Destra di Popolo.net

“CROCIERE E GIOIELLI CON IL SOLDI DELLA UIL”: BARBAGALLO, ANGELETTI E ALTRI SEI A PROCESSO PER APPROPRIAZIONE INDEBITA

Settembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

L’EX NUMERO UNO: “ERA PER DISCUTERE PER PIU’ GIORNI DEI CONTRATTI DEL PUBBLICO IMPIEGO”

L’accusa è appropriazione indebita, in concorso con altri sei imputati, per essere stati in crociera con i soldi del sindacato.
Ma Carmelo Barbagallo e Luigi Angeletti, segretario nazionale Uil e il suo predecessore, respingono le accuse.
I pm di Roma Stefano Pesci e Paolo Marinaro contestano, secondo quanto riporta La Repubblica, ad altri imputati l’acquisto di gioielli da Swarovski per oltre 7mila euro e un soggiorno al “California Camping Village”, in Toscana tra il marzo del 2010 e il maggio del 2012.
A giudizio davanti al giudice della IX sezione penale anche ci sono anche Goffredo Patriarca, Giuseppe Caronia, Romano Bellissima, Salvatore Bosco, Luigi Simeone e Ubaldo Conti.
Le indagini hanno accertato che ci sarebbero state contabilizzazioni anomale.
Per esempio la causale che ha permesso di pagare le vacanze per 16.456 euro era “contributo per progetto condiviso“.
Il 22 marzo del 2010 la Costa crociere ha ricevuto il bonifico da conti Uil. Angeletti, allora numero uno, e Barbagallo si erano imbarcati con altri tre sindacalisti e gli accompagnatori.
Anche l’anno successivo c’era stata una vacanza con le stesse modalità  pagata il 27 maggio del 2011.
A dicembre del 2010 sempre con i soldi del sindacato Goffredo Patriarca avrebbe pagato, questa l’ipotesi della procura, un soggiorno a Ubaldo Conti per due settimane ad agosto del 2010 accompagnato in Toscana da madre e nipote.
Lo stesso Patriarca avrebbe speso circa 7mila euro in quattro puntate in gioielleria usando la carta di credito di Uil Trasporti.
“Ho piena fiducia nell’operato della magistratura e resto in attesa di poter chiarire ogni aspetto di questa vicenda. Personalmente, non ho mai neanche pensato di poter utilizzare risorse della Uil per fini estranei agli interessi dell’organizzazione alla quale ho sempre dedicato e dedico tutto il mio lavoro e la mia persona — fa sapere Barbagallo -. Sono impegnato a lavorare h/24 per il sindacato”.
Angeletti, sentito dai pm, si era difeso dicendo che le crociere “avevano lo scopo di consentirci di discutere in maniera approfondita, e per più giorni, di importanti tematiche relative principalmente al blocco dei contratti del pubblico impiego e delle politiche previdenziali dei governi in carica”

(da “Huffingtonpost”)

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MELITO, CHI PROTEGGE IL BRANCO ARRESTATO PER STUPRO: UNO SPACCATO DELLA COMUNITA’ CHE LI DIFENDE

Settembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

NONOSTANTE GLI ORRORI CHE EMERGONO DALLE INDAGINI, GLI AMICI DEGLI ARRESTATI ACCUSANO “I MORALISTI DEL CAZZO”

