Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile QUALCUNO NON AMA IL CONFRONTO, MEGLIO FIANCHEGGIARE L’ISIS SEMINANDO ODIO
Non ci sarà alcun incontro con l’imam Kamel Layachi con gli studenti della scuola media Antonio
Pertile di Agordo, in provincia di Belluno.
A far saltare l’appuntamento ci hanno pensato le minacce arrivate alla segreteria della scuola a seguito del post su Facebook del leader della Lega Nord Matteo Salvini: “Un imam a dare lezione ai bimbi di una scuola media! Accadrà l’8 marzo all’Istituto Pertile di Agordo (Belluno). Ma che testa hanno alcuni “educatori”? Per informazioni il telefono della “scuola della pace” è…”.
Quel numero di telefono pubblicato sulla bacheca di Salvini ha scatenato il finimondo tanto da far intervenire i carabinieri e la Digos: “Dopo quel gesto dell’onorevole — racconta il sindaco Sisto Da Roit — la segreteria dell’istituto ha ricevuto una serie di chiamate di insulti e minacce. Salvini avrebbe fatto bene ad informarsi sul personaggio prima di esprimersi: doveva chiedere com’è nato questo progetto, come mai i docenti l’hanno approvato. Mi ferisce questa presa di posizione tout court senza nemmeno domandare nulla in merito alla proposta che la scuola aveva fatto”.
“Si tratta di una soluzione — continua il preside — presa a malincuore visti i ripetuti interventi di Kamel Layachi attivati con le stesse modalità da più anni a questa parte, a stretto contatto con i coordinatori per l’insegnamento della religione cattolica, in molte scuole primarie e secondarie di varie province del Veneto e finalizzati a promuovere la conoscenza reciproca e ad eliminare il pregiudizio. L’iniziativa, presentata nelle assemblee per l’elezione dei rappresentanti dei consigli di classe e poi deliberata dagli organi collegiali con la presenza dei genitori, aveva seguito il consueto iter di approvazione”.
Ora anche l’incontro del 12 aprile con l’imam promosso dall’amministrazione in casa parrocchiale rischia di saltare: “Non so se lo faremo, non so”, spiega il primo cittadino. “E’ una brutta pagina per il nostro territorio, un popolo saldo nei propri principi non può aver paura del confronto. Sono preoccupato anch’io del fondamentalismo islamico ma ho timore anche per le intolleranze che si manifestano nel nostro Paese. Non capisco perchè una civiltà occidentale che si ritiene la migliore, che si basa sul concetto di libertà , in realtà impedisce un dibattito. Non ho sentito prese di posizioni di nessuno quando Etihad ha salvato Alitalia o quando le nostre imprese vincono appalti nei Paesi islamici”.
Ma anche qui sarebbe bastato identificare e denunciare gli autori delle minacce e da parte della magistratura verificare se vi fossero gli estremi del reato di istigazione a delinquere nell’invito a telefonare a scuola.
E nessuno si sarebbe più permesso di seminare odio.
(da agenzie)
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Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile INFORMAZIONI PARZIALI SU INTERROGATORI CHE NON HANNO PORTATO A NULLA E TRAFFICO TELEFONICO ININFLUENTE, MA NON CI SONO VIDEO E REGISTRAZIONI… E OVVIAMENTE LA COLPA E’ DEL TERRORISMO ISLAMICO
L’Ambasciata italiana al Cairo ha ricevuto oggi pomeriggio una nota verbale con la quale il ministero degli Esteri egiziano ha trasmesso alcuni dei materiali investigativi richiesti nelle scorse settimane dal governo italiano attraverso canali diplomatici sul caso Regeni.
I materiali sono stati immediatamente messi a disposizione del team investigativo italiano che opera al Cairo su mandato della Procura della Repubblica di Roma.
“La Farnesina – si legge in una nota – prende atto della consegna di una parte del materiale richiesto. Si tratta in particolare di informazioni relative a interrogatori di testimoni da parte delle autorità egiziane, al traffico telefonico del cellulare di Giulio Regeni e a una parziale sintesi degli elementi emersi dall’autopsia. Non risultano essere stati ancora consegnati altri materiali informativi richiesti dalle note verbali della nostra Ambasciata. La Farnesina ritiene che la collaborazione investigativa debba essere sollecitamente completata nell’interesse dell’accertamento della verità “.
