ALFIO-SILVIO-GUIDO: IL TRIO SI RICOMPONE E PRESENTA I CANDIDATI A ROMA
Maggio 11th, 2016 Riccardo FucileBERLUSCONI BATTEZZA LA LISTA DI FORZA ITALIA.., BERTOLASO SI TOGLIE UN SASSOLINO: “MA PENSATE CHE SE LA MELONI AVESSE LA COMPETENZA PER AMMINISTRARE ROMA NON L’AVREMMO APPOGGIATA?”
«Qui si fa un pezzo di storia», annuncia Alfio. «Marchini è un uomo libero come me», assicura Guido. E Silvio chiama in causa la sacra coincidenza per sancire la sua personale investitura: «Oggi è Sant’Alfio!».
All’Hotel Ergife va in scena non solo la «cerimonia» della presentazione della lista di Forza Italia a sostegno della candidatura civica di Alfio Marchini, ma l’occasione per due annunci che rendono particolarmente di buon umore il Cavaliere: la nascita del «tricket» Berlusconi-Marchini-Bertolaso (con gli ultimi due come «garanzia per avere una Roma caput mundi») e «l’avviso di sfratto al governo Renzi».
Prima di questa sfilza di annunci l’attesa – abbondante, come ai bei tempi – del Cavaliere e del candidato sindaco si consuma tra Alessandra Mussolini, la capolista di Forza Italia, che accetta con pazienza i selfie con i simpatizzanti, con il coordinatore cittadino Davide Bordoni che richiama ripetutamente all’ordine i candidati («preparatevi per fare la foto sul palco») e con il chiacchiericcio degli addetti ai lavori che commentano l’effetto Fassina: «Penalizza Meloni».
Se tocca alla Mussolini la prima parola e il primo peana («Presidente, hai sparigliato di brutto: questo è un secondo predellino»), la grande sorpresa è la rentrèe di Guido Bertolaso che torna a parlare dopo il clamoroso passo di lato: «Quanti politici, esclusi quelli presenti, sanno anteporre ai propri interessi il bene comune? E quanti sanno affrontare il coraggio di decisioni difficili e dolorose? — si chiede, sapendo già la risposta – Io l’ho fatto, perchè non sono un politico e ho pensato che fosse molto più importante mettere davanti a tutto gli interessi dei romani».
E proprio a un politico rivolge un pesante e gelido commento: «Se Meloni avesse avuto le competenze pensate che non l’avremmo appoggiata?».
Dopo essersi tolto questo macigno dalle spalle, annuncia di avere pronto «un piano dei primi sessanta giorni» per Roma: di fatto la conferma del suo impegno a fianco di Marchini.
Ed eccolo Alfio. «Nel 1993, con un’intuizione geniale, Berlusconi ha fatto nascere uno schema politico che ha governato il Paese per 25 anni», e uno.
«Oggi con un atto di coraggio e lungimiranza ha dato la possibilità di fare un nuovo esperimento coraggioso e provocatorio: mettere insieme storie diverse e unite da un unico obiettivo», e due.
«Questa è una scelta nata per dare una risposta ad un populismo dilagante dei Cinque Stelle, una risposta che mette insieme civismo e politica», e siamo a tre.
Quella con il Cavaliere da parte di Marchini non sembra essere solo un’alleanza elettorale, ma un vero e proprio feeling personale. E se vero che «solo un pazzo come Berlusconi può correre il rischio di rompere la sua creatura per sostenerci senza chiedere una poltrona, una spartizione», Marchini chiede in prestito al Cavaliere il suo «campione»: «Guido, ti assicuro che se non esistessi ti dovrebbero inventare. Qui a Roma è tutto un’emergenza…».
Insomma, manca solo il sigillo del cerimoniere di questa «alchimia che nemmeno noi ci aspettavamo così naturale tra i tre», confessa una dirigente di primo piano di Forza Italia.
Eccolo. «Avete potuto constatare lo charme di Marchini, e in politica serve charme. Ma avete potuto anche constatare la concretezza di Guido Bertolaso che sta permettendo a me e Marchini di essere in campo e far risorgere Roma dal degrado. Una coppia così permetterà a Roma di essere davvero caput mundi, la città più bella del mondo».
Per Berlusconi — che ha ringraziato calorosamente Bertolaso «per il gesto di grande concretezza» e che non ha mai citato gli alleati Meloni e Salvini – è Marchini l’uomo giusto, in quanto «ha fatto una grande opposizione al governo di sinistra di Roma, ama Roma e ha un background molto simile al nostro».
Ma il caso Roma, come è fin troppo evidente, non rappresenta solo un fatto locale.
È con questa alleanza civica — guarda caso simile alla scelta di Milano e di Napoli — che si consegna «un avviso di sfratto a un governo non democratico».
Per Berlusconi queste elezioni «sono il primo passo di un percorso che, attraverso il referendum, dove vincerà il no, ci porteranno a cambiare la legge elettorale e la stessa riforma istituzionale attraverso un governo di unità nazionale».
Le parole d’ordine — meno tasse, meno Europa, meno Stato – sono sempre le stesse e per i candidati, chiamati a riportare i delusi alle urne, il kit stavolta sarà 2.0, tutto in formato digitale.
Proprio da questi parte il coro «Sil-vio, Silvio». Ma lui li interrompe: «Adesso facciamo: Al-fio, Al-fio». Sì, ma «non esagerate».
Antonio Rapisarda
(da “il Tempo“)