia quello di avere un vincitore chiaro la sera delle elezioni.
Ma per Pasquino questo è vero sino a un certo punto: «Cosa succede se quel governo non funziona, cosa facciamo? Questo è il difetto più visibile e che invece sia Paolo Mieli che Angelo Panebianco, negli interventi dei giorni scorsi, considerano il pregio maggiore».
Secondo Pasquino «ci troveremo con un Parlamento in cui almeno il 65 per cento dei parlamentari sarà  nominato, un fatto gravissimo; quasi tutti saranno scelti dai loro dirigenti, un Parlamento di persone che se aspirano alle rielezione devono essere assolutamente ingessati, senza libertà , sottoposti al controllo del governo».
Non le sembra di essere troppo critico?
«Non credo, questa legge consente sino a dieci candidature in dieci collegi diversi, un vero scandalo, con l’aggravante di poter optare per un collegio piuttosto che in un altro, magari solo per escludere qualcuno. È una legge da buttare, una truffa. Almeno così com’è. Si consenta almeno di avere coalizioni al secondo turno, sia consentito un apparentamento che è quello che succede nell’elezione del sindaco. Del resto in tutta Europa le democrazie sono governate da coalizioni, con l’unica eccezione, sino a ieri, della Spagna. Se non si vuole la frammentazione si metta uno sbarramento più alto, al quattro come in Svezia. E la base di rappresentanza è comunque distorta, in Inghilterra e in Francia il premio è sempre di collegio non nazionale».

(da “il Corriere della Sera”)

argomento: governo | Commenta »

ARRIVA LA NUOVA CARTA D’IDENTITA’ ELETTRONICA CON LE IMPRONTE

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

C’E’ L’OPZIONE SULLA DONAZIONE DI ORGANI

Avrà  le impronte digitali e anche la possibilità  di indicare la scelta sulla donazione degli organi. Arriva la nuova Carta d’identità  elettronica, progetto atteso da quasi venti anni.
Il ministero dell’Interno ha pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto, di concerto con i ministeri di Pubblica Amministrazione ed Economia, con le regole di emissione della norme previste dal Dl Enti Locali.
Il supporto fisico dovrà  essere realizzato con le tecniche tipiche della produzione di carte valori, integrato con un microprocessore per la memorizzazione delle informazioni necessarie per la verifica dell’identità  del titolare, inclusi gli elementi biometrici, nonchè per l’autenticazione in rete. Il decreto è stato sottoscritto, il 23 dicembre 2015.
Le novità : dal Pin al microchip
Tante le novità  della Carta d’identità  elettronica (Cie), rispetto alla tradizionale versione cartacea. Oltre alle impronte digitali (bimbi esclusi) e alla possibilità  per i maggiorenni di indicare la volontà  o meno di donare gli organi, ci sarà  un Pin che permetterà  l’accesso ai servizi online dedicati. Il piano per il rilascio sarà  graduale e le tappe saranno fissate da una commissione ad hoc.
Ideata nel 1997, ha registrato varie sperimentazioni
Dopo tanti stop and go sono state quindi messe a punto le procedure per l’implementazione definitiva di un’operazione che era stata ideata nel 1997, aveva registrato varie sperimentazioni e anche il rilascio di alcune carte d’identità  elettroniche.
Ma il progetto non è decollato e così si è pensato a un documento digitale unico, con l’incorporazione della tessera sanitaria. Poi, però, anche questo si è fermato e il Governo Renzi ha deciso di ripartire con una nuova Carta, stanziando nel dl Enti locali della scorsa estate anche delle specifiche risorse.

(da “il Corriere della Sera“)

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BESTEMMIA IN DIRETTA E BRINDISI IN ANTICIPO: CAPODANNO IN TV, CASO POLITICO ALLA RAI

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

SCUSE DELLA AZIENDA PER SMS BLASFEMO: SOSPESO ADDETTO AI CONTROLLI

Alla Rai il 2016 è arrivato prima.
Non solo il countdown è partito con quasi un minuto di anticipo. All’Anno che verrà , lo show evento di Rai1 trasmesso in diretta da Matera per Capodanno con Amadeus e Rocco Papaleo, è andata in onda in diretta – negli sms trasmessi in sovrimpressione – anche una bestemmia.
L’azienda parla di “errore umano” e si scusa con il pubblico.
“In merito al messaggio gravemente offensivo passato erroneamente in diretta durante la trasmissione ‘L’anno che verrà ‘ e sfuggito al filtro tra gli oltre 150 mila sms arrivati per celebrare l’arrivo del nuovo anno, la Rai – si legge in una nota di Viale Mazzini – porge le sue scuse a tutti i telespettatori. Il mancato controllo è frutto di un errore umano, il responsabile è stato immediatamente individuato e sospeso dall’azienda”.
L’errore sul conto alla rovescia non è sfuggito agli utenti dei social, che su Twitter si sono scatenati con messaggi ironici, ricordando una scena di un film di Fantozzi, del 1975, con un tragico ultimo dell’anno… #LAnnocheVerra #fantozzi.
Polemico il commento di   Michele Anzaldi, deputato Pd e segretario della commissione di Vigilanza che su Twitter chiede ai dirigenti di rendere conto della partenza anticipata del countdown
Allo spettacolo, tra l’altro, avrebbe dovuto partecipare anche Claudio Lippi che, colpito da un lieve malore nel pomeriggio, ha dato forfait all’ultimo momento.

