Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile PIZZAROTTI DICE QUELLO CHE ALTRI PER CONVENIENZA CELANO: “DI COSA AVETE PAURA? DI TOGLIERE POTERE ALLA CASALEGGIO ASSOCIATI? PREFERITE FAR CRESCERE LA CASALEGGIO O IL MOVIMENTO?”
Il P-day non inizia con un vaffa. Non userà mai toni infuocati, non c’è un pubblico da incitare ma soltanto precise parole da dire: “Dico addio all’M5s da uomo libero”.
Sette anni dopo l’inizio di un sogno Federico Pizzarotti muove veloce i piedi sotto la sua scrivania da sindaco e ha gli occhi lucidi.
E’ il giorno del basta, del “non sono riuscito a cambiare questo movimento da dentro”, del “di cosa ha paura chi non reagisce? Di togliere potere alla Casaleggio associati? Preferisce far crescere la Casaleggio o il Movimento?”
Non ha paura di dire le cose e le dice tutte d’un fiato il primo cittadino di Parma, certificando un fatto: la Stalingrado grillina è politicamente crollata.
Con lui infatti, molto probabilmente già dal prossimo consiglio comunale, usciranno da M5s anche la maggior parte dei consiglieri e gli iscritti della sua giunta.
“Io parlo per me, ma posso dire che la maggioranza di noi è compatta: siamo con il sindaco” dice senza mezzi termini Marco Bosi, capogruppo M5s in Comune.
Capire come per otto mesi l’amministrazione cittadina andrà avanti, sotto quale simbolo o legittimazione, sarà una discussione delle prossime ore.
Resta un fatto: a Parma, quattro anni dopo la storica elezione e sette dopo l’interesse di Pizzarotti per i Meetup (era il 2009), il Movimento 5 stelle così come era conosciuto non esiste praticamente più.
Resteranno alcuni attivisti o il piccolo gruppo, ironia della sorte, che si chiama “Amici di Beppe Grillo” in cui ci sono un paio di consiglieri fuoriusciti che si oppongono politicamente alla visione di Pizzarotti.
Chiacchierando con i messi comunali o le persone che bazzicano le strutture dei Portici del Grano la sensazione è che si entrerà in un limbo, fino alle nuove elezioni di maggio, in cui le nuove proposte politiche potranno sguazzare.
Pizzarotti infatti ha lasciato intendere chiaro di pensare a un futuro su tre fronti: il primo, quello di ricandidarsi con una lista civica “per portare continuità al nostro progetto”, il secondo quello di rimanere un punto di riferimento per gli scontenti del grillismo (“non mi piace questa parola, e un uomo solo non può cambiare le cose…”; infine l’idea di tornare al suo vecchio lavoro da perito informatico (“sono in aspettativa”) o magari ritirarsi in campagna e dare il via nuovi progetti.
Di certo, non ci sarà un passo indietro.
Sempre Bosi ritiene “improbabile che Grillo apra qualche porta, per noi la cosa finisce qui” dice anche se, come sottolinea Roberto Fico del direttorio, “Beppe e Federico parleranno”.
Parole, quelle del presidente di vigilanza Rai, che stonano con la realtà . Pizzarotti è infatti colmo, preoccupato soltanto di portare avanti la città fino a nuove elezioni dove comunque non avallerà percorsi con il simbolo M5s.
“Io non credo nei partiti personali, non credo che ci sia il salvatore della patria, non lo può fare Renzi, Salvini, Berlusconi, non lo può fare nemmeno Grillo: è una sconfitta avere un capo politico, poi ci può essere persona rappresentativa, ma da soli non si va da nessuna parte. La parola movimento – ha aggiunto – è giusta perchè è orizzontale. Si ha sempre avuto paura di darsi un’organizzazione, che non vuol dire una struttura verticistica, ma sapere chi chiamare quando devi fare qualcosa senza che nessuno si offenda. Sette anni fa a Firenze e al teatro Smeraldo ci si incontrava e ci si guardava in faccia, poi non lo si è più fatto”
Sono nati correnti e correntine, veri e propri “scazzi” sulle persone, come il caso De Franceschi, amico personale di Pizzarotti, questione che da sola, insieme alle frizioni con Bugani, ha aperto il vero solco fra Parma e Genova.
“Non sono cambiato io, o i nostri ideali, è cambiato il M5s. E’ mancata la coscienza critica, l’ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore. In tante parti d’Italia siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare: vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno. Questo non vuol dire governare” chiosa prima di ribadire che no, non andrà nè con Pd nè con Civati, e sarà “solo il tempo a raccontare come finiranno le cose”.
