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FAMILY DAY: LA CEI SPACCATA TRA DUE ANIME

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

DAL CENTRALISMO DECISIONISTA DI RUINI AL DECENTRAMENTO AUTONOMISTA DI FRANCESCO… SI FRONTEGGIANO LE VISIONI DI BAGNASCO E GALANTINO

Più che un “Family” a questo punto si annuncia un “D” DAY. Una conta e una resa dei conti. Tra la Chiesa e le sue diverse anime, all’interno. E tra i vescovi e l’universo arcobaleno, all’esterno. Passando dalla mediazione diplomatica e trasversale a una discussione dialettica e frontale, senza ombrelli e triangolazioni di sorta: “Il dialogo con le istituzioni è un compito vostro e non è facile”.
Già , non è facile. Con tre anni di ritardo sulla sterzata, e strigliata, di Bergoglio, del 23 maggio 2013, la CEI misura il guado e intraprende il pellegrinaggio più arduo della sua storia, mentre il Papa, nel discorso alla Rota Romana, interviene a dirimere qualsivoglia esitazione e a imprimere una ulteriore accelerazione: avanti tutta.
Il dado è tratto e non ci si può tirare indietro.
Dal centralismo decisionista di Ruini, autoritario eppure autorevole, al decentramento autonomista di Francesco, creativo però impulsivo, cercando nel frattempo di non perdere terreno, nell’interregno del tandem Bagnasco – Galantino.
Insomma scuola guida e prove tecniche di transizione, a bordo di una vettura dai comandi doppi e nella curva, sempre più stretta, del dibattito parlamentare sulle unioni civili.
Politicamente parlando si tratta di una duplice acrobazia. Confronto in piazza e piazze a confronto.
Un salto mortale che sabato 30 gennaio atterra senza rete nell’arena del Circo Massimo e corre seriamente il rischio di farsi male: come accadde lo scorso 20 giugno, quando il pittore spagnolo Kiko Argà¼ello, carismatico capo dei neocatecumenali, sanzionò pubblicamente il segretario dei vescovi, davanti a un esercito di centomila seguaci, armati di biberon e carrozzine, scatenando all’istante un consenso entusiastico e incassando all’indomani la censura ecclesiastica, con tanto di nota ufficiale. Mai udito prima sotto il cielo di Roma.
Niente a che vedere con il debutto del 2007, quando il copione era scritto in anticipo e il lieto fine compreso nel biglietto d’invito.
Questa volta il Consiglio Permanente della CEI, vale a dire lo stato maggiore, chiamato a imbastire una strategia, somiglia piuttosto a un direttivo del PD vecchia maniera, dove i verdetti restano appesi e aperti a sorprese, con ampio margine d’improvvisazione.
Per il diletto dei cronisti e nel dilemma dei protagonisti, che rispondono al nome di Angelo Bagnasco da Genova e Nunzio Galantino da Cerignola.
I francesi non esiterebbero a definirla “drà’le de cohabitation”, ossia una coabitazione un po’pazza: tra un presidente conservatore, che interpreta tuttavia il sentimento della base, formatasi nel verbo dei precedenti pontificati, e un segretario progressista, imposto dal Papa rivoluzionario e preposto a sovvertire i rapporti di forza, mediante una infornata di nuove nomine.
Bagnasco è un ammiraglio di lungo corso, campione di gerarchie liguri che hanno raggiunto il culmine dell’egemonia nell’era di Ratzinger.
Una classe dirigente che oggi rifiuta di ammainare bandiera e manifesta sorprendenti abilità  manovriere. Emulo del concittadino Andrea Doria nella capacità , e disinvoltura, di tessere nuove alleanze, volgendo in suo favore gli spifferi delle sacre stanze. Figuriamoci se si tratta di una ventata come quella del discorso alla Rota: “Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”.
Monsignor Galantino è invece un nostromo dai modi energici, saldamente insediato in plancia.
Padrone ormai assoluto della sala macchine, dall’ufficio centrale ai media ecclesiali, ma non ancora dell’equipaggio, arruolato nelle liste della vecchia gestione.
Ragion per cui, memore dei suoi studi antropologici, tende a modificare non solo il profilo ideologico, ma sociologico dell’episcopato, pescando tra i parroci di periferia e facendoli promuovere nelle sedi che contano.
Cresciuto sotto il segno dello scudo crociato, con ascendente falce e martello, da padre democristiano e nella contrada che dette i natali a Di Vittorio, il segretario CEI conduce tenace la marcia dei peones, da un capo all’altro della penisola, ridistribuendo zucchetti di eccellenza e zone d’influenza, con l’ingresso ai piani alti Corrado Lorefice e Matteo Zuppi, nuovi arcivescovi di Palermo e di Bologna, preti di strada e new entries del consiglio.
Per contro, e in risposta, l’aristocratico Bagnasco spariglia il tavolo, riscoprendosi democratico e appellandosi al laicato, dalla fanteria mobile del cammino neocatecumenale a quella immobile delle sentinelle della vita, che Galantino liquidò sbrigativo, con dalemiano sarcasmo. “ll dialogo con le istituzioni è un compito vostro!”.
L’Italia non sarà  una priorità  dei successori di Pietro, come in passato, ma rimane pur sempre un primato della Chiesa. Un ormeggio sicuro al quale un figlio di emigranti, navigatore degli oceani, non pensa di rinunciare, dopo il naufragio del referendum irlandese.
Mentre nel fronte laico e tra i suoi profeti si sta facendo strada un dubbio amletico: che Bergoglio in fondo non sia così liberal come vuol sembrare, persino a se stesso. Sociale e socialista, dove nessun pontefice si era spinto, questo sì. Ma meno aperturista e innovatore di come viene dipinto.
Che il Papa gesuita, venuto dai confini del mondo, non intenda cioè superare il confine della dottrina. Più simile a Peron che al Cardinale Martini. Pronto a disfarsi della mozzetta e a confondersi con il popolo.
Descamisado tra le gente, tirando sassi alle finestre del palazzo. Ma indisponibile a spogliarsi dell’habitus fidei e a pagare il prezzo, indispensabile, del compromesso, per rivestire i costumi del nostro tempo e celebrare il connubio con la modernità .

