Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
RIUNIONI IN CORSO, TUTTI PENSANO A SALVARE LA FACCIA
Via il vicecapo di gabinetto Raffaele Marra e il capo della segreteria politica Salvatore Romeo, oltre a un passo
indietro di Paola Muraro dall’assessorato all’Ambiente e di Raffaele De Dominicis, responsabile in pectore del Bilancio del Campidoglio.
Sono le richieste avanzate dal Direttorio su input di Beppe Grillo a Virginia Raggi.
Ma la sindaca non ha intenzione di revocare gli assessori dal loro mandato.
In particolare, su Muraro Raggi pare voler continuare a seguire la linea già indicata ieri, quella di aspettare le carte.
Per Raffaele Marra la Raggi avrebbe intenzione, sempre per le stesse fonti, di escluderlo dal gabinetto mentre per Romeo si andrebbe verso un taglio di stipendio
Dalla mattinata è apparsa sempre più a rischio la posizione dell’assessore all’Ambiente Paola Muraro all’interno della giunta capitolina.
L’indagine per reati ambientali alla quale è sottoposta è al centro degli incontri dei direttori nazionale e romano del M5S riuniti negli uffici della Camera.
Secondo fonti parlamentari la maggioranza dei partecipanti aveva chiesto “la sua testa”.
La linea non ufficiale stabilita dal Movimento 5 Stelle sul caso è che sarebbero stati Grillo e il direttorio – Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia – a decidere sul caso.
Decisione con il braccio di ferro che si è prolungato durante tutta la giornata. Che ha visto da un lato Virginia Raggi, i suoi fedelissimi e buona parte dei consiglieri comunali spingere per la conferma di Muraro nonostante l’indagine in corso. Dall’altra una parte del minidirettorio romano che ne chiedeva a gran voce le dimissioni.
In Campidoglio le bocche sono rimaste cucite per ore e solo alcuni consiglieri hanno ostentato tranquillità . A Montecitorio, invece, per tutta la giornata si è tenuta la riunione del direttorio nazionale, con la tensione alle stelle.
E la decisione di Grillo non si è fatta attendere a lungo. In serata, al termine della riunione del direttorio, i big pentastellati avrebbero tirato le somme.
Intanto la sindaca, dopo aver incontrato i consiglieri comunali M5S, alle 20.30 ha visto gli assessori. Al centro degli incontri ancora una volta il “caso Muraro”, l’assessore indagato che ieri ha riferito, insieme alla sindaca, in commissione Ecomafie.
Ma anche gli annunci sulla sorte del suo staff, in particolare del vice capo di gabinetto Raffaele Marra e del capo segreteria Salvatore Romeo, anche a seguito dell’incontro-fiume del direttorio M5S alla Camera.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
LA LOMBARDI: “QUANDO SI FANNO ERRORI BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI AMMETTERLI” E CHIEDE LE DIMISSIONI DELLA MURARO
Luigi Di Maio non parteciperà alla prima puntata di Politics su Rai3. Il vicepresidente della Camera, nonchè membro di spicco del direttorio a 5 stelle, avrebbe infatti dovuto farsi intervistare dal conduttore Gianluca Semprini.
La scelta di Di Maio è stata probabilmente dettata dai non pochi problemi che sta affrontando la giunta di Roma guidata dalla grillina Virginia Raggi.
Dall’indagine sull’assessora all’Ambiente, Paola Muraro, alle dimissioni di alcuni esponenti del governo capitolino, il vicepresidente della Camera avrebbe dovuto rispondere anche alle domande poste dai telespettatori attraverso Facebook e Twitter.
La cifra del momento travagliato che sta attraversando il Movimento 5 Stelle per il caos in Campidoglio è un post su Facebook del deputato pentastellato e membro del Direttorio, Alessandro Di Battista, che ha deciso di annullare la tappa del suo tour ‘#Costituzione Coast to Coast’, prevista stasera a Ischia, per ritornare a Roma dove, scrive Di Battista, “ci sono problemi”.
Un segno evidente della giornata di passione che Di Maio sta vivendo oggi.
In quadro convulso e in piena fibrillazione c’è chi, come la deputata Roberta Lombardi, prova a pensare a una exit strategy, che nelle parole utilizzate in un post su Facebook ricalca quella indicata dal Fatto quotidiano, e cioè le scuse, in primis quelle della Raggi, e le dimissioni della Muraro.
