Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
COME TUTTI I FANCAZZISTI A QUELL’ORA DORMIVA E I RICHIEDENTI ASILO SONO ENTRATI TRANQUILLAMENTE NELLA STRUTTURA: LA RIVOLUZIONE E’ RINVIATA
Con un blitz a sorpresa per evitare disordini, è partito all’alba il trasferimento dei profughi nella caserma Montello di via Caracciolo che era inizialmente in programma per domani.
Verso le sette del mattino i residenti e commercianti della zona hanno visto arrivare i pullman ed entrare nell’edificio i primi migranti.
Intorno a mezzogiorno è arrivata anche la conferma della prefettura sull’operazione in corso, ormai quasi conclusa.
Presente davanti al cancello una manciata di cittadini dei tre comitati che dall’inizio hanno raccolto firme contro lo spostamento dei rifugiati alla Montello.
Dopo le contestazioni dei giorni scorsi dunque – con il presidio di Matteo Salvini – il prefetto Alessandro Marangoni ha deciso di anticipare tutti, portando i primi dei 300 migranti nella struttura militare concessa dallo Stato a Milano per tutto il 2017. “Meglio in caserma che per le strade”, aveva spiegato il sindaco Giuseppe Sala, in un momento in cui la città non riesce a dare accoglienza per la notte a tutti i profughi ed è costretta a lasciarli sotto i ponti.
Delle persone che saranno ospitate nella Montello, sono già arrivati circa un centinaio di persone, anche famiglie con bambini, dai centri di via Carcano, via Saponaro, via Zoia e via Salerio.
In tutto saranno 300 i richiedenti asilo che arriveranno nelle prossime settimane per la gran parte dalla struttura di via Aldini, a Quarto Oggiaro, che il Comune userà poi per ospitare i senza fissa dimora nell’ambito del Piano freddo per l’inverno.
Comune e prefettura marciano uniti per portare a conclusione l’operazione in pochi giorni, nonostante i venti di protesta
Il comitato Zona 8 solidale conferma la festa di domani per dare il benvenuto ai migranti dalle 10,30 alle 16 davanti alla Montello.
“Milano come Goro”, era stata la minaccia dei leghisti alla vigilia del trasferimento, con Salvini convinto di riuscire a bloccare i piani di prefettura e Comune.
“Dovranno passare sul mio corpo” aveva annunciato: sono passati sulla sua coperta, visto che alle 7 del mattino ancora dormiva e ha dato buca, in base al principio di lanciare il sasso e nascondere la mano.
Non vi sono stati neanche episodi di poliziotti che hanno “disobbedito ai comandi”, come aveva invitato Salvini.
Quando il fancazzista si sveglierà , qualcuno lo avvisi.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
IL SERVIZIO DELLE IENE SVELA I RAPPORTI TRA GIOVANNI PAMPILLONIA E I CINQUESTELLE… UNA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE ACCUSA: “ECCO PERCHE’ IN UN PRIMO TEMPO E’ STATO TUTTO ARCHIVIATO”
Si chiama Giovanni Pampillonia, viene presentato come un poliziotto della Digos e secondo il servizio andato in onda alle Iene ieri sera avrebbe un rapporto speciale con Beppe Grillo, tanto da averlo accompagnato al mercato di Palermo durante Italia5Stelle oltre ad aver fatto da scorta a Virginia Raggi durante la comparsata alla manifestazione palermitana.
Sarebbe anche cugino di secondo grado di Francesco Menallo, candidato con i 5 Stelle all’epoca della candidatura alle amministrative di Palermo con Riccardo Nuti sindaco.
E la sua storia si va naturalmente a incrociare con quella delle firme false a 5 Stelle, rivelato da un servizio delle Iene e che è scoppiato in mano ai grillini dopo l’intervento di Grillo che sul blog ha ringraziato le Iene e il professor Vincenzo Pintagro, che ha contribuito a far scoppiare il caso.
Le Iene citano poi un’interrogazione in Senato presentata dal famigerato senatore Bartolomeo Pepe. Questo si scrive nell’interrogazione:
A denunciare l’increscioso accaduto alla Digos fu un attivista di cui si ignorerebbero le generalità . In seno alle indagini, venne convocato il professor Vincenzo Pintagro, militante della prima ora del M5S, indicato dal querelante come testimone dei fatti contestati ad un deputato in carica del Movimento 5 Stelle e a Samanta Busalacchi, dipendente di segreteria del M5S presso l’Assemblea regionale siciliana; l’indagine, da quel che è dato sapere, venne archiviata per assenza di prove. D’altronde, i moduli della lista con le firme originali sono stati rinvenuti solo in tempi recenti. Ma una nuova traccia significativa, a parere dell’interrogante, emerge dalla segnalazione anonima pervenuta al programma televisivo: le indagini furono condotte da agenti di Polizia in amicizia con due politici in carica del Movimento 5 Stelle.