Per ora, senza mai dirlo, un bel “vaffa” a quel Grillo che “ringrazio, perchè mi ha fatto muovere dal divano”, ma che ora “lui, come questo MoVimento, non mi rappresenta più”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile TRA CONVOCAZIONI, RICHIESTE D’INCONTRO E MALPANCISTI
La grande paura porta Beppe Grillo e Davide Casaleggio nella Capitale. 
Nel giorno in cui Federico Pizzarotti lascia il Movimento 5 Stelle, i due leader arrivano a Roma per spostare l’attenzione nella Capitale, contenere il contraccolpo e placare le polemiche interne che hanno visto negli ultimi mesi i 5 Stelle sempre più divisi.
Soprattutto però l’obiettivo del leader pentastellato e di Casaleggio junior, ormai politicamente sempre più presente, è evitare che il sindaco di Parma porti via con sè deputati e senatori a lui fedeli.
Ad esempio Elisa Bulgarelli che oggi ha listato la sua pagina Facebook a lutto e che nelle scorse settimane non ha rinunciato a criticare il nuovo corso pentastellato.
Quando la notizia del vertice nella Capitale rimbalza sulle agenzie di stampa, i capigruppo di Camera e Senato si apprestano a diffondere un comunicato: “Beppe Grillo e Davide Casaleggio sono a Roma per discutere del programma di governo del MoVimento 5 Stelle con i portavoce parlamentari. Non per gestire crisi che non esistono ma per parlare di temi che interessano ai cittadini e possono trasformare il Paese in una Italia a 5 Stelle”.
Sta di fatto che la terza fase grillina è ormai iniziata.
La prima è stata quella di Grillo e Gianroberto Casaleggio fondatori e leader, poi è subentrato il Direttorio che a Roma incontrava il comico genovese in maniera riservata o in gran segreto si recava a Milano nella sede della Casaleggio associati. Adesso Grillo e Casaleggio junior, che non è più solo l’esperto di strategie di rete, bypassano il Direttorio a cinque, inviso da molti e che nei fatti non esiste più, e parlano direttamente con tutti i deputati e senatori che desiderano comunicare con loro e a darne notizia sono i parlamentari stessi.
I primi ad arrivare all’hotel Forum, sede delle ‘consultazioni’, infatti, sono stati i senatori, tra questi Paola Taverna, Barbara Lezzi (alla quale era stato negato il palco a Italia 5 Stelle), Alberto Airola, Laura Bottici, Andrea Cioffi, il capogruppo Luigi Gaetti, Gianluca Castaldi e la stessa Elisa Bulgarelli.
“È una bella giornata – ha detto Taverna, glissando le domande sul sindaco di Parma – ci vedremo con Beppe e parleremo di tutto. Io per ora resto silente, vi aggiorneremo dopo l’incontro”.
Anche il leader ha evitato le domande dei cronisti. L’addio di Pizzarotti? “Guardi che bel cielo e che bella città — ha detto l’agenzia Adnkronos – mi lasci passeggiare tranquillo, sono sempre assediato da voi giornalisti. Di buoni o cattivi tra voi non ce ne sono, siete giornalisti e punto, vi conosco da 45 anni e ne so qualcosa…. La democrazia è bella perchè si possono fare domande ma si può anche decidere di non rispondere, non trova?”.
Inevitabile tuttavia per Grillo affrontare con i parlamentari il tema Roma. Il leader aveva chiesto a tutti di non parlarne pubblicamente.
Questa imposizione però non è stata apprezzata e diversi parlamentari chiedono una svolta dopo le ultime notizie che raccontano della relazione sentimentale tra l’assessore all’Ambiente Paola Muraro e Giovanni Fiscon, direttore generale dell’Ama a processo per Mafia Capitale, grazie al quale Muraro avrebbe ottenuto delle consulenze e 25 mila euro per un accesso agli atti della Regione Lazio.
La sindaca Virginia Raggi di questo ha già parlato con Grillo al telefono e non è escluso che i due si possano vedere per decidere cosa fare: scaricare subito l’assessore o aspettare l’avviso di garanzia.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile “INDEBITI ACCOSTAMENTI A MAFIA CAPITALE”… “DIFFAMATORIO ACCOSTARE IL PD A MAFIA CAPITALE”
Il premier Matteo Renzi è stato querelato per diffamazione dall’assessore all’Ambiente di Roma Paola Muraro.
L’ex consulente milionaria dell’Ama non ha infatti gradito «gli indebiti accostamenti con l’inchiesta di Mafia Capitale» lanciati dal presidente del Consiglio.