«La gente si deve fare i cazzi suoi». «Che si guardassero nella loro famiglia prima di giudicare e scrivere cazzate su fb. Moralisti del cazzo».
Antonio è un amico di Lorenzo Tripodi, uno dei sette ventenni di Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, accusati di violenza sessuale di gruppo su un’adolescente. Antonio li commenta così i fatti.
I fatti: ovvero l’incubo di una bambina – quando gli abusi iniziano ha solo 13 anni – violentata dal 2013 al 2015 da un gruppo di ragazzi del paese, fra cui appunto, secondo i pm, il suo amico Lorenzo. Il due settembre, grazie alle indagini dei carabinieri, gli arresti.
Fra gli imputati c’è anche Giovanni Iamonte, figlio di un uomo ora al 41 bis. Anche Giovanni avrebbe violentato la ragazza, come i suoi amici. Mentre il cognome, “Iamonte”, faceva il resto: il silenzio — anche la madre della vittima sa, e non denuncia.
Le foto degli aguzzini sono sui giornali adesso. Hanno i capelli scuri, le gote rosse, si conoscono tutti fra loro. Vengono definiti “mostri”, ma questo li fa apparire speciali. Mentre i sette imputati di Melito sono giovani terribilmente normali.
Di una normalità  ripetitiva quanto gli abusi che hanno imposto in silenzio alla vittima. Sulle loro pagine Facebook, nelle loro reti da centinaia di amici, pubblicano foto di serate e matrimoni, di bambini in braccio davanti al camino, di partite a calcio, di nuove pettinature, di cani, di fidanzate e belle macchine; come tutti, pubblicano “pillole di saggezza” – «le persone stupide sono le più pericolose, perchè sono ineducabili ed uniscono la stupidità  alla cattiveria» – «il tradito può essere un ingenuo, ma il traditore è sempre e comunque un infame».
Sono tanto normali, i sette arrestati dalla procura di Reggio Calabria per violenza sessuale di gruppo, quanto è stretta la difesa nei loro confronti di chi hanno vicino.
Su decine e decine di pagine di amici degli indagati non c’è un commento sulla vittima. Non c’è un messaggio di indignazione. O un dubbio. No.
La rabbia è piuttosto contro i giornalisti «ignoranti», oppure quei «moralisti» che osano parlare, come scrive un familiare di Tripodi: «La partita non finisce finchè l’arbitro non fischia», dice in un messaggio del quattro settembre:
«Chi ti conosce sa benissimo che sei difficile da superare, da saltare e hanno tutti fiducia in te. Poi a fine partita andremo ad esultare in faccia a TUTTE quelle persone moraliste che accusano senza sapere realmente i fatti!».
Saranno i giudici – è vero – a stabilire la fondatezza delle indagini. Ma le prime prove, la testimonianza della vittima, le intercettazioni in cui il “fidanzatino” che ha portato gli altri su di lei chiede consiglio al fratello poliziotto, i ricordi del padre, sembrano delineare un tracciato chiaro. Di stupri. Ripetuti nel tempo.
Nei giorni immediatamente successivi agli arresti gli amici reagiscono con il silenzio. Oppure pubblicando foto che li ritraggono con alcuni degli indagati: c’è Giovanni, ad esempio, che pubblica un’immagine di lui con Davide Schimizzi, le birre in mano.
C’è Salvatore che condivide un’immagine in abito elegante con Michele Nucera al suo fianco. Ci sono Letizia e Francesca che pubblicano un selfie con l’amico.
Un solo insulto, sotto l’ultimo post di Principato. Su tutto il resto si trovano soprattutto silenzio e solidarietà .
«Io ti conosco e non so come sei finito in mezzo a questa storia, spero che la giustizia faccia il suo corso e che ti giudichi per la persona speciale che sei», scrive ad esempio Giuseppe.
«Lasciateli parlare a questa gente che non vale niente», aggiunge un altro. «Solo Dio può giudicare». «Arriverà  la gioia di chi saprà  prevalere con le proprie forze e l’onestà  in una partita iniziata non bene per un falso arbitraggio ben camuffato!», scrivono. Niente “haters”. Solo rispetto, qui.
E qualche commento di solidarietà . Agli indagati.

Francesca Sironi
(da “L’Espresso”)

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RICOVERATELE A PSICHIATRIA! LE “AMICHE” DELLA 17ENNE STUPRATA E FILMATA A RIMINI ORA LA INSULTANO SU FB

Settembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

NON CONTENTE DI NON AVERLA AIUTATA E DI AVERE FILMATO RIDENDO LO STUPRO, ADESSO LA INSULTANO PURE…FATE LORO UN TSO E TOGLIETECELE DALLE PALLE

