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SALVINI E’ NERVOSO, SENTE INTORNO IL TINTINNIO DI MANETTE: MA A ROMA HA PAURA DI PRESENTARSI DA SOLO PERCHE’ NON CONTA UNA MAZZA

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

LA SOLITA SCENEGGIATA: UN GIORNO CON BERTOLASO, IL GIORNO DOPO CONTRO… GIOCA ALLO SFASCIO PER FAR DIMENTICARE CHE I SUOI UOMINI SONO TRAVOLTI DAGLI SCANDALI

Ecco la scena madre.
Silvio Berlusconi, infastidito, arrabbiato è a telefono con Salvini: “Matteo, adesso basta, anche tu avevi dato il via libera a Guido Bertolaso, non possiamo rimettere tutto in discussione. Io ho già  scritto un comunicato per dire che il nostro candidato è e resta Bertolaso”.
Salvini è su di giri dalla mattina presto. Il leader della Lega ha appena provato a riaprire la partita sulla Capitale, con l’obiettivo di far saltare Bertolaso e tornare all’ipotesi Marchini. Riavvolgendo la pellicola del film, che a palazzo Grazioli pare Salvini contro tutti, si vede il leader della Lega che, in conferenza stampa al Senato, scandisce: “Non è chiusa. Ascolteremo i cittadini e in base a quello decideremo. A pacchetto chiuso non compro nulla. Bertolaso è il candidato che gli alleati hanno proposto e a cui abbiamo detto sì, ma ascolteremo i cittadini prima di confermare il nostro candidato”.
Pochi minuti dopo, il centralino di Grazioli diventa rovente, con Giorgia Meloni che si dice “allibita”. Il vertice, previsto per pranzo, salta, perchè anche il Cavaliere si dice “allibito”: “Ogni volta che ci vediamo si decide una cosa, poi quello esce e dice l’opposto”.
È il secondo vertice di fila che salta dopo un’intemerata di Salvini, segno che la strategia è consapevole: far saltare Bertolaso. Tra l’endorsement all’ex capo della protezione civile che lo stesso leader della Lega ha messo nero su bianco qualche giorno fa in una lettera firmata assieme a Berlusconi e Meloni e la giravolta a U, c’è di mezzo la puntata di Di Martedì, dove Bertolaso, intervistato da Giovanni Floris, ha parlato di rom come di una categoria vessata e non ha nascosto la sua stima verso Giachetti.
È il casus, che Salvini cercava per rimettere in discussione una candidatura che non gli ha mai scaldato il cuore: “Ora basta — sbotta Gasparri mentre solca i corridoi di palazzo Madama – A fare le piazzate so’ boni tutti, ma qua ci vuole freddezza. I consigli ai candidati si danno in privato, con freddezza, non è che uno apre la bocca e dà  fiato. Ma che maturità  è questa, questi so’ ragazzi. Da oggi la smettiamo pure coi vertici, Berlusconi è troppo generoso, facciamo dei tavoli con noi, non con Silvio”. Anche Giorgia Meloni in questi giorni ha sentito Bertolaso, per qualche consiglio”.
Per spiegare la mossa di oggi, quelli attorno a Salvini raccontano di aver ricevuto una valanga di mail di insulti dopo l’uscita di Bertolaso sui rom.
Rivolta della base, perchè il leader della Lega aveva promesso novità  dirompenti su Roma, quando flirtava e andava in piazza con Casa Pound e poi ha dato il via libera all’ex sottosegretario Berlusconi con pesanti processi a carico
La verità  è che Salvini è nervoso, complice lo scandalo Lombardo, lui che scalò la Lega, con Maroni al fianco, e le “scope” in mano per ripulirla dell’opacità  bossiana.
Sente il tintinnio di manette, sotto processo per peculato il suo vicesegretario Rixi, la giunta Lombarda che trema, la questione morale che tavolge la “sua” Lega.
Qualche giorno fa il leader della Lega ha attaccato la magistratura (“è una schifezza”), oggi, di buon ora si è scagliato su facebook contro la trasmissione di Rai 3 Linea Notte, dove erano presenti tre giornalisti a parlare dei fatti del giorno.
Poi un’altra trovata, annunciata nel corso della conferenza stampa in Senato: “Il 25 aprile faremo in piazza una manifestazione per la liberazione da Renzi”. Nel centrodestra non si può dire che si sia levato un coro di adesioni.
Di qui al 25 aprile c’è Roma, perchè a questo punto il gioco si è incartato: “Avanti su Bertolaso — sussurra un big leghista — è difficile andare. Indietro è difficile tornare”. L’idea di andare da soli è stata anche presa in considerazione, ma anche per ora abbandonata, perchè farebbe vedere la cosa che più innervosisce Salvini. E cioè che a Roma, sta almeno dieci punti sotto il partito della Meloni.
E per interpretare la trama del Salvini contro tutti bisogna sempre tenere presenti due elementi, che ai suoi ha confidato più volte.
Primo che di Roma non gli importa nulla. Secondo che, in chiave nazionale, il problema è rosicchiare consenso per la Lega a scapito degli alleati.

