Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
PASSATO PIDDINO E ALTO STIPENDIO DA CAPOSTAFF… NE’ MAZZILLO NE’ COLOMBAN POTREBBERO FARE GLI ASSESSORI SECONDO IL CODICE M5S: ENTRAMBI SONO STATI CANDIDATI DI ALTRI PARTITI
L’ordine rimane quello imposto da Beppe Grillo, ovvero non commentare le vicende romane, ma la scelta di affidare l’assessorato al Bilancio ad Andrea Mazzillo è l’ennesima mossa di Virginia Raggi che fa discutere animatamente il mondo pentastellato: non solo a Palazzo Senatorio e a Montecitorio, ma anche sul web.
La fragile tregua si rompe e nei corridoi c’è chi sbotta.
C’è chi, come Paolo Ferrara, capogruppo grillino in Campidoglio, avrebbe fatto una sfuriata davanti ai suoi colleghi poichè, come guardiano dei conti, è stato scelto un ex Pd, candidato a Ostia quando venne eletto Walter Veltroni e poi avvicinatosi ad Alfio Marchini.
Era stato proprio Ferrara a fermare la candidatura di Mazzillo quando alle ultime elezioni voleva presentarsi con il Movimento 5 Stelle.
Ma i fatti dimostrano che il neo assessore, due settimane dopo l’insediamento di Raggi in Campidoglio, era stato nominato coordinatore dello staff del sindaco e il suo stipendio era finito sotto accusa poichè troppo alto.
“Sono un tecnico, non un politico”, aveva detto al Corriere della Sera. Oggi il primo cittadino lo difende dicendo: “È un attivista 5Stelle”.
Alla luce delle contraddizioni, la rabbia di Ferrara viene riportata anche dall’agenzia Adnkronos, ma qualche ora dopo il capogruppo si appresta a smentire: “Lo stimo, è l’ennesimo tentativo di farci apparire divisi”.
Fonti ben informate tuttavia confermano, ma uscire allo scoperto non si può, soprattutto dopo il post spartiacque di Grillo “Nessuno tocchi Virginia” e dopo la kermesse di Palermo.
Sta di fatto che dopo l’uscita di scena di Marcello Minenna, a cui ha fatto seguito quella di Raffaele De Dominicis, e a cui si è aggiunta quella di Salvatore Tutino, oggi sarebbe dovuto arrivare il nome dell’unità ritrovata. Ma così non è stato.
Quello di Mazzillo viene considerato un profilo non propriamente 5Stelle se si pensa che il regolamento grillino vieta la candidatura a chi in precedenza ha corso con altri partiti.
Stesso discorso per il nuovo assessore alle Partecipate Massimo Colomban che nel 2010 si era candidato nella lista ‘Alleanza di Centro-Democrazia Cristiana’ in appoggio al governatore del Veneto Luca Zaia, il quale a nomina avvenuta ha fatto gli auguri al neo assessore dicendo: “È un mio amico”.
Da Palazzo Senatorio gli effetti arrivano in Parlamento. “Se Raggi aveva nominato Mazzillo capo staff vuol dire che aveva un curriculum per quel ruolo, cosa c’entra riesumarlo come assessore al Bilancio? È disperata o continua a voler piazzare solo i suoi?”, sbotta una deputata.
Facendo un passo indietro nel tempo, non troppo lontano, un paio di mesi fa a Mazzillo veniva mossa l’accusa, da molti parlamentari romani compresi i membri dell’ormai ex mini-direttorio, di essere stato, assieme a Salvatore Romeo, l’assessore ombra al Bilancio di Marcello Minenna, “spinto a rassegnare le dimissioni da una situazione insostenibile”, ricorda un altro parlamentare.
Grillo però mette il sigillo augurando buon lavoro ai due nuovi assessori: “Andiamo avanti per portare al successo le nostre idee”.
Ma la rete non perdona, e tra i commenti al post di Ferrara si legge: “Noi vogliamo i partiti fuori dal M5S e invece voi ce li infilate dentro”, dice Enrico Toscano, che è solo uno dei tanti.