La sua vita era già  stata distrutta, ora per la giovane vittima di uno stupro si apre ulteriormente il baratro sotto i piedi.
Stuprata a 17 anni, nei bagni di una discoteca (c’è un 22enne indagato per questo reato) e filmata dalle amiche, che hanno poi diffuso il video su Whatsapp, recapitato anche alla stessa vittima, ora arrivano le offese e gli insulti via Facebook dai profili delle stesse compagne.
Due volte vittima, anzi tre: del suo aggressore, dell’atteggiamento delle amiche, degli insulti che alcune di queste le avrebbero riservato online
La giovane avrebbe paura di essere etichettata, come accaduto a Tiziana, ragazza di Napoli morta suicida dopo che i suoi video hard erano diventati virali.
Gli insulti contro la 17enne sui social media sarebbero prima apparsi poi spariti, forse cancellati per evitare conseguenze penali.
Gli avvocati Carlotta Angelini e Piergiorgio Tiraferri, che assistono la ragazzina, sono categorici: “Ha già  sofferto troppo, la sua vita è stata rovinata. Quegli insulti sono gratuiti. Presenteremo denuncia contro gli autori di quei post”.

(da agenzie)

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SONDAGGIO: PD 32,6%, M5S 24,8%, FORZA ITALIA 12,6%, LEGA 12,1%, FDI 4,6%, SIN. ITAL. 3,8%, NCD 3,3%

Settembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

SCENARI POLITICI: IL 50,4% DEGLI ELETTORI DI CENTRODESTRA HA FIDUCIA IN PARISI… AI BALLOTTAGGI VINCE SEMPRE IL M5S, PERDE SEMPRE IL CENTRODESTRA

Il nuovo sondaggio di Scenari politici per Huffingtonpost certifica un Pd in ripresa e un calo del M5S che comunque prevarebbe in ogni caso ai ballottaggi.
Nel centodestra confermato il sorpasso di Forza Italia sulla Lega, stabile Fdi.
Nel dettaglio ecco le percentuali assegnate:
Pd 32,6%, M5S 24,8%, Forza Italia 12,6%, Lega 12,1%, Fdi 4,6%, Sin. Ital. 3,8%, Ncd 3,3%.
Ballottaggi
Tra Centrosinistra e Centrodestra, prevale il primo: 55% contro il 45%
Tra Centrosinistra e grillini, vincerebbTraero i Cinquestelle 51% a 49%
Tra griillini e Centrodestra 56% a 44%
Come viene percepito Parisi
Al momento tra gli elettori della sua area politica il 50,4 per cento ha fiducia in lui (34,2 “abbastanza”; 16,2 “molta”). Il 35,8 per cento ha poca fiducia in colui che si candida a guidare il polo prendendo il testimone da Silvio Berlusconi. Non ha per nulla fiducia   il 13,7 per cento degli elettori.

(da agenzie”)

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GLI AUGURI DI SILVIO A PARISI: “VAI AVANTI, NON ASCOLTARE LE CRITICHE DI CERTI ESPONENTI DI FORZA ITALIA”

Settembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

PARISI: “BASTA ESSERE CONTRO, COSTRUIAMO UNA NUOVA ITALIA”… “LA FRASE DI SALVINI SU CIAMPI? INCREDIBILE, SI QUALIFICA DA SOLA”… LA MISSION AFFIDATAGLI DA BERLUSCONI: RIPORTARE FORZA ITALIA AL 20%, POI SE SALVINI E MELONI NON CI STANNO, OGNUNO PER LA PROPRIA STRADA”

