Aprile 13th, 2016 Riccardo Fucile LA RICERCA ARAB YUOTH SURVEY: LE NUOVE GENERAZIONI INSEGUONO IL SOGNO DI UN LAVORO E LA STABILITA’
Non credono più nella rivoluzione innescata dalle ‘primavere arabe’, ma neanche nel progetto diabolico dell’Isis.
Leggono poco i giornali e molto Facebook, inseguono il sogno di un lavoro e della stabilità più che gli ideali della democrazia.
Sono le nuove generazioni di arabi, un esercito di 200 milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni fotografati nell’Arab Youth Survey, ricerca annuale condotta dalla società di consulenza internazionale Burson-Marsteller.
Basato su 3.500 interviste individuali, il sondaggio rivela che per i giovani arabi l’Isis rappresenta il “più grande problema del Medio Oriente” e che il suo piano è destinato a fallire.
Nei 16 paesi dove è stata condotta la ricerca – Algeria, Bahrein, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Oman, Autorità palestinese, Qatar, Arabia saudita, Tunisia, Emirati arabi e Yemen – i jihadisti raccolgono solo il 13% dei consensi tra i ragazzi, il 6% in meno di un anno fa.
Consensi che, comunque, sarebbero concessi solo “nel caso in cui l’Isis rinunciasse alla violenza”.
Non sembrano avere la vocazione per la guerra santa, dunque, la maggioranza dei giovani interpellati per i quali la disoccupazione e la mancanza di opportunità sono considerate le prime cause di radicalizzazione.
Un dato inquietante se si considera che, stando ai numeri dell’Organizzazione internazionale del lavoro, i giovani disoccupati nei paesi arabi potrebbero arrivare fino a 70 milioni.
Nella lista dei paesi coinvolti manca la Siria, ma sul conflitto che la sta insanguinando da oltre cinque anni i giovani intervistati hanno le idee chiare.
Il 39% è convinto che il conflitto sia una “guerra per procura” combattuta tra poteri regionali e mondiali; il 29% la considera una rivoluzione contro il regime di Bashar al Assad e solo per il 22% è una guerra civile tra siriani.
La ricerca traccia anche un interessante quadro sulla generazione post ‘primavere arabe’. Per un giovane arabo su cinque oggi la “stabilità ” è più importante della democrazia, mentre nel 2011 il sogno del 92% dei ragazzi arabi era “vivere in un paese democratico”. E solo il 36% pensa che il mondo arabo oggi si trovi in una condizione migliore rispetto al periodo precedente alle rivoluzioni (nel 2012 la percentuale era del 72%).
Detto questo, due terzi dei giovani arabi chiedono ai loro leader di fare di più sul fronte delle libertà individuali e dei diritti umani, soprattutto delle donne.
Aumentano anche i giovani arabi che si informano su internet (32%), il 29% guarda i notiziari in tv e solo il 6% compra il giornale.
Infine per un giovane su quattro (il 22%) gli Emirati arabi uniti sono considerati il “paese ideale in cui vivere” e un “paese modello” per il 23%.
Tuttavia, la società di consulenza autrice del sondaggio, che ha un ufficio anche a Dubai, non ha fatto domande specifiche sulle violazioni negli Emirati che quotidianamente vengono denunciate dalle organizzazioni per la tutela dei diritti umani.
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »
Aprile 13th, 2016 Riccardo Fucile “HA AVUTO IL MASSIMO DELLA PENA, NORMALE CHE CON UNA CONDANNA A 16 ANNI SI POSSA USUFRUIRE DELLA SEMILIBERTA’ DOPO AVERNE SCONTATI OTTO”
Pubblicare nei social le foto di un pomeriggio al mare durante il periodo di semilibertà non è
certamente reato, ma può risultare inopportuno.
E’ quanto accaduto a Doina Matei, in carcere alla Giudecca per l’omicidio preterintenzionale di Vanessa Russo: dopo quelle immagini nei social il giudice ha deciso di toglierle la possibilità durante il giorno di uscire dal penitenziario veneziano per andare a lavorare.
Ed è ciò che pensa Franca Leosini, conduttrice dell’ormai celebre Storie maledette: “Non conosco personalmente Doina, ma credo che il suo sia stato un peccato di giovinezza e una mancanza di buon gusto allo stesso tempo. Ha avuto una vita difficile, prima del delitto stava sul marciapiede per sfamare i figli, non ha una istruzione tale da farle comprendere cosa sia opportuno e cosa invece non lo sia.”
E così Matei ha voluto postare sul proprio profilo Facebook le immagini di qualche momento felice strappato alla galera.
Nella pagina che usa con un nickname e perciò quasi irrintracciabile, la ragazza rumena ormai trentenne posa in bikini sulla spiaggia del Lido di Venezia, oppure sull’imbarcadero. Sorride, sembra contenta.
Ed è stata quell’apparente serenità a far infuriare gli utenti dei social.