Per questo motivo questa mattina l’avvocato dell’assessore, Alessio Palladino, ha presentato la querela. Ha inoltre consegnato un primo dossier per «controbattere alle speculazioni sulla vita privata della mia assistita o a rappresentare fatti non veri. La mia assistita – ha continuato – si è posta da tempo a disposizione degli inquirenti, ma speculare sulla sua vita privata o rappresentare fatti non veri è solo indice a nostro parere di una azione diffamatoria».
Nella giornata di ieri Renzi aveva attaccato la giunta del M5S, affermando che «la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a una donna collegata totalmente a personaggi legati a Mafia Capitale».
Nel pomeriggio è stato il Pd a querelare per lo stesso motivo il sindaco di Roma, Virginia Raggi.
«Il Pd ha dato mandato ai suoi legali di querelare il sindaco di Roma Virginia Raggi per le dichiarazioni diffamatorie nelle quali ha accostato il PD alle vicende di Mafia Capitale. Continua da tempo la pratica dell’insulto e della menzogna da parte degli esponenti del M5s che puntualmente, una volta chiamati a rispondere delle loro affermazioni, ricorrono a tutti i privilegi per non farsi giudicare. Un conto è il dibattito politico, un altro è diffamare.»
Lo annuncia il Tesoriere del Pd Francesco Bonifazi.
(da agenzie)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile FINO A POCO TEMPO FA DI MAIO ATTACCAVA LA LOBBY DEI CAMION DEGLI AMBULANTI, ORA SI FA BECCARE IN UNA FOTO CON LORO.. .E COSTUI VORREBBE FARE IL PREMIER?
La foto che non ti aspetti. 
Luigi Di Maio finisce su Facebook immortalato accanto a Dino Tredicine, i re degli ambulanti tra castagne e camion bar, durante la manifestazione di venerdì scorso contro la direttiva Bolkestein, che ha stabilito una riassegnazione, attraverso gare organizzate, delle concessioni di suolo pubblico per l’anno in corso.
Tuttavia solo qualche mese fa, nel febbraio scorso, il Movimento 5 Stelle attaccava “l’impero di Tredicine & Co”, che secondo i grillini, era stato “riabilitato” dal commissario Francesco Paolo Tronca poichè “il ripristino dei camion bar e degli urtisti nella zona di San Pietro” era “un regalo alla lobby dei Camion Bar”.
A postare la foto, ora rimossa, è stato Dario Tredicine. Nell’immagine ci sono Dino Tredicine, vicepresidente della Fivag-Cisl e padre di Giordano, ora a processo per Mafia Capitale, e Stefano Tredicine.
Su Twitter scoppia la polemica.
Scrive Stefano Esposito del Pd: “M5S combatte i poteri forti e Mafia Capitale. Come no, ecco come declina il tema Luigi Di Maio andando a braccetto con Tredicine”. Federica Angeli aggiunge: “Non solo Cerroni, dunque. Forse un giorno capiremo chi per loro sono i poteri forti”.
La posizione della Giunta a proposito dei camion bar non è ancora chiara.
L’assessore al Commercio Meloni è finito subito sotto attacco dei comitati cittadini quando ha detto: “Non bisogna semplicemente dire ‘debelliamo i camion bar’ se svolgono un ruolo è anche importante che la gente possa dissetarsi”.
Salvo poi precisare di voler dichiarare guerra all’abusivismo.
Di Maio risponde alle polemiche che lo hanno investito dopo che è stato fotografato in piazza insieme a esponenti della famiglia Tredicine, patron dei camion-bar a Roma, legata agli ambienti del Popolo delle libertà , sostenendo che la foto è stata casuale: “”I piccoli ambulanti vanno difesi Questi tentativi pretestuosi di associarmi a questo o a quello sono ridicoli”.
Ma una ragazza che si firma ‘GodSaveTheQueen’ su twitter ricorda : “Sarà un caso, ma il primo atto della giunta Raggi è stato a favore di Tredicine”.
Di Maio ne ha conbinata un’altra.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile “SONO UN UOMO LIBERO, NON POSSO CHE LASCIARE”… “NON SONO CAMBIATO IO, E’ CAMBIATO IL M5S”
Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti lascia il Movimento 5 stelle.
Lo ha ufficializzato questa mattina nel corso di una conferenza stampa nelle sede del municipio a cui hanno preso parte anche gli assessori Cristiano Casa, Gabriele Folli, Michele Alinovi, la vicesindaca Nicoletta Paci, il presidente del Consiglio comunale Marco Vagnozzi e alcuni consiglieri comunali tra cui il capogruppo Marco Bosi a significare una maggioranza compatta.
