Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
LA SINDACA PER SALVARSI HA DOVUTO DIRE NO ALLE OLIMPIADI DOPO AVER TRATTATO SOTTOBANCO CON MALAGO’…GRILLO IN CAMBIO HA BLOCCATO LA FRONDA RUOCCO- LOMBARDI
La scena, fino a un paio di giorni fa, prima del no alle Olimpiadi, non era scontata. Anzi, i componenti più critici del direttorio, più volte c’erano andati giù duri: “La Raggi deve dimostrare di lavorare nello spirito del Movimento, altrimenti non può stare sul palco di Palermo”.
Ora, invece, il programma della kermesse Italia a 5 Stelle prevede la scena: la Raggi salirà sul palco, applausi e bagno di folla.
Di nuovo simbolo del Movimento, attaccherà i poteri forti, che devono capire quanto “l’aria sia cambiata” e “non ci fermeranno”.
L’agenda del sindaco prevede, al momento, che rimarrà lì per un paio di giorni, rispetto alla toccata e fuga messa in agenda nel momento di tensione massima con i vertici del Movimento, nei giorni in cui nulla era scontato.
Eccola, la grande rilegittimazione di Virginia Raggi. Attorno al “no”, al gran rifiuto di Roma 2024, Beppe Grillo, tornato con due piedi nel Movimento, tenta la tregua olimpica tra i pentastellati.
Un no che non solo non è in discussione, ma che ogni giorno si arricchisce di colore. “Malagò? Un coatto”, dice Di Battista. Sui social è “Megalò”, simbolo della Roma dei salotti, dei tentacoli e degli affari, che si crede onnipotente. Ce n’è abbastanza per immaginare la scena di Virginia sul palco, che prova a far dimenticare la falsa partenza su Roma, le gaffe, la perdita di consenso.
Tregua fragile, fragilissima. Perchè lo scambio, in chiave interna, è chiaro.
Il fondatore ha chiesto un atto chiaro, per ripristinare una fiducia incrinatasi con mezzo direttorio. Come a dire: dimostrami che sei dei nostri.
L’altra ha chiesto uno stop al processo che si era aperto, su tutto il resto: i pasticci delle nomine, la nomina degli assessori, le “bugie sulla Muraro”, il ruolo di Marra. Una fonte molto interna spiega: “Le Olimpiadi, in fondo, sono state un problema minore. Quello vero è cercare un sostituto della Muraro, perchè essendo indagata è chiaro che prima o poi…. E lì non solo non c’è un sostituto, ma la Raggi la considera insostituibile. Come considera insostituibile Marra”.
Il “no” olimpico, al momento, basta per registrare un cambio dei rapporti di forza.
Il tentativo, nell’avvolgere i problemi attorno al no alle Olimpiadi, è anche rafforzare Di Maio, finito sotto tiro sul caso Raggi.
Ruocco, Lombardi, Sibilia avevano scommesso sul “sì” della Raggi alle Olimpiadi per scatenare l’attacco definitivo in nome del “tradimento” dei principi originari.
Un sì non campato per aria, perchè abboccamenti con Malagò il suo gabinetto li ha avuti, eccome, prima che Grillo chiedesse una parola chiara.
Nella successione degli interventi dal palco sabato si capirà che, anche se un po’ ammaccato, “Di Maio non si tocca”.
E per la prima volta salirà sul palco anche Davide Casaleggio.
Beppe Grillo, aprirà , chiuderà , parlerà in continuazione e sarà molto presente sul palco. La chiusura è solo sua, non come negli anni passati che parlarono i giovani leoni.
È l’unica garanzia della tregua, sia pur fragile.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
MINIMALISMO RINUNCIATARIO CHE RIVELA POCA FIDUCIA NEI PROPRI MEZZI
Premesso che nutrivo simpatia e una qualche fiducia verso Virginia Raggi, prima che evidenziasse un Dna
politico assai meno movimentista indignato che non da praticante legale in studi al servizio del rampantismo destrorso/qualunquista. Aggiungo che non nutro simpatia alcuna per Giovanni Malagò (un tempo “Melagodo”), che considero tipica espressione del generone “dolcevitaro” capitolino. Concludo precisando che considero i giochi olimpici una mega manifestazione ormai ridotta a baraccone mediatico, la cui credibilità è definitivamente annegata nel gorgo della chimica dopante.
