Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
LA SINDACA SI APPELLA AI VOTI RICEVUTI AL BALLOTTAGGIO MA LA REALTA’ E’ BEN DIVERSA: LEI AVEVA DETTO CHE AVREBBE FATTO UN REFERENDUM E DI MAIO AVEVA SOSTENUTO IL SI’…E I SONDAGGI OGGI DICONO CHE L’85% DEI ROMANI VUOLE I GIOCHI
«Il 70 per cento romani ha già detto no a queste Olimpiadi durante il ballottaggio delle elezioni
amministrative»: difende così, Virginia Raggi, il suo rifiuto alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024.
Il ragionamento non fa una grinza: avevamo detto di non essere d’accordo, ci hanno votati, quindi siamo coerenti con le idee che ci hanno fatto vincere.
Peccato che non sia andata così.
Tanto per cominciare Virginia Raggi, prima del ballottaggio non solo non ha detto di essere contraria ma aveva annunciato un referendum consultivo per chiedere ai romani.
Lo aveva detto durante il confronto con Roberto Giachetti in diretta su Sky Tg24 e online c’è ancora il video che ne dà prova.
Quindi no: i romani non hanno detto no votando Virginia Raggi perchè non faceva parte del suo programma dire no a prescindere alle Olimpiadi.
Tra l’altro, ricordiamo che qualche mese prima Luigi Di Maio, il principale sponsor della sindaca grillina, aveva detto in un’intervista che se il Movimento avesse vinto si sarebbe speso per portare le Olimpiadi a Roma.
Ma c’è dell’altro. I romani, anche se non pubblicamente come forse avrebbero voluto, si sono espressi a favore delle Olimpiadi in più occasioni.
Dall’inizio dell’anno quasi tutti i sondaggi pubblicati online testimoniano il sì dei cittadini della Capitale ai Giochi. In alcuni casi con maggioranze schiaccianti.
Proprio per il 22 settembre, tra l’altro, è in programma la presentazione in Campidoglio di un ultimo sondaggio realizzato dal Codacons (l’associazione dei consumatori, non delle lobby del cemento) secondo cui addirittura l’85% dei romani è a favore delle Olimpiadi.
C’è poi da fare un’ulteriore precisazione alle parole della sindaca Raggi: al ballottaggio delle amministrative 2016 ha votato il 50,19% dei romani.
Sorvolando sul mancato obiettivo del Movimento 5 Stelle di riportare gli italiani alle urne (alle scorse elezioni aveva votato il 52,81% degli aventi diritto) bisognerebbe ricordare a Virginia Raggi che il sindaco è di tutti i romani e non solo di quelli che l’hanno votata.
Perchè i sondaggi si fanno su tutti i cittadini e non solo su quelli che si recano alle urne.
Forse, se la sindaca avesse tenuto fede alla promessa fatta in campagna elettorale, avrebbe scoperto che dire sempre no non è così popolare come si potrebbe pensare.
Francesco Zaffarano
(da “La Stampa”)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
LE MOSSE PER NON DOVER ABBANDONARE LA CANDIDATURA
E adesso? Adesso Roma può andare avanti da sola? Una sola parola: “Vediamo…”.
E’ ancora mattina presto, Giovanni Malagò arriva a passo spedito al Coni: sa già che Raggi gli avrebbe detto no, nell’incontro previsto nel primo pomeriggio saltato però dopo che la delegazione del Coni aveva lasciato il Campidoglio: il n.1 dello sport italiano se ne è andato dopo aver fatto 37 minuti di anticamera nell’attesa, vana, dell’arrivo della sindaca.
Malagò non è certo un tipo che si arrende facilmente, e studia qualsiasi soluzione, anche perchè rinunciare a questa candidatura gli sembra davvero un delitto.
Come ha confidato agli amici: “Se si affonda, è solo per la politica; noi siamo i più forti…”.
E’ convinto che Roma stia davanti a Los Angeles e Parigi, e che questa, l’ha detto, sia “davvero un’occasione unica”.
Ma è anche convinto che non avrebbe senso andare avanti con una candidatura “zoppa”, e paradossalmente forse è meglio che il no sia arrivato adesso.
