Dicembre 15th, 2016 Riccardo Fucile LA TRENTENNE NEOLAUREATA MA MOLTO GRILLINA GIA’ LAVORA AL SENATO COME ASSISTENTE DI UN PARLAMENTARE CINQUESTELLE
Dopo aver distribuito posti di sottogoverno nei municipi a mogli, compagne e portaborse di
consiglieri comunali e parlamentari della Repubblica, la Parentopoli grillina si arricchisce di un nuovo, interessante capitolo.
Stavolta a beneficiarne è Alessandra Manzin, classe 1985, assunta il 9 dicembre negli uffici di diretta collaborazione dell’assessora alla Città in movimento Linda Meleo per le sue “doti e competenze specifiche – recita la delibera di giunta n.106 – nel campo del diritto amministrativo “.
Una laureata poco più che trentenne che, oltre alla sua vantata professionalità , gode però anche di qualcosa in più: un patrimonio di legami e conoscenze che evidentemente nel M5S fanno la differenza.
Manzin, infatti, oltre ad affiancare in Parlamento il senatore Andrea Cioffi – già di per sè un titolo di merito per i grillini – è anche la fidanzata di Dario Adamo, uomo della Casaleggio Associati nonchè assistente di Rocco Casalino in Senato, dove è responsabile dell’area web e social media.
Ovvero il campo nel quale la sindaca di Roma, che ormai comunica ogni scelta amministrativa e politica esclusivamente su Facebook, in pratica eccelle.
Un atout decisivo per entrare nel fantastico mondo di Virginia Raggi in Campidoglio. Nel caso della Manzin, in realtà , per metterci solo mezzo piede, dal momento che – a dispetto delle “rilevanti funzioni politico-amministrative assegnate” – la giovane neo-assunta lavorerà solo part-time per l’assessora Meleo.
Cosa che le consentirà di conservare il suo posto al Senato.
Ma guadagnandoci pur sempre qualcosina: nonostante sia stata reclutata con un contratto ex articolo 90, infatti, Manzin percepirà solo il 33,33 per cento dello stipendio previsto per i funzionari capitolini di fascia D.
Significa all’incirca 8mila euro. Che non è molto, ma può tornare sempre utile: per arricchire il curriculum e integrare la busta paga.
Per conclamati meriti grillini
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 15th, 2016 Riccardo Fucile PENSANDO FOSSE INDIRIZZATA SOLO A LEI, CREDEVA DI USARLA PER RECUPERARE UN MINIMO DI CREDIBILITA’ TRA I ROMANI
“Conosco le sue iniziative, le sue battaglie personali e le avversità che ha dovuto affrontare. Le esprimo pertanto la mia ammirazione e la mia gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati. La mia porta sarà sempre aperta per lei e per questa nuova rete (di sindaci, ndr)”.
Nel bel mezzo di una tempesta sul Campidoglio che sembra non voler passare, con la sua giunta che si sgretola e continua a perdere un pezzo dopo l’altro e gli avversari politici seduti sulla riva del fiume, Virginia Raggi posta su Twitter una lettera che porta la firma di Papa Francesco e che lascia pensare a un endorsement del vescovo di Roma alla sua amministrazione.
La lettera, però, non è indirizzata solo a lei, ma a 80 sindaci europei, tutti impegnati nel l’accoglienza dei migranti.
La sindaca pentastellata, infatti, venerdì e sabato ha partecipato con gli altri sindaci che hanno ricevuto la lettera del Papa a una due giorni in Vaticano organizzata dalla pontificia accademia delle scienze nella Casina Pio IV sul tema dell’accoglienza in Europa dei profughi.
Al convegno, da programma, sarebbe dovuto intervenire il Papa stesso, nella giornata di sabato. L’intervento non c’è più stato e il Pontefice ha inviato a tutti un messaggio di incoraggiamento.
“Una grande emozione!”, commenta Raggi postando la lettera sul social network. Quando ormai in molti l’avevano interpretata come un sostegno di Bergoglio alla sua giunta, è arrivata però la precisazione del Vaticano: “Si informa che il Papa ha inviato la stessa lettera di ringraziamento ed incoraggiamento a tutti i sindaci partecipanti al convegno sui rifugiati tenutosi gli scorsi venerdì e sabato alla Casina Pio IV. Ogni lettera è stata firmata personalmente dal Papa, ma il testo inviato è il medesimo per tutti i destinatari, tradotto nelle varie lingue”.
