Destra di Popolo.net

VENTI ANNI A LOGLI PER L’OMICIDIO DELLA MOGLIE

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

PROCESSO RAGUSA: LA CASSAZIONE AVEVA ANNULLATO LA SENTENZA DI PROSCIOGLMENTO, ORA LA CONDANNA

Venti anni ad Antonio Logli per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa e per averne occultato il cadavere.
E’ la sentenza emessa con il rito abbreviato dal giudice Elsa Iadaresta al termine del processo per il femminicidio della donna, scomparsa cinque anni fa da San Giuliano Terme, in provincia di Pisa. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Per Logli disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza. e l’interdizione, per semprem dalla potestà  genitoriale.
Il processo con rito abbreviato è stato disposto lo scorso 18 novembre dal gup del Tribunale di Pisa nell’udienza preliminare bis.
L’udienza ha fatto seguito alla decisione della Cassazione dello scorso 17 marzo, quando ha annullato la sentenza di proscioglimento di Logli che era stata pronunciata dall’allora gup del Tribunale di Pisa, Giuseppe Laghezza, il 6 marzo 2015.
La Suprema Corte aveva così accolto il ricorso della Procura di Pisa, disponendo una nuova udienza preliminare per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario e distruzione di cadavere di Roberta Ragusa
Secondo l’accusa Logli che aveva da tempo una relazione con la ex baby sitter di famiglia e poi collaboratrice nella autoscuola di proprietà  di Roberta, la giovane Sara Calzolaio.
La moglie da tempo aveva sospetti, poi una sera del gennaio 2012 ascolta una telefonata mentre in cucina sta facendo l’elenco della spesa per il supermercato da fare il giorno dopo. Quella telefonata è la prova che stava cercando. Fra i due scoppia una lite. Cosa non nuova.
Secondo la ricostruzione fatta anche in base ad alcune testimoni oculari, Logli fu visto, al culmine di un’accesa lite, quella notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012, far salire la moglie in macchina” nella strada davanti a casa, a Gello, frazione di San Giuliano Terme, nella campagna pisana.
Sono le ultime tracce di Roberta. Di lei non si saprà  più niente.
L’hanno cercata nelle campagne, in luoghi vicino alle rive dell’Arno dove chi l’ha uccisa avrebbe potuto far sparire il cadavere, niente.
I ricordi di chi l’ha vista quella notte si fermano alla Ford Escort con a bordo un uomo (Logli) e una donna fuori dall’abitacolo.
L’auto è a fari spenti e i due discutono animatamente, lui prende lei per un braccio la 0trascina in auto e poi la vettura parte pattinando con le ruote in velocità .
Lei grida aiuto e poi scompare. Loris Gozi, uno dei testimoni chiave della ricostruzione degli ultimi istanti di vita di Roberta Ragusa ricorda di aver notato due macchie scure sull’asfalto: era sangue?
Di certo più tardi Logli viene visto in quello stesso posto a pulire con una scopa l’asfalto. Un’altra testimone che abita in zona sostiene che quella notte ha visto Roberta uscire dalla villa con un pigiama rosa addosso e litigare col marito.

(da agenzie)

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IL DELIRIO E LE BUGIE DI DI MAIO: “PROVERANNO A INFILTRARCI ANCORA”

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

CERTO, SE E’ A LUI A VIGILARE, E’ MOLTO PROBABILE… ORA MARRA E’ DIVENTATO “UN INFILTRATO”

