Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
STANZIATI 6 MILIARDI IN TRE ANNI… E’ LA PRIMA OPERAZIONE DEL GOVERNO A FAVORE DELLE FASCE PIU’ DEBOLI
Dal patto della lavagna al verbale dell’accordo con i sindacati. Il Governo mette nero su bianco l’impegno assunto dal premier Matteo Renzi a ‘Quinta colonna’: 40 euro al mese (circa 500 euro all’anno) per 1,2 milioni di pensionati in più rispetto agli attuali 2,1 milioni.
Il totale della platea dei beneficiari sale così a 3,3 milioni di persone.
Nel verbale di accordo sugli interventi relativi alle pensioni, firmato dal Governo e da sindacati, arriva anche l’aumento dell’importo della quattordicesima per gli attuali beneficiari anche se non è stata inserita una cifra ufficiale.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che ha guidato la trattativa con Cgil, Cisl e Uil insieme al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha affermato che l’aumento della quattordicesima del 30% per chi già la riceve è “plausibile”.
Al punto 2 dell’accordo, come riportato nel testo di cui l’Huffington Post è in possesso, si legge:
“Si prevede un intervento sulla somma aggiuntiva (la cosiddetta “quattordicesima mensilità ”) teso sia ad aumentare gli importi corrisposti, sia ad estendere la platea dei beneficiari di circa 1,2 milioni di pensionati. Ciò sarà realizzato sia attraverso un aumento dell’importo per gli attuali beneficiari (circa 2,1 milioni di pensionati con redditi fino a 1,5 volte il trattamento minimo annuo INPS), sia attraverso l’erogazione della quattordicesima anche ai pensionati con redditi fino a 2 volte il trattamento annuo minimo INPS (circa 1.000 euro mensili nel 2016) nella misura prevista oggi”.
L’intero cantiere sulle pensioni potrà contare su sei miliardi in tre anni.
A riferirlo è stato Poletti, che ha spiegato che la distribuzione delle risorse seguirà “una dinamica crescente”.
Positivo il giudizio del segretario generale della Federazione nazionale pensionati della Cisl, Gigi Bonfanti, che parla di “un’intesa importante che ridà ai nostri pensionati la dignità che per troppo tempo è stata loro negata”.
“Dopo anni nei quali ci siamo battuti per affermare i diritti dei pensionati senza ricevere ascolto da parte del governo, assistiamo finalmente ad una presa di posizione con la quale i nostri pensionati ricevono qualcosa senza dare nulla in cambio, aggiunge.
La numero uno della Cgil, Susanna Camusso, sottolinea che “si è fatto un buon lavoro, ma non è ancora concluso”.
Critico il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “I sei miliardi stanziati – ha sottolineato – non sono sufficienti e non dimentichiamo gli esodati e il resto della piattaforma”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO DEI TRASPORTI DI BERLUSCONI: “SU PONTE E RIFORME COMPIE IL NOSTRO PROGRAMMA, VOTERO’ SI'”
L’uomo del Ponte (sullo stretto) si converte a Renzi. Pietro Lunardi, l’ex potente ministro dei
Trasporti e delle Infrastrutture del governo Berlusconi, incappato in qualche vicenda giudiziaria poi archiviata, è simbolo della crociata azzurra sul Ponte. In un’intervista all’HuffPost annuncia il suo sì al referendum: “Renzi sta realizzando la nostra rivoluzione”.
Ha sentito Renzi sul Ponte sullo Stretto?
Bravo, bravissimo. Ha rotto un tabù a sinistra. Ha capito il discorso di fondo. Se uno le butta sul tema delle priorità , lascia l’Italia nella palude. Si dice “la priorità è il terremoto”, “la priorità è l’alluvione” e questo diventa l’alibi per lasciare tutto come è.
Lei con Berlusconi fece di tutto per far partire l’opera. Poi arrivò Prodi e la bloccò.
Perchè puntava al Quirinale e si voleva creare una verginità con quel vasto mondo della sinistra del no.
Col Ponte si creano centomila posti di lavoro, dice Renzi.