Ciò detto, vorrei far seguire due considerazioni relative ai recentissimi fatti romani, sul merito e sul metodo.
In tutta Europa il rilancio di città in crisi ha trovato una leva importante in grandi eventi che fungevano — al tempo — da canalizzazione di finanziamenti e da medium per la civica reputazione.
Il rilancio di Glasgow nell’uscita dalla cosiddetta “afflizione post-fordista” (la crisi da de-industrializzazione) prende avvio nel 1990 dall’essere stata capitale europea della cultura.
Gli studiosi di territorio fanno decollare la rinascita di Barcellona dall’Olimpiade 1992, in coincidenza con il varo del suo celebre Piano Strategico.
Se andiamo a vedere, gli ultimi “grandi eventi” internazionali ospitati dall’Italia — Bologna (2000) e Genova (2004) capitali europee della cultura — sono stati dei clamorosi flop per l’incapacità gestionali evidenziate dalle amministrazioni locali. Insomma, se queste manifestazioni hanno un esito positivo o negativo, è “il manico” a risultare sempre responsabile.
Il diniego del governo Monti per la candidatura di Roma olimpica 2020 e ora della Raggi per Roma 2024 suonano come palese ammissione della propria inadeguatezza, gestionale e di governo.
Un minimalismo rinunciatario che non induce a confidare in chi nutre così poca fiducia nei propri stessi mezzi.
Per quanto riguarda il metodo, è comunque risultato sgradevole — da parte della sindaca — il ripristino del modello scortese/irridente già praticato dalla (pur odiata) Lombardi; nella parte del trucido di periferia durante gli streaming con Bersani.
Un ostentato disprezzo dell’interlocutore, tra l’altro fatto attendere oltre il lecito all’appuntamento ufficiale concordato, che suona a debolezza (evitare il confronto) gabellata per tracotanza.
Sgarbo istituzionale certamente a uso del proprio audience interno, da ricompattare visti gli stridii e gli scricchiolii delle passate settimane.
Con lo scalpo del Malagò come diversivo per gli organigrammi non ancora completati e la scelta di collaboratori dalla provenienza imbarazzante.
Sicchè — alla fin fine — l’intera vicenda sembra ridursi ancora una volta a giochi di aggiustamenti interni al Movimento.
Un messaggio che dice: io accetto di sottostare al controllo sulle scelte politiche del Comune (no alle Olimpiadi romane) ma non tollero intromissioni nella costruzione del mio entourage; composto esclusivamente da fedeli, cavalieri serventi e qualche ingaggio proveniente da ambienti giudicati sintonici, come il milieu alemanniano.
Insomma, quanto emerge in questo gioco di mosse e contromosse, di comunicazioni strumentali e patti di sangue segreti, ancora una volta non sembra proprio il modo migliore per dare una svolta effettiva alla vicenda romana; l’investimento ottimale per candidarsi alla guida del Paese.
Sarà interessante vedere come reagirà a tale baraccone una persona seria come l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, segnalato in crescente sofferenza per lo spettacolo cui sta assistendo.
Pierfranco Pellizzetti
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
INCONTRO GELIDO TRA IL PRESIDENTE DEL CONI E LA RAGGI ALLA PRESENTAZIONE DI EURO 2020
La Sala delle armi del Foro Italico s’infila tra viale delle Olimpiadi e viale dei Gladiatori.
Luoghi simbolo casuali ma è impossibile non pensarci, quando l’incrocio tra Virginia Raggi e Giovanni Malagò si fa pericoloso.
Il giorno dopo il gran rifiuto della sindaca alle Olimpiadi, con annesse scortesie il surreale si prende la scena.
Accade dietro ai riflettori della presentazione di Euro 2020, il campionato continentale di calcio che prevede anche Roma e il suo stadio Olimpico tra le 13 sedi scelte dall’Uefa.
