Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile COTA E 23 CONSIGLIERI A PROCESSO PER PECULATO E TRUFFA: 5 LEGHISTI, 12 TRA FORZA ITALIA, FRATELLI D’ITALIA E NCD… C’E’ ANCHE UNA TELECAMERA CHE RIPRENDEVA LA CAMERA DA LETTO
L’intera rassegna delle gaffe e degli scivoloni di Palazzo Lascaris della passata legislatura, il lungo e
dettagliato riepilogo delle imbarazzanti spese rimborsate con i fondi dei gruppi regionali tra il 2010 e il 2012 – dai campanacci, all’ingresso all’hammam, alla discoteca, all’impianto antifurto per la casa privata, alle mutande verdi del governatore – è quel che attende l’ex governatore leghista Roberto Cota e i suoi consiglieri al termine del processo che ha coinvolto un’intera generazione di politici locali e che è ormai alle battute finali.
Tra le ultime “perle” emerse durante la requisitoria del pm Enrica Gabetta c’è anche l’acquisto, poi rimborsato come tutto il resto dalla Regione, da parte di un consigliere del libro a indubbio contenuto hot “Sexploration. Giochi proibiti per coppie, istruzioni per l’uso”.
Il volume, edito da Mondadori e venduto sui principali siti tra gli 8 e gli 11 euro, “insegna tanti divertentissimi giochi da provare in prima persona, per tenere sempre viva la fiamma della sensualità , con fantasia e allegria”.
Top secret il nome dell’acquirente, che il pubblico ministero ha deciso di non rivelare.
Si sta per concludere, insomma, il dibattimento nei confronti dell’ex governatore e di 23 consiglieri della precedente legislatura, tutti accusati di peculato, qualcuno anche di truffa, per le spese pazze dei rimborsi con il denaro pubblico.
Inizia infatti questa mattina la requisitoria dei pubblici ministeri Giancarlo Avenati Bassi ed Enrica Gabetta dopo oltre un anno di udienze. È il vero conto alla rovescia che interessa gli imputati in attesa di sapere cosa deciderà il giudice: assolti o condannati e a quale pena.
È stato anche definito il «maxiprocesso dei testimoni», perchè i difensori dei 24 imputati hanno chiesto di ascoltare in aula davanti al giudice Silvia Bersano Bejey centinaia di persone.
E il calendario del processo ha richiesto decine di udienze a partire da gennaio del 2015, a volte una, a volte due a settimana nel tentativo di arrivare prima possibile alla conclusione di questa vicenda giudiziaria che ha travolto la politica piemontese ormai tre anni fa.
Gli imputati, oltre a Roberto Cota cui è chiesto conto di spiegare perchè abbia speso circa 25mila euro del gruppo per ragioni personali compresi i celebri «mutandoni verdi», sono Angiolino Mastrullo, Augusta Montaruli, Lorenzo Leardi, Rosanna Valle, Massimiliano Motta, Roberto Tentoni, Angelo Burzi, Michele Formagnana, Girolamo La Rocca, Daniele Cantore, Alberto Cortopassi e Rosa Anna Costa (tutti del Pdl, poi confluiti nei gruppi di Fi, Ncd, Fdi, Progett’Azione); Massimo Giordano, Roberto De Magistris, Federico Gregorio, Riccardo Molinari e Paolo Tiramani (Lega Nord); Michele Giovine (Pensionati per Cota), Michele Dell’Utri (Moderati); Luigi Cursio (Idv); Giovanni Negro (Udc); Andrea Stara (Insieme per Bresso); Maurizio Lupi (Verdi Verdi, che ha patteggiato la pena per peculato ma è stato rinviato a giudizio per truffa).
La lunghissima trafila di testimonianze, di esame degli imputati, di dichiarazioni spontanee ha sciolto in qualche caso i nodi che restavano nella ricostruzione dell’inchiesta della Guardia di finanza del nucleo di Polizia tributaria.
Ma per lo più ha reso un amaro spettacolo di giustificazioni raffazzonate talvolta smentite direttamente in aula dai pm, come nel caso di Roberto Tentoni che deponendo in aula ha spiegato che le telecamere di sorveglianza che aveva comprato servivano per il suo ufficio nella sede del gruppo, ma poco dopo se l’è dovuto rimangiare quando Avenati Bassi gli ha mostrato le immagini registrate della sua camera da letto.
