Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
I DUE ESPONENTI DI SPICCO DI FDI NON CONDIVIDONO LA SCELTA DELLA MELONI SU TAGLIALATELA E RESTANO FEDELI ALL’ALLEANZA
I Fratelli d’Italia a Napoli sono Caino e Abele? Pare di sì: la rottura tra Marcello Taglialatela, nemico giurato di Gianni Lettieri e i portatori di voti del partito di Giorgia Meloni si è consumata nella giornata di ieri con l’ufficializzazione delle candidature al consiglio comunale di Marco Nonno, attuale vicepresidente del consiglio comunale, ed Enzo Moretto.
I due, che provengono entrambi da Fratelli d’italia, hanno deciso di appoggiare Gianni Lettieri e non Marcello Taglialatela, deputato e candidato ufficiale del partito della Meloni.
“Una scelta di coerenza — ha spiegato lo stesso Lettieri, candidato sindaco di Forza Italia che sfiderà per la seconda volta Luigi De Magistris — in quanto sono sempre stati al mio fianco in tutte le battaglie contro la mala amministrazione fatta dal clan di Luigi de Magistris. Entrambi dimostrano l’attaccamento al progetto Napoli, al suo risanamento, al suo riscatto per vincere quelle che e’ una battaglia di civilta’”.
Ora l’alleanza Fdi-Lega che peraltro nei sondaggi era data al 2% rischia di arrivare a percentuali da prefisso telefonico.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
IL LEADER LEGHISTA HA INIZIATO A FIUTARE IL RISCHIO CAPORETTO
Si sono cacciati in un bel guaio Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che a Roma hanno evidentemente tirato la corda oltre il punto di rottura.
La leader di Fratelli d’Italia aveva rifiutato l’ipotesi di sostenere Alfio Marchini, convergendo in un secondo momento sulla candidatura di Guido Bertolaso, mollato dopo pochi giorni e annunciando la discesa in campo per la corsa a sindaco della Capitale.
Di fatto, all’ex premier non era rimasto che optare per soluzioni alternative alla convergenza sulla Meloni, perchè quest’ultima avrebbe avuto il sapore di una resa alla linea oltranzista della Lega Nord, o meglio, del suo leader.
Sta di fatto, che il centro-destra corre diviso nella principale città italiana.
Non è un male, che ciò accada, perchè almeno così si fa chiarezza.
Lega e Fratelli d’Italia da una parte e Forza Italia, NCD e uomini di Raffaele Fitto dall’altra.
I sondaggi prima della scelta dell’ex premier indicavano uno scenario simile un testa a testa tra Meloni e Marchini per il secondo posto, ma qualche altri sondaggi riservati danno l’imprenditore capitolino avanti di qualche punto sulla leader di FdI.
E Francesco Storace oggi annuncerà di appoggiare proprio l’imprenditore, portandogli teoricamente in dote un altro paio di punti percentuali.
Nel caso di approdo al ballottaggio, Marchini sarebbe il candidato con le più elevate probabilità di battere la grillina Virginia Raggi.
Dunque, la scommessa di Berlusconi potrebbe rivelarsi vincente.
In ogni caso un’eventuale vittoria o un risultato comunque migliore di quello della Meloni aprirebbe scenari dirompenti sul piano nazionale.
Per Salvini sarebbe la fine.
Giuseppe Timpone
(da “Investire oggi”)
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Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
NCD SORPASSA FRATELLI D’ITALIA… CINQUESTELLE A DUE PUNTI DAL PD… SALVINI HA PERSO LA LEADERSHIP
Cinque Stelle in avvicinamento al Pd, ancora avanti nelle intenzioni di voto ma in lieve flessione rispetto al sondaggio della metà di marzo: 31,1%, in calo dell’1,1% rispetto a marzo, seguito dal M5S con il 28,9%.
Ma un’altra novità è rappresentata dal fatto che a seguire Forza Italia e Lega ora sono appaiate al 13,1%, mentre Area popolare (4,2%) scavalca Fratelli d’Italia (3,9%).
Infine, Sel-Sinistra italiana (3,2%) si colloca di poco al di sopra della soglia di sbarramento prevista dall’Italicum.
Il ballottaggio tra Pd e M5S si risolverebbe con una vittoria di misura del partito di Renzi (50,9% a 49,1%).
