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IL CENTRODESTRA DIVISO PERDE, UNITO PURE, MA NON SE NE VANNO A GIOCARE A BOCCE

Giugno 19th, 2016 Riccardo Fucile

DA BUONI MASOCHISTI SI CONSOLANO FACENDO VINCERE LA APPENDINO… CON UN PD IN CRISI, SONO RIUSCITI A PERDERE A MILANO CON UN SALA IN DIFFICOLTA’ PER I RISULTATI DI EXPO’ E PORTANDO UNA “IMPRESENTABILE” A BOLOGNA

Qualche riflessione a caldo quando i risultati non sono ancora certi ma il trend pare definito.
A Roma la Raggi pare stravincere con un 67% contro il 33% di Giachetti.
Era evidente che dopo Mafia Capitale i grillini avrebbero beneficiato del voto di legittima protesta dei romani contro destra e sinistra coinvolti negli scandali.
Il centrodestra è stato fatto fuori al primo turno e, invece che fare autocritica, ha solo riversato i voti sulla Raggi, soluzione che non porterà  ad alcun rinnovamento della destra romana.
A Napoli De Magistris dovrebbe anche lui stravincere 66% a 34% contro il candidato di centrodestra Lettieri (senza Fdi e Lega).
Qui è evidente che De Magistris ha condotto una campagna elettorale intelligente e spregiudicata, fagogitando i voti grillini sulla sua persona. Lettieri ha fatto il suo, ma   contro questo De Magistris   avrebbe perso chiunque, il vento era quello.
A Torino il gap che al primo turno aveva diviso Fassino dalla Appendino è stato colmato dal centrodestra e la grillina dovrebbe vincere 55% a 45%.
In pratica si è creata una coalizione “contro” che ha determinato il successo della candidata pentastellata. Basta accontentarsi nella vita, insomma…
A Bologna Merola dovrebbe prevalere 55% contro il 45% della Borgonzoni. Qua il centrodestra unito avrebbe potuto tentare il colpo ma si è castrato da solo portando una “impresentabile” leghista.
Infine Milano: qua dovrebbe prevalere Sala con il 52% contro il 48% di Parisi.
Il centrodestra anche unito e con un candidato in linea con la coalizione perde, nonostante un Pd in crisi e un Sala attaccabile per il buco di bilancio di Expo’.
Morale:   Il centrodestra diviso perde, se unito pure.
Renzi ne esce malconcio ma viene salvato dal risultato di Milano e Bologna.
Vincono solo i Cinquestelle a Roma e, grazie al centrodestra, a Torino.

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EXIT POLL: RAGGI 64-68 GIACHETTI 32-36, SALA 49-53 PARISI 47-51, APPENDINO 50-54 FASSINO 46-50, DE MAGISTRIS 61-65 LETTIERI 35-39, MEROLA 54-58 BORGONZONI 42-46

Giugno 19th, 2016 Riccardo Fucile

UNICA SORPRESA LA APPENDINO A TORINO

M5s in testa a Roma e Torino, secondo gli exit poll resi noti a urne chiuse alle 23. A Milano ancora testa a testa tra i candidati del centrosinistra e del centrodestra, mentre a Napoli è in testa Luigi De Magistris su Lettieri.
M5s vola nella Capitale.
Oscilla tra il 64 e il 68% delle preferenze la forbice delle preferenze ottenute dalla candidata del Movimento di Beppe Grillo sull’avversari del centrosinistra, Roberto Giachetti, che avrebbe riscosso tra il 32 e il 36% dei voti dei romani.
Anche a Torino Appendino avanti.
La sfida del capoluogo piemontese vede in vantaggio la candidata M5s Chiara Appendino, che, stando agli exit poll, ha riscosso tra il 50 e il 54% dei favori, mentre il sindaco uscente, Piero Fassino, è tra il 46 e il 50%.
Testa a testa a Milano.
È a Milano la sfida che, stando agli exit poll, è più in bilico. Il candidato di centrosinistra, Beppe Sala, avrebbe ottenuto tra il 49 e il 53% dei voti, mentre l’avversario del centrodestra, Stefano Parisi si attesterebbe tra il 47 e il 51%.
Bologna vede Virginio Merola oscillare tra il 54 e il 58% dei voti, mentre Lucia Bergonzoni (centrodestra) avrebbe una forbice tra 42 e 46%.
Infine a Napoli, più netto lo stacco tra Luigi De Magistris, che segna tra il 61 e il 65% e il candidato di centrodestra, Giovanni Lettieri, tra il 35 e il 39%.