“Il caso di Doina Matei è un omicidio preterintenzionale da manuale: era evidente che non voleva uccidere la povera Vanessa Russo, anche se questo non lenirà certamente il dolore immedicabile dei genitori.”, commenta ancora Leosini, che negli anni scorsi è stata scelta come tutor della Matei per la scrittura di un racconto poi premiato al concorso letterario “Goliarda Sapienza” e incluso nel volume “Volete sapere chi sono io? Racconti dal carcere” (Mondadori).
“Le hanno dato il massimo della pena, 18 anni scontati poi a 16. Ed è fisiologico che a metà del percorso in carcere venga concessa la semilibertà “.
Insomma, nessun privilegio.
Certamente, aggiunge la giornalista e scrittrice, la sua “era una urgenza di vita”, la voglia irrefrenabile di godersi un pomeriggio al sole. La pubblicazione di quelle foto ha fatto il resto.
(da “Huffingtonpost“)
argomento: Giustizia | Commenta »
Aprile 13th, 2016 Riccardo Fucile POSTARE LE FOTO RICORDO NON RISULTA SIA UN REATO: O SI CAMBIANO LE NORME O SONO POLEMICHE INUTILI
Doina Matei era tornata in semilibertà dopo aver scontato in carcere nove dei sedici anni per aver ucciso con un ombrello, durante una lite, la ventitreenne Vanessa Russo, che l’aveva casualmente urtata nella ressa della fermata Termini del metrò romano.
Dopo un giorno lo sconto di pena è stato revocato dal magistrato di Sorveglianza di Venezia Vincenzo Semeraro che, viste le immagini postate dalla ragazza sui social network ha deciso di farla tornare nel carcere della Giudecca.
La romena, che oggi ha trent’anni, dopo l’omicidio commesso il 26 aprile del 2007 era stata riconosciuta dalle immagini dei video di sorveglianza della metropolitana, e condannata a sedici anni per omicidio preterintenzionale.
Ottenuta la semilibertà e un lavoro in una Coop veneziana, in questi giorni stava usufruendo di un permesso premio grazie al quale aveva la possibilità di dormire fuori dal carcere, e aveva deciso di sfruttare questo sconto di pena ottenuto “per buona condotta” per fare una gita al Lido di Venezia.
Ma quel bikini e quel sorriso pubblicati su Facebook non sono passati inosservati, e sono presto diventati virali tra gli utenti del social che invocano “giustizia per Vanessa e pena di morte per Doina”.
“Dovresti vivere al servizio della famiglia che hai rovinato”, le scrivono alcuni, mentre altri rivendicano anche per gli assassini “il diritto alla felicità ”.
Le foto in questione, scrive La Repubblica, sono finite anche sotto gli occhi del padre della vittima, Giuseppe Russo, il quale ha detto: “Siamo sconvolti, arrabbiati. Per noi è una sconfitta, mentre lei ha vinto. Per una famiglia come la nostra non ci sarà mai giustizia”.
“Non sapevo di non poter usare Facebook”, ha commentato la ragazza, che si dice “sconvolta” e dispiaciuta per aver “fatto del male a qualcuno”.
Secondo i suoi legali la decisione del giudice è “un brutto passo indietro” dovuto principalmente al “polverone mediatico” che si è sollevato online in seguito alla pubblicazione delle immagini. “Credo che la misura sia stata presa per arginare questa bomba mediatica, ma si tratta di un provvedimento provvisorio — spiega l’avvocato Nino Marazzita, difensore di Matei — Ora deve essere fissata la data per l’udienza e in quella sede chiederò il ripristino delle condizioni precedenti, magari chiedendo che venga diffidata dall’andare sui social network e dal pubblicare le sue foto”.
Come si apprende da una ricostruzione pubblicata sul Corriere, la ragazza era arrivata in Italia dalla Romania con il sogno di una vita migliore, presto tradito.
Il primo figlio a 14 anni, il secondo a 17, notti passate sui marciapiedi a prostituirsi. P
oi l’omicidio, raccontato nel libro La ragazza con l’ombrello scritto con Franca Leosini, il carcere e il pentimento.
“Vanessa — aveva scritto Doina nel libro, con l’aiuto della giornalista — non aveva vissuto molti giorni felici, tutti gli altri glieli avevo tolti io. È soprattutto la felicità possibile che le ho sottratto che mi logora con tormento maggiore. Ho provato a dire alla madre, ai fratelli di Vanessa, il mio tormento, lo sgomento, il rimorso per quei suoi giorni senza futuro. Ho invocato il perdono. Non ho avuto risposta. Tocca a me, ora, piegarmi a quel loro silenzi. Tocca a me comprendere il rifiuto, il disprezzo anche”.
