Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
IN UNA SETTIMANA E’ RIUSCITO IN UN CAPOLAVORO TATTICO… OGGI SI E’ PERMESSO ANCHE IL COLPO AD EFFETTO: LA NOTA DI VERDINI CHE PRENDE LE DISTANZE DAL GOVERNO
Avevamo scritto che Renzi, insieme a Berlusconi, è l’unico vero “animale politico” di cui l’Italia
dispone in questa fase, a fronte di una “accozzaglia” di figuranti, urlatori e mestieranti.
A differenza di chi dava Renzi per finito, intento a sigillare scatoloni, e Berlusconi rincoglionito, avevamo tracciato una strategia “renziana” che ora trova conferma nei fatti.
Altro che messo in minoranza nel Pd e costretto a dimettersi da segretario… in pochi giorni Renzi ha reso operativo il piano B: forte del 41% di consensi (molti personali) eccolo imporre premier il fidato Gentiloni contro ogni previsione, riconfermare il suo cerchio magico a Palazzo Chigi (dalla Boschi a Lotti), riprendersi il partito con l’intesa con Franceschini e Orlando, indire il congresso a breve, le primarie in primavera e puntare alle elezioni a giugno.
E questo sarebbe il perdente? Tra l’altro (sondaggio Emg di poche ore fa) con il Pd che sale e un M5S che ha perso quasi un punto in una settimana…
Si dirà : ma alle elezioni perderà con il M5S.
Se le modifiche all’Italicum, vuoi della Corte costituzionale che successivamente del parlamento, limiteranno premi di maggioranza e ballottaggi, non ci sarà nessun vincitore.
E anche attualmente è ben difficile pronosticare un partito oltre il 40% con relativo premio di maggioranza.
Quindi sarà necessaria un’intensa con qualcun altro.
Ed ecco spuntare l’altro “animale politico”, Silvio Berlusconi.
Se a Renzi mancherà in Parlamento una maggioranza, sarà Forza Italia l’unica forza “contattabile” che “per il bene del Paese”, potrà ritornare in gioco sul modello tedesco.
Il M5S senza alleanze non governerà mai se non raggiunge il 50,1%, inutile farsi illusioni.
E se dovesse cercare un’intesa con la Lega la pagherebbe molto cara elettoralmente, perderebbe credibilità e metà del suo bacino elettorale.
Non è detto che Renzi riesca a superare tutti i vari passaggi, ma è l’unico leader che il Pd ha.
Ieri abbiamo pubblicato un sondaggio qualificato : il 52% dell’elettorato Pd lo vuole premier; sapete quanto ha preso Speranza, il suo avversario interno? Il 3,3%, Bersani l’11,8%. Dovete volete che vadano?
Da segnalare l’ultimo colpo magistrale messo a segno da Renzi oggi: una delle accuse che gli avversari interni ed esterni gli muovono è “di avere l’appoggio di Verdini”.
Oggi Verdini non entra la governo perchè “non gli avrebbero garantito posti a sufficienza”, un assist perfetto per Renzi che ora potrà dire di non avere alcuna dipendenza da Verdini.
Pensateci un attimo: a Verdini sai che gliene fregava di un ministero per 5 mesi… e poi mai vista una nota ufficiale in questo casi…suvvia, un mirabile gioco delle parti per “liberare” Renzi dalle accuse.
Ora Renzi ha sei mesi per navigare in mare aperto, senza farsi cucinare a fuoco lento da minoranza interna e opposizioni e con le mani libere.
Altro che festeggiare la vittoria del No, la politica ha altri passaggi e chi non strategia non vincerà mai la guerra.
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Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
VENERDI’ SCADE LA CARICA DA SEGRETARIO, MA SALVINI SI FA PROROGARE FINO ALLA PRIMAVERA… BOSSI AVEVA CHIESTO IL CONGRESSO SUBITO PERCHE’ LA BASE E’ STUFA E OGGI COMMENTA: “PUOI INGANNARE POCA GENTE PER POCO TEMPO, MA NON TANTA GENTE PER TANTO TEMPO”
Nuovo pesante attacco di Umberto Bossi a Matteo Salvini e alla possibilità che quest’ultimo corra per la leadership del centrodestra. “Io non glielo consiglio è troppo difficile per lui. Non vorrei che la gente venisse a prendere quelli della Lega coi forconi”, ha affermato il senatur, incontrando i giornalisti nel cortile di via Bellerio. Bossi è arrivato nella sede della Lega quando era da poco terminata la riunione del consiglio federale del Movimento (di cui fa parte) che ha rinnovato all’unanimità il mandato di Salvini come segretario e confermato la fiducia nel suo progetto nazionale e nella sua corsa a eventuali primarie del centrodestra.