(da agenzie)

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GRAN BRETAGNA: IL SI’ ALLA UE TORNA IN TESTA NEI SONDAGGI

Giugno 19th, 2016 Riccardo Fucile

LO SPOSTAMENTO PER LA PERMANENZA IN EUROPA E’ DETERMINATO PIU’ DAI TIMORI DELLE CONSEGUENZE ECONOMICHE CHE DALL’EMOZIONE PER L’ASSASSINIO DI JO COX

Quando mancano quattro giorni al referendum, il fronte favorevole alla permanenza della Gran Bretagna nell’Ue torna in vantaggio nei sondaggi.
Secondo un’indagine realizzata da YouGov per il Sunday Times, è orientato a dire sì all’Unione il 44% degli elettori, contro il 43% che si schiera per il divorzio da Bruxelles e il resto che ancora non ha deciso.
Ancora più netto il margine per l’istituto Survation: 45% a 42%.
Un terzo sondaggio, effettuato da Opinium per l’Observer, il domenicale del Guardian, dà  invece una siutazione di perfetta parità  al 44% e un 12% di indecisi o probabili astenuti.
Il Sunday Times ha precisato che le interviste dell’indagine di YouGov sono state realizzate giovedì e venerdì scorsi, ma non risentono dello shock suscitato dall’assassinio della parlamentare laburista Jo Cox che ha portato a sospendere la campagna per il referendum del 23 giugno.
I favorevoli alla permanenza nell’Ue prevalgono, secondo gli analisti, più che altro perchè nell’opinione pubblica aumentano le preoccupazioni per l’impatto economico che avrebbe la Brexit.
Un assaggio si è già  avuto nei giorni scorsi, quando i mercati finanziari hanno bruciato miliardi di euro e di sterline e il valore della divisa britannica è calato nettamente.
“Siamo nell’ultima settimana di campagna e sembra molto forte il ritorno al mantenimento dello status quo”, ha commentato Anthony Wells, manager di YouGov.
Con l’approssimarsi del voto si schierano anche i giornali più importanti.
Mentre il Mail on Sunday ha preso posizione per il sì all’Ue, il concorrente Sunday Times, che vende circa la metà  delle copie, ha esortato i suoi lettori a esprimersi per la Brexit.
E in un intervento sul Sunday Telegraph il premier britannico David Cameron ha sottolineato che ora il Regno Unito si trova davanti ad una “scelta esistenziale” nel referendum sulla Brexit dal quale non si potrà  “tornare indietro”.
Ma sullo stesso giornale, il ministro della Giustizia Michael Gove, a favore della Brexit, sostiene che l’uscita dalla Ue “causerà  una recessione”.
Secondo Cameron, scegliere di lasciare l’Unione europea nel voto di giovedì prossimo sarebbe “un grande errore” e porterebbe ad una “debilitante incertezza” per un decennio.
“Sceglieremo la visione di Nigel Farage, una che porta a ritroso la Gran Bretagna; divide invece di unire e pone dubbi su chi ha una visione diversa. O invece sceglieremo una Gran Bretagna tollerante e liberale, un Paese che non dà  la colpa dei suoi problemi ad altri gruppi di persone, che non si tormenta per il passato, ma guarda al futuro con speranza, ottimismo e fiducia? Penso che la risposta determinerà  come il nostro Paese si sentirà  per un lungo periodo”.
Il premier poi afferma che l’economia “è in bilico con il commercio e gli investimenti che soffriranno in caso di un voto favorevole alla Brexit e una “possibile recessione” che lascerebbe il Paese “permanentemente più povero”.
La debilitante incertezza, forse per un decennio fino a quando la situazione non sarà  risolta. I prezzi alti, i salari più bassi, pochi posti di lavoro, poche opportunità  per i giovani…Come potremmo consapevolmente votare per questo? Io dico: non rischiare”.
Poi, in una intervista al Times, Cameron ha annunciato che rimarrà  premier qualunque sia il risultato del referendum.
Il premier ammette di sentirsi responsabile della consultazione in quanto è stato lui stesso a convocarla nel 2015. Tuttavia, Cameron afferma che è lui la persona più adatta a guidare i negoziati con l’Ue in caso di vittoria del sì, grazie alle sue “solide relazioni” con Bruxelles.