“Non è facile ma è un passo che devo compiere. Abbiamo sperato che qualcosa cambiasse ma non è arrivata neppure una telefonata. Il direttorio si è messo dietro il garante e dopo Palermo, col nuovo ruolo del capo politico, la decisione non era più rinviabile” ha detto rilanciando le critiche che più volte ha manifestato rispetto alle scelte compiute nelle “stanze chiuse”.
Un lungo intervento in cui il primo cittadino ha sottolineato di avere “pagato per aver messo la mia città davanti al M5s e questo lo rifarei mille volte. Voglio rappresentare quello che potevamo essere se avessimo avuto il coraggio di farlo. E’ mancata la coscienza critica, l’ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore”.
“Lascio da uomo libero”
“Ringrazio Grillo – ha sottolineato – perchè senza di lui io non mi sarei alzato dal divano e non sarei davanti ai miei cittadini ma quello che è successo dopo mi ha portato a questa scelta. Non sono riuscito a cambiare le cose da dentro. Ora da uomo libero non posso che uscire, lascio un movimento che è cambiato. Non ho mai accettato di avere paura e di dire quello che ritenevo giusto. Il cambiamento parte dalla dignità delle persone e io ho sempre guardato in faccia le responsabilità “.
“Non siamo cambiati noi è cambiato il M5s – rimarca -. Non è quello di quando è nato, era libero e adesso siamo quelli dei direttori praticamente nominati, siamo diventati quelli delle stanza chiuse”.
“Gli arrivisti ignoranti”
“Sono l’unico – ribadisce più volte – che ha mostrato una coscienza critica. Adesso continuerò a lavorare per la mia città . Qui siamo un gruppo compatto non ci siamo consumati in lotte interne come avvenuto altrove. In tante parti d’Italia siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare: vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno. Questo non vuol dire governare”.
Fico: “Grillo e Pizzarotti parleranno”
“Dopo il post dei giorni scorsi un po’ me l’aspettavo. Vi sono rapporti difficili andati avanti per anni sono sempre stati un po’ complicati anche sui contenuti”.
Ora, aggiunge, “parleranno Federico Pizzarotti e Beppe Grillo, che è il garante del Movimento” commenta Roberto Fico, membro del direttorio. “Le elezioni in questo Comune comunque si sarebbero svolte a breve. Capisco che Pizzarotti abbia puntato il dito contro il direttorio, ma dobbiamo andare avanti sulle questioni importanti del Movimento”.
La senatrice M5S Elisa Bulgarelli ha invece listato a lutto la sua pagina di Facebook. Bulgarelli è una delle voci critiche che fino a pochi giorni fa aveva denunciato sui social la trasformazione del Movimento in partito.
Critiche alla Raggi
Da Pizzarotti anche una frecciata alla Giunta Raggi: “Cosa sarebbe successo se avessi nominato un ex tesserato del Pd in Iren o una ex consulente di Ama? Siamo stati messi in croce per molto meno. Altro che dare la colpa ai giornalai…non esiste più una coscienza critica e mi sono stufato. In Parlamento c’è gente spaventata che ha paura di dire le cose. C’erano parlamentari del Movimento 5 Stelle che parlavano con me, ma poi avevano paura a farsi fare anche solo una foto insieme a me: ma se avete paura di così poco, non potete certo rappresentare un cambiamento”.
Nel corso delle conferenza c’è spazio per il caso del consigliere regionale emiliano romagnolo Andrea Defranceschi, cacciato “Perchè inviso al vassallo” dice riferito a Massimo Bugani. Per colpa dei “talebani”, in questi anni “il Movimento 5 Stelle ha perso tante persone che avrebbero potuto dare un contributo”.
C’è stato anche un problema anche di voluta mancata promozione del lavoro fatto dalla sua Amministrazione: “L’effetto Parma lo cita il Pd ma non il Movimento: da una città in default siamo passati a investire e al riconoscimento di città Unesco per la gastronomia. Tutto si fa meno che parlare della nostra esperienza, abbiamo vissuto tre anni di isolamento”.
Comunque, aggiunge Pizzarotti, “il tempo è galantuomo e vedremo come andrà a finire il Movimento. Mi spiace per gli attivisti e chiedo scusa ai parmigiani per la pazienza dimostrata quando Parma è stata attaccata e ne è stata data un’immagine non corrispondente alla realta. Noi adesso andiamo avanti, per la città non cambia nulla”.
Elezioni 2017 Parma
“Lista civica? Nessuna decisione sul futuro, nessun accordo col Pd e la storia lo dimostrerà . Oggi non c’è alcuna lista civica, dobbiamo ancora decidere se ricandidardi. Saremmo stati più contenti se ci fosse stato un chiarimento per ricandidarci col M5s. Ora da uomo libero vedrò cosa fare con i miei consiglieri. Di certo non credo nei partiti personali”.