In particolare, si annovera il commissario della Digos di cui, nel documento inviato, non si ricordano le generalità ma si riporta la descrizione fisica: alto, con naso lungo, irregolarità nei tratti del volto e la somiglianza all’attore Antonio De Curtis, in arte Totò.
Tale descrizione potrebbe essere associata, secondo indiscrezioni di stampa al commissario G.P., ex dirigente della Digos di Trapani, dal 2009 stabile presso gli uffici della Digos di Palermo, presente anche durante la manifestazione “Italia 5 Stelle” che si è svolta nel capoluogo della regione nel mese di settembre, e individuato nel cordone di protezione al sindaco di Roma Virginia Raggi, ripreso nelle immagini balzate agli onori della cronaca per le violenze esercitate dagli attivisti del M5S contro i giornalisti presenti all’evento.
Inoltre, subito dopo la deposizione presso gli uffici della Digos, il professor Vincenzo Pintagro ha dichiarato di essere stato raggiunto telefonicamente da alcuni militanti del M5S di Palermo venuti immediatamente a conoscenza della sua testimonianza, presumibilmente in violazione del segreto d’ufficio e professionale ai sensi dell’art. 622 del codice penale;
Secondo l’accusa nel 2012, come racconta il professor Francesco Pintagro, candidato a Palermo, le liste per raccogliere le firme necessarie alle presentazione della candidatura di Riccardo Nuti detto Il Grillo a sindaco della città contengono un errore formale: la data di nascita di uno dei candidati dice che è nato a Palermo e invece è nato a Corleone.
Nel M5S — in quello che Grillo chiamerà “dramma dell’ignoranza” — se ne accorgono e decidono di ricopiare le firme su moduli corretti; Pintagro all’epoca protesta, poi la storia si chiude lì finchè nel 2013 qualcuno non segnala tutto alla procura: la Digos indaga, sente il professore e archivia tutto.
Per una ragione: non si trova il foglio con le firme e il luogo di nascita sbagliato del candidato.
A settembre, però, e guarda caso proprio quando stanno per partire le Comunarie per la scelta del candidato, arriva una nuova segnalazione in procura stavolta corredata del foglio. Non solo.
L’anonimo segnalatore (o gli anonimi segnalatori) avverte anche le Iene, che a settembre si mettono alla ricerca dei parlamentari all’epoca protagonisti per chiedere un commento: Claudia Mannino, Samantha Busalacchi e Riccardo Nuti si negano alle telecamere del programma; intanto l’accesso agli atti va a buon fine e nella seconda puntata dell’inchiesta di Filippo Roma vengono ascoltati due periti del tribunale di Milano che certificano la falsità del foglio presentato dai 5 Stelle.
A questo punto Mannino e Nuti annunciano querele nei confronti del professor Pintagro, ma Beppe Grillo sul blog pubblica un post nel quale ringrazia le Iene e chi ha denunciato il caso e annuncia provvedimenti disciplinari nei confronti degli eventuali colpevoli.
Il caso scoppia, per coincidenza, proprio mentre si stava avviando la procedura delle comunarie per scegliere il candidato sindaco in città .
E si annunciavano particolarmente interessanti visto che a contendersi la candidatura a sindaco erano due correnti palermitane molto forti e un outsider che avrebbe potuto sparigliare il tavolo grazie alla sua popolarità .
Questa inchiesta arriva proprio nel momento cruciale, ovvero quando ci si misura con il voto degli attivisti e dopo una vigilia tormentata, con accuse e tentativi di eliminare qualcuno in corsa.
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
ENZA BLUNDO, PER PROTESTA CONTRO IL MOVIMENTO CHE L’HA SCARICATA, HA SOSPESO LA RENDICONTAZIONE: “SE CERCANO UN MOTIVO PER CACCIARMI GLIELO DO”
«Mi sono stufata di questo comportamento del gruppo, che non prende posizione. Ho sospeso la rendicontazione e se non mi riconfermano me ne vado».
Chiede scusa pubblicamente per il post sul presunto declassamento del sisma di Norcia per non risarcire i danneggiati (“parole dettate dall’emotività ” verga su Facebook) ma non arretra di un millimetro sulle presunte cospirazioni dietro la rilevazione dei terremoti («se vogliamo continuare a credere alle favolette…»).
La senatrice Enza Blundo non è nuova alle gaffe: le sue sortite imbarazzano il Movimento cinque stelle e all’Aquila, dove abita, uno dei meet up chiede da tempo la sua testa.
Ad agosto, ad esempio, dopo l’arresto per ‘ndrangheta del parlamentare Stefano Caridi, cinguettò di essere “in attesa di consegnare tutti gli altri corrotti a partire da Zanda”, il capogruppo Pd.
Polemiche, accuse, e anche in quel caso tweet cancellato.