La linea della Lombardi è chiara: gli errori sono stati fatti e ora “è semplicemente onesto ammetterli”.
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
IL MINI-DIRETTORIO LO AVEVA AVVISATO… IL GRUPPO DIRIGENTE M5S HA OMESSO E DEPISTATO
Una mail che sarebbe stata ricevuta da Luigi Di Maio in cui il mini direttorio – Paola Taverna, Gianluca Perilli,
Massimo Castaldo e Stefano Vignaroli – lo informava che l’assessore all’Ambiente Paola Muraro era iscritta nel registro degli indagati e che l’intenzione del Campidoglio guidato da Virginia Raggi era quello di attendere le carte e “poi prenderemo provvedimenti”.
Mail che rappresenterebbe la prova che anche Luigi Di Maio era a conoscenza, da tempo, dei guai giudiziari dell’assessore capitolino, comunicati alla diretta interessata il 18 luglio e appresi dalla sindaca il giorno successivo.
E quindi il gruppo dirigente dei 5 Stelle avrebbe omesso e depistato sul coinvolgimento di Muraro, per dodici anni consulente dell’Ama, nell’inchiesta sui rifiuti.
E chi attendeva la prima puntata di Politics su Raitre per conoscere la posizione di Luigi Di Maio resterà deluso, perchè non si presenterà .
L’annuncio di Gianluca Semprini: “Di Maio non risponde”
I vertici di M5S sono riuniti a oltranza dalle prime ore della mattina per trovare una soluzione, che salvi la faccia almeno a qualcuno: a Di Maio prima ancora che alla Raggi. Ma la rabbia di alcuni componenti dello stesso Direttorio è talmente diffusa e divorante che è in atto un tutti contro tutti.
Negli uffici comunicazione M5S della Camera, si sono incontrati Ruocco, Roberto Fico del direttorio 5 Stelle e il mini direttorio, capitanato da Paola Taverna.
Il problema è far ammettere o meno a Di Maio di essere stato informato.
Virginia Raggi davanti alla commissione Ecomafie si è incartata pubblicamente: prima ha detto di aver informato i vertici a proposito dell’indagine sulla Muraro, poche ore dopo, probabilmente dopo aver ricevuto un messaggio nel quale le veniva detto di ritrattare, ha rettificato spiegando di aver informato solo il minidirettorio e non Di Maio e Beppe Grillo.
Ci sarebbe però, nel Movimento 5 Stelle chi è pronto a inchiodare il leader in pectore davanti alle sue responsabilità .
Si ripete, in proporzioni macroscopiche, il caso Quarto: chi sapeva e chi no.
Si cerca la via d’uscita e non manca chi, come Danilo Toninelli, si dice sicuro che “risolveremo tutto”.
La tensione però si taglia con il coltello, perchè il mini direttorio, in particolare la senatrice Paola Taverna, è sul piede di guerra. Il chiarimento è in corso e particolarmente delicato.
Ciò che è certo è che la base è letteralmente in rivolta. Se arriveranno le scuse, tanto invocate, si vedrà solo nelle prossime ore.
Intanto a Palazzo Senatorio c’è la resa dei conti tra Raggi, assessori e consiglieri, molti dei quali tenuti all’oscuro di tutto.
(da Huffingtonpost”)
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Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
FRA I SINDACI INDAGATI O I COMUNI TURBOLENTI: TUTTI I NODI APERTI NELLE CITTA’ A CINQUESTELLE
“Ora tutto cambia, 38 comuni a cinque stelle” recitava con scritta campale sul blog Beppe Grillo all’indomani delle comunali di giugno.
E in effetti tutto cambia, ma proprio tutto, e in continuazione.
Cambiano i pesi e le misure del MoVimento 5 stelle ad ogni grana, ad ogni sintomo di insofferenza.
In quasi cinque anni di amministrazioni grilline (ad oggi siamo appunto a 38 comuni governati) i casi di avvisi di garanzia o indagini riguardanti sindaci, assessori e consiglieri sono tutti stati gestiti in maniera differente.
1) Pizzarotti (sospeso).
Il caso più eclatante è quello del sindaco di Parma. E’ stato sospeso dal Movimento ufficialmente con la motivazione di non aver avvisato dell’indagine sul Teatro Regio di cui era a conoscenza e che lo riguardava.