Certo, perchè non c’è solo il ponte in sè. C’è l’indotto. Gli accessi di una trentina chilometri di gallerie danno lavoro a calabresi, siciliani. È vero che con l’opera si toglie dall’isolamento la Sicilia.
Non sarebbe il caso di fare prima le strade e poi le opere faraoniche?
È proprio questo il ragionamento che non funziona. Nei sei anni in cui si costruisce il ponte in Sicilia si fa quel che si vuole, mica si deve stare fermi su tutto il resto. Poi vedo che la sinistra vuole fare l’alta velocità tra Palermo e Catania. A cosa serve l’alta velocità se non c’è il ponte? Uno va 300 chilometri all’ora in ferrovia e poi sta due ore fermo ad aspettare un traghetto. Lei capisce…
Insomma, Renzi sta realizzando se non i vostri sogni, quanto meno i vostri programmi.
Renzi sta interpretando quello che avevano pensato noi e voluto per il paese. Fare, fare, fare, non farsi bloccare dai no, i no tav, i no ponte, i comitati e quel pezzo della sinistra che si oppone per ragioni ideologiche. E lo sta facendo anche sulla giustizia, sul lavoro… Tutti parlano di riforme ma siamo sempre schiavi delle minoranze.
Dunque, lei vota sì al referendum sulle riforme?
Sì, voto sì. Ne ho parlato con Marcello Pera. Le dico una cosa molto semplice. Della riforma ci sono anche cose che non mi piacciono, ma aspettavo da anni che cambiassero radicalmente il titolo V che ebbe effetti devastanti sulla legge obiettivo. Era nata per fare 125 miliardi di opere in dieci anni, poi con la storia del titolo V l’hanno caricata di esigenze di comuni, regioni, etc, e sono diventati 340 miliardi opere. L’hanno caricata e quindi sventrata. E poi è una riforma che semplifica.
Assomiglia alla vostra del 2005?
Certo, anche noi volevamo cambiare. La stagnazione è devastante, ed è sempre stata devastante. Questa riforma non è perfetta ma un passo in avanti.
Lunardi, tornerà a fare politica?
Non l’ho mai fatta…. Sono entrato da tecnico e uscito da tecnico. Le questioni trasportistiche le seguo e metto a disposizione la mia esperienza. Guardi che la parte più importante per l’Italia è il Sud, nel Mediterraneo passa il mondo, hanno raddoppiato anche Suez. Se abbiamo un Sud organizzato, abbiamo dato all’Italia la cosa che serve.
È fiducioso che Renzi porterà a termine la vostra rivoluzione?
I presupposti ci sono. Alternative non ce ne sono. E spero venga aiutato dalle persone giuste perchè di avversari ne ha parecchi fuori, ma anche dentro il suo partito.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
DEPUTATA DI SCELTA CIVICA ERA STATA INDAGATA E POI PROSCIOLTA: LAVORERA’ IN FLORIDA… DURO ATTACCO ALLA CULTURA DEL SOSPETTO INCARNATA DAL M5S
È stato un discorso duro e determinato, quello con cui Ilaria Capua ha rassegnato le sue dimissioni dalla Camera. La virologa diventata celebre ai tempi dell’influenza aviaria per aver isolato il virus e sollecitato il pubblico accesso ai dati a livello internazionale, non ha potuto realizzare in Italia il suo sogno scientifico e si è trovata al centro di una vicenda giudiziaria dalla quale nel luglio scorso è stata pienamente prosciolta.
«È stata una decisione sofferta e ponderata, che ho maturato nel tempo e che si è articolata intorno alla parola “rispetto”», ha detto nel messaggio con il quale ha rassegnato le dimissioni.
La Camera le ha accettate con 238 sì e 179 no.
L’Aula si è infiammata contro il giustizialismo e chi lo cavalca. E il riferimento è ai 5 Stelle. «Le dimissioni di una figura come quella di Ilaria Capua -dice Ilaria Ghizzoni del Pd- sono una grave perdita. In questi due anni ha perso la serenità personale a causa di una cultura del sospetto che abbonda e si radica sempre di più nella società e in alcuni mass media ed è praticata anche qui, nelle istituzioni repubblicane, dai colleghi del M5S».
