Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
LA MOSSA PER PLACARE LO SCONTRO INTERNO AL M5S
E’ la figura più dibattuta nel Campidoglio, complice un passato ‘macchiato’ -per i 5 stelle più
ortodossi- da esperienze al fianco di Gianni Alemanno e Renata Polverini: Raffaele Marra, vice capo di gabinetto della giunta capitolina e fedelissimo della sindaca Virginia Raggi, è al centro di un braccio di ferro che nel M5S va avanti da giorni e che, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti autorevoli, potrebbe finire a breve, già a inizio prossima settimana, con un depotenziamento dello stesso Marra, destinato a ricoprire altro ruolo nello staff della sindaca grillina.
Raggi avrebbe voluto Marra capo di gabinetto, ma fu scoraggiata a nominarlo da Beppe Grillo in persona.
La rinuncia alla difesa del suo uomo sarebbe un tentativo di placare il durissimo scontro andato in scena negli scorsi giorni e che ha coinvolto i vertici nazionali.
“In una cloaca come Roma ci vuole una squadra – si sfoga con l’Adnkronos un parlamentare di peso nel Movimento, chiedendo l’anonimato – ma di gente preparata, seria, credibile. Se tra un Marra e il M5S scegli il primo, il problema è risolto: evidentemente non sei un 5 Stelle”.
Fatto sta – scrive l’agenzia di stampa – che già lunedì o al più tardi martedì, assieme alla nomina del nuovo capo di gabinetto e del neo assessore al Bilancio chiamato a sostituire Marcello Minenna, a quanto apprende l’Adnkronos arriverà il nuovo ruolo per Marra, nonchè la ‘sforbiciata’ al compenso di Salvatore Romeo, capo della segreteria politica della sindaca e altro fedelissimo di Raggi molto vicino a Marra. L’obiettivo è di mettere fine alle ostilità . Un vero e proprio armistizio, chissà se destinato a durare.
Si va dunque verso un nuovo corso in Campidoglio nella modalità di scelta per le nomine nei ruoli chiave rimasti vacanti dopo le dimissioni rassegnate nei giorni scorsi. A quanto si apprende si faranno valutazioni allargate, dopo una prima scrematura, anche agli esponenti della giunta e ai consiglieri.
È questo il nuovo metodo che la sindaca di Roma Virginia Raggi vorrebbe portare avanti per sciogliere il nodo delle nomine.
(da “Huffingtnpost”)
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Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
LO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE: DOVE SONO FINITE LE IMPOSTE SULLA BENZINA?
Gli italiani hanno versato con le accise più del doppio (145 miliardi) rispetto a quanto speso, 70,4 miliardi di euro, per ricostruire tutte e sette le aree duramente colpite dai terremoti che si sono succeduti in questi ultimi decenni (Valle del Belice, Friuli, Irpinia, Marche-Umbria, Molise-Puglia, Abruzzo ed Emilia Romagna).
Lo sostiene la Cgia di Mestre, ricordando che sono cinque gli incrementi delle accise sui carburanti introdotti in questi ultimi 48 anni per recuperare le risorse da destinare alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto.
Dal 1970 (primo anno in cui sono disponibili i dati sui consumi dei carburanti) al 2015 gli italiani hanno versato nelle casse dello Stato 145 miliardi di euro nominali (261 miliardi di euro se attualizzati).
Se si tiene conto che il Consiglio Nazionale degli Ingegneri stima in 70,4 miliardi di euro nominali (121,6 se attualizzati) il costo complessivo resosi necessario per ricostruire tutte e sette le aree fortemente danneggiate dal terremoto, gli Artigiani di Mestre dicono che in quasi 50 anni in entrambi i casi (sia in termini nominali sia con valori attualizzati) abbiamo versato più del doppio rispetto alle spese sostenute.
Solo i più recenti, i terremoti dell’Aquila e dell’Emilia Romagna, presentano dei costi nettamente superiori a quanto fino ad ora è stato incassato con l’applicazione delle rispettive accise.