In mattinata Silvio Berlusconi ha chiamato Stefano Parisi. «In bocca al lupo. Vai avanti, non ascoltare le critiche che vengono da Forza Italia».
E lui ci prova con il progetto «Energie PER l’Italia». Con il «per» tutto maiuscolo, come quello enorme e azzurro che campeggi al lato del palco e del megaschermo illuminato da tre lampadine: una di colore verde, la seconda bianca, la terza rossa.
Nelle intenzioni di Parisi sono le idee per riaccendere l’Italia,partendo da questo ex stabilimento industriale scelto proprio per il nome, Megawatt.
Se riuscirà  veramente in questa impresa, di rianimare l’esangue area moderata che ristagna attorno a Forza Italia, a portare nuova linfa e farla salire nei sondaggi, allora Parisi avrà  dimostrato di avere quel «quid» che da anni va cercando il Cavaliere.
A quel punto gli affiderà  il partito, molto probabilmente pure cambiando nome al «glorioso» brand azzurro.
Parisi non nomina mai Berlusconi, ma questo fa parte del gioco.
E’ la missione politica che conta: riportare la nuova Forza Italia (o quella che diventerà  anche nel possibile nuovo nome) attorno al 20%.
Da quella posizione di forza sarà  possibile trattare con Salvini e Meloni.
Se non sarà  possibile un accordo, ognuno per la propria strada.
E se poi Renzi dovesse scivolare sul No al referendum, allora ok al governo di scopo per fare la legge elettorale e magari qualcos’altro. Cosa che non vogliono Salvini e Meloni, perchè sarebbe «inciucio».
Posizione che tra l’altro condivide l’altro oppositore all’«operazione Parisi», ovvero il governatore Toti.
Ed è subito chiara l’intenzione di Parisi, anni luce lontanto dal capo leghista, che definisce Ciampi un «traditore della Patria».
«Una frase incredibile – dice Parisi a margine della kermesse – che si qualifica da sola. Io, aprendo questa convention, ho invece esaltato la figura di Ciampi. E’ stato un pezzo importante della mia via. Ero capo del dipartimento economico a Palazzo Chigi con Ciampi premier. Salvò l’Italia dal crack economico.
E’ stata una persona che rimarrà  nella memoria del Paese, ha dato molto all’Italia», osserva l’ex direttore della Confindustria.
Fa una pausa e poi, per sottolineare la differenza con Salvini, aggiunge: «Io difendo e stimo pure Mattarella».
In platea, non in prima fila, ci sono pochi politici di Forza Italia. Solo quelli amici come il senatore Giro, il coordinatore siciliano Micchichè, l’ex grande capo ligure Scajola («Parisi è una delle ultime cose grandiose che si è inventato Berlusconi»).
C’è pure la Gelmini, molti di Ncd e Comunione e liberazione (Lupi, Formigoni, Amicone).
Ci sono gli ex sottosegretari Catricalà , Polillo; l’ex ministro Sacconi; gli ex sindaci milanesi Pellitteri e Albertini.
Sul palco una serie di interventi che, per la verità , non hanno riscaldato i partecipanti a Megawatt. Tranne suor Anna Monia Alfieri (applauditissima).
Poi Giacomo Lev Mannheimer (figlio nel noto sondaggista), il portavoce del family day Massimo Gandolfini, l’antropologa Maryan Ismail, il filosofo Carlo Lottieri, Marco Morganti di Banca Prossima e Giancarlo Cesana di CL.
La prima giornata si è conclusa con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato i direttori Maurizio Molinari, Lucia Annunziata, Luciano Fontana, e Maurizio Belpietro.
Parisi in prima fila prende appunti. Bacchetta la platea che chiacchiera e non segue gli interventi («un vizio dei congressi dei vecchi partiti»)
Ogni tanto si alza per scambiare qualche battuta con i giornalisti. E quando gli chiediamo di Salvini che lo accusa di camminare sul marciapiede sbagliato della Merkel, risponde: «Noi siamo saldamente nel Ppe e in Europa. Vogliamo cambiare le regole, ma questa è la parte giusta».
Poi dal palco spiega cosa significa essere «PER». Dice basta al clima di odio che allontana le persone dalle urne.
«Siamo qui per costruire una piattaforma nuova. Vogliamo cambiare il clima, vogliamo che la gente non voti più “contro” qualcosa».
Certo, se Renzi perde il referendum per coerenza dovrà  dimettersi. Poi? Si vedrà .
Intanto, bisogna preparare un’alternativa credibile, perchè non ci può essere solo quella tra il leader del Pd e il caos.
Un’alternativa di governo liberale, «affidabile e forte, che sia in grado di dare soluzioni programmatiche all’Italia».
Per Parisi quello di Milano è il primo passo che deve continuare nelle prossime settimane e mesi. «Presto avremo un nuovo programma di governo».

Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)

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INTERVISTA A PIZZAROTTI: “PRONTO A CORRERE DA LEADER DEL MOVIMENTO”

Settembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

IL SINDACO DOPO L’ARCHIVIAZIONE DELL’INDAGINE LANCIA LA SFIDA A DI MAIO

Federico Pizzarotti dirà  solo alla fine dell’intervista che non esclude di candidarsi alla leadership del Movimento.
Prima di arrivare a questo però vuole unire tutta una serie di puntini di una vicenda che ancora non è conclusa.
L’indagine per abuso d’ufficio relativa alle nomine del Teatro Regio, nata sull’esposto di un esponente del Pd, ieri è stata archiviata.
A seguito dell’inchiesta, a metà  maggio, il sindaco di Parma, considerato una voce ribelle, era stato sospeso dal M5S.
Contrario alla decisione, Pizzarotti ha subito chiesto ai vertici pentastellati una soluzione del caso o perlomeno un colloquio con il garante Beppe Grillo e il responsabile degli enti locali Luigi Di Maio. Sono passati quattro mesi e nessuno gli ha ancora risposto. Ora Pizzarotti chiede il reintegro.
L’ha chiamata qualcuno del M5S, dopo l’archiviazione?  
«Non solo non mi ha chiamato nessuno, ma mi arrivano voci che non cambierà  nulla, come al solito. Mi sarei sorpreso del contrario».
In effetti Roberto Fico ha detto che sul suo reintegro «deciderà  Grillo», ma ha aggiunto: «Il punto non era l’avviso di garanzia ma la mancata comunicazione».  
«Peggio mi sento. Allora pretendo la sospensione di Luigi Di Maio, Virginia Raggi e l’assessora Paola Muraro. Sapevano dell’indagine e lo hanno nascosto. Non può bastare che Di Maio dica di aver capito male o di aver sottovalutato. Allora anche io potrei cavarmela dicendo così. La verità  è che hanno usato l’indagine come una scusa per sospendermi».
Cosa chiede ora?  
«Mi aspetto una presa di posizione. L’ammissione dell’errore e il reintegro. Ma non con una semplice mail. Voglio che vengano qui a Parma, voglio parlare con qualcuno in carne e ossa, guardarlo in faccia. Lo chiedono anche gli elettori e gli attivisti che in queste ore mi hanno inviato la loro solidarietà ».
Se non succederà ?  
«Allora alzeremo i toni, non faremo passare questa situazione sotto silenzio».
Che vuol dire? Che ha intenzione di fare?  
«Valuteremo qualche azione, ancora non sappiamo quale. Io ho sempre avuto un comportamento adeguato e di contro invece non c’è stato rispetto».
Perchè non va a Palermo, alla festa nazionale del M5S?  
«Non potrei comunque andarci perchè sono impegnato in un viaggio in Albania. Non è una scusa, ma penso anche che non servano comparsate alla Maria De Filippi, o incontri casuali com’è avvenuto con Di Maio a Roma, l’altro giorno».
Vi siete visti? Dove?  
«L’ho incontrato casualmente fuori dall’Anci, a Roma. Ho cercato di trattenerlo per avere quelle spiegazioni che mi deve. Gli ho detto che se non vuole venire a Parma scendo io a Roma. Era abbastanza imbarazzato, ha provato a tirare dritto e mi ha risposto solo “certo, certo”. Ormai sono senza scuse».
Se non dovesse essere reintegrato si ricandiderà  con una lista civica il prossimo anno?
«E’ prematuro parlarne, perchè devo capire come si comporterà  il M5S con me».
Qualcuno vorrebbe che si candidasse alla leadership nazionale in funzione anti-Di Maio.  
«In generale non lo escludo. E’ vero che ho detto che sarei disponibile a togliere dalle sabbie mobili il M5S. Per ora la mia priorità  è Parma. Quando avrò deciso rispetto al Comune, farò la mia scelta».

