Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile IL SOGNO DI FARNE UN CENTRO DI STOCCAGGIO DEL GREGGIO…L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA SICILIA LO BELLO SAREBBE STATO IL TRAMITE
“Delrio e Lo Bello stanno portando avanti la nostra nomina”. È questa frase di Gianluca Gemelli che illumina definitivamente gli investigatori sul vero do ut des legato alla “legge navale”.
Lo stanziamento da 5,4 miliardi di euro, l’ammodernamento della nostra intera flotta.
Come rivelato dal Fatto Quotidiano tre giorni fa, il sogno del capo di stato maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, serve a realizzare un altro sogno di grandezza, quello che Gianluca Gemelli — ingegnere, imprenditore e compagno dell’ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi — coltiva da tempo: fare del porto di Augusta (Siracusa), la sua città natale, uno dei principali poli di stoccaggio di petrolio nel Mediterraneo.
E a dargli una mano, stando alle intercettazioni, sarebbe il ministro Graziano Delrio che, attraverso la catena dei suoi più alti funzionari, autorizza la nomina di Alberto Cozzo a capo dell’Autorità portuale di Augusta.
E così anche il ministero retto da Delrio, insieme all’ex presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, entra nell’indagine sul “quartierino” — come lo chiama la Guidi in un’altra intercettazione — che controllava mezzo governo, visto che, secondo l’ex ministra, poteva contare sul suo sottosegretario dell’epoca, Claudio De Vincenti e addirittura sul ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, entrambi indicati come “pedine” della combriccola guidata da Gemelli e dal suo fidato amico Nicola Colicchi, presidente della Camera di commercio di Siracusa, in passato a capo della Compagnia delle opere.
Senza contare le pressioni che riuscivano a esercitare anche sul ministeri delle Finanze e della Difesa, scoperte proprio nella gestione della Legge Navale.
Per realizzare il suo sogno, uno stoccaggio che vale milioni di euro l’anno, Gemelli chiede aiuto a De Giorgi: è necessario sbloccare, all’Autorità portuale di Augusta, un uomo a lui vicino, che non creerà problemi nell’attrezzare il pontile necessario all’attraccaggio delle petroliere, nell’installazione dei tubi necessari al trasbordo, nell’autorizzare la serie di serbatoi che conserveranno il greggio.
Quell’uomo si chiama Alberto Cozzo e, nel dicembre 2015, il ministero di Delrio lo conferma nel suo ruolo di capo dell’autorità portuale di Augusta.
Però c’è un altro problema. Al Comando Marittimo Sicilia di Augusta, c’è l’ammiraglio Roberto Camerini, che per Gemelli e Colicchi è un “soggetto scomodo”. Ed è proprio questo il do ut des che oggi costa, all’ammiraglio De Giorgi, l’accusa di abuso d’ufficio.
“Non si esclude (anzi appare alquanto logico) che a fronte del loro interessamento per far inserire un “emendamento” in seno alla legge di stabilità , che andrebbe a beneficio del “capo” (della Marina Militare evidentemente), i due soggetti si attendano quale contropartita la messa “fuori gioco” per neutralizzare l’ammiraglio Camerini”.
Insomma, De Giorgi si impegna a far promuovere Camerini per spostare l’uomo “scomodo” a Gemelli e Colicchi, in cambio di una spintarella alla Legge Navale.
“In merito al marinaio di Augusta”, si scrivono Gemelli e Colicchi in un sms, “l’ipotesi di portarlo a Taranto non va bene, perchè avrebbe presa su Augusta… Deve andare da Roma in su… Uno perchè cosi si neutralizza, due perchè ci sono tempi piu stretti”.
Per portare a termine i suoi scopi, la “combriccola” — altra espressione usata dalla Guidi al telefono — ha persino fatto assumere, come consulente a titolo gratuito, un uomo fidato al Ministero dello Sviluppo economico: si chiama Valter Pastena.
Lo stesso Pastena, riportando le parole di De Giorgi, si vanta di aver scritto di proprio pugno la “legge navale”: “Il dott. Pastena che sta a questo tavolo a fianco a me — ha detto De Giorgi —, l’uomo che ha scritto materialmente la Legge Navale e che c’ha trovato i sei miliardi…”.
Ma c’è ancora un tassello da aggiungere, dopo la promozione-rimozione dell’ammiraglio Camerini, ed è la nomina del nuovo capo dell’Autorità portuale di Augusta.
È a quel punto che, stando al tenore delle intercettazioni, scende in campo un pezzo da novanta come Lo Bello, ex presidente di Confindustria Sicilia. È lui l’uomo che spinge.