Un avviso che, secondo M5s, doveva essere fatto subito sia a direttorio che a responsabile dei Comuni (Di Maio), un avviso di cui i cittadini dovevano essere informati pubblicamente.
Tant’è che l’allora candidata Raggi commentò così il caso ducale: “C’è stato un problema di trasparenza nei confronti soprattutto dei cittadini. Pizzarotti questa situazione la conosceva da tempo e purtroppo non l’ha resa nota”.
2) Raggi-Muraro (in attesa).
Nella vicenda più recente, Paola Muraro, assessore della giunta Raggi, è indagata dal 21 aprile 2016. Virginia Raggi era a conoscenza di ciò dal 18 luglio e, a suo dire, il sindaco di Roma aveva avvertito i vertici (direttorio).
A differenza del caso Parma (in cui erano indagati anche assessori oltre al sindaco), la comunicazione Comune-direttorio ci sarebbe dunque stata.
Ma, come doveva essere dalle regole paventate dai Cinque Stelle, i cittadini di Roma non sono stati avvisati dell’indagine. Sul futuro di Raggi e Muraro si attendono chiarimenti a breve.
3) Nogarin (difeso da M5s).
Caso simile a quello di Federico Pizzarotti è quello riguardante Filippo Nogarin, sindaco di Livorno indagato in concorso per bancarotta fraudolenta insieme ad alcuni assessori.
Il sindaco pubblicò però allora le carte (non l’avviso di garanzia) e avvisò i vertici grillini della situazione.
Per questo motivo non fu sospeso ma anzi difeso dal MoVimento che si dimostrò garantista in attesa di chiarezza. Nogarin è ancora saldamente alla guida del Comune toscano.
4) Fucci (indagato ma non sospeso).
All’indomani degli scandali Parma e Livorno un altro sindaco M5s, Fabio Fucci di Pomezia, raccontò su Facebook di essere stato indagato.
“Sapete cosa è successo? Anche io ho ricevuto un avviso di garanzia ma è già tutto archiviato. Chissà come mai nessuno ne ha parlato prima. Pensate che disastro se mi fossi dimesso per un avviso di garanzia basato su accuse inconsistenti e reati inesistenti”.
La questione, rivelata dopo l’archiviazione, non è costata alcun provvedimento da parte del MoVimento.
5) Messinese (espulso).
Il sindaco di Gela, Domenico Messinese, è stato espulso dal movimento 5 stelle dato che “è venuto meno agli obblighi assunti con l’accettazione della candidatura e si è dimostrato totalmente fuori asse rispetto ai principi di comportamento degli eletti nel movimento e anche alle politiche ambientali energetiche e occupazionali più accreditate in ambito europeo. Pertanto si pone fuori dal Movimento, di cui, da oggi, non fa più parte”.
Il sindaco attaccò il Movimento, definito come “latitante nei mesi” : “Se sono stati latitanti per preservare la libertà di gestione dell’amministrazione locale questo è un merito, ma se invece è per poter abbandonare un sindaco che crede nel Movimento 5 Stelle questa è un’altra cosa”. E’ stato espulso senza appello.
6) Fabbri (espulso).
Non indagato, ma semplicemente reo di essersi candidato alle elezioni provinciali nonostante i divieti dei vertici, fra i primi sindaci espulsi di M5s ci fu Marco Fabbri di Comacchio, cacciato poco dopo l’espulsione del consigliere regionale emiliano Andrea Defranceschi.
Curioso il metodo (trasparente?) utilizzato per l’espulsione: Fabbri fu cacciato con un solo rigo postato in calce sul blog di Grillo (anche se i vertici affermarono di averlo avvisato, ma lui smentì).
7) Capuozzo (prima difesa e poi espulsa).
Altro caso con pesi e misure differenti fu quello del sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, non indagata ma finita nella bufera per un presunto inquinamento del voto, con legami camorristici, nel suo Comune.
La Capuozzo venne ascoltata dall commissione Antimafia e inizialmente difesa dai vertici M5s che poi, con l’infuriare delle polemiche, la scaricarono per non aver rispettato gli ordini e non aver denunciato per tempo le minacce che stava subendo.