Povera Virginia, anche stavolta lo spot è andato di traverso.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 15th, 2016 Riccardo Fucile L’IDEA DEL REGISTA PREMIO OSCAR ALEJANDRO INARRITU IN OCCASIONE DELLA VISITA DEL PAPA A MILANO IL 24 MARZO
Una “suggestione straordinaria”, un progetto ambizioso, ma che sarebbe una testimonianza
unica di una tragedia che chiama tutti a impegnarsi.
Il regista Alejandro Ià±à¡rritu l’ha illustrato la settimana scorsa al sindaco di Milano Beppe Sala: l’idea – sposata da Repubblica con una raccolta firme – è quella di portare a Milano il “barcone della morte”, il peschereccio affondato nell’aprile 2015 al largo della Libia, portando sul fondo del mare almeno 700 migranti.
Il barcone è in Sicilia, ad Augusta, ma il regista premio Oscar, con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, vorrebbe farlo arrivare a Milano per il 24 marzo, in piazza Duomo: lì, quel giorno, papa Francesco dirà messa.
C’è molto mistero intorno a questa operazione, ma dopo che Repubblica per prima ne ha scritto lanciando anche una campagna di raccolta firme per portare a termine l’iniziativa, arrivano i primi commenti.
Dalla Diocesi milanese, che sta organizzando la visita del Papa, fanno sapere che “si sta cercando di capire il progetto, a cui guardiamo con simpatia e interesse”.
Perchè, è il senso della riflessione che si fa in Arcivescovado, “in una città che si sforza di accogliere i migranti, un simile memoriale sarebbe un monito per tutti gli altri a vivere lo stesso impegno, e alla nostra città a continuare”.
In Comune, per adesso, sono cauti, perchè bisogna capire bene la fattibilità di un trasporto che, in ogni caso, potrebbe non essere definitivo: l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, l’estate scorsa, aveva detto che avrebbe voluto portare il barcone a Bruxelles, come testimonianza per tutti i Paesi che sono, o dovrebbero essere, coinvolti da questa tragedia.
Il sindaco Sala aveva già guardato con interesse a un possibile arrivo a Milano del relitto, immaginando anche un museo interattivo dedicato ai migranti, ma adesso aspetta di capirne di più, anche se la visita del regista lo avrebbe molto colpito. Risponde, però, l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino: “Una suggestione molto ambiziosa, sarebbe un simbolo straordinario, e spero riesca a realizzarla nella città che, dal febbraio 2013, ha accolto 117mila persone, di cui più di 21mila bambini.
Il progetto del regista (con la Fondazione Prada, che mantiene il riserbo) va, comunque, al di là di questo viaggio eccezionale ma riguarda la storia del relitto.
E raccoglie già l’approvazione della Fondazione ente dello spettacolo della Chiesa italiana.
Spiega il presidente don Davide Milani, che è anche portavoce del cardinale Angelo Scola: “Aderiamo al progetto di Ià±à¡rritu e siamo disponibili a collaborare con iniziative culturali”.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 15th, 2016 Riccardo Fucile LA NBC CITA FONTE DEI SERVIZI: “INDICO’ COME USARE E FAR TRAPELARE INFORMAZIONI HACKERATE”
“Vendetta”: la parola italiana che in inglese si usa anche per indicare una spedizione punitiva. La vendetta di Vladimir Putin, secondo l’intelligence americana descrive quel che è accaduto durante l’ultima campagna elettorale.
Un regolamento di conti a cinque anni di distanza. Perchè Putin non ha perdonato a Hillary Clinton quella che per il leader russo sarebbe stata l’ingerenza originaria: l’intervento dell’allora segretario di Stato Usa durante le elezioni del 2011 a Mosca, segnate da brogli, irregolarità , proteste di piazza.
In quell’occasione la Clinton si schierò coi manifestanti anti-Putin, chiese pubblicamente che le elezioni russe fossero “libere, giuste e trasparenti”.
All’epoca Putin sentì minacciato il suo potere, temette che l’America stesse fomentando a casa sua un’altra “rivoluzione arancione” come quelle che avevano destabilizzato alcune repubbliche ex-sovietiche.
Cominciarono allora i preparativi per la vendetta, seguiti personalmente da Putin nella ricostruzione che ne fa adesso l’intelligence Usa.
In base a queste indagini il presidente russo avrebbe diretto personalmente gli attacchi degli hacker che hanno violato più volte i siti del partito democratico per danneggiarne la candidata alla Casa Bianca.
Il tipo di attacco fu sperimentato prima in Ucraina e in alcuni paesi scandinavi: furti di informazioni, violazioni di siti governativi, diffusione di false notizie, disinformazione su vasta scala.
Poi l’attacco al bersaglio più grosso, la campagna presidenziale americana. Ora tutto ciò ha un interesse storico.
