Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
MATTARELLA E MINORANZA PD AVREBBERO PREFERITO PADOAN, MA HA VINTO RENZI… TRA I MINISTRI CONFERMATI PADOAN, ORLANDO, FRANCESCHINI, DEL RIO, MARTINA E POLETTI, SI SGANCIANO LA BOSCHI, GIANNINI, LORENZIN E FORSE LA MADIA
E’ metà mattinata quando Paolo Gentiloni varca la soglia di Palazzo Chigi. Ad attenderlo c’è il
premier dimissionario Matteo Renzi, tornato a Roma oggi dopo aver trascorso il giorno dell’Immacolata in famiglia a Pontassieve.
Mentre al Quirinale Sergio Mattarella avvia il suo secondo round di consultazioni con ben 17 gruppi e gruppetti parlamentari solo nella giornata di oggi, è nel palazzo del governo che si cerca la quadra per la nascita di un nuovo esecutivo. Renzi avvia di fatto le sue ‘consultazioni’ con i leader Dem.
Oltre a Gentiloni, riceve Pier Carlo Padoan. Incontra Matteo Orfini e sente al telefono Graziano Delrio.
A Palazzo Chigi arriva anche Maurizio Martina. I contatti con Dario Franceschini sono continui. La giornata cancella l’ipotesi di un Renzi bis.
E rafforza invece la carta di Gentiloni premier di un governo che confermerebbe Padoan all’Economia.
Gentiloni potrebbe giurare già domenica. Ma Renzi vuole la garanzia che si voti a primavera e chiede di chiudere un’intesa su un sistema elettorale semi-proporzionale.
All’ora di pranzo la campanella che dice “sbrigatevi” la suona la Bce.
L’istituto di Francoforte respinge la richiesta di Mps di aver maggior tempo per l’aumento di capitale. Tradotto: serve un intervento del governo, un decreto, serve ‘un governo’.
E’ questa urgenza che nel primo pomeriggio, mentre a Palazzo Chigi continua l’andirivieni di leader e contatti, i telefoni squillano, le trattative fervono, rafforza la carta Gentiloni.
Al Colle invece la storia Mps rafforza la carta Padoan. Mattarella insiste fino all’ultimo sul ministro del Tesoro. Ma Renzi è irremovibile e su Gentiloni stringe il patto con il Pd.
Così il ministro degli Esteri diventa punto di mediazione tra Renzi e Mattarella.
Dopo che è caduta l’ipotesi iniziale del capo dello Stato: cioè un reincarico di Renzi. In quanto, spiegano fonti istituzionali di alto livello, a norma di Costituzione nulla obbliga il premier a dimettersi dopo la sconfitta referendaria. Ma Renzi fa un altro ragionamento.
“Io non sono disponibile”, ha spiegato a chi lo ha incontrato a Palazzo Chigi.
Intorno, i primi scatoloni del trasloco. Al premier uscente non sarebbe dispiaciuta l’ipotesi disegnata dal pentastellato Luigi Di Maio: congelare tutto così com’è, Renzi resta a Palazzo Chigi dimissionario con tutto il governo fino alla sentenza della Consulta a gennaio e poi si vota.
Insomma, una gestione degli affari correnti e basta.
Ma la bomba a orologeria di Mps spazza via anche questo scenario, che comunque non era gradito a Mattarella.
Renzi non vuole un reincarico, “perderei la faccia”, continua a dire ai suoi. E allora emerge l’ipotesi Gentiloni: frutto anche di un patto interno con Franceschini.
Della serie: “Nulla nasce contro il segretario del Pd”, continua a dire il ministro dei Beni Culturali. Dietro, c’è la ‘last call’ del Qurinale. Della serie: ‘Se non sei tu, indica un nome, caro Matteo che resti segretario del Pd. Altrimenti facciamo noi’.
Certo ancora fino al primo pomeriggio, pure dal Pd – oltre che dal Colle – arrivavano sollecitazioni su Padoan.
Più tecnico, più neutro, meno politico: contro di lui si scatenano meno invidie e gelosie. Ma per il premier la carta preferita è Gentiloni, uno dei pochi fedelissimi non toscani, punto di riferimento della cerchia del segretario Pd a Roma.