(da “Huffingtonpost”)

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“IO, MUSULMANO IN LOTTA PER I DIRITTI DEI GAY”

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

E’ ATTIVISTA DI AMNESTY: “ALLAH NON VUOLE DIFFERENZE”

In piazza, a Milano, c’era anche Wajahat Abbas Kazmi. 30 anni, sceneggiatore, attivista di Amnesty, da 10 vive a Bergamo, ma è cresciuto in Pakistan. Ed è musulmano. Suona strano? Non per lui, che ha lanciato una campagna mondiale per rompere pregiudizi e tabù sull’Islam e l’omosessualità , con un hasthtag su sfondo arcobaleno: “Allah loves equality”.
Allah ama l’uguaglianza. Ma le comunità  islamiche hanno aderito al Family Day.
«Dopo gli attentati di Parigi sono stato molto contento nel vedere i musulmani scendere in piazza al grido di “Not in my name”, per difendere l’Islam e contro il terrorismo. Ma subito ho realizzato che nessuno invece parla mai dei diritti Lgbt tra gli islamici. Ho pensato ai tanti amici, gay, lesbiche e transgender, che in Pakistan vivono di nascosto, come se non esistessero. Li ho contattati per la mia campagna, ma nessuno ha voluto metterci la faccia. Li capisco. Io vivo qui, loro lì e rischiano la vita. Così l’ho fatto io, a nome di tutti, al massimo verranno a uccidere me».
Ma lei è gay?  
«Preferirei non rispondere, e sa perchè? Perchè penso non si debba essere omosessuali per parlare a favore dei diritti dei gay. Basta essere umani. E senza le unioni civili l’Italia dimostrerebbe di non avere umanità , sarebbe come il Pakistan».
In Pakistan è prevista la pena di morte per i gay, come in altri otto Paesi islamici. Qui no.  
«E’ vero. La gente omosessuale in Pakistan vive nell’assoluta discriminazione ogni giorno, ma anche in Italia le discriminazioni si fanno sentire».
Ha ricevuto minacce?  
«Tante. Ma anche tanti incoraggiamenti da gay musulmani in giro per il mondo».
Come vive un gay in Pakistan?  
«Si costruisce una falsa identità . I gay si sposano con le donne per copertura, le lesbiche con gli uomini. Invece i transgender vivono proprio senza identità . Non hanno nemmeno i documenti, vengono picchiati, insultati nei posti pubblici. Noi li chiamiamo hijra. I genitori non li mandano a scuola e sia in India sia in Pakistan vengono usati per ballare nei matrimoni. Il motivo principale di quest’atteggiamento è che la popolazione musulmana pensa che le relazioni omosessuali siano vietate dalla religione».
In effetti la maggior parte delle interpretazioni delle sure e la sharia, la legge islamica, proibiscono i rapporti omosessuali, perchè li considerano atti contro Dio.  
«Dio è la luce del sole che illumina ugualmente uomini e donne. Siamo noi a creare le differenze. Nel Corano si parla di transgender o bisex? Non mi pare. Da secoli ognuno lo traduce adattandolo ai propri bisogni. Ma nel libro sacro c’è scritto chiaramente: “Nessun essere umano deve essere assoggettato da un altro essere umano”. Allah ama l’uguaglianza».
Ricorda una condanna a morte per omosessualità  in Pakistan?  
«In Pakistan no, ma sono certo che se vai da un imam e gli dici che sei gay, ti uccidono. Ricordo invece esecuzioni in Iran. Laggiù ti permettono di scegliere: di diventare una donna, se sei passivo, di sposarti, se invece sei attivo. Democratici, eh?».