Sarà poi il 5 aprile il giorno più importante, quello dedicato alle richieste di condanna. Poi parleranno tutte le difese: È probabile che la sentenza arrivi prima dell’estate.
Ottavia Giustetti
(da “La Stampa”)
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Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile SALVINI E BERLUSCONI DIVISI SU BRUXELLES: IL PRIMO URLA DA TUTTE LE TV, SILVIO SI GODE IL SONDAGGIO DELLA GHISLERI
I fumi della strage avvolgono ancora Bruxelles. Matteo Salvini è già su twitter.
Senza neanche un pensiero per le vittime di cui non si sa ancora il numero, un attimo di dolore, commozione o dubbio.
Sente che la “preda”, il consenso mediatico è a portata di mano. Tweet, selfie, raffiche xenofobe, per 24 ore.
Sui morti di Bruxelles, si manifesta la nuova destra italiana. La destra degli sciacalli.
Nemmeno si sente la voce di Silvio Berlusconi, il vecchio leader schierato a fianco di Bush dopo l’11 settembre, favorevole alla guerra in Afghanistan all’Iraq, contrario alla Libia ma comunque costretto all’intervento, comunque la si voglia giudicare uno che si pose il problema del governo e della lotta al terrore: “Ora — dice Berlusconi – è tempo di mettere da parte i labili distinguo e gli egoismi nazionali”.
Salvini, con un altro selfie, twitta il distinguo, cavalca la paura, senza prospettare, neanche per sbaglio una soluzione: “Metropolitana di #Bruxelles chiusa da ore. Domanda a Renzi e Alfano: quanto sono sicure le metropolitane in Italia?”.
Poi annuncia che il bello deve ancora arrivare perchè, nella stessa serata parteci
perà a Quinta Colonna, poi Ballarò, poi Porta a Porta.
Prova a parlare ai moderati, Silvio Berlusconi, nella sua competition con “quello li”: “Bisogna che i governi dell’Occidente capiscano che c’è un solo modo per risolvere la situazione: andare ad estirpare il cancro dell’Isis alla radice, con una coalizione che, sotto l’egida dell’Onu, riunisca Europa, Stati Uniti, Russia, Cina e i paesi musulmani moderati ed intervenga militarmente per eliminare la fabbrica della morte in Iraq e bloccare i conflitti in Siria e in Libia”.
Un solco profondo separa Berlusconi e Salvini, in una competition, anche verbale, in cui si avverte il rumore di fondo delle miserie nostrane, come le elezioni amministrative.
Gli ultimi sondaggi della Ghisleri dicono che è avvenuto quasi il “contro-sorpasso” con Forza Italia che, dopo mesi, ha riacciuffato la Lega.
I sondaggisti, però, dicono al tempo stesso che, a caldo del terrore, i conati leghisti hanno un bell’effetto.
Valentino Valentini, parlando con dei colleghi alla Camera, mostrava un articolo di ieri del Financial Times, proprio su questo. Tutte le destre populiste, a caldo, hanno seguito una strategia da sciacalli: chissenefrega delle soluzioni.
Eccolo, a Quinta Colonna, Salvini: “Bestie, vanno cancellate dalla faccia della Terra, non sto zitto, non cedo a paura”, “Sono terrorizzato dal fatto che in Italia non ci siano controlli alle frontiere”, “Vada via chi vuole imporre il suo Dio”. Parole che rimbalzano su twitter, come rimbalza il duello con Lerner a Ballarò: “Ne ho le palle piene di chi ammazza nel nome di Allah, tornate a casa vostra!”. Gran finale a Porta a Porta: “Basta cedere alle pretese islamiche, la Mecca è da un’altra parte!”.