Ilario Lombardo
(da “La Stampa”)

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ALLA FACCIA DELLA TRASPARENZA: LA RAGGI NON PUBBLICA I PARERI ANAC SU MARRA E ROMEO

Settembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

SCRIVE UN POST SUL PROGRAMMA E GLISSA SULLE OLIMPIADI

I pareri dell’Anticorruzione sulle nomine di Raffaele Marra, prima vice capo di gabinetto del Campidoglio e ora capo delle risorse umane, e di Salvatore Romeo, capo della segreteria, non saranno resi noti.
Con buona pace di Roberta Lombardi, che ha scatenato l’ultima bufera sul Campidoglio con un suo post in cui chiedeva al sindaco di Roma “trasparenza” sulla scelta dei suoi fedelissimi.
Raggi non ne vuole sapere, ma lancia dei segnali che hanno come obiettivo quello di far capire che la macchina del Campidoglio è partita.
Quindi, in un lungo post, elenca “alcuni dei cambiamenti diventati realtà ” e in un paragrafo si sofferma anche sui “grandi eventi sportivi” in programma senza citare le Olimpiadi.
Messaggio che arriva dopo che Beppe Grillo ha garantito, in particolare ai componenti del Direttorio in rivolta, che dalla sindaca la prossima settimana sarà  annunciato un secco “no” ai giochi olimpici come richiesto dal leader una settimana fa e come sbandierato in campagna elettorale.
Per questo il leader 5Stelle sentendo alcuni di loro avrebbe detto: “Lasciamo lavorare Virginia, a breve arriverà  il ‘no’ alle Olimpiadi e farà  una bella conferenza stampa. Deve portare avanti il programma M5S, per Roma abbiamo scritto un programma meraviglioso. A gennaio poi facciamo il tagliando, vigiliamo step by step. Ma ora serriamo le file e mettiamola alla prova”.
Nonostante questo c’è chi nel Movimento ribolle ancora e tutto questo avviene a una settimana dall’inizio della kermesse palermitana Italia a Stelle, organizzata proprio da Lombardi.
Dal Campidoglio garantiscono che il sindaco di Roma ci sarà  e parlerà  dal palco anche perchè Grillo ha chiesto a tutti di mantenere la calma ed evitare fughe in avanti.
Insomma, ha ribadito che sul Campidoglio ci pensa lui a vigilare, come ha assicurato anche dal palco di Nettuno, e ha parlato di veri e propri “tagliandi” sulla realizzazione del programma, il primo in agenda a gennaio.
Dunque ha invitato i suoi a stare “tranquilli”, evitando dissapori e liti sui social network in nome dell’importanza che il Campidoglio riveste per i 5Stelle, in chiave corsa verso Palazzo Chigi.
Alla luce di tutto ciò Raggi ha scritto il lungo post su Facebook, condiviso poco dopo dallo stesso Grillo: “Con coraggio cambieremo Roma e il Paese”.
Un modo per riportare indietro le lancette dell’orologio, provando a far dimenticare le liti all’interno del Direttorio in seguito alla mail, che Di Maio non ha condiviso con gli altri, sull’iscrizione dell’assessore Paola Muraro nel registro degli indagati.
Nel Movimento, che si prepara alla grande kermesse palermitana ‘Italia a 5Stelle’, si prova a resettare.
Il leader in pectore non condivide sul suo profilo, almeno per ora, il post del sindaco di Roma, bensì attacca il governo Renzi non sporcandosi le mani con le vicende capitoline. Anche questo rientro nella nuova strategia grillina volta ad evitare contraccolpi sul piano nazionale.
Intanto però scoppia un’altra grana che riguarda il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti sospeso dal Movimento Stelle per non aver comunicato un’indagine a suo carico per le nomine dei vertici del Teatro Regio.
Ora dal Gip è arrivata l’archiviazione, ma il Direttorio grillino al reintegro non ci pensa affatto poichè la pecca del primo cittadino sarebbe stata quella di non aver comunicato ai vertici dell’indagine in corso a suo carico.
Lui attacca: “La sospensione è stata un boomerang, ora voglio il reintegro nel Movimento ma non con la mail dell’anonimo staff di Grillo. Il direttorio deve venire a Parma, una mail non è sufficiente. Il direttorio venga qui e dimostri di voler realmente invertire la rotta, non accetto un reintegro via posta elettronica”.
Il reintegro però non è nelle cose e a Palermo il prossimo fine settimana ci potrebbe essere la resa dei conti.
E non solo su Parma.