I 5 Stelle infatti furono durissimi ai tempi dell’avviso di garanzia. Hanno votato sì alle dimissioni «in coerenza con i precedenti», come è stato specificato nelle dichiarazioni di voto.
Nel 2014 la virologa, eletta alla Camera nelle liste di Scelta Civica, era stata iscritta nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso di ufficio e traffico illecito di virus.
Nel luglio 2016 è stata pienamente prosciolta. Una vicenda che, come ha ricordato prima della votazione Maurizio Lupi (Ap), l’ha esposta a una gogna andata in scena anche nell’Aula della commissione Cultura di Montecitorio. «E’stato per me un incubo senza confini ed una violenza che non solo mi ha segnata per sempre, ma che ha coinvolto e stravolto anche la mia famiglia».
L’incredibile storia, ha aggiunto, ha minato la sua credibilità di parlamentare e l’ha convinta a lasciare l’attività alla Camera per tornare alla ricerca.
Ora dirige un Centro di eccellenza dell’Università della Florida dedicato all’approccio “One Health”, che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale: è quello che la ricercatrice aveva sempre sognato di fare e avrebbe voluto realizzare in Italia. La sua grinta è la stessa di sempre: «Una donna di scienza nel quale questo Paese e l’Europa hanno investito – ha detto Capua – ha il dovere di non fermarsi. Ha il dovere di continuare a condurre le proprie ricerche nonostante tutto, perchè la scienza è di tutti ed è strumento essenziale per il progresso».
Tornare sui suoi passi ormai non è più possibile: «Ora che è finita – ha detto riferendosi al proscioglimento – potrei tornare indietro, ma vi dico la verità , non me la sento. Devo recuperare forze, lucidità e serenità , devo lenire la sofferenza che è stata provocata a mia figlia e a mio marito. Devo recuperare soprattutto fiducia in me stessa, appunto perchè voglio usare al meglio il tempo che ho a disposizione». Preferisce quindi tornare al suo posto, «a fare quello che so fare meglio, all’estero, ma sempre con lo sguardo rivolto verso l’Italia».
(da “La Stampa”)
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Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
L’ULTIMA BATTAGLIA PER RAPPRESENTARE IL MONDO DELUSO DELLA SINISTRA CHE NON SI RICONOSCE NELLE SCELTE LIBERISTE DI RENZI
C’est lui. Massimo D’Alema: “chi sta consegnando il paese a Grillo non è il No, ma è Renzi. Questi sono
i dati elettorali. Renzi ha rotto con milioni di elettori di sinistra che non si riconoscono più nel Pd, in quanto lo vedono come il partito che toglie le tasse ai ricchi e fa lo Stretto di Messina”.
Ragion per cui: “spero che la vittoria del no lo renda meno arrogante, lo spero per lui e per il bene del paese”.
C’est lui, toujours.
D’Alema il comunista ateo mai pentito che ha contribuito alla nascita del Pd, “un’amalgama mal riuscito”, che ha aderito alla miracolosa e fallita “terza via blairiana”, il “meno Stato, più mercato”, il “laissez faire” il mercato che ha prodotto diseguaglianze socio-economiche.
Non è stato e non è uno stinco di santo: e alla terza età , da disoccupato, “non ho incarichi politici nè parlamentari”, vivo e vegeto, tutt’altro che rottamato, si permette, “siamo un paese democratico, libero, libero, libero”, di criticare e senza peli sulla lingua il Premier e leader del Pd, Matteo Renzi che “non si dimetterà da presidente del Consiglio: quelli che lo fanno normalmente non sono quelli che lo dichiarano ma quelli che lo fanno. E non mi pare abbia la fisique du role”.
Indubitalement, c’est lui, le President.
Così lo chiamano nel Pse di cui dirige da diversi anni la Feps, Federazione europea di studi progressi, impegnatissima nella ricerca di “una via d’uscita” dal tragico fenomeno dell’immigrazione e integrazione nonchè dalla mina vagante di Daesh e la minaccia terroristica: dal Medio Oriente verso l’Europa, come si intitola l’ultima ricerca presentata a metà settembre a Bruxelles.