“Ogni qual volta ci rechiamo presso un’area di servizio a fare il pieno alla nostra autovettura – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – 11 centesimi di euro al litro ci vengono prelevati per finanziare la ricostruzione delle zone che sono state devastate negli ultimi decenni da questi eventi sismici. Con questa destinazione d’uso gli italiani continuano a versare all’erario circa 4 miliardi di euro all’anno. Se, come dicono gli esperti, questi fenomeni distruttivi avvengono mediamente ogni 5 anni, è necessario che queste risorse siano impiegate in particolar modo per realizzare gli interventi di prevenzione nelle zone a più alto rischio sismico e non per altre finalità “.
Gli Artigiani ricordano che con la Finanziaria 2013 il Governo Monti ha reso permanenti le accise introdotte per recuperare le risorse da destinare alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto.
Per il terremoto delle Marche e dell’Umbria (1997) e per quello del Molise e della Puglia (2002) non è stata introdotta nessuna accisa.
(da agenzie)
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Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
INCHIESTA SULLA CORRUZIONE: CONTROLLI SU 56 TECNICI E 12 IMPRESE… SOLDI MAL SPESI E CONFLITTI DI INTERESSE
Dodici imprese, 56 professionisti. Sono questi i primi numeri sul tavolo della Procura della
Repubblica di Rieti.
Nel disastro post sisma che ha distrutto i centri storici di Accumoli e Amatrice la cornice dei dati che il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza sta chiudendo indica ormai due direzioni investigative: la prima sugli appalti affidati a trattativa privata e le presunte omissioni per i lavori pagati con i soldi pubblici del terremoto del 1997, la seconda connessa ai «furbetti del contributo». ovvero quegli enti e quei cittadini che, pur avendo ricevuto erogazioni pubbliche per i danni del terremoto, non hanno ottemperato alle prescrizioni previste nella ristrutturazione degli immobili.
Soldi mal spesi
E’ da qui, dunque, che si parte per ricostruire minuziosamente tutti i passaggi del flusso di denaro che in due circostanze diverse (sisma 1997 e poi sisma del 2001) ha fatto piovere su Rieti e il suo hinterland circa 90 milioni di euro in due tranche diverse.
Un lavoro lungo questo che la Guardia di Finanza e la Procura di Rieti stanno facendo anche perchè si tratta di «ricostruire gli ultimi vent’anni di storia della provincia reatina», sia per quel che concerne il territorio sia per quanto riguarda il ruolo giocato dalle istituzioni: a cominciare da quello che hanno avuto in quegli anni (dal ’97 al 2007) i tre sub commissari per il terremoto che si sono succeduti nel tempo, gli uffici regionali, che proprio ieri hanno ricevuto la visita degli uomini della Guardia di finanza, i funzionari provinciali, quelli del genio civile, ma anche tutti gli uffici tecnici (lavori pubblici e urbanistici) che hanno «incamerato» consistenti finanziamenti per poi destinarli negli incarichi a una significativa schiera di tecnici e soprattutto a numerose imprese.
Conflitti di interesse
E proprio su quest’ultimo aspetto da ieri si stanno concentrando, in modo particolare, le attenzioni del Nucleo di polizia tributaria che contano anche di recuperare a breve — se non tutti — almeno una parte considerevole dei documenti urbanistici «custoditi» sotto le macerie dei comuni di Amatrice e Accumoli.
Documenti importanti, fanno capire gli inquirenti, non tanto per quel che concerne le erogazioni individuali, che sono state già acquisite agli atti nel fascicolo dell’inchiesta, casa per casa, immobile per immobile quanto per ricostruire come i tecnici comunali abbiano messo in collegamento Enti attuatori, finanziamenti statali e regionali e imprese edili.
