Febbraio 24th, 2016 Riccardo Fucile
SONDAGGIO GHISLERI: TAGLIATI FUORI CENTRODESTRA E PD
Testa a testa tra Luigi De Magistris e il Movimento 5 stelle. Fuori dai giochi sia il Partito
democratico che il centrodestra.
Le indicazioni che derivano da un sondaggio di Alessandra Ghisleri per il Mattino sulle prossime amministrative a Napoli hanno del clamoroso.
Il sindaco uscente, con la sua lista civica, staccherebbe tutti gli altri rivali. Ma con numeri inquadrati in una forchetta che vanno dal 39,1% al 41,8%.
Non sufficienti ad aggiudicarsi un secondo mandato al secondo turno.
Ed ecco la sorpresa. A contendersi al ballottaggio la poltrona da sindaco sarebbe il Movimento 5 stelle.
Nella terra di Luigi Di Maio e Roberto Fico la galassia stellata ancora non ha individuato il candidato sindaco. Dal quale dipenderanno quei decimali in più o in meno che potrebbero fare la differenza.
Ma per il momento gli uomini di Beppe Grillo superano al fotofinish tutti i competitor. Attestandosi tra il 20,3% e il 21,8%.
Lontani anni luce dal sindaco Masaniello. Ma al secondo turno le carte vengono rimescolate (Parma e Livorno docet) e l’esito sarebbe tutt’altro che scontato.
Rimarrebbe fuori di un soffio il centrodestra di Gianni Lettieri, che si gioca le sue chance sul filo di lana arrivando ad un massimale del 20%, con la punta più bassa al 19,3%.
Discorso a parte va fatto per il centrosinistra. Dove si giocano la partita delle primarie Antonio Bassolino e la candidata dei renziani e dei Giovani turchi Valeria Valente. Una sfida che si gioca sul filo di lana, con la Valente avanti di pochissimo: 47,3% contro 45,6%.
Ma con entrambi i candidati, la musica non cambierebbe: quarto posto e fuori dalla partita al primo turno.
Qualche possibilità in più per la Valente, quotata tra il 16,2% e il 17,6%. Più indietro Bassolino, fermo tra il 15,3% e il 15,6%.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 24th, 2016 Riccardo Fucile
LE TELEFONATE DEL COSTRUTTORE ESPOSITO… VOTARONO IN 1.200 MA RISULTARONO 1.800 SCHEDE
L’imput politico partì da Vincenzo De Luca. “Ha chiamato Enzo e ha detto che Fulvio (Bonavitacola, ndr) deve fare il primo”: così deve riferire Enrico Esposito a un altro candidato delle parlamentarie Pd del 2013.
Enrico Esposito è un costruttore dell’Esa, appaltatore di piazza della Libertà a Salerno, e consigliere comunale dem a Nocera Inferiore.
E’ un pezzo della lobby politico-affaristica legata a doppio filo al Pd di De Luca, svelata dall’inchiesta della Finanza sui costi gonfiati della piazza.
Una lobby che avrebbe truccato le parlamentarie Pd del 29 dicembre 2012, il voto che decise i candidati da schierare alla Camera e al Senato alle politiche 2013.
I brogli sono rivelati dalle intercettazioni di Enrico Esposito, titolare di fatto dell’Esa, impresa in contatto quasi quotidiano con De Luca per le problematiche del cantiere. Dall’ascolto delle conversazioni telefoniche è emerso un piano per riempire le urne del seggio di Nocera con schede prevotate per Fulvio Bonavitacola, il fedelissimo di De Luca, deputato uscente e rieletto, che si è dimesso qualche mese fa per mantenere la carica di vicegovernatore.
Il piano fu orchestrato da Esposito con la complicità di Nello Mastursi, il segretario tuttofare di De Luca, che si è dimesso da capo della segreteria politica del governatore dopo il coinvolgimento nell’inchiesta di Roma sulla sentenza emessa dal giudice Anna Scognamiglio, che ha mantenuto in carica De Luca nonostante la Legge Severino. Ecco alcune delle intercettazioni trascritte dal Nucleo Tributario della Guardia di Finanza e allegate all’informativa 25847 del 16 gennaio 2013.
Il 22 dicembre Enrico Esposito contatta Antonio Iannello, sindaco Pd di Nocera. Si parla di parlamentarie. Si concorda che a Nocera bisogna dirottare voti su Bonavitacola perchè “lo ha chiesto De Luca”.
Iannello: E scusami! tu lo devi fare fare con Fulvio il ragionamento, a te ti ha chiamato direttamente De Luca.
Esposito: ok, ok!