Infatti, aggiunge, nemmeno Beppe Grillo può essere considerato un “salvatore della patria”. Avere annunciato di essere “capo politico” è stato il “fallimento” del Movimento 5 stelle. Pizzarotti esclude anche contatti politici ed elettorali con l’associazione “Parma, io ci sto” di cui fanno parte alcuni improtanti imprenditori locali.
L’inceneritore
Questione delicata perchè le prime fratture con Grillo e la Casaleggio risalgono all’avvio del termovalorizzatore nonostante le promesse elettorali. Lo conferma lo stesso Pizzarotti che ricorda: “Nel 2013 ho subito pressioni sgradevoli rispetto alla scelta di chiudere la nostra esperienza e dare dimostrazione di intransigenza sul tema dell’inceneritore mettendo così in seconda battuta la città . Io ho risposto che non potevo far fallire una città di fronte a richieste di chi non ha mai amministrato la città “.
Al momento l’uscita riguarda Pizzarotti ma non il gruppo consiliare che nei mesi scorsi si era già autosopeso in solidarietà col sindaco.
Il primo cittadino valuterà anche un ricorso legale per la richiesta danni. Sul danno arrecato all’immagine di Parma non lascia correre:”Il tema legale – dice – non mi appassiona, ma potrà essere oggetto di valutazione”.
Il primo cittadino è stato sospeso dal M5s cinque mesi fa per non avere comunicato di essere indagato nell’inchiesta sulle nomine alla guida del teatro Regio; inchiesta da cui è stato di recente prosciolto.
Nonostante ripetute richieste di chiarimento sulla sua posizione e l’incalzare sulle questioni di democrazia interna, il sindaco non ha mai avuto una risposta dai vertici pentastellati: il Direttorio ha continuamente passato la palla al garante Beppe Grillo che ha sempre taciuto.
Fino all’esclusione dall’incontro di Palermo e il nuovo regolamento che – se approvato – potrebbe prolungare la sospensione di un anno, andando così a intralciare la possibile ricandidatura nel 2017 alle elezioni comunali di Parma.
Appoggio dai consiglieri di maggioranza
“Il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle – si legge in una nota inviata poco dopo il termine della conferenza stampa e firmata dai consiglieri – esprime pieno appoggio e fiducia al Sindaco e tutta la sua Giunta. Il lavoro fatto in questi anni ha un valore che va ben al di là dei simboli. Nei prossimi giorni valuteremo serenamente l’opportunità di una nostra permanenza o uscita dal M5S. Lo faremo tutti insieme, come tutti insieme abbiamo preso la decisione che il Sindaco ha comunicato questa mattina. Siamo una squadra e continueremo ad agire come tale”.
Grillo tace
Arrivato a Roma per un incontro nel pomeriggio con Davide Casaleggio e i membri del direttorio, il leader del Movimento non risponde ai cronisti sull’addio di Pizzarotti. “Guardi che bel cielo e che bella città – dribbla – mi lasci passeggiare tranquillo, sono sempre assediato da voi giornalisti. Di buoni o cattivi tra voi non ce ne sono, siete giornalisti e punto, vi conosco da 45 anni e ne so qualcosa…. La democrazia è bella perchè si possono fare domande ma si può anche decidere di non rispondere, non trova?”.
Senatori ex 5 stelle: “Grande occasione persa”
“L’abbandono del simbolo 5 stelle da parte di Pizzarotti non fa altro che testimoniare la sua fedeltà ai valori originari del Movimento. Il sindaco di Parma non solo ha perseguito questi principi nel tempo, ma è riuscito anche a realizzarli nella concretezza di una buona amministrazione” commentano i senatori ex 5 stelle Battista, Bencini, Bignami, Casaletto, De Pietro, Molinari, Mussini, Orellana, Romani che così esprimono la propria solidarietà a Pizzarotti.
“È la parte buona del Movimento che se ne va – aggiungono – una grande perdita per un gruppo di cittadini che era nato con lo scopo di fare politica dal basso, ma che in poco tempo si è tradotto nel suo esatto contrario: un partito verticistico e opaco, eroso da un pericoloso mix di arroganza e dilettantismo, la stessa involuzione che ha portato all’espulsione o all’abbandono di chi non era d’accordo. Non avere saputo capitalizzare l’esperienza di Parma rappresenta per il Movimento una grande occasione persa e l’emblema della loro stessa presunzione”.
“Una perdita per i pentastellati ma non certo per i cittadini di Parma – chiosano i senatori ex 5 stelle – Liberate dalla zavorra di un simbolo ridotto a mero simulacro, ora le buone pratiche inaugurate dal sindaco Pizzarotti hanno una chance in piu’ per essere valorizzate in tutto il loro potenziale”.
