Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile SEPPELLITA LA SOVRANITA’ NAZIONALE E LA LEGALITA’, I NUOVI “FIGLI DI NESSUNO” SI GENUFLETTONO AD AL SISI E HANNO LE ALLUCINAZIONI PER I PARADISI FISCALI AMATI DA PUTIN E DALLA LE PEN
C’era una volta… 
Dovrebbe cominciare così la fiaba di quella che è stata la destra italiana.
Pur tra mille errori e contraddizioni, ha avuto il merito, riconosciuto dagli stessi avversari, di esprimere personalità di rilievo e galantuomini.
Oratori che praticavano l’ostruzionismo senza insultare e urlare, uomini e donne coraggiose in tempi dove si rischiava la pelle, politici che non infestavano le televisioni per istigare all’odio o speculare su gravidanze, ma che potevano accedervi solo per le tribune politiche di rito, una volta l’anno quando andava bene.
Eppure… non hanno militato in partiti che trafficavano in lingotti con la Tanzania, non hanno ristrutturato casa con tangenti, non hanno usato i fondi regionali per comprarsi mazze da golf o pagare i conti delle ostriche al ristorante.
Anche perchè al massimo frequentavano modeste trattorie e andavano in giro con vestiti logori, in sintonia con i propri militanti.
Pensate… a quei tempi si amava l’Italia non la Padania, si sognava l’Europa-Nazione, si scendeva in piazza contro l’imperialismo russo che schiacciava la rivolta di Budapest e la primavera di Praga.
Era una destra “proletaria” che faticava a pagare l’affitto delle sedi e dove si faceva la colletta per una risma di volantini.
Si usciva dalle sedi con le mani nere di inchiostro è l’orgoglio di essere “alternativi al sistema”.
E molti a casa non sono più tornati.
Si lottava per un’Italia giusta, onesta, senza corrotti ed evasori, senza servi e senza padroni, dove ci fosse vera democrazia e legalità .
Quella legalità di cui in tempi più recenti è assurto a emblema la splendida figura di Paolo Borsellino, eroe moderno per senso dello Stato e della giustizia, per moralità e sacrificio.
Con tutte le coniugazioni possibili, da quella liberale a quella sociale, da quella conservatrice a quella cattolica, da quella “pagana” a quella movimentista, da quella ambientalista a quella reazionaria, era in ogni caso “una destra in movimento”.
Poi il declino inarrestabile, la perdita di ogni riferimento ideologico, culturale ed etico.
Oggi troviamo quella che si spaccia per destra ad avere come “miti” un ex agente comunista del Kgb (quello contro cui si manifestava un tempo) e una politica d’oltralpe che giustifica l’evasione fiscale a danno del proprio Paese.
Entrambi con miloni di euro nascosti in paradisi fiscali.
Non solo, questa “destra di spacciatori” è pure antinazionale, difende uno Stato canaglia che ha assassinato, dopo averlo torturato, un nostro giovane connazionale, non spende una parola di cordoglio per la sua famiglia, non chiede giustizia per un italiano.
Innalzano le bandiere della “sovranità “, ma si riferiscono a quella egiziana.
Dalla destra di Paolo Borsellino… sono arrivati a sostenere due evasori e un assassino.
In fondo sono fortunati: in altri tempi una destra vera avrebbe assaltato il palco di questi guitti in nome di una “pulizia etica”, l’unica radice su cui recuperare la dignità della destra italiana del futuro.
Ma è solo questione di tempo.
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile L’ORDINE ERA DI PRENDERE TEMPO PER GESTIRE LO SCONTRO INTERNO TRA I SERVIZI EGIZIANI
Prendere tempo, più tempo possibile. Questo era evidentemente il mandato della delegazione egiziana spedita a Roma con poche, inutili carte dell’inchiesta svolta al Cairo sull’assassinio di Giulio Regeni.
E agli investigatori italiani è apparso subito chiaro, quando il fascicolo che avrebbe dovuto dimostrare l’impegno del presidente al-Sisi nella ricerca della verità è stato aperto: non solo era privo delle informazioni cruciali che il Procuratore di Roma Pignatone aveva formalmente richiesto ai colleghi egiziani, ma di fronte alle contestazioni sui buchi di quella che era stata annunciata come una collaborazione esaustiva sono piovuti i no.
Insomma, un bluff. Tanto più grave perchè giocato impudentemente all’indomani dell’ennesimo avvertimento del governo italiano: la verità , oppure le contromisure.