Sì, perchè altissimo sarebbe il rischio di critiche nei confronti del presidente del Coni se Roma indebolita, fiaccata, litigiosa, fosse andata a perdere il 13 settembre del prossimo anno.
Qualcuno potrebbe imputargli di aver speso male i 35 milioni di euro messi a disposizione dal governo.
E quindi se si va avanti, lo si fa soltanto con tutte le forze, con una dossier serio (come quello attuale), con un Comitato olimpico stimato e rispettato nel mondo, con tre membri Cio (Carraro, Pescante e Ferriani) che ben conoscono i meccanismi che portano all’assegnazione di un’Olimpiade.
Il lavoro di lobby è decisivo, più del dossier. Per questo quando Malagò ci sussurra quel “vediamo”, significa che adesso vorrà analizzare coi suoi, ma ancor prima con Matteo Renzi, se davvero vale la pena di continuare a coltivare il sogno senza il consenso di Raggi.
Anche perchè dalle parti di Palazzo H e dintorni, c’è la convinzione che la sindaca non arrivi “a mangiare il panettone”.
E con un commissario alla Tronca, la nostra candidatura andrebbe avanti, eccome.
Ma questo è un terreno delicato, dove la politica, ancora una volta, potrebbe avere la parola decisiva.
“Se la sindaca Raggi dirà no alle Olimpiadi nessuno di noi si metterà in testa strani marchingegni per bypassarla, perchè rispettiamo il popolo che ha eletto un sindaco e al sindaco onori e oneri”: parole di Matteo Renzi, dette il 4 settembre.
Malagò parlerà col premier appena tornato dagli Usa: lo lega un’amicizia profonda e una stima totale.
Conviene a Renzi entrare in rotta totale di collisione con i 5Stelle, facendo in modo che il Coni continui la candidatura nonostante il no del Campidoglio?
Oppure conviene a Renzi lasciare che i 5Stelle si indeboliscano sempre di più, anche in prospettiva futura?
Domande che anche nel mondo dello sport si fanno. Los Angeles 1984 fu la prima Olimpiade organizzata da privati: Roma, volendo, potrebbe imitare l’esempio.
Che direbbe il Cio? Niente, il Cio è disperato perchè ai Giochi non si candida più nessuno e se Roma ora si ritira, dopo il passo indietro del 2012, Bach non è certo felice.
Il 7 ottobre è vicino: Malagò e Montezemolo saranno a Losanna, al Cio: c’è da presentare il secondo dossier, quello che richiede le garanzie governative, legali e la copertura finaziaria.
Ci vorrebbe anche la firma della Raggi: ma non è indispensabile, almeno sino al 3 febbraio quando nel terzo dossier bisognerà garantire l’organizzazione con luoghi e date delle gare e la legaly cui il Cio tiene molto.
Lì è la vera dead line. Volendo ci sarebbe tempo per salvare il salvabile.
La candidatura forse non muore oggi: comunque (vedi Spy Calcio del 13 settembre) potrebbe continuare in tribunale, alla Corte dei Conti, con la rischiesta dannni erariali alla Raggi e ai suoi consiglieri. Venti milioni di euro solo per la sindaca.
Ma questa, ovviamente, è l’ultima carta. Se tutto dovesse saltare. Malagò però non è tipo che si arrende facilmente, e il suo amico Montezemolo meno che mai.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
L’APPELLO DEL SINDACO DI PARIGI, ANNE HIDALGO, RACCOLTO DA TUTTI I CANDIDATI … QUASI COME IN ITALIA
Il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, ha invitato i candidati alle presidenziali di Francia di manifestare il loro
sostegno per la candidatura di Parigi alle olimpiadi del 2024
Parlando a un gruppo di senatori francesi Hidalgo ha detto che il suo team ha incontrato tutti i candidati e ha chiesto loro di costruire una “unità nazionale” sulla candidatura di Parigi.
Hidalgo ha sottolineato che il consenso politico è “un elemento decisivo” della candidatura
Il Cio sceglierà la città che ospiterà i Giochi 2024 nel settembre del 2017 a Lima, in Perù. Al momento candidate sono oltre Parigi, Los Angeles, Budapest e Roma.