In occasione del ddl Cirinnà dal M5S le diedero dell’omofoba per alcuni emendamenti poi ritirati. Maestra di scuola elementare, appena eletta in Parlamento inciampò sul numero dei deputati: “Cinque o seicento”.
L’hanno ricoperta di critiche per quel post sul sisma declassato per ragioni economiche. Anche il Movimento ha preso le distanze…
«C’è stato un linciaggio mediatico. Per una piccola cosa che uno posta ritenuta sbagliata ti sottopongono a questo tipo di attacchi mediatici, quando posti cose importanti che hai fatto non ti si fila nessuno: questa è la rete».
Ma che si trattasse di una bufala era già emerso dopo il terremoto di Amatrice.
«Non ci avevo fatto caso, ero impegnata su altro… Ci sono momenti in cui le situazioni di tensione emotiva, rabbia e indignazione sono talmente tanto pressanti che sbotti e non ti controlli più».
Lei è una senatrice e per di più aquilana: non dovrebbero essere due motivi ulteriori per mostrare calma e sangue freddo quando si parla di terremoti?
«Ero nella mia casa al sesto piano nella frazione di Pettino e 7.1 di magnitudo mi sembrava abbastanza credibile. Poi sento che dicono 6.1. Premesso che so per certo che all’Aquila non era 5.8, mi sono detta: “Più evidente di così!”. E ho scritto quel post».
L’Ingv ha spiegato le motivazioni per cui possono cambiare i numeri.
«Loro diranno quello che vogliono… Dopo due ore hanno cambiato la registrazione, quando sul sito scrivono che entro 15 minuti sono in grado di dare la precisa individuazione della scossa e del grado. A distanza di chilometri e chilometri dall’epicentro, hanno registrato subito la magnitudine e non l’hanno mai cambiata. Come mai? Se poi vogliamo continuare a credere alle favolette, crediamoci…».
Le sue parole sono in ogni caso parse fuori luogo.
«Riconosco il mio errore e che spesso ci sono momenti in cui reagisco per emotività ».
A luglio dopo l’arresto per ‘ndrangheta del senatore Caridi, diede a Zanda del corrotto…
«Mi riferivo a lui come capogruppo Pd e non come persona, anche se era equivocabile».
È comunque un’accusa grave in assenza di prove…
«Quante volte hanno insultato Berlusconi e nessuno ha mai fatto tutte ‘ste commedie? Il Pd fa presto a fare questo tipo di sollevamenti, si arrabbiano perchè dicono che li denigriamo. E quando Zanda ci ha accusato di essere incompetenti? E quante volte hanno attaccato i nostri capigruppo Crimi o Gaetti?».
Anche il M5S ha preso le distanze da lei. Si sente scaricata?
«Ho chiamato la comunicazione del Senato ma Rocco (Casalino, ndr) non mi ha risposto. Ho parlato con una sua collega e loro mi hanno detto “non ti preoccupare, ci pensiamo noi”. Poi si sono dissociati perchè hanno visto che la cosa danneggiava il Movimento e mi hanno chiesto di togliere anche il tweet».
A L’Aquila uno dei meet up chiede da tempo la sua testa. Ora la cacceranno?
«Non lo so, lo voglio capire anch’io. Voglio vederci chiaro, tanto che ho sospeso la rendicontazione che dovevo concludere ieri. Voglio vedere che intendono fare e capire con chiarezza come la pensano. Se vogliono dei motivi per cacciarmi, glieli do. Mi sono stufata di questo comportamento del gruppo che non prende posizione. Mi sono rotta le scatole di lavorare tanto senza essere riconosciuta nel lavoro che faccio e poi essere attaccata appena inciampo. Quindi o mi riconfermano o me ne vado».
Paolo Fantauzzi
(da “L’Espresso”)
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Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
NUOVO DECRETO MA SENZA NUOVE RISORSE… IN EUROPA OTTENUTI 3,4 MILIARDI DI FLESSIBILITA’, MA PER IL TERREMOTO STANZIATI SOLO 600 MILIONI
A nuovo devastante terremoto segue nuovo decreto, ma — almeno per ora — le risorse restano pressochè immutate.
Nel corso della conferenza, al termine del consiglio dei ministri, dice il premier: “Le risorse necessarie sono già stanziate nella legge di Stabilità , perchè c’è un ampio margine. Se ci sarà bisogno di ulteriori risorse metteremo ulteriori risorse”.
La notizia della prima riunione del governo dopo il terremoto più forte dai tempi dell’Irpinia è —paradossalmente – in una parola che proprio in Irpinia diventò sinonimo di incubo: container, il provvisorio che diventa definitivo.
Perchè, di fronte all’ansia delle popolazioni, alla preoccupazione di vivere una condizione di sradicamento, da migranti nel proprio paese, Renzi ha deciso una “ricostruzione in quattro fasi”.
La prima, di qui a Natale: gli alberghi.