Considerando che l’interrogatorio di testimoni non ha portato a nulla, che l’autopsia è poi stata per fortuna fatta in Italia e che i tabulati non svelano un accidente visto che Regeni è stato “sequestrato” per strada, in pratica il materiale non porterà a nulla.
Mancano i video delle telecamere durante il tragitto e le registrazioni richieste, ammesso che non siano state fatte sparire anche altri verbali dei testimoni.
Contestualmente il governo egiziano ritorna sulla versione del “terrorismo” che
“cerca di danneggiare i rapporti tra l’Egitto stesso e altri paesi come è stato nel caso del cittadino italiano Giulio Regeni», come ha dichiarato all’Ansa una fonte “altamente qualificata”.
Da chi ha torturato 1.400 persone, come da denuncia di Amnesty International, una garanzia di obiettività e trasparenza.
La farsa continua.
(da agenzie)
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Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile AGENZIA DELLE ENTRATE: “SISTEMA COMPLESSO”… L’ALLARME DEI CONSUMATORI
Un meccanismo a prova di furbetto, un vasto sistema di comunicazione tra banche dati di diventi enti
e aziende per scongiurare il rischio che qualcuno alla fine non paghi il canone Rai.
E’ quanto riporta un’anticipazione di Repubblica della bozza del decreto che il ministero dell’Economia e quello dello Sviluppo economico stanno limando per fare in modo che tutti paghino il canone Rai, da luglio nella bolletta elettrica.
In campo ci sono i Comune, l’Agenzia delle Entrate, l’Anagrafe Tributaria, il garante pubblico delle forniture elettriche e tutte le aziende che portano la corrente nelle case italiane.
Scrive Repubblica
Se l’enorme radar funzionerà come descritto negli 8 articoli del decreto, sarà difficile per tutti scansare i 100 euro del nuovo canone televisivo.Il decreto tenterà di regolare anche molti casi pratici che potranno realizzarsi, nelle noste vite di telespettatori elettrici, da luglio 2016.
La voltura.
In centinaia di migliaia di case, ad esempio, mamma ha intestata l’imposta della tv e papà invece la bolletta della luce. Il decreto tenterà di prevenire il doppio pagamento. Poichè la famiglia deve saldare il canone tv una sola volta, l’Agenzia delle Entrate (Ufficio di Torino) farà una “voltura automatica”. Papà che paga la bolletta elettrica diventerà anche titolare dell’abbonamento televisivo.
Per quanto riguarda i rimborsi per chi non dispone di un apparecchio tv, va segnalato all’Agenzia dell’Entrate.
Se l’utente lo dimentica e ha, per esempio, il prelievo dal conto corrente del corrispettivo della bolletta della luce, nessun problema: “Per chiedere alla società della corrente il giusto rimborso, avremo tempo fino a giugno dell’anno successivo ai pagamenti. Ma la società elettrica, a sua volta, avrà tempo 6 mesi per ridarci i soldi”, scrive Repubblica.
Un tasto dolente sta nell’attivazione di un’utenza ad anno in corso.
Se per esempio viene attivato a novembre, la bozza del decreto prevede che venga pagato tutto l’ammontare per l’annualità , quindi 100 euro, e non solo le ultime due rate mensili (20 euro). Una misura certamente impopolare ma che con molta probabilità , scrive sempre Repubblica, verrà modificata nella versione finale del decreto.
Agenzia dell’Entrate: “Sistema particolarmente complesso”.
Tuttavia non tutti i problemi sembra siano stati risolti. Per il pagamento del canone Rai in bolletta “assume cruciale importanza la corretta individuazione della famiglia anagrafica che, in modo del tutto peculiare rispetto alle diverse imposte del nostro sistema tributario, costituisce di fatto il soggetto passivo del tributo”, ha detto il direttore gestione tributi dell’Agenzia delle Entrate, Paolo Savini, in un’audizione alla Commissione Anagrafe tributaria.
“Allo stato attuale, in attesa della costituzione della nuova Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, l’individuazione della famiglia anagrafica risulta particolarmente complessa”.