Lunedì si riuniscono i grandi elettori per l’ultimo atto formale previsto dalle regole elettorali, perchè Trump sia a tutti gli effetti il presidente.
I democratici ci provano, a fare una pressione in extremis perchè alcuni dei grandi elettori neghino il loro voto a Trump, dissociandosi dal mandato della base: è possibile in teoria, la legge lo consente, ma è a dir poco improbabile.
Quand’anche ci fosse qualche defezione, il margine di vantaggio di Trump fra i grandi elettori è notevole e dovrebbe metterlo al riparo da sorprese.
Resterà quella macchia sulla sua elezione, a futura memoria: il “Manchurian Candidate”, l’uomo diventato presidente forse anche grazie all’aiuto di una potenza straniera.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 15th, 2016 Riccardo Fucile DAL PRODUTTORE AL CONSUMATORE, IL CICLO CONTINUO CINQUESTELLE: PRIMA CAUSANO I PROBLEMI, POI PROTESTANO
L’avviso di garanzia a Paola Muraro ha comportato le dimissioni dell’assessora all’ambiente
della giunta guidata dalla sindaca Virginia Raggi.
Che la Muraro fosse sotto indagine lo si sapeva già da luglio così come era noto che la Muraro (che ricordiamolo, è stata “presentata” ai Cinque Stelle da Laura Puppato) abbia lavorato proprio per dodici anni per AMA.
Consulente, ha ripetuto più volte senza saper nemmeno quantificare quanto ha percepito da AMA, ma secondo i PM tra il 2010 e il 2016 l’ex assessora ha svolto anche un ruolo dirigenziale.
I capi d’imputazione sono cinque per violazione dell’articolo 256 comma 4 legge 2006 (reati ambientali); nell’avviso di garanzia si legge che la Muraro avrebbe “operato una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti stessi per quanto in particolare concerne le percentuali di trasformazione dei rifiuti in ingresso in CDR, FOS e Scarti di lavorazione per gli anni 2010-2015, distintamente per l’impianto Rocca Cencia e Salario“.
Sempre dalle indagini emerge che tra il 2014 e il 2015 gli scarti di lavorazione (dei rifiuti) che costituiscono la componente non recuperabile era pari al 41,8% per l’impianto di Rocca Cencia e al 52% per quello di via Salaria; si tratta di percentuali “notevolmente superiori al limite pari al 25% previsto dal decreto”.
In sostanza quindi i due Tmb non lavoravano nei limiti di quanto previsto dalla legge. Se tenete conto che quando lavorava per AMA Muraro era era referente Ippc (un protocollo internazionale sulla qualità dei rifiuti) e aveva in sostanza il compito di controllare sul tipo di qualità del rifiuto in entrata e in uscita in modo che fossero conformi all’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) si tratta di un’accusa davvero pesante. Anche perchè emerge che i due impianti (Rocca Cencia e Salario) non hanno assolutamente lavorato al meglio, tutt’altro: il pavimento dell’impianto di Rocca Cencia non era stato impermeabilizzato in modo da evitare che uno sversamento accidentale dei rifiuti permeasse nel terreno sosttostante. Questo è quello che è scritto nell’avviso di garanzia:
Essendo risultato all’atto dell’ispezione che nelle aree impiantistiche non erano state mantenute efficienti le pavimentazioni in modo da essere impermeabili a eventuali rifiuti liquidi sversati accidentalmente nelle aree di movimentazione dei mezzi di trasporto.
Poi ci sono le canalette di scolo delle acque piovane ostruite dai rifiuti e addirittura il fatto che la porzione degli stabilimenti destinata allo stoccaggio della Frazione organica stabilizzata (ovvero il prodotto risultante dal trattamento che avviene all’interno dei Tmb) non fosse adeguatamente confinata: con possibile dispersione di polveri e sostanze maleodoranti verso l’esterno, in quanto il varco di accesso pedonale era tenuto intenzionalmente aperto con residui di Fos vanificando così la funzione delle porte a impacchettamento rapido verticale
Ed è proprio questa una delle cause degli odori e della puzza dei quali gli abitanti dei quartieri limitrofi ai due Tmb si lamentano da anni.
Una situazione analoga infatti è stata riscontrata anche al Tmb Salario dove “veniva accertata la sostituzione di un portone a impacchettamento rapido con un telo in pvc di colore verde tale da non garantire il confinamento delle polveri”.
Insomma, una situazione di incuria e mancato rispetto delle normative che ha contribuito a rendere irrespirabile l’aria circostante.