Il cinismo diventa propaganda indisturbata nel pollaio dei talk nazionali, dove in nome dell’audience ogni conduttore lascia che il gallo canti bestialità , che le galline si azzuffino trasformando il terrore in spettacolo.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile PRESENTAZIONE A ROMA CON LA PRESENZA DI BERLUSCONI: “IO SONO COME BATMAN, AVANTI TUTTA”
Ticket? Primarie? A Guido Bertolaso non interessano. “Ne parlano altri, è una situazione imbarazzante e
quasi ridicola questo continuo cambiamento di rotta e direzione. C’era un candidato che era stato individuato dai tre partiti con sondaggi favorevoli. Per le primarie siamo anche fuori tempo massimo. Io vado avanti”.
L’ex capo della Protezione civile e candidato sindaco per il centrodestra a Roma va dritto per la sua strada.
“Inoltre – ha aggiunto – i miei sondaggi, ovvero i contatti con i romani, sono positivi. Giro in bici o con la mia utilitaria e nessuno mi ha menato o insultato”.
E ha chiesto “di anticipare il più possibile la data delle elezioni in modo tale da iniziare subito a lavorare, a tripli turni, durante i mesi estivi quando il traffico è meno intenso, sulle opere più urgenti: le strade, la pulizia e il tpl”.
Ribadisce il suo appoggio Sivio Berlusconi, convinto che Bertolaso sia l’uomo giusto per Roma. “In questa città bisogna fare una rivoluzione e per farla ci vuole un rivoluzionario: non si può pensare che chi ha fatto solo politica può affrontare una impresa così”, ha detto il leader di Forza Italia aggiungendo: “Non mi sento pugnalato da Meloni e Salvini. Berlusconi è come Batman, ha la corazza di kevlar. Questa situazione nel centrodestra serve solo a creare confusione e a favorire Pd e 5 Stelle. Vale la pena ricordare che fummo io, Salvini e Meloni a chiedere a Bertolaso di rinunciare alla sua missione in Africa e a candidarsi. Roma è la nostra capitale, non può essere lasciata nella crisi e nel degrado. A Bertolaso abbiamo detto che lo ritenevamo l’unico capace di risollevare Roma. Quando per un capriccio si rompe l’accordo, si rischia di fare un regalo sul piatto d’argento agli avversari, davvero da non crederci”.
Lo ha detto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus,.
Poi in visita al comitato promotore per Guido Bertolaso sindaco di Roma, Berlusconi ha aggiunto: “Francamente non abbiamo mai considerato un ticket tra Guido Bertolaso e Giorgia Meloni, e per il modo in cui c’è stato posto non dobbiamo nemmeno spendere parole per dire perchè. Penso che i cittadini romani siano persone di buonsenso e dunque possono superare le antipatie per questo o quel partito per guardare agli interessi di Roma: Bertolaso non è un politico, si presenta con una sua lista civica con personalità di livello elevato e sarà sostenuto da Fi e da altri partiti. Mi aspetto un voto plebiscitario per lui”.
Ma Berlusconi è anche convinto che “nessuno dei due, nè Marchini nè Meloni, può sperare minimamente di arrivare al ballottaggio. Confido nel buon senso – ha aggiunto – spero che con il tempo gli altri candidati si possano aggregare al nostro candidato visti i sondaggi che gli diranno chiaramente l’impossibilità di arrivare al ballottaggio”.
A proposito di ballottaggio, Bertolaso ha precisato: “In quel caso, non potrei votare nè Giachetti nè Raggi perchè, per Roma, entrambi sarebbero un grosso problema: uno perchè rappresenta la vecchia politica e l’altra rappresenta i giovani ma non ha esperienza in gestione amministrativa e posso garantire che mettere a posto l’amministrazione capitolina è molto peggio di dieci terremoti messi insieme”.
E ancora. “Quelli come Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno un unico obiettivo: risolvere il problema personale della loro carriera politica, presente e futura – attacca Bertolaso – Pur di riuscirci, producono le capriole più strane, come hanno fatto con me. Ma io non torno indietro, ora meno che mai”.
Poi rivolgendosi a Giorgia Meloni ha spegato: “Ognuno è libero di fare quel che vuole. Lei ha deciso di scendere in campo ed è una scelta da rispettare. Io ero sceso in campo due mesi prima anche su richiesta sua e quindi continuo. Poi vedremo cosa succederà nelle prossime settimane. Saranno i romani a dire chi vogliono avere come sindaco”.