Per superare “tale criticità “, fino al completo avvio dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, il decreto attuativo in corso di emanazione da parte del Mise “dovrà prevedere che i Comuni siano tenuti a trasmettere all’Agenzia delle entrate, su richiesta della stessa Agenzia delle entrate, i dati relativi alle famiglie anagrafiche”.
L’allarme dei consumatori.
Sul canone Rai in bolletta il “caso è complesso” perchè servono i dati delle famiglie” da parte dell’Agenzia delle Entrate è arrivata “una grave ammissione”, inoltre sono “inaccettabili sei mesi per i rimborsi, i consumatori vanno rimborsati nella prima bolletta utile”. A sollevare gli scudi è l’Unc che denuncia “possibili errori per ben 5 milioni di famiglie”.
E’ una “grave ammissione” afferma Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando le affermazioni del direttore gestione tributi dell’Agenzia delle Entrate, Paolo Savini, che ha detto, riguardo al pagamento del canone Rai in bolletta, che “assume cruciale importanza la corretta individuazione della famiglia anagrafica”, ma questa individuazione “risulta particolarmente complessa” e dovranno essere i Comuni a trasmettere i dati relativi alle famiglie anagrafiche.
“Il fatto che l’Agenzia delle Entrate, dopo 2 mesi dall’entrata in vigore della Legge di stabilità , ammetta che l’individuazione della famiglia anagrafica non solo non sia stata al momento risolta e sia particolarmente complessa, ma richieda ancora l’invio dei dati da parte dei Comuni, dimostra che a luglio verrà fatta pagare al consumatore il costo di questa operazione” incalza Dona.
“Per questo, se è vera l’ipotesi di bozza di decreto apparsa oggi su Repubblica, è ancor più inaccettabile -prosegue il Segretario dell’Unc- che le società elettriche abbiano 6 mesi di tempo per restituire il maltolto al consumatore per i pagamenti non dovuti del canone. Chiediamo che i rimborsi avvengano nella prima bolletta utile dopo l’invio della richiesta da parte del cliente e della dovuta autocertificazione”.
“Inoltre -aggiunge ancora Dona- il primo avviso di richiesta di pagamento del canone non può avvenire già a luglio, ma nella bolletta precedente, in modo che al consumatore sia dato il giusto tempo per far valere l’autocertificazione ed impedire il prelievo in automatico sul conto corrente”.
L’Unione Nazionale Consumatori ricorda quindi che “tra la data di emissione della bolletta della luce, non quindi quella di ricevimento a casa dell’utente, e la scadenza della fattura passano solo 20 giorni, e che a luglio, periodo di invio della prima maxi rata del canone Rai, molti italiani sono in vacanza, ivi compresi i portalettere. Il rischio, quindi, di ritrovarsi ad aver pagato un canone non dovuto è alto”.
Parte del gettito andrà nel fondo per il pluralismo.
La Camera ha dato il via libera al fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, previsto nell’articolo 1 della proposta di legge sul sostegno pubblico all’Editoria all’esame. L’articolo che rappresenta uno dei cardini della nuova normativa, dispone che il fondo verrà istituito al Mef e non a palazzo Chigi, come era inizialmente previsto nel testo.
La ripartizione delle risorse verrà stabilità con un decreto del presidente del Consiglio e avrà un importo massimo di 100 milioni di euro l’anno ma – unicamente per il triennio 2016-2018 – potrà usufruire di eventuali disponibilità aggiuntive che potranno arrivare dal canone Rai che, da quest’anno, viene pagato insieme alla bolletta dell’energia elettrica.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile DALL’UNIONE NASCERA’ UN’AZIENDA DA 750 MILIONI DI FATTURATO CHE CONTROLLERA’ IL 20% DEL MERCATO
L’operazione “dimostra l’impegno di lungo periodo di Cir, del suo management, della mia famiglia e mio personale nello sviluppo del Gruppo Espresso”.
Con queste parole Rodolfo De Benedetti, presidente della holding che controlla il gruppo Espresso, ha annunciato la firma del memorandum di intesa con Itedi, la società che controlla La Stampa e il Secolo XIX, in vista della fusione delle due case editrici in un nuovo polo a cui faranno capo il quotidiano torinese, quello ligure e Repubblica.