A Stefano Pedica del Pd non sfugge che il leader 5Stelle non ha detto una parola su Paola Muraro, che secondo alcuni organi di stampa risulta indagata per abuso di ufficio in concorso con l’ex dg di Ama Giovanni Fiscon, uno dei principali imputati nel processo di Mafia Capitale.
Di un eventuale suo passo indietro l’assessore all’Ambiente non ne vuole sapere e il sindaco è con lei, si aspetterà quindi l’interrogatorio di metà ottobre.
Il clima che si respira a Palazzo Senatorio viene sintetizzato dall’assessore Paolo Berdini, l’unico per ora che se la sente di commentare alla luce del sole: “Non siamo sull’orlo del precipizio, ma c’è molta preoccupazione”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
LEGATO DA INTERESSI AZIENDALI A CASALEGGIO, HA GIRATO TUTTI I PARTITI: INDIPENDENTISTA VENETO, LEGHISTA, RENZIANO, CON PIONATI, VICINO A GALAN, POI ANCORA CON ZAIA
“Sono da sempre un indipendentista veneto, sogno uno Stato Federale tipo Svizzera”. Così alla trasmissione La Zanzara su Radio 24 l’assessore alle partecipate del Comune di Roma Massimo Colomban che sull’Euro farebbe “un referendum per decidere se uscire o no”.
Colomban ha anche detto di “non sapere quante sono le metro a Roma” e “di non conoscere il bus 64″, linea che collega la stazione Termini a San Pietro nota per i borseggi.
E se la squadra del cuore è il Milan, da oggi è nella squadra di Virginia Raggi. Colomban è un imprenditore, con la sua azienda impegnata in importanti realizzazioni nelle Olimpiadi di Calgary e Barcellona. Poi sostenitore accanito di Matteo Renzi e del Pd, infine candidato per Alleanza di centro di Francesco Pionati a sostegno di Luca Zaia e della Lega, quella scatenata contro Roma Ladrona”.
E a Colomban arrivano anche gli auguri di buon lavoro proprio da Zaia, governatore del Veneto: “E’ anche un mio amico. Spero che il suo lavoro porti ottimi frutti, anche perchè ogni euro risparmiato sugli sprechi di Roma si può tradurre in qualche euro di tasse in meno pagate dai veneti.”
E anche nelle chat interne ai Cinque Stelle spuntano critiche al neo assessore finito già da tempo sotto la lente di alcuni attivisti lombardi che criticavano l’adesione dei vertici pentastellati all’associazione Confapri in cui figura anche Colomban.
Nel Think Tank figuravano già agli esordi alcuni esponenti del Movimento come Vito Crimi, Eleonora Bechis, David Borrelli. Già nel 2013 si osservava come Colomban fosse un “genio dell’imprenditoria avendo fondato 40 anni fa Permasteelisa, oggi multinazionale da un miliardo di euro di fatturato quotata in Borsa” ma si faceva anche notare come nel 2010 si era “buttato in politica, ed era capolista alle regionali in Veneto per l’Alleanza di Centro (il partito dell’ex giornalista Tg1 Pionati) nella coalizione di centrodestra in appoggio al leghista Zaia”.
E si osserva in una chat interna al Movimento, “la cosa più inquietante nella sua biografia è la carica di ‘comandante onorario della base militare (atomica) Usa di Aviano (Pordenone)’.
Un militarista, insomma” scrive un attivista.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
PERCHE’ LA SINDACA NON PUO’ FARE A MENO DELLA MURARO? CHE INTERESSI LI LEGA?
La nuova iscrizione nel registro degli indagati per abuso di ufficio dell’assessora all’Ambiente Paola Muraro ripropone alla sindaca Virginia Raggi un problema che è insieme politico e di trasparenza.
Accade infatti che della nuova contestazione la Muraro sia al corrente da giorni.
Da quando il suo avvocato, Salvatore Sciuto, ha dovuto rinunciare al mandato perchè difensore anche dell’ex dg di Ama, Giovanni Fiscon, accusato con lei dello stesso reato e per gli stessi fatti (le consulenze ‘onnicomprensive’ affidate alla Muraro da Ama).