E che riesce a far breccia con Delrio. “Delrio e Lo Bello stanno si stanno muovendo per la nomina che ci interessa”, dice Gemelli al telefono, nell’autunno 2015.
Gli investigatori seguono passo dopo passo l’iter burocratico, nelle decine di telefonate che si scambiano gli uomini della “combriccola”. E restano increduli. Perchè la nomina avviene.
Come avviene anche il trasferimento dell’ammiraglio Camerini.
Se quanto emerge dagli atti fosse confermato, la combriccola avrebbe scritto la Legge Navale da 5,4 miliardi, trasferito un ammiraglio, nominato il capo di un’autorità portuale.
E con l’aiuto — consapevole o non — del ministro Delrio.
Sul quale pendeva, da parte della stessa combriccola, persino un’attività di dossieraggio sulla quale la Procura intende fare ulteriore chiarezza.
E quella doppia casella sbloccata ad Augusta, per Gemelli e Colicchi, con l’aiuto di Lo Bello e Delrio, valeva milioni di barili l’anno da stoccare in Sicilia.
Un affare milionario. Stroncato dalla Squadra mobile di Potenza e dalla Procura.
Antonio Massari
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile DALL’INCHIESTA DI POTENZA ALLO SCONTRO CON EMILIANO, TUTTI I NODI
«Non è il Sud ad avere bisogno dell’Italia, è l’Italia ad avere bisogno del Sud», disse Matteo
Renzi all’inizio della sua avventura.
Parafrasandolo, si potrebbe dire oggi che non è il Sud ad avere bisogno di Renzi, piuttosto è il contrario.
Perchè banalmente è lì il giacimento elettorale che può decidere le sue sorti. Tra quei milioni di elettori, dove la propaganda leghista fatica ancora a sfondare per antica diffidenza, Renzi potrebbe fare man bassa visto lo stato comatoso del centrodestra. Eppure è proprio al Sud che il premier sembra stia perdendo la sua partita.
Se solo si alza lo sguardo da Twitter e lo si allunga sulle regioni del Mezzogiorno, il catalogo dei problemi è vasto e sembra mancare l’urgenza di una grande priorità nazionale.
L’inchiesta di Potenza ha svelato agli italiani una realtà ancora più grave dei maneggi di piccoli affaristi pronti a lucrare qualche appalto.
Il giacimento di Tempa è stato scoperto nel 1989, il completamento è previsto a fine 2017 , ovvero dopo quasi 28 anni di stop and go burocratici.
In Egitto, non in Svizzera, il giacimento Eni di Zohr inizierà a produrre dopo soli 3 anni dalla scoperta.
In Puglia l’elenco delle incompiute sarebbe lunghissimo. Ma il problema principale del premier si riassume in un nome e cognome: Michele Emiliano.
Il governatore antagonista non solo si è schierato contro le trivellazioni, conduce gagliardamente (unico tra i presidenti delle regioni proponenti) la campagna sul referendum, ma in passato si è messo di traverso anche contro il gasdotto Tap a Santa Foca, contro gli inceneritori, contro la scelta di un sito per lo stoccaggio nucleare.
Forse non è un caso che oggi a palazzo Chigi il premier abbiamo scelto di invitare come ospite, tra quelli di 250 città d’Italia dove verrà stesa la banda larga dell’Enel, proprio il sindaco di Bari.
Un prototipo perfetto di democratico barese da coccolare come anti-Emiliano.
In Campania le forze dell’ordine stanno faticando a contrastare la nuova criminalità delle “paranze” napoletane, i Casalesi di seconda generazione tornano nelle cronache.
Ma il vero dente cariato della capoluogo è Bagnoli.
Il commissariamento dell’area, come si è visto ieri con le scene di guerriglia urbana in centro e l’aperto sostegno del sindaco «Che Guevara» (così si è autodefinito De Magistris) alle proteste, non garantisce affatto che il risanamento dell’area riesca in tempi brevi.
In Calabria è dai tempi del ministro Mancini che si parla della Salerno-Reggio. Bene quindi aver abbattuto il diaframma della galleria di Mormanno.
Bene la visita al distretto sulla cybersecurity di Cosenza. Ma il buco nero sono i conti della Regione, nonostante i piani di rientro draconiani.
Scendendo in Sicilia, il premier non ha mai amato il pittoresco Rosario Crocetta, ormai di fatto commissariato con l’ennesimo rimpasto di giunta.
La sensazione è che il Pd non abbia provocato la crisi soltanto perchè mandare via il governatore ormai significherebbe aggiungere un problema alla montagna di quelli esistenti.