Ilario Lombardo
(da “La Stampa”)

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SQUILLO QUINDICENNI IN VENDITA A 10 EURO SU FACEBOOK: SONO QUESTI I “VALORI” TRASMESSI DA CERTE FAMIGLIE?

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

CINQUE RAGAZZINE DI BRESCIA SI PROSTITUIVANO CON UOMINI CONTATTATI GRAZIE A PROFILI SOCIAL… VENGONO DA FAMIGLIE SENZA PROBLEMI ECONOMICI

La 15enne ha lasciato gli agenti della polizia di Brescia senza parole.
Non ha negato, anzi, ha confessato tutto in modo disinibito.
Come se fosse naturale: «Se magari volevo un paio di jeans nuovi mi proponevo al primo che mi metteva gli occhi addosso. Ero sempre pronta a un rapporto sessuale».
Dopo l’inchiesta che ha portato a smantellare un giro di prostituzione minorile maschile arrestando un untore sieropositivo che infettava le vittime con il virus Hiv per «vendicarsi» della malattia contratta, un nuovo caso di degrado giovanile scuote la provincia di Brescia. Protagoniste cinque ragazze tra i 15 e i 16 anni cresciute in contesti senza alcun problema economico.
Compagne di scuola, amiche di vita, baby squillo per pagarsi l’aperitivo o l’uscita del sabato sera.
Si vendevano a uomini di tutto il nord Italia per dieci, venti, trenta euro a seconda della prestazione sessuale richiesta.
Non solo: per incrementare il fatturato le ragazzine si prostituivano in cambio di ricariche telefoniche da cinque euro anche ai compagni di scuola, un istituto professionale della città , a tal punto che il preside era arrivato a far presidiare dai bidelli i bagni.
Tutto è partito da una madre che, insospettita dai rientri a notte fonda della figlia, in due casi accompagnata da un 70enne (che sembra uscirne pulito), si è informata sulle prestazioni scolastiche.
In aula la giovane ci andava pochissimo e la mamma, con sospetti sempre più forti, si è rivolta alla Polizia Provinciale di Brescia.
«Credo che mia figlia si prostituisca», il succo.
Gli agenti hanno ricostruito l’intera vicenda con non poche difficoltà : all’inizio le cinque baby squillo si servivano di un 30enne bresciano come intermediario, poi, avevano iniziato a gestire da sole il proprio giro.
Non usavano le normali chiamate del telefono ma contattavano i clienti con profili falsi creati ad hoc sui social network: il giro arrivava fino a Bergamo, Mantova, Torino e Milano, gli incontri si tenevano sopratutto nei parcheggi del centro commerciale Freccia Rossa di Brescia.
La giovane, figlia di genitori separati e sentita dagli agenti, ha confessato la sua attività  in modo disinibito e, nonostante le smentite delle altre ragazze coinvolte, l’attività  investigativa è proseguita e resta tuttora da chiarire se le giovani fossero coordinate da qualche figura adulta o, come sembra, tenessero il proprio giro di clientela in modo autonomo.
Il primo indagato è un 45enne di Brescia accusato di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile, sembra che aiutasse le ragazzine a adescare uomini adulti e più facoltosi: è stato l’unico cliente a contattare le baby squillo con il telefono.

(da “il Corriere della Sera”)

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C’ERA UNA VOLTA LA DESTRA LIBERALE

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

IL MONDO CAMMINA MA LA DESTRA ITALIANA NON SA CHE SCIMMIOTTARE IL PASSATO…LE SFIDE DEI NUOVI TEMPI NON SONO TERRENO DI REDUCI   SENZA AUDACIA