Ovviamente si tratta di tutti personaggi “fedeli” a Salvini, quindi era tutto scontato. Ma rappresenta anche un atto di debolezza da parte del segretario quello di rinviare il congresso, perchè il dissenso esiste e Bossi lo rappresenta anche per chi per ora non si espone. Ma certamente questa non è più la Lega delle origini, molti iscritti si sono allontanati e i risultati delle aministrative sono stati negativi.
Se alle politiche dovessero ripetersi è evidente che Salvini verrà messo in minoranza dall’asse Maroni-Zaia che tengono già in caldo l’alternativa.
“È un problema di esperienza e conoscenza – ha proseguito Bossi – Puoi imbrogliare poca gente per poco tempo mai tanta gente per tanto tempo”
(da agenzie)
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Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
SARANNO LE SENTINELLE DELL’EX PREMIER CHE ORA POTRA’ DEDICARSI AL CONGRESSO E ALLE PRIMARIE PER RITORNARE PREMIER A GIUGNO
Matteo Renzi lascia Palazzo Chigi ma i suoi restano lì. Al termine di trattative veloci ma
frenetiche per il nuovo governo Gentiloni, il giglio magico resta, creatura ormai incistata nell’esecutivo.
Arrivati quasi 4 anni fa con il premier toscano, Luca Lotti e Maria Elena Boschi non fanno gli scatoloni per sloggiare da Palazzo Chigi.
Lui voleva la delega ai servizi segreti, un vecchio sogno del ‘Lotti’. Non ci è riuscito, la delega ai servizi se la prende Gentiloni stesso, ma intanto Lotti diventa ministro con delega allo Sport, Cipe ed Editoria.
Lei, il ministro della riforma sconfitta dalle urne di domenica 4 dicembre, diventa invece sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ruolo potentissimo.
Lotti esce sconfitto dal braccio di ferro sui servizi. Alla fine del giro di giostra, le deleghe ai servizi le assume il neo-premier, Minniti è promosso al Viminale, Angelino Alfano trasloca agli Esteri.
Nel tardo pomeriggio si completano poi le ultime tessere del puzzle. Al posto di Stefania Giannini, all’Istruzione ci va Valeria Fedeli, senatrice che viene dalla Cgil, animatrice dell’appello degli ex sessantottini per il sì al referendum.
Altra tessera che si compone all’ultimo minuto è la permanenza di Marianna Madia alla Pubblica Amministrazione: fino all’ultimo pareva sostituita dal franceschiniano Gianclaudio Bressa, ma poi c’era un problema di presenza femminile nel nuovo governo. Madia resta, Bressa dovrebbe restare sottosegretario.
E fino all’ultimo avevano comunicato a Franceschini un trasloco agli Esteri o agli Interni. Resta ai Beni Culturali.
Lotti mantiene la posizione a Palazzo Chigi e avanza di un bel gradino. Diventa ministro senza portafoglio ma con le stesse deleghe che aveva da sottosegretario alla presidenza: Sport, Cipe, Editoria. Esce insomma dall’ombra, da ministro avrà un ruolo più pubblico, per forza di cose.
Quanto a Boschi, ha tentennato dall’inizio di questa settimana. Combattuta sui pro e i contro della scelta, che Renzi formalmente ha lasciato a lei.
Sperando che accettasse di restare nel governo. E infatti, ‘simul stabunt, simul cadent’. Se resta Lotti, resta anche Boschi.
Voleva restare. E ha ottenuto anche un ruolo di prim’ordine.
Come sottosegretario alla presidenza del consiglio, deciderà gli ordini del giorno del consiglio dei ministri, ogni modifica normativa passa dalla sua scrivania, tutti i ministeri sono obbligati a riferire a lei.
E a sera, soddisfatta, si presenta al Quirinale per giurare davanti a Sergio Mattarella: tailleur nero molto formale, lontanissimi i tempi dell’eccentrico completo blu elettrico indossato 4 anni fa nella cerimonia con Giorgio Napolitano.
E Renzi? Lotti e Boschi sono le sue sentinelle dentro Palazzo Chigi.
Un modo per rafforzare la corrente renziana dentro il Pd, alla vigilia del congresso.