Questioni pesanti come Termini Imerese e il petrolchimico di Gela – dove l’Eni sta smobilitando – sono ancora tutte aperte. Intanto arriva la bella stagione e triplicano gli sbarchi dei migranti, con gli hotspot dell’Isola già al completo.
Su tutto il Meridione grava infine come un’ipoteca la mancata attuazione del Masterplan. A palazzo Chigi è stata spostata la cabina di regia, in mano ora a Claudio De Vincenti. Gli ultimi dati dovrebbero uscire a giorni, ma le voci parlano di una cifra mostruosa, tra i 700 e gli 800 milioni, ancora non spesi.
Colpa delle regioni, certamente. Ma a due anni e mezzo dal varo della programmazione 2014-2020, non è rassicurante vedere come l’uso dei fondi sia ancora al palo.
E proprio i fondi comunitari, come sostiene inascoltato Isaia Sales, sono purtroppo diventati da tempo «l’unica strategia per il Sud».
Francesco Bei
(da “La Stampa”)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile LA GUIDI AL COMPAGNO: “FAI STRAORDINARIE CAZZATE, QUANDO TI SCHIANTERAI CAPIRAI”
“Borsellino e quelli dell’antimafia come lei andrebbero eliminati”. Sono queste le parole di Gianluca Gemelli, intercettato dalla procura di Potenza nell’inchiesta sul petrolio nello stabilimento lucano di Tempa rossa.
L’intercettazione shock del compagno dell’ex ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi, è riportata dal quotidiano “la Repubblica”.
“La Borsellino, gli altri come lei, andrebbero eliminati “. Così parla Gianluca Gemelli, l’imprenditore di Augusta accusato di aver sfruttato la sua relazione con l’ex ministro Federica Guidi per ottenere vantaggi nei propri affari.
È il 5 maggio del 2015 e Gemelli è al telefono con Alberto Cozzo, commissario dell’autorità portuale di Augusta.
Cozzo è preoccupato per un’interrogazione parlamentare di Claudio Fava, esponente di Sinistra italiana e vicepresidente della commissione Antimafia, sull’attività dell’Authority. Teme che quell’atto possa minacciarne la riconferma in una carica in scadenza.
Quando Gemelli domanda a quale corrente appartenesse Fava, figlio di un giornalista ucciso da Cosa nostra, Cozzo risponde: “Fava è amico della Chinnici, sono tutti questi dell’Antimafia, il giro quello è…”.
E Gemelli, non sapendo di essere intercettato, aggiunge: “Ah minchia, l’Antimafia praticamente, perchè questi qua… guarda quelli che utilizzano i cognomi dei martiri per fare carriera, fanno ancora più schifo degli altri… lei, la Borsellino, questa è gente che proprio andrebbe eliminata… però dicono sono bravissime persone… e va bè, se lo dite voi…”.
Guidi a Gemelli: “Fai delle straordinarie c…”.
Sul Corriere della sera viene poi citata una intercettazione tra Guidi e il compagno, dove lei prevede i rischi delle sue operazioni. L’ex ministro infatti dice al compagno: “Fai delle straordinarie c… Forse quando ti schianterai capirai”
Delrio a Repubblica: “Voglio verità su dossier contro di me”.
“A questo punto voglio sapere se davvero pezzi dello Stato tramano contro altri pezzi dello Stato. Voglio sapere se davvero un Carabiniere ha preparato dei dossier falsi contro un ministro della Repubblica. Ho deciso di presentare su questo un esposto alla procura di Roma. Voglio la verità “.
Così il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, in un’intervista a Repubblica a proposito di alcune intercettazioni dei pm di Potenza che indagano sul caso Guidi-Gemelli che lo coinvolgono.
Delle foto di cui si parla in un’intercettazione Delrio dice di non aver “nulla” da temere: “A Cutro ci sono andato da sindaco di Reggio Emilia. Le due città sono gemellate. Ero lì con la fascia tricolore. Sono andato ad una cerimonia, per qualche metro ho seguito la statua locale della Madonna. E basta. Hanno provato a invischiarmi in quella roba, ma non hanno trovato niente perchè era impossibile trovare qualcosa. Mai un avviso di garanzia. I fatti invece sono che appena arrivato al governo con Renzi, abbiamo nominato Gratteri, magistrato antimafia, alla presidenza della commissione per riscrivere il codice di procedura penale. Io sono stato sempre contro la mafia figuratevi se andavo a Cutro per incontrare i mafiosi”.