(da “la Repubblica”)
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Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
OTTIMA INIZIATIVA, OGGI LA LEGA HA PERSO ALTRE MIGLIAIA DI VOTI… MARONI PRESENTE: “ERA GIUSTO ESSERCI”
Una scortesia istituzionale che avevano annunciato: 23 sindaci leghisti della provincia di Brescia hanno deciso
di voltare le spalle al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in città per l’omaggio alle vittime della strage di piazza Loggia e per commemorare la figura di Mino Martinazzoli, ultimo segretario della Dc, senatore e ministro, scomparso nel settembre di cinque anni fa.
Come anticipato nei giorni scorsi dalla segreteria locale della Lega, i 23 sindaci eletti in provincia di Brescia nelle file del Carroccio non si sono presentati all’evento per Martinazzoli al teatro Grande perchè in disaccordo con le posizioni del Presidente sull’accoglienza dei migranti.
Una scelta, quella dei rappresentanti del Carroccio, in aperta polemica con l’invito di Mattarella a “costruire ponti” e a non chiudere le porte dell’accoglienza ai richiedenti asilo. Tutto mentre il presidente della Repubblica lanciava un forte appello alla coesione del Paese e si rivolgeva proprio ai sindaci, citando espressamente il loro ruolo chiave per l’unità del Paese necessaria un momento di difficoltà come quello attuale.
Dei 23 sindaci, 10 sono stati eletti in primavera. Insieme amministrano un quarto degli abitanti della provincia.
L’iniziativa è stata presa in autonomia, il partito ha dato un via libera ma senza troppo entusiasmo. Ed è per questo che i parlamentari locali e la segreteria preferiscono non commentare.
La provincia di Brescia è una di quelle che ospitano più migranti, e dopo Bergamo è anche quella dove la Lega nord è più forte in Lombardia.
Presenti all’incontro in veste ufficiale invece il governatore della Lombardia Roberto Maroni e il senatore bresciano Raffaele Volpi.
“Giusto che io fossi presente – ha detto il leghista Maroni commentando l’iniziativa “dei suoi” – la protesta per i migranti? So cosa ne pensa Mattarella, ma era giusto esserci”.
Per un giorno aria pulita in città .
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
LA PROCURA: “L’INDIANO NON VOLEVA RAPIRE LA BAMBINA, L’HA SOLO PRESA IN BRACCIO MENTRE ERA IN STATO DI EBREZZA E NON HA TENTATO AFFATTO LA FUGA, SI E’ MONTATO UN CASO MEDIATICO SUL NULLA”… L’ESPULSIONE DOVUTA A UN PRECEDENTE DECRETO
“Oggi abbiamo espulso dal territorio nazionale il cittadino indiano Ram Lubhaya che il 16 agosto scorso si era reso responsabile, a Scoglitti, in provincia di Ragusa, del tentato sequestro di una bambina di età inferiore ai 14 anni.”
Lo fa sapere il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
In realtà l’indiano era destinatario di un decreto di espulsione dall’Italia emesso dal questore di Ragusa. Il provvedimento scadeva oggi. L’indiano infatti aveva già un precedente decreto di espulsione per i suoi precedenti penali: furto di rame e traffico di droga. Non avendo ottemperato al decreto, il 16 agosto, giorno del tentato sequestro, gli è stato reiterato l’ordine di lasciare l’Italia.
“Avevo impugnato l’espulsione, ma l’udienza ci sarà a fine settembre”, dice l’avvocato di Lubhaya, Biagio Giudice. L’indiano ha sempre sostenuto la sua innocenza e in questi giorni al Cie di Caltanissetta ha espresso ancora una volta la sua volontà di restare in Italia.
“Lui non voleva lasciare il Paese, ma voleva rimanere da regolare. Va ricordato che il mio cliente non è entrato in Italia in maniera illegale, ma con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Poi gli è scaduto e per questo è stato mandato via, non per il caso del presunto tentato rapimento”, conclude l’avvocato.
Sulla vicenda che l’ha coinvolto il legale non ha dubbi: “Si è sgonfiata la vicenda, aspettiamo la decisione della Procura”, conclude Giudice.
La procura di Ragusa non aveva convalidato il fermo ritenendo che non ci fossero le condizioni.
Recentemente il procuratore generale di Ragusa, Carmelo Petralia, ha ribadito che “l’indiano non voleva rapire la bambina”, ma l’ha presa in braccio mentre era in stato di ebbrezza e non ha tentato la fuga, così come invece era emerso in un primo momento.