(da “La Repubblica”)

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BALLOTTAGGI, ALLE 19 AFFLUENZA IN CALO DEL 7%

Giugno 19th, 2016 Riccardo Fucile

FLESSIONE GENERALIZZATA, NAPOLI PEGGIO DI TUTTE

Un calo generalizzato. Alle 19 l’affluenza, nelle grandi città  dove si vota per ballottaggi delle amministrative, è del 36,56%.
Il dato del Viminale è riferito a 113 Comuni, esclusi il Friuli Venezia Giulia e la Sicilia.
Al primo turno l’affluenza, alla stessa ora, era stata del 43,62%.
A Roma è del 34,90%. Al primo turno – alla stessa ora – era stata del 39,39%.
A Torino il dato delle 19 è pari al 39,15%. Due settimane fa era del 41,31% (alle 12 c’era stato un incremento dello 0,2 per cento).
A Napoli un crollo: 25,27 contro il 37,99% del primo turno.
Frena la percentuale anche a Milano, dove c’era stato un leggerissimo rialzo alle 12: alle 19 è del 39,7 contro il 42,4 del primo turno.
A Bologna 41,64% contro 46,36%.
A Trieste il dato – comunicato dalla Regione Friuli Venezia Giulia – è del 38,19% contro il 42,27 del primo turno.
Dunque una flessione ovunque, con una punta più significativa a Napoli (e risultati migliori a Torino e Milano).
Affluenza in netto calo anche nei nove Comuni della Sicilia dove si vota oggi per i ballottaggi. Alle 19, secondo quanto riferisce la Regione, è andato alle urne il 34,58% degli aventi diritto, rispetto al 48,71% di due settimane fa.
Ecco i dati dell’affluenza negli altri capoluoghi di provincia: a Benevento 43,49 (era 58,39). A Brindisi 30,75 (contro il 51,59 di due settimane fa). A Carbonia 42 (al primo turno 46,88). Caserta 23,13 (contro 50,34). Crotone 33,21 (era 54,16). Grosseto 42,29 (al primo turno era 49,49). Isernia 35,17 (contro il 51,14 del primo turno). Latina 44,05 (era 53,40). Novara 39,57   (contro 46,45). Olbia 39,29 (due settimane fa alla stessa ora era al 46,12). Pordenone 40,77 (era al 50,02). Ravenna 39,76 (contro 45,06). Savona 39,49 (al primo turno era 50,28). Varese   40,81 (era 45,93).

(da agenzie)

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DAVIGO: “PENE TROPPO LEGGERE PER I COLLETTI BIANCHI CHE RUBANO”

Giugno 19th, 2016 Riccardo Fucile

“LA CORRUZIONE FA MOLTI PIU’ DANNI DELLA MICROCRIMINALITA'”