Il pensiero corre alle divisioni che si sono manifestate in Italia sulla candidatura di Roma, mentre in altri Paesi prevale il senso di “unità nazionale” quando è in discussione il prestigio della propria comunità nazionale.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
PRIMA FISSA L’APPUNTAMENTO QUANDO HA GIA’ DECISO L’INTRALLAZZO PER PENALIZZARE ROMA, POI SI FA BECCARE MENTRE SBAFA “DA DINO” IN VIA DEI MILLE… MALAGO’ SMONTA LE RAGIONI DEL NO
La Raggi fa aspettare 37 minuti Malagò e Pancalli che se ne vanno via furibondi dal Campidoglio. Avevano chiesto che il summit si tenesse in diretta, in streaming, per poter spiegare le loro ragioni (richiesta rifiutata).
Ma il famoso incontro non si è nemmeno tenuto.
Perchè mentre il presidente del Coni aspettava in Campidoglio, la Raggi era comodamente a pranzo alla pizzeria “Da Dino” a via dei Mille, vicino piazza Indipendenza.
Uno schiaffo al mondo dello sport.
Malagò, uscendo dal Campidoglio, era livido: non ha torto. Raggi si è insediata il 19 giugno, ha ricevuto-con tutto il rispetto-anche i parlamentari giapponesi, ma è arrivata in ritardo all’appuntamento con Malagò e Pancalli.
Raggi si giustifica, “un contrattempo”, mentendo.
Malagò ricostruisce il mancato incontro: “Dopo 37′ di attesa siamo andati via”.
Una “mancanza di rispetto e di attenzione” per il n.1 dello sport.
Ma veniamo al nodo del no. “Noi non apparteniamo a nessun partito politico. Noi siamo andati avanti col sostegno pieno del governo e della Regione: abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Noi siamo candidati perchè sono cambiate le regole del gioco, questo è il punto centrale. Raggi deve saperlo. L’agenda 2020 del Cio prevede impianti temporanei, prevede il coinvolgimento di altre città , prevede il lascito… Tanto è vero che il nostro bugdet complessivo è meno di un decimo di Sochi, il Cio ha previsto una riduzione dei costi. Era l’occasione per sistemare il Flaminio, le Vele di Calatrava, e tante altre opere. Io conosco le carte. So di cosa parlo”.
Difende la correttezza e la trasparenza delle sue scelte.
“Abbiamo stretto un accordo con Cantone”.
E attacca: “Consiglio alla sindaca di non presentare quella mozione, presa da Wikipedia, in consiglio comunale, parla di città non candidate come Amburgo, Boston. Bisogna sapere di cosa si parla. Sono cambiate le regole del gioco, il no va motivato”.
E attacca Raggi: “Non è vero che Roma paga ancora i debiti dei Giochi del 1960, è una falsità assoluta. Demagogia. Populismo. Le mangiatoie? Se avete timori, gestite voi. Non c’è un motivo vero per dire di no ai Giochi del 2024. C’è tutto il tempo per discutere sul dossier. Qui è tutto pretestuoso, già scritto. Solo un discorso di principio. Raggi è stata scortese, i Giochi erano un’opportunità per la città . Noi eravamo anche disposti ad indire un referendum. E la nostra credibilità internazionale ora dove va a finire? Dopo due anni non possiamo tirarci indietro. Da parte di Raggi solo alibi, non rispetto nei confronti di tutto il nostro mondo. Uno dei capisaldi nel dire no della sindaca è proprio quello di non favorire certe lobby del mattone, ma realizzare la città della scienza a Tor Vergata è proprio riconoscere una precisa concessione che c’è in quell’area. So di cosa parlo, ho letto le carte, se realizzi a Tor Vergata un’aula per l’università vale la concessione a un consorzio, tra cui la Vianini. Se realizzi un villaggio per atleti automaticamente si va a gara pubblica con trasparenza” .
E’ quasi commosso. Indignato e commosso.
“Io sono sereno, ho il senso del giusto. Ora dovranno assumersi le loro responsabilità “.