L’ex capo della Protezione civile ha parlato anche di Roma e dell’attuale stato di sicurezza dopo gli attentati di Bruxelles: “Da un punto di vista della sicurezza l’Italia è ben attrezzata, a Roma c’è un prefetto in gamba, forse il migliore in Italia, è un questore eccellente. Se anche i vigili fossero coinvolti nel controllo e nella sicurezza” e non fossero “emarginati, sarebbe meglio, devono entrare a pieno titolo in questo meccanismo”.
Roma deve migliorare, per Bertolaso. “Vedo una città avvilita, umiliata e rassegnata, devastata da mille problemi, che deve ripartite e ritrovare l’orgoglio di essere la Capitale d’Italia. Oggi è un Comune di periferia e lo trovo inaccettabile”.
(da “La Repubblica“)
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Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile L’INTELLIGENCE ITALIANA: “IN ITALIA SEGUIAMO UNA CINQUANTINA DI JIHADISTI, IL NUMERO E’ IN CRESCITA. DA NOI NON ESISTONO QUARTIERI COME MOLENBEECK, MA LUPI SOLITARI POSSONO FARE DANNO”
«Sarebbe un errore gettare la croce sui servizi segreti del Belgio. Attacchi asimmetrici come quelli di Bruxelles possono capitare ovunque. Anche in Italia».
Così ragiona una fonte qualificata della nostra intelligence, che da tre anni segue una cinquantina di possibili jihadisti e foreign fighther che si muovono nelle nostre città .
«Attacchi kamikaze come quello al check-in dell’aeroporto, che in qualsiasi scalo del mondo è zona franca antistante il cordone dei controlli, o quelli delle due stazioni metro sono difficilissime da prevedere. Chiunque, anche soggetti poco addestrati, possono entrare in azione con modalità suicide».
Il livello di allerta, tra gli investigatori dei vari servizi di sicurezza nazionale del nostro paese, non cambia: era altissimo, e tale rimane anche dopo gli attentati di Bruxelles. «Sapevamo che i colleghi belgi e francesi si aspettavano un nuovo attacco. La cellula di terroristi che ha organizzato gli attentati del 13 novembre a Parigi è composta – secondo alcune ricostruzioni – da più di una sessantina di uomini, e molti sono ancora liberi. Ma nessuno sapeva dove e quando avrebbero colpito».
Gli interrogativi sono tanti, e finora le risposte definitive latitano.
La concomitanza tra l’arresto di Salah, uno dei tre jihadisti ricercati per la strage del Bataclan, e le nuove esplosioni a Bruxelles fanno ipotizzare due scenari possibili: la vendetta dei superstiti della cellula nata e cresciuta a Molenbeeck, che serve a dimostrare la forza di gruppo che sembra invincibile, o l’ ultimo colpo di coda messo a segno in fretta e furia, nel timore che Salah Abdeslam potesse iniziare a collaborare con le forze di sicurezza e bruciare i piani criminali dei terroristi.
La terza pista, quella più inquietante, e che dietro gli attentati di Bruxelles ci sia invece una nuova cellula di terroristi legati all’Isis rimasta finora dormiente: in quel caso significherebbe che la rete jihadista installata nel cuore dell’Europa è ancora più vasta e pericolosa di quanto non si ipotizzasse.
«Francia e Belgio, va sottolineato, hanno un rischio terrorismo molto diverso dal nostro: quartieri come quello di Molenbeek o le banlieu parigine, a grande maggioranza musulmana, in Italia semplicemente non esistono. Sono quelli i focolai della radicalizzazione islamista, i luoghi in cui gli emissari dell’Isis riescono a fare proseliti più facilmente, sfruttando le condizioni di disagio socio-economico in cui versano le seconde e terze generazioni».
Non è un caso che Salah abbia vissuto indisturbato la sua latitanza a pochi chilometri dalla casa nella quale è cresciuto, godendo di un’omertà vasta e radicata.
Non è un caso che gli stragisti di Charlie Hebdo abbiano avuto rapporti con i guerrieri dell’Isis di Bruxelles, nè che da Molenbeek siano stati pianificati gli attentati di Parigi.