E un modo per controllare ciò che avviene nelle stanze di un potere che fino a una settimana fa Renzi gestiva in prima persona.
I due renziani potranno avere un occhio, anzi quattro, sulla partita importante delle nomine in primavera.
Schema perfetto per il segretario del Pd.
Ma non c’è solo questo.
In questa fase “il segretario si apre ad una nuova vita politica, il più possibile distaccata da un governo che formalmente sostiene”, notano fonti di maggioranza Pd. Per dire che sarà suo interesse prendere le distanze anche dai suoi in questo governo, dai volti di una passata stagione che Renzi non vuole e non può rinnegare ma che si trova costretto a rinnovare per ri-vincere il congresso del Pd e candidarsi al prossimo giro che, scommette lui, arriverà entro giugno.
E il fatto che Denis Verdini non abbia garantito appoggio al Senato va bene soprattutto a Renzi, che ha vinto anche in questo: maggioranza fragile, voto anticipato più certo.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
CARI GRILLINI, DIMETTETEVI TUTTI, MA PRIMA DI SETTEMBRE, NON DOPO AVER PRESO IL VITALIZIO… COMPRESO DI MAIO, MIRACOLATO DAL PORCELLUM, DIVENUTO DEPUTATO DOPO AVER PRESO 59 VOTI ALLE COMUNALI
Il referendum è passato e la realtà con la sua limpidezza esce fuori: i cittadini erano chiamati a decidere se accettare o meno una riforma costituzionale, Renzi ci ha messo la faccia e coerentemente si è dimesso.
L’unico che l’ha fatto pur avendo la maggioranza.
Ora al Presidente della Repubblica non rimaneva altro che seguire quella Costituzione tanto amata e difesa dal popolo del No.
Ma quando si difende con tanto vigore si presume che la Carta fondamentale del nostro Paese si conosca.
Orbene, come la Costituzione prevede, il Presidente della Repubblica non poteva indire elezioni con una legge elettorale diversa per Senato e Camera dei deputati.
L’unica legge elettorale fatta, l’Italicum, vale solo per la Camera ed è sotto il giudizio della Corte Costituzionale.
Pertanto, nessuna elezione anticipata può esserci senza una legge elettorale valida per entrambi i rami del Parlamento.
Ed allora come la Costituzione prevede il Presidente della Repubblica, fatte le consultazioni con le forze politiche, ai sensi dell’art. 92 della Costituzione nomina il Presidente del Consiglio dei ministri. Ecco fermiamoci qui.
Ripetiamo insieme.
Il presidente della Repubblica ai sensi dell’art 92 della Costituzione nomina il presidente del Consiglio.
Quindi, cari Grillini, per una buona volta basta con questa farsa: non esistono governi eletti direttamente dal Popolo.
Basta con questa presa per i fondelli. Basta con questa demagogia infantile. Per una volta eliminate dal vostro gergo frasi fatte ma soprattutto false.
Perchè alimentare bugie e bufale in continuazione? Avete difeso, a vostro dire, la Costituzione?
Bene studiatela e non pretendete cose diverse.
Il Presidente Mattarella, altro non poteva e non può fare. Anche Renzi vuole votare subito. La Costituzione non può essere stravolta dalle vostre insistenti e snervanti bugie, il consenso cercato a tutti i costi alimentando disinformazione è solo dannoso per il Paese.
Bene ora forse qualcuno del No capirà che si è votato per un referendum costituzionale e non per scegliere un governo. Renzi poteva rimanere tranquillamente al suo posto ma per coerenza si è dimesso.
Ora, cari Grillini, volete essere coerenti?
Bene, visto che siete contro i vitalizi e che tali privilegi scatteranno dal prossimo settembre per i parlamentari di prima nominata (tutti i grillini), dimettetevi.
Siate coerenti fino in fondo perchè altrimenti come è facile capire fate un facilissimo gioco.
Sapete che non si può andare a votare senza una legge elettorale.
Sapete che per farla occorre tempo.
Sapete che tanto per dovere istituzionale il Presidente della Repubblica non potrà sciogliere le Camere prima di una nuova legge elettorale
E allora Voi santi e puri che fate?
Gridate al Mondo intero il solito complotto, dite che siamo al 4° governo non eletto dal Popolo, dite che state con il popolo (dimenticando che il popolo per il 41% ha votato Sì e che non è tutto con Voi), dite che i parlamentari non sono legittimi.
Però lo fate con tutti i privilegi e con tutto l’attaccamento possibile alla cara e remunerativa poltrona.
