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I FLUSSI ELETTORALI A NAPOLI E TORINO

Giugno 7th, 2016 Riccardo Fucile

DE MAGISTRIS AVANZA E CONSERVA I SUOI ELETTORI, FASSINO PERDE VOTI VERSO M5S , MA PESCA NEL BACINO DEL CENTRODESTRA

Quattro grandi città , quattro risultati elettorali consegnati al giudizio del ballottaggio: le elezioni amministrative del 2016 hanno sorpreso sotto molti punti di vista, con il boom del Movimento Cinque Stelle a Roma e a Torino, il pareggio tra centrosinista e centrodestra a Milano e la conferma del battagliero De Magistris a Napoli.
Ma come è cambiato l’elettorato in questi anni e, soprattutto, rispetto alla tornata elettorale precedente?
La risposta arriva da un’analisi del Cise, il centro italiano per gli studi elettorali che opera tra l’Università  di Firenze e la Luiss di Roma, che ha messo a confronto le due elezioni in cerca delle “migrazioni” di voti tra un candidato e l’altro a distanza di qualche anno.
TORINO
Nel 2016 il candidato del Pd e sindaco uscente Piero Fassino ha raccolto il 41,8% dei voti, contro il 56,6% del 2011.
Che fine hanno fatto quei circa 95mila voti? Per gli analisti del Cise si tratta di una «mutazione genetica», visto che «sotto il semplice calo si cela un complesso e sorprendente complesso di flussi incrociati».
I dati raccontano infatti che su 100 elettori di Fassino nel 2011, quest’anno soltanto 42 hanno votato nuovamente per lui, mentre ben 32 avrebbero optato per la Appendino, candidata del Movimento Cinque Stelle, e 14 per l’astensione.
In poche parole un elettore su tre del centrosinistra ha cambiato idea e votato per il M5S.
Situazione analoga nel centrodestra, con 34 elettori su 100 passati verso Fassino, 27 astenuti e gli altri distribuiti tra le varie forze di coalizione.
NAPOLI
Nel capoluogo campano invece non si registrano stravolgimenti, quanto piuttosto conferme di quanto avvenuto in passato.
Il 2011 fu l’anno della debacle per il Partito Democratico, con il candidato sindaco Morcone che non riuscì nemmeno a raggiungere il ballottaggio, scavalcato dall’allora “nuovo” De Magistris che al ballottaggio sconfisse il candidato del centrodestra Lettieri.
Nel 2016 si è ripetuto lo stesso copione: la candidata Valeria Valente del Pd rimane fuori dal ballottaggio, dominato ancora una volta da De Magistris e Lettieri, in forte calo rispetto a cinque anni prima.
Le analisi dei flussi realizzate dal Cise mostrano che l’ex magistrato è ha mantenuto la quota più alta dei suoi vecchi elettori (67 su 100), perdendone però uno su tre.
De Magistris però è anche stato quello che più ha “pescato” nei bacini altrui, raccogliendo voti da centrosinistra, centrodestra e astenuti.
E mentre il Movimento Cinque Stelle riesce ad appropriarsi di appena un elettore ogni 10 da De Magistris, Lettieri mantiene solo il 30% dei voti del 2011, perdendo il 44% in favore dell’astensione, una percentuale davvero da non sottovalutare e alla quale si avvicinano anche il Pd e il centro, con il 31% dei vecchi elettori finiti nel bacino del non voto.

(da “La Stampa”)

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PREFERENZE: BENE GELMINI E CARFAGNA, FLOP MARONI A VARESE (328 VOTI)

Giugno 7th, 2016 Riccardo Fucile

DA NORD A SUD, CHI VINCE LA SFIDA: OTTIMI RISULTATI PER BERNARDINI, MAJORINO, BEDORI, QADER, LO RUSSO, MAGLIANO, PALUMBO, DE BIASE… MA C’E’ CHI NON E’ STATO VOTATO NEPPURE DAI PARENTI