Sul presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che gli avrebbe sponsorizzato Alberto Cozzo come commissario straordinario dell’autorità portuale di Augusta, Delrio spiega che ha incontrato Lo Bello “un paio di volte”, ma, dice, “non ricordo assolutamente che mi abbia mai parlato di Cozzo. Di certo non lo ha sponsorizzato, me lo ricorderei”.
Quanto alla sua conferma: “Ho prorogato i commissari in attesa che entri in vigore la riforma dei porti con i nuovi meccanismi di nomina delle autorità portuali. Il che accadrà entro un paio di mesi”.
“Solo una persona” gli ha suggerito il nome di Cozzo: “La sindaca di Augusta, del Movimento 5Stelle, me ne ha parlato bene. E le ho detto che non mi sembrava così bravo”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 8th, 2016 Riccardo Fucile CONTINUA LA PRESA PER I FONDELLI: NON CI SONO I TABULATI TELEFONICI, I VIDEO CONTENGONO IMMAGINI VUOTE, MANCA LO SVILUPPO DELLE CELLE TELEFONICHE, LE FOTO E I VERBALI SONO INSIGNIFICANTI
Si incontrano di nuovo, oggi, per la seconda e ultima tranche del confronto tra il pool di
inquirenti italiano e quello del Cairo. I risultati saranno resi noti al termine dei lavori, in un comunicato congiunto.
Di ieri si sa poco, ma l’esito è stato deludente. Gli italiani, si è appreso, hanno illustrato i risultati dell’autopsia e l’analisi del computer di Giulio Regeni.
La delegazione egiziana ha solo aggiornato i titolari dell’inchiesta romana dell’attività svolta successivamente al 14 marzo, giorno in cui il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco si recarono al Cairo per un primo confronto.
Nonostante le due delegazioni ieri siano rimaste chiuse nei locali della Scuola di polizia di via Guido Reni, a Roma, per cinque ore, la verità è che non è accaduto nulla di nuovo. Di più vicino alla verità .
Nei faldoni dei due magistrati e quattro dirigenti degli apparati di sicurezza (polizia e Sicurezza Nazionale) arrivati dal Cairo non c’è l’ombra delle annunciate duemila, tremila pagine. Come scrivono oggi su Repubblica, Carlo Bonini e Giuliano Foschini, è stato portato dal Cairo solo “un modesto scartafaccio”.
Il dossier incompleto.
Manca lo sviluppo delle celle telefoniche dei quartieri di Gyza dove Giulio viveva ed è stato sequestrato, e ‘6 Ottobre’ dove il suo cadavere è stato ritrovato.
Non ci sono i tabulati telefonici di almeno venti utenze di altrettante figure di interesse investigativo che, intorno a Giulio, si sono mosse prima e dopo il sequestro, a meno di non voler ritenere tali – scrivono Bonini e Foschini – l’elenco delle chiamate effettuate prima della scomparsa dal cellulare di Giulio.
Non hanno alcuna rilevanza investigativa le immagini vuote di alcune delle telecamere di sorveglianza del tratto di strada tra l’abitazione di Giulio e la metropolitana di Dokki.
Sono neutre le fotografie del ritrovamento del corpo del ragazzo lungo la strada Cairo-Alessandria così come i verbali di sopralluogo dell’appartamento in cui Regeni abitava.
Le nuove indagini.
La riunione di oggi doveva servire a impostare le prossime attività di indagine, per questo si è mantenuto il massimo riserbo sui materiali ricevuti, per non compromettere l’atmosfera già tesa tra i due Paesi dopo le dichiarazioni del Governo italiano che a più riprese ha sottolineato come la due giorni di Roma fosse una sorta di ultima chance per l’Egitto di dare prova di un cambio di passo nelle indagini. In caso contrario “ci saranno contromisure” ha sottolineato due giorni fa il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Il pool.
Oggi si attende il secondo incontro. La squadra resta invariata. I dirigenti del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Stato e del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dell’Arma dei carabinieri. Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco. Dal Cairo, con il procuratore generale aggiunto Mostafa Soliman e Mohamed Hamdy, suo segretario, ci sono il generale Adel Gaffar della Sicurezza Nazionale, il ‘comandante’ Mostafa Meabed, l’ufficiale Ahmed Aziz e, al posto del brigadiere generale Alal Abdel Megid dei servizi centrali della polizia egiziana, il generale Alaa Azmi, indicato come ‘vice-direttore delle indagini criminali di Giza’.
Vale a dire, il vice di Khaled Shalaby, indicato dall’Anonimo a Repubblica come l’uomo che dispose la sorveglianza di Giulio prima del suo sequestro, ne “ordinò” e “supervisionò” la tortura in una caserma di Giza e quindi lavorò al depistaggio.
(da “La Repubblica“)
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