«In Italia abbiamo evidenze che i nostri “homegrown mujahidin”, cioè i possibili jihadisti nati e cresciuti nel nostro Paese, stiano crescendo di numero, e che l’Isis riesca a reclutarli sempre più giovani. Alcuni partono per la Siria, altri restano in Italia. Il processo di radicalizzazione è veloce e, come abbiamo spiegato in una relazione al Parlamento, spesso avviene a totale insaputa della famiglia d’origine», conclude il nostro 007 dell’antiterrorismo.
«Finora abbiamo stroncato sul nascere qualsiasi minaccia, ma non è detto che la squadra contro cui giochiamo stia facendo, in Italia, soltanto melina. Nel caso decidano di passare all’azione dobbiamo essere pronti a tutto. Ovunque».
Emiliano Fittipaldi
(da “L’Espresso”)
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Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile CREARE DIVISIONI PER ACCREDITARSI COME ALTERNATIVA ALL’OCCIDENTE
Gli attentati di Bruxelles confermano la mancanza di regole nella sfida del terrorismo. 
I civili non vengono risparmiati, anzi il loro sacrificio è funzionale ad amplificare l’effetto psicologico delle bombe. L’intento complessivo di chi attacca va oltre i morti e le centinaia di feriti.
Come è già accaduto per il Bataclan, gli ispiratori delle stragi utilizzeranno le immagini e la tecnologia moderna per moltiplicare gli effetti delle loro operazioni.
Vedremo quelle immagini dell’aeroporto e della metropolitana all’infinito, e all’infinito ci sentiremo spaventati e senza certezze.
Chi si occupa della strategia mediatica degli islamisti radicali conosce molto bene quali corde toccare sul piano della comunicazione: al Baghdadi e i suoi sanno esattamente cosa suggestiona il nostro immaginario collettivo.
Tutto è simbolo nell’attacco di Bruxelles: l’esplosione accanto al banco dell’American Airlines, la metro che porta a lavoro i funzionari negli uffici della Commissione europea, la terra con il numero più alto di foreign fighters. Bruxelles, peraltro, non significa solo reazione per l’arresto di Salah e l’omicidio di Belkaid.
La città era da tempo considerata al centro del mirino dei jihadisti. Ma colpirla con un attentato congiunto, che richiede programmazione e coordinamento, proprio nei giorni in cui l’attenzione è massima per le ricerche dei pericoli numero uno, significa dire: “Noi possiamo colpire ovunque e quando vogliamo”.
Le vittime e i feriti del 22 marzo sono il costo vivo, drammatico, dell’ennesimo attacco al cuore dell’Europa.
Il pianto dei bambini intrappolati nella metro è il simbolo di un altro costo da pagare: le conseguenze psicosociali delle vittime indirette dell’attentato.
Il Califfato, infatti, mira ad aumentare l’islamofobia mondiale, a creare divisioni per dipingere più efficacemente i suoi nemici come il Male, parla a chi si sente parte del disegno onnipotente del grande Stato accreditandosi come unica alternativa all’Occidente.
Ma punta anche a farci precipitare nella paura, a trasmettere inquietudine oltre le coste in cui si è territorializzato, ad amplificare la sindrome di assedio, il senso sociale di insicurezza e di precarietà .
La priorità di chi ha rivendicato i morti di Zaventem e di Maelbeek è immobilizzare i civili inducendo un contagio emozionale negativo attraverso un gesto apparentemente imprevedibile. L’uomo, per sua natura, ha bisogno di percepire la realtà secondo schemi che lo rassicurino.
Gli attentati, invece, alimentano i vissuti di abbandono e di impotenza, di mancanza di speranza, di perdita di controllo e di minaccia per la vita.
Il terrorismo mina la normalità e la capacità di fare previsioni, sconvolge le certezze sulla prevedibilità e sulla possibilità di controllare il mondo esterno, distrugge molte convinzioni e aumenta il senso di vulnerabilità .
Può avere ripercussioni sull’assetto delle famiglie e della rete di relazioni. Aumenta l’ansia, altera il senso di appartenenza a una comunità in termini di vincoli e legami, acuisce tensioni tra gruppi sociali e determina livelli più o meno significativi di disorganizzazione.