Legami, insomma, e presunti conflitti d’interessi tra politica e imprese sui quali da ieri sono al lavoro anche cinque uomini del Ros che incrociano nomi con imprese, codici fiscali con partite iva, bonifici bancari ed erogazioni di consistenti somme di denaro pubblico nel corso di almeno un decennio.
L’inchiesta, dunque, sta procedendo a ritmo serrato.
Se non altro sul fronte della strategia e dei mezzi messi in campo dagli investigatori laziali.
«Ora, alle ipotesi investigative — si spiega negli ambienti giudiziari — si devono trovare conferme sulle carte».
Sia per quel che concerne le modalità di incarico e la concessione di appalti nel settore pubblico, sia anche nelle concessioni ai privati che subirono danni.
Le 12 aziende
Per ora è certo è che almeno sulle imprese impiegate nei lavori, soprattutto tra Amatrice e Accumoli, i primi accertamenti sono già cominciati da qualche giorno.
In tutto nel cratere sismico dei due centri montani ai confini con le Marche hanno lavorato 12 aziende (oltre al consorzio di imprese che ha svolto i lavori alla scuola di Amatrice, crollata nella notte delle prime scosse del sisma) che si sono divise circa tre milioni e mezzo di euro.
Tutte le opere finanziate sono di nuovo crollate o inagibili: e così anche quelle collaudate (come, appunto, la scuola «Romolo Capranica») di Amatrice e quelle ancora da completare.
Nella ricostruzione, invece, o se si preferisce negli interventi post sisma, hanno lavorato oltre cinquanta tecnici e cinque geologi.
Ed è proprio su quei lavori e quei collaudi che da qualche ora si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti, a cominciare da quei palazzi dove si sono registrate vittime.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
“L’ALLEANZA CON BERLUSCONI E’ ESSENZIALE, PARISI PUO’ FARE BENE”
Che non era contento si era capito da tempo, soprattutto dopo elezioni.
Ma Umberto Bossi approfitta di una iniziativa del Carroccio per strigliare i big della Lega e tracciare una via, obbligata a suo dire: l’alleanza con Berlusconi che secondo il fondatore del partito è imprescindibile, perchè “in questo momento ci può aiutare a vincere”.
Meglio Matteo Salvini o Roberto Maroni alla guida della Lega Nord?
“Nessuno dei due – risponde secco il Senatur – hanno sbagliato la rotta tutti e due”.
Bossi, in Darsena per la ‘batelada’, il giro in battello organizzato dal Carroccio da Trezzano sul Naviglio a Milano, attacca soprattutto il segretario: “Ha sbagliato a portare la Lega al sud – ha spiegato – ma ha già dimostrato che il sud non ti dà voti e perdi i voti del nord, non mi pare una bella trovata. Poi se anche vincessimo, per avere qualche posto in più la Lega dovrebbe creare una condizione per cui si aumentano le tasse ulteriormente al nord, e questo non va bene”.
Qualche nome per la guida del partito, dunque?
“Non rispondo, per essere sicuro dovrei dire io. Ma in Italia, a differenza dell’Inghilterra, gli anni contano molto. In Inghilterra c’è l’accusa di razzismo per chi discrimina sulla base dell’età “.
E che dire di Stefano Parisi, che si è visto affidare il compito di rilanciare il centrodestra?
“Dipende solo dal programma: se il programma è buono, può andare in porto”.
Quanto al Movimento 5 stelle, Bossi ha le idee chiare: “E’ stata la crisi della Lega a dargli spazio. E’ successo che il sistema italiano ci voleva fermare e ci ha fermato utilizzando la magistratura. Loro ne hanno approfittato e sono cresciuti”.
(da “La Repubblica“)
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Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
TURCO: “TREMILA TESSERATI NEL 2017 O IL PARTITO VA IN LIQUIDAZIONE”
Vincono gli ortodossi. Così si conclude il 40° Congresso del Partito radicale: passa infatti con 178 voti
la mozione dell’anima ‘ortodossa’, quella presentata dal tesoriere Maurizio Turco, mentre quella di Marco Cappato, presidente di Radicali italiani, ne raccoglie 79 (i cosidetti ‘quarantenni’).