E così è stato. Il nostro ambasciatore prenderà il primo volo per Roma e l’Egitto adesso rischia di perdere l’alleato occidentale più solido (e più esposto) sul piano politico, industriale, commerciale.
Un bluff e un autogol.
Che si fosse ad un passo dal punto di non ritorno era nell’aria. La delegazione egiziana si è presentata senza i tabulati telefonici di almeno una decina di utenze intestate ad altrettanti soggetti che si trovavano nelle vicinanze del luogo in cui Giulio Regeni è scomparso e senza i dati di traffico relativi alle celle a cui questi cellulari erano agganciati.
Un elemento d’indagine fondamentale, secondo la Procura di Roma, che gli egiziani non sono ancora pronti a condividere.
Il perchè fa parte delle suggestioni e dei sospetti.
Secondo alcune fonti, la delegazione giunta dal Cairo avrebbe cercato di riempire i buchi del fascicolo con una ipotesi di ricostruzione solo verbale che attribuirebbe il sequestro di Giulio Regeni e il suo assassinio a uno degli squadroni della morte che seminano il terrore nella capitale muovendosi ai margini dei servizi di sicurezza. Squadroni, secondo quanto avrebbero spiegato gli investigatori egiziani, che sono in parte sfuggiti al controllo delle strutture ufficiali.
Ma si tratterebbe di un’ipotesi non confermata da prove e soprattutto non sufficiente a scagionare gli apparti di sicurezza e lo stesso presidente al-Sisi da una responsabilità diretta in quello che è successo.
La sensazione dei nostri investigatori, insomma, è che il governo egiziano sappia perfettamente come sono andate le cose ma non sia ancora riuscito a trovare un modo per rendere pubblica una versione che soddisfi l’Italia e nello stesso tempo non apra un conflitto interno ai servizi di sicurezza, che si sentirebbero traditi nella loro “missione repressiva” che ha già provocato centinaia di morti e sparizioni.
Una prassi che ha messo l’Egitto sotto la lente delle organizzazioni umanitarie, oltre ad avere irritato quei paesi (Stati Uniti in testa) che avevano salutato l’arrivo di al-Sisi come il baluardo estremo a cui affidare la lotta contro fondamentalismo e terrorismo nel paese.
La versione dello squadrone della morte fu in qualche modo anticipata dall’operazione che due settimane fa portò all’uccisione di cinque componenti di una banda criminale “specializzata nel sequestro di stranieri” ed era in possesso dei documenti di Giulio Regeni, come raccontarono gli organi d’informazione egiziani, salvo poi essere ritirata come scenario possibile quando fu chiaro che il nostro governo non avrebbe mai accettato una ricostruzione palesemente frutto di una manipolazione.
Qualcuno nel mondo stasera sta sorridendo, si dice con amarezza negli ambienti diplomatici, per non dire che ha gioito per la pessima piega che hanno preso le circostanze del contenzioso col regime dell’ultimo faraone.
Ma sarebbe stato impossibile trovare una giustificazione a questo bluff che ha anche il sapore di un insulto all’intelligenza e alla dignità del paese.
Impossibile giustificare un baratto tra i miliardi del petrolio e la fine di un ragazzo sequestrato, torturato e assassinato solo perchè colpevole di aver ricevuto un incarico universitario che lo aveva portato ad esplorare la galassia complessa dell’opposizione al regime.
Nel pomeriggio, il premier Matteo Renzi e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni hanno preso atto della severa analisi fatta da Pignatone e raccolto le critiche dei carabinieri del Ros e degli uomini dello Sco presenti agli incontri di ieri e di oggi, e hanno deciso di richiamare l’ambasciatore Maurizio Massari per consultazioni.
Un passo grave, in attesa di conoscere la risposta di al-Sisi, che apre una seria crisi diplomatica di cui al momento non è possibile immaginare gli sviluppi.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile LO SLOGAN “RICCHI SI DIVENTA, ELEGANTI SI NASCE”
Questa volta la “vittima” del manifesto fake è il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. 
A Torino, in corso Matteotti, è spuntato un manifesto pubblicitario della Tiffany&Co. Naturalmente si tratta di un fake: un episodio già capitato a Mario Adinolfi, ritratto nudo in un falso manifesto di D&G.
Nel cartellone pubblicitario, il senatore di Forza Italia indossa una parrucca bionda in testa.