(da “Huffingtonpost“)

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IL RIMORSO DEL M5S: “LA COMUNITA’ LGBT NON CI PERDONERA’ MAI QUESTA MOSSA, ABBIAMO FATTO UN CASINO”

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

LE ASSOCIAZIONI: “GIUDA, TRADITORI, VI SCORDATE IL NOSTRO VOTO”..   E RENZI PASSA ALL’INCASSO

Il giorno dopo è quello del rimorso.
Dopo il no al canguro, l’emendamento Marcucci che avrebbe portato la legge sulle unioni civili lontano dalle sabbie mobili di voti segreti ed emendamenti trappola, nel M5S si respira amarezza.
Facce tirate, sorrisi a mezza bocca, sussurri impercettibili per ammettere che «loro», quelli delle associazioni Lgbt, questa non gliela perdoneranno mai.
E «loro» si sono materializzati di buon mattino nella sala Italia del Senato. Quando Alberto Airola e Paola Taverna sono usciti dalla buvette gli si sono fatti incontro per chiedere spiegazioni.
Ne è nato un duro confronto, con i membri delle associazioni gay che accusavano i Cinquestelle di aver «svenduto i diritti per un cavillo», e i due senatori lì a difendere la decisione presa.
Con uno di loro, di nome Valerio, Airola si sarebbe anche scusato.
«Capisco che dicendo no al canguro vi sentiate traditi e me ne scuso», avrebbe detto al culmine di una giornata da parafulmine.
D’altra parte, ragionano ai piani alti del Movimento, era stato lui a esporsi troppo, a promettere un appoggio quasi incondizionato che il M5S non è e non è mai stato in grado di offrire.
Ma gli attacchi più feroci sono arrivati dalla base.
Ieri su Twitter i follower del senatore torinese hanno preso d’assalto il suo profilo. «Giocate sulla pelle delle persone. A voi la coerenza e a noi lo status di cittadini di serie B», dice il messaggio più gentile.
«Del Pd non mi frega nulla, io mi fidavo di te, giuda», gli rinfaccia qualcuno, mentre qualcun altro gli fa notare che «chi vi contesta qui con rabbia non lo fa perchè votava Pd. Non avete perso il voto Pd ma quello Lgbt per sempre».
Ma ieri era il giorno del rimorso, si diceva. Soprattutto per i parlamentari. Il fronte del sì alle unioni civili comprensive di stepchild adoption nel M5S resta coeso e si misura col paradosso di aver detto no all’emendamento che avrebbe permesso di cogliere l’obiettivo.
Sul fuoco che arde silenzioso in quel fronte ha provato a soffiare Federico Pizzarotti.
Il sindaco di Parma, da sempre anima eretica nel Movimento, ieri ha attaccato la decisione dei suoi: «Ddl Cirinnà , un’occasione persa. “A che serve avere le mani pulite se poi si tengono in tasca”. Don Milani, frase che si adatta spesso bene».
Una considerazione che, al netto della risposta immediata dei fedelissimi alla linea oltranzista, ha provocato più di una crepa nel convincimento dei Cinquestelle di stanza a palazzo Madama tanto che una senatrice M5S a fine giornata ammette: «Forse ha ragione Pizzarotti: abbiamo fatto un casino».

Francesco Maesano
(da “La Stampa”)

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LA CIRINNA’ METTE ALL’ANGOLO IL MALCAPITATO CINQUESTELLE: “HO SMS E MAIL DI ACCORDI CON VOI”