Dopo il ritardo e l’incontro mancato del giorno prima i veleni e le accuse reciproche, Malagò sorprende tutti e alla Raggi offre la galanteria di un baciamano.
Un gesto che alla fine si rivela gelido: margini per recuperare i Giochi nella Capitale non ce ne sono più.
“Solo cortesia con una signora con cui non ho confidenza” spiega il presidente del Coni.
Lo scatto immortala i due protagonisti e subito dietro l’avvocato Pier Emilio Sammarco, così vicino alla sindaca e pontiere per Roma 2024, che forse fino all’ultimo ha voluto tenere aperto il canale di comunicazione.
Ormai però nulla può far tornare indietro la delibera di ritiro della candidatura che ieri i consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno presentato agli uffici del Campidoglio. Per Virginia Raggi lo sforzo del sorriso in un’occasione come questa è visibile.
“Sono molto contenta che Roma possa ospitare un evento così importante, grande leva di integrazione sociale e culturale. Roma sarà all’altezza e garantirà al meglio servizi e trasporti”.
Peccato che parli dei campionati europei di calcio del 2020 e non di Roma 2024. L’amarezza di Malagò che interviene subito dopo è miscelata abilmente, condita con i ringraziamenti dei diversi soggetti che hanno contribuito al traguardo, che hanno convinto l’Uefa a inserire Roma tra le 13 città .
“Per le Olimpiadi non siamo riusciti a fare squadra forse perchè ci si è messa di mezzo la politica”, confessa quando scende dal palco. La politica dei pasticci che ha messo nei guai fin dalle prime settimane sindaca e giunta.
Così Beppe Grillo ha ripreso il comando in mano e trovato l’occasione del no alle Olimpiadi per ricompattare tutto il movimento e riportare Virginia Raggi nel recinto. L’ultimatum era arrivato dal palco di Nettuno e il giorno dopo sul blog.
Sul no ai “giochi del mattone” non si può tornare indietro, l’uscita dal M5S e per il capo anche solo parlare di consultazione dei cittadini è un tradimento.
Fine dei giochi.
Verso sera, in un’intervista al Tg1, l’assessore all’Urbanistica e alle Infrastrutture di Roma, Paolo Berdini, si smarca sulla decisione della sindaca: “Sarebbe stata un’occasione preziosa – dice -, perchè i soldi sarebbero serviti per dare respiro a questa città “.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
L’AUTRICE DELLA CAMPAGNA FALLIMENTARE SUL FERTILITY DAY E’ DANIELA RODORIGO
Come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, migliaio di euro in più o in meno. ![](http://s15.postimg.org/e2dk9j0iz/RODORIGO.jpg)
E’ quanto guadagna la dirigente di prima fascia del Ministero della Salute Daniela Rodorigo.
Sarà lei a pagare le conseguenze delle campagne di comunicazione fallimentari lanciate per il Fertility Day: ieri il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha comunicato di aver attivato il procedimento disciplinare e di revoca dell’incarico dirigenziale nei confronti del responsabile della direzione generale della comunicazione del Dicastero, dopo le polemiche per l’opuscolo “razzista”.
Laureata in Giurisprudenza e un curriculum di tutto rispetto, già componente esterno della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale, docente alla Sapienza e diversi master conseguiti, Rodorigo ha avuto diversi incarichi come dirigente pubblico.
Ed essendo dirigente di prima fascia si porta a casa una retribuzione lorda annua di 236mila euro (nel rispetto della legge che prevede il tetto di 240mila euro agli stipendi dei dipendenti pubblici), così composta:
Stipendio annuo (55mila euro) + retribuzione posizione quota fissa (36mila euro) + retribuzione posizione quota variabile (76mila euro) + premio di risultato, che comprende il risultato 2013 più l’acconto sul 2015 (43mila euro) + altro (25mila euro).
Si tratta dei dati aggiornati all’anno 2015.
La direzione della comunicazione ministeriale era già finita al centro delle polemiche per i manifesti a sostegno del piano nazionale per la fertilità : quelli, per capirsi, che raffiguravano una donna con in mano una clessidra accompagnata dallo slogan “La bellezza non ha età . La fertilità sì”.