E, ad accompagnare il manifesto attribuito all’azienda di gioielleria, una frase dello scrittore francese Honorè de Balzac: “Ricchi si diventa, eleganti si nasce”.
Come riporta la Stampa, anche in questo caso (come già avvenuto per Adinolfi) il falso cartellone pubblicitario è inserito in una teca di Igp Decaux.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile LA FAMIGLIA RINGRAZIA GENTILONI… GLI EGIZIANI NON HANNO FORNITO NE’ FILMATI NE’ TABULATI
E’ rottura tra Italia ed Egitto. Il vertice tra le autorità giudiziarie dei due Paesi è fallito e la collaborazione della procura di Roma con gli inquirenti del Cairo sul caso di Giulio Regeni può considerarsi interrotta.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, dopo aver appreso del fallimento dell’incontro, ha richiamato l’ambasciatore italiano in Egitto.
“L’Italia si fermerà solo davanti alla verità “, ha scritto su Facebook il premier Matteo Renzi spiegando che “dopo l’esito degli incontri dei magistrati a Roma l’Italia ha deciso formalmente di richiamare per consultazioni l’ambasciatore”
Una decisione accolta positivamente dalla famiglia di Regeni che i “prende atto con amarezza del fallimento del vertice tra le autorità giudiziarie italiane e quelle egiziane” ed “esprime soddisfazione per la decisione del ministro Gentiloni di richiamare in Italia l’ambasciatore Massari”.
“Siamo certi – hanno affermati i genitori di Giulio – che le nostre istituzioni e tutti coloro che stanno combattendo al nostro fianco questa battaglia di giustizia non si fermeranno fino a quando non otterranno verità ‘”.
Il vertice tra italiani ed egiziani sul caso Regeni si è sostanzialmente risolto in un fallimento ed ora la collaborazione tra le autorità giudiziarie dei due paesi può considerarsi di fatto interrotta.
Delusi inquirenti ed investigatori che non hanno ottenuto quanto richiesto agli omologhi egiziani.
Stando a quanto si è appreso a piazzale Clodio, gli italiani non hanno ricevuto, anzitutto, i tabulati delle utenze riconducibili a soggetti egiziani presenti al Cairo nel gennaio scorso, quando Regeni è sparito in circostanze mai chiarite, e neppure i filmati delle telecamere della metro e del quartiere dove viveva il 28enne ricercatore italiano.
Il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni, ha disposto il richiamo a Roma per consultazioni dell’ambasciatore al Cairo Maurizio Massari.
“La decisione – spiega la Farnesina in una nota – fa seguito agli sviluppi delle indagini sul caso Regeni e in particolare alle riunioni svoltesi a Roma ieri e oggi tra i team investigativi italiano ed egiziano. In base a tali sviluppi si rende necessaria una valutazione urgente delle iniziative più opportune per rilanciare l’impegno volto ad accertare la verità sul barbaro omicidio di Giulio Regeni”.
Cosa manca nel dossier egiziano.
Un dossier “di pochissime pagine”, un pacco di documenti che, in parte, erano già noti o erano già stati consegnati all’Italia, nessun atto giudiziario che potesse soddisfare le richieste fondamentali avanzate dagli investigatori e dagli inquirenti.
Sono questi i motivi, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, alla base del fallimento del vertice tra gli investigatori e gli inquirenti di Roma e del Cairo.
Già ieri l’Italia aveva fatto trapelare tutta la sua delusione di fronte ai primi documenti portati dalla delegazione egiziana, ma prima di chiudere ogni tipo di dialogo si è voluto attendere la seconda giornata, con la speranza che l’Egitto cambiasse atteggiamento.
“Ci sono state differenze molto forti – racconta una fonte che ha partecipato al vertice – siamo arrivati con diversi traduttori per poter metterci subito al lavoro sui documenti, ma non c’è stato bisogno. Nel dossier c’erano pochissime carte, molte delle quali già conosciute, altro che duemila pagine”.
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile GLI INVESTIGATORI AVEVANO SEGUITO LA PISTA DEL GRUPPO TERRORISTICO ABU SAYYAF
L’ex missionario Rolando Del Torchio, rapito nell’ottobre del 2015 a Dipolog City nelle Filippine,
è stato oggi rilasciato e si trova attualmente sotto la custodia delle Autorità filippine che lo hanno individuato nell’isola di Sulu.