Orbene, e se in questo duello, non solo politico e istituzionale, il referendum sulla riforma costituzionale, che, a differenza di Renzi, lo vede schierato apertamente per il No, ci fosse, sottesa, una dimensione culturale sinora poco compresa da “renziani”, fans della “ditta” e ex-dalemiani?
Ossia, il nobile tentativo di salvare dall’autodistruzione il Pd che rischia di perdere la centralità politica e in particolare l’impresa estrema di tener in vita quel popolo, ancora diffuso e consistente, di sinistra deluso dal Pd tanto da essersene allontanato e in generale disaffezionato dalla politica, incapace di dare risposte alle diseguaglianze socio-economiche che si dovrebbero superare con il paradigma neoliberista dominante dei “grandi eventi” o delle grandi opere, come il ponte sullo stretto di Messina, che, per D’Alema, “è un omaggio per gli 80 anni del Cavaliere e questo dimostra la gentilezza d’animo del presidente del consiglio…”.
Carlo Patrignani
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
ORA LE COMPAGNIE RISCHIANO DI ESSERE BANDITE DAI PORTI…”IL CARBURANTE PIU’ PULITO COSTA MOLTO DI PIU'”
Il Tribunale di Venezia condanna le maxi-navi da crociera.
Usano carburante ad alto contenuto di zolfo che inquina troppo. La sentenza, passata quasi inosservata, potrebbe avere esiti clamorosi.
“Stavolta tocca alla Costa Crociere, ma nei mesi scorsi era toccato anche alla Msc e ad altri armatori. Nulla, par di capire, finora è cambiato. Ma le grandi compagnie rischiano grosso, perchè in caso di recidiva potrebbero non avere più il permesso di attraccare nei porti italiani”, racconta Arianna Spessotto della Commissione Trasporti della Camera.
Tutto comincia quando la Capitaneria di Porto di Venezia esegue un controllo su una nave della Costa Crociere e contesta al comandante l’utilizzo di un carburante con un contenuto di zolfo superiore al consentito (oltre l’1,5% della massa).
Scatta la sanzione da 30.026 euro nei confronti della compagnia.
Bazzecole per un colosso come la Costa, ma c’è il rischio di creare un precedente.
E soprattutto, appunto, che se pizzicate di nuovo, le navi della compagnia non possano più attraccare in Italia.
Ecco allora che la società presenta ricorso alla seconda sezione del Tribunale di Venezia. Che lo respinge.
E qui per le grandi compagnie suona un campanello d’allarme. Perchè stiamo parlando di Venezia, già al centro da anni delle polemiche sul passaggio delle grandi navi a due passi da San Marco.
Ma anche perchè le pronunce dei tribunali italiani ormai stanno diventando sempre più frequenti. Già , ne aveva riferito il Fatto, c’era stato un analogo provvedimento del tribunale di Genova nei confronti di Msc.
Il nodo della questione è il carburante utilizzato: per le navi di linea — come appunto i colossi da crociera — è previsto l’obbligo di adoperare un combustibile con una percentuale massima di zolfo dell’1,5%.
Chi non svolge, appunto, servizio di linea può arrivare al 3,5 (con emissioni, quindi, molto più elevate).
Di qui la difesa delle grandi compagnie: “Le navi da crociera non compiono servizio di linea”. Una tesi che i tribunali italiani respingono. Per questo, risulta al Fatto Quotidiano, ambienti vicini alle società armatrici stanno cercando di convincere il governo a compiere una modifica legislativa che consenta di utilizzare i carburanti più inquinanti.
In gioco c’è un tesoro, come racconta un ufficiale della Costa — ma il discorso vale per molti operatori — che chiede di restare anonimo:
“Cambiare la classificazione di una nave significa risparmiare decine di milioni di euro. Perchè le navi non di linea possono utilizzare carburante con una percentuale di zolfo del 3,5 per cento. E una nave da crociera arriva a consumare 15 tonnellate l’ora”. Aggiunge un ufficiale Msc: “Il carburante più pulito costa molto di più. Ma è anche più difficile da trovare”.
Una disputa che vale milioni, ma tocca prima di tutto la salute.