L’operazione segna l’inizio dell’uscita della Fiat dall’editoria italiana dopo oltre un secolo.
Oggi il capitale dell’ItEdi è per il 77 per cento di Fca (Fiat Chrysler) e per il 23 dell’Ital Press Holding, la società di Claudio Perrone, l’ex editore del Secolo XIX.
La società verrà inglobata dal gruppo presieduto da Carlo De Benedetti.
Nel 2014 l’Espresso ha registrato ricavi netti consolidati per 643,5 milioni e un risultato positivo di 8,5; mentre ItEdi ha avuto soltanto 110 milioni di fatturato e un utile di 624mila euro.
Considerati i rapporti di forza, agli azionisti di Itedi andrà quindi una piccola quota di minoranza del gruppo Espresso.
Il passaggio cruciale: la porzione del Gruppo Espresso che spetterà a Fca sarà redistribuita fra i suoi azionisti.
In questo modo la Fiat, una compagnia che produce automobili e non giornali, come ripete sempre l’ad Sergio Marchionne, uscirà dall’editoria italiana.
La holding Exor, cassaforte degli investimenti della famiglia Agnelli presieduta da John Elkann, avrà un peso molto ridotto. Perchè Exor è titolare del 30 per cento di Fca, che corrisponde a un terzo della quota spettante ai soci di ItEdi nel gruppo di De Benedetti.
La conseguenza è chiara. Visto che non ci saranno patti di sindacato (cioè accordi tra azionisti per prendere decisioni comuni) — e a meno di pesanti nuovi investimenti di Exor — quando verrà scelto il consiglio di amministrazione del Gruppo Espresso allargato, non sarà Elkann a decidere, ma l’asse Rodolfo De Benedetti-Monica Mondardini.
Magari l’Ingegnere Carlo De Benedetti, 82 anni, continuerà a mantenere la presidenza e una voce sulla scelta dei direttori, ma è chiaro che c’è un salto generazionale: si passa dagli assetti dell’editoria determinati dall’epoca dominata da Gianni Agnelli e Carlo De Benedetti (e Silvio Berlusconi), a un nuovo equilibrio. John Elkann, nipote prediletto di Giovanni Agnelli, resta in Italia, ma i soldi di Exor li ha investiti sul settimanale globale The Economist.
Manca soltanto un tassello per rinnovare lo scenario: Rcs e il Corriere della Sera, da sempre sotto la responsabilità finanziaria e civile degli Agnelli.
Da tempo John Elkann ha deciso di uscire e in questo caso Fca e Marchionne non c’entrano: l’investimento del 16,7 per cento è tramite l’accomandita Giovanni Agnelli e C. Elkann ha perso il suo amministratore delegato, Pietro Scott Jovane, e non ha alcuna intenzione di partecipare al possibile aumento di capitale che potrebbe essere necessario da qui a un anno.
L’operazione ItEdi-Espresso offre all’erede di Gianni Agnelli l’occasione di disimpegnarsi da Rcs presentando l’addio come una scelta obbligata: è chiaro che neppure nel Paese di Mondazzoli (Mondadori + Rizzoli) si può sommare la presenza nel capitale dei due principali gruppi che editano i grandi quotidiani.
Pare che John Elkann abbia già individuato il percorso finanziario per lasciare Rcs, anche se sarà doloroso, con inevitabili minusvalenze.
Ancora non è chiaro se qualcuno degli altri soci è interessato a rilevare la quota di controllo, Diego Della Valle e Urbano Cairo hanno spesso contestato la gestione ma non sono pronti a spendere abbastanza da comandare.
Quando è nata ItEdi accorpando Secolo XIX e Stampa, l’alleanza è stata pensata fin da subito con una declinazione editoriale: articoli condivisi per ridurre i costi, visto che i due mercati regionali (Piemonte e Liguria) non sono sovrapposti.
Nel caso della fusione tra ItEdi e Gruppo Espresso, invece, l’operazione è tutta finanziaria. Non nasce un giornale unico.