Iannello: “Viciè” (sono le parole che Enrico, secondo Antonio Iannello, deve riferire a Vincenzo Petrosino, un altro candidato alle parlamentarie, originario di Nocera, ndr) “io ti voglio dare una mano, ma io ho il problema di Vincenzo (De Luca, ndr) che mi ha chiamato e vuole i voti su Fulvio a Nocera perchè deve fare il primo, dopo di te, chi glieli deve dare, fammi capire? Sempre deluchiani siamo”.
Ore 16.39 del 28 dicembre, il giorno prima della consultazione. Enrico Esposito riceve una telefonata da Massimo Petrosino, consigliere comunale di Nocera Inferiore. E’ il cugino di Vincenzo Petrosino, anche lui candidato alle parlamentarie Pd. Si parla di schede da “insaccare”, da “imbucare”.
Dal tono della conversazione Esposito sembra ricevere, scrivono i finanzieri, “una proposta di pianificazione di brogli atti a favorire la designazione sia di quest’ultimo (Vincenzo Petrosino, ndr), che di Bonavitacola”. La Rosaria citata nella conversazione è una collaboratrice di Esposito ed è addetta al seggio Pd di Nocera.
Esposito: Sta facendo, sta facendo.
Petrosino: E per Fulvio giusto? per Fulvio?
Esposito: Cosi siamo rimasti con Enzo.
Petrosino: E ma quanti?
Esposito: Dobbiamo fare uscire Fulvio.
Petrosino: E quanti?
Petrosino: Quanti ne sono, 100, 150, 200 non lo so, me lo devi dire tu perchè.
Esposito: Non lo so, devo parlare con lei, voglio parlare con lei, ma penso di si, ma quell ‘altro li vuole imbucare Vincenzo, che ne so cosa vuole fare, io parlo con lei questa sera.
Petrosino: Siccome sono qua, no io sono qua io, Antonio e Vincenzo, Antonio mi ha detto chiama quel finito.
Esposito: Più tardi faccio un punto con Rosaria e ci organizziamo per fare, e domani mattina definiamo, chi non viene.
Petrosino: Va bene, ma quanti ci dobbiamo prendere 150, 200 se no a Vincenzo lo scapezziamo proprio.
Esposito: No, ma adesso parlo con Rosaria questa sera, sta chiamando, quella la gente non vuole venire nemmeno a votare ia, sta chiamando.
Petrosino: Perciò insacchiamo 150 a Fulvio, il resto non prende niente nessuno, prende secondo me 50, 60 voti Alfonso Andria, Valiante sta andando facendo elemosina con tutti quanti e non prende nemmeno il cazzo, capisci che dico?
Esposito: Valiante?
Petrosino: Eh.
Esposito: Simone (Valiante, altro candidato, ndr)? secondo me no, Simone li prende.
Petrosino: E che può prendere 60, 70. E infatti, comunque fammi fare questo conto con Rosaria e poi ci sentiamo ia.
Ore frenetiche. Alle 17.51 Enrico Esposito e Iannello sono di nuovo al telefono. Il sindaco di Nocera lo informa che Vincenzo Petrosino vuole ‘truccare’ le elezioni a proprio esclusivo vantaggio. I due vorrebbero stopparlo.
Iannello: Enri.
Esposito: Ma questo è uno scemo.
Iannello: Enri, questo non sta bene.
Esposito: Questo non sta bene, questo è scemo veramente.
Iannello: Ti ha chiamato davanti a me.
Esposito.: Ma questo è proprio un idiota.
Iannello: Io perciò ti sto chiamando, ora sto chiamando a Francesco, che ha già capito e sta rallentando, per dirgli ‘Francè’…
Esposito: Ma Francesco chi?
Iannello: Stanzione, il presidente (del seggio, ndr). “Francè rallenta questa operazione perchè questi vorrebbero far trovare lo scatolo già con qualcosa dentro…
Esposito: Ma non esiste proprio…
La conversazione prosegue a lungo discutendo su quante centinaia di voti potrebbero raccogliere questo o quel candidato a Nocera.
Domenica 29 dicembre. E’ il giorno delle votazioni. Enrico Esposito viene intercettato mentre chiede a un suo collaboratore di predisporre un foglio d’uscita dalla sua sala Bingo di 400 euro. Raccomandando di fare in modo che escano 200 monetine da 2 euro. E’ appena il caso di ricordare che gli elettori delle parlamentarie dovevano versare un obolo di 2 euro, guarda caso. Alle 19.15 Esposito chiama la signora Rosaria “chiedendole se avesse proceduto a compilare le schede inserendo i nominativi di Bonavitacola e di Lamberti (un altro candidato Pd, ndr)”.