E ricorda l’ipotesi di chiedere i danni erariali visto che il Comitato promotore ha speso i soldi pubblici (circa 10 milioni). “Ora andiamo avanti, fino all’atto formale: Comune e Giunta si assumeranno la responsabilità della delibera che dà discontinuità alle precedenti decisioni. Come amministratori pubblici ci si deve assumere le responsabilità – ha aggiunto Malagò – Però do un vantaggio a Raggi: ritiri i riferimenti alle città che si sono ritirate, su quelle Wikipedia non è aggiornata…”.
Diana Bianchedi parla di populismo, “ci saremmo aspettato un’analisi profonda del nostro dossier” e anche Luca Pancalli, leader del movimento paralimpico, ci è rimasto malissimo: “Mi sembra che stiamo privando di un sogno tutti i cittadini. Non sono i grandi eventi che producono i debiti ma come vengono realizzati, mi sarei quindi aspettato coraggio, da parte di chi fa della trasparenza, il rigore e la serietà alla lotta agli sprechi, di accettare la sfida e dimostrare che noi italiani siamo in grado di fare le cose fatte bene e con rigore”.
(da “la Repubblica“)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
FA ASPETTARE 35 MINUTI IN ANTICAMERA LA DELEGAZIONE DEL CONI CHE GIUSTAMENTE SE NE VA… SOLO ALL’AMBASCIATA USA I CINQUESTELLE SONO ABITUATI A PRESENTARSI IN ORARIO
Oggi la Raggi avrebbe dovuto incontrare il presidente del Coni Giovanni Malagò. 
La delegazione composta anche dal presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli e dalla coordinatrice del comitato promotore Diana Bianchedi è arrivata in Campidoglio alle 14.30, orario fissato per la riunione, ma trentacinque minuti dopo ha abbandonato Palazzo Senatorio.
“Io la Raggi non l’ho vista, non l’ho vista”, ha detto il presidente del Coni lasciando il Comune visibilmente infastidito. “Ce ne andiamo perchè 35 minuti di attesa sono troppi, abbiamo stravolto le nostre agende per essere puntuali – spiega il n.1 dello sport italiano – e per più di mezz’ora abbiamo aspettato… è troppo”.
L’ultima cafonata della praticante dello studio amico di Previti va in onda nel primo pomeriggio, ma la commedia aveva il copione già scritto da chi è abituato a frequentare ambasciate straniere.
Lo scippo a Roma è compiuto, con pretesti che coprono interessi nascosti e la guerra delle lobbies internazionali.
Le cronache ci hanno reso edotti di quanti interessi si muovano dietro l’assegnazione degli eventi mondiali e quante bustarelle milionarie siano girate in passato per orientare il voto dei singoli Stati.
Restano in gara Los Angeles e Parigi, l’Italia fa loro la marchetta rinunciando con giustificazioni esilaranti.
I grillini si danno la zappa sui piedi: non sanno garantire che il tutto avvenga senza corruzione, manifesta ammissione di incapacità se non di collusione.
L’immagine che diamo al mondo è quella di non essere in grado di costruire 4 impianti senza intascare bustarelle: gli italiani onesti ringraziano i cialtroni che permetteranno di far veicolare all’estero questa immagine del nostro Paese.
Chiariamo una cosa: non c’entrano nulla “la colata di cemento”, “gli interessi di Caltagirone”, “i soldi dei romani”, tutte balle stratosferiche.
1) E’ il Comune (se avesse le palle) che decide dove costruire quei pochi impianti necessari, visto che Roma ha già delle strutture adeguate.
2) Non è vero che il Villaggio Olimpico sarebbe stato già appaltato a Caltagirone: non solo il Coni si era detto disponibile a trovare una nuova location, ma quella che il costruttore romano ha sui terreni di Tor Vergata è una semplice prelazione (a parità di offerta)
3) Come aveva detto l’assessore Berdini, le Olimpiadi non sarebbero costate un euro a Roma, ma avrebbero semmai dato una boccata d’ossigeno alla città e alle sue casse vuote in termini di trasporti pubblici, strutture sportive e alloggi popolari
4) I soldi delle Olimpiadi, se non si fanno, non finiscono ai romani, non arrivano e basta, altro che balle.
