Destra di Popolo.net

SALERNO, CAOS M5S: IL MEETUP SFIDUCIA IL CANDIDATO

Febbraio 29th, 2016 Riccardo Fucile

LUI REPLICA: “ACCUSATO PERCHE’ TROPPO ANTI DE LUCA”… SIAMO AL SOLITO PSICODRAMMA

Psicodramma a Salerno in casa M5s. Tre mesi di scremature e votazioni rischiano di andare in fumo.
Il candidato sindaco Oreste Agosto, uscito vincente dall’assemblea del 7 febbraio, viene “sfiduciato” perchè ufficialmente accusato di indebite pressioni prima del voto. Ma i suoi elettori lo difendono con un documento e contrattaccano: “E’ stato un risultato limpido e democratico, Agosto vittima di una pregiudiziale al nostro interno: è troppo antideluchiano”.
E’ la sintesi estrema di un problema politico e di un paradosso: quella che era ed è sempre stata l’unica opposizione seria in città  — persino gli ex candidati sindaci di Forza Italia sono finiti nel blocco pro De Luca — ora avrebbe paura di appuntarsi al petto questa medaglia.
Il quadro è il seguente: i parlamentari locali sono divisi, i tre meetup sono in conflitto, nelle assemblee viaggiano documenti non firmati farciti di accuse dure, ci sono attivisti che sentendosi tirati in causa nelle accuse di ‘indebite ingerenze telefoniche’, vietate da norme e prassi del movimento grillino, hanno reagito rendendo pubblici i loro tabulati.
Risultato: la votazione che avrebbe individuato nell’avvocato Agosto il candidato sindaco da contrapporre a 20 anni di deluchismo dilagante, è minata da una sfiducia ad Agosto che punta al ritiro della sua candidatura e manda in frantumi mesi di lavoro iniziati con l’assemblea del 15 novembre 2015: i 98 curriculum degli aspiranti consiglieri, i 57 video, i 33 ‘candidabili’ al consiglio comunale poi ridotti a 27 dopo un ulteriore filtro e l’applicazione di nuove regole a partita in corso.
A cominciare da quella, valida solo per le grandi metropoli ma poi traslata anche sulle città  medie dopo il caso Quarto, che non può candidarsi nel M5s chi alle elezioni precedenti si era candidato in liste avversarie.
Come nel caso di Dante Santoro, nel 2011 in campo con una lista civica di Vincenzo De Luca. Ora Santoro, che aspirava ad essere il candidato sindaco, è fuori dai giochi e starebbe preparando due liste indipendenti e fuori dal Movimento.
Ma di cosa è incolpato Agosto, individuato come candidato sindaco con 92 voti, 21 in più del competitor Nicola Provenza (votarono in 164 su una base elettorale di 288 persone)?
Ufficialmente, di aver violato un articolo del Non Statuto perchè avrebbe telefonato a uno dei votanti screditando l’avversario come “gradito agli ambienti comunali” (traduzione: gradito al mondo di De Luca), e chiedendo un’investitura diretta. Ufficiosamente, Agosto è nel mirino perchè troppo antideluchiano: sarebbe l’opinione, ovviamente legittima, di un gruppo di attivisti grillini che pur non mettendola nero su bianco, ritiene Agosto un nome di ‘totale rottura’ e di impossibilità  al dialogo con buona parte della città .
Agosto è l’avvocato che ha scritto i ricorsi contro l’edificazione del Crescent e per far dichiarare De Luca decaduto dalla carica di primo cittadino di Salerno perchè incompatibile con il ruolo di viceministro del governo Letta.
In quest’ultima battaglia, da legale del M5s, ha inchiodato De Luca e i suoi sodali a una sconfitta clamorosa di cui si è parlato a lungo.
L’attuale Governatore Pd della Campania un anno fa è stato rimosso da sindaco con il marchio di politico che aveva violato una legge dello Stato.
Non è stato un percorso semplice quello concluso con l’individuazione (in bilico) di Agosto.
A novembre ha vinto Santoro, un ex deluchiano, con una base elettorale che comprendeva anche gli iscritti al blog di Grillo.
Poi le regole sono cambiate, Santoro è uscito, si è andati avanti a botte di assemblee senza gli iscritti al blog e di riunioni convocate in maniere più o meno rituali.
Il 5 febbraio, due giorni prima della votazione, si insedia una commissione che dovrebbe ‘processare’ i 33 candidabili per verificare se ci sono infiltrati.
Il 7 febbraio l’assemblea conclusa con la vittoria di Agosto.
Il 19 febbraio, nuova assemblea convocata tramite Facebook dal parlamentare Mimmo Pisano. Lì è sbucato un documento non firmato che attribuiva ad Agosto, a nome di tutti i candidabili al consiglio comunale, i comportamenti scorretti per i quali si è avanzata la sfiducia.
Qualcuno dei candidabili se ne è però dissociato, chiedendo perchè questi comportamenti non siano stati denunciati prima del voto, ed ha a sua volta promosso un contro documento con 70 firme raccolte in assemblea che ha ribadito sostegno ad Agosto.
“A nostro avviso, tale attuale iniziativa di disaggregazione persegue un disegno politico portato avanti già  dal primo momento — si legge — teso ad impedire ad ogni costo e pregiudizialmente la candidatura di Oreste Agosto, ben conosciuto ed apprezzato per i suoi interventi legali a sostegno delle iniziative e delle strutture organizzate del Movimento 5 stelle, perchè considerato “troppo antideluchiano” e, secondo alcuni, “imposto dai parlamentari salernitani”.
Non da tutti, per la verità . Agosto avrebbe l’appoggio di Andrea Cioffi e Mimmo Pisano, ma non quello di Silvia Giordano ed Angelo Tofalo.
Il documento si chiude con l’invito ad Agosto di dare immediatamente il via “alla procedura prevista per la certificazione della lista”.
Prima che il gruppo a lui avverso ne presenti un’altra e costringa Grillo a un intervento diretto sul caso Salerno.