Nonostante la maggior parte delle persone non subisca gravi conseguenze, da un quarto a metà delle vittime indirette sperimenta vissuti di disagio e lievi modifiche del comportamento che si manifestano sotto forma di un’ampia gamma di reazioni normali e adattative, che qualche volta creano sofferenza.
Questa sofferenza interferisce con la capacità di fronteggiare la quotidianità e talvolta viene percepita come fonte di colpa o di vergogna. Circa un quarto della popolazione esposta, poi, può sviluppare vere e proprie malattie psichiatriche, spesso non diagnosticate o trattate in modo inadeguato.
Il Belgio si è pietrificato, comprensibilmente. Ma la tenuta sociale dopo gli attentati sarà determinante nel percorso di ritorno alla normalità , e sarà fondamentale per proteggere dai disagi psicologici a medio e lungo termine.
I risultati positivi si otterranno soprattutto se Bruxelles riuscirà a riprendere quanto prima la routine della quotidianità : tutto quello che limiterà la possibilità di circolazione di informazioni e rassicurazioni, di monitoraggio della paura e di sostegno alle categorie più a rischio, aumenterà infatti il rischio di conseguenze negative.
Corrado De Rosa
(da “L’Espresso“)
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Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile L’ADDETTO AI BAGAGLI DELL’AEROPORTO: “MIA MAMMA MI DICEVA SEMPRE DI CERCARE LE PERSONE DI BUONA VOLONTA’, CI SONO SEMPRE”
Un addetto ai bagagli dell’aeroporto di Bruxelles, per nulla impaurito dalle esplosioni, ha tratto in salvo sette persone ferite nell’attentato che ha squassato lo scalo di Zaventam. Per questo ora è considerato un eroe.
Alphonse Lyoura stava lavorando quando ha udito una forte esplosione al terminal delle partenze. Immobile, è rimasto in attesa di comprendere cosa stesse succedendo. Due minuti più tardi il secondo kamikaze si è fatto esplodere, lasciando a terra morti e feriti.
Lyoura ha raccontato alla Afp che non ha voluto pensare alle conseguenze: è corso nel luogo delle esplosioni e ha preso in braccio un ferito per portarlo al sicuro.
Ma non si è fermato. E’ tornato all’interno e ha aiutato altre cinque o sei persone gravemente colpite dall’esplosivo.
“C’era sangue dappertutto. Alcuni non si muovevano, altri non avevano più le gambe. Panico totale”, ha detto.
Il dipendente dell’aeroporto è ancora scioccato: “Ho visto un uomo che aveva perso entrambe le gambe, un poliziotto con il braccio maciullato”.
Le gesta di Lyoura hanno fatto immediatamente il giro dei social network e per numerosi utenti il suo comportamento esemplare dona speranza in un evento terribile come l’attentato all’aeroporto e alla metro di Bruxelles.
L’uomo ha confermato all’Afp di avere sentito urla in arabo prima delle due detonazioni. Poco dopo l’Isis ha rivendicato i due attacchi kamikaze.
Su Twitter molti hanno condiviso una frase riferendola all’impresa coraggiosa di Alphonse: “Quand’ero bambino e vedevo notizie terribili in televisione, mia madre mi diceva: ‘Cerca le persone di buona volontà . Ci sono sempre'”.