I sindaci, da De Magistris a Nardella
Tra le reazioni anhce quella del collega Luigi De Magistris che da Napoli riflette: “Con Pizzarotti penso ci possa essere un dialogo forte così come con gli altri sindaci che hanno a cuore le sorti delle proprie comunità “.
“Prendo atto che un amministratore molto bravo, che ho sempre stimato anche in tempi non sospetti, sia andato via dal M5s. Chi ci perde e molto è il Movimento 5 stelle, non Federico Pizzarotti, che è un amministratore capace, ben voluto in città , sufficientemente autonomo da rispondere prima di tutto ai suoi cittadini” sottolinea il sindaco di Firenze Dario Nardella.
“Faccio comunque tanti auguri a Pizzarotti – conclude il primo cittadino- perche’ sono certo potra’ far bene al di la’ delle appartenenze politiche diverse”.
La decisione di lasciare il M5S è “la conseguenza di una sua azione che da tanto tempo aveva creato delle differenze” dice il sindaco di Milano Giuseppe Sala. “Conosco bene lui – ha detto Sala – ed è persona seria. Avrà fatto le sue considerazioni, ma era da parecchio tempo che il malessere c’era”.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile NEL MIRINO ANCHE I SUBAPPALTI PER IL TRENINO DI MALPENSA … L’ACCUSA E’ DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E CORRUZIONE
Quattordici persone, tra cui un noto dirigente di una società del Gruppo Ferrovie Nord Milano,
arrestate per un presunto giro di tangenti nell’acquisizione di sub-appalti di opere pubbliche in Lombardia, tra cui quelli relativi alla linea ferroviaria che dovrà collegare il terminal 1 al terminal 2 di Malpensa.
Un’opera attesa per l’estate ma che ancora non è stata completata. Numerose le perquisizioni.
Undici persone sono finite in carcere, tre ai domiciliari.
Diverse le società con sede legale a Milano riconducibili a imprenditori bergamaschi e calabresi vicini alla ‘ndrangheta che avrebbero messo in piedi un sistema per alternarsi nei subappalti.
In manette è finito Davide Lonardoni, di Nord Ing, controllata di Ferrovie Nord. Arrestati anche il faccendiere bresciano Alessandro Raineri (ritenuto uomo a libro paga degli imprenditori, in contatto con numerosi funzionari di amministrazioni ed enti pubblici) e l’imprenditore bergamasco Pierino Zanga, dipendente delle società ma di fatto dominus del circuito di ditte aggiudicatrici finito nel mirino della procura. Complessivamente sono state accertate violazioni per 20 milioni di euro.
I finanzieri del comando provinciale di Milano hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Milano, Alessandra Simion, nell’ambito in una inchiesta della Dda coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Bruna Albertini, e affidata al nucleo di polizia tributaria.
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di corruzione diretta all’acquisizione dei lavori. Contestati anche reati di natura fiscale, per presunta “utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti” e “indebite compensazioni”, e poi ancora la truffa ai danni dello Stato, la bancarotta fraudolenta, l’intestazione fittizia di beni e complessi societari e la “illecita concorrenza realizzata attraverso minaccia e violenza”.
Le indagini hanno consentito di ricostruire le condotte della presunta associazione a delinquere, formata da vari imprenditori, anche avvalendosi di diverse società del settore dell’edilizia che, formalmente intestate a soggetti “prestanome” e apparentemente prive di legami tra loro, sarebbero risultate riconducibili al sodalizio.
Gli approfondimenti di indagine, con una complessa attività di polizia giudiziaria e tributaria, hanno portato all’accertamento anche di presunte violazioni di natura penale e tributaria e di “attività distrattive del patrimonio di alcune società coinvolte, in relazione alle quali – come spiega la Gdf – il Tribunale ha dichiarato il fallimento” con ipotesi di bancarotta per i “titolari di fatto”.
(da agenzie)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile POLEMICHE SUL VOLANTINO PUBBLICATO SU TWITTER, IL COMANDANTE SI RIVOLTERA’ NELLA TOMBA A ESSERE PRESO A ICONA DEI GIOVANI PADAGNI
Impegnato da mesi a trovare qualsiasi escatomatage per rinviare le udienze del processo che lo vede imputato per lo scandalo dei favori alle sue due “collaboratrici” a contratto con la regione Lombardia a cui sarebbe legato da “affettuosa amicizia”, come ha scritto il Pm, giudizio che , in caso di condanna, lo farebbe decadere da governatore per effetto della legge Severino, il sassofonista Roberto Maroni trova tempo per twittare.
Non ci è dato sapere cosa direbbe Che Guevara se sapesse che è diventato un’icona per le iniziative politiche della Lega.