Con l’esperienza maturata alla Farnesina può gestire agevolmente gli appuntamenti esteri importanti del prossimo futuro: dal Consiglio europeo della prossima settimana alla celebrazione dei 60 anni del Trattato di Roma a marzo. Ma non il G7 di Taormina.
Non per incapacità di Gentiloni, bensì perchè Renzi vorrebbe aver votato per quella data di fine maggio.
Sta qui il nodo di tutto il puzzle. A sera Gentiloni torna a Palazzo Chigi per un nuovo faccia a faccia con Renzi.
Con i suoi interlocutori Dem il premier uscente ragiona anche di data e sistema elettorale. Vuole garanzie che si torni al voto al più presto, approfittando magari della finestra delle amministrative di primavera.
Twitta il renziano Andrea Marcucci:
Si può votare dal 15 aprile al 15 giugno, indicano dalla cerchia del premier, una tornata che interessa circa mille comuni e che per Renzi potrebbe ben estendersi alle politiche.
Per avere una garanzia sulla data, Renzi vuole anche garanzie sulla legge elettorale, per seminare e raccogliere subito dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum. Insomma, per non farsi trovare impreparato.
L’Idea è un semi-proporzionale che piace anche a Silvio Berlusconi. L’ex Cavaliere salirà domani al Colle: nel Pd sono tutti in attesa di sapere cosa andrà a dire a Mattarella. L’auspicio è di poter stringere un patto di non belligeranza sulla base della legge elettorale.
La squadra del governo Gentiloni continuerebbe a far parte Luca Lotti, braccio destro del segretario che resterebbe a Palazzo Chigi come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Padoan verrebbe riconfermato all’Economia. E in squadra resterebbero sia Orlando che Franceschini, Delrio e Martina e anche Poletti.
Ma non farebbero parte del governo i ministri bocciati dai fatti. Tre nomi: Giannini per le contestazioni alla Buona scuola, Lorenzin per alleggerire il peso di Ncd nel governo, Boschi (al suo posto si fa il nome di Giachetti) per via della sconfitta al referendum che su di lei funzionerebbe come con Renzi.
Via tutt’e due dall’esecutivo. In bilico anche Madia, per via della bocciatura della sua riforma da parte della Consulta, ma il ministro della Pubblica Amministrazione potrebbe restare per i decreti attuativi ancora sul tavolo.
Nella squadra di Gentiloni non entra alcun ministro verdiniano. A sostituire quello che dovrebbe essere il prossimo premier alla Farnesina si fa il nome di Carlo Calenda, attuale responsabile dello Sviluppo Economico.
Davanti a Palazzo Chigi, il fotografo di Renzi, Tiberio Barchielli, prende una boccata d’aria e per la prima volta non porta con se la macchina fotografica.
Segno anche questo che il suo compito dietro al premier è terminato, magari comincerà a seguire solo il segretario.
Perchè nell’accordo interno al Pd che dovrebbe portare Gentiloni a giurare al Quirinale c’è anche il congresso del partito a partire da subito. Primarie aperte per la nuova segreteria.
Lo chiedono con forza i Giovani Turchi, lo chiede il governatore Michele Emiliano che scalpita per candidarsi, come il governatore toscano Enrico Rossi e chissà forse anche Sergio Chiamparino.
Una chiamata alla sfida interna che Renzi avalla: gli serve per rilegittimarsi dopo la sconfitta pesante del 4 dicembre.
E per ora sa di avere dalla sua parte i Giovani Turchi che a quanto pare non candiderebbero il ministro Andrea Orlando ma sosterrebbero l’attuale segretario.
Il perchè sta nei 13 milioni di sì comunque incassati al referendum, così te la spiegano. “Con primarie aperte vince lui”, ti dicono.
E Franceschini? Pare che sul congresso non si sia ancora sbilanciato, ma i renziani scommettono che non avrà scelta: “Lui sta con chi vince”.