C’era una volta l’ambiziosa visione della “destra liberale”, quella travolta dallo “tsunami” del Pdl e dalle superficiali condotte di una “classe dirigente” incapace di conservarsi fedele ad una scelta che poteva essere davvero “epocale”.
Dopo la perdita di ogni riferimento “segno”, si ipotizza addirittura la rinascita della “fiamma”…
C’è poco da dire, purtroppo: tra FdI-AN, Azione Nazionale e la “nuova pseudo-creatura” rappresentata dall’annunciato, redivivo MSI, la destra “vetero-missina”, nazionalista e illiberale, è “nuovamente servita”.
Delusioni a frotte, soprattutto per il futuro del Paese che avrebbe bisogno di ben altro…
Il mondo “cammina”, infatti, va inesorabilmente avanti, in continua direzione verso il futuro.
Dovrebbe essere un dato pacifico “seguirlo” per esservi protagonisti, e invece…
In tanti, troppi, alla “nostalgia del futuro” contrappongono la reiterazione del passato, rifuggendo dal presente e “scappando via” dalle “sfide dei tempi”.
Imbelli. Senza audacia. Fuori dal loro tempo.
Troppo facile e fin troppo comodo “ripercorrere” la strada “dei padri”.
Lo fa solo chi non ha voglia di impegnarsi davvero perchè il futuro richiede impegno, studio, analisi, dialogo ed appassionata contrapposizione, di idee, di concetti e di azioni.
Saluto con tristezza “chi non ha voglia” o chi non è all’altezza della sfida.
Sorrido con folle ed appassionata tenerezza, invece, “ai visionari” irriducibili, ai romantici; a quelli che, a “stare fermi”, proprio non riescono. A quei “folli” come me. Meglio essere una “formichina” che prova a partecipare “al rivoluzionario moto” della storia che una “pietruzza” ferma nel “deserto”…

Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale

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OFFRE PANE AI POVERI, I VIGILI LO VOGLIONO MULTARE

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

IL CARTELLO DI AVVISO E’ STATO FATTO RIMUOVERE PER “OCCUPAZIONE ABUSIVA DEL SUOLO PUBBLICO”

Il sindaco di Torino gli aveva fatto i complimenti, con una lettera datata 10 dicembre che ora è incorniciata alle pareti del negozio: «Voglio manifestarle la mia gratitudine e la sensazione di vicinanza umana che il suo gesto mi ha provocato. Sapere che ci sono persone che pensano agli altri è un conforto e ci fa sentire a nostra volta più forti». Fassino non era stato il solo a complimentarsi con Vincenzo Patitucci, che ogni sera, da due mesi, lascia fuori dal proprio bar-panetteria un cesto pieno di pane per i poveri. Un quartiere intero aveva applaudito il proprietario di «Parlapà », all’angolo tra via Saluzzo e via Petrarca.
Venerdì mattina, però, la solidarietà  di Vincenzo, 27 anni, si è scontrata contro l’inflessibilità  di due agenti della Polizia municipale. Che, dopo aver visto sul marciapiede il cartello rivolto alle persone in difficoltà  («Lascerò tutte le sere del pane in un cesto per chi ha bisogno»), gli hanno intimato di rimuoverlo: «Sta occupando abusivamente il suolo pubblico. Tolga subito da lì il cartello o saremo costrette a multarla».
CARTELLI FUORILEGGE
Nel mirino delle due vigilesse non è finito solo quel cartello. Ce n’erano altri tre, coloratissimi, sui marciapiedi intorno a «Parlapà », con i quali Patitucci provava ad attirare i clienti con offerte speciali per pizze e cornetti.
Tutti fuorilegge, secondo le agenti, che hanno chiesto al titolare di appoggiarli alle vetrine. Cosa che Vincenzo ha fatto, risparmiandosi la sanzione: «In questa zona c’è poco movimento e portare avanti l’attività  si sta rivelando complicato – spiega il proprietario del bar, a San Salvario da 8 mesi – . Lasciavo i manifesti sul marciapiede perchè fossero più visibili: non sapevo fosse vietato».
Per lo stesso motivo, Patitucci aveva appoggiato il suo il messaggio rivolto ai poveri accanto all’ingresso del bar, il punto più visibile: «È inutile lasciare qui il pane se nessuno sa che lo faccio», raccontava al nostro giornale un mese e mezzo fa.
Il messaggio, evidentemente, non aveva i connotati della pubblicità . Nè, di conseguenza, poteva rappresentare una forma di concorrenza sleale.
Eppure è stato considerato dalle agenti alla stregua degli altri: «E allora l’ho tolto – dice Patitucci – . Cos’altro potevo fare?».
LA RABBIA
Dal comando centrale della Polizia Municipale si dicono all’oscuro della vicenda: «Cercheremo di capire che cosa sia successo». Parole che non attenuano l’amarezza del giovane barista: «Sono schifato. È incredibile che, di fronte ad un gesto simile, le forze dell’ordine ti mettano i bastoni tra le ruote».
Non tutte, per la verità . Una settimana fa, quando le vetrine delle Poste di fronte al bar sono state vandalizzate, alcuni poliziotti hanno fatto colazione da «Parlapà »: «Hanno visto il cartello e mi hanno fatto i complimenti», dice Patitucci.
Quelli di Fassino erano arrivati un mese prima, quando La Stampa aveva raccontato la storia di Vincenzo: «Nella foto pubblicata sul giornale si vedeva bene il punto in cui avevo lasciato il cartello – continua Patitucci – . Da allora, però, nessuno mi ha chiesto di rimuoverlo: non capisco il perchè dell’accanimento delle due vigilesse».
Con o senza cartello, comunque, Patitucci non smetterà  di lasciare fuori da «Parlapà » il pane invenduto.
Ciò che è successo non ha smorzato il suo desiderio di aiutare il prossimo: «Ogni sera, fuori dal negozio, ci saranno baguette, spaccatelle e rosette – assicura – . Fin quando me ne sarà  data la possibilità , darò una mano a chi ne ha bisogno».