(da “la Repubblica”)

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UN PENSIERO AGLI ULTIMI E A CHI NON CE LA FA : “LEGALITA’. ONESTA’. SOLIDARIETA'”

Gennaio 1st, 2016 Riccardo Fucile

LA ROTTURA NARRATIVA DI MATTARELLA: SOFFERENZA E PRINCIPIO DI REALTA’ NELL’ERA DELL’OTTIMISMO E DELLE SLIDE

La poltrona da cui Sergio Mattarella pronuncia il suo primo discorso di fine anno non è un “trono”, come la scrivania e il set solenne del suo predecessore.
Anzi, proprio la poltrona e l’informalità  del salotto (con tanto di presepe napoletano dietro) e con essi il tono poco solenne e umano rappresentano il simbolo di una rottura narrativa. Tutta politica.
Per Mattarella si è chiusa una fase della vita repubblicana segnata dall’eccezionalità  in cui anche il Quirinale ha esercitato un ruolo eccezionale, come luogo dell’iniziativa politica e talvolta baricentro decisionale al pari, se non di più, dei luoghi della sovranità  popolare.
Un ruolo che per molti è stato una supplenza necessaria ai tempi dello spread e del governo Berlusconi o dopo lo stallo del 2013, per altri una anomalia.
Ecco, il discorso di Mattarella sancisce, innanzitutto, il ritorno della presidenza della Repubblica nell’alveo della costituzione: un governo politico c’è, espressione di una chiara maggioranza parlamentare, e c’è un premier forte investito di una solida fiducia del parlamento, dunque il presidente della Repubblica può tornare a fare il presidente della Repubblica, come pensato nella costituzione formale e non dettato dalle esigenze di quella materiale.
Nessun passaggio del discorso di Mattarella suona come invasivo delle prerogative del Parlamento o del governo.
In fondo, anche la rimozione del tema delle riforme, tanto caro a Napolitano quando non si riuscivano a fare e ora vero mantra dell’era renziana, indica questa consapevolezza di confini.
Tuttavia le parole semplici, dirette, del capo dello Stato non suonano solo come una rottura narrativa rispetto al predecessore, ma anche come una rottura rispetto alla narrazione del premier.
E non solo perchè la sua poltrona appare lontana dagli effetti speciali e dalle slide di Renzi, e non solo perchè le sue parole evocano una antica sapienza di governo che nulla a che fare con l’ossessiva ricerca di un nemico o di un gufo, ma soprattutto perchè il messaggio del capo dello Stato appare come un richiamo al principio di realtà .
O forse sarebbe meglio dire: al pessimismo della realtà , fatta del dramma della disoccupazione, del senso di sfiducia, delle difficoltà  della vita di tutti i giorni, di famiglie in affanno. Insomma, la realtà  degli ultimi.
Sarebbe forse ingeneroso mettere a confronto su ogni tema – dall’economia al lavoro all’immigrazione – le parole di Mattarella e quelle di Renzi, perchè è chiaro che ogni capo del governo, fisiologicamente, deve anche essere attento al consenso e quindi è avvezzo a scivolare un po’ sul terreno della propaganda. Però, al netto della distinzione di ruoli e obiettivi, è difficile sfuggire a un’impressione.
È cioè che Mattarella abbia insistito proprio sul punto dove Renzi appare più fragile, ovvero sul terreno dei valori.
“Legalità “, “onestà “, “uguaglianza”, “solidarietà “, denuncia della “società  dello spreco e del consumo”, ecco: il discorso di Mattarella non è contro il governo ma è intriso di quell’anima sociale che chi guida il paese non solo non sembra avere, ma sembra rimuovere, quasi ossessionato da un’ansia di prestazione per cui le difficoltà  del paese, anche le più ataviche e incrostate, diventano tutte propri insuccessi.
E dice molto il richiamo di Mattarella alla Costituzione, che non è “solo un sistema di regole”, ma quello che la sinistra una volta chiamava il “programma fondamentale da attuare”.
Programma che, forse, e’ stato sin troppo rottamato negli ultimi venti anni su lavoro, pace, equilibrio tra i poteri dello Stato. Venti minuti la durata del discorso.
Il principio di realtà  non ha bisogno nè di tempi lunghi ne’ di effetti speciali.

(da “Huffingtonpost”)

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