La seconda, entro Natale, sono i container: “è meno piacevole della casetta di legno — spiega il premier – spendiamo un po’ di più, ma ci consente di riportare lì la gente partendo dall’assunto che le tende a dicembre a Norcia e dintorni sono un problema”. Entro primavera estate, “si va avanti con la costruzione delle casette di legno”. Quarta: “la ricostruzione vera e propria per mettere le case a regola d’arte”.
Sarà scritto in un nuovo decreto, che sarà presentato di qui a venerdì.
Mossa che, al netto dei titoli che danno l’idea della risposta, “faremo un decreto”, si presta alla malizia delle opposizioni.
Perchè fare un decreto 2 sul terremoto, visto che il decreto 1 — arrivato da poco in Senato — non è stato convertito? Non bastava un emendamento?
Il punto fermo di tutta la storia, come spesso accade, sono i soldi.
Perchè un qualunque decreto — a legge di bilancio aperta — può utilizzare le risorse dell’anno in corso, dunque del 2016, altrimenti incide sui saldi della manovra.
Quindi sarà un decreto con assai poche risorse, come effettivamente ammette il premier.
L’impostazione della conferenza stampa, ma più in generale della gestione del terremoto, da parte di Renzi viaggia da giorni su due piani.
Quello verbale, fatto di toni determinati con l’Europa: “Se dopo quello che è accaduto qualcuno mi parla di regole europee significa che ha perso la testa”.
Quello sostanziale, fatto di cifre che, al momento non tornano.
L’HuffPost ha documentato come ci sia un forte gap tra la flessibilità ottenuta in Europa (3,4 miliardi) e i soldi stanziati sul terremoto nella manovra : 600 milioni ora certi.
Il resto è nel regno delle ipotesi più che delle certezze: 200 milioni dal 2018 al 2047, per la cosiddetta ricostruzione privata.
Il che significa che, già adesso, si prevede una ricostruzione di 30 anni.
Al Tesoro minimizzano: “È naturale — dicono fonti vicine a Padoan – che non ci siano 3,4 miliardi di nuove spese dentro l’articolato della manovra perchè una parte di queste spese figura in forma aggregata nei fondi dei singoli ministeri”.
Una spiegazione che però conferma che i conti non tornano.
Perchè, come spiega qualche vecchio funzionario del bilancio, il grosso delle cifre per la ricostruzione “lo devi mettere lì, poi ci può stare che la benzina dei mezzi militari usati la metti sui fondi per la difesa, ma è strano che in manovra ci sia una cifra così bassa”.
In un secondo tempo, sempre da via XX settembre, si puntualizza: “Un altro miliardo arriverà dal fondo per lo sviluppo degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale istituito dall’articolo 21 della Legge di bilancio.”
Fondo per cui il governo ha previsto 1,9 miliardi.
Anche così però le risorse dedicate al sisma raggiungerebbero soltanto quota 1,6 miliardi di euro, circa la metà di quanto chiesto a Bruxelles.
Ed è proprio sulle cifre che, gli “appelli” alla collaborazione sono già caduti.
Perchè il premier chiede di votare le sue misure. E le opposizioni invocano un confronto per ridiscuterle.
Il capogruppo di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, proprio citando la ricostruzione dell’HuffPost annuncia una interrogazione parlamentare: “La presenteremo perchè è evidente è troppo poco per dire che c’è una svolta, con 600 milioni di euro su 3,4 miliardi di flessibilità . Avevamo proposto un punto di Pil per un grande piano per la sicurezza, la prevenzione e la cura del territorio. Su quello avremmo collaborato”. Anche per i 5Stelle “i conti non tornano”. La cifra era stata già stanziata prima della scossa di domenica. E resta invariata.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
RICOVERI A TEMPO DOPO LE PROTESTE DEGLI ABITANTI CHE NON VOGLIONO LASCIARE IL PAESE… I DUBBI DELLA PROTEZIONE CIVILE SULLA RESISTENZA DEGLI SFOLLATI
Automobili con dentro tre, quattro persone avvolte nei piumoni e nelle coperte. Camper dove le famiglie hanno dormito in cinque davanti casa.
La resistenza degli abitanti di Norcia, che non vogliono lasciare il paese, ha convinto la Regione e il Comune ad allestire quelle che vengono chiamate “tende sociali” o “tende collettive”
Non sono delle tendopoli, guai a dirlo, nè delle soluzioni che avranno durata lunga. Anzi, secondo quanto viene spiegato anche dal vice presidente dell’Umbria, Fabio Paparelli, si tratta di un compromesso che permette a chi non vuole salire sui pullman, diretti negli hotel sul lago Trasimeno, di restare a Norcia “per qualche giorno, non di più”. In pratica fino a quando gli stessi abitanti saranno costretti dal freddo e dalle esigenze ad andare via e ad accettare di andare negli alberghi.
E in ogni caso i posti disponibili sono non più di duecento dislocati in due diversi punti.