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
SUI SOCIAL BOOM DI PROTESTE TRA I MILITANTI: “CI AVETE TRADITO”
L’amaro risveglio a Cinque stelle corre sui social. La base del Movimento – la stessa dei sondaggi, delle
consultazioni via web, del consenso grillino trasformato in voti alle elezioni – ora è in rivolta contro la sindaca Raggi al corrente dell’indagine sull’assessora Muraro e contro lo stesso M5S: “Siete come i vecchi partiti”.
I tanti scivoloni negli ottanta giorni di amministrazione romana lasciano il segno sullo stesso blog di Beppe Grillo già dalle 8 del mattino, il day after è un gioco di fuoco nei commenti al video-post autoassolutorio della prima cittadina, mentre da Parma il sindaco Pizzarotti chiede le dimissioni del direttorio. §
“Leggo commenti da parte di qualcuno secondo cui questa sarebbe un’operazione premeditata del circuito mediatico asservito ai poteri forti. Probabilmente lo è! Ma a nessuno può sfuggire che negare l’evidenza, sostenere l’insostenibile, ha come effetto finale proprio quello di ridare credibilità all’apparato mediatico” sostiene chi si firma “Nayrobi”.
Il più moderato, a leggere il resto.
“Io sono esterrefatto da come siete cambiati in peggio in un paio di mesi. Parlo dello scandalo Raggi, ovviamente. La Muraro indagata da mesi e Virginia che tace. E anche beppegrillo.it tace. Siete diventati come gli altri. Non me l’aspettavo proprio. Sono imbarazzato e molto deluso”, scrive Mario C. sempre nella pagina commenti del blog del leader.
E Andrea Pirro da Cagliari: “Anche se la sindaca di Roma fosse assolutamente certa dell’integrità della Muraro, il Movimento viene fuori a pezzi. Primo: dire la verità “.
Emerge l’insofferenza della base verso la vicenda romana che «sta minando l’intero progetto del Movimento, quello originario voluto da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. Trasparenza, legalità , democrazia diretta, coinvolgimento della rete, nulla di tutto ciò è stato fatto in questa imbarazzante vicenda romana, che ci fa quasi rimpiangere Marino con le sue cene a sbafo».
Lo scrive Fabrizio D., da Roma, che va giù duro: «Stiamo dando un ignobile esempio di malapolitica e di manifesta incapacità , tra dimissioni, indagati, bugie e menzogne, raccomandazioni degne della peggior politica che nulla hanno a che vedere con lo spirito e le linee guida del Movimento».
Più seccamente, Igor Fabbri annuncia: «Dopo la schizofrenica gestione della città di Roma, non voterò mai più il Movimento Cinque Stelle».
Amareggiato Demetrio R., da Firenze: «Mi spiace tanto dirlo ma la vicenda di Roma sta imputtanando tutto il M5S. Che si può fare? Per me – suggerisce – prima di tutto fuori la Muraro e poi scuse della Raggi alla Roma per bene. Solo allora sarei disposto ad una seconda possibiltà alla Raggi»
Non mancano commenti a sostegno della sindaca, ma basta uno scroll della pagina per vedere che al momento sono in minoranza. L’umore che domina è nero.
«Dove sei Beppe? Togli il giocattolo dalle mani di questi bimbi prima che sia troppo tardi», invoca Kasper Halo, mentre Anna Q. esorta: «A Roma ci giochiamo tutto e va fatta chiarezza e tutto subito, se si è sbagliato si corregge, non facciamo come il piddì».
Eliano V. chiama a raccolta gli elettori pentastellati: «Mi rivolgo ai tanti attivisti che mostrano solidarietà e incoraggiano a prescindere: al posto di sostenere la Raggi senza se e senza ma, provate a chiedervi come mai Marra e Romeo sono de-facto la vera cabina di regia della giunta Raggi-Frongia. Ma chi governa sotto il simbolo M5S non dovrebbe tenere conto della democrazia diretta, della rete, delle decisioni il più possibile condivise? Bene, alla luce dei fatti clamorosi che si susseguono giorno dopo giorno – conclude l’attivista – o vengono rimossi Marra, Romeo e probabilmente anche Muraro, oppure rassegniamoci all’inesorabile implosione romana del movimento».