Tanto al corrente che la Muraro ha nominato giorni fa quale suo nuovo difensore l’avvocato Riccardo Olivo.
Stavolta, quindi, non ci sono tartufismi che tengano.
Non c’è spazio per i “sapevo, forse no”, per “un conto è l’iscrizione, un conto è l’avviso di garanzia”, e tutto lo sciocchezzaio che ne consegue, già proposto in occasione della prima iscrizione dell’assessora per reati ambientali.
Detta altrimenti e per venire al sodo: la sindaca Raggi è stata messa al corrente da Muraro della novità giudiziaria? O lo ha letto stamattina su Repubblica, il Corriere della Sera, il Messaggero?
E se lo ha saputo, quando? Ne ha messo al corrente la giunta? Ha mandato una mail a Luigi Di Maio facendo in modo che la notizia questa volta gli risultasse chiara?
Ha trovato il tempo di discuterne con lo studio associato Casaleggio?
E chi ha informato “l’elevato” Beppe Grillo?
In attesa che a queste domande venga data risposta, e senza alcuna certezza che questo accadrà (al sindaca è tenuta al vincolo del silenzio imposto dal ‘capo politico’ del Movimento), resta la questione fondamentale: la Raggi dimostra di non poter fare a meno di Paola Muraro per ragioni che evidentemente non può rendere pubbliche. Anche a costo di trasformare l’assessora e la sua complicata situazione giudiziaria in una pietra al collo della sua già annaspante giunta.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
COLOMBAN HA USUFRUITO DEI FONDI DELLA LOBBY GRILLINA
Virginia Raggi non è stata lasciata sola ad affrontare la sempre più complicata ricerca degli assessori che da un mese devono completare la sua giunta.
Secondo le ricostruzioni delle ultime ore, basate su due fonti diverse ascoltate dalla Stampa , la sindaca di Roma sta condividendo la selezione dei nomi con la Casaleggio Associati.
Almeno due persone contattate dal Campidoglio come potenziali assessori al Bilancio hanno riferito di aver ricevuto durante i colloqui, assieme a infinite raccomandazioni sulla necessità di non parlare con i giornali, la seguente risposta: «Il suo profilo dovrà essere valutato anche a Milano».
Milano, per chi è ormai è avvezzo al M5S, vuol dire Casaleggio Associati.
Appena cinque giorni fa a chi le chiedeva delle nomine, Virginia Raggi rispondeva così: «Li scelgo con i miei consiglieri, a Roma».
Una dichiarazione di autonomia rilasciata all’uscita dell’Hotel Posta di Palermo, dove si era intrattenuta tutta la mattina per una riunione con Beppe Grillo e Davide Casaleggio.
Uno è il capo politico, l’altro è sulla carta il titolare dell’azienda che si dovrebbe occupare dei sistemi operativi del Movimento. Ma di fatto ha assunto il ruolo di stratega mediatico.
Con loro Raggi ha parlato anche delle numerose difficoltà nel trovare le figure chiave per la macchina del Campidoglio: due assessori, al Bilancio e alle Partecipate, il capo di gabinetto, l’amministratore unico di Ama e il dg di Atac.
Nell’affannato scouting di queste settimane, Raggi si era già rivolta al suo ex datore di lavoro, l’avvocato Pieremilio Sammarco, ex socio dello studio Previti, dal quale aveva ricevuto il suggerimento di puntare su Raffaele De Dominicis.
Poi, le cose si sono complicate. Salvatore Tutino, altro consigliere della Corte, si è sfilato perchè finito nel tritacarne della guerra interna al M5S nazionale e locale.
Un pasticcio che ha spinto alla decisione di valutare assieme alla Casaleggio e a Grillo i curricula, in modo da selezionare un profilo inattaccabile innanzitutto per le logiche del M5S.
E infatti, per le Partecipate è spuntato come probabile Massimo Colomban, imprenditore veneto vicino a Gianroberto Casaleggio a capo della Confapri, associazione che ha usufruito del fondo per le Pmi dei parlamentari grillini e considerata a tutti gli effetti la prima lobby grillina.