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

KO TECNICO DELLA CIRINNA’ SUL VICECAPOGRUPPO M5S MARTELLI A OMNIBUS SU LA7

Gazzarra infuocata tra la senatrice Pd Monica Cirinnà  e il vicecapogruppo del M5S al Senato, Carlo Martelli, durante Omnibus, su La7.
Il tema del dibattito è la legge sulle unioni civili: a riguardo, la senatrice dem ribadisce la sua delusione per il M5S e gli accordi con alcuni esponenti del movimento, come Airola: “Ho ancora sms sul mio cellulare, mail e accordi limpidi fatti in Commissione, dove noi abbiamo votato con Sel e M5S quel testo. Siamo andati avanti per due anni su quell’accordo, che è saltato all’ultimo minuto su uno strumento regolamentare come il canguro. Quest’ultimo poteva essere accantonato in questo caso, perchè portava con sè un dato valoriale importante: salvare la legge dal Vietnam degli emendamenti pessimi, minatori e sovversivi dei colleghi che non vogliono la legge stessa”.
Martelli esprime critiche severe sugli accordi tra la senatrice Cirinnà  e i suoi colleghi del M5S: “Se è vero, è gravissimo che qualcuno nel nostro gruppo abbia promesso, garantito o preso accordi, perchè è il gruppo che decide. E’ stato Airola? Io della stampa mi fido poco”.
La discussione si inasprisce sul rinvio del ddl Cirinnà  ed esplode quando si discute sulle contestazioni di alcuni attivisti Lgbt a Taverna e Airola nel Transatlantico.
“C’erano bandiere dei giovani democratici” — osserva Martelli — “Mi chiedo quanto fosse vera questa contestazione”.
“Veramente le bandiere in Transatlantico non sono ammesse”, ribatte Cirinnà .
Il parlamentare M5S obietta: “In ogni caso, quei contestatori non sono un campione rappresentativo degli italiani. Ogni cittadino non può pensare che un portavoce, come me, debba fare quello che vuole lui. Il portavoce è quello che raccoglie la volontà  di tutti. E noi abbiamo raccolto la volontà  di tutti con una votazione online, che però io, essendo matematico, contesto. Ma è stata fatta”. E ammonisce Cirinnà : “Dite che sono mancati i nostri voti, ma voi avete contato male”.
“Abbiamo contato i voti della Commissione” — replica la senatrice Pd — “e voi avete votato in Commissione con Buccarella, Giarrusso, Cappelletti”.
“Tre persone in commissione non rappresentano il M5S” — cambia versione Martelli — “Se hanno fatto questo hanno sbagliato, perchè sono comunque dei portavoce che hanno agito in totale buona fede, ma dovevano confrontarsi col gruppo e coi cittadini. La semantica è importante”.
“Martelli, lascia perdere la semantica e i numeri” — insorge Cirinnà  — “il Parlamento è il Parlamento. Se un gruppo vota in Commissione, poi secondo te non vota in Aula? Buccarella è stato il vostro capogruppo e ha votato il testo in Commissione”.
“Ora il capogruppo si chiama Nunzia Catalfo”, risponde Martelli, guadagnando una risata sconsolata della senatrice dem.
Lo scontro continua ancora per vari minuti sul voto segreto e Cirinnà  sbotta: “Martelli, studiati il regolamento e leggiti gli emendamenti, ti prego. Tu sei fuori. Io del M5S non mi fido assolutamente più”

(da “il Fatto Quotidiano“)

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“TI STRAPPO IL CUORE”: IL SINDACO CINQUESTELLE INSULTA E MINACCIA IN AULA UN CITTADINO DI BAGHERIA

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

DOPO LA CASA ABUSIVA UN’ALTRA TEGOLA PER IL PRIMO CITTADINO CHE SI BECCA UNA DENUNCIA

Il sindaco di Bagheria aggiunge un’altra grana a quella della casa abusiva di cui attende ancora la sanatoria che lo aveva visto finire nell’occhio del ciclone nelle scorse settimane.
Nello scorso novembre un ex dipendente interinale del Coinres, Carmelo Di Salvo, ha protestato in modo plateale nell’aula del Consiglio comunale, esponendo striscioni di protesta nei confronti di Cinque che recitavano frasi come “Sindaco Cinque mi hai tolto 55 anni di dignità ” e “Patrizio Cinque il sindaco del clientelismo”.
Il sindaco però non l’ha presa bene, e si è rivolto a Di Salvo apostrofandolo pesantemente, urlandogli contro frasi minacciose come “Ti strappo il cuore”.
Di Salvo, che aveva perso il lavoro e cercava di mettersi in contatto da giorni con Cinque per chiedergli un sostegno, ha deciso di denunciarlo: secondo quanto riportato nell’esposto alla polizia, il sindaco avrebbe aggiunto altre frasi ingiuriose come “Figlio di p… ti levo i cogl… e te li metto in bocca”.
Nei giorni scorsi Cinque era stato protagonista di una riunione della commissione Ambiente all’Ars finita anch’essa tra urla e insulti.
Non il miglior modo di rapportarsi con i cittadini.

(da agenzie)

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“IL PAPA NON SI IMMISCHIA NELLA POLITICA ITALIANA”: POI MOLLA DUE SBERLE ALLA MACCHIETTA RAZZISTA TRUMP

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

“CHI PENSA A ERIGERE MURI NON E’ CRISTIANO”