Dopo il ritiro dei manifesti è arrivato il secondo passo falso del Dicastero: la copertina dell’opuscolo divulgativo con le due immagini contrapposte delle buone e delle cattive abitudini.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
ERANO LE OPERE PREVISTE DAL DOSSIER OLIMPICO: ORA PER PAGARLE VIRGINIA DOVRA’ CHIEDERE CONSIGLIO A PREVITI O AL RE DELLA MONNEZZA?
Le vele di Calatrava
Il progetto della «Città dello Sport» dell’archistar spagnola Santiago Calatrava fu pensato nel 2005 per accogliere, quattro anni dopo, i Mondiali di nuoto nell’area dell’Università di Tor Vergata.
L’opera, però, è incompiuta e lo scheletro dello stadio del nuoto ( soprannominato le «Vele» ) che svetta sul panorama è emblema dell’abbandono.
Grazie alle Olimpiadi sarebbero dovuti arrivare circa 400 milioni di euro per completare l’opera (Calatrava era già pronto a rivedere al ribasso il progetto) e, l’intera area di Tor Vergata avrebbe ospitato il villaggio da 17.000 posti letto (con la successiva trasformazione in campus universitario) e il velodromo.
Dopo il no all’Olimpiade, la Raggi assicura: «Sistemeremo gli impianti esistenti:”
«Ho parlato con il rettore di Tor Vergata – ribatte il presidente del Coni, Giovanni Malagò – e non è come dice Raggi. È stato chiesto un finanziamento alla Bei (Banca europea per gli investimenti, ndr) che però è stato rifiutato». Rischia di restare un costoso incompiuto
Stadio Flaminio in abbandono
Inaugurato nel 1959, lo stadio Flaminio è stato progettato da Antonio Nervi con la collaborazione del padre Pier Luigi. Ospitò le partite del torneo olimpico di Roma1960 e poi fu utilizzato prevalentemente per le partite di rugby (nonchè per ospitare grandi concerti come quello di David Bowie e U2 nel 1987).
Oggi è in stato di abbandono – ridotto a distesa di sterpaglie e strutture pericolanti – dopo che in tanti hanno cercato invano di farlo rinascere: prima il Coni, con la a concessione al rugby e poi il transito dalla Figc, quindi il ritorno in Campidoglio senza un effettivo stop al degrado.
Il Comitato promotore di Roma 2024 aveva previsto un budget low cost da 5,3 miliardi di euro per gli impianti sportivi, di cui 3,2 a copertura dei costi di gestione e organizzazione dei Giochi e 2,1 per la costruzione o il rifacimento degli impianti permanenti (proprio come il Flaminio, in cima alla lista).
Per rimettere a posto l’impianto servono almeno 20 milioni che, al momento, il Comune non può tirare fuori.
Il raddoppio di Fiumicino
Il dossier di Roma 2024 prevedeva anche il raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino realizzato proprio in occasione delle Olimpiadi del 1960 (anche se fu inaugurato in ritardo).
Che ne sarà ora del progetto di allargamento dello scalo?
Tramvia della Musica
Tra le opere infrastrutturali promesse alla città dal Comitato promotore di Roma2024 c’è anche il finanziamento della Tramvia della Musica: un percorso di 5,9 km (e un budget di 45 milioni di euro) che servirà l’area Foro Italico e che collegherà Prati a Parioli, passando per viale Angelico e il Ponte della Musica e l’Auditorium con una media di 85mila passeggeri al giorno.
Il Campidoglio prevede di realizzarla tra il 2018 e 2022: ma senza il contributo olimpico, ora tutto sarà a carico del Comune che dovrà reperire risorse e portare avanti il progetto.
Metro C più lunga
La più importante delle opere infrastrutturali in ballo è senza dubbio il completamento della Linea C della metropolitana (compreso l’asse Lodi-Colosseo), prevista già dal piano del Campidoglio Con i giochi, secondo il dossier, sarebbe stato previsto un prolungamento: i capolinea della metro C sarebbero arrivati a servire Tor Vergata e la Farnesina, ovvero i due poli olimpici(Villaggio Olimpico e Stadio Olimpico).