Lo rende noto la Farnesina. L’Ambasciata d’Italia a Manila e l’Unità di Crisi della Farnesina, che sono rimaste attive durante tutto lo svolgimento della vicenda, sono in contatto anche con i familiari del connazionale in Italia e forniranno tutta l’assistenza necessaria nelle fasi successive al rilascio.
La Farnesina ringrazia le autorità di Manila per l’eccellente collaborazione e l’impegno, che hanno consentito il rilascio del connazionale.
Il portavoce dell’esercito, Restituto Padilla, ha riferito che Del Torchio è in “precarie condizioni di salute” e per questo è stato portato nel centro traumi dell’esercito filippino.
Del Torchio, 56 anni, originario di Angera (Varese), è un ex sacerdote ed era stato sequestrato nel suo ristorante “Ur Choice Cafè”, nel sud della Filippine, in un’area dove operano diversi gruppi separatisti.
Il rapimento non era mai stato rivendicato ma gli investigatori avevano puntato subito su Abu Sayyaf, il gruppo terroristico noto per la sua strategia di rapimenti a scopo di estorsione e che ha la roccaforte sull’isola di Sulu, dove è stato individuato l’ostaggio italiano
Laureato in agraria, si è trasferito nelle Filippipne nel 1988, quando giunse sull’isola di Mindanao nell’ambito di una missione del pontificio istituto missioni estere.
Negli anni Novanta aveva lavorato a fianco degli agricoltori e dei pescatori locali, dedicandosi a istituire cooperative per migliorare le loro condizioni in un’area ricca di risorse ma tra le più povere dell’arcipelago a maggioranza cattolica.
Tale impegno gli era costato minacce di morte e di rapimenti da parte dei potenti clan locali.
Dopo aver smesso la tonaca nel 1996, l’ex sacerdote era comunque rimasto a Mindanao, stabilendosi a Dipolog City e aveva aperto un ristorante di successo.
Nelle due settimane precedenti il rapimento di Del Torchio erano già stati sequestrati altri tre stranieri nella stessa regione.
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile PARTITI: CALANO PD E LEGA, SALGONO M5S E FORZA ITALIA… PD 33,5%, M5S 25,8%, LEGA 14%, FORZA ITALIA 10,4%, SIN. ITAL. 5,3%, FDI 3,9% NCD 2,7%
Quasi un italiano su due pensa che il governo sia amico delle lobby. E oltre la metà sostiene che la corruzione possa essere sconfitta, ma che la politica non faccia abbastanza.
Sono i risultati dell’ultimo sondaggio condotto dall’istituto Ixè per la trasmissione Agorà .
Secondo cui nell’ultima settimana, caratterizzata dallo scandalo del petrolio in Basilicata che ha portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, sia Matteo Renzi che il Partito Democratico hanno perso terreno nelle preferenze dei cittadini.
Il 44% degli intervistati pensa che l’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze sia amico delle lobby, mentre il 31% sostiene il contrario.
“Su questo risultato — ha commentato il presidente di Ixè, Roberto Weber — ha influito la vicenda del petrolio della Basilicata”.
Per il 50% il greggio è un combustibile ormai superato, mentre il 44% lo giudica una risorsa da sfruttare il più possibile. Quanto all’ipotesi di un impianto di estrazione sotto casa (se ci fosse del petrolio), il 69% direbbe no.
Il 54% pensa, poi, che la corruzione nel nostro Paese si possa sconfiggere ma la politica non fa abbastanza.
Il 31%, invece, è rassegnato al fatto che la corruzione sia ormai diffusa ovunque e non ci sia soluzione.
Il 14%, infine, riconosce dei meriti al governo Renzi nella lotta alla corruzione.
Ma se poi ci venisse chiesto un ‘favore’ per accelerare una pratica burocratica?
Il 61% andrebbe subito a denunciare il fatto, mentre il 31% farebbe finta di non aver capito.
Solo il 7% ammette candidamente che accetterebbe la proposta indecente ‘perchè lo fanno tutti’.
Sul versante politico, le rilevazioni di Ixè fotografano il calo della fiducia che gli italiani nutrono nei confronti di Renzi e nel suo governo, che negli ultimi 7 giorni è diminuita di un punto, attestandosi al 31%.
Al comando, tra i leader politici, c’è sempre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, stabile al 57%. Più in alto di tutti, come al solito, Papa Francesco, a quota 82%.
Brutte notizie anche per il Pd, che nelle intenzioni di voto scende dal 34,1% al 33,5% in una settimana, mentre cresce il Movimento 5 Stelle (25,8%, +0,4%).