E non vedete l’ora che arrivi settembre per il vitalizio.
Dimenticate che se si fosse votato con le preferenze alle politiche molti di Voi non sarebbero neanche entrati in Parlamento.
Di Maio si candidò a consigliere comunale e prese 59 voti . Non venne eletto. Quindi, Di Maio è un miracolato del Porcellum.
Il governo Gentiloni è nato proprio da quella Costituzione che avete “difeso”, quindi questo è il risultato del No.
L’avete voluto coscientemente Voi e non fate altro che urlare ben sapendo di mentire.
Il voto arriverà e vedremo chi sarà il vincitore.
Andrea Viola
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
“BAMBINO” CERCA CIBO E OGGETTI NEI CASSONETTI E SOGNA DI DIVENTARE POLIZIOTTO
Che cosa vuoi fare da grande Bambino? «Il poliziotto. Sì il poliziotto. Mi piace. È bello, sai, fare il
poliziotto».
Perchè? «Perchè aiuta la gente e poi arresta i cattivi».
In questa storia non ci sono nomi di persona, perchè Bambino ha soltanto 13 anni.
E tutti i fine settimana fa una cosa che nessun altro suo coetaneo fa.
Se ne va in giro per la città con un vecchio portaspesa di tela blu e una zia dall’età indefinita a frugare nei cassonetti dell’immondizia a caccia di qualcosa che abbia un valore.
Come queste tortine ricoperte di crema al cocco, scadute da qualche giorno, che lui tira fuori dal cassonetto dell’immondizia davanti ad un bar di via Nizza.
Le aggancia con un ferro piegato a forma di «L», le afferra e le infila nel borsone a rotelle blu. E se sono scadute poco importa: «Credimi, sono ancora buone: la data è solo quella di una settimana fa».
Bambino è fatto così, non ha paura di parlare e di raccontare la sua miseria.
Bambino è rom. Figlio di rom. Fuggito da quella bidonville che le ruspe hanno cancellato quasi due anni fa in lungo Stura Lazio.
Portato via da una mamma saggia che non voleva crescesse lì, in mezzo ai topi e alla miseria. Con un destino segnato.
Papà coinvolto in un incidente. Tre fratelli più piccini. Una storia come tante. In una città dove i rom sono più di mille. Dove c’è un campo-vergogna in via Germagnano nel quale topi e umani condividono gli stessi spazi, all’aperto e al chiuso.
E i bimbi rom a scuola ci vanno se – e quando – capita. Nonostante i controlli, le insistenze, la pazienza infinita di maestre e professori.
Bambino no. Lui è differente.
Bambino vive in un paese a quaranta chilometri da quell’inferno. Va a scuola tutti i giorni. E ha un sogno: «Voglio fare il poliziotto».
Ti piace studiare? «Sì, tanto. E mi piace la matematica. E pure scienze. Sai che la professoressa mi ha messo 9 di matematica?» E in Italiano come vai? «Bene, ma un po’ meno. Tra il sette e l’otto. Ma studio. E faccio tutti i compiti, sempre».
Giocare? Se c’è tempo e se ci sono giochi si può fare. Magari con i fratelli, magari con gli altri compagni di scuola dietro un pallone o giù per una strada nel paese che lo ha accolto senza sapere nulla di lui, del suo passato, dei suoi fine settimana al campo dove vivono i parenti. Ogni weekend: dal venerdì alla domenica sera.
Poi via, verso l’altra vita, dopo aver passato la giornata a infilarsi nei cassonetti a caccia di qualcosa che abbia un valore.
Bambino è così. Più forte delle sue origini. Più determinato di questa zia che adesso si accende l’ennesima sigaretta e sorseggia un caffè spillato dalle macchinette automatiche nei «negozi frigo» di via Nizza.
«Lo vedi questo peluche? L’ho trovato prima. È ancora bello. Possiamo anche andare a rivenderlo».
A chi, Bambino? Lui alza le spalle: «Ovvio, al Balon». Dove adesso c’è sua madre che vende gli stracci. Ce l’hai una fidanzatina? «No, dai. Non ancora. È presto».
Ma non così presto per essere già grande da aver capito che, senza quella caccia – che non è un gioco, e lui lo sa – i sui fratellini non mangiano.
Perchè i soldi che sua mamma mette insieme facendo le pulizie non bastano mai.
Perchè quelli che il nuovo papà porta a casa facendo l’elettricista sono pochi.