“In genere rubano i poveri, ma qui la cosa singolare è che rubano i ricchi”.
I politici, i colletti bianchi, i banchieri, fanno danni esponenzialmente superiori rispetto a un criminale comune, ma le pene che ricevono sono spesso inferiori rispetto alla microcriminalità .
A dirlo, in un’intervista a Maria Latella su Sky Tg24 è il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, che analizza le disparità  nella giustizia italiana, rispondendo a una domanda sui processi per i crac bancari.
“Non è vero che tutte le indagini sulle banche sono sempre finite nel nulla – dice il leader dell’Anm – Ci sono due fattori che complicano l’attività  della magistratura nei confronti delle banche: in primo luogo di fronte a situazioni di insolvenza di un istituto di credito non sempre questo stato viene dichiarato ed è quindi difficile procedere per reati fallimentari; inoltre è difficile distinguere rapidamente tra chi è uno speculatore che si è scottato le dita, comprando titoli che poi si sono rivelati non paganti, e chi è stato ingannato dal funzionario di banca che lo ha convinto ad effettuare operazioni rischiose” sottolinea Davigo, che esprime vicinanza alle famiglie che hanno pagato il prezzo di tutto questo, come ad esempio i risparmiatori di Popolare Vicenza.
“È comprensibile la rabbia di queste famiglie”, ha detto Davigo, sottolineando che “la criminalità  dei colletti bianchi provoca un numero di vittime e di danni incomparabilmente più elevato rispetto alla cosiddetta criminalità  predatoria da strada o microcriminalità . Per esempio, nel processo Parmalat, ci sono 45 mila parti civili: per provocare lo stesso numero di soggetti danneggiati, a uno scippatore servirebbero almeno 10 mila giorni. Il problema è che in Italia rubano anche i ricchi. Eppure per decenni l’opinione pubblica è stata aizzata sul problema della microcriminalità  e non si è parlato dei veri drammatici problemi di questo Paese”.
Davigo torna sulle polemiche suscitate dalle sue dichiarazioni sui politici che rubano senza vergogna e parla di un’Italia prima e di un’Italia dopo Mani Pulite. “Il problema è che fino al 1992 quando qualcuno veniva scoperto a fare certi reati, veniva scaricato, fatto dimettere, isolato come mariuolo, la mela marcia nel cestino. Quando è emerso nelle dimensioni sia quantitativamente che qualitativamente quello che era il sistema diffuso di corruzione, la vergogna è sparita — afferma Davigo – la reazione è stata: “E allora?”. Si sono inventati tecniche di neutralizzazione, le giustificazioni che i colpevoli si danno con frasi tipo “rubavo per il partito”.
Invece di prendere le distanze, la classe politica si è dilettata in una serie di legge che rendevano più difficile processi e condanne, come la soppressione del falso in bilancio”.
Il presidente dell’Anm osserva un “etica poco diffusa in Italia” e anche in questo caso fa un esempio. “Io faccio il pendolare fra Milano e Roma e mi colpisce un annuncio che dice: Su questo treno è severamente vietato fumare. Penso che una cosa o è vietata o è permessa, non ha senso dire severamente vietato, al limite sarà  severamente punita. Ma in Italia è frequente, perchè se scrivi solo vietato non interessa a nessuno. Poi — prosegue Davigo — non bisogna pensare che tutti i reati sono uguali: non pagare un biglietto del treno è riprovevole, ma non può essere paragonato ai reati commessi per il Mose a Venezia, è bene rimettere le cose in ordine di priorità ”.
Proprio sul Processo Mose e sulle parole del procuratore Nordio che ha ammesso di aver preferito ottenere pene più leggere pur di arrivare a sentenza ed evitare che tutto fosse cancellato dalla prescrizione, Davigo è netto: “Con questo sistema di prescrizione irragionevole, che fa girare a vuoto la macchina della giustizia e che solo la Grecia ha come noi, forse meglio patteggiare, perchè piuttosto che niente meglio piuttosto. Tuttavia — prosegue il magistrato — si prova un certo disagio confrontando le pene. Se lo scippatore prende un anno di reclusione e chi ha rubato a centinaia di migliaia di persone prende pochi mesi qualcosa stride. Tra l’altro questi ultimi hanno giurato fedeltà  alla Repubblica, lo scippatore no”.
Davigo parla poi della crisi della giustizia italiana.
Una crisi di organico duplice: “quella dei magistrati, ne mancano moltissimi, con un organico scoperto di mille unità , ed è stata abbattuta l’età  pensionabile e questo ha aggravato la situazione.
E quella dell’organico del personale amministrativo: mancano 9 mila cancellieri, quelli che sono rimasti sono anziani. C’è uno scoperto di oltre il 50%, mi domando quale azienda possa funzionare con metà  del personale, figuriamoci un ufficio pubblico”.
Davigo si è tuttavia detto “molto soddisfatto” dall’incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “dice che assumerà  mille cancellieri, è un’inversione di tendenza”