(da “La Stampa”)
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Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA LO ACCUSA: “LA SMETTA DI COMPORTARSI COME UN DITTATORE, CAMBIA PROGRAMMA A SUO PIACIMENTO”… FUGHE ANCHE DALLA LISTA BITONCI E CONTESTAZIONE DEI CITTADINI
Sull’orlo di una crisi di nervi (e di voti) la giunta del sindaco leghista di Padova, quel Massimo Bitonci che due anni fa è riuscito nell’impresa di cacciare il centrosinistra da Palazzo Moroni, cancellando l’era cattocomunista di Flavio Zanonato nella città del Santo.
Dalla costola della Lista Bitonci Sindaco se ne va Riccardo Russo, un venticinquenne laureato in scienze politiche che aveva abbracciato la causa con ardore fedelissimo. Emigra nel gruppo misto spiegando che Bitonci aveva promesso di essere il sindaco di tutti i padovani, ma si è rivelato solo un uomo di partito, votato alla causa leghista, incapace di dialogare con tutte le forze politiche.
E così la maggioranza perde un altro pezzo, ritrovandosi a fare i conti con i seggi in consiglio, dove, calcoli alla mano, il commercialista salviniano si trova appeso a un solo voto di vantaggio. Il proprio.
“Avevamo promesso di essere un’amministrazione di tutti, inclusiva, libera dalle ideologie — spiega Russo — Purtroppo la realtà si è dimostrata ben diversa: il sindaco si è presto palesato più attento alle logiche del partito politico che rappresenta, esaltando populismi e sterili slogan, piuttosto che concentrarsi sulla buona amministrazione. Ha contribuito a dividere Padova in una logica di costante costruzione del nemico esterno”. Non solo un problema di relazioni, ma anche di contenuti, secondo il consigliere. “Sul Nuovo Polo Ospedaliero, il sindaco ha cambiato idea almeno tre volte dalla campagna elettorale ad oggi. E sullo Stadio Plebiscito, senza nessun mandato degli elettori, si stanno sprecando risorse che potrebbero essere utilizzate contro il degrado dei quartieri e politiche sociali per i padovani in difficoltà ”.
Bitonci ha improntato fin da subito la sua gestione del Comune di Padova a una rigida connotazione leghista, soprattutto sul piano della sicurezza in una città dove lo spaccio avviene sotto gli occhi di tutti.
Eppure ha dovuto scendere a patti su alcuni temi, visto che ha chiuso un campo rom, ma si è trovato costretto ad assegnare alcuni alloggi a chi è rimasto senza una sistemazione. Si è poi distinto per il rifiuto di celebrare personalmente le unioni civili gay. Ma i veri nodi strutturali della maggioranza restano quelli del nuovo ospedale e dello stadio.
Il primo gli ha fatto perdere a luglio un pezzo importante, ovvero l’assessore Stefano Grigoletto di Forza Italia, praticamente messo alla porta per le sue critiche a Bitonci.
E gli ha alienato il feeling con una parte del partito azzurro, che si è schierato contro di lui.
Lo stadio lo ha portato in rotta di collisione con i cittadini di un popoloso quartiere che lo hanno vistosamente contestato alcuni giorni fa.
Bitonci replica: “L’ipotesi di andarsene a casa? Se anche dovessi cadere, sappiano, tutti quelli che creano problemi, che la città è con me e che io mi ripresenterò, se ne facciano una ragione”.
Eppure su una strana compravendita di terreni proprio nell’area dove dovrebbe sorgere l’ospedale indaga la Procura dopo un esposto del deputato Pd Alessandro Naccarato.
I finanzieri hanno interrogato alcuni politici locali, tra cui Giuliano Altavilla, il capogruppo dei Cinque Stelle, movimento che cavalca la contrarietà al progetto voluto da Bitonci.
Non solo: con l’uscita di Russo dalla maggioranza, la conferenza dei capigruppo a Palazzo Moroni vede prevalere le minoranze, il che rischia di creare qualche problema a Bitonci soprattutto nella calendarizzazione degli argomenti da trattare in consiglio comunale.