Per loro, vince ancora Renzi. Chissà . La prossima settimana una nuova direzione nazionale — forse martedì — potrebbe portare allo scoperto le posizioni in campo tra i Dem. Un campo minato.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
SILVIO DA MATTARELLA: APERTURA SOLO CON LA PROMESSA DEL PROPORZIONALE E UN AIUTINO A STRASBURGO… E ALLORA ADDIO A SALVINI
Un paio di giorni fa, all’aeroporto di Fiumicino, Fedele Confalonieri incrocia un gruppo di parlamentari in attesa dell’imbarco.
Ci sono Maria Stella Gelmini, Mario Mauro, Maria Rosaria Rossi, l’ex sottosegretario Luigi Casero. Fidèl è sorridente, non affranto per la fine del governo: “Ora — dice – si apre una fase molto interessante”.
Perchè per Mediaset i governi sono un po’ come i Papi per i romani, morto uno se ne fa sempre un altro. E tra gli altri nessuno spasima per un Renzi bis. Nè dalle parti dell’azienda nè ad Arcore.
E chissà se è un caso ma il telefono di Gianni Letta ha ricominciato a squillare come ai bei tempi: “Ma voi — si sente domandare – che direte al Colle? Perchè se voi non aprite il governissimo è già morto? Aprite?”. È un delicato e lungo gioco di “rimessa” quello a cui si sta preparando Silvio Berlusconi.
Il quale, a differenza dei due Mattei (Renzi e Salvini) guiderà la delegazione di Forza Italia al Quirinale sabato pomeriggio.
Anzi, per nulla al mondo ha intenzione di rinunciare a salire lo scalone del Colle, attraversare le vellutate stanze per poi concedersi a microfoni e flash. Una di quelle situazioni in cui il Cavaliere è compiaciuto di esserci, ancora una volta da leader che entra dalla porta principale dopo essere uscito, con l’onda della decadenza, da quella di Palazzo Madama.
Ne è passato di tempo da quando, sui giornali, era il Condannato.
E la guiderà , personalmente, non solo come rivendicazione di un ruolo e di uno status ma anche perchè, semplicemente, non si fida degli altri.
E sa che le trattative delicate si conducono in prima persona. Perchè di trattativa delicata si tratta.
Un ex ministro azzurro spiega, senza tante perifrasi: “Se andiamo al voto anticipato siamo morti, perchè è evidente che non siamo pronti, la coalizione è un casino con Salvini e la Meloni. Ma siamo morti anche se andiamo al governo, perchè non la reggiamo. Rompiamo con gli alleati e per cosa?”.
Ad Arcore sono convinti che andare al governo oggi significa “fare la fine di quello che raggiunge la compagnia a tavola per il caffè e paga tutto il conto”.
Dove il conto è il correttivo che ha chiesto l’Europa sulle “marchette di Renzi”. Dunque Silvio Berlusconi dirà a Sergio Mattarella non solo che è contrario, contrarissimo a un “Renzi bis” ma che non ha intenzione di fare la stampella a nessun governo, non è questione di nomi. Anche se certo è un no da “opposizione responsabile” che non farà barricate in piazza e che dice un sì, convinto, a un confronto – un “tavolo” – sulla legge elettorale. Punto.
In via informale però è stata già comunicata al Quirinale quale è l’offerta che sarebbe impossibile non prendere in considerazione.
Di fronte alla quale si potrebbe discutere anche di governo: “una legge elettorale proporzionale”. Ma, ha aggiunto l’eminenza grigia del Cavaliere, dovrebbe essere un accordo blindato.
Una fonte di Arcore dice: “È chiaro che solo una proposta di proporzionale apre la trattativa vera ovviamente con un nome diverso da Renzi. A quel punto Berlusconi può rompere con la Lega, perchè starebbe al governo oggi ma anche domani, ovvero dopo il voto, visto che col proporzionale nessuno avrebbe la maggioranza”.
Ed è chiaro che, in un percorso del genere, il Cavaliere considererebbe scontata una relazione favorevole del nuovo governo a Strasburgo, dove attende una sentenza slittata a suo giudizio per colpa del governo Renzi.