(da “Huffingtonpost”)

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PER LA RAGGI SI METTE MALE: NEGLI ATTI DELLA ASL LA FIRMA DELLA MADRE DI UNA DEPUTATA DEL M5S

Giugno 19th, 2016 Riccardo Fucile

LA CONSULENZA OTTENUTA GRAZIE ALLA FUNZIONARIA GIGLIOLA TASSAROTTI, MAMMA DELL’ON. MARTA GRANDE, CHE RISULTA “RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO”… L’INCARICO NON POTEVA ESSERLE ASSEGNATO PERCHE’ NON FACEVA PARTE DELL’ALBO DEI PROFESSIONISTI CUI LA ASL DOVEVA ATTINGERE

Si arricchisce di un nuovo e grave particolare la vicenda degli incarichi conferiti dalla Asl di Civitavecchia all’aspirante sindaco del M5S a Roma, da lei nascosti in due diverse dichiarazioni pubblicate sul sito del Campidoglio.
Quando Virginia Raggi è riuscita a ottenere, nel luglio 2014, un secondo mandato per recuperare circa 400mila euro di crediti vantati dall’ente nei confronti del dottor Giuseppe Crocchianti, l’avvocata pentastellata – all’epoca consigliera a Roma – aveva un “aggancio” all’interno dell’azienda RMF.
Una funzionaria di lungo corso che le avrebbe consentito di procurarsi il lavoro, bypassando l’albo dei professionisti ai quali la Asl deve invece attingere per scegliere i nomi dei legali a cui rivolgersi.
Pur non facendo parte dell’elenco istituito nel novembre 2012, la grillina ottenne infatti l’incarico per un compenso pattuito di 5mila euro.
E ciò nonostante quello assegnato due anni prima, con la stessa causale e contro il medesimo creditore, non avesse prodotto gli esiti sperati: neppure un centesimo dei 458mila euro che nel 2012 la Asl intendeva riprendere è ancora rientrato nelle casse pubbliche.
Basta leggere la deliberazione n.773 del 31 luglio 2014, con cui il direttore generale Giuseppe Quintavalle conferisce il secondo mandato a Virginia Raggi, per scoprire che “responsabile del procedimento” di assegnazione è la dottoressa Gigliola Tassarotti. La quale firma anche come “estensore”.
E chi è Gigliola Tassarotti? È la mamma di Marta Grande, classe 1987, la più giovane deputata in carica, indicata – all’indomani dell’elezione nella Circoscrizione Lazio 1 per il M5s – come possibile presidente della Camera.
Ebbene, neanche questo incarico – come pure quello precedente – è stato dichiarato dall’allora consigliera grillina nell’autocertificazione datata 1 dicembre 2014: sei mesi dopo averlo ricevuto.
Raggi si limita semplicemente a denunciare, il 13 ottobre 2015, a dimissioni del sindaco Marino già  presentate, i 1.870 euro percepiti a titolo di acconto per il mandato del 2012. Tacendo del tutto l’esistenza di questo ulteriore affidamento. Che non risulta mai dichiarato, nonostante il decreto Trasparenza che impone a tutti gli amministratori, quale lei era, di rivelare se si ricoprono “altri incarichi con oneri a carico della finanza pubblica”.
“Perciò Raggi è una bugiarda”, tuona subito il Pd. Puntando pure il dito contro le affermazioni rilasciate all’ultimo confronto Sky.
“Quando ho fatto il consigliere comunale, lavorando circa 10 ore al giorno, mi rimaneva ben poco tempo per fare l’avvocato, quindi ho smesso completamente di lavorare”, disse il 15 giugno la candidata grillina.
Che tuttavia viene smentita da una serie di documenti in possesso di Repubblica , dai quali risulta che sia nel 2014, sia nel 2015 – gli anni trascorsi da Raggi in Campidoglio – l’avvocata dei 5 Stelle ha compiuto una serie di azioni legali per cercare di riscuotere il credito che la Asl RMF le aveva chiesto di recuperare nel 2012: visure ipocatastali, tentativi di notifica (andati a vuoto), richiesta di preventivi a un’agenzia di investigazione per individuare i beni da pignorare, esito delle udienze presso il tribunale di Civitavecchia, scambi di e-mail in cui si relaziona sul procedimento.
Secondo l’avvocato Gianluigi Pellegrino, la candidata grillina rischia anche altro: “Il Campidoglio dovrebbe farle causa per danni”, spiega il legale:
“Il decreto 33/2013 pone l’obbligo di trasparenza in capo all’ente, è cioè il Comune che deve far sapere ai cittadini quali sono gli incarichi ricevuti dai suoi amministratori. Rilasciando false dichiarazioni come la Raggi, non gli si consente di esercitare il suo dovere di trasparenza”.