Queste tende sociali sarebbero in realtà dei centri di aggregazione, spiega la Protezione civile, dei luoghi dove pranzare ma “per la notte vengono posizionate delle brande e la popolazione che non vuole andare in albergo può riposare”.
I numeri sono stratosferici e spaventosi. Potrebbe essere il sisma con il maggior numero di sfollati poichè le persone coinvolte dal sisma del 30 ottobre sono oltre 100 mila.
Gli abitanti considerati assistiti dalla Protezione civile per adesso sono 15 mila. Ma con il passare delle ore il numero crescere.
Solo nelle Marche la Regione ha parlato di 25 mila persone che avranno bisogno di assistenza. Questo non vuole dire che tutte andranno in albergo, molti sceglieranno altre soluzioni e il sussidio.
Insomma, è ancora tutto in divenire e si attende il Consiglio dei ministri del pomeriggio per aver le idee più chiare. Intanto scene di rabbia e desolazione, dopo quelle di ieri, sono ricominciate questa mattina all’alba, al sorgere del sole quando la popolazione ha lasciato le proprie macchine o le tre tende che erano state montate dopo il sisma del 26 ottobre e si è messa in fila davanti la tenda dell’Anpas per la colazione, caffè, tè e biscotti. Volti segnati dalla paura e dalla stanchezza.
“Dopo questa notte andrete in albergo?”, chiedono i volontari. “Rimaniamo, ci mancherebbe che non rimaniamo, duri a morire, noi abbiamo la capa tosta”, risponde Giuseppe Civitenga. Una donna, piumino blu, lascia la tenda insieme alle tre sue figlie: “È dura, fa freddo. Tutti ci chiedono perchè non andiamo in albergo ma il nostro paese è qui. Non è un albergo”.
Le persone vanno avanti in un continuo vagabondare tra la noia e la voglia di salvare le proprie aziende. “Abbiamo la stalla inagibile dal 24 agosto e nessuno ha fatto nulla”, dice una ragazza mentre attende che i vigili del fuoco la portino a casa per recuperare un po’ di vestiti ma soprattutto le medicine per la mamma perchè a Norcia anche la farmacia ha dovuto abbassare la saracinesca.
Il centro operativo è un via vai di abitanti afflitti, di mamme con in braccio i figli, che chiedono assistenza.
“Diamo la possibilità di dormire nelle tende comuni, così per esempio – spiega il vicepresidente Paparelli – un capo famiglia può restare qui a presidiare il territorio mentre il resto della famiglia soprattutto i figli possono andare negli hotel”. ‘Presidiare’ inizia ad essere la parola che rimbomba tra gli abitanti mentre cresce la paura degli sciacalli.
Le scosse non danno pace agli abitanti già provati da due mesi di tormento e le mura della città franano sempre di più, l’asfalto stradale sprofonda attorno a un paese che forse non ripartirà mai e che adesso spera nell’arrivo dei moduli abitativi provvisori. Ma nella migliore delle ipotesi bisognerà aspettare aprile.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
SULLA DORSALE APPENNINICA NON C’E’ AREA CHE NON SIA A RISCHIO SISMICO
Non so quanto ci vorrà perchè noi si prenda seriamente atto di appartenere a un Paese sismico. Eppure basta un’occhiata.
Soprattutto in Appennino, nei giorni chiari o nelle notti di luna, capita di sentirla respirare, la dea degli Abissi. Succede quando ti si apre a perdita d’occhio una processione inconfondibile di alture arcigne, inquiete e irregolari. Alture simili al mare quando il vento cambia direzione.
E’ lì che si intuisce di appartenere a un Paese speciale, dove la lettura di superficie non basta, e si ha bisogno di sapere cosa c’è sotto. Anche senza conoscere la sequenza delle catastrofi, ci si accorge che lì si cela la chiave di tutto.
Forse l’anima stessa dell’Italia. Qualcosa che parte dal profondo. Proviamo a sorvolarla, la schiena del Paese, dalle porte dell’Africa alla fine della Alpi.
C’è Pantelleria, che fuma e sfiata dalle fessure, relitto contorto di un cratere esploso come l’isola di Santorini, nel quale poco più di un secolo fa il mare ribollì e sputò luminarie come di fuochi artificiali, per vomitare un’escrescenza incendiaria vista fino in Tunisia.
La Sicilia, segnata di cicatrici, con Persefone che ti dà il benvenuto dalle rovine ciclopiche di Selinunte, i templi greci squassati dai terremoti davanti a un mare blu cobalto.
Il Belice, con i branchi di cani che, decenni dopo il disastro, popolano i paesi abbandonati dagli umani, forse per dirti che il peggio deve ancora venire, verso Ragusa, dove le meraviglie del barocco siciliano nascono dal sisma che nel 1693 – in una notte di pioggia, folgori e maremoti – fece cinquantamila morti nell’isola sud-orientale.