Non siamo più ai tempi di Alfredo Vito, il Dc napoletano che alle elezioni politiche del 1987 arrivò alla Camera forte delle sue 100mila preferenze.
Quell’elezione entrò negli annali della storia politica, facendo giurisprudenza in fatto di capacità  clientelare di raccolta del consenso.
Oggi si viaggia su percentuali molto più basse e ci si accontenta di poco.
Il re, anzi la regina delle preferenze in questa tornata amministrativa è Mariastella Gelmini, capolista di Forza Italia a Milano, che con quasi 12 mila voti ha contribuito in maniera determinante al recupero di Stefano Parisi.
Restando a Milano, va molto bene anche l’ex assessore e capolista del Pd Pierfrancesco Majorino, con 7.582 preferenze.
Delude parecchio, invece, a Varese Roberto Maroni, che da governatore lombardo, nella sua città  da sempre feudo leghista, raggiunge la misera quota di 328 voti. Tornando nel capoluogo lombardo, nella lista di Beppe Sala il più votato è stato l’ex assessore alla Cultura Filippo del Corno (1.900 voti), mentre fra i Cinque Stelle si registra l’exploit dell’ex candidata poi ritirata, Patrizia Bedori (1100).
Altra miss preferenze è Mara Carfagna che a Napoli, dove era capolista di Forza Italia, è la più votata con 5.528 voti.
A Milano ottimo risultato anche per Sumaya Abdel Qader (1.000), candidata musulmana nella lista del Pd spesso attaccata dai leghisti in campagne elettorale.
Strane elezioni, queste.
Solitamente, infatti, è al Sud che si registrano i grandi exploit elettorali, magari di personaggi sconosciuti, forti del voto clientelare.
Domenica, invece, ci sono state buone performance a macchia di leopardo.
A Torino, per esempio, se i più votati sono stati due ex assessori della giunta Fassino, Stefano Lo Russo (2.541) ed Enzo Lavolta (1.893), buoni risultati hanno raggiunto Domenico Carretta e Maria Grazia Grippo, sui 1.600 voti, entrambi molto legati al presidente del consiglio regionale Mauro Laus, vero signore delle tessere del Pd sabauda.
Mentre tra i Moderati di Giacomo Portas, sempre pro Fassino, il più votato è Silvio Magliano (2.139), ex Ncd e uomo forte di Cl considerato vicino a Michele Vietti, passato dall’opposizione al sostegno al sindaco uscente in un battito di ciglia.
A Roma, invece, il più votato nel Pd è Marco Palumbo (2.029), tallonato dall’ex consigliera Michela De Biase (1.952), moglie di Dario Franceschini.
Buon risultato anche quello di Giovanni Zannola (1.271), da sempre considerato vicino Andrea Tassone, l’ex presidente del municipio di Ostia, finito agli arresti domiciliari per l’inchiesta Mafia Capitale.
Ma il più votato è il grillino Marcello De Vito, con 2.761 voti.
Risalendo lo stivale, a Bologna il titolo di re delle preferenze va a Matteo Lepore (1.974), assessore uscente al “Marketing territoriale”, carica che deve aver interpretato molto bene visto il successo alle urne.
Lepore è tallonato da un altro ex assessore, Andrea Colombo, a quota 1.795, e dalla capolista Pd Giulia Di Girolamo, ferma a 1.449.
Ma il vero exploit è quello dell’ex leghista Manes Bernardini, con 18.000 preferenze.
A Napoli la più votata, dopo la Carfagna, è l’ex assessore di Luigi De Magistris Alessandra Clemente (4.555), seguita dal pidino Salvatore Madonna (3594).
A Salerno c’è l’assessore uscente Nino Savastano con 2.371 voti, mentre a Benevento il preferito della lista per Clemente Mastella è il consigliere uscente Luigi Ambrosone, con 756 preferenze.
Per quanto riguarda i risultati negativi, due su tutti: l’ex concorrente del Grande Fratello Roberta Beta (2 voti) e il nipote di Aldo Biscardi, Aldo Maria detto “Dodi” (1). Non li hanno votati nemmeno i parenti stretti.

Gianluca Roselli
(da “il Fatto Quotidiano”)

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MARCHINI: “I VECCHI VASCELLI NON SERVONO PIU’, BISOGNA COSTRUIRNE DEI NUOVI, SERVONO MODERNI CANTIERI”

Giugno 7th, 2016 Riccardo Fucile

NESSUNA INDICAZIONE TRA RAGGI E GIACHETTI: “NOSTRI VOTI A CHI DIMOSTRERA’ DI AMARE ROMA”