Lo scenario politico di questa settimana fa segnare un avvicinamento del M5S al Pd, che continua a prevalere nella graduatoria delle intenzioni di voto ma risulta in lieve flessione rispetto alla precedente rilevazione della metà di marzo.
I due partiti risultano ora separati solamente da 2,2% mentre allora la distanza era di 5,3%
Le sei settimane che separano i due sondaggi sono state caratterizzate da avvenimenti di grande rilievo, sul fronte interno e su quello internazionale.
Si tratta di avvenimenti che sembrano aver determinato qualche segnale di cambiamento nelle scelte degli elettori.
Vediamo i risultati in dettaglio, iniziando dalla «zona grigia» rappresentata da astensionisti ed indecisi che raggiungono il livello più elevato nell’ultimo anno, attestandosi a 36,9%
Come si diceva, il Pd mantiene il primato nella graduatoria di voto con il 31,1% delle preferenze, in flessione di 1,1% rispetto a marzo, seguito dal M5S con il 28,9%.
Il primo risulta indebolito dalle permanenti tensioni interne, che si sono manifestate anche in occasione del referendum sulle trivelle, e dalla vicenda giudiziaria campana (è indagato il presidente dimissionario del Pd campano Stefano Graziano) che hanno evidenziato, una volta di più, lo scollamento del partito tra centro e periferia, non tanto o non solo per le tumultuose vicende che hanno accompagnato le elezioni primarie in diverse città , quanto piuttosto per l’immagine di un partito che in svariati contesti locali sembra fuori controllo.
Il M5S sembra aver superato la difficile fase causata dalla vicenda di Quarto, recuperando il calo di consensi subito.
Dopo la scomparsa di Casaleggio i giovani dirigenti del movimento sono chiamati a consolidare il proprio ruolo mostrando la capacità di rappresentare un’alternativa di governo.
Nonostante la riduzione delle distanze tra i primi due contendenti, il ballottaggio tra Pd e M5S si risolverebbe con una vittoria di misura del partito di Renzi (50,9% a 49,1%). Come nelle precedenti rilevazioni si osserva che il M5S risulta nettamente preferito al Pd dagli elettori della Lega e di Fratelli d’Italia e in misura più contenuta da quelli di Forza Italia.
Tra gli elettori di Area popolare prevarrebbe di poco il Pd mentre tra quelli di Sel e SI il risultato sarebbe alla pari.
È difficile immaginare se, alla luce dei recenti avvenimenti romani, potrebbe nascere una lista unica di centrodestra che raggruppi Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, oppure se la decisione di Berlusconi di sostenere Marchini preluda ad un compattamento delle diverse componenti moderate del centro e del centro destra e a uno spostamento degli equilibri
Pur con questa incognita, le intenzioni di voto per una lista unica di centro destra sono oggi pari al 28,9%, sostanzialmente in linea con il risultato del M5S (29,1%), ed in lieve flessione rispetto alla somma algebrica dei tre partiti misurati singolarmente dato che, come spesso accade, l’unione di forze politiche produce qualche contrarietà e disaffezione nell’elettorato di partenza
Immaginando un ballottaggio tra Pd e la lista unica di centrodestra, ad oggi il primo prevarrebbe sulla seconda 52,3% a 47,7%, con gli elettori del M5S più a favore del Pd (35% a 25%) e i centristi di Area popolare a favore della lista unica di centrodestra (55% a 35%).
Sorprendentemente, tenuto conto che sono alleati del Pd nella coalizione di governo.
Infine abbiamo testato un ipotetico ballottaggio tra M5S e lista di centrodestra, scenario al momento difficile a realizzarsi.
In questo caso il Movimento 5 Stelle prevarrebbe nettamente, con più di nove punti di distacco, grazie al convergere su di esso della larga maggioranza della sinistra e di una quota rilevante degli elettori Pd.
Come detto, gli ultimi mesi sono stati densi di avvenimenti.
Tuttavia per il Pd i successi ascritti, come l’approvazione della riforma costituzionale e la scarsa partecipazione al recente referendum, sono stati oscurati dalle vicende giudiziarie e dalle dinamiche critiche interne al partito.
Per il centrodestra la divisione si è conclamata con la scelta di Marchini a Roma. Oltre alla necessità di Berlusconi di mantenere un ruolo centrale, sembra esserci anche una visione strategica distante tra chi cerca di collocarsi nel solco del popolarismo europeo e chi invece fa una scelta xenofoba e populista sull’onda delle destre vincenti in Europa.