Pier Francesco Caracciolo
(da “La Stampa”)

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LE MAIL SEGRETE CHE ACCUSANO I CINQUESTELLE: “C’E’ UN PATTO CON TRONCA E I PD”

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

LA “FARAONA” LOMBARDI NEL MIRINO: “HAI SIGLATO LA PAX ROMANA”

«Ragazzi, ci stiamo organizzando. Dateci ancora qualche giorno per favore. Il lavoro che avete fatto sarà  il punto di partenza di un percorso. Nel frattempo, se non lo aveste già  fatto, dobbiamo inquadrare quello che vorremmo nel Dup (documento unico di programmazione) preparato da Tronca. Soprattutto per il primo anno sarà  la gabbia entro cui dovremo muoverci, purtroppo».
Chi parla così, dando l’ordine che bisogna lavorare con Tronca, non contro, è Roberta Lombardi, di fatto la capa romana del Movimento cinque stelle, in una mail interna del gruppo ristretto di lavoro sull’urbanistica, probabilmente il dossier più importante della partita politica a Roma, anche nell’ottica delle ormai imminenti elezioni amministrative.
Il gruppo di lavoro comunica anche attraverso scambi di mail su Google groups, di cui abbiamo potuto prendere visione.
Vi partecipano i consiglieri Virginia Raggi e Marcello De Vito, l’ex consigliere Daniele Frongia, tre storici militanti romani, e uno studio di architettura, Chiossi, che dà  una mano al meet up.
Naturalmente, che la Lombardi inviti a lavorare con Tronca, e dunque a stabilire un dialogo nel quadro del lavoro del commissario prefettizio, ha scatenato una rivolta molto dura all’interno dello stesso gruppo.
Gli interlocutori sono rimasti basiti e si sono scatenati in accuse gravissime che stanno mettendo a soqquadro il già  fragile equilibrio di potere romano.
«Se le cose stanno come Roberta fa immaginare», ha attaccato Francesco Sanvitto, militante apprezzato da tutti a Roma, «significa che è partita una seconda pax romana dopo quella di Petroselli ed è un accordo trasversale tra i partiti per sottostare agli interessi degli imprenditori. Allora era una clausola non scritta, ma fermamente rispettata il 30% all’ opposizione ed il 70% a chi governa così erano tutti contenti».
E ancora: «Siamo diventati come il Pd o ci stiamo omologando con i lacchè delle istituzioni».
Oppure: «Pare che alcuni di noi con in testa dei “portavoce” stiano “concordando” con il commissario di Roma e immagino anche con altri gruppi politici cosa mettere dentro il Dup».
Andrea Tardito, sempre alla Lombardi: «Facciamo in modo che non si debba ammettere un giorno che Becchi aveva ragione a dire che siamo la vera stampella di Renzi. Se lo saremo di Tronca il passo sarà  molto breve».
Marcello De Vito, personaggio spinto dalla Lombardi, ha preferito tacere.
Molti militanti lo ritengono non abbastanza fermo con gli interessi dei costruttori. E anche nelle mail viene criticato: «Marcello posta le sue proteste per scelte puntuali di Tronca, ma questo non significa che si sia attuata una strategia per bloccare il documento programmatico del Pd che il commissario sta illegittimamente portando a conclusione e, se Roberta non mente, dovremmo inquadrare nel Dup i nostri desiderata… Da cosa deduce Roberta che ci sia permesso di “inquadrare” qualcosa al suo interno? Partecipare anche marginalmente a questa vergogna ha il significato del suo implicito avallo».
In ogni caso, candidato sindaco del M5S al Campidoglio questa volta non sarà  De Vito, salvo clamorosi colpi di scena, ma Virginia Raggi, prescelta da Milano e quindi sostenuta da Di Battista, che a Roma viene vissuto come molto vicino alle scelte della Casaleggio.
Il dato certo è che nella pancia del Movimento cominciano a essere convinti che si stia configurando una pax romana, un grande Patto di sistema sull’urbanistica tra il Movimento cinque stelle, il commissario di Roma Francesco Paolo Tronca, il Pd e gli interessi dei costruttori romani: il che spiegherebbe – retrospettivamente – la veemenza con cui il Movimento si unì alla campagna demolitoria di Ignazio Marino.
Critica alle grandi opere (dallo stadio al grattacielo del Torrino) e ai piani di zona, opposizione alle speculazioni dei palazzinari, no ai centri commerciali, alle cubature milionarie, rifiuto degli scempi ambientali e della commistione politica-affari…
Il M5S delle origini chiedeva questo, non di inquadrare le sue idee nel piano Tronca. La Lombardi ha promesso, elusiva: «Dobbiamo assolutamente e in settimana organizzare incontro con referenti tavoli di lavoro».
Ma la chiosa è stata vissuta malissimo: «Appena so qualcosa vi faccio sapere».
Una decisione calata dall’alto, e dalla faraona, su quel che resta della base.

Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa”)

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“IL M5S PAGA LA FIDANZATA DI DI MAIO”: L’ACCUSA DI SERENELLA FUCKSIA

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

“COME VENGONO USATI I SOLDI DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO?”

“Il nostro gruppo beneficia di enormi finanziamenti. Come vengono usati questi soldi? Sono stati stipulati contratti onerosissimi a beneficio dei soliti noti. Altro che moralizzazione. Sa, ad esempio, chi teneva i nostri corsi di comunicazione? La fidanzata di Di Maio”.
Serenella Fucksia, in un’intervista rilasciata a Il Giornale, attacca il Movimento 5 Stelle. Dopo la sua espulsione, l’ex grillina si toglie qualche sassolino dalla scarpa e lancia accuse nei confronti dei suoi ex compagni.
Al giornalista che le chiede se ha riportato la vicenda al leader Beppe Grillo, risponde: “Grillo ormai si è allontanato dal movimento. Chi comanda è la Casaleggio Associati Chi non si associa? Viene espulso”. “Oggi la delusione è totale per aver scoperto che M5S è un partito come gli altri. Anzi peggio”.
E perchè mai?
“Perchè ha illuso l’elettorato che lo ha votato in massa, nella certezza che avrebbe fatto una politica diversa”.
E invece?
“Invece è caduto negli stessi vizi della cosiddetta Prima Repubblica. Quella stessa partitocrazia che Grillo aveva promesso di spazzare via”.
Quindi, un grande bluff?
“Un autentico tradimento”

(da “Huffingtonpost”)

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NESSUNA SVOLTA, CROLLA LA PRODUZIONE INDUSTRIALE: MENO 8,7%

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

ITALIA ULTIMA NELL’EUROGRUPPO, 25° SU 28 IN EUROPA… E ARRANCA ANCHE NELLA MINI-RIPRESA DEL 2015

Crolla la produzione industriale dell’Italia in quattro anni: nel 2014 risulta di 8,7 punti percentuali più bassa rispetto al 2010.
La sua performance la colloca tra le peggiori dell’Eurogruppo (al quindicesimo posto), e nell’Europa a 28 (al venticinquesimo posto).
Dalle tabelle Eurostat, elaborate dall’Adnkronos, emerge che, rispetto all’anno di riferimento 2010, per 10 paesi della zona euro la produzione industriale ha registrano una riduzione, mentre per gli altri 8 c’è stato un miglioramento; la media Uem registra un aumento di 1 punto percentuale.
In Italia dopo un avvio positivo (nel 2011 la produzione ha registrato un incremento di 1,2 punti), è iniziata una discesa inarrestabile: -6,4 punti nel 2012, -3 punti nel 2013 e -0,5 punti nel 2014.
Il crollo maggiore si è registrano nel settore dell’energia, con una riduzione della produzione, dal 2010 al 2014, di ben 14,6 punti.
Nello stesso periodo la produzione industriale nel settore dei beni intermedi è diminuita di 9,9 punti, quella dei beni di consumo di 9,4 punti e quella dei beni strumentali di 6,7 punti.
Nell’euro zona l’unico settore in cui la produzione del 2014 è inferiore rispetto a quella del 2010 è l’energia (-10,4 punti); in leggero calo la produzione di beni intermedi (-0,3 punti). Mentre registra un leggero aumento il settore dei beni di consumo (+0,5 punti), e buoni risultati ottiene il settore dei beni strumentali (+8,5 punti).
Anche nel 2015, anno in cui si è intravista una timida ripresa, l’Italia ha fatto fatica ad agganciarla, come riportava qualche giorno fa la Stampa: “Il livello della produzione industriale italiana è ancora di oltre il 31% inferiore rispetto ai massimi pre-crisi e ha recuperato solo il 3% rispetto ai minimi toccati durante la recessione. La Francia ha recuperato l’8%, la Germania il 27,8%, la Gran Bretagna il 5,4% e la Spagna il 7,5%”.

