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GENOVA: IL PIANO DI EMERGENZA DELLA IPLOM ERA SCADUTO

Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile

PREFETTURA E REGIONE AVREBBERO DOVUTO RICEVERLO ENTRO FINE 2015: COME MAI NON HANNO MESSO IN MORA L’AZIENDA?

Il piano di emergenza esterna per il deposito della Iplom di Fegino, nel ponente del capoluogo ligure, è “scaduto”.
Mentre si lotta contro il tempo per fermare l’onda lunga del greggio che, dopo la rottura dell’oleodotto di domenica sera si è riversata nel rio Fegino e poi nel torrente Polcevera, si scopre che non è stato aggiornato nei tempi previsti il Piano di emergenza esterna (Pee), ovvero il Piano di azioni e di interventi da mettere in atto per ridurre le conseguenze sul territorio circostante di eventuali incidenti che si verifichino nell’impianto di Fegino.
Il Piano pubblicato nel sito della Prefettura di Genova, infatti, è datato 7 dicembre 2012, anche se nello stesso documento è scritto che l’aggiornamento del Piano deve essere fatto al massimo ogni 3 anni.
La revisione, quindi – eventualmente anche per confermare le stesse disposizioni – sarebbe dovuta avvenire entro la fine del 2015, anche perchè il documento del dicembre 2012 era stato approvato dal Prefetto, d’intesa con la Regione Liguria e con gli enti locali interessati, a luglio dello stesso anno.
Da allora, quindi, i tre anni sono abbondantemente scaduti ma non è nota una versione più aggiornata.
Il Piano di emergenza esterna è quello che scatta quando in un impianto industriale si verificano incidenti che hanno un impatto anche all’esterno, ed ha l’obiettivo di “mitigare le conseguenze di incidenti rilevanti sulla salute umana e sull’ambiente”.
Si tratta quindi di situazioni analoghe a quella che si è verificata domenica scorsa, anche se in questo caso l’incidente non ha riguardato il deposito della Iplom ma un oleodotto che trasporta il greggio.
Nei documenti del 2012 (88 pagine in tutto) si spiega che il Pee si basa sulle informazioni fornite dal gestore dello stabilimento oltre che da dati acquisti dagli enti interessati, che il Piano “rappresenta il documento ufficiale con il quale la Prefettura organizza la risposta di protezione civile e di tutela ambientale sulla base di scenari che individuano le zone a rischio ove presumibilmente ricadranno gli effetti nocivi degli eventi ipotizzati”, e che l’aggiornamento del Piano di emergenza esterna “è curato dalla Prefettura di Genova, in collaborazione con gli enti e le istituzioni che hanno partecipato alla stesura dello stesso”.
Ieri, però, non è stato possibile avere dalla Prefettura informazioni su questo, mentre il direttore della Iplom, Vincenzo Columbo, fa sapere che «noi abbiamo inviato da tempo la documentazione che ci era stata richiesta per l’aggiornamento del Piano».
Il responsabile di Iplom per l’ambiente e la sicurezza, Gianfranco Peiretti ieri, però, in Prefettura, ha detto che «il piano di emergenza esterna (per gli oleodotti-ndr) non è previsto per legge. Iplom – ha spiegato – ha un suo piano di emergenza-oledotti interno, ma gli oleodotti non rientrano nel campo di applicazione della legge Seveso che prescrive i piani di emergenza esterna, che in ogni caso – ha sottolineato – sono a carico della Prefettura».
Se è così, dopo quest’ultimo disastro ambientale, però, forse si porrà  anche il problema di fare il punto anche sull’efficacia e sull’adeguatezza delle norme, visto che l’emergenza che sta vivendo la Valpolcevera e che minaccia anche il mare, sta dimostrando che la rottura di un oleodotto ha un impatto all’esterno anche più immediato di un incidente all’interno di un impianto industriale.

(da “il Secolo XIX“)

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“FAR SFILARE BERTOLASO E POI INDICARE MARCHINI”: LA STRATEGIA DI BERLUSCONI

Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile

“LA SINISTRA NON ARRIVA AL 25%, POSSIAMO VINCERE”