In tutto ciò il Movimento 5 Stelle guadagna consensi. La situazione rimane disordinata.
A questo punto forse sarà solo la prossima tornata amministrativa a chiarire il panorama.
Nando Pagnoncelli
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
ALTRO CHE REGALO AL PREMIER, ELIMINEREBBE DALLA CORSA IL RENZIANO GIACHETTI E LA “MAI STATA FASCISTA” GIORGIA… E ALLA FINE SE LA GIOCHEREBBE ALLA PARI CON LA RAGGI
Passare da Bertolaso a Marchini, da parte di Berlusconi, è stato un regalo a Renzi? Che lo dicano, per propaganda, Raggi, Meloni e Giachetti è comprensibile.
Ma che lo sostengano giornali e osservatori politici appare assai avventato, si tratterebbe semmai di un regalo avvelenato.
Non solo perchè, a differenza di Marchini — e a parte l’ormai modesto apporto degli ultimi moicani del berlusconismo a Roma — l’ex-capo della protezione civile di suo non aveva, e non ha, un voto.
Non solo perchè Bertolaso non ha aspettato il breve tratto di questa campagna elettorale, percorso come candidato, per rivelarsi un formidabile gaffeur
Non solo perchè la scelta di Berlusconi a favore del “Ridge de noantri” mette effettivamente in ambasce Meloni e Salvini, isolandoli su posizioni di destra estrema, lepenista e “trumpista”.
Non solo perchè oppone, alla marcia inarrestabile della “cittadina” Raggi e al recupero sondaggistico di Giachetti e del Pd romano travolto da Mafia Capitale, quello che è stato sinora oggettivamente un marciatore solitario, “libero dai partiti” e unico, vero oppositore — insieme al movimento cinque stelle — degli amministratori che hanno aiutato e comunque non si sono accorti di Mafia Capitale…
Ma passare da Bertolaso a Marchini, da parte di Berlusconi, è stato tutt’altro che un regalo a Renzi soprattutto perchè dell’imprenditore romano tutto si può dire fuorchè sia o possa essere un docile strumento nelle mani o a disposizione di Berlusconi, delle sue trame revansciste o, peggio, del suo interesse a far regalie elettorali a Renzi per ottenerne in cambio regalie aziendali e/o affaristiche.
Così come una cosa è prendere atto che sul Marchini “libero dai partiti” convergeranno Berlusconi e a quanto pare Storace, magari con proprie liste e simboli, altra è dare per scontato che il civico Marchini si faccia fagocitare, diventi succube dei partiti e comunque si faccia trasferire di peso nel centrodestra o centro-destra.
Staremo a vedere. Peraltro a breve. Si vedrà da subito, dagli sviluppi della campagna elettorale di questi giorni, se Marchini confermerà la capacità di resistenza sinora messa in campo. l’identità civica e laica, la sua “libertà dai partiti” e la sua storia
E qui vanno ricordate le risorse economiche personali e familiari che lo hanno aiutato notevolmente a rimanere (sinora) “libero”: nel 2013 ha ottenuto alle elezioni amministrative a Roma 114.169 voti, pari al 9,48%.
E oggi i sondaggi dicono, che con l’appoggio di Forza Italia Marchini potrebbe raggiungere il 23% delle preferenze e ottenere così il ballottaggio.
Presumibilmente con Raggi, eliminando dalla corsa la “non sono mai stata fascista” Meloni e l’ultras renziano Giachetti.
Un regalo a Renzi? Non sembra proprio.
Beppe Lopez
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
“A LEI NON INTERESSA IL FUTURO DI ROMA, VOLEVA SOLO EVITARE LA CONCORRENZA DI STORACE, QUANDO SALVINI HA RITIRATO LA FIDUCIA A BERTOLASO SI E’ TROVATA SPIAZZATA”… CONFERME DA FORZA ITALIA
La Meloni si è candidata a sindaco perchè temeva la concorrenza di Storace.
E’ l’ipotesi che riecheggia da un po’ di tempo nella Capitale e confermata direttamente da due ex colonnelli dI Alleanza Nazionale, partito in cui hanno militato insieme a Storace e Meloni, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri, oggi esponenti di spicco di Forza Italia.