E da lì continui, di monte in monte, come sulla cresta di un drago, verso il cono fumante dell’Etna, con gli sterminati campi di lava coperti di pistacchio, con la vista che si apre sull’intero Sud dall’orlo della voragine di fuoco che per millenni ha indicato alle navi la rotta degli Stretti.
Poi ancora, verso Taormina, storte rocce rossastre emerse da profondità spaventose, baricentro di un gorgo di forze plutoniche che, ruotando, spingono il Tirreno a espandersi, mentre lo Jonio si accartoccia e l’Adriatico spinge a Nordovest con tutta la Puglia e la Dalmazia e la pianura Padana verso la cordigliera alpina.
E avanti ancora, verso Messina, dove lo tsunami d’inizio Novecento fu tale da spingere le barche sui tetti delle case crollate.
Calabria, regione di cui nessuno parla ma che resta la capitale sismica d’Italia, con un pedigree da far paura e un territorio segnato da una teoria infinita di abbandoni, crolli e smottamenti.
Dall’alto dell’Aspromonte, un’altra pazzesca visione totale. Scilla, dove nel 1783 (anno segnati da cinque terremoti), crollò la montagna costiera per una fascia di oltre due chilometri. Al largo, le lingue infernali di Stromboli e Vulcano. Dall’altra parte, verso Nicastro e su tutta la costa grecanica, l’epopea dei paesi di montagna abbandonati e ricostruiti sul mare, con lo stesso nome.
Visto da lassù, nemmeno il profondo del Tirreno dà segni di tregua, con le topografia sconosciuta dei grandi vulcani sottomarini, uno dei quali – il Marsilli – grande come due volte l’Etna, dà allarmanti segni di risveglio dopo millenni di letargo.
E si continua, senza tregua, come sulla gobba di un leviatano, fino alla Lucania, con il grandioso massiccio del Pollino, le cui fondamenta sembrano annunciare terremoti ma dove, inspiegabilmente, i sismografi tacciono, e nemmeno i sismologi sanno se tutto questo sia sintomo di una tregua duratura o di un possibile, catastrofico “big one” come quelli californiani. E ormai siamo al femore dello Stivale, con la cosiddetta Fossa Bradanica, linea sismica sulla quale la piattaforma eurasiatica si scontra nientemeno che con quella africana, la Grande Madre dei terremoti che galoppa verso Nordovest e ha generato il sisma in Irpinia degli anni Ottanta, poi quello dell’Aquila e ora quello tra Marche e Umbria.
Non è una mappa, è un percorso di guerra, lungo tutta la dorsale appenninica, fino in Liguria.
C’è il Vesuvio, naturalmente, primo di una serie di crateri che, sfiorando Roma, arrivano fino in Toscana a fil di Tirreno.
Ma il Vesuvio è niente rispetto al calderone dei Campi Flegrei, fumante porta dell’Averno per gli antichi, che 400 secoli fa esplose generando una nube che cambiò il clima mondiale.
La bestia è ancora viva: l’ultimo dei vulcani flegrei si è aperto solo cinquecento anni fa, senza parlare della vicina Ischia, che negli ultimi tremila anni si è alzata di settecento metri a furia di terremoti, mentre l’isola di Procida si è staccata dalla terraferma per un impressionante abbassamento dei fondali davanti a Pozzuoli.
E non è finita, perchè l’ultimo terremoto in Emilia ci ha appena ricordato che la pianura non significa silenzio sismico.
Abbiamo imparato che le faglie vanno semplicemente in immersione sotto il mare ghiaioso della Padania e continuano imperterrite verso settentrione.
Rimini, Ferrara, Reggio, Bologna, Brescia, in anni diversi, hanno ballato esattamente come Avellino, Norcia, l’Aquila e Amatrice.
Per non parlare di ciò che abbiamo alle frontiere del Nordest, con la lezione tremenda del Friuli 1976, i sismi ripetuti in Carinzia e in Slovenia.
Nella quale rimane a rischio la centrale atomica di Krsko, a soli 150 chilometri da Trieste. Davvero non serve che siano gli scienziati a dirci che l’Italia è un paese che balla.
Ci basta un colpo d’occhio.
Paolo Rumiz
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
TRA PAURA E VOGLIA DI RICOMINCIARE… E A VISSO GLI ANZIANI PREFERISCONO SFIDARE IL SISMA PIUTTOSTO CHE LASCIARE LA LORO TERRA
“Io voglio tornare a casa mia, ho i cani e i cavalli, di sicuro in albergo non ci vado”. L’uomo che parla ha un viso apparentemente sereno, ma la voce tradisce l’emozione che nasce dall’incertezza.
In pochi secondi la vita degli abitanti di Visso, piccolo comune montano in provincia di Macerata, è cambiata completamente. “I pochi che sono rimasti non vogliono lasciare la zona. Doversi spostare in Abruzzo, dove ora, con le nuove emergenze legate al terremoto di Norcia, c’è più possibilità di accoglienza – dice un operatore della Protezione civile – , per loro è inaccettabile”. Chi vuole restare, per vigilare sugli animali, può farlo. “Noi, non deportiamo nessuno”.