Il nuovo direttore di Repubblica, Mario Calabresi, è già espressione della sintonia tra due mondi sempre tangenti ma distanti (De Benedetti è anche stato ad di Fiat per i famosi 100 giorni), cresciuto da giornalista a Repubblica e da direttore a La Stampa. Intorno a Calabresi, il nuovo Gruppo Espresso costruirà l’editoria post-Fiat.
Stefano Feltri e Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile L’OCCUPAZIONE CRESCE SOLO TRA GLI OVER 50 A CAUSA DELLA LEGGE FORNERO, ALTRO CHE JOBS ACT
E ora chi lo dice a Renzi e al Pd che nel 2015 l’occupazione è cresciuta solo tra i lavoratori over 50 di
359 mila unità , mentre solo a gennaio hanno perso il posto 31 mila giovani tra i 15 e i 24 anni, portando il relativo tasso al 39,3%, +0,7% sul mese precedente?
L’Istat nella stima preliminare sul primo mese del 2016. È la conferma uno dei dualismi costitutivi del mercato del lavoro italiano: quello tra «giovani» e «anziani».
Senza contare che aumentano i disoccupati nella fascia di età tra i 35 e i 49 anni: 69 mila in più senza lavoro nella parte più produttiva della forza-lavoro attiva. è la fotografia della Riforma Fornero sulle pensioni quattro anni dopo: l’estensione dell’età pensionabile oggi favorisce il «riciclo» dei vecchi contratti precari in quelli «a tempo indeterminato» finanziati dagli sgravi contributivi predisposti dal governo.
Altro che Jobs Act, è la riforma del governo Monti a diminuire il numero degli inattivi (-63 mila) soprattutto tra i 50-64enni.
Più a lungo al lavoro e presumibilmente spremuti come limoni, questi lavoratori partecipano involontariamente all’uso politico delle statistiche sull’occupazione condotto dal governo al gran completo e dal suo partito di riferimento.
Renzi ha scritto su twitter: «Con questo Governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero».
Il premier si riferiva al dato generale sulla disoccupazione, ferma all’11,5% e invariata da agosto 2015.
A questo ha aggiunto il dato sull’aumento di 70 mila unità degli occupati. Anche qui si torna sui livelli di agosto.
L’Istat ha registrato una ripresa della quota dei dipendenti a tempo indeterminato a partire da settembre pari a 99 mila persone.
Si tratta della «coda lunga» di dicembre, quando le imprese hanno fatto la corsa per aggiudicarsi il «bonus» da 8 mila euro per ogni neo-assunto.
Da gennaio, infatti, lo sgravio sarà più che dimezzato: a 3 mila euro. è probabile che, a partire da febbraio, questo dato sarà molto più contenuto e seguirà l’andamento ciclotimico del mercato del lavoro, drogato dagli incentivi renziani.
A riprova che il Jobs Act non è servito a produrre nuova occupazione, e non solo a contribuire al gran ballo dei contratti, c’è il tasso di occupazione: fermo, drammaticamente, al 56,8%, uno dei più bassi dell’Eurozona, in misero aumento dello 0,1% rispetto a dicembre, nonostante la pazza corsa all’incentivo.
Le riforme del governo hanno consolidato il dualismo anche in questo indicatore.
A gennaio, infatti, l’occupazione tra i giovani è rimasto fermo alla percentuale dello stesso mese del 2015: 15,4%.
Per il resto della popolazione è invece aumentato dell’1,5%. Dai dati emerge anche lo stallo del tasso di disoccupazione femminile al 54,3%, mentre quello maschile è al 74,5%. Ecco un altro dualismo.
Il problema di Renzi è con i numeri, non con i gufi.
Roberto Ciccarelli
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Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile CASAVATORE, 15 AVVISI DI GARANZIA… IL CANDIDATO PD, SOSTENUTO DA UN SORVEGLIATO SPECIALE, PICCHIATO DAL GRUPPO RIVALE A SOSTEGNO DEL CANDIDATO UDC
A Casavatore la camorra fu “bipartisan”. Appoggiò sia il sindaco che l’avversario.