In Italia infatti attraccano ogni anno 4.556 navi da crociera che trasportano 10,9 milioni di passeggeri. A Civitavecchia si contano 806 “toccate nave”, a Venezia 498, a Napoli 430. In alcune città , come Savona (231 attracchi) e Genova (190) le navi arrivano letteralmente nei centri storici dove vivono decine di migliaia di persone.
C’è lo zolfo, ma non solo.
Come ha ricordato Luciano Mazzolin di Ambiente Venezia: “L’associazione ambientalista tedesca Nabu ha compiuto rilevamenti dai quali risulta che nella Laguna la situazione per il pm 2,5 talvolta è peggio che a Pechino. Sono stati registrati livelli fino a 150 volte superiori a quello dell’aria pulita”.
Il caso più clamoroso, forse, al ponte degli Scalzi e all’Arsenale: “Sono stati registrati picchi di particelle ultrasottili di 62.400 unità per centimetro cubo. All’Arsenale, punto di passaggio delle grandi navi, siamo a 133mila unità ”.
Parliamo di navi da crociera. Ma poi ci sarebbe da dire dei traghetti e dei mercantili: soltanto i 20 cargo più grandi del mondo emettono più diossido di zolfo di tutte le auto in circolazione
Arianna Spessotto (M5S) da tempo combatte una battaglia contro l’inquinamento delle grandi navi: “In pratica — racconta — è quasi impossibile contestare agli armatori la recidiva. Serve che sia subito realizzata una banca dati nazionale in cui vengano inserite, senza ritardo e possibilmente entro le 24 ore successive, eventuali sanzioni amministrative irrogate. Non solo: occorre rendere più rapidi i procedimenti, sennò tra corsi e ricorsi che durano anni le sanzioni più serie — come il divieto di attracco — rischiano di restare sulla carta. Mentre i polmoni dei cittadini continuano a respirare zolfo. E non solo”.
Ferruccio Sansa
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
DOPO LA STORICA SERATA CHE LI HA VISTI CONTRAPPOSTI, AUMENTA IL VANTAGGIO DI HILLARY
Hillary ha vinto, ma non è un trionfo, e i duelli tv raramente sono decisivi. ![](https://s11.postimg.org/9sxkunzlv/hylary.jpg)
Esce il primo sondaggio dopo la storica serata in cui quasi 100 milioni di americani hanno guardato il dibattito fra Donald Trump e Hillary Clinton.
Si conferma il verdetto dei media, degli esperti, e degli instant poll fatti nella tarda serata di lunedì dalla Cnn. Hillary ne esce con tre punti di vantaggio su Trump, il beneficio netto di quello scontro televisivo sembra reale. Ma non immenso.
Lo stesso sondaggio, effettuato da Politico.com e Morning Consult dava la Clinton davanti di un punto.
Quindi l’effetto netto della serata alla Hofstra University sarebbe un rimbalzo positivo di due punti percentuali, buono ma non clamoroso.
D’altra parte gli stessi elettori intervistati nell’indagine Politico/Morning Consult rivelano che solo per il 9% tra loro il dibattito ha provocato un cambiamento nelle intenzioni di voto.
Questo non stupisce gli osservatori della politica americana.
La fedeltà di partito è aumentata nel corso del tempo, la fascia degli indipendenti che decidono solo all’ultimo per quale candidato votare, si è assottigliata.
Conta di più, all’interno di ogni campo, la capacità di un candidato di galvanizzare i suoi e di portarli in massa alle urne, in un paese dove l’assenteismo è molto elevato.
Detto questo, visto che all’appuntamento televisivo del 26 settembre si era arrivati in una situazione di quasi parità fra la Clinton e Trump, anche spostare due punti percentuali di elettori è un buon risultato.
Più importante sarà verificare se lo stesso effetto sposta gli equilibri in Stati-chiave come la Florida, che possono risultare davvero decisivi l’8 novembre.
(da agenzie)
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Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
I COSTI DELL’AGGIORNAMENTO DELL’IMMAGINE OGGETTO DI UN ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI
A quei cubi colorati che vanno da una parte all’altra dello schermo sui canali Rai ci si è ormai abituati.
E così per i telespettatori sono diventati familiari anche i nuovi loghi della tv pubblica spostati in alto a sinistra e non più trasparenti.