La platea alla fine si è alzata in piedi gridando: “Marco Pannella, Marco Pannella…”. E nel segno del leader storico si chiude dopo tre giorni il congresso andato in scena nel carcere romano di Rebibbia.
Cappato ha tentato una ‘mediazione’ tra le due anime, presentando un emendamento per unificare le mozioni congressuali, ma la sua proposta – che mirava a “evitare un commissariamento del partito” e tenere aperto il congresso fino a una nuova sessione – è stata bocciata con 121 voti contro 98 e una decina di astenuti.
Il voto dei detenuti (poco più di una ventina), presenti al congresso, è andato sempre al tesoriere Maurizio Turco.
Soltanto Marcello Dell’Utri ha sostenuto che avrebbe sostenuto le posizioni di Marco Cappato.
Turco diventa così di fatto ‘plenipotenziario’ del Partito per i prossimi due anni, accompagnato da un coordinamento composto proprio dalla presidenza di quest’ultimo congresso: “Sono venuto qui per trovare dei compagni con cui condividere le lotte di Marco Pannella. Li ho trovati”, ha detto infine Turco.
Turco non ha risparmiato toni forti contro gli avversari, bollando la mozione Cappato come “un tentativo mellifluo di far finta che non sia successo niente: oggi il Congresso ha a che fare con gli iscritti, l’errore del primo aprile ha a che fare con la storia radicale”, riferendosi così alla presentazione di liste alle comunali a Roma e Milano.
Turco ha invece definito la sua mozione come “un tentativo di dare possibilità alle lotte radicali di avere uno strumento più efficace”.
Marco Cappato, dal canto suo, aveva spiegato che la sua mozione voleva evitare un congresso chiuso con “scelte di parte”: “Ci vengono rimproverate le iniziative che pure loro hanno preso, e lo hanno fatto prima di noi, a Roma con ‘Radicali per Giachetti’, e hanno poi concesso il simbolo storico radicale per il ‘sì’ – ha detto Cappato nel suo intervento – ; io ho fatto una lotta a Milano che poi è arrivata a un accordo con Sala: per questo è una caricatura dire che noi andiamo in giro da Renzi con il piattino in mano”.
Entrambi, aveva rilevato Cappato parlando delle componenti interne al partito, “portiamo avanti battaglie radicali e quando si aprono spazi nel regime ci proponiamo con le nostre idee”.
“I Radicali italiani possono essere il luogo per discutere – conclude – io non ho una proposta preconfezionata, ma possiamo riflettere insieme, tenere aperto il Congresso per rifare il Partito transnazionale”.
Le assise hanno scelto invece la linea proposta dagli ortodossi. “Una soluzione che toglie forza al partito – ha detto Cappato – , ma che non porterà ad alcuna scissione”.
Quali che siano le battaglie future, la stabilità della situazione economica del partito resta la priorità assoluta.
La mozione uscita vincente infatti pone il rientro dal debito come “condizione minima, tecnica e politica, per l’esistenza e l’attività del partito”.
Per raggiungere quell’obiettivo il documento Turco fissa un tetto minimo di 3000 iscritti nel 2017 ed altrettanti nel 2018.
Le iniziative per arrivare a questa quota-salvezza del tesseramento sono affidate “alla presidenza del 40° Congresso Straordinario, con il coordinamento di Rita Bernardini, Antonella Casu, Sergio D’Elia e Maurizio Turco”.
“Maurizio Turco – si legge ancora nella mozione – assume la rappresentanza legale del Partito Radicale nell’esercizio della quale ha espressa facoltà di proporre ogni azione giudiziaria per la tutela dei diritti e degli interessi del Partito, di nominare avvocati e procuratori, assumendo altresì la rappresentanza processuale del Partito, nonchè quella di rappresentante legale in tutte le attività economico finanziarie”.