Vincenzo Iurillo
(da “il Fatto Quotidiano”)

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BERLUSCONI: “LE PRIMARIE DI SALVINI SONO UNA PAGLIACCIATA, LUI INAFFIDABILE”

Febbraio 29th, 2016 Riccardo Fucile

E FRATELLI D’ITALIA RIVELANO: “LE STESSE PERSONE HANNO VOTATO IN OGNI SEGGIO, PER NON PARLARE DEI CINESI E DEGLI EXTRACOMUNITARI”… GASPARRI IRONIZZA: “ERANO IN CODA PER VOTARE PI-VET-IN”

«Matteo sta diventando inaffidabile». Berlusconi aspetta di sentire Salvini – che ha convocato una conferenza stampa per oggi alle 13 – bocciare definitivamente la candidatura di Bertolaso a Roma e sponsorizzare il nome più votato nei gazebo.
Una sorta di primarie, un referendum per affossare l’ex capo della Protezione civile. «Una pagliacciata» secondo l’ex Cavaliere perchè Matteo saprebbe già  chi è il vincitore.
Dai primi scrutini informali emerge un testa e testa tra Marchini e Storace; segue Pivetti. Distanziati e ultimi Bertolaso e Rampelli.
I comitati Noi con Salvini parlano di grandissimo successo, di quasi 12 mila votanti. E Salvini di «una bella partecipazione andata oltre le aspettative: da domani offriamo agli alleati tante idee da valutare».
I Fratelli d’Italia, che hanno mandato in giro militanti a monitorare alcuni gazebo, dicono che le stesse persone hanno votato una volta in ogni seggio: per non parlare di extracomunitari e cinesi.
«Quelli che si sono messi in coda per votare Pi-vet-tin», ironizza Maurizio Gasparri. Eppure il senatore di Fi dovrebbe essere il più contento se la Lega alla vaccinara indicasse Marchini: lui e molti altri azzurri romani hanno sempre tifato per l’imprenditore.
Odiato invece da Meloni e dal suo uomo forte nella capitale Fabio Rampelli, che definisce Marchini un «trafficone» che starebbe dietro una serie di società  con conti correnti nei paradisi fiscali.
Insomma, mentre a Milano il centrodestra (Ncd e Cl compresi) ha trovato veramente la quadratura del cerchio attorno alla candidatura di Parisi, Roma rimane il centro del sisma.
Se, come tutto lascia immaginare, Salvini oggi dovesse dire «i romani hanno scelto Marchini (o Storace) e bocciato Bertolaso», il terremoto raggiungerà  il grado più alto della scala Mercalli.
E Berlusconi potrà  confermare quello che sta dicendo in questi giorni: «Matteo sta diventando inaffidabile, non è capace di stare in coalizione, mentre Giorgia ha saputo mettere al primo posto l’interesse del centrodestra».
Una rasoiata, un giudizio che non è scappato dalla bocca di Silvio Berlusconi a caso. Avere messo in discussione l’unità  proprio a Roma e la possibilità  di vincere nelle due più grandi città  d’Italia, è considerato dall’ex premier una «cosa assurda».
Berlusconi si è chiesto: cosa succede se nel 2017 o nel 2018, quando ci saranno le elezioni politiche, facciamo un accordo sul listone unico e poi Salvini lo manda all’aria?

Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)

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PENNACCHI RIDICOLIZZA SALVINI: “SAI SOLO FARE BATTUTINE DEL CAZZO”

Febbraio 29th, 2016 Riccardo Fucile

SCONTRO A “FUORI ONDA”: “TUA MAMMA AVREBBE DOVUTO RIEMPIERTI DI BOTTE QUAND’ERI PICCOLO”

Scontro a ‘Fuori Onda’ su La7 tra lo scrittore Antonio Pennacchi e il leader leghista Matteo Salvini sullo scandalo della sanità  in cui è stato coinvolto il consigliere della Lega in Lombardia, Fabio Rizzi.
“Non era l’ultimo della strada, era il braccio destro di Maroni” dichiara Pennacchi. “Se hanno beccato un leghista che ha sbagliato il primo a tirare i calci in culo sono io”, risponde il segretario della Lega Nord.
“Quindi possiamo parlare di un sistema che coinvolge anche la Lombardia” continua il vincitore del Premio Strega,
“Va bene, la Lombardia è la patria di tutte le mafie, glielo dico così lei è contento”, ribatte l’europarlamentare in palese difficoltà .
Furiosa la reazione di Pennacchi: “Ma perchè fai ste cazzo de battutine? Ma vai a scuola prima di fare le battutine, ma studia Santo Dio!”,
“Si agita il signore col cappello”, replica il numero uno del Carroccio.
“Il signore senza cervello”, rimbecca Pennacchi.
“La mia mamma mi ha insegnato che — prosegue Salvini — l’educazione prevede che ci si toglie il cappello”.
“La sua mamma avrebbe dovuto riempirla di botte quand’era piccolino”, chiosa lo scrittore.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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ENNIO MORRICONE VINCE L’OSCAR A 87 ANNI, L’ECCELLENZA ITALIANA SUL PODIO

Febbraio 29th, 2016 Riccardo Fucile

IL RICONOSCIMENTO PER LA COLONNA SONORA DI THE HATEFUL EIGHT… LA DEDICA ALLA MOGLIE E LA STANDING OVATION DEL PUBBLICO DI LOS ANGELES