Entrambi non avevano digerito la candidatura di Guido Bertolaso, convincendo, tra i tanti, giorno dopo giorno Silvio Berlusconi a tornare sui suoi passi per convergere appunto su Alfio Marchini, che ora ha ottime chance per arrivare al ballottaggio tanto da far tremare il Pd di Giachetti.
“Perchè la Meloni ha scelto di candidarsi? E’ facile a dirsi — ha affermato Matteoli in un’intervista dei giorni scorsi -. Il giorno che Storace ha detto che si candidava, era automatico che la Meloni pensasse di candidarsi a sua volta. Se si candida uno solo dei due, uno porta via voti all’altro e la Meloni questo non lo poteva consentire visto che pescano tutti e due dallo stesso bacino elettorale”
La pensa più o meno così anche Gasparri, che, commentando la fatica della Meloni a digerire il sostegno di FI a Marchini, ha lasciato presagire: “La Meloni non si è candidata per Roma, ma per se stessa, perchè a un certo punto temeva la concorrenza a destra di Storace, e quando Salvini ha ritirato il suo appoggio a Bertolaso si è trovata spiazzata”.
E ancora: “Ma non le interessa il futuro di Roma”.
E Francesco Storace ha chiesto lumi alla diretta interessata, che avrebbe messo “dei brutti veti” proprio sul leader de La Destra.
“Dopo Matteoli anche Gasparri conferma che la Meloni si è candidata solo perchè c’ero in campo io. Si può sapere se anche questo è falso?”, ha chiesto il candidato sindaco di Roma in un tweet.
Ovviamente senza ottenere risposta.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
STAVA PER IMBARCARSI SU TRAGHETTO DIRETTO A MALTA
Un consigliere comunale del Pd di Siracusa, Antonio Bonafede, di 31 anni , è stato arrestato dalla polizia di Stato a Pozzallo, nel Ragusano, mentre stava per imbarcarsi su traghetto diretto a Malta con circa 20 chilogrammi di droga.
Agenti della squadra mobile di Siracusa, coordinati dalla dirigente Rosa Alba Stramandino, in collaborazione con colleghi della stessa struttura della Questura di Ragusa, diretta da Anonino Ciavola, hanno fermato sul piazzale prima dell’imbarco Bonafede ed altri due uomini Salvatore Mauceri, 32 anni e Antonio Genova, 44 anni.
All’interno di un borsone e di un trolley la polizia di Stato ha trovato e sequestrato 16 chili di marijuana e tre chili e mezzo di hashish.
I tre sono accusati di spaccio di sostanze stupefacente.
Gli arresti sono arrivati al termine di una complessa attività di osservazione e di pedinamento da parte della mobile. I tre sono stati condotti in carcere su disposizione della Procura di Ragusa.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
SALVINI MINACCIA PURE IL GABIBBO BIANCO TOTI: “RESTA NEUTRALE O LA LIGURIA E’ A RISCHIO”… DA SBELLICARSI DALLE RISATE: VOGLIAMO VEDERLI I POLTRONISTI LIGURI DELLA LEGA RINUNCIARE A 10.000 EURO AL MESE (PRIMA DI ESSERE CONDANNATI PER PECULATO)
Se il buongiorno si vede dal mattino, la pioggia di insulti caduta ieri tra chi si considerava fino a qualche settimana un «affidabile alleato» è solo l’antipasto dei quaranta giorni di campagna elettorale che renderanno plasticamente evidente la morte del centrodestra che fu.
L’unica domanda è se quanto accaduto a Roma resterà nella Capitale o finira per allargarsi a macchia d’olio, coinvolgendo anche le città in cui Lega, Forza Italia e meloniani avevano trovato una faticosa intesa.
Anche in questo caso i primi indizi non promettono niente di buono.
A Napoli la coalizione si è ufficialmente sfasciata. Tanto Salvini che Fratelli d’Italia, infatti, hanno negato il sostegno a Gianni Lettieri, candidato di Forza Italia, benchè alcuni meloniani si siano dimessi dal partito per confermare la fedeltà al civico scelto dal Cavaliere.
Marcello Taglialatela, portabandiera degli ex An all’ombra del Vesuvio, non ha esitato a parlare di tradimento (risultato: Fdi-Lega insieme navigano sotto il 2% n.d.r.)
A Milano il partito della Meloni ha convocato il candidato unitario del centrodestra Stefano Parisi per verificare la sua «neutralità » rispetto alla disfida nella Capitale.