La mozione vincente e dunque il congresso fissano la quota minima di iscrizione a 200 euro e quella consigliata a 500 euro.
Inoltre delibera di “sospendere gli organi di cui all’articolo 2 dello Statuto, eccezion fatta per il Congresso ordinario biennale e di affidare la revisione contabile a un revisore legale esterno”.
Se gli obiettivi posti non saranno raggiunti, saranno “attivate tutte le procedure atte alla liquidazione dell’attività del partito”.
Se invece gli obiettivi saranno raggiunti, entro 90 giorni sarà convocato il Congresso ordinario
(da agenzie)
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Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
MA CI VOLEVA TANTO TENERE UNA SCORTA DI 500 CASETTE PER LE EMERGENZE?… ERRANI NEL FRATTEMPO INFORMA CHE CHI VORRA’ SARA’ OSPITATO NEGLI ALBERGHI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO O POTRA’ USUFRUIRE DEL BONUS AFFITTO
Sette mesi per costruire le casette destinate agli sfollati.
Tanti ne serviranno per spostare le popolazioni del centro Italia colpite dal sisma del 24 agosto.
A comunicarlo il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. “La prima soluzione dell’emergenza terremoto è stata le tende, ma quella prossima, che si è condivisa, è rimanere nei territori e tra le soluzioni che consentiranno di rimanere e tornare nella propria terra sono le casette. Ma servono sette mesi per realizzarle”, ha detto il numero uno della Protezione Civile, incontrando gli sfollati di Accumoli, una delle città rase al suolo dal terremoto del 24 agosto.
Curcio ha sottolineato però la necessità “di gestire i sette mesi che servono”.
Sui tempi di consegna delle casette, è intervenuto anche il commissario straordinario alla ricostruzione Vasco Errani. “Vi chiediamo di metterci alla prova. Diciamo che sarete nelle casette tra sette mesi, e così vogliamo che accada. Vi daremo le casette nella vostra terra”, ha detto agli sfollati l’ex governatore dell’Emilia Romagna.
“Oggi — ha continuato il commissario — stiamo facendo un passo importante perchè acceleriamo il processo di chiusura delle tendopoli, dopo che ci saranno le casette, poi sarà il momento della ricostruzione, un processo da fare insieme ai sindaci e ai Comuni”.
Già da domani alla tendopoli di Accumoli saranno allestiti due sportelli mobili del comune dove i cittadini, sfollati per il sisma, potranno fare domanda o per chiedere di venir ospitati negli alberghi di San Benedetto del Tronto o per chiedere di fruire del contributo per chi decide di organizzarsi con sistemazione autonoma.
Ora è risaputo che attrezzare le casette di legno su un terreno comporta 20 giorni per i tempi di urbanizzazione (allaccio dei servizi essenziali), che saranno necessarie non più di 500-600 casette per un totale di 2.000 persone e ci si chiede: perchè non impegnare le aziende costruttrici, vista la periodicità di eventi sismici in Italia, ad assicurare una scorta di magazzino di 500 casette “pronte all’uso”?
Possibile che tutte le volte “debbano ancora essere costruite”?
Ben ha fatto Errani ad annunciare le alternative (alberghi e casi in affitto in zona), ma il problema è di chi gestisce la Protezione civile e del governo che dovrebbe finanziare queste scorte per le emergenze.
Se le casette ci fossero state, ai primi di ottobre sarebbero già montate, questa è la verità .
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Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
PARLA SALVATORE ROMEO (MA FORSE SAREBBE STATO MEGLIO FOSSE STATO ZITTO)
“Ci stiamo fasando, come il motore che ha delle fasi e deve andare a regime”. ![](https://s17.postimg.org/tqembz7tr/caldo.jpg)
Lo dice Salvatore Romeo, capo della segreteria del sindaco di Roma Virginia Raggi, intervistato dal Corriere della Sera e dal Messaggero.