Esposito: Rosà , stai procedendo? Stai mettendo assieme Fulvio e Lamberti?
Rosaria: Sì, Lamberti e Bonavitacola, come siamo rimasti…
Venti minuti dopo, alle 19.35, Esposito chiama Mastursi, che in quelle ore è il coordinatore delle parlamentarie a Salerno e provincia. Gli dice che può assicurare l’attribuzione di 250 preferenze a Bonavitacola, lo informa delle manovre di Vincenzo Petrosino. Esposito apre una trattativa.
Dice a Mastursi che può ‘alterare’ 700 schede. Ma lo farà solo se su 200 verrà apposto il nome di Bonavitacola. Mastursi è d’accordo. Anzi. Ordina che Bonavitacola ottenga più dei 200 voti richiesti.
Esposito: E io 250 voti ‘ncuollo a Fulvio li porto senza problemi. Il problema che c’ho è che però ci sta un po’ di… animosità da parte di sto cretino di Vincenzo (Petrosino, ndr) che ha già imbustato 70… 80… 100 schede se non qualcosa in più… (…) no perchè lui ha detto: Vincè… Enrico ma ci sta la disponibilità di 700 schede ma non mi tagliare tu le ali… non mi far sentire… insomma mi ha…
Mastursi: Ho capito ma allora deve mettere… Deve mettere pure Fulvio…
Esposito: Sì… fermati… io ho detto…
Mastursi: Siccome non è in concorrenza con Fulvio.
Esposito: E’ chiaro… ma io detto… se ti posso dire tutto, ti dico tutto. Allora io ho detto: “Vincè si può fare ma io devo portare… tu non hai portato a nessuno io devo portare la media che sto portando veramente allora allora a me mi devi dare il 30%… se tu vuoi mettere 700 schede… 200 sono di Fulvio e 500 sono tue… o così o non si fa… e lui ha detto: “Va bene Enrico così si può fare… facciamo così”.
Esposito: Allora con questa proporzione si può fare?
Mastursi: Se si tratta un po’ di più è meglio! Sopra a Fulvio, tanto non è concorrente suo… dobbiamo dare di più a Fulvio… non è concorrente suo Fulvio… nella lista (…) Enrico dici così (a Petrosino, ndr): “Ho parlato con Nello. Va bene ma dobbiamo far salire a Fulvio, punto”. Non esiste… Non dobbiamo discutere proprio perchè se no Nello pone la questione sul seggio di Nocera, punto”.
Ore 19.42. Enrico Esposito, dopo aver informato Iannello, chiama Vincenzo Petrosino e gli riferisce gli ‘ordini’ di Mastursi. Poi rilancia una proposta: “imbucare” 300 schede ‘Petrosino’ e 300 schede ‘Bonavitacola’.
Esposito: Gli ho detto che facciamo 30 e 70 e mettiamo dentro 500 tue e 200 mie… però lui ha detto “Enrì deve salire Fulvio, dobbiamo fare metà e metà ”
Petrosino: E quindi dobbiamo fare 300 e 300? 300 e 350, eh? Ne mettiamo 700… ma mettiamone 600 perchè stanno arrivando le telefonate da Salerno… stava un po’ adombrato… qualche ricchione con il telefonino che ci ha visti di parlare… ora dico a Rosaria di farne 600, 3 e 3.
Petrosino: Ok, vabbuò.
La signora Rosaria però ha solo 500 schede in bianco. Si finirà per scriverne 300 col nome Petrosino e 200 col nome Bonavitacola. Pasticcio finale: i registri annotano 1200 firme di votanti a Nocera, ma le schede sono 1800. “Vieni qua e vediamo — dice Esposito a Massimo Petrosino — fai la parte che non sappiamo niente”.
Vincenzo Iurillo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 24th, 2016 Riccardo Fucile
LA CONDANNA DELL’ITALIA DA PARTE DELLA CORTE EUROPEA: QUEL TRIANGOLO ITALIA-EGITTO-USA E LE DOPPIE VERITA’ DEI GOVERNI
In un singolare ma significativo incrocio di destini che ha a che fare con le doppie verità di Stato,
con la tortura, con l’intelligence “non convenzionale” nel triangolo Italia-Egitto-Stati Uniti, dal caso Regeni alle intercettazioni illegali della Nsa sulle utenze telefoniche dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, irrompe la Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo.