“Unioni civili? Non mi immischio. Il Papa è per tutti. Il dialogo con la politica tocca alla Cei“.
Bergoglio non si è sottratto a nessuna delle domande dei 76 giornalisti accreditati sul volo che lo ha riportato dal Messico a Roma.
Un’ora di conferenza stampa partendo dal dibattito che da settimane anima il Parlamento italiano. Ma durante il colloquio coi cronisti il Papa non si è limitato al dibattito interno al Parlamento italiano.
Ha parlato anche delle primarie Usa, bocciando esplicitamente Donald Trump.
Poi si è detto contrario all’aborto, ma non alla contraccezione per evitare i danni del virus Zika.
Infine è tornato sul tema degli abusi sessuali, dicendo che “i vescovi” che coprono “i preti pedofili è meglio che si dimettano” e ha espresso il desiderio di una visita pastorale in Cina.
Unioni civili
Francesco ha subito precisato che tocca alla Cei il confronto sul ddl Cirinnà  che vuole regolarizzare le unioni civili e anche l’istituto delle adozioni all’interno della coppia. “Io non so — ha affermato Bergoglio — come stanno le cose nel Parlamento italiano. Il Papa non si immischia nella politica italiana. Nella prima riunione che ho avuto con i vescovi italiani, nel maggio del 2013, una delle tre cose che ho detto è stata: ‘Con il governo italiano arrangiatevi voi’ perchè il Papa è per tutti e non può mettersi in politica concreta, interna di un Paese. Questo non è il ruolo del Papa e quello che penso io è quello che pensa la Chiesa perchè questo non è il primo Paese che fa questa esperienza, ce ne sono tanti”.
Bergoglio ha anche chiarito che “un parlamentare cattolico deve votare secondo la propria coscienza ben formata. Ricordo quando è stato votato il matrimonio delle persone dello stesso sesso a Buenos Aires c’era una lite e, poichè avevano pareggiato i voti, alla fine uno ha consigliato all’altro: ‘Ma tu vedi chiaro? Neppure io, ma se ce ne andiamo non diamo il quorum’. E l’altro ha detto: ‘Se abbiamo il quorum, diamo il voto a Kirchner’. E l’altro: ‘Preferisco darlo a Kirchner e non a Bergoglio’.
Questa — ha sottolineato Francesco — non   è coscienza ben formata”.
Trump
Risposta diretta anche alle critiche che gli ha riservato Donald Trump accusandolo di “fare politica”. “Grazie a Dio — ha affermato Bergoglio — ha detto che sono politico perchè Aristotele definisce la persona umana come animale politicus, almeno sono persona umana. E che sono una pedina? Forse, non so, lo lascio al giudizio della gente. E poi una persona che pensa soltanto a fare muri, sia dove sia, e non fare ponti, non è cristiano. Questo non è dal Vangelo. Poi votare o non votare, non mi immischio, soltanto dico questo uomo non è cristiano”.
Aborto e contraccezione
Francesco, che durante il Giubileo della misericordia ha dato a tutti i preti la facoltà  di assolvere il peccato di procurato aborto, ha fatto una condanna durissima: “L’aborto non è un male minore, è un crimine, è fare fuori. È quello che fa la mafia, è un crimine, è un male assoluto. Sul male minore, cioè evitare la gravidanza, parliamo in termini di conflitti tra il quinto e il sesto comandamento. Il grande Paolo VI, in una situazione difficile in Africa, ha permesso alle suore di usare gli anticoncezionali per i casi di violenza. Non si deve confondere il male di evitare la gravidanza con l’aborto”. Per Bergoglio “l’aborto non è un problema teologico, ma un problema umano. È un problema medico: si uccide una persona per salvarne un’altra nel migliore dei casi. È contro il giuramento ippocratico che tutti i medici devono fare. È un male in se stesso, ma non è un male religioso, no è umano. Invece evitare la gravidanza non è un male assoluto in certi casi”.