5) Solo Roma rifiuta i Giochi: Firenze, Milano, Bari, Napoli e perfino Sibari sarebbero pronte ad accoglierli. Tutti pazzi per il cemento? Ma non raccontate balle.
E stasera tutti all’ambasciata straniera a festeggiare, in orario, mi raccomando …
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
TRA POCO L’INCONTRO INUTILE, LA RAGGI SI VENDE ROMA PER POTER SALIRE SUL PALCO A PALERMO… UN GIORNO SI SAPRA’ CHE INTERESSI CI SONO DIETRO IL NO ALLE OLIMPIADI E CHI GRILLO HA VOLUTO FAVORIRE
“Parliamo in diretta streaming”.
A poco più di un’ora dall’incontro con il sindaco di Roma, Virginia Raggi, Giovanni Malagò , presidente del Coni, e Luca Pancalli presidente del Cip nonchè vicepresidente di Roma 2024, chiedono attraverso l’agenzia di stampa Ansa alla prima cittadina dei 5 stelle “la massima trasparenza”.
“Questa infatti ha sempre contraddistinto l’operato del comitato promotore della candidatura italiana e ci sembra coerente – aggiungono – poter documentare un momento importante per il futuro del paese e della città “.
Intanto, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa AdnKronos, la mozione per dire no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi nel 2024 è già pronta e verrà presentata in assemblea capitolina dopo l’incontro in agenda oggi tra la sindaca Virginia Raggi e il numero uno del Coni Giovanni Malagò.
Annullando così la delibera precedente datata giugno 2015 e risalente all’era Marino, con la quale la Capitale venne, di fatto, candidata ai giochi olimpici.
Questo l’iter che seguirà il M5S o che comunque sta pensando di seguire per uscire dal guado. Depositare dunque una mozione, nei fatti già pronta, che impegni la giunta e il sindaco a ritirare la candidatura.
Il M5S prenderà come esempi per giustificare il suo no alle Olimpiadi i casi di Amburgo, Madrid e Boston.
Con la mozione già redatta, si punta dunque a superare quella Marino votata a giugno e ufficializzata dall’ex sindaco nel settembre dello scorso anno.
Il consiglio comunale dovrà ora votarla, esprimendo così il suo no ai Giochi e superando il presunto empasse fatto notare dal Coni. Il 25 giugno 2015, in epoca Marino, l’assemblea capitolina approvò infatti la mozione a favore della presentazione della candidatura di Roma.
Il 17 febbraio 2016 il Comitato promotore ha presentato la prima parte del dossier dal titolo ‘Visione, Concetti e strategia’, ratificato dall’allora commissario Francesco Paolo Tronca.
La seconda parte, relativa alle ‘garanzie’, dovrebbe essere presentata il 7 ottobre, quindi con il ‘sigillo’ di Raggi. Che a questo punto, se la decisione sarà già presa oggi e anticipata con una mozione, è evidente non ratificherà . Mettendo la parola fine alla candidatura di Roma ai giochi del 2024.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
NON SI RINUNCIA A ORGANIZZARE GRANDI EVENTI SOLO PER PAURA DI RUBERIE: SE GOVERNANO LORO, DI CHE HANNO PAURA?… E CALTAGIRONE NON C’ENTRA NULLA
non si può rinunciare a organizzare grandi eventi solo per paura di ruberie e sprechi. 
“Le due parole più brevi e più antiche, sì e no, sono quelle che richiedono maggior riflessione”. Lo diceva Pitagora, uno dei sommi filosofi dell’antichità .
Veniva dalla Grecia, Pitagora; e dalla Grecia viene anche l’invenzione cui vorrei vedere applicata questa massima: le Olimpiadi.
Sull’opportunità di ospitare a Roma i Giochi del 2024 si sono scritti fiumi di parole. Alcune sagge, altre meno; alcune in buona fede, altre in mala fede; alcune oneste, altre terribilmente bugiarde.
Ma mancano quelle più importanti: mancano le parole di Virginia Raggi.