Lo sanno bene gli abitanti dei quartieri facenti parti del Municipio VI (per Rocca Cencia) e del Municipio III (per l’impianto di Via Salaria) che in questi anni si sono riuniti in comitati (animati proprio da esponenti del MoVimento 5 Stelle) proprio per denunciare il tanfo che proveniva dagli impianti di trattamento dell’immondizia.
Ma non solo, questo è anche uno dei motivi per cui Ignazio Marino aveva annunciato l’intenzione di voler chiudere almeno il Tmb Salario.
Quell’impianto in realtà non è mai stato chiuso (a parte per un breve periodo nel 2015 in seguito ad un incendio) ma questo no ha impedito alla Raggi di dire che il Tmb Salario e quello di Rocca Cencia andavano rimessi in funzione.
Ma i risultati dell’inchiesta e le accuse mosse alla Muraro stridono ancor di più se messe a confronto con alcune dichiarazioni fatte dall’assessora nell’agosto scorso (più o meno in concomitanza dopo l’annuncio trionfale di aver ripulito Roma dalla monnezza a ferragosto).
Il 22 agosto la Muraro infatti parlava di riconversione del Tmb per farlo diventare un polo tecnologico (ma sempre un centro per lo smaltimento per i rifiuti) spiegando che si sarebbe potuto fare anche prima:
Adesso il Tmb Salario è svuotato ed abbiamo mantenuto la promessa insieme ad Ama ma si poteva fare anche prima. Per questo impianto prevediamo una riconversione: non sarà più un Tmb. Diventerà un polo tecnologico perchè da qui usciranno materiali, quindi ‘end of waste’ e sarà il fiore all’ occhiello di Roma. Questa è la nostra promessa, lo faremo ma ci vogliono i tempi tecnici ed ai cittadini chiediamo di essere pazienti. Noi non prenderemo in giro nessuno
Muraro non aveva rinunciato a prendersela con Fortini (ex presidente di AMA che pure aveva firmato un accordo per il trasferimento all’estero di una quota parte dell’indifferenziato) e con l’amministrazione precedente, spiegando che erano i rifiuti maleodoranti in entrata (e non le procedure di stoccaggio) ad essere la causa dei miasmi:
Ciò che non hanno detto Fortini e l’amministrazione precedente è che andava cambiata l’autorizzazione e noi lo faremo presentando la richiesta entro dicembre. Fatto il primo step, qui non entrerà più rifiuto umido indifferenziato maleodorante. I tempi non li posso dettare perchè è una questione di autorizzazione con la Regione
Ma la dichiarazione della Raggi circa la riattivazione degli impianti — non smentita da Muraro — aveva smorzato gli entusiasmi e lasciato i cittadini con il dubbio su cosa volessero effettivamente fare sindaco e assessora.
La risposta è arrivata qualche giorno fa con il famoso spazza-tour con gli agguati tra i cassonetti organizzati da Raggi e Muraro alla ricerca di proprietari di frigoriferi e divani abbandonati.
Ma in tutto questo rimane il dato che i due Tmb non sono stati chiusi e continuano a funzionare, questo nonostante Muraro sapesse quali fossero le criticità , se non altro per aver lavorato per AMA per così tanti anni.
A questo va aggiunta la bocciatura da parte della maggioranza M5S di una mozione presentata dalla Lista Marchini in Consiglio del Terzo Municipio nella quale si chiedeva che i cittadini della zona potessero partecipare alla conferenza dei servizi relativa alla proroga AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che consentirebbe di tenere aperto il Tmb Salario fino al 2021 (per l’impianto di via Salaria l’autorizzazione scadrebbe il 31 marzo 2016).
Sempre al Terzo Municipio a metà novembre la consigliera nonchè presidente Cinque Stelle della Commissione Ambiente municipale Francesca Burri aveva proposto l’aumento dei turni dell’impianto di via Salaria 981 da due al giorno per cinque giorni a tre al giorno per sette giorni in modo da smaltire più rapidamente i rifiuti e contrastare le esalazioni.
Mozione a sua volta respinta dai Cinque Stelle su indicazione della Presidente Roberta Capoccioni. Eppure già nella mozione della Burri (si può leggere qui) veniva evidenziato come il problema delle esalazioni provenienti dall’impianto di Trattamento Biologico Meccanico di via Salaria fossero da riferirsi ad un non corretto funzionamento dello stesso.