Quindi, ha detto, “evitare la gravidanza non è un male assoluto — ha aggiunto -. In certi casi, come questo del virus Zika, o come quello che ho nominato, il beato Paolo VI, era chiaro”. Il Papa ha anche esortato “i medici a fare tutto per trovare i vaccini contro queste due zanzare che portano questo male. A questo si deve lavorare”
Divorziati risposati
Il Papa ha annunciato che prima di Pasqua uscirà  il documento con le sue decisioni dopo i due Sinodi dei vescovi sulla famiglia che si sono tenuti in Vaticano nel 2014 e nel 2015. Bergoglio ha sottolineato che i cosiddetti “matrimoni riparatori tante volte sono nulli”.
A Buenos Aires “come vescovo ho proibito ai sacerdoti di fare questo. Che nasca il bambino e che rimangano fidanzati. Quando si sentono di sposarsi per tutta la vita che vadano avanti”.
E sull’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, incontrati dal Papa anche in Messico, Francesco ha precisato che “integrare nella Chiesa queste famiglie non significa fare la comunione perchè ciò sarebbe una ferita anche per i matrimoni”.
Pedofilia
Francesco è tornato anche sul tema degli abusi sessuali del clero sottolineando che “i vescovi che spostano i preti pedofili è meglio che si dimettano”.
E sul caso del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollando, colpevole di numerosi abusi sessuali, Bergoglio ha voluto rendere omaggio al “coraggio del cardinale Ratzinger“, suscitando l’applauso dei giornalisti, che ha lottato tanto contro la pedofilia.
“Se vi ricordate, — ha affermato Francesco — dieci giorni prima della morte di san Giovanni Paolo II, nella via crucis del Venerdì Santo, Ratzinger ha detto a tutta la Chiesa che doveva pulire la sua sporcizia. E nella messa di inizio del conclave, anche se sapeva che era un candidato perchè non è stupido, non gli importava di recuperare posizioni e ha detto la stessa cosa. In altre parole è stato il coraggioso che ha aiutato tanti per aprire questa porta”.
Ucraina
Francesco ha ancora nel cuore lo storico abbraccio con il Patriarca di Mosca Kirill avvenuto a Cuba prima dell’inizio del suo viaggio in Messico. “Mi piacerebbe andare al Concilio panortodosso a Creta per un saluto. Sono fratelli, ma devo rispettare. So che loro vogliono invitare osservatori cattolici e questo è un bel ponte, ma dietro gli osservatori cattolici ci sarò io pregando e con i migliori auguri che gli ortodossi vadano avanti perchè sono fratelli e i loro vescovi sono vescovi come noi”.
E sulle critiche dei cattolici ucraini che accusano il Papa di appoggiare l’aggressore russo, Bergoglio ribatte: “Per capire una notizia, una dichiarazione, bisogna cercare l’ermeneutica di tutto. Nella dichiarazione congiunta firmata con Kirill si dice che si deve fermare la guerra, che si devono fare accordi. Anche io personalmente ho detto che gli accordi di Minsk vadano avanti e non si cancellino. La Chiesa di Roma e il Papa hanno sempre detto cercate la pace ricevendo entrambi i presidenti”.
Infine, Bergoglio ha guardato a Pechino : “mi piacerebbe tanto andare in Cina“, ha detto — e ha espresso il desiderio di aprire il dialogo con i musulmani. “Mi piacerebbe incontrare l’imam del Cairo. Stiamo cercando il modo”.
Sul mancato incontro in Messico con i familiari dei 43 desaparecidos il Papa ha risposto che “è stato praticamente impossibile”.
Poi ha confidato di aver fatto un’eccezione accettando il “Premio Carlo Magno” per “offrirlo per l’Europa che non sia nonna, ma mamma. Oggi dove c’è uno Schumann, un Adenauer, uno di questi grandi padri che nel dopoguerra hanno fondato l’Unione Europea? Mi piace questa idea della rifondazione dell’Unione Europea, magari si potesse fare”.
E poi una confessione: “Alla Madonna di Guadalupe ho chiesto che i preti siano veri preti, le suore vere suore, e i vescovi veri vescovi”.