Anche qui, il Campidoglio resta solo: senza i finanziamenti di Roma2024, il progetto risulta davvero oneroso per le casse comunali. Da ricordare che la metro C è la più costosa al mondo: iniziata nel 2006 è ancora in fase di realizzazione per ritardi che nel tempo si sono accumulati.
La cittadella paralimpica
Dicendo no alle Olimpiadi, la Raggi ha comunque garantito che «il Tre Fontane dei Mondiali di Nuoto diventerà un impianto paralimpico». L’impianto dell’Eur ( che fino al 2011 ospitava le gare della Rugby Roma) si trasformerà nella «Cittadella dello Sport disabili»: in realtà , già nel 2008 Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico (nonchè uno dei principali artefici della candidatura appena bocciata da Raggi) aveva ottenuto un finanziamento di 15 milioni per la realizzazione del progetto, la Raggi non c’entra.
Lo stadio della Roma
Nel dossier olimpico c’è anche il nuovo stadio della Roma che dovrà sorgere a Tor di Valle: un investimento da 1,7 miliardi di euro (allo stato attuale dei lavori sono stati spesi 60 milioni) totalmente a carico dei privati, di cui 440 milioni per le infrastrutture necessarie come il raddoppio della Via del Mare e dell’Ostiense.
La nuova arena è prevista nella primavera del 2019 (se tutto andrà bene). L’iter, infatti, è molto lungo e ora – dopo il no ai Giochi – la Raggi prova a strappare alla dirigenza della squadra giallorossa qualcosa in più. La scorsa settimana, al presidente James Pallotta che cercava garanzie sull’inizio dei lavori, la sindaca ha chiesto un aiuto per un intervento ad ampio spettro sugli impianti comunali.
Una condizione che, a quanto sembra, non è piaciuta agli americani.
(da “il Corriere della Sera”)
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Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
L’AVVENIRE MASSACRA LA RAGGI: “HA CAMBIATO IL MOTTO OLIMPICO: ORA L’IMPORTANTE E’ NON PARTECIPARE”
Come avevamo scritto ieri (e come i media italiani continuano a far finta di nulla sui reali motivi che
hanno spinto il comitato d’affari M5S a rinunciare a correre per i Giochi olimpici 2024 per fare un favore alla candidata Usa) la decisione della Raggi di stoppare la candidatura di Roma fa esultare le dirigenze politiche ed economiche di Oltreoceano.
Brinda il Los Angeles Times, secondo cui grazie al rifiuto della Raggi, Los Angeles, in corsa per io giochi del 2024, “ha un rivale in meno”.
“Il sindaco populista stronca il sogno olimpico della città “, titola il Financial Times, segnalando l’anomalia italiana.
“Roma città chiusa”. È il titolo di apertura di Avvenire all’indomani del no del sindaco di Roma, Virginia Raggi, alle Olimpiadi. Per il giornale dei vescovi, “il no di roma alle olimpiadi del 2024 è “una politica senza ali”.
Il giornale della conferenza episcopale italiana scrive, in un corsivo i prima pagina, che “Roma, che è dotata di ali d’aquila fin dai tempi dell’impero, stavolta non ha neanche provato a spiccare il volo. L’anno scorso di questi tempi, quando la candidatura fu ufficializzata dall’allora sindaco Ignazio Marino e la città era ancora sottosopra per lo tsunami di ‘mafia capitale’, avemmo modo di scrivere: ‘dopo aver toccato il fondo, sprofondando in melmosi mondi ‘di mezzo e ‘di sotto’, è ora che Roma si dia lo slancio per tornare in superficie.
Almeno per partecipare con onore, nello spirito del Barone de Coubertin’. Invece ieri è stato deciso che l’importante è non partecipare”.
(da agenzie)
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Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
“AVREBBE AVVICINATO PIU’ GIOVANI ALLO SPORT, TOGLIENDOLI DALLE STRADE”
Unanime è il disappunto fra gli azzurri protagonisti delle recenti Olimpiadi e Paralimpiadi di Rio.