Dovrebbero arrivare oggi, in una conferenza stampa a margine di un incontro con il Presidente del Coni Giovanni Malagò, ma per adesso, dopo settimane di polemiche infuocate, ancora nulla…
Durante la campagna elettorale, anche in studio da me a “L’Aria che tira”, l’attuale sindaco di Roma diceva di voler organizzare un referendum e che quindi la scelta sarebbe toccata “ai cittadini romani”.
Oggi, per capirci qualcosa, dobbiamo affidarci ai retroscena politici, che un giorno dicono che Raggi è a favore, un altro che è contraria, un terzo che ci sta pensando, un quarto che vorrebbe ma non può, un quinto che non vorrebbe ma forse deve per sopravvivere. Un vero e proprio guazzabuglio.
E, sullo sfondo ma non troppo, i proclami della dirigenza del Movimento Cinque Stelle, ufficialmente e chiassosamente contraria al progetto.
Ora, sul tema io ho una mia opinione: non si può rinunciare a organizzare grandi eventi solo per paura di ruberie e sprechi.
Anzi, credo che sia una grande occasione avere al timone una forza come i Cinque Stelle, per Roma e per lo stesso Movimento.
Una forza che vive in maniera militante la trasparenza e l’onestà , dovrebbe usare questa come un’occasione da non perdere.
Una forza nata per smantellare il “magna magna” non può arrendersi alla corruzione, come se fosse un male invincibile.
Non può dire no ai Giochi per paura delle tangenti. Con una vigilanza costante del Comune, dei cittadini, della stampa e dell’Anac di Cantone perchè non si dovrebbe riuscire ad impedire qualsiasi magheggio?
Anche per Roma, per i suoi problemi, questa sembra un’occasione che difficilmente ritornerà : con che faccia ci ripresenteremmo al CIO, dopo esserci chiamati fuori sia per il 2020 sia per il 2024?
Malagò l’ha detto chiaro e tondo: questa è l’ultima possibilità .
È difficile dare torto a chi, come l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, nei fondi olimpici vede una boccata d’ossigeno per la città e per le sue casse vuote, per il suo fiato corto, per il suo male di vivere.
Trasporti pubblici, strutture sportive, alloggi popolari: chi vuole fare una rivoluzione, in genere, ha bisogno di soldi.
E cinque miliardi (malcontati) sono pur sempre cinque miliardi.
Con cui realizzare appunto quelle opere di cui Roma ha un disperato bisogno.
E non crediate che i soldi delle Olimpiadi possano essere destinati a altro: sono legati ai Giochi, nel bene e nel male.
Niente Olimpiadi uguale niente soldi. Soldi che comunque non sarebbero dei cittadini romani. Che, anzi, come ha scritto oggi Sergio Rizzo, se la città si tirasse indietro rischierebbero di dover risarcire lo Stato dei 15 milioni di euro anticipati per la candidatura…
Insomma, oltre al danno la beffa!
Per evitare sprechi e inutili gigantismi, Berdini è l’uomo ideale.
Se non basta la fiducia nel nuovo disciplinare del CIO (che dalle Olimpiadi di Tokyo del 2020 prevede un calmiere ai costi che già hanno spaventato tante città , come Amburgo e Boston), che valga almeno quella in un urbanista tra i massimi teorici del “consumo zero” di suolo.
Non va bene il progetto? Il Coni ha detto più volte di essere pronto a riscriverlo, insieme al Comune.
Le chiacchiere, insomma, stanno a zero e le scuse stanno per finire: il progetto è migliorabile, ma per migliorarlo bisogna discuterne senza paraocchi ideologici.
E senza bufale, come quella del Villaggio Olimpico già appaltato a Caltagirone: non solo il Coni si è detto disponibile a trovare una nuova location, ma quella che il costruttore romano ha sui terreni di Tor Vergata è una semplice prelazione (a parità di offerta), non un diritto a vita.
In tanti, a partire proprio dal Sindaco e dal suo Vice Frongia, giustificano il loro no dicendo che i Giochi non sono una priorità . E come potrebbero esserlo?
Saranno tra 8 anni, quando chi governa oggi Roma dovrebbe aver risolto tutte quelle emergenze che hanno consentito a una forza di protesta con il M5S di conquistare il Campidoglio.