Il risultato del primo turno delle elezioni a Roma “va analizzato con serenità  e realismo: la prima considerazione è che l’esplosione dei Cinque stelle denota un consenso solido e espansivo, che ha una sua base molto forte nelle periferie, dove c’è più forte il disagio sociale e ha intercettato meglio di chiunque altro il disagio giovanile”.
A dirlo è Alfio Marchini, in una conferenza stampa in cui ha fatto il bilancio del voto di domenica 5 giugno.
“Sono profondamente convinto che i vecchi vascelli oggi non servano più – continua Marchini, che era il candidato sostenuto dal Silvio Berlusconi nella Capitale – e che bisogna bruciarli per ricostruirne dei nuovi. Precondizione per ricostruire è che servono i cantieri, che non sono luoghi astratti. Io – afferma – mi occuperò nei prossimi mesi di creare le condizioni affinchè ci siano questi cantieri che possano costruire nuovi vascelli che guardino al futuro. Oggi – spiega – vedo la grande emergenza del lavoro e della disoccupazione giovanile, che possono generare potenziali conflitti sociali che vanno assolutamente evitati”.
Sul ballottaggio e il suo eventuale appoggio alla candidata M5s Virginia Raggi o a quello del Pd Roberto Giachetti, Marchini dice: “Se io avessi creduto che Giachetti, cui mi legano amicizia e stima, o la Raggi che ho conosciuto in consiglio comunale, fossero le risposte adeguate per risolvere i problemi di Roma, avrei votato per loro e mi sarei ritirato per appoggiare uno di loro. Ma non lo credo”.
“Ora però – conclude – dobbiamo dare una indicazione precisa: noi saremo dalla parte di chi dimostrerà  concretamente in questi 15 giorni di amare Roma, ossia di aderire ad alcuni punti fondamentali della nostra agenda”.

(da “Huffingtonpost“)

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BREXIT E TTIP NEL MENU’ DI BILDEBERG, IL CLUB PIU’ SEGRETO DEL MONDO

Giugno 7th, 2016 Riccardo Fucile

I POTENTI DELLA TERRA SI RIUNISCONO A DRESDA DAL 9 AL 12 GIUGNO: TRA GLI ITALIANI JOHN ELKANN E LILLI GRUBER…. OBIETTIVI DI QUEST’ANNO LA CHIUSURA DELL’ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO TRA UE E USA E SCONGIURARE L’USCITA DELLA GRAN BRETAGNA DALLA UE

Dall’Austria alla Germania, il Club Bilderberg, il circolo più esclusivo del mondo, torna a riunirsi dal 9 al 12 giugno a Dresda.
Nella Germania dell’Est i potenti della terra si troveranno al Kempinski-Hotel Taschenbergpalais, a pochi metri dalla Semper-Oper, dove da mesi non c’è una stanza libera: l’hotel è interamente prenotato dall’organizzazione che ha predisposto il classico cordone di sicurezza per tenere a distanza giornalisti e curiosi.
La segretezza degli incontri, nonostante la lista dei partecipanti sia ormai pubblica, resta il mantra del circolo dove a porte chiuse rappresentanti dell’economia e del mondo accademico discuteranno di globalizzazione, Russia ed elezioni americane con l’obiettivo – come recita lo statuto del Club – di “promuovere il dialogo tra Europa e America del Nord”.
Anche per questo tra i piatti principali del menù del vertice ci sarà  ancora una volta il Ttip: il trattato transatlantico di libero scambio.
Lo stesso contro il quale montano le proteste a ogni angolo del globo, proprio mentre i governi chiedono di accelerare per arrivare al via libera entro la fine dell’anno.
Altro tema forte all’ordine del giorno il rischio Brexit: il 23 giugno si terrà  il referendum sulla permanenza della Gran Bretagna all’interno dell’Unione europea.
Negli ultimi sondaggi i no sono in vantaggio, ma i potenti della terra sono schierati in prima linea per scongiurare l’eventualità .