C’è chi si rammarica, rivolgendosi alla Raggi. “Basta chiacchiere, vediamo i fatti se sei in grado, altrimenti dimettiti. E’ da non credere, come si possa distruggere il consenso per il Movimento in neanche due mesi”, scrive Carlo di buon mattino.
Come Maurizio Galeone da Grottaglie: “Mi associo alle perplessità di altri sostenitori. Osservando le scelte fatte, quello accaduto e che sta accadendo, il movimento appare tale e quale ad un normalissimo vecchio partito politico in decadenza”.
Il fatto è che stavolta è un fiume in piena, di dissenso e protesta.
Che dal blog travasa in Twitter passando per Facebook. “La cosa più grave à l’immobilismo della giunta #Raggi, capace però di tagliare le corse dei bus soprattutto in periferia”, twitta Laura Coccia.
“Raggi e Muraro hanno mentito, benvenute nel Palazzo. Non pervenuti i cori #dimissioni e #onestà ” attacca Ugo Maria Tassinari.
Questo e tanto altro passa al risveglio sotto gli occhi di un incredulo Beppe Grillo e di un irritato Davide Casaleggio.
Resta ora da capire quanto la massa critica della base, le contestazioni senza precedenti via web – ovvero dalla stessa linfa vitale del Movimento – inciderà in queste ore sulle decisioni del direttorio del Movimento, sulla spinta alle dimissioni dell’assessora indagata Paola Muraro o sull’eventuale ritiro forzato delle deleghe da parte della stessa sindaca Raggi.
(da la Repubblica”)
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Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
“L’ITALIA NON SI GOVERNA CON DUE CLIC IN RETE E DECISIONI CALATE D’ALTO”
Il Direttorio si deve dimettere.
A chiederlo è Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, sospeso dal Movimento 5 Stelle da mesi e ancora in attesa di «verdetto» definitivo.
Dura l’accusa di Pizzarotti, affidata ad una lunga dichiarazione, in relazione al caos Roma: «Il Direttorio dovrebbe oggi rassegnare in blocco le proprie dimissioni per non aver saputo gestire il Movimento, e si dovrebbe finalmente tornare a parlare di partecipazione e di condivisione degli indirizzi politici. L’Italia non si governa con due clic in rete e con decisioni calate dall’alto e a porte chiuse».
«Nei due anni in cui il Direttorio gestisce il Movimento 5 Stelle – accusa Pizzarotti – sono stati scaricati due sindaci, il sindaco di Gela e di Quarto, un terzo è stato sospeso oltre cento giorni fa senza che esistesse una regola per farlo, e ora vi è il caos a Roma, con un rimpallo di accuse tra chi dice di aver avvisato il Direttorio e chi invece sostiene di non sapere nulla dell’indagine in corso nei confronti dell’assessore Muraro. Tutto questo è stato causato da una grave mancanza di regole chiare a tutti».
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2016 Riccardo Fucile
“GIOCARE CON LE PAROLE VUOL DIRE TRADIRE GLI ELETTORI”
C’è qualcosa di squallido, folle e autolesionista nella gestione del caso Paola Muraro da parte della sindaca di
Roma Virginia Raggi.
L’assessore all’ambiente della giunta M5s di Roma sapeva di essere sotto inchiesta per violazione della legge sui reati ambientali da fine luglio. Il 18 di quel mese, tramite il suo avvocato, aveva presentato una richiesta di accesso al registro segreto degli indagati.
Dopo pochi giorni era arrivata dalla cancelleria penale una risposta positiva. Un documento che contiene esclusivamente l’indicazione del numero di procedimento penale, l’indicazione del reato ipotizzato e la data di iscrizione.
In questo caso la carta chiariva, direttamente o indirettamente, due fatti.
Il primo: l’inchiesta sull’assessore Muraro era partita ad aprile, quando ancora l’esperta di rifiuti nemmeno immaginava che sarebbe stata chiamata a far parte di una giunta comunale.
Il secondo: dopo sei mesi dall’iscrizione i magistrati (quindi a ottobre) avrebbero deciso se notificare a Paola Muraro una richiesta di proroga delle indagini o se archiviare.