La condanna del nostro Paese per la complicità assicurata nella “extraordinary rendition” dell’imam egiziano Abu Omar (sequestrato da agenti della Cia a Milano nel 2003 con la complicità del Sismi di Niccolò Pollari e quindi avviato alle torture nelle galere del Cairo), smaschera infatti la cattiva coscienza e le mosse abusive di quattro diversi governi (Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta) che hanno opposto il segreto di Stato sulla vicenda (segreto la cui legittimità era stata per altro confermata dalla Corte Costituzionale) garantendo l’impunità agli uomini del nostro Servizio segreto militare consapevoli, in quel 2003, di consegnare alle pratiche disumane del regime egiziano un cittadino straniero per il quale, per giunta, esisteva un procedimento in Italia (nel 2013, Abu Omar è stato infatti condannato nel nostro Paese a 6 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale).
Scrivono i giudici della Corte europea nelle motivazioni della loro sentenza (qui la sintesi integrale diffusa da Strasburgo oggi): “La Corte sottolinea come, a dispetto dello sforzo prodotto da investigatori e giudici italiani (l’indagine sul sequestro di Abu Omar fu condotta dagli allora procuratori aggiunti di Milano Pomarici e Spataro, oggi procuratore di Torino ndr.) che ha consentito l’identificazione dei responsabili e garantito le loro condanne, queste ultime non hanno avuto effetto per l’atteggiamento tenuto dal governo italiano. Il legittimo principio del “segreto di Stato” è stato infatti chiaramente applicato solo per consentire che i responsabili della vicenda non ne dovessero rispondere. Per questo motivo, infatti, l’indagine e il successivo processo non hanno portato alla punizione dei responsabili cui è stata di fatto garantita l’impunità “.
A ben vedere, del resto, per l’extraordinary rendition di Abu Omar, ad oggi nessuno sta scontando la pena in una prigione italiana.
Non gli “impuniti”, che si chiamano Niccolò Pollari (ex direttore del Sismi, 10 anni di condanna “annullati” dal segreto di Stato), Marco Mancini (allora capo della divisione antiterrorismo del Servizio, 9 anni annullati dal segreto) e i funzionari del Servizio Raffaele Di Troia, Luciano Di Gregori e Giuseppe Ciorra (a loro il segreto ha evitato di scontare 6 anni).
Non chi patteggiò la condanna (gli ex funzionari del Sismi Pio Pompa e Luciano Seno, 2 anni e 8 mesi per favoreggiamento), il “giornalista”, a libro paga del Servizio con nome in codice “Betulla”, Renato Farina (6 mesi per favoreggiamento convertiti in 6.840 euro di pena pecuniaria), il carabiniere del Ros e aspirante agente Sismi Luciano Pironi (21 mesi).
Non gli uomini della Cia che materialmente condussero l’operazione di sequestro e rendition all’Egitto e per i quali, gli stessi governi italiani che hanno opposto il segreto di Stato hanno garantito nel tempo l’impunità con un escamotage che ne ha assicurato la latitanza.
Armando Spataro accoglie la sentenza di Strasburgo afferrandone il cuore.
“La Corte Europea dei diritti dell’uomo — osserva – ha sposato la tesi della Corte di Cassazione, della Procura e della Corte di appello di Milano che, nel condannare gli italiani, avevano sostenuto che il Segreto di Stato non fosse opponibile per attività non istituzionali di alcuni appartenenti al Sismi. E’ una decisione che deve fare riflettere, specie se si considera che anche il Senato Usa, nel dicembre del 2014, ha approvato un rapporto in cui afferma di condannare rendition e prigioni segrete e di ritenere del tutto inutile queste inaccettabili prassi per contrastare il terrorismo”.
E non diverse sono le parole di Claudio Fava, oggi vicepresidente della Commissione Antimafia e, nel 2007, parlamentare europeo nella commissione che indagò, documentò e denunciò la pratica delle extraordinary rendition.
“La sentenza della Corte di Strasburgo — dice – conferma quello che denunciamo da anni: l’uso strumentale, illegittimo e improprio del segreto di Stato su questa vicenda. Un’illegittimità sulla quale si sono impegnati tutti i governi in carica in Italia negli ultimi dodici anni, nessuno escluso”.
Al contrario, tacciono Governo e Parlamento (gli stessi che in questi giorni chiedono al regime di Al Sisi giustizia e verità per le torture e la morte di Regeni inflitte dagli stessi apparati cui Abu Omar venne consegnato).
Senza neppure provare a dissimulare l’imbarazzo per una vicenda in cui, per giunta, mentre Roma si spendeva con l’alleato di Washington per assicurare copertura e impunità nel caso Abu Omar in nome della “lotta al terrorismo”, quello stesso alleato ascoltava abusivamente i telefoni di Palazzo Chigi attraverso il grande orecchio della Nsa.