(da agenzie)

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INTERVISTA A FLAVIA PERINA: “SALVINI E MELONI SENZA CORAGGIO, NE ESCONO RIDIMENSIONATI”

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

“SONO SEMPRE IN TV A DIRE COSA FARE, MA NEL MOMENTO DI METTERCI LA FACCIA SI SONO TIRATI INDIETRO, A MILANO COME A ROMA”… “POTRANNO DIRE CHE HA PERSO BERLUSCONI, NON NOI”

Perina, ex direttrice del Secolo e fine conoscitrice dell’universo destrorso, boccia il processo che ha portato il centrodestra alla candidatura di Guido Bertolaso a sindaco di Roma.
«Si è scelto – spiega – un profilo neutro, per niente diverso da Marchini o Giachetti». Così, sottolinea, che non c’è da stupirsi per l’endorsement di Gianfranco Fini a Storace: «Francesco è l’unico candidato realmente identitario per l’elettorato di destra».
Perina, come giudica la candidatura di Bertolaso?
«Nel momento in cui nè Salvini nè la Meloni, che si erano intestati la partita, sono riusciti a tirare fuori un nome condiviso, Berlusconi si è trovato di fronte a una scelta obbligata».
Delusa dai leader di Lega e FdI?
«Le loro ambizioni di leadership ne escono fortemente ridimensionate. Sono sempre in tv a proporre soluzioni nette per ogni tipo di problema. Ma nel momento in cui dovevano mostrare coraggio con una scelta concreta si sono tirati indietro».
Cosa avrebbero dovuto fare?
«Candidarsi, a Milano e Roma. E non regge l’alibi del “non posso, sono un leader nazionale”. Lo era anche Fini nel ’93».
I leader hanno rifiutato Marchini perchè temevano una sua scalata nazionale?
«Mi rifiuto di crederlo. Non siamo più a vent’anni fa, quando davvero c’erano solo macerie. Oggi in quell’area ci sono partiti strutturati, se non sono in grando di tenere testa a un costruttore romano col pallino della politica c’è da preoccuparsi».
Partiti strutturati, ma costretti a schierare «civici».
«È vero, hanno statuti e congressi ma non sono in grado di proporre alcuna linea che non sia la salvaguardia della propria classe dirigente. A Roma, come a Milano e Napoli, mirano a conquistare 3 o 4 consiglieri senza aspirare a rappresentare un’alternativa di governo nè una forte opposizione. Quel ruolo lo lasciano ai Cinquestelle».
Bertolaso non ha speranze?
«Lo dicono i fatti. A partire dalle ingenuità  di questi giorni. Dichiararsi ex democristiano non è utile a conquistare i voti del bacino a cui dovrebbe guardare. Per fare valutazioni, però, bisogna aspettare il candidato del M5S. Se mettono in campo un Di Battista, è inutile sognare il ballottaggio, si prenderebbe i voti di destra già  al primo turno».
A proposito di destra, l’ha sorpresa l’endorsement di Gianfranco Fini per Storace?
«No, perchè in un contesto così nebuloso quella di Storace è certamente la candidatura più identitaria. Una destra che non sa più dove sbattere la testa finirà  per votare per Francesco».
Il 1993 è lontano?
«Oggi è l’esatto contrario, la nemesi. I leader sono scappati dalla prima linea. Ha prevalsto l'”istinto Titanic”. Così dopo le elezioni potranno dire: “Ha perso Berlusconi, non noi”».
Cosa farà  l’elettorato moderato?
«A Roma l’elettorato di centrodestra non è propriamente moderato, ma è difficile capire cosa accadrà , perchè sono mancate le scelte dei leader, nessuno ha indicato un modello. Si sono preferiti candidati intercambiabili. Che differenza c’è tra Marchini e Bertolaso? O anche Giachetti? Tutti si autodefiniscono uomini del fare e scelgono le stesse priorità : strade pulite, traffico, cose che i romani sentono dire da trent’anni…».

Carlantonio Solimene
(da “il Tempo”)

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ROMA, NON BASTA LA PROTEZIONE CIVILE, PER IL CENTRODESTRA CI VUOLE UNO PSICHIATRA: SALVINI FRENA SU BERTOLASO, IRA DELLA MELONI CHE NON VA AL VERTICE

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

SE BERTOLASO NON USA LA RUSPA SALVINI VA IN CRISI DI ASTINENZA… LA MELONI AVEVA APPENA FATTO UN SELFIE CON LUI, GLIELO HA ROVINATO

E’ guerra tra alleati a Roma sul nome di Guido Bertolaso annunciato nei giorni scorsi. Matteo Salvini frena, la Meloni non ci sta e fa saltare l’annunciato vertice a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi e con il leader del Carroccio.
La destra si spacca, con Storace che attacca Bertolaso.
Guido Bertolaso è un candidato “proposto dagli alleati” e con le sue dichiarazioni sui rom (“categoria vessata”, ascolta l’audio), su Francesco Rutelli e sul Pd, la “sua partenza non è stata il massimo per la Lega”, ha spiegato il segretario Matteo Salvini che, rispondendo a chi gli chiede se il Carroccio è pronto a sfilarsi, risponde: “A pacchetto chiuso non compro nulla. Quello che dirà  la gente di Roma” in questi giorni “inciderà  sulla mia decisione finale”.
La partita è aperta, quindi? “Tutte le partite sono sempre aperte”, ha sottolineato manifestando poi altre perplessità  sul nome dell’ex capo della Protezione civile: “Su Roma, una città  bella e complicata, Bertolaso può essere la persona più capace ed efficiente del mondo e lo ha dimostrato andando in campagna elettorale con i processi in corso, con una certa magistratura non mi sembra la cosa più brillante e facile”.
“Il centrodestra è coeso, con Salvini piena condivisione”, è stato il lapidario commento di Bertolaso.
L’ira di Meloni.
Giorgia Meloni si è detta “arrabbiatissima” e “allibita” di fronte alle parole con cui Matteo Salvini ha messo in discussione la candidatura di Bertolaso, colpendo l’unità  del centrodestra.
Unità  che sembrava essere stata ritrovata dopo settimane di continue tensioni. Per questo, spiegano fonti del suo partito, ha annunciato di disertare il pranzo a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi e Salvini e poi rinviato dallo stesso ex premier, riservandosi di non prendere più parte a riunioni tra alleati finchè il Carroccio non chiarirà  la sua posizione.
Storace: “La candidatura Bertolaso non arriva a marzo”.
“Oggi è il 18 febbraio, che è il mese più corto. Forse Bertolaso arriva fino a marzo. Io comincio infatti ad avere la sensazione che prima o poi se ne libereranno, chiameranno la Protezione Civile e lo porteranno via”.
Così Francesco Storace, leader de “la Destra” e candidato a sindaco di Roma, ha commentato le dichiarazioni di Salvini. Nei giorni scorsi, inoltre, Storace aveva rivelato di aver ricevuto pressioni da Bertolaso per non candidarsi.
E ha concluso: “Vorrei che si smettesse di parlare di giustizia e che Meloni dicesse a Berlusconi che con Bertolaso ha fatto un guaio”.
Alta tensione a destra.
Oltre alla grana leghista, Giorgia Meloni deve anche affrontare una fronda interna: 21 esponenti di Fratelli d’Italia hanno annunciato il loro sostegno a Storace, rifiutandosi di appoggiare la candidatura di Bertolaso.