(da agenzie)
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Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile LA MELONI CHIEDE LE DIMISSIONI DELLA MOGHERINI PER LE LACRIME ALLA NOTIZIA DELL’ATTENTATO A BRUXELLES… NON E’ SEGNO DI DEBOLEZZA , MA DI UMANITA’, CONCETTO ESTRANEO A CHI E’ ABITUATO A SPECULARE SULLA MORTE DEGLI INNOCENTI
Un amico di destra, quella vera, ha scritto ieri: “Confesso che nel vedere le immagini dei tragici fatti di ‪
Bruxelles‬, mi sono sentito più rappresentato dalle lacrime della ‪Mogherini‬ che dalle urla di alcuni “sciacalli” dell’area di ‪‎centrodestra‬… In certi momenti si impone prima di tutto il silenzio, il rispetto per chi ha perso la vita e la partecipata, emotiva commozione… Le urla non hanno mai risolto nulla e mai risolveranno. Le urla fanno soltanto rumore…”
Queste semplici parole avremmo potuto e dovuto sottoscriverle in tanti , noi che non ci sentiamo rappresentati da quella fogna maleodorante che è la pseudodestra attuale: quella che, con i morti ancora caldi, trova il tempo di farsi immortalare in foto ricordo sui luoghi dell’attentato, quella dei vecchi tromboni, una vita da servi di tanti padroni, che pubblicano vecchie testate con scritto “Bastardi islamici”, quella di chi vorrebbe cacciare tutti i profughi siriani in quanto “terroristi dell’Isis”, fingendo di dimenticare che stanno proprio fuggendo dall’Isis, quella che accusa la Mogherini di debolezza solo perchè ha pianto alla notizia.
In effetti versa lacrime nella vita chi è capace di provare sentimenti umani, non chi ha irrefrenabili orgasmi alla notizia di morti che possono giovare alla loro miserabile vita politica.
Non chi distilla quotidianamente odio razziale e religioso.
Non chi ha sulla coscienza migliaia di bambini e madri affogati in mare, esseri umani che avrebbero potuto essere semplicemente salvati inviando un numero programmato di traghetti per imbarcarli su navi sicure.
Appartengono a quella categoria di assassini morali che invocano ogni giorno i respingimenti, che declamano la superiorità della razza nordica, salvo svegliarsi, mentre contano i soldi nel materasso in piena notte, con un figlio assassino, una figlia baby-prostituta, un nonno abbandonato in ospizio dopo avergli fregato la pensione e un nipote cocainomane che gli taglia la gola.
Sono quelli che invocano ogni giorno la guerra santa contro l’Isis, ma mai che si arruolino per combattere al fronte, magari il destino ce li toglierebbe dai coglioni.
No, il loro motto è “armiamoci e partite” o lanciare hastag “iononhopaura-micagosoloaddossodifrontea4ragazzottideicentrisociali”.
No, loro non possono partire, devono lucrare sui morti nei social e accusare di “buonismo” chi non ha rinunciato al ruolo di essere umano.
Ma qua si sbagliano, noi non siamo affatto buonisti.
Per chi “sporca” la parola destra non abbiamo alcuna pietà : continuino pure a fiancheggiare l’Isis, noi sappiamo distinguere.
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Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile SABINA GUZZANTI DEDICA UN POST AL “PARLAMENTARE ASSENTEISTA PER ANTONOMASIA”
Ha fatto molto discutere la foto di Salvini a Bruxelles nel giorno degli attacchi terroristici. Accusato di sciacallaggio, non è scampato alla prova social.
Tanto che Sabina Guzzanti gli ha dedicato un post su Facebook definendolo il “parlamentare assenteista per antonomasia” e rimarcando di come “oggi eccezionalmente si trova a Bruxelles” e postando l’immagine di lui al telefono nei momenti cruciali della Storia.
“Sta quindi infestando Fb di sue foto in città come fosse in qualche modo protagonista degli attentati”, scrive la Guzzanti, “riesce a spacciarsi per una “quasi vittima” sostenendo che stava per andare in aeroporto prima di essere fermato dalla polizia. Stava già tornando in Italia quindi, la sua settimana da parlamentare finisce di Martedì
mattina alle 8″.
Un attacco diretto e su tutta la linea che prende la scia delle molte simili accuse rivolte al leader della Lega per aver in qualche modo “strumentalizzato” il terribile attacco terroristico alla capitale belga.
Ma l’immagine di Salvini al telefono mentre cammina corrucciato sullo sfondo di una Bruxelles in fiamme ha scatenato l'”ironia”, se è lecita in situazione come questa, del web.
Tantissime i meme che mostrano l’europarlamentare nei più svariati e cruciali momenti della storia.
Dalla guerra in Vietnam, alla via Crucis di Gesù al matrimonio dei Kennedy.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 23rd, 2016 Riccardo Fucile RUBY TER: REGALI ANCHE AD ALTRE OLGETTINE
Silvio Berlusconi continua a pagare alcune delle Olgettine. 