Lo afferma la Dda di Napoli: le elezioni comunali del giugno 2015 furono il teatro di una guerra intestina al clan Ferone, una fazione degli Amato-Pagano, gli Scissionisti. Le indagini dicono che il candidato Pd, Salvatore Silvestri, fece campagna tramite una persona sottoposta alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale perchè ritenuto vicino ai Ferone.
Costui stazionò stabilmente davanti al comitato elettorale Silvestri, e quando non era lì si prodigava a cercare voti nel quartiere di Corso Europa.
Le indagini dicono anche che l’avversaria Udc, Lorenza Orefice, si avvalse invece di altri tre personaggi dalle maniere forti, uno dei quali nipote del boss Ernesto Ferone.
I tre intimidirono gli elettori del Parco Acacie a Casavatore Vecchia per raccogliere consensi ‘porta a porta’ in favore della signora e di un candidato imparentato al capo clan.
E per mandare un messaggio chiaro alla cittadinanza, due giorni prima del ballottaggio, i tre picchiarono per strada l’uomo di Silvestri.
Un messaggio che secondo i pm Vincenza Marra e Maurizio De Marco probabilmente ebbe un effetto sul risultato. Il dem Silvestri era in testa al primo turno (41% contro il 35%), ma l’Udc Orefice sovvertì i pronostici e al ballottaggio venne eletta col il 56%.
Per la campagna elettorale di Silvestri venne a Casavatore anche un pezzo grosso del Pd, il vicesegretario Lorenzo Guerini (foto).
Nella galassia dem, Silvestri è ritenuto vicino ai ‘Giovani Turchi’, la corrente di Mario Orfini, del ministro della Giustizia Andrea Orlando e della deputata Valeria Valente, candidata alle primarie Pd di Napoli.
La compagna di Silvestri, Mariangela Portinaio, lavora a Roma come assistente parlamentare della Valente.
L’inchiesta è chiusa, i carabinieri della Stazione di Casavatore hanno notificato quindici avvisi di garanzia.
Il sindaco in carica, Orefice, risponde di minaccia agli elettori con l’aggravante del metodo camorristico. Silvestri invece risponde di voto di scambio con l’aggravante camorristica. Indagati anche altri candidati al consiglio comunale, il comandante e un maresciallo della polizia municipale.
Casavatore, città di 18.000 abitanti a un tiro di schioppo dal capoluogo.
Qui le intercettazioni dipingono un quadro desolante, la politica ridotta a mercimonio o terreno di scontro fisico tra personaggi vicini alla camorra.
Si ascoltano voti ‘comprati’ da Silvestri e da alcuni suoi candidati con promesse di denaro, buoni pasto, pacchi di generi alimentari, posti di lavoro.
Si legge di vigili urbani che fanno propaganda elettorale e spacciano normali operazioni di disinfenzione del territorio come conquiste ottenute grazie all’intercessione di questo o quel candidato.
Persino l’orientamento delle telecamere di videosorveglianza fu modificato per venire incontro alle esigenze di un candidato collegato all’esponente Pd: dovevano vigilare i suoi manifesti elettorali, affinchè non venissero strappati.
Il comandante fu telefonicamente informato di alcune notizie di reato: le minacce subite da una elettrice per non farle votare la Orefice, una segnalazione della candidata sindaco Udc su un presunto scambio “soldi-voti” durante il primo turno elettorale.
Ma non fece rapporto all’autorità giudiziaria, e per questo è indagato anche per omessa denuncia.
Vincenzo Iurillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile HA SCONTATO SOLO 22 DEI 30 ANNI DI CONDANNA PER AVER AMMAZZATO I GENITORI PER L’EREDITA’ … E ORA LO STATO DOVREBBE SPENDERE RISORSE PER PROTEGGERE LE SORELLE?
I carabinieri di San Bonifacio (Verona) hanno intensificato la protezione alle sorelle di Pietro Maso in
seguito alle minacce di morte che il fratello avrebbe rivolto alle due donne, Nadia e Laura.
Maso, 44 anni, nel 2013 ha finito di scontare 22 dei 30 anni di condanna per avere, quando era appena maggiorenne, massacrato assieme a tre amici i genitori nel febbraio 1991 a Montecchia di Crosara (Verona).