(da agenzie)

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TANGENTI LOMBARDIA, PARLA LA DONNA CHE HA SVELATO LE MAZZETTE: “DENUNCIARE E’ UN DOVERE, I CITTADINI PAGANO”

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

LA COMMERCIALISTA CHE HA SEGNALATO IL SISTEMA DEGLI APPALTI TAROCCATI ERA REVISORE DEI CONTI: “IO VADO A FONDO NEI CONTROLLI E NON GUARDO IN FACCIA NESSUNO”

“Ho fatto quel che ho fatto perchè non ho una famiglia o figli su cui si potessero rivalere”.
E’ molto complicata la vita del controllore nel pubblico, se fa il suo mestiere. “Se parli vai a casa e se vai a casa non mangi. Io, per fortuna, non ho questo problema: in caso, preferisco andare a casa e non mangiare. Ma io guardo”.
Insomma, doveva pensarci proprio lei a scoperchiare il sistema di corruzione e collusioni che in Lombardia consentiva all’imprenditrice Paola Canegrati di fare man bassa di gare per servizi odontoiatrici ospedalieri, mettendo a libro paga politici e manager sanitari. Giovanna Ceribelli è una commercialista di 68 anni che si dà  da sola della “rompiscatole”.
I politici mangiavano sugli appalti veicolati agli amici. I dirigenti ospedalieri si piegavano alle richieste, apparecchiando le gare e adoperandosi per nascondere le irregolarità . I revisori chiudevano gli occhi.
Ceribelli no, è un cancello che non fa passare nulla.
Nell’ordinanza che ha portato a 21 arresti — tra i quali spicca il vicesegretario della Lega Fabio Rizzi, braccio destro di Roberto Maroni — di lei i magistrati scrivono: “Era l’unica a preoccupare la signora Canegrati”, l’imprenditrice al centro del sistema. Il suo è un piccolo studio a Caprino Bergamasco — il paese prima di Pontida, capitale morale del leghismo — ha il pallino dei conti in ordine, soprattutto se riguardano i soldi dei contribuenti. Pile di carte, faldoni ovunque.
Nel 2012 entra nel collegio sindacale dell’azienda ospedaliera di Vimercate, nel Monzese. Passa in rassegna tutte le gare e incappa nel contratto stipulato nel 2009 che sarà  la chiave di volta dell’inchiesta, che si è poi estesa a decine di affidamenti sospetti in tutta la Lombardia. E poi su tutti gli altri.
“Nulla di speciale”, si schermisce. La denuncia viene però firmata solo da due dei cinque revisori del collegio, una è lei. Gli altri, non osano. “Io ero forte delle mie ragioni e ho fatto di testa mia. Mi sono specializzata in appalti e non mi basta fare controlli a campione o formali, come spesso accade. Vado a fondo, ci lavoro mesi, anche da casa. E se vedo qualcosa che non torna non mi interessa che uno sia verde, rosso o giallo. O di andarci da sola. Io vado in Procura”
Era già  successo quando era nel collegio del “Bolognini” di Seriate. Anche allora, tirandosi dietro le maledizioni del direttore Amedeo Amadeo, in sella per 15 anni, fino alle sua dimissioni causate (non casualmente) da indagini penali per rimborsi gonfiati e concorsi truccati.
Quel ruolo di “rompiscatole” dei conti l’aveva già  trasformata nel nemico numero uno dell’ex direttore che, a ogni grana sul suo ospedale, coi giornalisti sbottava: “E sarà  stata la Ceribelli, a passarvi qualcosa”.
Qualcuno dice che ce l’abbia con i leghisti, che sia “di sinistra”.
Lei non nega, ma distingue: “Quando vado alle urne sono un’elettrice, per il resto faccio solo il mio mestiere e forse per far bene il sindaco, il controllore di una società  pubblica, bisogna rompere le scatole per professione. Noi sindaci revisori siamo tutti nominati per via politica, io stessa lo sono stata. Però ho guardato. E se qualcuno mi chiedesse di chiudere un occhio, ne aprirei quattro”.
Protesi e materiali scadenti, corone che gli stessi dirigenti sanitari che le compravano, nelle intercettazioni, definivano: “fatte con il culo”.
Ceribelli ha le idee molto chiare. “Il sistema sanitario sta spingendo verso il privato ma qui c’era qualcosa in più. Nella collaborazione pubblico-privato il privato non contribusce a migliorare il sistema, fa solo il suo interesse. Nel caso specifico, la società  che vendeva materiale scandente controllava al 100% quella che poi lo metteva in bocca ai pazienti. Le due prestazioni si mettono insieme e alla fine, avendo dietro lo stesso titolare, nessuno segnala le anomalie. Questa cosa deve essere impedita. In alcuni centri queste società  avevano in mano addirittura la cassa e non va assolutamente bene perchè controllo io, soggetto pubblico, cosa viene fatto. Non le aziende che erogano le prestazioni per me. E’ un impegno civico, oltre che un dovere professionale. Sono soldi pubblici e quando si crea un indebito arricchimento nelle strutture sono buchi che poi pagano i cittadini in servizi scadenti, carenza di fondi per il personale etc. Ai colleghi dico allora: non abbiate paura, controllate e denunciate”.
La politica, Pontida è a due passi da qui. Dal palco sul pratone si agitavano le scope del cambiamento di Maroni e Salvini. C’era anche Rizzi…
“Questo mi stupisce, se proprio me lo chiede”. “Mai avrei pensato che venisse arrestato anche Fabio Rizzi, qualcuno così vicino al presidente Maroni. Sembra che dalla gestione Formigoni in favore di Cl, che tanti segni ha lasciato, non si sia cambiato passo. Spero che ora ci sia un lavoro importante sul fronte dei controlli”.
La preoccupa la riforma della sanità  scritta da quel Rizzi arrestato per corruzione? Cosa possono aspettarsi i lombardi?
“Alcune cose mi impensieriscono. All’interno di queste normative in Regione Lombardia hanno attuato ad esempio una riduzione del 10% degli emolumenti per i collegi sindacali giustificandola come riduzione di spesa. Così facendo però indeboliscono gli organi di controllo dalla cui attività  dipende la fortuna degli spregiudicati e la salute dei bilanci pubblici che devono essere protetti dai costi della corruzione. Così si risparmia e si argina il male del nostro Paese. Ma si deve ribaltare tutto”.
Si aspetta un “grazie” da parte dei vertici della Regione?
“Non mi aspetto nulla, non cerco la riconoscenza o promozioni. Quel “grazie” lo sto ricevendo dai cittadini con le telefonate che mi fanno. Mi auguro solo che questa vicenda dia coraggio e contribuisca a cambiare il sistema”.