E allora meglio infilarsi nei bidoni dell’Amiat, sfidare le facce schifate di chi gli sfila accanto, e rompere con le dita piccine le borse di plastica per vedere se dentro c’è un tesoro o solo bucce di patate e resti di pranzi.
Bambino sei felice? «Sì, perchè?»
Tra quindici giorni è Natale, lo festeggi? «Certo, sono di religione ortodossa, io. E prego anche».
Si aggiusta il cappellino nero. Si passa le mani sui pantaloni ormai lerci.
Stende la destra: «Ciao, ora vado. Ho da fare». Cosa vorresti come regalo di Natale? Spalanca gli occhi: «Non so». Realizzare il tuo sogno? «Sì, fare il poliziotto».
Lodovico Poletto
(da “La Stampa”)
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Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
INVECE CHE MULTARE CHI E’ COSTRETTO A DORMIRE ALL’APERTO IL COMUNE FAREBBE MEGLIO A TROVARGLI UN ALLOGGIO
Il Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) per il Friuli Venezia Giulia ha giudicato illegittima la «ordinanza antibivacco» emessa dal sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, per vietare accattonaggio, capannelli di persone e consumazione di cibi e bevande all’aperto.
I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso presentato da un richiedente asilo pakistano, Nawaz Shah, per l’annullamento della sanzione di alcune decine di euro per essere stato trovato a dormire all’aperto in città .
L’ordinanza era stata emessa nei mesi scorsi ed era valida fino allo scorso 15 novembre, ma molte delle sue previsioni sono state riprese nella proposta di regolamento della Polizia Municipale presentata dalla Giunta comunale e ora all’esame degli organi del Consiglio Comunale.
Secondo il Tribunale amministrativo l’amministrazione comunale può varare ordinanze solo per fronteggiare eventi e pericoli eccezionali ed emergenziali che minaccino l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana, e che non possano essere affrontati in via ordinaria.
In caso contrario il Comune esorbiterebbe dai propri poteri.
Il Tar ha anche condannato il Ministero dell’interno a pagare al ricorrente le spese di giudizio, liquidate in mille euro.
(da agenzie)
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Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
NEGLI ULTIMI 10 ANNI TRIPLICATA L’INCIDENZA DI POVERTA’ ASSOLUTA TRA GLI OPERAI
La crisi sociale è più lunga della crisi economica. Uscire dalla recessione non vuol dire che la crisi
sia finita.
Quanta disoccupazione è stata riassorbita?
Quanto dell’aumento della povertà assoluta, dei più poveri tra i poveri, si è recuperata?
Partiamo dalla disoccupazione. Dopo essere cresciuta ininterrottamente dal 2007, da circa 1 milione e mezzo, la disoccupazione ha raggiunto il picco nel quarto trimestre del 2014 di 3 milioni 267 mila persone, per poi diminuire.
Siamo, comunque, a 2 milioni 987 mila nel terzo trimestre del 2016.
La disoccupazione di lunga durata, da 12 mesi in su, pur essendo diminuita, coinvolge 1 milione 600 mila persone, più del 50% dei disoccupati.
Elemento, questo, che va considerato con attenzione, perchè più a lungo si protrae lo stato di disoccupazione, più è difficile uscirne e rimettersi in gioco sul mercato del lavoro.
I disoccupati sono molti tra i giovani, ma non dobbiamo dimenticarci di quelli adulti o ultracinquantenni, che , seppure di meno, hanno maggiori difficoltà , a causa dell’età , a rientrare nel mercato del lavoro e che spesso vivono in famiglie in cui solo loro percepivano un reddito.
Certo, gli occupati sono cresciuti di 570 mila unità dall’inizio del 2014, ma ancora non abbastanza per riassorbire una parte importante della disoccupazione, anche perchè una parte della crescita è imputabile alla maggiore permanenza degli ultracinquantenni nel mondo del lavoro.
E comunque la crescita dell’occupazione non è stata sufficiente in questi anni a far diminuire la povertà assoluta , o perchè trattasi comunque di occupati a basso reddito in famiglie con bisogni più alti, o perchè una parte dell’occupazione è cresciuta per persone che vivono in famiglie non povere, aumentando così la polarizzazione.
Lento recupero
Se il peggioramento delle condizioni di vita è stato intenso e veloce, il recupero comunque, è ancora lento rispetto alle necessità .
D’altro canto non possiamo meravigliarci visto che già da prima della crisi il nostro Paese non aveva conosciuto ritmi di crescita rilevanti.