Ennio Morricone ce l’ha fatta.
Dopo ben cinque nomination e un Oscar alla carriera, il grande compositore ottantasettenne è riuscito a conquistare finalmente l’ambita statuetta per la colonna sonora del film The Hateful Eight, il western di Quentin Tarantino, impreziosito proprio dalla sua musica, pilastro fondamentale del film sin dalle prime inquadrature tra la neve.
“Buona sera signori, buona sera”, sono state le prime parole con cui il maestro romano, visibilmente emozionato, ha salutato il pubblico del Dolby Theatre di Los Angeles, che gli ha riservato un sentito applauso ed una lunga standing ovation.
“Ringrazio l’Academy per questo prestigioso riconoscimento – ha detto Morricone, tradotto in inglese da suo figlio Giovanni che lo ha accompagnato sul palco – il mio pensiero va agli altri premiati, in particolare allo stimato John Williams (autore della colonna sonora di Star Wars, alla sua 50esima nomination, ndr). Non c’è musica importante senza un grande film che la ispiri”, ha aggiunto con quell’eleganza tipica di un signore d’altri tempi, per poi ringraziare Quentin Tarantino per averlo scelto, Harvey Weinstein e tutto il team del film, fino al saluto per lui più importante: quello alla moglie Maria, con cui è sposato da sessantasette anni, alla quale ha dedicato la musica e la vittoria.
Morricone, che qualche giorno fa ha ricevuto la stella rosa con il nome dorato sulla Walk of Fame, a Hollywood, aveva già  provato a vincere l’Oscar nel 1979 con I giorni del cielo.
Nel 1987 fu la volta di Mission, poi nel 1988 con Gli intoccabili, nel 1992 con Bugsy e poi, nel 2001, con Malena, ma la statuetta tanto ambita non arrivò mai, se non quella alla carriera, consegnatagli nel 2007 da Clint Eastwood.
Dopo aver scritto le musiche di più di cinquecento tra film e serie tv, oltre a quelle di canzoni indimenticabili (tra le tante, Se telefonando di Mina), e dopo tanti premi e riconoscimenti, l’Oscar per una sua colonna sonora era quello che gli mancava e la scorsa notte ha coronato il suo sogno.
Grazie a lui, l’Italia è tornata a far parlare di sè nel mondo, dopo il grande successo ottenuto, all’ultima Berlinale, da Francesco Rosi, vincitore dell’Orso d’Oro con il suo Fuocoammare. Pochi minuti dopo la premiazione, i social network sono impazziti con i complimenti e frasi molto affettuose al maestro.
Su tutti, il Tweet del premier Matteo Renzi – “Grandissimo Maestro, finalmente!” – completato dall’hashtag #orgoglio.

(da agenzie)

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TOTI SISTEMA UN ALTRO AMICO DISOCCUPATO: 90.000 EURO A CARLO FIDANZA, EX PARLAMENTARE E FRATELLO D’ITALIA, RACCOMANDATO DALLA MELONI

Febbraio 28th, 2016 Riccardo Fucile

CHIAMATA DIRETTA E SENZA ESPERIENZE SPECIFICHE, IL MILANESE DIROTTATO A DIRIGERE L’AGENZIA DEL TURISMO LIGURE

Ennesima nomina politica, ennesima carica paracadutata dall’alto, per giunta da fuori Liguria, e senza un regolare bando pubblico.
Toti non si smentisce mai, usando il proprio potere per distribuire incarichi, contratti e prebende, magari anche come compensazione politica.
È il caso di Carlo Fidanza, pronto ad assumere la direzione dell’Agenzia del turismo in Liguria, senza alcuna competenza specifica e privo di alcun titolo di studio degno di nota, relativamente al ruolo che dovrebbe ricoprire.
Il tutto per la “modica” cifra di 90.000 euro all’anno di soldi pubblici.
Insomma, non esattamente il candidato più idoneo, nè la procedura più trasparente.
Quello stesso Fidanza che, a luglio, era in pole position per la poltrona di assessore al Turismo, poi andata a Berrino (Fdi). Che oggi   pensa proprio a Fidanza, il fondatore di Fratelli d’Italia, per un ruolo così delicato.
Una sorta di risarcimento danni al “povero” Fidanza.
Fidanza aveva infatti aderito a Fratelli d’Italia, ma non era riuscito a tornare nel Parlamento Europeo.
La presidente Giorgia Meloni si era impegnata a trovargli un’adeguata sistemazione. Aveva subito pensato a Toti visto che, grazie anche a Fratelli d’Italia (cioè all’inquisito Matteo Rosso) era riuscito a diventare presidente della Regione Liguria.
Toti aveva promesso a Giorgia Meloni (e Ignazio La Russa) che a suo tempo si sarebbe ricordato di Carlo Fidanza.
Ora anche Fidanza ha un suo stipendio: 90 mila euro all’anno.
Per uno che era disoccupato può accontentarsi.