Del resto, in perfetta continuità con i suoi predecessori, lo stesso Matteo Renzi non ha esitato a opporre il segreto di Stato sugli uffici coperti del Sismi di Pollari in via Nazionale a Roma.
Una “fabbrica di dossier” illegali nei confronti di magistrati, giornalisti, politici, scoperta proprio durante le indagini condotte da Spataro sul sequestro di Abu Omar e figlia di quella disinvolta e a abusiva stagione della “lotta al terrorismo” che ora, tra Washington Roma e il Cairo sembra improvvisamente senza padri.
E che, se non fosse per la Corte di Strasburgo, tutti avrebbero una gran fretta di far dimenticare.
Carlo Bonini
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 24th, 2016 Riccardo Fucile
LA STORIA DELLA REPUBBLICA E’ FATTA DI INGERENZE E APPOGGI STATUNITENSI… LA SOVRANITA’ TANTO DECLAMATA E’ SOLO UNO SLOGAN
“Ci accingiamo a chiedere informazioni in tutte le sedi, anche con passi formali, sulla vicenda di Berlusconi”.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi risponde così alle pressanti richieste di Forza Italia di fare chiarezza sulle intercettazioni di cui, come rivelato da Repubblica e L’Espresso sulla base dell’ennesimo flusso di file emerso dal caso Wikileaks, Berlusconi fu oggetto da parte dell’americana National Security Agency nel periodo 2008-2011.
La recita continua con lo stesso Renzi che anticipa in Senato “una presa di posizione nelle prossime ore della Farnesina sulla vicenda”.
Quasi in contemporanea, dal Ministero degli Esteri parte la convocazione dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia, John Phillips, per “chiarimenti circa le indiscrezioni comparse su alcuni organi di stampa”.
Sulla vicenda interviene il portavoce del dipartimento di Stato americano Mark Toner: “Come già detto in precedenza, non conduciamo alcuna attività di sorveglianza di intelligence a meno che non vi sia una specifica e valida ragione di sicurezza nazionale. E ciò si applica a cittadini ordinari come a leader mondiali”.
Due schiaffoni e zitti: “Il presidente – aggiunge Toner – è stato chiaro sul fatto che, a meno che non vi sia uno stringente motivo di sicurezza nazionale, non monitoreremo le comunicazioni di capi di Stato e di governo dei nostri amici e alleati”.
E dato che il concetto “motivo di interesse nazionale” e’ molto soggettivo, gli Stati Uniti continueranno a fare quello che riterranno opportuno.
Non a caso tra gli intercettati c’erano anche la Merkel e Sarkozy, non certo solo Berlusconi.
Anche perchè dalle intercettazioni del premier italiano al massimo potevano venire a conoscere gli orari di visita delle olgettine a villa Certosa, motivo di ilarità più che di analisi politica.
Ma dato che ora tutti, a destra come a sinistra, fingono indignazione sarebbe opportuno ricordare loro che da circa 70 anni siamo di fatto un “protettorato”, se non una colonia degli Stati Uniti.
Come se la Dc non fosse stata finanziata dagli Usa, come se la scelta dei segretari democristiani non fosse stata sempre operata con il placet degli States, come se la prima Repubblica non stesse in piedi grazie ad accordi economici e finanziari con il capitalismo a stelle e strisce.
Non discutiamo nel merito, c’era la guerra fredda e i finanziamenti sovietici, esponiamo solo i fatti.
E nelle vicende “strategia della tensione” e “terrorismo anni ’70-80”, quante volte si è parlato di operazioni dei servizi?
E ora le stesse mammole che portano le ginocchiere quando salgono le scale dell’ambasciata americana (compresi i partiti neofiti) fingono di scandalizzarsi perchè il padrone non si fida del maggiordomo e teme che gli frega un pezzo dell’argenteria.
E pazienza, fatevene una ragione: come i servizi avranno fatto relazioni sulle specializzazione delle olgettine ora le faranno sul giglio magico, che male c’è.
E’ il prezzo che si paga quando si rinuncia alla sovranità , quella che a destra viene artatamente indirizzata verso i più deboli, mai verso i più forti.
Gli Usa fanno i propri interessi, ci mancherebbe, siamo noi europei che non sappiamo perseguire i nostri, divisi tra egoismi nazionali, guerre finanziarie e provincialismi ottocenteschi.
I blocchi militari sono stati solo sostituiti da quelli economici, ma un terzo polo, un’Europa nazione, solidale e coesa, non riesce a concretizzarsi.
Quindi tenetevi le cimici sotto il letto e continuate a dormire, magari evitando di russare: disturba la ricezione del segnale.
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