In calo la Lega Nord (14%, -0,4%).
Se si votasse oggi, l’affluenza sarebbe al 55,6%.
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile DAI REFERENTI DEI FRATELLI GRAVIANO, RINA E PROVENZANO AI PROTAGONISTI DI TELECOM SPARKLE… MA ANCHE IL GENERO DI LETTA, IL FINANZIERE CIMINO, L’ESPONENTE DI FORZA ITALIA VACCA
Nello scandalo dei Panama Papers c’è anche un quadro rubato dai nazisti, l’Uomo seduto con
bastone di Amedeo Modigliani.
Secondo il Guardian, lo studio legale Mossack Fonseca ha un ruolo fondamentale nella disputa legale in corso negli Stati Uniti fra la Helly Nahmad Gallery di New York e gli eredi del mercante d’arte ebreo Oscar Stettinger, a cui il dipinto era stato sottratto nella Seconda Guerra mondiale.
Fino ad oggi la potente famiglia Nahmad aveva negato che il quadro fosse di sua proprietà affermando che apparteneva alla società offshore International Art Center (IAC), registrata a Panama.
Ma dai leaks è emerso che lo studio legale aveva aiutato la famiglia a creare la società nel 1995, poi utilizzata dai commercianti d’arte. Oltre a questo caso ci sono molti altri capolavori dell’arte le cui sorti sono legate ai paradisi offshore.
LA RETE OFFSHORE DEI TESORIERI DELLA MAFIA NELLA LISTA DEGLI ITALIANI
Ma soprattutto, ricostruisce l’Espresso in edicola, le carte di Panama svelano la rete delle società offshore collegate ad Angelo Zito, ai figli di Vito Roberto Palazzolo e a Giovanni Agusta.
Ovvero i tesorieri di boss mafiosi come i fratelli Graviano, Salvatore Rina e Bernardo Provenzano, oltre al “presunto cassiere delle società estere che nel 2013 sono costate l’arresto a Massimo Ciancimino“.
C’è poi una cassaforte delle Seychelles che “apre una nuova pista nella caccia ai patrimoni esteri del re del gioco d’azzardo, Francesco Corallo, che personalmente non ha legami con la mafia, me è figlio di un faccendiere condannato per gravi reati”.
La sua società offshore risulta essere stata registrata il 12 novembre 2014.
Due giorni dopo, cioè, l’udienza preliminare contro Corallo e gli ex vertici della Bpm accusati di associazione a delinquere, nota l’Espresso.
Ma anche due settimane prima della sentenza della Corte dei Conti che ha condannato la società del re del gioco a risarcire allo Stato italiano 335 milioni di euro, che ha comportato il pignoramento dei beni di Corallo nella Penisola.
I nomi sono nella lista dei primi 100 clienti italiani di Mossack Fonseca (il totale è di circa 800) pubblicati dall’Espresso.
Oltre a quelli trapelati nei giorni scorsi, da Luca di Montezemolo a Barbara D’Urso, da Carlo Verdone a Valentino Garavani, passando l’ex pilota di F1 Jarno Trulli, il figlio di Nino Rovelli, Oscar Rovelli, il socio latitante di Marcello Dell’Utri, Giuseppe Donaldo Nicosia, ci sono l’ex senatore Pdl e avvocato Nicola Di Girolamo insieme agli ex collaboratori di Gennaro Mockbel, Carlo Focarelli e Marco Toseroni, cioè i protagonisti del caso Telecom Sparkle condannati tra il resto per riciclaggio. Seguono imprenditori come il genero di Gianni Letta, Stefano Ottaviani o Simone Cimino, il finanziere siciliano che avrebbe dovuto rilevare l’impianto Fiat di Termini Imerese oggi sotto processo a Milano, ma anche l’ex pm napoletano Silvio Sacchi uscito dalla magistratura dopo le accuse di corruzione salvo essere prima condannato poi prescrittto in appello nel 20014.
E ancora il coordinatore di Forza Italia nella provincia di Savona, Santiago Vacca, che tra i vari incarichi è presidente del collegio sindacale della partecipata regionale Liguria Digitale.
E ancora ex calciatori, armatori e professionisti di ogni genere e tipo.
Eccoli in ordine alfabetico.