E uno di questi è proprio l’ospedale. Commenta Grigoletto: “Non sono l’unico a denunciare la difficoltà , se non l’impossibilità di avere un rapporto sereno con il sindaco”.
A rincarare la dose è Simone Furlan, commissario di Forza Italia che dimostra, se ce ne fosse bisogno, l’insofferenza degli alleati azzurri. “L’uscita di Russo certifica quanto denunciamo da oltre un mese, ovvero i modi barbari di gestire del sindaco che ha cambiato il programma a suo piacimento: smetta di fare il duce e governi Padova come merita da capitale del Nordest”.
Epitaffio di Manuel Bianzale, capogruppo di Forza Italia: “Bitonci non solo non è più in grado di gestire la sua maggioranza, ma neppure il gruppo consiliare che porta il suo nome”.
Spara facile il democratico Massimo Bettin: “Bitonci è un’anatra zoppa, testarda e completamente slegata dalla realtà , che non vuole mollare per nessuna ragione la poltrona. E nella caserma leghista si deve soltanto obbedire”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
SONDAGGI DISCORDANTI: PER IXE’ E’ IN VANTAGGIO IL SI’ DI 2 PUNTI, PER INDEX IL NO DI 3 LUNGHEZZE… PARITA’ SECONDO LORIEN E DEMOPOLIS
La partita vera sarà convincere gli indecisi.
E’ il quadro che emerge sempre più chiaramente dagli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto al referendum costituzionale del 4 dicembre.
Quasi un terzo degli italiani, infatti, risponde “non so” alla domanda cruciale per il premier Matteo Renzi: il 4 dicembre voterà Sì o No al quesito sulla legge Boschi?
La proporzione tra chi ha già deciso di esprimersi contro e chi sa che voterà a favore continua a variare di rilevazione in rilevazione, ma i contrari sono in crescita.
Da un lato, le indagini di Ixè.
Secondo i dati raccolti da Roberto Weber e resi noti da Agorà , il Sì risulta in vantaggio, restando stabile a quota 38%; il No, in crescita di un punto rispetto alla settimana scorsa, si ferma al 36%.
A decidere la sfida sembrano poter essere gli indecisi, che costituiscono più di un quarto (26%) dei votanti intervistati. index
Dall’altro lato, invece, i risultati di segno opposto elaborati da Index research. Secondo i dati raccolti per Piazzapulita, gli italiani contrari al ddl-Boschi sono la maggioranza tra i votanti: 51,5% contro il 48,5% a cui si attesta il popolo del Sì.
La quota d’indecisi resta alta anche in questo caso: il 29% non sa ancora come voterà il 4 dicembre, mentre il 34% degli intervistati dichiara di non essere intenzionato a recarsi alle urne.
Notevole, nel grafico fornito da Index, l’evoluzione dei due schieramenti nel corso dei mesi. Il sostegno alla riforma della Costituzione si sarebbe progressivamente assottigliato, calando di oltre 13 punti da febbraio scorso ad oggi; gli stessi 13 punti che, nello stesso periodo, sono andati ad ingrossare il bacino del No.
Lorien
Lorien consulting certifica “una parità sostanziale” tra i due schieramenti. Favorevoli al ddl-Boschi il 37% degli intervistati, con un punto di vantaggio su chi invece vorrebbe vedere bocciata la riforma.
Sempre alto, però, il tasso di astensione: poco più di un italiano su 2 (52%) si dichiara intenzionato a recarsi alle urne il 4 dicembre.
E, contestualmente, un notevole 55% ritiene di essere poco informato sul tema delle riforma.
Il confronto resta serrato anche nella fotografia scattata da Demopolis, che testimonia una situazione di equilibrio: la forbice attribuita al fronte del No si attesta tra il 47 e il 54%, i Sì variano tra il 46 e il 53%.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
AVEVA NEGATO DI AVER SCRITTO SU CARTA INTESTATA DEL GRUPPO PER FARSI TOGLIERE UNA BANALE MULTA… I COLLEGHI LO SCARICANO DOPO LA PUBBLICAZIONE DELLE LETTERE CHE DIMOSTRANO CHE AVEVA MENTITO… OVVIAMENTE RESTA CONSIGLIERE, ALLLO STIPENDIO NON SI RINUNCIA
Ha provato a resistere per qualche giorno, ma alla fine Simone Scarabel, consigliere in Regione Veneto dei Cinque Stelle, ha capitolato. ù
E si è dimesso dall’incarico di capogruppo, perchè le polemiche seguite alla lettera che aveva scritto nel tentativo di farsi togliere una multa da autovelox avevano raggiunto preoccupanti livelli di guardia.