Non bastavano le maglie, le spillette e tutti i gadget possibili e immaginabili con il suo volto stampato in bella mostra.
Il Comandante è diventato verde, per la precisione verde Lega.
Roberto Maroni ha twittato sul suo profilo «Hasta la Victoria Siempre», con El Che e lo slogan «La Rivoluzione ha cambiato colore».
Si tratta del manifesto del Movimento Giovani Padani, noti rivoluzionari.
D’altronde Maroni può vantare un curriculum rivoluzionario di tutto rispetto, al cui cospetto il Che impallidisce: ha morso il polpaccio di un questurino durante una perquisizione della Digos in via Bellerio, per poi svenire e farsi ricoverare in ospedale per l’essere venuto meno in battaglia.
Hasta la segretaria siempre, Bobo.
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile VOTERANNO SI’ IL 40% DI ELETTORI DI FORZA ITALIA, IL 21% DI LEGHISTI E IL 19% DEL M5S… LA MAGGIORANZA DEI NO AL CENTRO-SUD, AL NORD PREVALE IL SI’… TRA CHI NON HA DECISO, LA TENDENZA E’ 60% SI’, 40% NO
La lunghissima campagna referendaria che ha preso avvio nel mese di gennaio, a due mesi dal voto,
presenta una situazione di grande incertezza e continua a essere caratterizzata da un modesto livello di conoscenza della riforma votata dal Parlamento.
Solo un cittadino su 10, infatti, dichiara di conoscere nel dettaglio i contenuti della riforma costituzionale, il 44% la conosce a grandi linee, il 38% ne ha sentito vagamente parlare e l’8% non sa nemmeno che ci sarà un referendum.
Rispetto al sondaggio realizzato nel luglio scorso, gli italiani che ne sanno qualcosa aumentano solo di 3 punti (da 51% a 54%): è un dato sorprendente, tenuto conto che i mezzi di informazione ogni giorno ci parlano del referendum.
Ma ne parlano prevalentemente riportando più il rumore di fondo (le polemiche e i conflitti tra i due schieramenti), mentre l’approfondimento del merito della riforma è merce rara, probabilmente perchè risulta ostico agli elettori.
Il Sì in flessione
Quanto agli orientamenti di voto si registra una flessione di due punti del fronte del Sì (da 25% a 23%), la stabilità di quello del No (25%) e l’aumento sia degli indecisi (da 7% a 8%) che degli astenuti (da 42% a 44%).
Per effetto di questi cambiamenti il No prevale sul Sì, ma la distanza non è significativa e si mantiene nell’ambito dell’errore statistico.
Escludendo dal computo indecisi e astensionisti, oggi il No si attesta al 52% e il Sì al 48%.
Gli elettori per partiti
È interessante osservare gli orientamenti nei differenti elettorati. Iniziamo dalla partecipazione alla consultazione: i più mobilitati appaiono gli elettori del Pd (tre su quattro dichiarano di volersi recare alle urne), mentre tra gli elettori di M5S, Lega, Forza Italia e i centristi circa due su tre intendono votare.
Gli elettori del Pd, inoltre, si mostrano più coesi di quanto si potesse immaginare, tenuto conto del duro scontro tra maggioranza e minoranza del partito: il Sì prevale largamente (81% a 19%). Anche tra gli elettori centristi il Sì è in testa, ma in misura meno netta (59% a 41%).
Tra gli elettori dei partiti d’opposizione prevale il No ma è interessante osservare che circa uno su cinque tra i grillini (19%) e i leghisti (21%) e ben il 40% tra i sostenitori di Forza Italia voterebbe Sì.
D’altronde, alcuni dei temi della riforma incontrano una sensibilità diffusa anche tra chi osteggia il governo.
Per aree geografiche: al Nord prevale il Sì
L’orientamento di voto appare molto diversificato nelle diverse aree geografiche del Paese: nelle regioni del Nord ovest e in quelle del Centro Nord prevale il Sì, nel Nordest prevale di poco il No mentre nelle regioni del Centro Sud e nelle Isole il No ha un vantaggio piuttosto ampio.
I punti della riforma
Quando si entra nel merito della riforma, enunciando i sette principali punti in cui si sostanzia, il grado di accordo per ciascun aspetto considerato prevale sempre sul disaccordo, talora in misura molto netta come nel caso della riduzione dei senatori (62% i favorevoli, 20% i contrari), della fine del bicameralismo paritario (51% contro 24%), la soppressione del Cnel (49% contro 18%).
Il vantaggio è più contenuto solo nel caso delle modalità di elezione del Senato: 39% i favorevoli alla scelta contestuale al voto regionale, 31% i contrari che preferirebbero poter scegliere con un voto di preferenza.