(da agenzie)

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BALLOTTAGGI: ALLE 12 HA VOTATO IL 14,96% DEGLI AVENTI DIRITTO

Giugno 19th, 2016 Riccardo Fucile

AFFLUENZA IN CALO A ROMA, NAPOLI E BOLOGNA, REGGONO TORINO E MILANO

Affluenza in calo nelle grandi città  dove si votano i ballottaggi per le amministrative. Alle ore 12, secondo quanto riporta il sito del Viminale, a Roma si è registrata una percentuale del 13,49 di votanti rispetto al 14,46 del primo turno.
Calo più sensibile a Napoli dove si è presentato alle urne un 12,12% degli aventi diritto rispetto al 19,59% del 5 giugno scorso (dato, questo, non definitivo per un problema tecnico).
Netta flessione a Bologna dove ha già  votato il 17,78% degli elettori, rispetto al 20,76 del primo turno.
In lievissimo aumento, invece, l’affluenza a Torino (14,82% rispetto al 14,54%) e a Milano con 15,86% (15,50% due settimane fa).
Calo dell’affluenza netto e generalizzato anche nei capoluoghi di provincia: Benevento 18,18% (24,74), Brindisi 14,01% (23,02) Carbonia 18,86% (21,95) Caserta 9,87% (21,07) Crotone 12,88%   (21,85) Grosseto 18,68% (21,77) Isernia 13,27% (19,63) Latina 18,75% (22,36) Novara 15,65% (17,10) Olbia 17,11% (19,97) Pordenone 18,46% (21,34) Ravenna 17,63% (19,40) Savona 17,41% (21,09) Varese 16,13% (17,49).
Il dato nazionale, quando sono disponibili i dati del Viminale di 112 Comuni su 113 nelle regioni a statuto ordinario, dice che alle 12 si è recato alle urne il 14,96% degli aventi diritto, rispetto al 16,89% del primo turno.
A livello regionale, è la Sardegna ad aver attratto finora la percentuale maggiore di elettori ai seggi, il 17,82% (al primo turno il 20,85%).
A seguire Emilia Romagna con 17,56% (era 19,93% al primo turno) e Liguria con 17,41% (era 21,09%).
L’affuenza minore in Basilicata con 12,93% (17,6%), poi in Molise con 13,27% (19,63%) e in Calabria con 13,32%, dove al primo turno si era avuta l’affluenza più alta, sempre alle 12, con 22,10%.
Per la guida di 126 Comuni – di cui 20 capoluogo – ma anche per gli equilibri tra gli schieramenti e all’interno dei partiti.
Per i ballottaggi delle amministrative sono chiamati alle urne 8 milioni e 600mila italiani, dalle 7 alle 23 di oggi. L’attenzione è concentrata naturalmente sulle città  maggiori, le sfide più importanti anche a livello nazionale: Roma, Milano,Torino, Napoli e Bologna.

(da agenzie)

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