(da “La Repubblica“)

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IL DUELLO D’ALEMA-GIACHETTI IN UN CLIMA INFUOCATO E TRA LE DUE FAZIONI MANCA POCO CHE SI VENGA ALLE MANI

Settembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

TRA LE DUE ANIME DEL PD DUE CONCEZIONI OPPOSTE DELLA POLITICA

“Aò ma che stai allo stadio? Leva quel fischietto, cretino!”. Il secondo match in due giorni tra il Sì e il No al referendum costituzionale è ancora più infuocato del primo. Dopo l’acceso faccia a faccia a Bologna tra il premier Renzi e il presidente dell’Anpi Smuraglia, alla Festa dell’Unità  di Roma ci sono, uno di fronte all’altro, Roberto Giachetti e Massimo D’Alema.
Il clima è surreale nella Capitale del lider Maximo e del più romano tra i renziani.
Si parla della consultazione di novembre ma la posta in gioco è un’altra. E’ una prova di forza e lo si capisce dall’aria tesa che si respira sotto i gazebo: urla, fischi, applausi, buuuu, insulti sono un controcanto costante al dialogo tra i due esponenti Pd.
Il palco diventa il campo da gioco, la platea una curva di ultrà  contrapposti. Gli animi si accendono, le grida dei militanti coprono a più riprese la voce dei due interlocutori. A un tratto alcuni militanti litigano violentemente rinfacciandosi gli errori della sinistra del passato: ci manca poco e arrivano a darsele di santa ragione.
“Io fascista? Sciacquati la bocca, buffone! Io a Renzi non l’ho votato”.
Decine di persone sono accorse a Pietralata per assistere al dibattito. Sotto la pioggia, che a tratti si fa diluvio, a guardarsi in faccia non ci sono solo due posizioni diverse sul referendum, ma due anime del Pd lontane, incompatibili; due modi di interpretare il partito, due declinazioni inconciliabili della sinistra, due concezioni opposte della politica.
E gli interlocutori chiamati a rappresentare le ragioni del Sì e del No non ne fanno mistero.
“Le uniche due cose che abbiamo in comune io e Giachetti sono l’iscrizione al Pd e la Magica”, dice D’Alema scherzando ma neanche tanto.
L’ex premier subito mette in chiaro la sua posizione rispetto alle accuse che gli arrivano da buona parte del partito: “Io non guido nessuna corrente, do semplicemente il mio contributo alla campagna referendaria perchè c’è una parte della sinistra che non vuole votare sì. Mi sono mosso perchè nessuno lo faceva”.
Il candidato alle comunali di Roma punzecchia: “Gli italiani si sono stufati di aspettare riforme che da trent’anni non arrivano”. Richiama la Commissione Bicamerale guidata da D’Alema e per la prima volta il clima si infiamma: arrivano buuu e fischi dalla platea.
“Leva quel fischietto, cretino!” grida un militante a chi gli sta davanti.
D’Alema allora rivendica i risultati ottenuti dalla sinistra negli ultimi trent’anni, perchè “abbiamo fatto lotta politica, altro che chiacchiere”.
Li mette in fila: “Abbiamo introdotto l’elezione diretta dei sindaci, è stata fatta la riforma del Titolo V nonostante io fossi contrario. E poi abbiamo modificato l’articolo 81 mettendo il pareggio di bilancio in Costituzione, abbiamo introdotto il giusto processo. Non sono chiacchiere. Il D’Alema del ’97 non avrebbe votato questa legge neanche per idea”, dice l’ex presidente del Consiglio.
E poi attacca: “Questa riforma è un pasticcio. Per citare Onida è una stravaganza ai limiti dell’amenità ”.
Giachetti non ci sta e rivendica la riforma come una battaglia storica della sinistra: “Massimo, ti ricordo che nel programma del Pds si parla già  di superamento del bicameralismo perfetto. Ed è quello che stiamo facendo noi oggi. Sei stato un leader storico e questa riforma discende dalla storia della sinistra che però troppo spesso si è risolta in chiacchiere”.