Se nel 2024 staremo ancora combattendo con le buche e gli autobus sempre in ritardo, beh allora non saranno certo le Olimpidi il nostro problema…
E proprio le Olimpiadi, invece, per la Roma (e l’Italia) del 2016 possono essere un orizzonte lungo, una prospettiva, una sfida per il futuro.
Un modo per guardare lontano, per volare alto. Come nel 1960, quando la città era afflitta da mali molto, ma molto più gravi (un’inchiesta parlamentare sulla povertà aveva censito oltre centomila persone “residenti in alloggi impropri”, grotte comprese) e i Giochi, che certo non erano una priorità , rappresentarono il detonatore di uno sviluppo che sarebbe esploso in modo travolgente, tra Dolce Vita e boom economico.
Del resto, non c’è solo Roma in Italia ad avere problemi, ma pare che solo Roma voglia rifiutare i Giochi: Firenze, Milano, Bari, Napoli e perfino Sibari sarebbero pronte ad accoglierli.
Insomma, chi ha il pane non ha i denti…
Non sono tra quelli che dicono “facciamole a ogni costo”. Ma credo che sia assurdo rinunciare a un progetto per pura ideologia.
Sindaco Raggi, lei che ne pensa? Qual è la sua idea? I romani vorrebbero conoscere l’opinione del loro primo cittadino e non solo quella di Di Battista, Di Maio e Beppe Grillo.
E vorrebbero che non fosse viziata da pregiudizi ideologici…
Myrta Merlino
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
SE SALTA LA CANDIDATURA I CONSIGLIERI COMUNALI DOVRANNO RIMBORSARE 20 MILIONI DI EURO
Per fermare la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024 “serve un voto d’aula” da parte del Consiglio comunale.
Nel giorno in cui la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, annuncerà la decisione sui Giochi, il Coni gioca un’altra carta per tenere viva la speranza di far disputare le Olimpiadi nella Città eterna.
Nel parere scritto dall’avvocato Gianluigi Pellegrino, su incarico dello stesso Comitato olimpico nazionale italiano, infatti, secondo quanto riporta La Repubblica, “per lo Statuto di Roma Capitale il sindaco deve eseguire la volontà espressa dal consiglio comunale. Raggi avrebbe un ulteriore problema: ottenere dal consiglio il ritiro formale della delibera varata l’anno scorso. In tal caso saranno i consiglieri a doversi assumere la responsabilità nei confronti dello Stato”.
Secondo il Coni a dover far preoccupare la sindaca di Roma non è solo il voto dell’aula Giulio Cesare.
Nel parere dell’avvocato Pellegrino, infatti, si prospetta anche una richiesta danni di 20 milioni di euro ai consiglieri comunali.
“La revoca della candidatura rischia di costare a Roma e ai romani 20 milioni di euro: il cortocircuito in cui potrebbe infilarsi la sindaca sta proprio qui. Nel giugno 2015 la città fu candidata dall’allora sindaco di Roma Marino in virtù di una mozione approvata in assemblea capitolina che lo obbligava a farlo. Su questa base Roma ha chiesto allo Stato di sostenere la sua corsa, anche economicamente. Lo Stato ha quindi accettato, escludendo altre città e mettendoci dei soldi. Perciò, adesso, Roma non può dire allo Stato: ci ho ripensato, stavo scherzando”.
Se la sindaca deciderà di revocare la candidatura di Roma, spiega ancora l’avvocato, “le casse comunali, e quindi i cittadini, saranno esposti a risarcire lo Stato dei circa 20 milioni che Roma gli ha chiesto di investire”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
DEI CINQUE DEL DIRETTORIO E’ QUELLO CHE (PER FORTUNA) PARLA MENO…MA ABUSA DEI SOCIAL INCORRENDO IN ERRORI ESILARANTI… ED E’ RESPONSABILE DI SCUOLA E UNIVERSITA’
Tra i 5 membri del Direttorio grillino è quello che parla meno. Ma purtroppo per lui scrive molto. 
