D’ALEMA ATTACCA RENZI: “LASCI LA SEGRETERIA, NO AL REFERENDUM, LE RIFORME DI BERLUSCONI ERANO MIGLIORI”
Giugno 22nd, 2016 Riccardo Fucile“MI ACCUSANO DI VOLER RIMPADRONIRMI DEL PARTITO, BISOGNEREBBE ESSERE MATTI PER COME L’HANNO RIDOTTO”… ” SE PER ATTRARNE 5 NE PERDI 10, ALLA FINE IL BILANCIO E’ DISASTROSO”
Massimo D’Alema torna ad attaccare Matteo Renzi. Stavolta lo fa in chiaro, in un’intervista al Corriere della Sera, dopo le polemiche sorte attorno a un retroscena di Repubblica smentito dall’ex premier.
D’Alema conferma però molti concetti emersi in quel retroscena: la contrarietà per la gestione del Pd da parte di Renzi, la critica verso i vertici del partito che non ascoltano e non dialogano, il No al referendum sulle riforme che si terrà a ottobre. Il tutto all’indomani delle elezioni amministrative molto negative per il Pd in molte città , in alcune delle quali la “sconfitta assume dimensioni di disastro”, come a Roma.
“Serve una figura che si occupi del Pd a tempo pieno. E serve una direzione collegiale. Il partito è stato volutamente lasciato senza guida. Lo si ritiene non importante oppure si scarica su di esso la colpa quando le elezioni vanno male. È tutto puntato sul leader e il suo entourage, neanche collaboratori. Renzi non convoca la segreteria, che pure è un organo totalmente omogeneo. Si riunisce solo con un gruppo di suoi amici” […] “Ha mai seguito una direzione del Pd? Sono momenti di propaganda. Il capo fa lunghi discorsi, cui seguono brevi dichiarazioni di dissenso; poi parlano una cinquantina di persone che insultano quelli che hanno dissentito. Non c’è ascolto, non c’è confronto. Non esiste la possibilità di trovare convergenze o accordi”.
Secondo D’Alema, Renzi ha perso la sintonia “con la base e con il Paese”.
“Una parte molto grande dell’elettorato di sinistra non si riconosce nel Pd, non lo sente come proprio, non si mobilita. Ho fatto campagna elettorale, là dove mi hanno chiamato. Ho trovato anche qualcuno che diceva: non dovete disturbare Renzi, ma anche tanti con un sentimento di avversione. Lui non si è limitato a rottamare un gruppo dirigente; sta rottamando alcuni milioni di elettori”. […] “Nei ballottaggi si è votato in 126 comuni su 8 mila. I nostri candidati – non dico il partito; i candidati, comprese le liste civiche – rispetto alle precedenti comunali hanno perso un milione di voti”.
D’Alema esamina la vittoria a Milano di Beppe Sala e riconosce grande merito a Giuliano Pisapia che “si è battuto come un leone per coprirlo a sinistra”. Si dice molto dispiaciuto per Piero Fassino, sconfitto a Torino, “non meritava questa sconfitta. E non meritava di sentirsi dire, dopo aver sostenuto Renzi in tutti i modi – anche troppo, come presidente dell’Anci – che abbiamo perso perchè avevamo volti vecchi”.