Eppure c’è chi, da qualche giorno, ha accettato una nuova vita, anche se provvisoria.
Sono gli ospiti di una delle strutture turistiche che ha aperto le porte agli sfollati e che è diventata in poche ore anche centro operativo per la Protezione civile.
Si trova a Porto Sant’Elpidio dove, in tempi rapidissimi, il direttore Daniele Gatti, ha riaperto il villaggio turistico Holiday.
Cinquecento persone, tra cui anziani e bambini, hanno trovato posto nella struttura che aveva chiuso appena un mese fa.
“Avremmo molti più posti a disposizione – dice il direttore – , ma abbiamo difficoltà con la distribuzione del cibo”.
Il tentativo di far sentire gli ospiti a proprio agio si traduce nell’organizzazione di partite a carte, di aree giochi dedicate ai più piccoli, di bar che offrono consumazioni gratis a tutte le ore. “Qualcuno si ostina a voler pagare il caffè. Farlo è un gesto che riporta alla normalità “.
Sono lontani dalla normalità gli abitanti di Norcia. È una ferita troppo fresca quella che ha aperto il terremoto che ha spazzato via la basilica di San Benedetto.
Per ore aspettano la disponibilità delle squadre dei vigili del fuoco per recuperare farmaci, biancheria e animali domestici.
Cose semplici, banali nella quotidianità , ma che in momenti di difficoltà , come quelli di adesso, diventano tesori.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
SUI MEDIA INTERNAZIONALI GRANDE RISALTO AL SISMA CHE LA COLPITO IL NOSTRO PAESE
Da Marienplatz a Monaco, passando per la Wall Street di New York o per Piccadilly Circus a Londra.
Non importa in quale piazza d’Europa o d’America: il 31 ottobre mezzo mondo si sveglia ai piedi di San Benedetto, la basilica distrutta di Norcia.
In ogni lingua, su ogni quotidiano o sito, le parole che accompagnano più spesso la cronaca d’Italia sono due: un sostantivo, “distruzione”, e un avverbio che pesa come un macigno. “Ancora”, “again”.
Ma a parlare è soprattutto quell’immagine: ovunque, campeggia la foto di San Benedetto sventrata.
E il giorno dopo, è come il giorno prima: altre scosse, altre prime pagine. Altre parole, sinonimi, perifrasi per ingabbiare l’evento naturale fuori controllo: “Das monster”, “Il Mostro”.
“Come pedine di un domino”: le scosse si susseguono “comme un jeu de dominos”, scrive il francese le Monde.
“La terra ha tremato ancora una volta, ancora più forte, ancora più a lungo”. Ancora.
E neppure il pasticcio delle email di Clinton buca il cuore della prima pagina del quotidiano di Wall Street quanto la foto della chiesa sventrata.
L’America di “Usa Today” legge le storie di “quelle tante persone costrette a dormire in auto o alla bene e meglio, con il terrore che le proprie case possano crollare”.
In Germania, a Monaco, la Suddeutsche Zeitung sbatte le rovine in bella evidenza e non esita a definire il terremoto “il mostro”.
La Bbc, la emittente che è britannica ma che fa da sentinella a tutte le più importanti notizie del mondo, tiene l’Italia in cima alla lista. E parla di lotta: “Italy struggles in quake aftermath”, è la lotta, lo sforzo, il conflitto tra l’uomo e la natura.
Ma tra i “vicini di casa” d’Europa c’è chi oltre al linguaggio della distruzione parla quello della promessa.
Cosa succede ora? Se lo chiede ad esempio lo spagnolo El Paìs, che a pagina 3 con l’inviato Pablo Ordaz ricostruisce i piani del governo e apre una riflessione tutta europea, nella paginata dal titolo: “Renzi promette di ricostruire l’Italia senza obbedire ai vincoli di bilancio targati Ue”.
Qui la cronaca fa spazio al ragionamento. “Da anni ormai – scrive Ordaz – il governo italiano si fa carico, praticamente da solo, del salvataggio di migliaia di persone che tentano di raggiungere l’Europa dalla Libia. Lo sforzo ora, con gli effetti del terremoto da sobbarcarsi, si complica”.
A fare i conti di questo sforzo pensa il Financial Times: “Il susseguirsi di forti scosse quest’anno ha scosso il Paese – scrive il quotidiano di Londra – e la gestione del terremoto è diventata per Renzi una grossa sfida politica, visto tra l’altro l’imminente referendum, che sarà per lui decisivo. Renzi intende ora mettere nel bilancio 2017 fino a 3 miliardi di euro in più, per dedicarli alla ricostruzione, e vuole che non vengano calcolati nel computo del deficit dalla Ue”.