E’ il quinto Beatle, quello che mentre Di Maio e Di Battista, Ruocco e Fico passano da uno studio tv all’altro resta sempre fuori dall’inquadratura.
Carlo Sibilia, trentenne di Avellino, è uno dei personaggi più improbabili nell’empireo dei M5s. Persino il Fatto Quotidiano lo ha messo alla berlina, “un Gasparri stellato”, ha scritto Andrea Scanzi, e potrebbe sembrare un giudizio definitivo da parte del giornale più vicino al Movimento.
Lui però tira dritto, usa e abusa dei social network e inanella una gaffe dietro l’altra dal giorno dello sbarco in Parlamento nell’ormai lontano 2013.
E bisogna persino stare attenti a usare la parola “sbarco”, perchè Sibilia, entusiasta per la vittoria di Rosa Capuozzo a Quarto nel 2015, su Twitter si sbilanciò spiegando che “da quello in Liguria sbarcarono i Mille”. “Sarà profetico?”.
Come è finita nel comune dell’hinterland napoletano è storia recente, con le infiltrazioni dei voti della camorra in Comune e il gotha del M5S costretto a scaricare la sindaca che infine è rimasta al suo posto. E peccato che i Mille da Quarto si imbarcarono alla volta della Sicilia…
Un lapsus veniale, dettato dall’entusiasmo dell’attivista campano per il successo nel Comune alle porte di Napoli.
Ma il responsabile Scuola e università del Movimento, insignito l’anno scorso del prestigioso titolo, sembra inarrestabile.
Negli ultimi giorni su Facebook ha scritto un duro post contro la riforma costituzionale, “meno male che Renzi sia stato fischiato durante il dibattito con il presidente dell’Anpi…”, e “se il Tg1 non abbia detto neanche una parola su quanto accaduto vuol dire che siamo oltre il regime”.
Piuttosto rudimentali anche le nozioni di economia, esposte in modo succinto il 19 settembre: “Non può esistere una crisi monetaria perchè manca la moneta. Infatti acqua, terra e aria sono risorse naturali e pertanto sono finite. La moneta è un’unità di misura e può essere creata in qualsiasi momento”.
Sibilia oscilla tra Facebook e Twitter, ma non cambia la sua capacità di buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Nel 2014 definì l’allunaggio “una farsa”, ma sbagliò il riferimento temporale scrivendo che lo sbarco era avvenuto “43 anni fa”, quando erano già quarantacinque. Poi cercò di metterci una toppa, a modo suo: “Scusate, rettifico: siamo andati sulla luna, Berlusconi è onesto, la riforma del Senato è cosa buona e giusta e Repubblica è un giornale”
Appena entrato in Parlamento, si sbilanciò sul tema della fiducia: “Per governare non c’è bisogno della fiducia di nessuna delle due Camere”.
Poco prima, sul sacro blog, aveva proposto il “matrimonio omosessuale, di gruppo e tra specie diverse”. “Purchè consensienti”, naturalmente, e nessuno si sentì in dovere di correggere la “s” messa al posto della “z”.
Da ricordare una sua gita a Londra per contestare la riunione del gruppo Bilderberg, una delle bestie nere dei grillini.
Partì insieme al collega Paolo Bernini, quello che aveva lanciato l’allarme contro i microchip che “in America vengono già inseriti all’interno del corpo umano”.
La telecronaca della coda, trasmessa su La Cosa, canale grillino doc, più che a una contestazione somigliava a una gita di due Erasmus, “sembra di essere a un concerto rock”, ripeteva il Sibilia microfonato.
Che nel 2014 commentò l’attentato al Parlamento di Ottawa in Canada chiedendosi se fosse “opera di un pazzo o di qualcuno che ha ritrovato la ragione?”. Un militante gli rispose a bruciapelo: “Carlo, basta scrivere ste baggianate mentre lavori come rappresentante. Te lo chiediamo come tuoi datori di lavoro”.
Un altro internauta, dopo la sua nomina a responsabile Scuola del M5s, lo fulminò: “Questa ai bei tempi avrebbe fatto sganasciare anche Beppe Grillo…”.
Andrea Carugati
(da “La Stampa”)
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