Si passa ai contenuti: per D’Alema “viene fuori un pasticcetto dato che avremo un Senato proporzionale e una Camera ultramaggioritaria, con rischi seri di paralisi nel caso venissero fuori due diverse maggioranze”.
Giachetti allora ricorda che la riforma “prevede una clausola di supremazia” perchè “non è che una Camera può sconfessare l’altra”.
“Ma come no?!” esclama l’ex premier, e dal pubblico c’è chi gli dà  man forte: “A Giachè, te stai a incartà !”.
Non solo il merito, D’Alema contesta anche il “metodo”: “Questa è una riforma costituzionale di governo, approvata da una ristretta maggioranza eletta con il Porcellum che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale. Non c’è nessun mandato elettorale”.
Il vicepresidente della Camera fa presente che “riforme e Italicum erano il cuore del programma su cui Renzi ha ottenuto la fiducia delle Camere. Sono allibito dal tuo discorso”.
Poi arriva l’affondo: “Vedo che Massimo si adopera per dare consigli ai grillini”.
Una parte del pubblico non ci sta: partono altri fischi, una signora urla “Giachetti stai sereno!”. Un anziano prima sbraita, poi mugugna: “D’Alema ha detto l’esatto opposto due minuti fa, ora basta, è tutta la vita che fa così, non se ne può più”.
Le tifoserie fanno a gara a chi urla più forte e i due interlocutori a stento sentono le parole l’uno dell’altro.
Si fa fatica a comprendere come mondi così distanti possano convivere nello stesso partito. Giachetti rinfaccia a D’Alema i lavori della Bicamerale che “davano al Presidente del Consiglio poteri enormi anche per un sistema semipresidenziale mentre la nostra riforma riduce i poteri del premier”.
Il lider Maximo non è d’accordo: “Con l’indicazione del presidente del Consiglio introdotta nella legge elettorale si cambia la forma di governo del Paese”.
Ed esprime forti perplessità  sui capilista bloccati e sulle preferenze.
Giachetti si spazientisce: “Voi quando c’era il Mattarellum volevate le preferenze, quando c’erano le preferenze volevate il Mattarellum. Non si capisce mai cosa volete”.
“Guarda — dice D’Alema — che il Mattarellum noi lo abbiamo scritto, se l’obiettivo del tuo digiuno era l’Itaicum era meglio se mangiavi la porchetta”.
I due si provocano a vicenda. E sotto i gazebo è una bolgia: un sostenitore di D’Alema perde la calma e arriva quasi a ridosso del palco urlando contro Enrico Mentana che fa da moderatore del confronto: “Giachetti non può provocare sempre – grida — Mentana! Devi moderarlo! Hai capito?”.
Dall’altra parte della platea un militante grida come un forsennato: “Massimo, di’ qualcosa di sinistra! Dilla Massimo, ce la puoi fare!”.
Non si sa come, si arriva al momento degli appelli finali.
Giachetti elenca i punti di forza della legge costituzionale (“è una riforma che semplifica e permetterà  alle istituzioni di lavorare meglio per i cittadini”).
Poi, all’ultimo secondo utile, sferra un “colpo basso”, tirando fuori il Patto della Crostata tra D’Alema e Berlusconi: l’accordo stipulato a casa di Gianni Letta per portare a termine i lavori della Bicamerale.
La folla perde la calma, ancora una volta. “Buffone!” e partono altri fischi. “Se questi sono i vostri argomenti allora voto No”, si sgola un militante.
Tocca a D’Alema: “Non ci fu nessun patto e non ci fu nessuna crostata”, ribatte al vicepresidente della Camera. Infine tira le somme: “L’insieme di queste riforme, quella costituzionale e quella elettorale, riduce la sovranità  popolare”.
Cala il sipario sul confronto, i due esponenti del Pd scendono finalmente dal palco mentre i militanti si allontanano alla spicciolata.
Si formano dei capannelli qua e là  e Giachetti e D’Alema vengono raggiunti dai rispettivi sostenitori. Non piove più, il clima si fa disteso.
E’ arrivato il momento di farsi selfie.

(da “Huffingtonpost”)

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