Pena, si immagina, la rottura dell’unica candidatura nata senza intoppi.
La stessa neutralità che i leghisti pretendono ufficialmente anche dal governatore della Liguria Giovanni Toti, in verità più «vittima» che artefice della scelta di Berlusconi di appoggiare Alfio Marchini.
Esilarante: vorremmo vederli in Liguria i prodi leghisti che fanno decadere la giunta e rinunciano a 10.000 euro dopo che vivono di politica da una vita.
Ma la battaglia più intensa, ovviamente, si combatterà all’ombra del Colosseo.
Dove, dopo le spaccature tra le due «destre», ognuno ha la necessità di non scoprirsi troppo nell’area presidiata sull’avversario.
Silvio Berlusconi è scatenato: ottenuto l’appoggio di Francesco Storace per drenare voti tra gli ex An, medita di schierare Alessandra Mussolini come capolista di Forza Italia.
Lei si è presa una giornata di tempo per sciogliere la riserva, ma il suo nome «ingombrante» ha già creato scompiglio.
Di questo passo ha senso sperare ancora in una ricomposizione?
Ieri gli appelli all’unità sono stati replicati stancamente, ma sembravano più un tic nervoso, una vecchia abitudine alla quale ancora non si è riusciti a rinunciare.
(da “il Tempo“)
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Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
“STORACE HA CULTURA DI UOMO DI GOVERNO, LA MELONI NO”
Presidente Fini, nel ’93 con la sua candidatura a sindaco nacque di fatto il centro-destra. Adesso rinasce, sempre da Roma
«E’ un paragone che non si può fare quello con il ’93. E’ cambiato tutto in questi vent’anni ed è come se ne fossero passati cinquanta. Sono diversi i partiti in campo, diverso il contesto internazionale, diversa la natura della società italiana».
E allora qual è il senso politico dell’operazione avviata da Berlusconi
«Il leader di Forza Italia, puntando su Alfio Marchini, ha semplificato il quadro nella Capitale. Se fossero rimasti ai nastri di partenza i quattro candidati dell’area di centro-destra, l’esito sarebbe stato scontato. Ovvero: un ballottaggio tra Raggi e Giachetti».
Anche Storace sta per convergere su Marchini?
«Correttamente, Storace domani porrà la questione ai sostenitori della sua lista e ha detto che, se ci saranno convergenze programmatiche, anch’egli appoggerà Marchini. Io mi auguro che questo accada».
Non è strano che uno tanto di destra come Storace appoggi un candidato civico e trasversale?
«Non è strano. Perchè Storace ha una sua precisa identità di destra, affermata in tutti questi anni, ma ha anche una cultura di governo. Ed è cosciente che la destra deve dare un contributo al governo di Roma. Questa è la grande differenza con Giorgia Meloni».
Perchè la Meloni s’è candidata?
«Lo ha fatto per rafforzare il suo partito. Il che è legittimo. Ma è caduta nella trappola di Salvini».
Quale sarebbe la trappola?
«A Salvini, non è mai interessato vincere a Roma. Basti pensare che le primarie della Lega le vinse Marchini e Salvini disse: non se ne parla proprio. Il leader leghista ha utilizzato l’ambizione della Meloni, per mettere il baricentro della coalizione sulle posizioni del Carroccio. E per spingere Berlusconi in una posizione subordinata».
Che cosa le fa pensare che sia così?
«La prova del nove di questa mia analisi sta nel fatto che, a Milano, dove la Lega voleva e vuole vincere perchè quella è la sua culla e il cuore del suo impegno politico, Salvini ha accettato un candidato, Parisi, che non è molto diverso da Marchini».
Ma allora non è vero che la nuova Lega è attenta a Roma e non nutre più i pregiudizi del passato?
«Questi pregiudizi non sono più espliciti come ai tempi di Bossi. Ma il risultato della lista Noi con Salvini a Roma confermerà che il loro consenso nella Capitale è irrisorio».
Roma laboratorio del nuovo centro-destra nazionale?
«Starei attento a dire che ciò che accadrà a Roma potrà avere riflessi più generali. A quelli che sostengono che torna lo spirito del ’94 perchè Alfano, Casini e Fini – dopo tutte le rotture avvenute – ora appoggiano la svolta romana di Berlusconi, faccio osservare una cosa. Ossia che, archiviate le amministrative, in autunno si svolgerà la madre di tutte le battaglie: il referendum costituzionale».