Il restyling d’immagine di viale Mazzini è ormai notizia di un paio di settimane fa: quello che invece non era ancora stato reso noto è il costo dell’operazione: 350mila euro.
Questa è la cifra che la Rai ha spiegato di aver speso per aggiornare la sua immagine tra grafiche, loghi e intermezzi pubblicitari. Tanto? Poco?
“E’ una cifra consona per il lavoro che è stato realizzato, forse leggermente bassa”, spiega Giuseppe Liuzzo, brand designer e docente-coordinatore dello Ied di Milano.
“E’ un progetto grafico molto pulito che non rivoluziona l’immagine della Rai ma la aggiorna per i nuovi mezzi e la rende più adatta a raggiungere il pubblico giovane senza però risultare indigesta al pubblico tradizionale”.
La spesa complessiva è stata in effetti inferiore rispetto a quella degli anni passati.
La televisione pubblica dal 2001 a oggi ha infatti affrontato altre due operazioni di restyling, investendo cifre più elevate.
Nel 2001 l’aggiornamento che ha introdotto il logo “a farfalla”, è costato complessivamente un milione di euro (200mila euro, secondo una dichiarazione dell’allora dg Pierluigi Celli, è stato il solo prezzo del nuovo logo ).
Nel 2010 invece l’operazione che ha introdotto le grafiche con i cubi è costata poco meno, fermandosi a 950mila euro complessivi.
La stessa Rai segnala come simili operazioni di restyling o rebranding affrontate dalla Bbc inglese negli ultimi anni abbiano richiesto cifre anche sette volte più alte.
Intorno ai nuovi loghi della Rai si consuma però anche una lotta interna all’azienda. L’annuncio del restyling ha infatti messo sul piede di guerra il sindacato Snap, che con un comunicato ha chiesto alla direzione dei chiarimenti sui costi dell’operazione e spiegazioni sul perchè il lavoro fosse stato appaltato esternamente.
Sulla base di queste richieste il sindacato ha in seguito inviato un esposto alla Corte dei Conti chiedendo un’indagine su possibili danni erariali.
Un chiarimento sull’affidamento esterno dei lavori su grafica e loghi la Rai lo fornisce all’Espresso, spiegando che in realtà non è stata contattata alcuna agenzia esterna: il lavoro sarebbe stato eseguito dall’ufficio Rai brand&creative, coordinato dalla direzione creativa, con l’ausilio di tre contratti di collaborazione riferiti a una figura responsabile del design complessivo del progetto, una dell’animazione della parte televisiva e infine una per la parte tecnica.
Mauro Munafò
(da “L’Espresso”)
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Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
I SUSSURRI: SE ABBANDONATA DA PARTE DEI SUOI POTREBBE CERCARE E AVERE IL SOSTEGNO DELLA DESTRA CAPITOLINA
Dalla danza leggiadra di Palermo, tra ali di folla grillina, alla dura realtà del Pasticcio Capitale. ![](https://s15.postimg.org/gtm30l1u3/raggi.jpg)
Gli affanni di Virginia Raggi sono tali da sconsigliare facili ironie. L’immagine lieve della sindaca alla kermesse siciliana di domenica fa a sberle con l’ennesima delusione al rientro in Campidoglio.
Purtroppo è Roma in bilico, c’è poco da ridere.
Salta anche Salvatore Tutino, il terzo in pista in tre mesi per un assessorato fondamentale ma maledetto come quello al Bilancio: dopo Marcello Minenna, indotto alle dimissioni da manovre di corridoio dietro cui molti intravedevano il controverso ex alemanniano Raffaele Marra, e dopo Raffaele De Dominicis, indicato dalla Raggi come un eroe alla Borsellino e poi giubilato in 48 ore (ma neppure revocato ufficialmente).
Salvatore Tutino, consigliere della Corte dei Conti un tempo dipinto come «casta» dai big Cinque Stelle, trae le conseguenze: «Sono un capro espiatorio. Se mi attacca chi dovrebbe sostenere la giunta, lasciamo perdere». «La sua nomina? Un’ipotesi», dice ora la sindaca.