Ambrosione Francesco, Cuneo, imprenditore
Angiolini Marco Angelo, Varese, immobiliarista
Anti Michele, Roma, procuratore finaziario
Apolloni Gianluca, Roma, commercialista
Astarita Ercole, Napoli, imprenditore
Baglietto Giovanni Battista, Savona, imprenditore
Battistini Andrea, Rimini, imprenditore
Benfenati Gabriele, Reggio Emilia, armatore
Bertè Mariele, Milano, imprenditore
Bigi Mauro, Firenze, imprenditore
Bizzarro Salvatore, Napoli, commercialista
Calugi Candido, Firenze, imprenditore
Caracciolo Borra Filippo, Como, imprenditore
Carturan Mauro, Padova, commerciante
Chimento Adriano, Vicenza, gioielliere
Cialella Giovanni, Roma, imprenditore
Cimino Simone, Milano, finanziere
Contini Roberto, Milano, imprenditore
Corallo Francesco, Catania, imprenditore
Cuffaro Vincenzo, Roma, imprenditore
D’Urso Barbara, Roma, presentatrice tv
Da Silva Rigo De Righi Neli, Roma, imprenditore
Da Vià Abramo, Belluno, imprenditore
Daniele Antonio, Ferrara, imprenditore
De Carlo Pantaleo, Udine, imprenditore
De Leo Domenico, Bologna, commercialista
De Montis Marco, Roma, imprenditore
Della Salda Paolo Angelo, Milano, rchitetto
Di Feo Gioacchino, Imperia, imprenditore
Di Girolamo Nicola, Roma, ex senatore Pdl e avvocat
Fagioli Giovanni, Reggio Emilia, armatore
Faraone Alessandra, Milano, commercialista
Fazio Alfio, Siracusa, imprenditore
Fazio Carlo, Siracusa, imprenditore
Focarelli Carlo, Roma, broke
Fonseca Daniel, Como, ex calciatore e procuratore
Fraissinet Fabio, Napoli, imprenditore
Gandolfo Giuseppe Giorgio, Milano, imprenditore
Garavani Valentino, Londra, stilista
Giammetti Giancarlo, Londra, manager
Golfarini Renzo, Bologna, imprenditore
Hoekstra Jacob, Vercelli, imprenditore
Impellizzeri Giovanni Luca, Catania, agente di scommesse
Iossa Fasano Arturo, Milano, imprenditore
Iuraca Diego, Genova, imprenditore
Jacchia Maurizio, Firenze, imprenditore
Khan Sageer, Bari, musicista
Lapenna Eugenio, Roma, procuratore
Lauri Francesco, Roma, avvocato
Lelli Alessandro, Pesaro, manager
Losev Petr, Roma, manager
Marabotti Franco, Firenze, dirigente
Marazzini Lorenzo, Milano, imprenditore
Marin Walter, Vicenza, procacciatore d’affari
Massini Rosati Gianluca, Perugia, fiscalista
Menichetti Marcello, Firenze, amministratore
Monteleone Lorenzo, Biella, imprenditore
Montezemolo Luca, Modena, manager
Morgano Gianfranco, Napoli, albergatore
Natangelo Roberto, Lucca, imprenditore
Nicosia Donaldo, Miami, manager latitante
Novero Eugenio, Torino, imprenditore
Nucera Andrea, Genova, imprenditore
Ortonovi Francesco, Modena, imprenditore
Ottaviani Roberto, Roma, imprenditore
Ottaviani Stefano, Roma, imprenditore
Paciello Lorenzo, Milano, amministratore
Palazzolo Christian, Estero, imprenditore
Palazzolo Pietro, Estero, imprenditore
Palmieri Alessandro, Bologna, imprenditore
Palvarini Roberto, Monza, imprenditore
Perelli Cippo Marco, Milano, dirigente
Perrucci Gian Angelo, Genova, imprenditore
Pianesani Augusto, Modena, imprenditore
Raccah Simeone, Roma, immobiliarista
Rizzi Flaminio, Milano, imprenditore
Rovelli Oscar, Svizzera, erede Nino Rovell
Russo Corvace Giancarlo, Roma, avvocato
Sacchi Silvio, Napoli, avvocato ed ex magistrato
Senesi Sergio, Genova, imprenditore
Sibona Bruna, Cuneo, imprenditore
Sibona Giancarlo, Cuneo, imprenditore
Smid Thomas, Rimini, ex tennista
Spiriti Andrea, Varese, manager
Strafingher Friedrich, Modena, imprenditore
Sturlese Marco, La Spezia, finanziere
Taroni Paolo, Imperia, imprenditore
Toseroni Marco, Roma, broker
Vacca Santiago, Savona, commercialista
Valentini Emanuele, Roma, imprenditore
Valiante Giulio, Milano, imprenditore
Vanelli Lorenzo, Massa Carrara, imprenditore
Verdone Carlo, Roma, attore
Vicari Sergio, Rieti, imprenditore
Vicari Simone, Rieti, imprenditore
Villevielle Bideri Flavio, Roma, editore
Villevielle Bideri Silvia, Roma, editore
Villevielle Valentino, Roma, editore
Zito Angelo, Lussemburgo, broker
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile LO SCRITTORE D’AVENIA: “SI ENTRA NELLA VITA E SI CAPISCE CHE NON E’ UN PARCO DI DIVERTIMENTI”
In questi anni ho ricevuto molte lettere e confidenze di ragazzi che, dopo aver letto il mio primo romanzo o visto il film che ne è stato tratto, mi raccontavano di aver deciso di donare il sangue e, se maggiorenni, di iscriversi al registro dei donatori di midollo.