Romeo minimizza il caos sulle delibere sullo staff: “Ci sono stati degli errori formali dovuti magari alla necessità di fare in fretta, che era agosto, fa caldo…”.
Anche sulla sua posizione “c’è stato un errore” e “magari sarò il prossimo a finire sotto esame. Ma sono sereno. Dovremo provvedere ad una modifica della fascia reddituale di attribuzione”.
Vuol dire che il suo stipendio verrà rivisto al ribasso?
“Bè, che venga visto al rialzo mi sembra difficile…”, risponde.
Ne abbiamo sentite tante da parte dei politici e dei loro staff per giustificare errori più o meno voluti, ma questa è la prima volta che essi vengano attribuiti alle condizioni metereologiche.
Il caldo pare faccia brutti scherzi, in tutti i sensi.
Ma a questo punto a che servono negli uffici della segreteria del sindaco i condizionatori d’aria non ci è stato ancora chiarito.
Magari Romeo ce lo spiegherà in una prossima occasione.
(da agenzie)
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Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
NELLE VIGNETTE DA UN LATO CORPI INERTI, DALL’ALTRO POLITICI, AFFARISTI E SPECULATORI
Come al solito, la “quotidianità ” confonde, distrae, allontana dai problemi profondi di un Paese letteralmente in ginocchio per spostare l’attenzione sui “non problemi”.
Anche nella giornata di ieri è successo, tristemente.
Non si è discusso di finanza, di sistema bancario al collasso, di imprese che chiudono e di posti di lavoro che scarseggiano. No. La discussione generale è stata (quasi) del tutto incentrata sulle vignette pubblicate da quegli “irriverenti” di Charlie Hedbo in merito ai drammatici fatti di Amatrice.
Come da prassi, il popolo del web si è progressivamente “spaccato in due”. L’ha fatto senza ritegno. Molto spesso, anche senza stile.
A fine serata gli schieramenti erano (comunque) netti, definiti e chiaramente contrapposti: da un lato, si sono collocati i convinti sostenitori del “je suis charlie”; dall’altro quelli che “je ne suis pas Charlie”. Personalmente, la cosa mi ha fatto davvero molta tristezza.
Forse sbaglierò ma (io), sul punto, penso che si sia fatto “tanto rumore per niente”. Anche nel pieno rispetto di quella libertà di valutazione che si appartiene a tutti, troppa emotività . Poca riflessività . Troppa enfasi, in certi casi, anche fuori luogo…
Non appena ho visto le vignette, lo confesso, ci sono rimasto malissimo. Poi, però, riflettendo, ho capito.
Per quanto mi riguarda, gli autori delle famigerate vignette non hanno ironizzato sulle vittime del terremoto, ma sui vivi.
Hanno “ironizzato” (denunciandolo) sullo sciacallaggio di una classe politico-amministrativa che, in nome del vile guadagno (da conseguire “ad ogni costo”) pare non abbia avuto la ben che minima esitazione nel dare per realizzate (ed a regola d’arte, peraltro) “opere” di pseudo-ammodernamento antisismico mai realmente eseguite ovvero effettuate in “malo modo”.
Questa l’accusa formale lanciata da quelle vignette. Un modo, del tutto peculiare e “fuori dai vari schemi generalmente dati”, per dire, in modo diretto e drammatico (la satira può e deve essere anche dura, durissima) una verità profondamente triste.
Un modo per dare risonanza a quel tarlo che “suona” e “risuona” nella testa di tutti, da giorni: anche in quella di “quelli” che fanno finta di nulla.
Nessun essere umano potrebbe mai seriamente ironizzare su delle vittime innocenti. Ma farlo sulle cause (come hanno fatto i vignettisti in questione) per evidenziare, in modo netto e preciso, le nefandezze di chi doveva agire e non lo ha fatto, “ci sta”!