Secondo quanto riporta Il Corriere di Verona, Maso — che il mese scorso era già stato denunciato in seguito ad un esposto presentato dalle sorelle, adesso avrebbe rivolto gravi e “concrete minacce di morte” alle sorelle Nadia e Laura.
Per questo i militari dell’Arma, che già le tenevano sotto controllo, martedì 1 hanno informato le due donne delle minacce intercettate in alcune telefonate di Pietro Maso, rafforzando il servizio di protezione nei loro confronti.
Maso aveva evitato l’ergastolo per una “seminfermità di mente”, poi la avuto lo sconto di 3 anni per l’indulto, di altri 5 per “liberazione anticipata”.
Già nel 2008 ottiene la semilibertà .
Il 20 aprile 2011 Pietro Maso viene denunciato da un uomo che aveva con lui affari economici per minacce di morte (gli avrebbe detto “Ti ammazzo”) e gli viene revocata la semi-libertà . Nel luglio 2011 gli viene di nuovo concessa la semi-libertà .
Dal 15 aprile 2013 Pietro Maso è a tutti gli effetti un uomo libero.
(da agenzie)
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Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile LA SCUSA DEI RAPPORTI ECONOMICI NON REGGE: SIAMO NOI IL SOGGETTO FORTE, L’EGITTO HA TUTTO DA PERDERE
La più recente pagina, quella scritta ieri sulla tragedia dell’assassinio di Giulio Regeni è, forse, la più oltraggiosa.
Dopo che un medico legale egiziano aveva affermato che il ricercatore italiano sarebbe stato sequestrato per giorni e giorni, subendo reiterate e metodiche torture, secondo una precisa scansione temporale, la procura del Cairo si è affrettata a smentire brutalmente tutto.
Si tratta di un comportamento ormai intollerabile che ridà attualità e forza a quanto detto qualche giorno fa da Pierferdinando Casini.
Il presidente della Commissione Esteri del Senato ha dichiarato: “Se non arrivano risposte vere, va richiamato in Italia il nostro ambasciatore al Cairo”.
È una proposta più che ragionevole perchè, dietro la vicenda della morte di Giulio Regeni, si configura una questione che non è esagerato definire di “sovranità nazionale” e, infatti, il rispetto della nostra autorità come Stato sovrano è strettamente correlato, e non può essere altrimenti, al rispetto di tutti i cittadini del nostro Paese, e della loro integrità fisica, quando si trovino nel territorio e sotto la giurisdizione di uno Stato che si vuole “amico”.
Così non è stato nel caso di Giulio Regeni ma – ciò che è più grave – nulla viene fatto per risarcire quella inaudita ingiustizia e, al contrario, tutto si fa per riprodurla e perpetuarla.
E questo richiede decisioni all’altezza di un conflitto così drammatico.
A distanza di oltre un mese dal rapimento di Giulio Regeni, infatti, le autorità egiziane sembrano intenzionate a rimanere ferme su una posizione che nega ogni evidenza e ogni senso di realtà .
Si ostinano, così, a riproporre – pur nel vorticoso mutamento delle successive versioni – l’ipotesi che vorrebbe Regeni vittima di un “incidente”.
Non a caso, è stato questo il termine utilizzato dall’ambasciatore egiziano a Roma, nel corso dell’incontro, avvenuto giovedì scorso, con alcuni parlamentari e con il legale della famiglia, l’avvocato Alessandra Ballerini.
Lo scarto tra le circostanze di fatto, le testimonianze, i particolari acquisiti e le risibili interpretazioni che ne offrono le autorità egiziane è talmente ampio da risultare irrimediabilmente scandaloso.
Mentre i periti italiani (ma ora anche quelli egiziani) parlano di “torturatori professionisti”, gli investigatori egiziani insistono nella tesi di una “vicenda privata” quale causa della morte.
Di fronte a tutto ciò, richiamare l’ambasciatore italiano al Cairo, è il minimo.
E può essere la sola mossa capace di scuotere l’inerzia interessata del regime egiziano e di rendere evidente il deterioramento delle relazioni tra i due paesi.
Si tratterebbe di una decisione che oggi nessuno potrebbe trovare eccessiva.