Sono sempre stato convinto che non ci sia età più «erotica» e quindi «eroica» dell’adolescenza: erotica perchè il desiderio di aver presa sulla vita porta ad aprirsi al mondo in cerca di ciò che possa soddisfare la sete che caratterizza qualsiasi adolescente, e lo confonde per eccesso di domanda e carenza di risorse.
Se questa apertura al mondo trova un senso a cui votarsi, lo slancio erotico non si ripiega su se stesso diventando narcisistico, ma si fa eroico, di un eroismo non eclatante ma appagante, si scopre di essere dono per sè e per gli altri.
Un tempo il transito dall’adolescenza all’età adulta era segnato da veri e propri riti di passaggio, che segnavano la capacità di guardare in faccia il mondo e affrontarlo.
Oggi questi riti sono diluiti in un acido consumistico: età in cui soddisfarli e riempirli di oggetti, quando invece è fatta per aprirsi e riempirsi di progetti, che costringano ad entrare in contatto con il mondo, senza quegli schermi che, paradossalmente, ci danno l’ebbrezza del contatto con la realtà , ma dalla realtà , come dice la parola stessa, ci schermano e a contatto c’è solo un dito della nostra mano.
Ricordo ancora la prima volta che imboccai un bambino cerebroleso, in quel momento mi chiesi che cosa stavo facendo io delle mie mani, delle mie gambe, dei miei occhi perfettamente in funzione, nella vita di tutti i giorni.
I ragazzi di Alba che vogliono donare il midollo al compagno, sollecitati dalla vita ferita, ci ricordano che adolescenza è il primo passo consapevole, e per questo vertiginoso, verso l’acconsentire d’esser nati, dare consenso all’assoluto involontario dell’esser qui, al fatto che la vita è data, con le sue gioie e i suoi drammi.
Solo così si scopre che non siamo più in un parco di divertimenti che risponde ad ogni nostro desiderio, come per il pensiero magico e onnipotente del bambino.
L’adolescente entra nella vita, perchè la vita entra dentro di lui in modo nuovo e più pieno, e lo ferisce.
Può quindi scegliere di ritirarsi o guardarla in faccia e chiedersi per cosa valga la pena morire, cioè vivere.
Non sto parlando di masochismo sacrificale, ma proprio di affermazione piena della vita, del normale spaccarsi del seme per poter diventare rosa: se il seme non si apre e non si lascia aprire da sole, terra, acqua, accogliendo il suo destino, rimane sterile e si percepisce come «nonsenso», proprio perchè non ha direzione, il suo destino non si fa destinazione. Se invece trova la ragione per rompere il guscio si lascia ferire ed entra nel mondo con la sua fioritura, e si sperimenta come dono di colori e sapori per il mondo, benchè il prezzo da pagare sia una morte «apparente», perchè in realtà è «più vita».
Donare il sangue non è forse questo?
L’adolescente coglie allora che non siamo esseri «per» la morte, ma esseri «con» la morte, da superare proprio con lo slancio della vita, che è tale quando si fa dono, cioè spazio e tempo dedicati agli altri, come questi ragazzi che donano il sangue.
Gli adolescenti non provocati alla vita e dalla vita, non posti di fronte a delle ragioni per darsi, ma solo a delle proposte per consumare, non riescono a percepire la grande sfida che riempie una vita di senso: tutto il di più di vita che entra in loro è fatto per essere dato, una volta riconosciuto il seme di cui sarà fiore e frutto, come scrive Dante nel Convivio: «A l’adolescenza dato è quello per che a perfezione e a maturitade venire possa».