In particolare Nicole Minetti, l’ex consigliera regionale protagonista delle cene eleganti di Arcore, che riscuote ogni mese direttamente dal conto dell’ex presidente del Consiglio la bellezza di 15mila euro.
Ma a beneficiare dei bonifici di Berlusconi ci sono anche Alessandra Sorcinelli, Barbara Guerra, Miriam Loddo, Raissa Skorkina, Giovanna Rigato.
A dirlo è il Corriere della Sera che anticipa i contenuti dell’estratto conto personale di Berlusconi negli ani 2014, 2015 e 2016 che i pm Pietro Forno, Tiziana Siciliano e Luca Gaglio durante l’udienza preliminare del processo Ruby Ter, che vede imputate 31 persone, tra cui lo stesso fondatore di Fininvest, Ruby Rubacuori e una ventina di ragazze.
Il reato contestato è la corruzione in atti giudiziari: secondo la Procura, Berlusconi pagava alcuni testimoni mentre si stava celebrando il processo Ruby, finito — per l’ex presidente — con una condanna in primo grado poi annullata definitivamente dalla Corte di Cassazione che lo ha assolto.
Dall’aprile 2014 a oggi, secondo i documenti dei magistrati, Berlusconi ha allungato alla Minetti oltre 300mila euro come “prestiti infruttiferi”.
In più l’ex valletta ha ricevuto 65mila euro a fine settembre 2015 con la causale “risarcimento danni alla Regione”.
Il riferimento è quasi certamente alla condanna dell’ex consigliera davanti alla Corte dei Conti: deve pagare 27500 euro per danni erariali a causa di “indebiti rimborsi di spese istituzionali”.
L’ex consigliera della Lombardia è tra l’altro ancora imputata nel processo Ruby bis, quello che vede coinvolti lei, Emilio Fede e Lele Mora: era stata condannata in appello a 3 anni per favoreggiamento della prostituzione, ma la sentenza è stata annullata dalla Cassazione con rinvio per un nuovo giudizio della corte d’Appello.
Ma come detto nel rapporto ricevuto dalla Procura da parte della Guardia di Finanza a essere pagate da Berlusconi sono altre ragazze venute alla ribalta con le serate di Villa San Martino. Alessandra Sorcinelli ha ricevuto 130mila euro in tre bonifici, Barbara Guerra e Ioana Visan hanno preso da Berlusconi 52mila euro per il soggiorno al resort “L’Albereta” di Erbusco, in provincia di Brescia.
La Visan (testimone anche nel processo a Tarantini, a Bari) ha avuto in dono anche altri 30mila euro. E ancora: il marito di Marianna Ferrera ha avuto 27mila euro per l’affitto di una casa in centro a Milano. Infine Raissa Skorkina, Miriam Loddo e Giovanna Rigato hanno preso 10mila euro a testa.
Poi ci sono i bonifici che non hanno rilievi penali.
Ci sono per esempio 405mila euro finiti nel luglio 2015 all’ex ministro Michela Vittoria Brambilla come “prestito infruttifero”.
La deputata ha spiegato che si è trattato di denaro per chiudere alcuni contenziosi (una causa di lavoro e affitti non pagati) come rappresentante legale dei Circoli della Libertà , poi confluiti dentro Forza Italia.
Ma ci sono anche alcuni atti di generosità . Per esempio i 65mila euro che Berlusconi ha elargito nel novembre 2015 a Alfredo Meocci, ex direttore generale della Rai, ex deputato del Pdl, anche lui impelagato in guai giudiziari. Meocci ha spiegato di aver chiesto quei soldi per motivi personali in un momento di difficoltà .
Infine l’ultimo fortunato è Giancarlo Galan, l’ex ministro della Cultura e presidente della Regione Veneto, che ha patteggiato 2 anni e 10 mesi nell’inchiesta sulle tangenti per il Mose di Venezia e ha subito una serie di sequestri e confische.
Berlusconi ha donato — anche in questo caso il prestito è “infruttifero” — 125mila euro alla moglie di Galan, Sandra Persegato.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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