Non per nulla tra i membri del comitato centrale del Bilderberg spicca Micheal O’Leary, il fondatore della compagnia low cost Ryanair che offre viaggi scontati a tutti gli inglesi all’estero per votare contro Brexit.
I misteri.
Da sempre al centro delle critiche per i misteri che avvolgono il club e i suoi incontri a porte chiuse, che alimentano le teorie del complotto, il Bilderberg dal 2013 si è dotato di un ufficio stampa che pubblica l’elenco completo dei partecipanti agli incontri e rende noti i macro temi di discussione.
Nonostante tutto, resta difficile capire chi davvero entra ed esce dall’albergo: ogni anno la polizia predispone un cordone di sicurezza intorno all’hotel, che viene interamente riservato per l’occasione per tenere lontani curiosi e giornalisti.
Se le spese organizzative sono a carico dei membri del direttivo del Paese ospitante, quelle per la sicurezza sono garantite dai contribuenti: lo scorso anno l’Austria – come la Danimarca l’anno prima – non ha rivelato quanto fu speso per il meeting, ma nel 2013 il governo inglese ammise di aver speso 1,8 milioni di sterline, facendo infuriare l’opinione pubblica.
Di certo vi hanno preso parte tutti i membri dell’elite internazionale.
In passato si è scoperto che i convenuti comprendevano Henry Kissinger, il principe Carlo, Peter Mandelson, lord Carrington, David Cameron, la regina Beatrice d’Olanda, per fare qualche nome.
Negli ultimi anni i nobili sono sempre meno a favore dei grandi della finanza: da Bill Gates e Henry Kravis di Kkr, da Eric Schmidt di Google al Generale Petraeus.
E gli italiani non mancano mai: quest’anno ci saranno sicuramente il presidente di Fca John Elkann, new entry nel 2014 e oggi membro del direttivo così come Lilli Gruber.
Lo scorso anno parteciparono anche Mario Monti e Franco Bernabè con Gianfelice Rocca. Storicamente la galassia Fiat è stata sempre vicina al Bilderberg, ma tra gli ospiti non sono mancati Enrico Letta, Giulio Tremonti e Romano Prodi.
Argomenti.
Sapere di cosa si discuterà  nello specifico è praticamente impossibile dal momento che le riunioni si tengono senza un ordine del giorno, ma di fatto gli argomenti si ripetono: la Russia e il potere crescente di Putin sono sempre in cima alle preoccupazioni del mondo occidentale. Probabilmente quest’anno si parlerà  meno della Grecia dopo l’intesa raggiunta tra Atene e i suoi creditori, ma in cima al menù dei potenti ci sono sempre Europa e Stati Uniti.
Di certo i grandi lobbysti del pianeta discuteranno anche del Ttip, il trattato di libero scambio tra l’Unione europea e gli Usa: le critiche crescono, ma la volontà  dei potenti della terra è di chiudere entro fine anno, sotto la presidenza Obama.
Sarà  un caso, ma due settimane dopo il meeting di Dresda il 28 e il 29 giugno si riunirà  il Consiglio europeo durante il quale il presidente della Commissione Ue chiederà  il rinnovo del mandato a chiudere i negoziato con gli Usa. Appena cinque giorni prima, il 23 giugno, invece, si terrà  il referendum su Brexit: un terremoto che banche e Borse vogliono scongiurare ad ogni costo.
Insomma, abbastanza per alimentare le teorie del complotto: “Cosa ci fanno 140 persone chiuse in un albergo per un fine settimana?”. Decidono i destini del mondo, sostengono i detrattori. “Mettono attorno a un tavolo gli uomini più potenti della Terra per discutere off the records dello stato del mondo e per promuovere il dialogo tra Europa e Stati Uniti”, recita il sito del gruppo.