Peccato l’avesse presentato già agli altri assessori.
Peccato soprattutto, che siano alle viste l’assestamento di bilancio e i conti di previsione 2017, non quisquilie in una città che balla su una voragine di debiti.
Dura insomma appena 48 ore la quiete dopo la festa del grande rilancio.
La frattura è così profonda da indurre Grillo a «ringraziare di cuore» i «portavoce M5S» che eviteranno dichiarazioni su Roma nei giorni a venire
Il futuro dell’assessora Muraro, indagata dalla Procura ma sempre protetta dalla sindaca, pende ancora come una spada di Damocle sulla giunta.
I sussurri di scenario d’una Raggi che potrebbe essere abbandonata da parte dei suoi ma sostenuta dalla destra come una «Pizzarotti nera» sono fantapolitica (nata magari dai rapporti con certo milieu legato allo studio Previti).
Ma ciò che ne sgorga può essere per Roma l’ultimo, esiziale veleno .
Goffredo Buccini
(da “il Corriere della Sera“)
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Settembre 28th, 2016 Riccardo Fucile
IL BILANCIO POLITICO DEL LEADER CHE COMPIE 80 ANNI: “NON HO MAI SBAGLIATO UN COLPO”
Il visionario Berlusconi continua ad avere una sola e unica visione: Berlusconi.
E infatti nei giorni in cui legge con gusto misto a indignazione «la commemorazione dei nemici», lavora alla commemorazione di se stesso con un approccio programmatico e niente affatto consuntivo:
«Farò un terzo predellino», dopo quello di Casalecchio di Reno e dopo quello di Milano. Se glissa ancora sulla data c’è un motivo, lo si intuisce da un passaggio dell’intervista concessa a Libero dal suo avvocato Ghedini:
«A primavera, vogliamo sperare, davanti alla Corte europea l’ingiusta condanna del primo agosto 2013 sarà riconosciuta con tutte le sue anomalie. Il presidente risulterà doppiamente e totalmente innocente».
«Lo so che ci ridono sopra», dice il Cavaliere. È da anni che sente ridere di sè.
Fu proprio questo l’argomento con cui accolse Martino ad Arcore in una sera d’estate del 1993: «Caro professore, quando stavo nel campo dell’edilizia e spiegai ai miei collaboratori che volevo costruire una nuova città , loro risero. Quando annunciai all’avvocato Agnelli che avevo acquistato una tv per fare concorrenza alla Rai, lui rise. Quando dissi a Boniperti che avevo preso il Milan per vincere in Italia e nel mondo, lui rise. Ora la prego, se le dico che voglio fondare un partito per andare al governo, non rida».
La futura «tessera numero due» di Forza Italia faticò a restar serio, più o meno lo stesso sforzo che Berlusconi legge sui volti annoiati dei dirigenti azzurri quando – ad ogni riunione – parte con la storia del «complotto» e chiude una decina di minuti dopo con «l’assoluta certezza» che la Corte europea «mi restituirà l’onore».
Se il Cavaliere è stato sempre vissuto come un folle, è perchè a un visionario nessuno può dar mai ragione.
Perciò di quegli scherni non si cura, capace com’è stato (finora) di capovolgere il senso dello slogan sessantottino, e di seppellire gli altri sotto le loro risate.
Così, nonostante la torta di compleanno sia stracolma di candeline, Berlusconi non cambia obiettivo nè liturgia.
L’intervista a Chiè la plastica rappresentazione di ciò che non pensa davvero e nel profondo di se stesso: l’immagine del «patriarca» che guarda «in modo ancora incerto al futuro», somiglia alla foto con cui si offrì senza filtri e con le rughe per contrapporsi al giovanilismo di Renzi.
Certo è sincero quando racconta che, con l’arrivo della malattia «e soprattutto con l’operazione, ho avuto la consapevolezza di essere ormai un uomo di ottant’anni».
Ma è nel rendiconto politico, è dopo aver spiegato di esser sceso in campo «solo per impedire l’ascesa al potere dei comunisti», che Berlusconi si tradisce: «Non ho mai sbagliato un colpo».
Francesco Verderami
(da “il Corriere della Sera”)
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