Condizioni alte, per vendicare il famoso “game over” e rientrare al Senato dalla porta principale.
Altrimenti non vale la pena rompere, ora che le urne hanno sancito il “game over” del governo.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
IL COMUNE AMMETTE: “NON SAPPIAMO DA CHI E’ STATA RIOCCUPATA”… COSA ASPETTA LA RAGGI A CHIEDERE L’INTERVENTO DELLE FORZE DELL’ORDINE PER FARE PIAZZA PULITA?
“La casa che era stata assegnata legittimamente alla famiglia marocchina è stata rioccupata
subito dopo ma non sappiamo da chi.”.
Lo dice incredibilmente l’assessore alle politiche sociali del comune di Roma Laura Baldassarre.
Dopo che martedì 6 dicembre “gli abitanti” della case popolari di San Basilio, quartiere periferico della capitale, avevano impedito a una famiglia marocchina di prendere possesso di un appartamento assegnatole dall’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale), l’alloggio era rimasto vuoto.
Non ci era più tornato neanche Adriano, l’occupante abusivo che era stato sgomberato poco prima dell’arrivo di Mourad Maslouh con moglie e i tre figli al seguito.
Ora l’assurdo: la casa è stata occupata da altre persone, di cui il Campidoglio dice di non conoscere l’identità .
Intanto, come annunciato nonostante le polemiche, la sindaca Virginia Raggi ha in programma un incontro con la famiglia marocchina.
L’assessore ha spiegato, quindi, che “il numero delle persone in graduatoria per le case popolari è più o meno uguale al numero delle persone che le stanno occupando senza titolo“.
Ovvero: ci sono centinaia di persone che avrebbero diritto a queli alloggi in numero uguale a quelli che le occupano abusivamente, ma tutti da anni fanno finta di nulla.
“Quindi — ha aggiunto — la nostra azione andrà avanti su tre filoni paralleli: liberare le case dagli occupanti, far scorrere in tal modo le graduatorie per dare risposte a chi ne ha titolo, trovare soluzioni per l’emergenza abitativa troppo a lungo trascurata”.
Ma questi sono discorsi teorici perchè , come denunciato da Saviano e come risulta alla procura antimafia, la zona in oggetto è “gestita” dai clan malavitosi che decidono (e lucrano) su chi “può occupare” gli alloggi abusivamente .
La cacciata della faniglia marocchina col pretesto “razziale” è solo una copertura di chi sta dietro alle presunte famiglie che urlano “prima gli italiani”.
Qua gli alloggi li assegna la mafia capitolina, poche balle. Ci sono le vedette, i blocchi, le coperture per lo spaccio di droga come a Scampia.
E’ ora che lo Stato ripristini la legalità , rastrellando i locali uno per uno e bonificando i palazzi dalle presenze illecite.
Chi ha diritto ad assistenza sia trasferito altrove, chi ha diritto a quegli alloggi deve poter entrare negli appartamenti e chi delinque sia ospitato in galera.
Cosi’ funziona nei Paesi civili.
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Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
DANNEGGIATO UN CANCELLO DAI VANDALI… LA CROCE ROSSA : “MA CHE MIGRANTI, E’ SOLO UN MAGAZZINO DA SISTEMARE, POLEMICA CREATA IN MALAFEDE”
Il via vai di mezzi della Croce rossa all’esterno di un hotel in abbandono fa insospettire i cittadini di Tirrenia, frazione del comune di Pisa.
Qualcuno pubblica una foto su Facebook nel gruppo Sei di Tirrenia se…
E nei commenti si diffonde un falso allarme: “C’è aria di profugo”, “Arrivano i profughi”, si legge. Tanto che i volontari, venerdì mattina, trovano il cancello dell’edificio divelto e hanno sporto denuncia.
Ma in realtà il centro per i richiedenti asilo a Tirrenia proprio non esiste, nè per il momento è nelle intenzioni della Croce Rossa che sta acquistando l’ex hotel Le Baleari sul lungomare della città toscana per farci un centro direzionale per le ambulanze e di addestramento per i volontari.
Ma le pulizie nel cortile e il trasloco dei mobili ha fatto nascere il tam tam sui social. E tanto è bastato per far circolare falsi voci e creare una sollevazione popolare contro l’arrivo dei migranti: “Capace che ce li portano di notte, senza dirci nulla”, scrive ad esempio Claudia.
Nei commenti c’è quindi chi propone di passare “ogni tanto per dare una controllata” e chi dice: “Se è una struttura che aiuta noi va bene, se è una struttura che aiuta profughi o altro per me è sbagliato”.
A tentare di spiegare, sotto il post, è lo stesso referente della Croce Rossa di Tirrenia Antonio Cerrai: “La struttura dell’Hotel Le Baleari così come si trova non è utile a far niente, se non al massimo un po’ di magazzino – spiega Cerrai – sulla struttura non potranno essere eseguiti lavori fino a rogito avvenuto (marzo-maggio 2017) e terminati i lavori ospiterà a settembre 2017 un Convegno nazionale di Storia della Croce Rossa e della Medicina, impegnando anche altri hotel vicini perchè i posti disponibili non saranno sufficienti. Questo è il nostro piano d’azione previsto per il 2017”.
Cerrai poi dice a Repubblica. “E’ stata una polemica ad arte da parte di populisti che fanno di tutto per creare scompiglio. Per l’accoglienza abbiamo 11 strutture sul territorio già attive e già funzionanti.”
Ma la madre degli imbecilli è sempre incinta.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
E I SONDAGGI PREMIANO FILLON: AL BALLOTTAGGIO FINIREBBE 66% A 34% PER L’EREDE DI SARKOZY
A soli cinque mesi dal primo turno delle prossime presidenziali, la famiglia dei Le Pen si ritrova
a dover sanare una crisi familiare che rischia di mettere in discussione la stabilità del Front National.
In questi ultimi giorni Marine ha più volte richiamato all’ordine sua nipote, Marion Marèchal, in merito ad alcune dichiarazioni rilasciate su tematiche di carattere sociale e politico.
Ultima, in ordine di tempo, quella sull’aborto.
In un’intervista rilasciata il 5 novembre al quotidiano di estrema destra Prèsent, Marion Marèchal ha dichiarato che bisognerebbe “sostenere finanziariamente le strutture che propongono di accompagnare le donne sole e indecise”.
A questo si aggiungerebbe poi l’idea di “rivedere il rimborso integrale e illimitato” previsto per le interruzioni di gravidanza, “perchè le donne sono degli esseri responsabili che devono essere trattati come tali”.
La leader del Front National non ha tardato a smentire queste proposte, ricordando che, nel caso di vittoria alle prossime presidenziali, “non ci sarà nessuna modifica” della legge sull’aborto.
Altri dissapori erano già emersi durante le primarie della destra.
Commentando l’exploit di Franà§ois Fillon al primo turno, Marion Marèchal ha definito il candidato come “il più pericoloso per il Front National”, facendo riferimento al suo programma, per certi aspetti più conservatore di quello presentato dall’estrema destra.
Anche in questo caso Marine Le Pen ha fatto rientrare nei ranghi la nipote, dicendosi in totale “disaccordo” con le sue dichiarazioni, visto che Fillon rappresenterebbe “un buon candidato” da sfidare.
Le frizioni interne al clan Le Pen hanno provocato una profonda frattura nel Front National.
Già questa estate Marine aveva commentato l’atteggiamento della nipote, considerandola “un po’ rigida” e poco incline al “gioco di squadra”, con un chiaro riferimento al suo carattere arrivista e ambizioso.
Le idee conservatrici e nazionaliste di Marion-Marèchal sono state però difese da alcuni dirigenti del partito, che hanno espresso la loro solidarietà alla giovane leader attraverso una serie di post pubblicati sui social network.
Questi attriti arrivano in uno dei momenti più delicati della campagna elettorale di Marine Le Pen.
Dopo un periodo di relativo silenzio servito per studiare le mosse degli avversari, la leader del Front National è tornata con una serie di apparizioni pubbliche. Recenti sondaggi la vedrebbero insieme a Fillon vincente al primo turno, con il candidato dei Rèpublicains in testa al ballottaggio con il 66% delle preferenze.
Per ridurre lo scarto che la separa dal favorito, Marine Le Pen dovrà dare prova di equilibrismo politico, smarcandosi dalle posizioni ultraconservatrici e cattoliche che l’accomunano a Fillon.
Per fare la differenza, sarà necessario spostare l’attenzione sui valori repubblicani cari all’elettorato della destra francese, rimanendo al tempo stesso ancorata alle idee identitarie che da sempre distinguono la sua linea politica.
Questa tattica ha già provocato forti dissensi tra le fila del partito, con molti membri che richiedono un ritorno ai principi fondatori del Front National.
Se non riuscirà a risanare questa frattura, Marine Le Pen correrà il rischio dover fronteggiare una corrente “frondista” interna, probabilmente capitanata proprio da sua nipote.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
LA SENTENZA: “LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE NON DEVE LEDERE I DIRITTI E LE LIBERTA’ DI ALTRI”
Il deputato, leader xenofobo olandese, Geert Wilders è stato condannato per incitamento alla discriminazione da un tribunale di Schipol, che però non gli ha inflitto alcuna pena.
Il capo del Partito per la libertà , favorito alle elezioni del prossimo marzo, è stato invece assolto per insufficienza di prove dalla più grave accusa di istigazione all’odio razziale.
Il processo era partito in seguito alle oltre seimila denunce presentate da musulmani residenti in Olanda, per un comizio tenuto all’Aja nel 2014 dopo le elezioni amministrative, durante il quale Wilders chiese alla folla se volessero “meno marocchini nella loro città e in Olanda”.
Il presidente del tribunale, Hendrik Steenhuis, ha spiegato che le dichiarazioni di Wilders furono “avvilenti e offensive” nei confronti dei marocchini residenti in Olanda, ma non gli ha inflitto neppure la multa da 5.000 euro che era stata sollecitata dal pm in quanto per un deputato eletto dal popolo la condanna penale è già una punizione sufficiente.
“La libertà di espressione può essere limitata”, ha dichiarato Steenhuis rispondendo alle critiche di Wilders, “per esempio per proteggere i diritti e le libertà degli altri, come in questo caso”
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
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Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
CHE FINE HA FATTO LA PROPOSTA DEL M5S CHE VOLEVA UN TETTO MASSIMO DI 5.000 EURO AL MESE PER I SINDACI?… PERCHE’ LA RAGGI NON HA MANTENUTO L’IMPEGNO A RIDURSI LO STIPENDIO ATTUALE (DI CIRCA 10.000 EURO AL MESE) ?
Oggi Il Tempo pubblica un articolo a firma di Vincenzo Bisbiglia in cui si parla dello stipendio di Virginia Raggi, segnalando che la sindaca di Roma guadagna di più del presidente del Consiglio Matteo Renzi: 117mila euro e spiccioli contro 114mila
A scovare l’importo, nei meandri del sito di Roma Capitale eÌ€ stato il segretario Aduc, Primo Mastrantoni: «EÌ€ stato piuttosto difficile, ma lo abbiamo trovato. Le indennitaÌ€ di funzione e i gettoni di presenza possono essere incrementati o diminuiti con delibera di Giunta e di Consiglio per i rispettivi componenti.
Il MoVimento 5 Stelle, ha fatto della trasparenza uno degli elementi fondamentali della propria attivitaÌ€ politica e, come cittadino romano, mi sarei aspettato di leggere sul portale del Comune, alla voce “Sindaco”, oltre a “chi sono” anche “quale eÌ€ la mia indennitaÌ€”. PercheÌ tale atto di trasparenza non c’eÌ€ laddove eÌ€ piuÌ€ facilmente visibile?».
Lo stipendio alla fine si trova cercando a fatica sul sito del Comune di Roma e l’emolumento è mensile: per ottenere il totale annuo bisogna quindi moltiplicare per 12: 117.144 euro. L’importo si intende lordo.![](http://s27.postimg.org/st5rlm4kj/stipendio_virginia_raggi_1.jpg)
Sempre sul sito è possibile reperire lo stipendio di assessori comunali, presidenti di municipio e assessori municipali:
È utile segnalare che, oltre ad essere superiore a quello del presidente del Consiglio, lo stipendio della sindaca di Roma è evidentemente superiore anche a quello dei parlamentari.
E a quello dei parlamentari 5 Stelle, che però lo tagliano.
Come mai la Raggi non si è adeguata alla proposta di legge del M5S (prima firmataria Roberta Lombardi) che prevede un tetto massimo di 5mila euro lordi per le indennità per i sindaci?
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 9th, 2016 Riccardo Fucile
DI BATTISTA SUL DRAMMA IMMIGRAZIONE SCOPRE L’ACQUA CALDA E AZIONA LO SCIAQUONE DEI LUOGHI COMUNI… COME UN SEDICENTE RIVOLUZIONARIO TERZOMONDISTA IN GITA PREMIO FINISCE PER RACCATTARE I VOTI DEI BECERI
Il MoVimento 5 Stelle si prepara alle elezioni e lo fa iniziando con un’intervista dove Alessandro
Di Battista spiega le proposte dei Cinque Stelle per l’Italia.
Di Battista ha così potuto parlare del “nostro sistema di microcredito” per aiutare le imprese (che in realtà non è dei Cinque Stelle ma del Ministero dello Sviluppo Economico), del referendum per l’uscita dall’euro (che però secondo la Costituzione non si può fare) e della lotta all’evasione fiscale, ma solo nei confronti dei grandi evasori (sottintendendo che gli altri sono moralmente autorizzati ad evadere le tasse). Di Battista ha anche spiegato la posizione del MoVimento sulla lotta all’immigrazione irregolare.
Che sulla questione dei migranti il MoVimento abbia spesso strizzato l’occhio ai becerp-elettori rincorrendo le posizioni di Salvini è cosa abbastanza nota.
Qualche tempo fa Grillo scriveva che l’Europa (e il nostro Paese) non può certo accogliere “un miliardo di africani”, paventando un’invasione di massa come se davvero tutti gli abitanti dell’Africa abbiano intenzione di trasferirsi davvero nel Vecchio Continente.
Più di recente la sindaca di Roma Virginia Raggi interpellata dalle Iene sulla questione dell’accoglienza dei migranti transitanti nella Capitale ribadiva il concetto dell’accoglienza zero spiegando che spetta ad altri trovare una soluzione.
Non stupisce quindi che Di Battista a proposito della questione immigrazione abbia risposto in una maniera vaga ma sufficiente a consentire a chi ha già in odio gli immigrati di capire quali siano le intenzioni del MoVimento.
In pratica il sagrista democristiano ha scoperto l’acqua calda:
“Chi è privo di diritto d’asilo in questo momento storico deve essere espulso”.
Nessuno deve averlo informato che è proprio quello che prevede la legge in materia di immigrazione irregolare attualmente vigente in Italia ovvero la cosiddetta legge Bossi-Fini approvata nel 2002 che è andata a modificare pesantemente il Testo Unico sull’Immigrazione del 1998 (precedentemente nota come legge Turco-Napolitano).
È proprio la legge a prevedere che chi è privo del diritto d’asilo (o di un permesso di soggiorno) debba essere accompagnato alla frontiera ed espulso.
Non è quindi il particolare momento storico a richiedere che chi è privo del diritto d’asilo o non gode dello status di rifugiato politico debba essere espulso.
. Di Battista però non dice che tra l’arrivo dei migranti (che siano migranti economici o rifugiati) e la procedura di espulsione c’è in mezzo un processo di verifica dello status di richiedente asilo.
In parole povere chi arriva sul nostro territorio (o in uno qualsiasi dei paesi dell’Unione Europea) e fa richiesta di asilo politico non lo ottiene automaticamente. La legge prevede infatti che siano delle apposite Commissioni territoriali a stabilire se una persona ha diritto o meno all’asilo politico (e tutto quanto ne consegue in termini di diritti e protezione) o meno.
Va da sè che questo procedimento di verifica non sia immediato anzi richieda del tempo, perchè la Commissione competente deve esaminare le carte e svolgere le indagini.
Durante questo tempo il migrante ha diritto a rimanere nel nostro paese e viene ospitato all’interno delle strutture idonee dalle quali in teoria non è concesso allontanarsi (perchè altrimenti il migrante perderebbe il diritto d’asilo) fino alla fine della procedura di verifica della domanda.
Non tutti i migranti risultano “idonei” ad ottenere lo status di rifugiati e la legge attuale prevede che chi non ha diritto ad ottenerla venga espulso (l’espulsione per altro era già prevista dalla Turco Napolitano quindi non è proprio una novità ).
Il problema inizia proprio dopo questo passaggio che in teoria dovrebbe durare poco più di un mese: qualora la richiesta di protezione internazionale non venga accolta (perchè il cittadino extracomunitario non risulta idoneo) il migrante può presentare ricorso contro la decisione della Commissione.
La presentazione del ricorso (che può essere presentato solo in determinati casi) sospende l’espulsione fino a che non è stato esaminato il ricorso, quindi in teoria per altri trenta giorni.
Vale la pena di ricordare che consultando le sentenze dei vari tribunali il diritto d’asilo non viene concesso solo a chi scappa dalla guerra ma anche ad altri individui (ad esempio a chi ha subito violenze domestiche, chi ha subito violenze durante il transito in Libia oppure a chi ha compiuto un significativo percorso di integrazione) Qualora il ricorso venisse rigettato allora per il migrante non c’è altra alternativa all’espulsione.
Ed è a questo punto che la macchina dell’accoglienza che dovrebbe procedere di pari passo con quella delle espulsioni si inceppa.
I motivi sono i più vari, ad esempio il migrante nel frattempo si è allontanato dalla struttura di accoglienza temporanea per andare in un’altro paese dell’Unione oppure si è semplicemente reso irreperibile.
Un altro caso è quello relativo agli accordi internazionali con i paesi di provenienza dei migranti, accordi per il rimpatrio che è difficile far rispettare ma che sarebbe compito dello Stato, anzi degli Stati rendere operativi.
C’è infine anche la questione relativa ai numeri, secondo l’Ismu (Istituto per lo Studio della Multietnicità ) potrebbero essere almeno 435 mila gli immigrati irregolari presenti sul nostro territorio (a fronte di 98 mila richieste d’asilo).
Un numero che rende quasi impossibile qualsiasi operazione di rimpatrio.
Almeno, non con la stessa facilità con cui Di Battista spiega potrebbero essere eseguite (e non dimentichiamo che in Italia c’è ancora da risolvere il vuoto normativo sul reato di clandestinità ).
C’è quindi solo un modo per leggere il messaggio che davvero Di Battista ha voluto lanciare sul tema dell’immigrazione, un messaggio che non è rivolto ai migranti, alle Commissioni territoriali o ai suoi colleghi parlamentari (che pure hanno il potere di risolvere la questione delle espulsioni) ma agli elettori di destra del MoVimento, quelli che considerano Laura Boldrini amica dei migranti e dei clandestini e che ritengono che nel nostro Paese non ci sia abbastanza spazio per tutti.
In questo senso il messaggio di Di Battista, lungi da voler spiegare come i Cinque Stelle hanno intenzione di risolvere il problema (visto che una legge c’è già ) vuole solo rassicurare quella fetta di elettorato che ha paura degli immigrati e che sotto sotto li odia.
Di Battista lo fa continuando a diffondere i soliti luoghi comuni sull’immigrazione invece che spiegarci come vorrebbe affrontare il problema.
Se dovessimo basarci sulle proposte di Grillo (“difendere i confini nazionali, che esistono anche in mare e non solo al Brennero o al Monte Bianco, con l’interdizione a qualunque mezzo di navigazione a ingressi non consentiti“) non troveremo risposte molto più sensate e soprattutto non troveremo proposte concrete.
Ma questo gli elettori del Cinque Stelle lo scopriranno quando saranno al Governo, come è successo a Roma.
(da “NextQuotidiano”)
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