E, poi, un’altra condizione: la piena libertà di accesso a tutta, ma proprio tutta, la documentazione relativa alla morte di Giulio Regeni, finora acquisita e in qualche modo occultata dalle autorità giudiziarie e di polizia egiziane.
Ovvero testimonianze, interrogatori, intercettazioni, perizie e risultati delle indagini. Ma anche per questo forse è già troppo tardi.
Ora servono azioni tempestive e iniziative drastiche. Ancora, dunque, richiamare l’ambasciatore italiano in Egitto e pretendere dall’ambasciatore egiziano in Italia un atteggiamento di cooperazione che finora non c’è stato in alcun modo.
Da qui l’opportunità che stiamo considerando in queste ore di convocare l’ambasciatore egiziano a riferire davanti alla commissione diritti umani del Senato della quale sono il presidente. Altrimenti non resterà che riconoscere che le ordinarie relazioni diplomatiche con l’Egitto sono gravemente compromesse.
E questo chiama in causa un altro fattore: quello dei rapporti economici e commerciali tra Egitto e Italia.
Contrariamente a ciò che si crede, e a ciò che si teme, quest’ultimo non è, e non può essere un elemento di debolezza per l’Italia, ma il suo contrario.
Nei rapporti economici tra l’Italia e l’Egitto siamo noi il soggetto forte e se, dunque, è interesse di entrambi i partner garantire la continuità di questo tipo di relazioni, nel caso attuale è il nostro paese a poter e dover utilizzare tutte le risorse capaci di esercitare una adeguata pressione nei confronti dell’Egitto, anche attraverso un’azione concertata con i principali investitori italiani in quel Paese.
Chi ha orecchi per intendere intenda.
Luigi Manconi
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 2nd, 2016 Riccardo Fucile STILETTATA ANCHE PER STORACE E MARCHINI: “SI AGGIRAVANO BELLI E FELICI TRA I BANCHETTI, MA IO NON HO BISOGNO DI TRUPPE CAMMELLATE”
“’Salvinarie’ a Roma? Mi pare che, alla luce dei fatti, queste consultazioni ai gazebo le ho stravinte io.
I voti per me non erano taroccati, mentre sicuramente sono andate le truppe cammellate di altri candidati in diverse occasioni e su diversi tavoli. Quindi, mi sembra che la matematica mi dia assolutamente ragione”.
Così il candidato di centrodestra per il Campidoglio, Guido Bertolaso, commenta ai microfoni di Ecg Regione, su Radio Cusano Campus, le primarie informali volute da Matteo Salvini a Roma con l’allestimento di 41 gazebo in tutti i municipi.
“Ho visto le foto di Marchini e Storace” — continua — “che si aggiravano, belli, felici e contenti, in mezzo a quei banchetti. Evidentemente c’era proprio il desiderio di far vedere che qualcuno non era desiderato, mentre invece poi i numeri stanno lì a dire con chiarezza che anche chi si riconosce nella Lega qui a Roma sa colui che deve scegliere per far rinascere questa città ”.
E aggiunge: “Io sono uno abituato a risolvere i problemi. Mi pare che sia indiscutibile. Sto girando per tutta la città : mentre gli altri chiacchierano e criticano, io lavoro e cerco di capire come possiamo risolvere i drammatici problemi della nostra Capitale”. L’ex capo della Protezione Civile poi si sofferma sul leader della Lega: “A Salvini ho fatto sapere che sono disponibilissimo e lieto di incontrarlo, così, guardandoci nelle palle degli occhi, forse su qualche cosa potremmo chiarirci e lui si renderebbe conto della persona che gli starebbe davanti, invece di ascoltare consiglieri più o meno interessati a seminare zizzania. Come potrei escludere che gli stiano facendo il lavaggio del cervello contro di me? Non credo che queste persone siano quelli vicini a Salvini a Milano. Penso che qui a Roma” — prosegue — “lui si sia organizzato una truppa variopinta e multiforme che ha avuto esperienze anche in altre realtà politiche capitoline. E forse non sono le persone più adatte a dargli i consigli giusti”.
Infine, l’annuncio: “Sul mio sito pubblicherò un calendario sulle mie prossime visite nei quartieri di Roma. State tranquilli che io girerò per strada per strada, vicolo per vicolo, buca per buca, casa per casa”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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