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“MIGLIAIA DI FAMIGLIE IN GINOCCHIO”: LA DENUNCIA CONTRO L’ENNESIMO FAVORE DI RENZI ALLE BANCHE

Febbraio 28th, 2016 Riccardo Fucile

CARTA BIANCA AGLI ISTITUTI SULLA VENDITA FORZOSA DEGLI APPARTAMENTI IN GARANZIA

Mentre la politica ancora tace, il mondo delle associazioni inizia a mobilitarsi contro l’approvazione del provvedimento con cui il governo dà  carta bianca alle banche sulla vendita forzosa degli immobili avuti in garanzia.
Confedercontribuenti ha lanciato una raccolta firme in tutta Italia e anche online che verrà  consegnata ai presidenti di Camera e Senato prima che il decreto legislativo venga discusso in Parlamento: “Facciamo appello al mondo dell’economia, della cultura, dei consumatori e dello spettacolo affinchè ci diano sostegno in questa battaglia di civiltà  in favore del popolo italiano — dice il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro -. Questa legge metterà  in ginocchio migliaia di famiglie che da un giorno all’altro si ritroverebbero sul marciapiede con le loro case vendute al meglio. Non possiamo stare fermi a guardare, gli italiani devono capire la gravità  di quello che potrà  accadere”.
Il punto è che il provvedimento governativo cancella di fatto l’articolo 2744 del codice civile e in caso di inadempimento del mutuatario (ritardo nel pagamento di 7 rate, anche non consecutive, così come stabilito dal Testo unico della finanza) non sarà  più obbligatorio per le banche rivolgersi al tribunale per poter entrare in possesso dell’immobile ipotecato e metterlo in vendita.
Con l’atto del governo n. 256 alle banche è consentito di inserire nei contratti di mutuo, anche successivamente alla stipula, una clausola in cui si conviene che “in caso di inadempimento del consumatore la restituzione o il trasferimento del bene immobile oggetto di garanzia reale o dei proventi della vendita del medesimo comporta l’estinzione del debito, fermo restando il diritto del consumatore all’eccedenza”.
La mano libera alle banche è anche fiscale, data l’esenzione dal pagamento delle normali imposte del 9% sul valore dell’immobile a favore del creditore o degli acquirenti in asta, a patto che questi ultimi rivendano poi l’immobile a un acquirente finale.
E questo in un momento in cui le banche, guarda caso, si stanno specializzando proprio nel settore immobiliare con agenzie di loro proprietà .
Vi è un rischio colossale di conflitti d’interesse (le banche sarebbero sia venditori, sia acquirenti magari attraverso proprie società  d’intermediazione immobiliare o fondi) a danno dei consumatori e delle famiglie, che vedrebbero vendute le proprie case “al meglio” anche per inadempienze di entità  minima a doppio vantaggio del creditore che rientra subito del credito vendendo a se stesso l’immobile a un prezzo irrisorio ed esentasse (fatta eccezione dei 200 euro di imposta sostitutiva), per poi rivenderlo all’acquirente finale ai prezzi di mercato.
Uno scandalo perpetrato peraltro attraverso il recepimento di una direttiva Ue che non prevede queste norme e che si propone invece di aumentare le tutele a favore dei consumatori nell’ambito dei contratti di credito.
Questa norma va a colpire la parte più debole, le famiglie, i consumatori, e non si applica invece alle imprese cui sono imputabili la gran parte di quei 200 miliardi di sofferenze che zavorrano le banche italiane.
Secondo i dati Unimpresa, le sofferenze bancarie sono dovute soprattutto ai grandi prestiti non rimborsati.
In particolare, oltre il 70% delle sofferenze si riferisce a prestiti (non necessariamente mutui) di importo superiore ai 500mila euro, e quasi il 40% delle sofferenze è riferibile a meno di 6.000 soggetti che hanno ricevuto prestiti superiori ai 5 milioni.
E’ evidente che il meccanismo che il governo vuole introdurre ha poco a che fare con il recupero delle sofferenze (dato che appunto incide solo sulle famiglie e non sulle imprese).
Tra le forze politiche, solo il gruppo parlamentare Alternativa Libera ha denunciato la gravità  di quanto sta accadendo. Speriamo non resti una voce isolata.