La povertà assoluta, dopo essere raddoppiata non è ancora diminuita.
Sono 1 milione 582 mila le famiglie in povertà assoluta e 4 milioni 598 mila le persone.
La mancanza di lavoro continua a connotare la povertà , le famiglie con a capo un disoccupato sono quelle più in povertà assoluta delle altre e sono aumentate nel tempo.
Tra queste erano povere assolute il 12,8% nel 2005, salite al 14,5%nel 2009 fino a raggiungere il 19,8% nel 2015. Pur essendo un valore alto è importante sottolineare la sua diminuzione rispetto al 2013.
Ancora più che in passato la crisi ha evidenziato quanto il lavoro di una persona sola in famiglia non basti più a proteggere dalla povertà . Chiara Saraceno ci scrisse un libro, «Il lavoro non basta», era il titolo, ed è stato così.
Il modello breadwinner
Ebbene quello che voglio sottolineare è che il modello del maschio «breadwinner», che lavora e mantiene la sua famiglia con figli, con la donna che si occupa della casa e della cura tanto decantato come modello negli anni ’50 e ancora ampiamente diffuso nel Sud, e al Nord tra le famiglie di immigrati marocchini e albanesi, non è più sostenibile socialmente, ha aumentato la vulnerabilità di queste famiglie, soprattutto quelle operaie, ma non solo.
Secondo la Banca d’Italia le famiglie operaie nel 45,9% dei casi hanno solo un percettore di reddito in famiglia e quasi la metà non ha una abitazione in proprietà .
Il lavoro femminile è fondamentale come elemento di protezione dalla povertà , ma continua ad essere ancora su percentuali troppo basse. Sono in particolare le famiglie operaie a pagare il prezzo più alto.
La povertà assoluta per loro aveva cominciato a crescere già prima della crisi. E poi è esplosa passando dal 4,4% del 2005 al 6,9% del 2009 fino a raggiungere l’11,8% nel 2013 e rimanendo tale nel 2015.
Operai più poveri
Dal 2005 al 2015 l’incidenza di povertà assoluta tra le famiglie operaie è triplicata. D’altro canto non possiamo meravigliarci, visto che la crisi ha colpito in primo luogo l’industria e le costruzioni .
Anche i lavoratori in proprio hanno subito una crescita della povertà ‘ assoluta, ma questa li ha raggiunti più tardi degli operai e si è subito ridotta attestandosi al 5,5%. Inoltre il collettivo degli indipendenti si è ridimensionato nel tempo ed ha conosciuto un processo di ricomposizione interna, perchè coloro che sono stati fortemente colpiti dalla crisi, soprattutto nel caso di piccole imprese si sono trasformati in disoccupati o sono usciti dal mercato del lavoro e quindi, non fanno più parte di famiglie di lavoratori indipendenti.
Il disagio raggiunge gli operai con più figli, ma non risparmia anche quelli senza figli e che vivono soli a causa dei redditi bassi.
Insomma, la crisi ha provocato un incremento sia delle famiglie povere assolute con a capo un disoccupato, sia delle famiglie di lavoratori poveri specie operai,siano essi lavoratori a basso salario o poveri perchè con reddito non sufficiente ai bisogni familiari.Avere un lavoro non permette necessariamente di proteggersi dalla povertà o di uscirne.
Non è cosa solo di oggi, ma bisogna ricordarselo per le politiche, soprattutto in questa fase.Servono politiche di vario tipo per affrontare questa emergenza, politiche attive del lavoro, di conciliazione dei tempi di vita per sviluppare occupazione femminile, di sostegno al costo dei figli e strumenti specifici di lotta alla povertà . Una serie di politiche miranti alla redistribuzione del reddito.
Non possiamo rassegnarci a stabilizzare livelli di povertà assoluta così alti. La prima sfida di qualsiasi governo dovrà essere ridurre consistentemente le disuguaglianze, ed evitare che la persistenza della povertà cresca e si consolidi.
Linda Laura Sabbadini
(da “La Repubblica”)
argomento: Lavoro | Commenta »
Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
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Dicembre 12th, 2016 Riccardo Fucile
E’ IL CAMPIONE DEI POLITICI CHE A DOMANDA PRECISA NON RISPONDONO: IL SUO MOTTO E’ STARE FERMI AL CENTRO PER NON SCONTENTARE NESSUNO E PRENDERE I VOTI DI TUTTI…PER FARE COSA NON SI SA
Il MoVimento 5 Stelle è un partito politico che ha l’ambizione di fare qualcosa che nella storia
della Repubblica non succede da parecchio tempo, anzi che sostanzialmente non è mai successo se non per periodi di tempo molto brevi: governare il Paese senza allearsi con nessuno.