Cronache internazionali sul terremoto: dalla scossa delle emozioni alle scosse della politica.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2016 Riccardo Fucile
OGGI TUTTI PAGANI, A NATALE TUTTI CRISTIANI, A SAN VALENTINO TUTTI INNAMORATI: LE MULTINAZIONALI DEL CONSUMISMO E IL GREGGE FESTANTE
Non vorrei fare la solita guastafeste ma a me Halloween non piace.
Non perchè io sia una fervente credente cattolica (non lo sono affatto). Non perchè questa festa abbia origini celtiche o pagane (non ci vedo niente di male). Semplicemente perchè Halloween è diventata una festa del consumismo e del “ricatto” ritualizzato.
Dolcetto o scherzetto?
Forse un tempo aveva un senso, quando nell’Ottocento in Irlanda i contadini avevano poco da mangiare e per una notte mandavano i loro bambini in cerca di cibo, a chiedere la carità nelle case dei vicini, e anche una patata era ben gradita in cambio di una preghiera.
Oggi il senso di Halloween è solo quello dettato dalle multinazionali che aumentano i loro guadagni, (in attesa di aumentarli ancora di più a Natale), inondando il mercato di junk food: caramelle, dolcetti e merendine, zeppi di zuccheri, conservanti, coloranti, grassi industriali.
Passano i bambini e i ragazzi casa per casa, ti suonano, chiedono leccornie e se non hai niente di loro gradimento ti fanno un dispetto, piccolo o grande che sia.
Se sono bimbi piccoli, con mamma e papà che li aspettano nel Suv poco distante, si limitano a ficcarti carta igienica nella buca della posta.
Se sono un tantino più grandi e vivaci ti ci ficcano i petardi; se sono ragazzetti emancipati ti imbrattano i muri; se sono figli di papà che non hanno niente da temere, ti possono anche bruciare un albero davanti casa (è successo a dei miei amici). Pazienza si dirà , per una volta… se a Carnevale ogni scherzo vale, ad Halloween ogni ricatto vale.
Già , il ricatto ritualizzato, assunto a normalità , che scatena la prepotenza dentro ai nostri figli.
Per una sera si può anche essere un po’ estorsori. In una notte, l’educazione alla legalità perde tanta credibilità .
Scherzetti piccoli, medi o grandi, fino ad arrivare agli scherzetti eclatanti: in Francia le forze dell’ordine nei giorni scorsi hanno arrestato 14 adolescenti che sono andati in giro mascherati e armati di pistole, coltelli, spranghe e mazze da baseball.
A Montpellier un uomo è stato aggredito con sprangate da un criminale vestito da clown, che assieme a due complici lo ha poi derubato.
Anche i Comuni, pur di cavalcare l’onda dell’horror consumista, si comportano da sciacalli.
Per il weekend di Halloween il servizio Turismo del Comune di Ravenna propone diverse iniziative, tra cui le “Passeggiate tra mistero e delitto” che su un volantino promozionale vengono descritte come «visite guidate alla scoperta di una Ravenna misteriosa tra simboli nascosti e delitti dall’antichità a oggi».
Passeggiata di pessimo gusto, in una città ancora scossa dal terribile femminicidio di Giulia Ballestri, uccisa a bastonate appena un mese fa.
Delitti di oggi? C’è poco da ridere, passeggiare e scherzare.
Un’amica di Giulia ha inviato una lettera di protesta ai giornali locali:
“È Giulia, e tutte le persone tragicamente morte come lei, che mi spinge a scrivere. È per lei, per loro, che voglio chiedere per lo meno un po’ di rispetto. Un po’ di buon gusto. La passeggiata fatela tra i mosaici, fatela lungo le vie che parlano della nostra grande storia, fatela tra la tomba di Dante e San Vitale. Si sa, la festa di Halloween ha meno valore, in una città come Ravenna, della sagra della castagna in una frazione dell’appennino. Ma ormai, la legge del mercato la prevede (…)”
E’ proprio così, la legge del mercato prevede Halloween, e noi come polli becchiamo, senza rispetto per nessuno.
Il 31 ottobre siamo tutti pagani dissacranti ribelli e le multinazionali gongolano.
Tra due mesi a Natale saremo tutti ferventi cristiani credenti e sarà ugualmente un trionfo del consumismo.
A San Valentino saremo tutti romantici e innamorati e le multinazionali si fregheranno ancor più le mani.
Non fa differenza che le feste siano cattoliche o pagane, nostrane o importate. L’importante è che noi becchiamo e compriamo, che siamo sempre e solo docili burattini.
I giovani dovrebbero capire che il boicottaggio, la sobrietà e il consumo critico sono gli atti più anticonformisti e ribelli che esistano, le sole vere azioni concrete per marciare controcorrente.
Atti concreti che fanno paura ai potenti del mondo.
Altro che vestirsi da fantasmi.
Linda Maggiori
(da “il Fatto Quotidiano”)
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