Tornata in quello che ha definito “il mondo senza cielo” della prigione, ora vede allontanarsi il sogno di essere affidata in prova ai servizi sociali.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Aprile 13th, 2016 Riccardo Fucile IL RAPPORTO “FUORI CAMPO” DENUNCIA: “CONDIZIONI UMANITARIE DRAMMATICHE. I CENTRI DI ACCOGLIENZA NON FUNZIONANO”
“Almeno 10mila richiedenti asilo e rifugiati in Italia vivono al di fuori del sistema di accoglienza in
situazioni di precarietà e marginalità , senza assistenza istituzionale e con scarso accesso alle cure mediche, in siti informali come parchi, stazioni ferroviarie, baraccopoli, edifici occupati, in aree urbane e rurali”.
E’ quanto denuncia Medici senza frontiere nel rapporto ‘Fuori campo’ dedicato a “Richiedenti asilo e rifugiati in Italia: insediamenti informali e marginalità sociale”. Lo studio è frutto di una ricerca condotta da Msf nel 2015.
“Buona parte delle 100mila persone presenti nei centri di accoglienza e di quanti arriveranno nei prossimi mesi potrebbero presto condividere questa marginalità , inaccettabile in un Paese come l’Italia”, ha commentato Loris De Filippi, presidente della ong.
“Abbiamo fatto una mappa dell’accoglienza che esclude in 35 siti di cui 26 visitati da Msf, ed è stato intervistato un campione di 565 persone con questionari a risposta chiusa. Le condizioni umanitarie degli insediamenti informali sono drammatiche. Di queste persone fuggite da situazioni drammatiche non si occupa nessuno. La mappatura è stata fatta fra aprile e giugno del 2015″, evidenzia Msf.
Il sistema governativo di accoglienza non funziona, non solo perchè non ci sono posti, ma perchè è gestito male”, dice il ricercatore e operatore umanitario di Msf Giuseppe De Mola.
(da agenzie)
argomento: emergenza | Commenta »
Aprile 13th, 2016 Riccardo Fucile A LIVELLO NAZIONALE PD SCENDE AL 29%, M5S SALE AL 27,2%, CALA LA LEGA AL 13,3%, RISALE FORZA ITALIA AL 12,3%… NAPOLI, BOLOGNA, TORINO: IL CENTRODESTRA PERDE OVUNQUE
Il Pd cala di due punti e rimane il primo partito, mentre il Movimento 5 Stelle — che sale dell’1% — lo segue a distanza di 1,8 punti.
I sondaggi sulle intenzioni di voto diffusi da Piazzapulita (La7), che prendono in considerazione il periodo dal 3 marzo all’11 aprile, vedono al terzo posto la Lega, che perde lo 0,6 e passa da 13,9 a 13,3, e infine Forza Italia che guadagna mezzo punto percentuale, salendo da 11,8 a 12,3. I dem passano da 31 a 29%, mentre i Cinque stelle dal 26,2 salgono al 27,2%.
Se a livello generale sono secondi, alle amministrative romane la loro candidata Virginia Raggi è data a 27,4 al primo turno.
Ed è prima, seguita dal candidato Pd Roberto Giachetti (24,5), a quasi sette punti di vantaggio da Giorgia Meloni (17,6). Alfio Marchini, che per ora si candida con la sua lista civica è al 10,4, mentre l’uomo di Forza Italia Guido Bertolaso è fermo all’8,1. Al 6,8 Stefano Fassina, seguito da Francesco Storace de La Destra (3,2).
A Milano, invece, è in vantaggio al primo turno con 37 punti il candidato di centrosinistra Giuseppe Sala.
Un vantaggio che, però, è di misura, visto che Stefano Parisi (centrodestra) si ferma a 36.
Diverso il quadro dei ballottaggi, dove l’ ex commissario unico e amministratore delegato di Expo 2015 vince col 53% dei voti, mentre Parisi si ferma a 47.
Gianluca Corrado, candidato M5s dopo il ritiro di Patrizia Bedori, si ferma al 14%. Forbice più ampia al primo turno, invece, a Torino, dove Piero Fassino — candidato del centrosinistra — arriva al 44% contro il 27 di Chiara Appendino dei 5 Stelle. Giorgio Airaudo (Sinistra Italiana-Sel) si ferma al 10 e al secondo turno l’attuale sindaco vince col 55% dei voti, contro il 45 dell’esponente Cinque Stelle.
A Bologna già al primo turno il primo cittadino Virginio Merola sfiora il 42% e stacca di 18 punti la candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni che al ballottaggio arriva al 47% contro il 53 di Merola. Massimo Bugani dei 5 Stelle si ferma al primo turno col 22%.
Infine, a Napoli, il sindaco in carica Luigi De Magistris (liste civiche — Sel- Sinistra italiana) al primo turno stacca di soli due punti il candidato del centrodestra Gianni Lettieri (30 a 28).
Una distanza che al ballottaggio arriva a dieci punti percentuali (55 a 45).
Valeria Valente, invece — che alle primarie Pd di Napoli ha battuto Antonio Bassolino — si ferma al primo turno col 24%.
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »