Ottobre 11th, 2016 Riccardo Fucile PRESENTATO IL DECRETO DEL GOVERNO
Risarcimento integrale per le case degli edifici colpiti, prestito d’onore per il riavvio delle attività
produttive, cassa integrazione in deroga per i lavoratori di imprese coinvolte nel sisma, rinvio di imposte e tasse per singoli e imprese in grado di documentare che l’impossibilità del pagamento è strettamente connessa al terremoto. Sono alcune delle misure previste nel decreto contenente gli interventi urgenti per le zone colpite dal terremoto, approvato questa mattina dal Consiglio dei Ministri.
Il provvedimento – composto di 53 articoli -, sostiene il governo, “fissa i capisaldi di tutti gli interventi necessari alla ricostruzione e al sostegno alla ripresa economica” con l’obiettivo di essere “per quanto possibile, esaustivo”.
Il decreto fissa anche la governance della ricostruzione: il Commissario Errani sarà affiancato da 4 vicecommissari, i presidenti di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, e da quattro uffici speciali per la ricostruzione, uno per ogni regione.
Per assicurare legalità e trasparenza in tutte le fasi della ricostruzione, sottolinea il comunicato di palazzo Chigi, il decreto prevede, oltre alla supervisione dell’Anac, una centrale unica di committenza, un albo delle imprese e uno dei professionisti, oltre a garantire dati costantemente aggiornati.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 11th, 2016 Riccardo Fucile OSTUNI: IL TRENTENNE DEL GHANA, TITOLARE DI UN NEGOZIO DI TELEFONIA, ATTIRATO IN UNA TRAPPOLA
Preso a bastonate e ridotto in fin di vita per aver pubblicato un post su Facebook in cui rivendicava un credito.
Vittima della spedizione punitiva da parte di due fratelli è stato un uomo originario del Ghana di 30 anni, da tempo residente a Ostuni dove è titolare di un negozio di telefonia.
A quanto pare gli aggressori si sarebbero sentiti offesi dal post in cui il migrante parlava di un debito mai saldato da parte di uno dei due fratelli.
Entrambi sono finiti in carcere con l’accusa di lesioni personali pluriaggravate.
È l’ipotesi di reato formulata dal pubblico ministero Milto De Nozza a carico di Oronzo e Giovanni Iaia, rispettivamente di 32 anni e 27 anni.
L’aggressione è avvenuta in pieno centro, nei pressi dei bagni pubblici che si trovano di fianco all’ufficio postale centrale di Ostuni.
È qui che uno dei due fratelli aveva dato appuntamento al 30enne promettendogli che avrebbe saldato il debito.
Arrivato a destinazione l’uomo è stato aggredito alle spalle e ripetutamente colpito con un bastone. È stato un passante a chiamare il commissariato di polizia, dove avere tentato invano di fermare l’accesso di violenza da parte dei due.
Quando i poliziotti sono arrivati sul posto hanno trovato il 30enne per terra: naso e viso coperti di sangue.
Trasferito immediatamente in ospedale l’uomo è stato medicato e curato delle ferite giudicate guaribili in trenta giorni.
Dopo avere ascoltato la vittima gli inquirenti hanno rintracciato i presunti aggressori.
I due fratelli sono entrambi impiegati nella guida dei calessini che portano i turisti in visita nel centro storico della Città bianca: nel mezzo guidato da uno dei due i due fratelli i poliziotti hanno trovato il bastone ancora sporco di sangue.
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2016 Riccardo Fucile LA RIMOZIONE DELLO STRISCIONE “VERITA’ PER GIULIO” E’ ATTO ROZZO E ABOMINEVOLE
La vicenda di Giulio Regeni l’ho seguita in modo piuttosto discontinuo ma sufficiente per capire
abbastanza presto cos’era accaduto e come era accaduto.
Poi, progressivamente, me ne sono allontanato, evitando di approfondire i termini, i dettagli, gli sviluppi e le corresponsabilità .