L’unico modo per farlo ovviamente è ottenere una maggioranza schiacciante alle prossime elezioni politiche, e quindi è necessario convincere il maggior numero di italiani a votare il partito di Beppe Grillo.
Alessandro Di Battista, l’ultimo vero democristiano
Per farlo da qualche tempo alcuni leader politici del MoVimento, come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, sono impegnati in un tour nelle piazze ma anche in un giro di interviste televisive.
Una cosa che fino a qualche anno fa chi conosceva i Cinque Stelle avrebbe ritenuto impossibile. Ma in questi tre anni in Parlamento i portavoce pentastellati evidentemente hanno cambiato idea, consapevoli del fatto che in Italia l’odiata televisione ha ancora un ruolo importante nel decidere chi vince le elezioni.
Ieri Alessandro Di Battista era ospite di Faccia a Faccia di Giovanni Minoli, una mezz’ora scarsa di domande a bruciapelo dalle quali sarebbe dovuta emergere la visione politica di Di Battista o almeno qualche idea che i Cinque Stelle hanno in mente di realizzare una volta al Governo.
Perchè è facile quando si è all’opposizione dire cambiamo tutto, ma l’esempio di Roma (e quello di Torino e prima ancora Parma) ci dimostrano quanto sia difficile imprimere una vera svolta rispetto al passato nell’amministrazione della cosa pubblica.
Ieri sarebbe stata una buona occasione per Di Battista per farci sapere quali idee ha per il futuro del nostro Paese, ma purtroppo il nuovo Programma a Cinque Stelle deve essere ancora scritto e quindi abbiamo assistito ad una mezz’ora di nulla.
Utilizzando lo stesso tono di voce di Virginia Raggi l’onorevole Di Battista è riuscito a svicolare sostanzialmente tutte le domande fattegli dal conduttore de La 7.
Si è iniziato parlando subito di informazione: i cittadini non si fidano dei giornali e della televisione e Di Battista in quanto cittadino non si fida dei giornali e della televisione.
O meglio, di qualcuno si fida ma il problema oggi sono gli editori impuri ovvero tutti quegli editori che hanno altri interessi al di fuori dell’editoria.
Su tutti De Benedetti (La Repubblica) e Caltagirone (Il Messaggero) ma Di Battista “dimentica” l’impero editoriale della famiglia Berlusconi (non a caso per Di Battista Berlusconi “è il meno peggio”).
Con quale legge elettorale si voterà ?
Ai Cinque Stelle oggi va benissimo l’Italicum, anzi ne vorrebbero due: uno per la Camera e uno per il Senato. Però fino a qualche mese fa i Cinque Stelle ci spiegavano che l’Italicum era una legge elettorale liberticida che ci avrebbe portati alla dittatura. Ora che la Costituzione è salva Di Battista ci spiega che loro non sono per l’Italicum ma per quella legge che uscirà dalla sentenza della Corte Costituzionale, che sarà sempre l’Italicum anche se emendato da qualche sua parte (probabilmente il ballottaggio e il premio di maggioranza).
Perchè Virginia Raggi a Roma sta avendo così tante difficoltà ?
A sei mesi dalla sua elezione Virginia Raggi non è riuscita a fare molto, certo la situazione è complicata ma il minimo sindacale sarebbe stato almeno costruire una giunta, eppure in questi mesi la Raggi ha molto faticato a creare la sua squadra di Governo, che continua a perdere pezzi.
L’ultimo dato in uscita è l’assessore all’urbanistica Paolo Berdini che se ne potrebbe andare per via del pasticcio sul nuovo stadio della Roma.
Eppure tra i grandi successi della Raggi Di Battista riesce ad annoverare l’aver detto no alle Olimpiadi dei palazzinari.
Un no che sostanzialmente non è costato nulla e che più che un successo è una resa della Raggi che ha ammesso di non essere in grado di controllare il “sistema del malaffare” che ruota attorno ai grandi eventi.
Più difficile di quello c’è solo “essere assessore per i Cinque Stelle”, almeno stando a quanto ha detto Di Battista.
Se il MoVimento dovesse vincere le elezioni ci sarà un leader o un portavoce?