Per cosa lottano? Per l’ultimo modello di cellulare? O per donare il sangue, per una vetta da raggiungere in montagna, per un amico da sostenere, per una passione da coltivare, per un malato da accudire?
Scopriamo la nostra altezza solo quando qualcuno ci invita ad alzarci in piedi, a uscire, a prenderci cura di quello che i nostri sensi aperti lasciano entrare.
Non sapremo nulla della vita se rimaniamo piegati sul nostro ombelico, riparati dietro uno schermo, accontentandoci di essere «profili» e non uomini e donne integrali. Basterebbe qualche ora in un reparto di oncologia pediatrica per ricordarsi che la vita debole e ferita è compito nostro.
Alessandro D’Avenia
(da “la Stampa”)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile LA GARA DI SOLIDARIETA’ CHE HA COINVOLTO L’INTERA CITTA’… IN UNA SOCIETA’ DOVE SI ISTIGA ALL’ODIO, C’E’ ANCORA UNA GIOVENTU’ CAPACE DI AMARE
La solidarietà corre tra i banchi di scuola. 
E con gli studenti sempre connessi, in un attimo coinvolge tutto l’istituto, una città , un’intera comunità .
Succede ad Alba, al liceo scientifico «Leonardo Cocito», 700 allievi e una tradizione scolastica solida e dalla mente aperta, dove pochi giorni fa il dirigente Bruno Gabetti ha convocato i rappresentanti d’istituto.
«Andrea, uno dei nostri ragazzi di quarta, sta male, ha la leucemia. Non c’è tempo da perdere, bisogna diffondere quanto più possibile un appello per cercare un donatore di midollo compatibile».
Detto, fatto. I giovani digitano sulla tastiera. Facebook, il sito web e il blog del liceo. Un testo che compare anche nelle bacheche degli altri istituti e in poche ore viaggia sulle chat di Whatsapp di tutto l’Albese.
«Uno studente della nostra scuola è affetto da una grave malattia emopoietica. Ciò comporta una defezione a livello cellulare con rischi elevati verso infezioni, setticemie e malattie con decorso quasi sempre mortale. Tutti noi possiamo provare a dargli una mano, come solo la comunità del “Cocito” sa fare. L’aiuto più concreto è la donazione del midollo osseo: occorre sottoporsi a un test preliminare veloce e non invasivo, tramite tampone salivare».
Il messaggio coglie nel segno. Anche i genitori e la sorella di Andrea lanciano un accorato appello e tutti si mobilitano.
Da Cuneo, dove sta seguendo le terapie in day hospital, lui è quasi incredulo.
Ha compiuto 18 anni da un paio di mesi e ha tutto il diritto di avere una vita davanti. «Non me l’aspettavo – dice Andrea -. Sono davvero commosso. Pensare che mi stanno sostenendo i compagni e addirittura l’intera città mi mette forza e coraggio. Non vedo l’ora di incontrarli e ringraziarli».
«Il preside ci ha detto che era una cosa urgente e così non ci abbiamo pensato su un attimo – dice Alessandro Tomassetti di IV B, rappresentante degli studenti del Cocito -. Andrea è un nostro compagno, un ragazzo che da quattro anni incrociamo tutti i giorni nei corridoi. Impossibile non sentirci coinvolti».
In realtà , solo una piccola parte di studenti potrà partecipare al test, limitato per legge a un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. «La probabilità di trovare un midollo osseo compatibile con quello del nostro compagno è molto bassa, una su centomila. Più grande è il campione, più possibilità abbiamo» aggiunge Federico Sordo, altro rappresentante d’Istituto.
Il telefono della scuola da due giorni squilla senza sosta.
Il test, precisa la dottoressa Milena Bernardi dell’Admo, «non sarà specifico per il caso di Andrea. Chi decide di effettuarlo entra in una banca dati di possibili donatori che opera a livello mondiale. Ma mobilitazioni come questa sono davvero preziose per diffondere una cultura della donazione».
Tra i ragazzi, chi può ha già deciso: «Io ho compiuto 18 anni e lo farò» dice Alessandro, compagno di banco che dialoga tutti i giorni con Andrea via Skype.
Il tempo è poco, ma i ragazzi sono fiduciosi per natura. «Andrea è un portiere fantastico, si allenava cinque giorni a settimana – dicono -. Saprà parare anche questa».
(da “La Stampa”)
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