L’accordo medio espresso per i sette punti della riforma è pari al 48% ma quando, successivamente, agli stessi intervistati si chiede di esprimere il favore per la riforma nel complesso, il consenso è più basso: il 42% si dichiara molto o abbastanza d’accordo, perchè la personalizzazione e l’orientamento politico prevalgono sul merito delle questioni.
D’altra parte, come già evidenziato, per il 53% degli interpellati gli italiani voteranno pensando di approvare o bocciare il governi Renzi.
Il rischio personalizzazione
Il premier sta riducendo la personalizzazione del referendum. Sembra una scelta saggia. In uno scenario tripolare, infatti, la personalizzazione può risultare una strategia ad alto rischio perchè i due elettorati antagonisti sono indotti ad allearsi contro il premier, indipendentemente dal merito del referendum, per «dare una spallata» al governo.
Mancano nove settimane al voto e la partita è davvero aperta: la distanza tra No e Sì è minima e gli indecisi saranno determinanti.
Tra questi ultimi la metà circa (47%) pur dichiarando di voler andare a votare non sa esprimere un parere sulla riforma, il 32% si dichiara favorevole e il 21% contrario.
Mobilitazione ferma al 56%
In questo scenario è auspicabile che il confronto, spesso influenzato dagli allarmi evocati – da una parte, nel caso di affermazione del No, le catastrofiche conseguenze sul piano economico-finanziario, politico e sociale; dall’altra, se vincesse il Sì, la concentrazione dei poteri, l’attentato alla democrazia e alla libertà dei cittadini – e dal tifo da stadio, si trasformi in una sana dialettica sui contenuti effettivi.
Il dibattito televisivo su La7 tra il premier Renzi e il professor Zagrebelsky va in questa direzione: è stato un contraddittorio utile e molto civile che ha consentito agli ascoltatori di approfondire le ragioni a favore e contro la riforma.
E un confronto argomentato e pacato potrebbe favorire una maggiore mobilitazione dei cittadini, oggi ferma al 56%.
È un dato che fa riflettere perchè si tratta di un referendum sulla Costituzione, e la Costituzione è di tutti, indipendentemente dalle opinioni sulla riforma.
Nando Pagnoncelli
(da “il Corriere dela Sera“)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile L’ASSESSORE AL BILANCIO NOMINATO DALLA RAGGI HA DICHIARATO IL FALSO NEL SUO CURRICULUM… MA LA RAGGI LO E’ O CI FA?
Prima arrivano i messaggi sui gruppi WhatsApp degli attivisti romani: «Ma da quando è che Mazzillo è dottore commercialista?».
Poi i primi tweet che rilanciano il sospetto che via via si fa certezza.
Andrea Mazzillo sarebbe diventato assessore al Bilancio forte del suo curriculum che contiene un po’ di tutto: docente a Tor Vergata, commercialista, dipendente in aspettativa di Equitalia, capo staff della sindaca Virginia Raggi.
In realtà effettuando una ricerca, come hanno già fatto in molti militanti, con nome e cognome, nell’elenco nazionale dell’Ordine, appare «Nessun iscritto trovato». O Mazzillo è uno pseudonimo, o commercialista non è.
Come non è un docente dell’Università romana di Tor Vergata, ma un semplice dottore di ricerca (all’inglese: ha un Phd).
Sia come sia, lui finora non ha mai smentito e resta, forte di quelle competenze che hanno convinto Raggi, l’«assessore di ripiego» grillino scelto per risanare i conti disastrati di Roma.
Una nomina che non è gradita da una fetta abbondante del mondo pentastellato, parlamentari e militanti, e non solo perchè qualche anno fa è stato candidato perdente del Pd romano, ma per la sua esperienza, ritenuta non così solida per affrontare la grande sfida del debito.
L’impressione di una scelta di fiducia fatta per mancanze di alternative è forte tra i 5 Stelle, anche tra consiglieri e assessori, costretti quasi per impotenza a difendere le decisioni di sindaca.
Altrettanto scetticismo, infatti, suscita il nome di Massimo Colomban, imprenditore, indipendentista veneto, già candidato a sostegno del leghista Luca Zaia, e ora in trasferta romana, per volontà della Casaleggio, per occuparsi di società partecipate. Prevista per oggi, la conferenza stampa di presentazione è slittata a un giorno ancora da definire della settimana.
Servirà a Raggi per far conoscere meglio i due nuovi compagni di giunta e magari a mettere un punto anche alle nuove polemiche su Mazzillo commercialista a sua insaputa.
Ilario Lombardo
(da “La Stampa“)
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