Posto che il Capo Politico del Cinque Stelle è Beppe Grillo la domanda è abbastanza semplice e riguarda il ruolo che avrà il futuro eventuale Presidente del Consiglio eletto tra le fila del MoVimento: ma a Di Battista interessa “il cosa e non il chi” e su questo punto ritiene di non doversi esprimere perchè sarà il programma a stabilire cosa dovrà fare il nuovo capo del governo.
Il candidato premier verrà scelto in Rete, sulla piattaforma di Casaleggio dove secondo Di Battista ogni decisione che viene presa è certificata da società esterne. Una cosa che è vera solo a partire dalla votazione sullo statuto e sul regolamento (quindi l’esempio della scelta di Rodotà è fuorviante). Così come è fuorviante dire che il referendum sull’acqua è stato disatteso.
In Europa con o senza Euro?
Come abbiamo scritto qualche giorno fa non è ben chiaro cosa ne pensano i Cinque Stelle dell’Euro.
O meglio, sappiamo che lo considerano un disastro ma mentre Di Maio ha proposto un “euro 2” che forse è un euro a due velocità e forse un euro 2.0 Di Battista è ancora più criptico.
Ci sarà un referendum, se i cittadini decideranno di uscire dall’Euro il Paese uscirà dall’Euro. Facile? Non proprio, perchè Di Battista innanzitutto non dice se il MoVimento farà campagna elettorale per l’uscita dall’Euro o meno (lo decideranno i cittadini) e non dice nemmeno come vorrà gestire la fase di transizione. F
ase che inizierà molto prima del voto non appena verrà indetto il referendum e i mercati inizieranno ad andare in picchiata. Alla domanda secca “lei dice sì all’Europa dei Popoli e no all’Euro” Di Battista non risponde. E non è vero che il MoVimento ha raccolto le firme per il referendum. Incredibile.
Come risolvere il problema dell’immigrazione?
“In questa fase storica si devono rimpatriare le persone che non hanno diritto all’asilo”. Una frase che di per sè non significa nulla perchè c’è già una legge che lo prevede. La risposta di Dibba è quella di “evitare le guerre e i conflitti” che causano i flussi migratori e sostenere la cooperazione internazionale. Sicuramente qualcosa di importante da fare in futuro ma che non risolve il problema di coloro che sono oggi in Italia.
Le piace Putin?
Da mesi il MoVimento 5 Stelle è impegnato (proprio come la Lega Nord) in una manovra di avvicinamento (anche a costo di andare contro la Nato) con la Russia di Putin che è visto come un potenziale e affidabile alleato.
Non sappiamo però se a Di Battista Putin piace come Almirante e Berlinguer, perchè non ce lo dice, ma sappiamo solo che se il MoVimento andasse al governo domani allora farebbe togliere le sanzioni economiche contro la Russia. Sanzioni che però sono state decise a livello europeo.
Lei ha detto è più importante essere onesto che antifascista, cosa significa?
Alessandro Di Battista è un politico italiano che negli ultimi sei mesi si è speso in centinaia di comizi in giro per l’Italia per difendere la Costituzione, Costituzione che è nata dopo la sconfitta del Fascismo e che è impregnata degli ideali dell’antifascismo. Alessandro Di Battista è anche un politico che ieri ha detto che nel 2016 non si può ancora stare a parlare di antifascismo, perchè è come parlare di guelfi e ghibellini.
Ma in fondo Di Battista paga il fatto non tanto di essere figlio di un padre dichiaratamente fascista quanto quello di far parte di un MoVimento che non vuole essere nè di destra nè di sinistra ma che vuole prendere i voti da destra, da sinistra e dal centro.
Ed è proprio per questo che ogni risposta di Di Battista può andare bene a chiunque: parla di espulsioni ma anche di cooperazione internazionale, di Europa dei Popoli ma anche di sovranità monetaria, di democrazia diretta ma anche di programmi elettorali che hanno maggior valore delle decisioni prese in Rete.
Chi voleva ascoltare il Di Battista “movimentista e frikkettone” ieri è stato accontentato, chi si aspettava un Di Battista sovranista amico di Putin che omaggia Almirante pure.
Chi invece voleva sapere in che modo i Cinque Stelle vogliono governare l’Italia è rimasto deluso.
E in fondo dopo tre anni in Parlamento qualche idea se la saranno pur fatta no?
A quanto pare l’unico modo per saperlo, come per le migliori serie televisive, è quella di aspettare la prossima stagione.
(da “NextQuotidiano”)
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