Cosa fare, ora
“Renzi dovrebbe cambiare. Questo risultato mette in discussione sia il rapporto tra il Pd, il suo elettorato e la società italiana, sia la politica del governo. E mette in discussione il modo in cui Renzi esercita tutti e due i ruoli. Meriterebbe da parte sua riflessioni molto diverse da quelle, sconcertanti, che ha affidato al Corriere la notte del voto” […] “Renzi, com’è noto, è convinto di essere il Blair italiano. Ma Blair si circondò del meglio del suo partito, non di un gruppetto di fedelissimi. Blair prese il principale avversario, Gordon Brown, e lo fece cancelliere dello scacchiere. Volle ministri Robin Cook e Jack Straw, figure storiche del laburismo. Ma Blair era intelligente: capiva che doveva mettere insieme forze tradizionali con forze nuove in grado di attrarre. Se per attrarre 5 ne cacci 10, come si sta facendo, il bilancio è meno 5”. […] “La speranza è l’ultima a morire, ma non mi pare una persona orientata a tenere conto degli altri e neanche della realtà ; neanche di quelle più prossime, visto che abbiamo perso a Sesto Fiorentino. Eppure sarebbe necessario un cambio di indirizzo nell’azione di governo, e anche un cambio di stile. Compreso il rispetto che dovrebbe essere dovuto a una classe dirigente che ha vinto le elezioni e ha fatto cose importanti per il Paese: l’euro, le grandi privatizzazioni, la legge elettorale maggioritaria uninominale; non quella robaccia che ci viene proposta adesso”.
D’Alema voterà contro le riforme costituzionali.
“Voterò no” […] “Non sono molto diverse da quelle per cui votai no, nel 2006, alla riforma di Berlusconi. Che per certi aspetti era fatta meglio. Anche quella prevedeva il superamento del bicameralismo perfetto e la riduzione dei parlamentari. Ma riduceva anche i deputati. E stabiliva l’elezione diretta dei senatori; non faceva del Senato un dopolavoro. Sarebbe stato meglio abolirlo”.
No anche nei confronti dell’Italicum.
“Secondo me è incostituzionale. Non sono un giudice costituzionale, ma la sentenza della Corte sollevava due questioni: il diritto del cittadino di scegliere il proprio rappresentante; e il carattere distorsivo del premio di maggioranza, quando è troppo grande. La risposta dell’Italicum è molto parziale e deludente. I sistemi ultramaggioritari funzionano quando i poli sono due. Ma quando sono tre, o quattro, perchè nessuno può escludere che nasca un polo alla sinistra di Renzi, il ballottaggio diventa una roulette in cui una forza che al primo turno ha preso il 25% si ritrova con la maggioranza assoluta dei parlamentari; per giunta scelti dal capo. Occorre un ripensamento profondo di questo sistema”
Secondo D’Alema se vincesse il No non ci sarebbe una crisi di sistema.
“Non ho mai sostenuto che Renzi debba dimettersi. Certo, se lui insistesse, si dovrebbe costituire un nuovo governo, dato che servirebbe una nuova legge elettorale: votare per la Camera con un sistema ultramaggioritario e per il Senato con il proporzionale puro sarebbe una follia” […] “È stato un gravissimo errore personalizzare in chiave plebiscitaria il referendum, che dovrebbe essere un pronunciamento dei cittadini libero da qualsiasi ricatto. Costruire una campagna sulla paura può generare un effetto controproducente, inasprire l’irritazione già evidente degli elettori. Inviterei Renzi a dire che resta comunque; proprio come dopo la sconfitta alle amministrative”.
Ci sarà una scissione nel Pd?
“È un problema da porre ad altri. Non ho l’età per fondare nuovi partiti, ma mi resta l’energia per fare lotta politica. E questo non mi può essere impedito da nessuno”.
Infine, D’Alema torna sulle polemiche nei suoi confronti, scatenate anche da uno dei suoi ex fedelissimi, Matteo Orfini.
“Sono pronto all’autocritica: diciamo che l’ho allevato male… Da anni il Pd non mi chiede nulla, e all’improvviso apprendo dai giornali che dovrei fare un appello alla vigilia del voto per una causa palesemente disperata. E addirittura si riscopre che sono un ‘fondatore del Pd” […] “A parte gli agguati giornalistici concertati tra alcuni dirigenti del mio partito e la stampa amica, non c’era mai stata una pressione sui mezzi di informazione così fastidiosa come quella che esercita questo governo. Neppure ai tempi di Berlusconi. Ora alimentano sulla rete una campagna sui vecchi che vogliono reimpadronirsi del partito…. Non voglio impadronirmi di nulla: bisogna essere matti ad andare a gestire il Pd per come l’hanno ridotto”.
(da “Huffingtonpost”)