Non è bastato che ammettesse tardivamente (dopo averlo negato per due giorni) la leggerezza di aver usato la carta intestata del Movimento per chiedere, avvalendosi del suo status di consigliere regionale, tutta la documentazione riguardante l’apparecchio elettronico che lo aveva immortalato mentre correva sulla strada Romea a 113 chilometri all’ora.
Non è bastato neppure che, pentito dal clamore, avesse poi annunciato pubblicamente che la multa era stata onorata per evitare strumentalizzazioni.
Alla fine, quando il testo della lettera scritta ai sindaci di Arzergrande e Codevigo è finita sui giornali e in rete, ha dovuto arrendersi.
E così al suo posto, come capogruppo, è tornato Jacopo Berti, ex candidato alla poltrona di governatore nelle elezioni che nel 2014 hanno decretato il secondo mandato di Luca Zaia.
Scarabel, 34 anni, trevigiano di Maserada sul Piave, si definisce sul sito della Regione Veneto “da sempre interessato alle tematiche ambientali e alla lotta contro lo sperpero di soldi pubblici”.
Ma quella multa notificata dalla polizia municipale evidentemente lo aveva indispettito. Tanto da scrivere a sindaci e assessori competenti, non solo per farsi togliere la multa, ma anche per chiedere l’accesso agli atti previsto dalle leggi.
Un modo per controllare la funzionalità degli apparecchi e la loro rispondenza ai piani urbani della sicurezza stradale.
Ma lo faceva in quanto automobilista beccato dall’occhio elettronico o in quanto rappresentante del popolo veneto in consiglio regionale?
In entrambe le vesti, era stata la risposta data a uno dei sindaci che ha svelato la commistione tra pubblico e privato.
La vicenda risale allo scorso giugno, più o meno quando Scarabel è diventato presidente del gruppo consiliare, in base alla regola dell’alternanza del M5S.
Ma è stata svelata solo qualche giorno fa da Il Gazzettino.
Nel tratto di strada controllato dall’autovelox il limite di velocità è di 90 chilometri all’ora. Scarabel procedeva a 113 chilometri all’ora. Uscita la notizia, Scarabel si è limitato a dire di aver fatto ricorso con un avvocato contro la multa, smentendo di aver scritto su carta intesta dal M5S.
Ma la versione riduttiva di Scarabel è poi stata smentita dalla pubblicazione delle lettere scritte personalmente ai sindaci interessati.
E così anche i fedelissimi del Movimento lo hanno scaricato.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
MAZZILLO: DA CANDIDATO TROMBATO A OSTIA DEL PD A COORDINATORE DELLO STAFF DEL SINDACO E ORA ASSESSORE AL BILANCIO…UN UOMO PER TUTTE LE STAGIONI
Da un lato Raggi incassa Colomban ma dall’altro tiene duro sull’assessore al Bilancio. Viene promosso Andrea Mazzillo, stretto collaboratore della sindaca, coordinatore dello staff e anche lui considerato del ‘raggio magico’.
Chi è Mazzillo? È un ex Pd. Alle elezioni, in cui venne eletto Ignazio Marino, si era candidato ad Ostia con i dem ma non viene eletto.
Così alle amministrative di giugno prova ad entrare in lista con i 5Stelle, sempre a Ostia. Ma Paolo Ferrara, attuale capogruppo grillino in Campidoglio, dice “no” proprio perchè reo di aver fatto parte di un altro partito.
Mazzillo è stato il “mandatario” di Virginia Raggi, ruolo in cui ha sovrinteso alla raccola di fondi per campagna elettorale della sindaca tramite bonifico, carta di credito o pay-pal.