«Abbiamo perso una grande occasione – dice con rabbia Elisa Di Francisca, 34 anni, argento nel fioretto -. Sarebbe stato un modo per far capire che l’Italia c’è, ci prova, non è solo chiacchiere e distintivo, come si dice. Lo sport è meritocrazia, vivere sano, esempio per i ragazzi, voglia di crederci sempre. E invece… I 5 Stelle ce l’hanno col sistema che ritengono sbagliato, ma la sindaca doveva almeno andare all’incontro con Malagò e argomentare la propria decisione. Cattedrali nel deserto a Roma? Lobby dei costruttori? Basta piangere sul latte versato! Le cose si possono fare anche in un altra modo, era l’occasione per dimostrarlo. Barcellona, Londra e Torino sono cambiate in meglio dopo i Giochi. La Raggi ha spento un sogno e negato una festa».
Non si era illuso invece Sandro Campagna, 53enne ct del Settebello di pallanuoto che a Rio ha conquistato il bronzo: «Si sapeva da aprile che la Raggi non avrebbe appoggiato i Giochi e così è stato. Speravamo in uno spiraglio, invece la chiusura è stata netta. Ero ct della Grecia nel 2004 quando ci furono le Olimpiadi di Atene, quindi so che cosa vuol dire vivere i Giochi dal di dentro. Se Roma avesse vinto la corsa per i Giochi 2014, l’Italia avrebbe potuto schierare come Paese ospitante anche più Nazionali e atleti, dando una chance unica a tantissimi azzurri. Sarebbe stata un’opportunità per cancellare l’immagine di un Paese vittima di lobby e corruzione, del resto non mi sembra che l’Expo di Milano sia andata così male. Mi piange il cuore anche perchè a Roma 2024 magari avrei chiuso a 61 anni la mia carriera».
Realista ma molto dispiaciuta Diana Bacosi, 33 anni, oro a Rio nello skeet del tiro a volo: «Speravo che la sindaca potesse ripensarci, magari sentendo le esperienze di noi olimpionici che abbiamo firmato una lettera-appello. Ho respirato l’aria magica di Rio, una città che sicuramente ha grossi problemi ma ha saputo organizzare bellissimi Giochi. Roma 2024 poteva essere l’occasione per ridare luce all’Italia e invece…».
A Rio il judoka piemontese Fabio Basile, 21 anni, ha vinto lo storico oro n. 200 per l’Italia nella storia dei Giochi: «Ero entusiasta di Roma 2024 perchè far vedere un’Olimpiade dal vivo sarebbe stato un ottimo stimolo per avvicinare tanti ragazzini allo sport e, in alcuni casi, per levarli dalla strada. La sindaca Raggi avrà i suoi motivi, non mi intendo di politica, ma ho la sensazione che si sia persa un’occasione e una straordinaria vetrina anche per gli sport cosiddetti minori».
Candidare Milano o Napoli
Un altro olimpionico azzurro 2016 è Daniele Garozzo, 24enne siciliano, oro nel fioretto individuale: «Ho voluto gridare al mondo sui social il mio dispiacere. Era un progetto che coinvolgeva più città , da Torino a Palermo, passando per Cagliari. Questo no fa male, Roma si sarebbe dimostrata capace di gestire un’Olimpiade. Riflettiamoci e magari pensiamo a una candidatura di Milano o Napoli per i Giochi 2028».
Elia Viviani, 27enne olimpionico nell’omnium di ciclismo su pista, non ha gradito come la Raggi ha annunciato il suo no: «C’è modo e modo, ma la sindaca non mi è piaciuta. E bisognava pensarci prima. Mi dispiace molto, avrei potuto chiudere la mia carriera proprio a Roma 2014. Io giro il mondo per tutto l’anno e vi assicuro che dal punto di vista organizzativo l’Italia non teme confronti con gli altri Paesi».
Giorgio Viberti
(da “La Stampa”)
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Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
LA SINDACA HA DISERTATO APPUNTAMENTO CON IL CONI ADDUCENDO IMPEGNI ISTITUZIONALI CON DELRIO… LA SINDACO BUGIARDA ERA AL RISTORANTE CON AMICI
Roma fino a ieri aveva un sindaco che non ha ancora spiegato come ha fatto ad avere una
consulenza legale dalla Asl di Civitavecchia senza essere iscritta nell’apposito albo cui la Asl era obbligata ad attingere.