Paolo Fior
(da “il Fatto Quotidiano”)

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TUTTI GLI ERRORI DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA ANCORA UN LEADER MANCATO

Febbraio 28th, 2016 Riccardo Fucile

IL RUOLO SEMPRE PIU’ MARGINALE DELLA LEADER DI FDI…E L’ELETTORATO ROMANO DI DESTRA GUARDA ALLA RAGGI

Ora che Matteo Salvini pianta i suoi gazebo nelle piazze della fu «Roma ladrona», ora che l’operazione Bertolaso vacilla, o comunque scatena la vocazione rissosa delle diverse anime della destra capitolina, ora ci si domanda che cosa resta di un’area politica che negli ultimi tempi ha assunto il volto spigliato e moderno di Giorgia Meloni e che adesso appare sempre più marginale, irrilevante, prigioniera dei suoi stessi errori.
È appena uscito un libro molto documentato di Annalisa Terranova, «L’altro Msi» pubblicato dall’editore Giubilei con la prefazione di Antonio Carioti, in cui si fa la storia dei «leader mancati per una destra differente».
Di questa galleria di «leader mancati» forse Giorgia Meloni è l’ultima in ordine di apparizione.
E pensare che quella per il sindaco di Roma poteva essere la battaglia decisiva che avrebbe potuto consacrare la leadership di Giorgia Meloni.
E invece, tutto al contrario.
Non lo dicono apertamente, ma nella destra romana molti sono convinti che persino il ballottaggio appare a questo punto come un obiettivo impossibile da raggiungere e che è già  cominciata la transumanza di una parte consistente dell’elettorato di destra verso le sponde grilline di Virginia Raggi.
E ancora si chiedono perchè. Come sia partita quella sequenza impressionante di errori, gaffe, goffaggini, furberie che hanno portato a questo punto, con Salvini che disconosce un patto siglato appena pochi giorni prima, un candidato che non riesce a trovare toni e accordi giusti per mettersi in «connessione sentimentale» con il popolo della destra romana, con uno schieramento diviso.
Come si può pensare a una ricucitura quando Francesco Storace, in polemica velenosa con le scelte della Meloni, arriva a dire che il disagio di una campagna elettorale con Bertolaso è quello di doversi muovere sempre con un codice penale in mano?
Non è diversità , dissenso, frattura. È una voragine incolmabile.
E pensare che il disastro della gestione di Ignazio Marino aveva persino reso meno aspro il ricordo di quella precedente, bocciata sonoramente dagli elettori, di Gianni Alemanno.
E qualche speranza di rinascita era fiorita, sebbene le vicende legate a «Mafia Capitale» avessero messo in luce un intreccio consociativo in cui tra destra e sinistra si era persa ogni distinzione nel rapporto non proprio brillanto con i centri della criminalità  e della corruzione nella Capitale.
Poteva esserci qualche spiraglio, ma poi è partita la giostra di errori di cui ha fornito lo scioccante elenco completo ieri Antonio Macaluso su queste pagine.
Berlusconi aveva preso in parola la certezza che i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni potessero essere la punta della riscossa del centrodestra in una città  come Roma.
Poi la presenza mediatica di Giorgia Meloni dava la certezza che il suo messaggio, il suoi linguaggio, la sua maschera politica veicolata da una presenza massiccia e vociante nella totalità  dei talkshow potessero toccare strati di elettorato non militante, comunque vulnerabile alla simpatia innata di una figura che ama sottolineare i suoi tratti popolari e finanche popolareschi.
Invece no, la Meloni ha temporeggiato, procrastinato, dilazionato non senza però impedirsi di intralciare con i suoi interdetti la marcia di avvicinamento di Alfio Marchini al centrodestra.
Quindi niente Meloni, niente Marchini e niente Marchini, sembrava, in perfetta sintonia con Salvini.
E allora chi? L’annuncio del figlio che verrà , reso pubblico durante il Family Day, ha scatenato le oscenità  sessiste del politicamente corretto che, quando si tratta di colpire esponenti della destra, non esita a diventare scorrettissimo, trivialissimo, sgangheratissimo.
Ma la stessa Meloni si è accorta dell’errore comunicativo, lei non sposata, una gravidanza extra matrimoniale dentro il Family Day.
Poi la corsa al nome d’effetto: Rita Dalla Chiesa, un clamoroso boomerang mediatico. Poi l’improvviso adeguarsi alla scelta berlusconiana di Bertolaso.
La rottura di una parte di Fratelli d’Italia, la rivolta di una parte della destra.
E soprattutto l’occasione per Matteo Salvini di rimettere in discussione.
La Meloni subisce una sconfitta storica.
E la destra, direbbe Annalisa Terranova, ha un nuovo «leader mancato».