Prima di militare nel movimento 5 stelle, era stato candidato anche alle primarie per la segreteria regionale del Pd, a sostegno di Nicola Zingaretti nel collegio 16, per la lista “Con Veltroni, ambiente, innovazione, lavoro per Zingaretti”.
In passato è stato inserito nel centrosinistra di Ostia, e fino al 2007 è stato vicino ad Alessandro Onorato, poi diventato coordinatore del movimento di Alfio Marchini.
Si era candidato anche con Lista civica per Veltroni a Ostia, nell’allora XIII Municipio (oggi è il X), ed era risultato primo dei non eletti per poi essere nominato coordinatore municipale della lista
Mazzillo cura in parte la campagna elettorale della Raggi e due settimane dopo l’insediamento diventa coordinatore dello staff della sindaca, incarico fiduciario finito sotto i riflettori per una retribuzione troppo alta.
Il suo nome, fino ad ora, non era mai circolato come possibile assessore al Bilancio.
È possibile che il sindaco abbia avuto bisogno di contrapporre il peso di Colomban mettendo a sua volta un suo fedelissimo al Bilancio.
Di certo, la dichiarazione seconda la quale il sindaco “sceglie gli assessori con i consiglieri e a Roma” non regge più.
E in Campidoglio a vigilare ci sono i vertici 5Stelle.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
L’IMPRENDITORE E’ IL NUOVO ASSESSORE ALLE PARTECIPATE… LA CONFAPRI, DA LUI FONDATA, HA ATTINTO 4,9 MILIONI DAL FONDO IMPRESE CREATO DAL M5S
Tutto ha inizio domenica scorsa a Palermo, hotel Posta. Albergo dove i big 5Stelle hanno alloggiato in occasione della kermesse nazionale prenotando tutte le stanze.
Al suo arrivo Virginia Raggi ha subito incontrato per oltre un’ora Davide Casaleggio e Beppe Grillo davanti a caffè e cappuccini.
È qui che è arrivato lo stop al nome di Salvatore Tutino come assessore al Bilancio capitolino, voluto dal sindaco ma definito nel dicembre 2013 da diversi componenti del Direttorio componente della casta.
Ed è sempre in questa circostanza che il figlio del fondatore, stratega informatico e mediatico M5S, scende in campo in prima persona occupandosi del Campidoglio.
Ed è così che a Palazzo Senatorio arriva un uomo di sua fiducia e in ruolo chiave, che vigilerà non solo sulle aziende partecipate ma anche sull’intera macchina amministrativa.
Lunedì la ricerca ha inizio e rientrata a Roma, nei giorni seguenti, Raggi incontra Massimo Colomban, imprenditore veneto molto vicino alla Casaleggio associati, nome che sarà ufficializzato in giornata proprio come nuovo assessore alle Partecipate.
Il rapporto tra Colomban e la Casaleggio associati è dimostrato da alcuni fatti che risalgono a un paio d’anni fa, di cui già hanno scritto i giornali.
Colomban, insieme ad Arturo Artom, ha fondato Confapri un network di imprenditori. Fino a qui nulla da annotare.
Se non fosse che nel dicembre del 2014 Caris Vanghetti su Panorama scriveva che “sei aziende del gruppo Confapri hanno avuto accesso ai soldi del Fondo per un totale di 4,9 milioni di euro. Quattro di esse hanno ottenuto poco più di 2 milioni quest’anno, da quando i 5 stelle versano le loro quote”. Non solo.
Vito Crimi, senatore M5S in ottimi rapporti con Davide Casaleggio, insieme a David Borrelli, europarlamentare e co-presidente del gruppo Efdd, fanno parte del board del Think Tank Group, il pensatoio di Confapri.
Insieme a loro anche Grillo e Casaleggio risultano tra i “fondatori e primi partecipanti al Ttg”.
Alle luce del dossier, consegnato dal ragioniere generale del Campidoglio Fermante prima di lasciare, che parla delle aziende municipalizzate sull’orlo del disastro, l’assessore alle Partecipate sarà determinante.
(da “Huffingtonpost“)
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