L’ho fatto perchè l’immagine di quel giovane “prima” e l’immagine del suo corpo come emergeva dai dettagli dell’autopsia, mi erano insopportabili e ciò per un motivo non certo nobile, ma squisitamente egoistico: nel travaglio di quel corpo proiettavo il corpo di mio figlio
Forse è improprio parlarne, ma credo che si tratti di un meccanismo di identificazione a cui credo molti, moltissimi genitori non riescono a sottrarsi.
Nel corpo dell’altro, nella sua giovinezza, nella sua asciuttezza, nella sua intuibile reattività e nella bellezza che ne scaturisce, leggiamo la presenza dei nostri figli… e il tormento in cui precipita quel povero involucro è l’ombra terribile che per un istante si addensa su di loro, ed è la nostra pena.
Questa è materia, credo, che non ha nulla a che fare con la politica. È materia senza tempo e seppure strettamente legata agli accadimenti storici, li anticipa e ci riporta agli interrogativi che nessuna storia e nessuna politica possono sciogliere: perchè l’amore? perchè la perdita? perchè l’irragionevolezza del destino?
Dopo, solo dopo viene la politica e la storia di Regeni mette in luce un interrogativo che certo è appartenuto a tutte le epoche e a tutta la storia, ma che di questi tempi – tempi in cui non è consentito a nessuno, nemmeno ai più potenti di tenere qualcosa segreto – assume una drammaticità particolare.
Per una serie vasta di motivi (l’Egitto è una importantissima voce del nostro export, l’Egitto svolge una funzione di contenimento dello Stato islamico in Medio Oriente in particolare in relazione alla Libia, l’Egitto stesso è un enorme serbatoio di potenziali migranti, e così via) noi non siamo in grado di rompere le relazioni con il governo di quel Paese.
Lo sa il presidente del Consiglio, lo sanno i parlamentari di tutti i partiti, lo sa la grande maggioranza degli italiani.
È il principio di realtà e venir meno a esso comporta conseguenze che nessuno è veramente pronto a pagare.
Al tempo stesso noi tutti – governanti e mondo politico nella sua interezza, gente comune – sappiamo che esiste un elementare senso di giustizia che nasce dalla riaffermazione del “diritto”.
Questa riaffermazione porta con sè un bisogno di verità che è ineludibile. Se rinunciamo a ciò progressivamente viene meno tutto ciò che ci tiene assieme, tutto ciò che raccontiamo di noi, di ciò che abbiamo costruito e di ciò che siamo, ciò di cui ci riempiamo la bocca: i valori.
In altre parole: sappiamo come vanno le cose, ma dobbiamo credere che possano andare diversamente e dobbiamo esigerlo (nel caso dal governo Egiziano).
Dobbiamo chiedere “verita”.
E qui si afferma un terzo piano, che a mio avviso, si slega nuovamente dalla “storia” e va incontro a un terreno assai più antico e credo condiviso.
Lo striscione rimosso da Roberto Dipiazza e dai suoi, non chiedeva “Verità su…”, chiedeva “Verità PER Giulio Regeni”.
Per lui, per la memoria di quel ragazzo, perchè le memorie vanno tenute vive, finchè non sono “placate”. Perchè la madre e il padre di Giulio possano dirgli: abbiamo fatto tutto ciò che potevamo per te! Non servono riferimenti letterari, e non serve aver fatto il liceo. Credo che ci siamo capiti.
Gli uomini che hanno fatto togliere quello striscione, in un colpo solo sono venuti meno a tutto.
Al riconoscimento della tragedia, al dovere di esigere verità , al dovere della memoria. Oh, le amano le “memorie” eccome, ma quelle congelate nel marmo che offrono certezze e non interrogativi, non quelle vive che – fra le tante cose – ci ricordano che tutti andremo a “finire”.
Non c’entra la politica, c’entra piuttosto una povertà di cuore, una esibita rozzezza e una profondissima miscredenza.
È gente che non crede a nulla.
Roberto Weber
(da “il Piccolo”)
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