Pierluigi Battista
(da “il Corriere della Sera”)

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SE L’IMAN VA A SCUOLA A PARLARE DI PACE NON PIACE ALLA GIUNTA LEGHISTA: ERA MEGLIO SE INCITAVA ALLA GUERRA SANTA ?

Febbraio 28th, 2016 Riccardo Fucile

IN UNA SCUOLA MEDIA DEL BELLUNESE L’ASSESSORE, NOTA PER AVER SCRITTO “MAROCCHINO DI MERDA”, SI OPPONE ALL’INIZIATIVA CHE VEDE INVECE D’ACCORDO SINDACO E CHIESA

Lezione con l’imam martedì 8 marzo alla scuola media “Antonio Pertile” di Agordo in provincia di Belluno.
Al posto di fare matematica, storia o geografia, per una volta, i ragazzi delle prime classi della scuola diretta da Bernardino Ciocchetti incontreranno Kamel Layachi, responsabile del dipartimento di formazione e dialogo interreligioso.
Un incontro che, ancora prima di essere realizzato, ha già  scatenato le polemiche.
Di alcuni genitori ma soprattutto dell’assessore regionale all’istruzione, della giunta leghista di Luca Zaia, Elena Donazzan di Forza Italia – nota per aver inseguito un ladro che aveva tentato di rubarle la bicicletta: “Un marocchino di m…”, scrisse su Facebook — che adesso promette battaglia per impedire questa lezione.
“Farò di tutto perchè l’imam non vada in aula. In questo momento storico è inopportuno invitare un predicatore a scuola soprattutto dopo quello che è accaduto in Veneto. In una classe a parlare a dei minori si entra se hai determinate caratteristiche, questo preside ha fatto una forzatura. Tra l’altro la direttrice dell’ufficio scolastico provinciale non ne sapeva nulla. Chiederò immediatamente un’ispezione all’Antonio Pertile per capire le motivazioni di questa scelta e come mai sia stata individuata questa persona per parlare con i ragazzi”.
La direzione scolastica replica: “La scuola non era tenuta a chiedere le autorizzazioni alle famiglie come impropriamente è stato detto o capito malamente da alcuni genitori. C’è stato un malinteso con le famiglie, legato alla presunta richiesta di autorizzazione agli studenti per la partecipazione all’incontro; il progetto è stato proposto dalla referente del progetto mondialità , pace e solidarietà  che ha l’ ‘imprimatur’ del ministero dell’Istruzione e degli uffici periferici. Non è pervenuta dalle famiglie alcuna domanda al riguardo. L’incontro come tutte le altre opportunità  offerte dalla scuola, ha caratteristiche culturali e non certo di indottrinamento”.
Dall’altro canto secondo Ciocchetti l’iniziativa è stata approvata dai docenti e presentata agli organi collegiali.
La lezione a scuola fa parte di un percorso che vedrà  di nuovo l’imam Kamel protagonista il 12 aprile presso la casa parrocchiale.
Una serata alla quale presenzierà  anche il sindaco di Agordo, Sisto Da Roit, che sulla vicenda dell’ora con gli studenti butta acqua sul fuoco: “Si tratta di un’iniziativa all’interno dell’offerta formativa proposta dalla scuola che l’ha gestita secondo le proprie indicazioni. Il confronto è sempre positivo. Rispettiamo l’autonomia scolastica. Ho incontrato anche ieri sera alcune famiglie della scuola che non mi hanno espresso alcuna contrarietà  in merito, sono molto sereni”.
A benedire la lezione con Kamel Layachi è anche Monsignor Giorgio Lise, arcidiacono del paese che a “Radio Più” ha dichiarato: “Se viene chiamato un imam per spiegare il suo modo di vedere il rapporto con un Dio di un’altra religione non trovo nulla per cui stracciarsi le vesti”.