Giuliano Balestreri
(da “La Repubblica”)

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INTERVISTA A MASTELLA: “IL VOTO DI PROTESTA SONO IO”

Giugno 7th, 2016 Riccardo Fucile

AL BALLOTTAGGIO A BENEVENTO: “IO NON HO CLIENTELE, HO FATTO LA STORIA DI QUESTA TERRA, GLI ELETTORI MI HANNO PERCEPITO COME LA VERA ALTERNATIVA”

«Ricorda la storia dei pifferai della montagna che andarono per suonare e tornarono suonati?». Eccola, la rottamazione secondo Clemente Mastella: supponenza che finisce per essere presa a bastonate. Insomma, «una stronzata» tanto per sintetizzare. Deputato democristiano, ministro col centrodestra e il centrosinistra, alleato ondivago, uomo-partito, europarlamentare, sindaco di Ceppaloni.
E fra due settimane, se i cittadini lo vorranno, anche di Benevento.
«La vera alternativa» e al tempo stesso la conclusione naturale per chi ritiene di aver «fatto la storia di questa terra».
Domenica lo ha scelto un elettore su tre e in attesa del ballottaggio l’ex Guardasigilli si gode il risultato del primo turno, che lo consegna davanti di 150 voti allo sfidante del Pd Raffaele Del Vecchio.
A 69 anni è davanti a un avversario che ne aveva appena cinque quando lei entrò in Parlamento. La rottamazione non vale a Benevento?  
«La rottamazione è una stronzata che serve per eliminare la concorrenza e non avere davanti intelligenze politiche vere. Meglio l’usato sicuro, senza il minimo dubbio. Nel tentativo di fottermi quando mi sono candidato hanno iniziato ad affermare che sono anziano. Io ho detto: “Ma scusate, la Clinton ha la mia età , Trump un anno più di me, Sanders sei e io non mi posso candidare a sindaco di Benevento?”».
E adesso è lei il vero rottamatore…
«Certo, alla fine ho rottamato quelli che pensavano di essere i rottamatori. Ricorda la storia dei pifferi di montagna, che andarono per suonare e tornarono suonati? Quelli del Pd, questi teologi della moralità  dei miei stivali, fanno i rottamatori con gli altri ma non con Verdini, lo trovo un po’ singolare. Bassolino non va bene e la Valente sì? E poi si vedono i risultati… La verità  è che sono stato percepito dagli elettori come l’alternativa al blocco di potere laico-massonico che governa Benevento da anni. Il vero voto di protesta sono io».
In pratica un grillino…
«Adesso non esageriamo, io sono Mastella. Anche perchè Grillo è venuto dopo di me sul piano politico. E anziano e da rottamare proprio non lo sono. Il sottosegretario Umberto Del basso De Caro, beneventano e mio principale avversario, ha iniziato nel ’75 al Consiglio comunale e dice “Mastella è vecchio”. Ma sì viecchio tu…»
Gli elettori Cinque stelle saranno decisivi: faccia un appello…
«Non lo faccio per rispetto nei loro riguardi. Poi se preferiscono il Pd a me, problemi loro».
Magari non apprezzano che lei abbia ricevuto l’endorsement di Ciriaco De Mita, non proprio il nuovo che avanza?
«Meglio 100 mila De Mita di tanti cafoncelli della politica come Salvini, che adesso viene qua a tentare di fare il garibaldino. Per fortuna che è confinato là  al Nord. Diceva: “Io non lo faccio votare Mastella”. Se fossi stato candidato a Varese capirei, ma chi tieni tu a Benevento che vota per te?».
Dicono che il suo successo è la prova che le vecchie clientele nelle piccole realtà  ancora possono pesare molto…
«Questa è una sciocchezza, io non ho clientele: alla Regione non ho nessuno, non ho parlamentari di riferimento, sono da 10 anni ai bordi del potere… La verità  è che il potere sono io, sono io il riferimento di questa realtà . Io ho fatto la storia di questa terra e la gente mi ha riconosciuto la capacità  di saper rappresentare gli interessi di questa comunità ».
In città  ironizzano sul fatto che intende rinunciare allo stipendio da sindaco perchè tanto ha già  il vitalizio…
«E quelli che non rinunciano allora? Se rinunci dicono che non va bene, se non rinunci non va bene lo stesso. Sono stato parlamentare e piglio la pensione, che debbo fare?».
Sarà  che ancora non le perdonano il suo passato ondivago da uno schieramento all’altro?
«Dicevano Mastella va di qua e di là … Ma perchè questi di adesso che stanno facendo? Alfano a Milano sta con la destra, a Roma col centro, qui a Benevento era con la sinistra anche se sto con Forza Italia, con cui invece è alleato a Napoli… È così che si fa politica?».

Paolo Fantauzzi
(da “L’Espresso”)

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BERLUSCONI RICOVERATO DOPO UNO SCOMPENSO CARDIACO

Giugno 7th, 2016 Riccardo Fucile

E’ AL SAN RAFFAELE: ACCERTAMENTI PROGRAMMATI, RESTERA’ IN OSPEDALE QUALCHE GIORNO”… AVREBBE ACCUSATO SINTOMI DA STRESS E UN LIEVE MALORE

L’ex premier Silvio Berlusconi è ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano. Avrebbe accusato sintomi da stress che gli avrebbero causato uno scompenso cardiaco.
Il leader di Forza Italia resterà  ricoverato alcuni giorni per sottoporsi ad accertamenti e controlli. “Il ricovero era già  previsto”, spiegano ancora da Forza Italia.
“I suoi medici hanno deciso di sottoporlo a una serie di accertamenti diagnostici” a causa di un “lieve malore” accusato domenica sera, “ma nulla di serio o preoccupante”.
“Un episodio di scompenso cardiaco – si legge nella nota dell’ospedale a firma del medico curante dell’ex premier, il professor Alberto Zangrillo – ha reso necessario il ricovero del presidente Silvio Berlusconi presso l’ospedale San Raffaele di Milano. La definizione diagnostica e le strategie terapeutiche saranno affrontate nei prossimi giorni”.
Controlli già  programmati, spiegano infatti dallo staff del partito, dopo che domenica a Berlusconi erano stati riscontrati problemi al cuore.
Per questo si era deciso per un ricovero di qualche giorno per procedere a tutti gli accertamenti del caso.
Per il momento non sono previsti interventi chirurgici, ma solo un ricovero a scopo precauzionale.

(da agenzie)

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