E si marcerà divisi?
«Alfano e Casini chiederanno di votare per il sì. Berlusconi e Salvini chiederanno di votare per il no. E per quel che mi riguarda, ho costituito un comitato per il no, nel nome del presidenzialismo».
Intanto ha notato che Salvini, ieri sera, ha detto che l’alleanza in vista delle politiche non si spaccherà ?
«Appunto. E’ il tentativo di circoscrivere alle amministrative di Roma la rottura con Berlusconi. E Salvini non può fare altro che questo. Se dicesse che l’alleanza è morta, la prima domanda che gli verrebbe posta è questa: e allora perchè a Milano continui a sostenere Parisi, che è il candidato di Berlusconi?».
Gli ex elettori di An secondo lei sceglieranno Meloni o Marchini?
«In massima parte Marchini. Sulla base della consapevolezza che Roma ha bisogno di governo e non di slogan e di demagogia. Roma ha bisogno di pensarsi grande e cercare di tornare ad esserlo. Come fa la Raggi a dire di essere contraria alle Olimpiadi, che metterebbero Roma di nuovo al centro dell’attenzione mondiale?».
Mario Ajello
(da “il Messaggero”)
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Aprile 30th, 2016 Riccardo Fucile
CONFONDE IL FAKE DI MARCHINI CON IL PROFILO VERO E IL WEB NON PERDONA: “E QUESTA VORREBBE GOVERNARE ROMA?”
Il web non perdona: la candidata sindaca per il Movimento 5 Stelle a Roma è intervenuta in un post di Arfio Marchini, misterioso e satirico alter ego del vero candidato Alfio Marchini, il quale aveva chiesto scherzosamente a Roberto Giachetti di spiegare ai suoi elettori lo slogan della sua campagna elettorale: “Roma torna Roma”.
Giachetti ha accolto la richiesta e ha scherzosamente concluso dicendosi certo che Arfio alla fine avrebbe votato Pd.
“Caro Arfio, aver usato “Roma torna Roma” come slogan della mia campagna elettorale vuol dire che mi candido per fare in modo che la nostra capitale torni a essere un punto di riferimento nel mondo per bellezza, cultura, accoglienza. Sono certo che alla fine mi voterai anche tu, lasciando il tuo quasi-omonimo nelle braccia di Silvio. Berlusconi nun te temo. Arfio ti tento. Roma ti amo”
Dopo questo intervento di Giachetti è arrivata l’indignazione della Raggi che sulla propria pagina Facebook, riferendosi molto seriamente allo scambio di battute tra Arfio Marchini e il candidato del Partito democratico, ha parlato di “patto del Nazareno” e “inciuci” tra Marchini – ora candidato per Forza Italia dopo la scelta di campo di Silvio Berlusconi – e lo stesso Giachetti:
Pian piano vanno delineandosi le forze in campo. Ad esempio c’è chi, come Giachetti, lancia un endorsement molto chiaro di Alfio Marchini (“Arfio ti tento, Roma ti amo”), guarda il caso, proprio all’indomani delle nozze sancite dal vero Alfio con Berlusconi…E lo fa mentre il capo al Senato dei verdiniani, Lucio Barani, afferma che Ala a Roma sosterrà proprio uno dei due (non sanno ancora chi, ovviamente, dipende da cosa gli verrà promesso). Insomma, vecchi inciuci si ripetono: c’è chi dal Pd lavora per un nuovo Patto del Nazareno a Roma e chi, come il M5S, il patto lo stringe con i cittadini
L’amministratore della pagina di Arfio Marchini ha immediatamente sottolineato la gaffe: “Volevo ringraziare Virginia Raggi per aver confuso un post scherzoso di Roberto Giachetti con una proposta di accordo politico reale. Questo vi restituisce la dimensione della competenza della candidata sindaco del Movimento 5 Stelle a Roma, se confonde uno status vero con uno finto, pensate quello che può fare con una città di tre milioni di persone. Miraggio ti scorgo. Raggi ti depongo. Roma ti amo”.
Nei minuti successivi alla scoperta dell’equivoco, lo staff della Raggi ha modificato il post sottolineando che Arfio Marchini è il fake di Alfio Marchini.
(da “Huffingtonpost”)
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