Alex Corlazzoli
(da “il Fatto Quotidiano”)

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SOMMERSO E ILLEGALE VALGONO 211 MILIARDI: L’ECONOMIA CHE NON CONOSCE CRISI

Febbraio 28th, 2016 Riccardo Fucile

ANALISI CGIA MESTRE: L’ILLEGALITA’ OCCUPA UNA FETTA SEMPRE PIU’ RILEVANTE DEL REDDITO NAZIONALE, PER QUESTO IL PESO DEL FISCO SUGLI ONESTI SUPERA IL 50%

Mentre l’economia arranca, secondo la Cgia di Mestre quella riconducibile alle attività  in nero e alla criminalità  organizzata non conosce battute d’arresto.
Se tra il 2011 e il 2013 l’economia sommersa e quella illegale sono aumentate di 4,85 miliardi, arrivando a toccare i 207,3 miliardi nel 2013 (pari al 12,9%del Pil), la fetta ‘pulita’ di reddito nazionale – cioè al netto dell’economia non osservata – è diminuita di 36,8 miliardi, scendendo sotto quota 1.400 miliardi.
Ipotizzando prudenzialmente che l’incidenza percentuale dell’economia non osservata sul Pil sia rimasta la stessa anche nel biennio successivo al 2013, gli artigiani mestrini stimano in quasi 211 miliardi il “contributo” che questa economia “grigia” ha dato al Pil nel 2015.
Questo aspetto, per la Cgia, ha effetti molto importanti sul fronte fiscale.
“Nel 2015 – sottolinea Paolo Zabeo della Cgia – al lordo dell’operazione bonus Renzi, la pressione fiscale ufficiale in Italia è stata pari al 43,7%. Tuttavia, il peso complessivo che il contribuente onesto sopporta è di fatto superiore ed è arrivato a toccare la quota record del 50,2%”.
Per l’associazione artigiani, la pressione fiscale è data dal rapporto tra l’ammontare complessivo del prelievo (imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali) e il Prodotto interno lordo (Pil) che si riferisce non solo alla ricchezza prodotta in un anno dalle attività  regolari, ma anche da quella “generata” dalle attività  sommerse (cioè non in regola con il fisco) e da quelle illegali che consistono in uno scambio volontario tra soggetti economici (contrabbando, prostituzione, traffico di sostanze stupefacenti). Ipotizzando in via prudenziale che nel 2014 e 2015 l’incidenza dell’economia non osservata sul Pil sia rimasta la stessa del 2013, per la Cgia si può pensare che nel 2015 abbia sfiorato i 211 miliardi di euro.
Da qui il dato che   la pressione fiscale reale balza al 50,2%. “E’ evidente che con un peso fiscale simile – dichiara il segretario Renato Mason – sarà  difficile trovare lo slancio per ridare fiato all’economia del paese in una fase dove la crescita rimane ancora molto debole e incerta”.

(da “La Repubblica”)

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