Le indagini della procura di Roma sembrerebbero certificare proprio come al di là del problema della gestione dei rifiuti sia a Rocca Cencia sia al Salario gli impianti non stessero lavorando in maniera corretta e idonea ad evitare la propagazione dei miasmi.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 15th, 2016 Riccardo Fucile IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE: AUMENTI DEL 47% IN SEI ANNI E TAGLI DEL 15% DELLE LINEE
«Il trasporto pendolare deve diventare una priorità nazionale — dice il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini — negli investimenti e nelle attenzioni. Oggi non è così, e su troppe linee la situazione in questi anni è addirittura peggiorata».
Se i treni dei pendolari viaggiassero alla stessa velocità con cui negli ultimi sei anni sono aumentati i biglietti, il Piemonte sarebbe una lepre difficile da raggiungere.
Non è così, e lamentele e storie di ritardi stanno lì a dimostrarlo, assieme ai numeri. L’ultima fotografia di Legambiente, in questo senso, è impietosa: dal 2010 al 2016, dice l’associazione ambientalista, le tariffe hanno fatto un balzo record del 47 per cento.
Chi pagava 10 euro, insomma, oggi si trova a sborsarne quasi 15.
Un dato che fa sobbalzare gli uffici della Regione: l’incremento c’è stato, ammettono dall’amministrazione, ma è più contenuto, attorno al 20 per cento. E a partire dal 2014 non sono scattati neppure gli adeguamenti Istat.
La guerra di cifre
Dietro la guerra dei numeri, c’è una situazione di incrementi generalizzati, che coinvolge tutto il Paese.
E consola poco, anzi forse fa più male, visto che spesso le tratte finiscono per incrociarsi, il secondo posto della Liguria nella classifica di Legambiente: +41,24 per cento.
Anche perchè, contemporaneamente, le linee si sono accorciate: i tagli hanno rosicchiato l’8,4% dei binari piemontesi e il 13,8% di quelli liguri. Sul gradino più basso del podio, la Campania: tariffe su del 36,1 per cento.
Non che i 3 milioni di pendolari italiani se la passino meglio: l’associazione ambientalista nel suo rapporto «Pendolaria», lanciato alla vigilia dell’entrata in vigore dell’orario invernale, spiega che intercity e regionali si sono ridotti in 15 Regioni, mentre le tariffe sono salite in sedici.
Il servizio migliora in poche, fortunatissime, aree: svetta Bolzano. Passi avanti pure per quanto riguarda l’età media dei convogli: 17,1 anni rispetto ai 18,6 dell’anno scorso, grazie agli investimenti di alcune amministrazioni e ai contratti di servizio con Trenitalia.
Le 10 tratte peggiori
Ragionare soltanto su tagli e aumenti, però, sarebbe limitato.
Legambiente ha dato le pagelle alle singole tratte, prendendo in considerazione guasti tecnici, minuti d’attesa, sovraffollamento.
E qui, in questa sorta di classifica dei dannati, la maglia nera va, per il secondo anno di fila, alla Roma-Ostia Lido e alla Circumvesuviana.
Al terzo posto c’è la Reggio Calabria-Taranto: solo 4 collegamenti al giorno da Reggio a Taranto, per una durata minima di 6 ore e 15 minuti, ma con tre cambi e un tratto in pullman. Poi tocca alla Messina-Catania-Siracusa.
La Cremona-Brescia, prosegue Legambiente, occupa il quinto posto grazie a treni più lenti oggi di 15 anni fa (34 minuti nel 2002, 58 oggi), ritardi, soppressioni, carrozze sovraffollate, disagi dovuti allo spostamento del sottopasso di Brescia per i lavori dell’alta velocità .
Al sesto posto c’è la Pescara-Roma e al settimo posto spunta il Piemonte, e in particolare Casale Monferrato, con la linea per Vercelli e quella per Mortara.
È la pecora nera: mentre la Regione sta studiando nuovi sistemi di tariffe con il biglietto elettronico che consentirebbe di superare il sistema dell’abbonamento e stringe i tempi per rivedere il contratto di servizio con Trenitalia, chi attende in stazione inizia a perdere le speranze.
Tra la Treviso-Portogruaro e la Bari-Martina Franca-Taranto, nella classifica al contrario di Legambiente finisce pure la Genova-Acqui Terme, un altro snodo difficoltoso per chi si sposta nel Nord-Ovest.
«Le tradizioni si rispettano», sorridevano amari ieri dal Comitato dei pendolari. L’infrastruttura vede ancora 46 chilometri di binario unico sui 63 della tratta e, dice l’associazione, è ormai indispensabile un potenziamento almeno fino a Ovada, in provincia di Alessandria. Al contrario, negli ultimi anni si è assistito a tagli delle corse con quasi il 35% in meno.
Giuseppe Bottero
(da “La Stampa”)
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