Nelle vignette, per quanto “forti” esse possano essere, si vedono — chiaramente — corpi inermi, morti, da una parte, e “signorotti”, politici, affaristi (o chi per essi), dall’altra, che, incuranti del dramma, pensano soltanto “a magnà “!
Nella loro drammaticità , “mediata” ed “immediata”, denunciano un “sistema” e sappiamo fin troppo bene come la cronaca del nostro Paese ne abbia raccontato, a iosa, di cose del genere.
Nel rispetto del garantismo, dal punto di vista personale, non riesco (ancora) a puntare il dito contro qualcuno in carenza di quei riscontri probatori che andranno acquisiti — e valutati — “da chi di dovere” e nelle sedi competenti.
Da uomo pratico, però, da uomo di libertà , penso, rifletto, ragiono e sento doveroso rispettare quella libertà di manifestazione del pensiero per la quale, “ieri”, allorquando la mano armata dei terroristi uccise chi “commentava, a modo suo”, i fatti di una parte del mondo, scrissi “je suis Charlie”, non perchè veramente lo fossi, quanto per quel profondo rispetto verso quei valori che è fin troppo facile declinare in astratto, e così drammaticamente difficile tradurre in fatti concludenti.
Indignarsi per le vignette? Indignarsi per una critica al “Sistema Italia”? E perchè? Per quale ragione? Questa volta, per dirla come sono soliti fare i ragazzini, “ma anche no!”
Non ci indigniamo nei confronti chi si esprime “a modo suo”. Facciamolo nei confronti di chi, incurante dei propri doveri, è stato concausa del devastante effetto della “bruta forza” della natura.
Ma questa è un’altra storia. Ogni cosa, a suo tempo…
Salvatore Castello
Right BLU . La Destra Liberale
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Settembre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
“OCCORRE RIPARTIRE DA CAPO”
“Ho sentito di queste beghe insensate. Non so molto di più, ma una cosa è chiara: nel Movimento
bisogna che si cancelli tutto. Occorre che tutto torni ad essere come una pagina bianca. Poi si potrà tornare a fare i conti. E si potrà ripartire da capo”.
Lo afferma Dario Fo, in un’ intervista a Repubblica, in riferimento a quanto sta avvenendo nell’M5S a Roma.
E in un intervento sul Fatto Quotidiano scrive che “non si può andare contro le regole del Movimento” e “fare eccezioni per casi singoli, come ha fatto la Raggi”; “ora bisogna coinvolgere nuovamente la base in maniera seria”.
Su Repubblica, Fo insiste per un reset, “perchè non può più stare in piedi una struttura come la loro, così come l’hanno creata ed è diventata. Vedo le beghe di un classico gruppo politico. E invece loro devono essere altro, devono essere l’opposto. Hanno bisogno di distinguersi nettamente dalle altre forze politiche”. “Ci siamo visti con Beppe – dice Fo – e con il gruppo dei cinque del direttorio.Ho ragionato con Grillo e con Di Maio. Loro hanno capito che il punto è cominciare da capo. Non hanno altra possibilità : serve cancellare tutto e ripartire”.
Nell’intervista, il Nobel per la Letteratura accenna anche al fatto che “lo Stato turco ha decretato che nessuna compagnia teatrale straniera può mettere in scena Shakespeare, Brecht, Cechov e Dario Fo. Una circostanza che mi ha molto colpito”.
A questo proposito, a La Stampa e al Corriere della Sera, sottolinea che “dietro la messa all’indice delle nostre opere c’è una manovra sola: cancellare la cultura democratica occidentale. E dunque cancellare la democrazia”.
Poi usando l’ironia, si dice “onorato. Manderò una lettera di ringraziamento a Erdogan per avermi inserito in un così nobile consesso”, “un’ottima compagnia. Lo considero un secondo premio Nobel”.
(da “Huffingtonpost”)
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