Vicenda per la quale deve rispondere la dirigente Asl che le ha assegnato l’incarico e che casualmente è la madre di una parlamentare Cinquestelle.
Da ieri Roma ha anche ufficialmente una sindaca bugiarda.
“Avevo un impegno istituzionale”.
In conferenza stampa ha risposto così la sindaca di Roma Virginia Raggi a chi le chiedeva lumi sul ritardo di 37 minuti all’appuntamento con Giovanni Malagò e la delegazione del Coni, per parlare della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024.
Una versione che, tuttavia, viene smentita da tre foto pubblicate in esclusiva dal Corriere dello Sport.
Nei tre scatti si vede Raggi a pranzo con due persone in un ristorante in Via dei Mille, alle 14.15, a pochi minuti dall’incontro (mai avvenuto) in programma alle 14.30.
In altri Paesi civili un sindaco che mente sarebbe già stata costretta alle dimissioni, non solo per manifesta incapacità , ma anche per il fatto di aver mentito spudoratamente.
In Italia ci sono ancora dei coglioni che la difendono.
(da agenzie)
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Settembre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
MALAGO’ NON FA SCONTI: “AVEVAMO CHIESTO ALLA RAGGI DI GOVERNARE IL PROGETTO, SI E’ TIRATA INDIETRO PER NON ASSUMERSI RESPONSABILITA'”
“Formalmente non è finita, ma nella sostanza quando un’amministrazione comunale fa venire meno la candidatura è chiaro che questo non è visto bene dalla comunità internazionale”.
Parla così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ai microfoni di “Radio Anch’io” su Radio1, all’indomani della decisione di Virginia Raggi, sindaca di Roma, di dire no alla candidatura per le Olimpiadi del 2024.
E aggiunge: “Oggi qualsiasi opera pubblica richiede un investimento, questa Amministrazione comunale aveva il diritto e il dovere di supervisionare, alla Raggi abbiamo detto ‘assumiti la governance e governa il processo'”
Oggi il numero uno dello sport italiano potrebbe vedere Renzi per un incontro su sport e periferie già programmato ed alle 14 sarà impegnato in una conferenza stampa al Coni sugli Europei del 2020 con il neo presidente dell’Uefa Ceferin ed alla quale dovrebbe esserci anche la Raggi.
Sui soldi fin qui spesi dal comitato promotore Roma2024 e su un eventuale danno erariale, Malagò ha precisato:”Noi siamo un ente pubblico, tutte le spese sono online, e si tratta di fondi del Governo. Dico che se qualcuno chiede perchè questi soldi sono stati spesi è chiaro che dovremo rimandare la domanda a chi sta bloccando una candidatura, visto che tuttora siamo ufficialmente candidati con il sostegno formale di tutti. In ogni caso, se si vuole controllare come sono stati spesi fin qui i soldi può controlla da subito” ha detto Malagò.
Una risposta a Di Battista che aveva chiesto conto delle spese, senza neanche sapere che sono on line.
E sulla vana attesa di ieri nell’anticamera della sindaca – era a pranzo in una trattoria mentre il presidente del Coni l’aspettava, Malagò ha aggiunto:”Io mi occupo 16 ore al giorno, da volontario, di sport. Mi aspettavo con speranza che l’amministrazione comunale accettasse con slancio questa opportunità , allo sport interessa organizzare al meglio un evento sportivo e dare una mano alla città piena di problemi. D’altra parte, qualsiasi opera pubblica oggi richiede un investimento. Noi abbiamo presentato un progetto che desse speranza e obiettivo ai giovani. Referendum? Andava fatto prima, ma non abbiamo problemi a confrontarci, anche perchè sappiamo benissimo che i numeri sono a nostro favore. I numeri che vengono sventolati sui costi e le incidenze, riguardano le edizioni del passato, noi siamo candidati perchè sono cambiate le regole del gioco della candidatura”.
(da agenzie)
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