«Se la questione fosse stata solo Roma figuriamoci, sarei stato il primo a voler correre da solo sostenendo te contro la Meloni e Salvini. Ma guarda qua».
Quando si trova davanti a Guido Bertolaso, il candidato ormai fantasma che a Palazzo Grazioli viene considerato prima di tutto «un amico vero e un gran signore», Silvio Berlusconi tira fuori dalla tasca il sondaggio di Alessandra Ghisleri che sta già  decidendo le sorti della Capitale.
Ma non indica la cifra (singola) che inchioda l’ex numero uno della Protezione civile al di sotto del 10 per cento, lontanissimo da qualsiasi speranza di ballottaggio.
Bensì quella riga, «Giachetti più Fassina» da cui si deduce che «la sinistra», ripete a voce alta l’ex presidente del Consiglio, «anche unita non arriva ad avere un quarto degli elettori romani».
Il ragionamento di Berlusconi, che ha praticamente sacrificato il cavallo di razza su cui aveva puntato, parte proprio da quella riga.
L’aveva detto nella notte tra martedì e mercoledì ai big del partito romano, lo ripete mercoledì sera a Bertolaso: «Se questo sondaggio dice il vero, allora vuol dire che Renzi è nei guai a Roma. E se è nei guai a Roma, allora è nei guai in Italia».
La giornata di mercoledì è servita a Berlusconi a smuovere le acque, riaprire la partita, uscire dallo stallo.
E assistere all’ennesima spaccatura interna a Forza Italia, dove un pezzo del partito (leggasi Maurizio Gasparri) è pronto all’accordo con Giorgia Meloni e un altro pezzo (leggasi Antonio Tajani) torna a caldeggiare il «matrimonio» con Alfio Marchini.
Ma la via d’uscita? Sostenere la leader di Fratelli d’Italia, magari puntando i piedi per ottenere un «listone unico del centrodestra» ed evitando così «che Forza Italia finisca relegata dagli elettori in fondo, con meno dei voti del partito di Meloni e La Russa»?
Oppure realizzare quell’autentico coup de thèà¢tre a cui il leader forzista starebbe lavorando dall’ultimo fine settimana?
La strada «nazionale», che privilegia la nascita di una Federazione del centrodestra e un modello di coalizione uguale a Milano come a Napoli, è la prima. Firmare un accordo con Fratelli d’Italia e Lega, sostenere Meloni e marciare compatti.
La seconda, invece, tiene conto del lavorio svolto ad Arcore tra venerdì scorso e domenica.
Un lasso di tempo in cui, secondo alcune ricostruzioni, Berlusconi avrebbe incontrato vis-à -vis in Brianza Alfio Marchini, che in un tempo non troppo lontano è stata la sua prima scelta.
A meno di colpi di scena, l’ora della verità  scatterà  dall’ufficio di presidenza di Forza Italia in programma giovedì.
Tutti i bookmakers danno la «soluzione Meloni» come la più quotata. Ma la seconda via, quella che porta a un accordo con Marchini, non sarebbe stata ancora abbandonata.
Tanto che, per arrivarci, c’è un sentiero già  tracciato. Lo stesso che una delle persone più vicine a Berlusconi riassume con queste parole: «Berlusconi lascia la palla a Bertolaso. Lascia insomma che sia lui a decidere se andare avanti sulla sua candidatura oppure se cedere il passo. A quel punto Bertolaso si prende tempo e indica la via dell’accordo con Alfio Marchini».
Sarebbe, in un sol colpo, la realizzazione di due scenari indicati tempo fa dai due protagonisti. Da Bertolaso, che definì Marchini «il candidato più simile a me».
E anche da Marchini, che secondo i sondaggi con Forza Italia potrebbe arrivare al ballottaggio e vincerlo.
E che da due settimane ha una scommessa aperta: sul numero dei candidati dell’area moderata. «Alla fine, ne rimarranno solo due».

Tommaso Labate
(da “il Corriere della Sera”)

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SONDAGGI TECNE’ E IPR CONCORDANO, SOLO MARCHINI BATTEREBBE LA RAGGI, MELONI PERDENTE: QUALCUNO IN FORZA ITALIA PENSA SOLO A INTERESSI PERSONALI

Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile

MARCHINI BATTE RAGGI 53% A 47%… RAGGI BATTE MELONI 52% A 48%… SENZA CENTRODESTRA UNITO RAGGI 57%- GIACHETTI 43%, FUORI LA MELONI DAL BALLOTTAGGIO

I sondaggi commissionti dalla trasmissione di Bruno Vespa «Porta a Porta» a Tecnè e Ipr parlano chiaro.
Le due società  hanno simulato tre scenari ma uno solo prevede anche la vittoria finale del centrodestra: l’alleanza tra Berlusconi e Marchini.
La prima ipotesi (con il permanere della candidatura di Bertolaso) vedrebbe un ballottaggio con il sucecsso di Virginia Raggi (M5S) contro Giachetti per 57 a 43 (IPR) e 59 a 41 (Tecnè).
La seconda (Forza Italia e Bertolaso alleati con Marchini) ipotizza il ballottaggio tra Raggi (M5S) e Marchini.
E in questo caso però il vincitore del ballottaggio sarebbe per Noto (IPR) Marchini 53 contro 47 della Raggi.
Per Morizzo (Tecnè) il sondaggio rimarrebbe sulla parità  50 contro 50.
Nel terzo scenario (Forza Italia e Bertolaso appoggiano Meloni) il ballottaggio sarebbe invece tra Raggi (M5S) e Meloni, ma la candidata grillina vincerebbe sulla leader di Fratelli d’Italia 52 a 48%.
Chi sta spingendo perchè Berlusconi scelga la Meloni lo fa solo per interessi personali locali, non certo per vincere.

(da agenzie)

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