(da “Huffingtonpost”)

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INTERVISTA A GRILLO: “FACCIO UN PASSO DI FIANCO E TORNO A FAR RIDERE”

Gennaio 24th, 2016 Riccardo Fucile

GRILLO TRA POLITICA E SPETTACOLO PREPARA IL RITORNO SULLE SCENE

Ormai ne è più che convinto: per sanare questo delirio di massa, l’unica cosa che resta da fare è una grande psicoterapia di gruppo. Ci scherza su, Beppe Grillo. Ma forse nemmeno tanto.
Insomma è sempre lui, l’attore in bilico tra satira e denuncia politica – perchè continua a ritenere importante «impedire che si facciano schifezze» –, il cabarettista che nel 1986, nel bel mezzo di un varietà  televisivo, tirò una bordata ai socialisti di Craxi che gli costò l’allontanamento dalla Rai per un paio di anni.
Da qualche tempo ha messo un po’ da parte la sua anima farsesca per concentrarsi di più sulla creatura battezzata Movimento 5 Stelle.
Ora però è venuto il momento di risolvere questo «caso clinico, disperato, tragicomico».
Nel modo che è più congeniale al genovese Beppe: uno spettacolo teatrale, Grillo vs Grillo (quattro date al Linear Ciak di Milano, con partenza il 2 febbraio, e poi repliche dal 16 al Brancaccio di Roma), per ristabilire alcune verità .
Considerazioni, scelte e ragionamenti che Grillo preferisce fare qui, in queste pagine, la sezione del giornale che lui sente più in sintonia con il suo profilo artistico.
Quindi torna sul palcoscenico per dire cosa?
«Guardate che io sono sempre quel comico che avete conosciuto negli anni, è il vostro punto di vista nei miei confronti che è cambiato. In realtà  le due personalità  di Grillo non ci sono, è la schizofrenia di milioni di persone che hanno identificato in me due ruoli, quello comico e quello politico».
Adesso come si rimedia?
«Con una terapia che faccio agli spettatori. Avevo anche ipotizzato di andare io da un analista, ma avrei dovuto pagare un estraneo. Invece ho pensato che era meglio far venire migliaia di estranei da me facendo pagare loro qualcosa. Mi è sembrata la soluzione più semplice».
E allora come si articolerà  lo spettacolo?
«Ci saranno dei robot in scena, degli oggetti su cui proietterò dei filmati, e inoltre ci sarà  il mio ologramma che finirà  per rappresentare quella schizofrenia di cui sono rimaste vittime le persone. E poi riproporrò le cose che facevo un tempo sul palco: suonerò la chitarra, come all’inizio della mia carriera, e ci saranno momenti di cabaret. In sostanza racconterò in breve la mia storia che poi mi ha condotto alle grandi svolte».
Lei se lo immaginava un Grillo così?
«In fondo io non volevo… Non avrei mai pensato di essere l’artefice di un movimento politico. Ma forse era destino. Probabilmente anche perchè non sono mai stato iscritto a nessuna associazione, nemmeno ai boyscout. Ho fatto il tornitore, il saldatore, il rappresentante di abbigliamento: tutti lavori finiti male. Probabilmente c’era un perchè. E durante lo spettacolo spiego proprio come mi sono trovato a fare certe scelte così importanti. È successo tutto quasi per caso: la gente usciva dai miei show distrutta, ma anche ringraziandomi per le cose che dicevo. Allora mi sono detto: perchè tutte queste esperienze non proviamo a raggrupparle? Ecco, il Movimento è nato più o meno così».
Non l’è mai venuto di pensare: «Ma chi me l’ha fatto fare»?
«Assolutamente no, sono molto orgoglioso di quello che ho fatto. Ripeto, il senso dello spettacolo è proprio questo: ripercorrere le tappe che mi hanno portato fino a qui. Ovviamente non mancheranno le mie “visioni” sul futuro e i mezzi per come raggiungerlo. Qui non funziona più nulla: il lavoro, il reddito, la finanza, l’energia… Siamo costretti ad immaginarci un altro mondo e nel corso della serata io proporrò delle idee. Ma attenzione: io non posso essere la visione del Movimento. Bisogna che persone per bene, che sono libere mentalmente, abbraccino e si rendano partecipi di un pensiero comune che potrebbe essere quello del Movimento 5 Stelle sull’energia o in generale su come vogliamo che sia la vita dei nostri figli, dei nostri nipoti. Se non hai questa visione, di questa politica rimane poca cosa».
Tornerebbe alla sua vita di prima?