Franz Baraggino e Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano”)

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RIXI E’ DAVVERO IL “FRATELLO” DI SALVINI: UNO SISTEMA LE MOGLI, LUI ASSUME IL COGNATO

Febbraio 18th, 2016 Riccardo Fucile

9.000 EURO DI CONSULENZA IN REGIONE LIGURIA PER MEZZA GIORNATA DI LAVORO… HA SICURAMENTE COMPETENZE ALLO SVILUPPO ECONOMICO: HA FATTO IL BARISTA E VENDE ORO

L’ assessore allo Sviluppo economico, Edoardo Rixi, assume suo cognato come collaboratore.
Andrea Carratù, infatti, dall’8 gennaio ha un contratto di collaborazione Cococo, con l’incarico di collaboratore politico dell’assessore, con incarico di segretario.
L’incarico preciso recita: “Attività  di supporto e raccordo alla segreteria politica dell’assessore a Sviluppo economico, industria, commercio, artigianato, ricerca e innovazione tecnologica, energia, porti e logistica, per gli aspetti connessi all’incarico di Addetto alla segreteria”: ovvero un collaboratore politico di Edoardo Rixi.
Il compenso mensile è fissato in 750 euro per mezza giornata.
E la scadenza del contratto coincide con la fine della legislatura della giunta Toti.
Il curriculum del collaboratore dell’assessore allo Sviluppo economico della Regione riporta esperienze lavorative che hanno ben poco a che fare con l’assessorato competente : titolare di pubblici esercizi e bar, gestione di un punto vendita di oreficeria, attualmente è dipendente della Gold International Company.
«È mio cognato, è vero – dice l’assessore Rixi, vicesegretario nazionale della Lega Nord – ma lo conoscevo già  da prima, cosa ci posso fare se poi è diventato mio cognato?   E poi non l’ho assunto adesso: questo dell’8 gennaio è un rinnovo di un contratto che già  gli avevo sottoscritto, dall’inizio del mio mandato, per i sei mesi scorsi “.
Il segretario Salvini nel giorni scorsi aveva definito Rixi “un fratello”, ora abbiamo capito il motivo: mentre il leader della Lega ha sistemato le due ex mogli in Comune   e Regione, “suo fratello” (sotto processo per peculato) ha pensato al cognato.
La “grande famiglia” padana cresce.

(da agenzie)

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