La sindaca Raggi, stando a quanto ha dichiarato lei stessa, viene subito portata a conoscenza dell’esistenza dell’indagine. Ma decide, assieme all’allora capo di gabinetto Carla Raineri, di non rendere pubblica la cosa.
Verosimilmente in accordo con la parte del movimento che Raggi dice di aver informato.
A questo punto, secondo noi, la domanda che gli elettori devono farsi è semplice: questo comportamento è corretto o no?
Le decisioni prese sono coerenti o meno con i principi di trasparenza alla base del movimento?
Ciascuno può rispondere come vuole. Noi pensiamo di no. Siamo anzi di fronte a una scelta profondamente sbagliata sia dal punto di vista etico che da quello politico.
In quei giorni tutti i media parlavano della questione rifiuti e delle indagini in corso. Più volte al sindaco e all’assessore era stato chiesto se ci fosse o se, secondo loro fosse in vista, un avviso di garanzia. La risposta è sempre stata negativa.
Un’affermazione solo formalmente corretta. Perchè dal punto di vista sostanziale e politico non vi è differenza tra il documento ufficiale della procura dato in mano alla Muraro e l’avviso.
Sostenerlo significa solo fare i furbi. Arrampicarsi tra gli articoli del codice penale per non affrontare in maniera trasparente una questione scomoda.
Certo, può benissimo accadere che Paola Muraro esca dall’indagine a testa alta.
Ma qui in discussione è la lealtà del rapporto con i cittadini e gli elettori. Dire pubblicamente: sappiamo che sono in corso degli accertamenti da parte della magistratura, ma gli elementi che abbiamo in mano sono troppo pochi per prendere una decisione sulle sorti della Muraro, non sarebbe stato un segno di debolezza, ma di forza.
Anche perchè decidere di mantenere al suo posto l’assessore mentre era impegnata nel tentativo di sanare l’emergenza rifiuti di agosto aveva senso.
Appellarsi invece alla differenza (minima) tra i due documenti è cosa decisamente poco onorevole. E assai poco furba.
La notizia, come era scontato, è diventata pubblica. La credibilità di Virginia Raggi ne risulta (irrimediabilmente?) scossa.
La fiducia che molti italiani avevano fin qui riposto nel movimento fortissimamente minata.
La sindaca Raggi oltretutto è un avvocato. E anche se si occupava di materie civili sapeva certamente che trascorsi i sei mesi dall’iscrizione la probabilità che fosse notificato al suo assessore la richiesta di proroga era altissima.
Come pensava di uscire da questa situazione?
Ricordiamo che in casi analoghi, a partire da quello di Livorno riguardante il sindaco Filippo Nogarin (a cui sono contestati reati ben più gravi rispetto a quelli della Muraro), il diretto interessato aveva immediatamente informato militanti e opinione pubblica di essere indagato.
Durante la campagna elettorale per la Capitale era invece stata proprio Virginia Raggi a criticare frontalmente il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti, perchè aveva tenuto nascosto ai cittadini un’inchiesta a suo carico.
“Pizzarotti non è sospeso per un avviso di garanzia”, aveva spiegato, “è sospeso perchè non c’è stata quella trasparenza che noi chiediamo e pretendiamo”.
Ora, per favore, la sindaca la smetta di giocare sulle parole. L’unica cosa che può fare per tentare di non passare per sempre per una furbetta è presentarsi in consiglio comunale e ammettere il suo grave errore.
Chiedere scusa agli elettori romani. Garantire che una cosa del genere non si ripeterà mai più. E lo stesso devono fare gli esponenti dei 5 stelle che erano a conoscenza della vicenda.
Da questa storia il loro movimento rischia di uscire distrutto. Ci vorranno mesi per recuperare la fiducia dei cittadini. E non è detto che l’impresa riesca.
Sostenere che gli altri sono peggio, denunciare l’operato delle lobby, invocare l’inesperienza o ricordare le cose buone che sono state fatte, non serve.
Va cambiato registro subito. Ci vuole un’autocritica severa.
Se non arriva meglio che la Raggi si dimetta. Eviteremo tutti una lunga e penosa agonia.
Ps. Lunedì sera sono stato ospite di Porta a Porta in una puntata su Roma registrata prima delle notizie sul caso Muraro-Raggi. Mi spiace davvero. Queste considerazioni le avrei volute esprimere anche lì.
Peter Gomez
(da “il Fatto Quotidiano”)
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