«Ma quella c’è sempre stata. Solo che si è creata una confusione di ruoli. Io non sono il leader dei 5 Stelle, e non ci deve essere alcun leader. Le persone hanno identificato in me questa forma di partito-verticistico che di fatto non esiste. Ecco perchè ci sarà  sempre più una diffusione dei poteri all’interno del Movimento, lanciato sì grazie alla mia popolarità  e alla mia reputazione, ma io non sono a capo di niente. Perchè noi abbiamo scelto di applicare un modello auto-organizzante. E credo che in Europa sia la prima volta che succeda. Io voglio essere solo il garante di certe regole precise: questo è e questo sarà  il mio compito».
Però lei ha tolto il suo nome dal logo del Movimento…
«Non mi sto allontanando, diciamo che faccio un passo di fianco. Ma sono sereno perchè ho voglia di riconquistare la mia libertà ».
Di cosa?
«Di dire quello che voglio con la mia solita ironia. Mi sono sempre giocato la carriera per una parola. Sono stato fatto fuori dalla televisione proprio per questi motivi. Un comico è fatto così, si farebbe ammazzare per una battuta».
Riprende allora a fare il comico a tempo pieno?
«Ma la mia vita non l’ho mica gettata tutta in politica. Anche perchè non sono capace di fare interviste come si conviene ad un leader. La mia natura è un’altra, pure quando parlo di cose delicate mi piace descriverle con un po’ di ironia. E invece a volte ho dovuto fingere di essere serio mentre dentro ribollivo».
Sta dicendo che non poteva dare sfogo al suo vero carattere?
«Esatto. Perchè c’era il rischio di perdere due punti di percentuale per una freddura sui vegetariani. Ma che significa tutto questo?».
Se le offrissero un programma in tv, accetterebbe di riaffacciarsi dal piccolo schermo?
«Non saprei, la televisione non è più il mio media. Perchè io posso dire anche cose meravigliose, ma se la regia mi inquadra una caviglia mentre sto parlando, o mi inquadra la mano, o punta la telecamera su un’altra persona in studio che fa una smorfia, la gente che guarda da casa finisce per impastare un po’ tutto e non capisce nulla. In tv ci vado solo se mi garantiscono una conversazione, non una discussione con immagini che spiazzano».
Dopo tanti anni di esperienza sul campo, secondo lei oggi qual è la missione della politica?
«Impedire che si facciano schifezze piuttosto che fare cose meravigliose. La verità  è che la politica bisognerebbe analizzarla come una malattia mentale perchè si basa sul niente. Anche i voti ai candidati si fondano sulla popolarità , sulla gestualità , sulla simpatia. È una rappresentazione del nulla. Il nulla che riempie il vuoto».
Rispetto al suo teatro degli esordi, che tipo di responsabilità  sente di avere attualmente nei confronti del pubblico?
«Sorprenderlo. Quando facevo spettacoli anni fa la gente che mi veniva a sentire aveva poca informazione e la Rete non era così frequentata. Oggi la situazione è completamente diversa. Se prendo un filmato dal Web, devo fornire agli spettatori una prospettiva che non hanno ancora considerato. Devo anticipare, questa è la mia responsabilità . Prima non c’era questo problema perchè poche persone navigavano in Internet e rimanevano sconvolte nel vedere un video della metropolitana in Cina che si muoveva sospesa in aria; oppure quando gli facevo vedere la macchina a idrogeno; o anche la stampante in 3D. Tutte cose che oggi non impressionano più nessuno».
Che tipo di platea si aspetta al suo nuovo spettacolo?
«Spero che in sala non ci siano solo i grillini. Vorrei che a teatro venissero le persone a cui sono salito sulle scatole perchè mi sono messo a fare politica. Poi giudichino loro se è uno spettacolo divertente, leggero, stupido, pesante. Il mio scopo è di far passare due ore agli spettatori a prescindere dall’appartenenza politica».
Ma lo show prevede che, tra il Grillo comico e il Grillo politico, alla fine uno dei due avrà  la meglio sull’altro: e se dovesse spuntarla il primo?
«Non succederà  perchè tra i due non c’è mai stata battaglia. Io sono solo una specie di traduttore di deliri. E per me il delirio è una buona cosa».

Pasquale Elia
(da “il Corriere della Sera”)

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