Luigi Di Maio continua nella sua battaglia senza quartiere contro la realtà  in una bella intervista firmata da Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano.
In essa uno dei due maggiori esponenti dell’Arte della Fuga — l’altro è Dibba, entrambi hanno raccolto il testimone di Johann Sebastian Bach — racconta che il caso di Raffaele Marra nominato vicecapo di gabinetto e poi responsabile del personale della Giunta Raggi è un esempio di “infiltrazione” che il suo partito deve sopportare perchè è primo. Si parte dall’arresto di Marra:
È stato un colpo per tutti, ovvio. Quindi dovevamo dare nuovo slancio al Comune. Serviva un segnale di discontinuità  ed è arrivato.
E se non fosse arrivato?
Forse non si sarebbe giunti a questa decisione. D’altronde sul piatto c’erano questioni già  poste in passato da Grillo e dal M5S, come i ruoli di Marra e Romeo (Salvatore, ex capo segreteria, ndr).
Ora condannate tutti Marra, ma per mesi siete rimasti zitti. Anzi, lei a luglio lo difese come “competente”.
Non è vero.
Esiste un video (pubblicato sul sito Fanpage.it,ndr) che lo prova.
Non è così. In quella risposta su Marra dico due cose: chi ha partecipato al massacro del Campidoglio si faccia da parte, mentre chi è competente venga a darci una mano.
Perchè associare a Marra questa seconda parte?
La verità  è che già  in quei giorni volevamo che fosse allontanato
E perchè?
Ci basavamo sulle informazioni di dominio pubblico.
Giustificavano la sua rimozione?
Le varie questioni che lo coinvolgevano ci spinsero a chiedere alla sindaca di metterlo da parte. E poi la sua permanenza stava creando divisioni nel M5S.
Ma Raggi non lo tolse.
Spettava alla sindaca decidere. Oneri e onori a lei.
Secondo il gip che ha convalidato il suo arresto, Marra godeva “dell’indubbia fiducia” della sindaca. Perchè si fidava così tanto di lui?
Non lo so. Quello che posso dire è che noi siamo la prima forza politica del Paese. E quindi proveranno a infiltrarci ancora.
L’intervista è interessante per molte ragioni.
In primo luogo Di Maio ammette che volevano le dimissioni di Di Maio in base a “informazioni di dominio pubblico“, ovvero i vari articoli di giornali che in altri momenti il M5S ha insultato e additato come disinformazione.
E questo dà  l’esatta dimensione dell’attendibilità  delle smentite degli esponenti del M5S in generale e di quelle di Di Maio in particolare.
Il vicepresidente della Camera poi ammette candidamente che senza l’arresto, Marra sarebbe ancora al suo posto e il M5S non lo avrebbe rimosso.
Questo quindi ci fornisce l’esatta dimensione di quanto il M5S sia garanzia di legalità  a Roma in Italia. Ovvero, niente.
Poi Di Maio cerca di far passare l’idea che nel video in cui parlava di Marra (su domanda della giornalista) abbia additato lui come quello che ha distrutto la città . Anche questa è una posizione curiosa: la frase completa era «Guardi, io penso soltanto una cosa: chi ha distrutto questa città  non fa parte della nostra squadra. Chi in questi anni ha mostrato buona volontà  ed ha competenza e storia personale all’interno della macchina amministrativa ci venga a dare una mano».
Ma Marra faceva già  parte all’epoca delle dichiarazioni della squadra della Raggi dopo essere stato per anni parte della squadra del M5S all’opposizione del Campidoglio.
Quindi è evidente che Di Maio non si riferiva a lui, oppure Di Maio si era reso conto da anni del fatto che Marra era un distruttore di città  ma non ha fatto niente nè ne ha preso le distanze pubblicamente fino all’arrivo dei magistrati.
E questo sarebbe più grave della semplice negligenza.
Infine è probabile che i cattivi cerchino di infiltrare ancora il M5S: anche perchè visto che i controlli sono così laschi e affidati a persone incapaci di ammettere i propri errori non sarà  un’impresa farlo.

(da “NextQuotidiano”)

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SCARPELLINI AMMETTE: “PAGAVO MARRA PER MANTENERE BUONI RAPPORTI CON LUI”

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

“GLI HO DOVUTO DARE 367.000 EURO PERCHE’ TEMEVO POTESSE INFLUIRE SULLE MIE PRATICHE E NON POTEVO INIMICARMELO”

Interrogato dai pm, l’imprenditore Sergio Scarpellini ammette: “I 367 mila euro girati a RaffaeleMarra? Glieli ho dovuti dare perchè era un funzionario comunale e temevo che potesse influire sulle mie pratiche al Campidoglio. Non volevo inimicarmelo”.
Stesso discorso per lo sconto di circa 500 mila euro sulla casa all’Eur: “Sì, è vero, gli ho fatto un bello sconto, ma alla fine io comunque non ci ho rimesso”.
Dagli stralci dell’interrogatorio riportati oggi dal Messaggero emerge il tentativo di Scarpellini di ‘mascherare’ le tangenti facendole passare per prestiti.
L’operazione, però, è smascherata da un’intercettazione telefonica tra l’immobiliarista e la sua segretaria Ginevra Lavarello.
Una conversazione recente — scrive il Messaggero — avvenuta dopo la pubblicazione di particolari dell’inchiesta che riguardano l’acquisto ‘agevolato’ della casa a Prati Fiscali. Suggerisce la donna, cercando di ‘coprire’ il vero significato delle parole: “Quando vengono quelli — dice — non i giornalisti, quegli altri, e ci chiedono di questa cosa, devi dire che è così, che è un prestito”.
Di fronte all’evidenza, Scarpellini è costretto ad ammettere: “Glieli ho dati perchè volevo mantenere buoni rapporti con lui. Per me mie pratiche in Comune”.

(da agenzie)

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PERCHE’ I REVISORI HANNO BOCCIATO IL BILANCIO DELLA RAGGI: LA BUFALA CHE LA COLPA SIA DELLE GIUNTE PRECEDENTI

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

UNA SCUSA RIDICOLA, ECCO COSA E’ SUCCESSO VERAMENTE

Dopo la bocciatura del bilancio di Roma Capitale da parte dell’OREF circola una leggenda metropolitana che vuole attribuire le colpe al debito della città  e alle giunte precedenti. In più si accusa l’Organismo di revisione economico finanziaria di “essersi svegliato adesso” mentre “con il PD dormiva”.
Entrambi gli argomenti sono falsi.
In primo luogo perchè basta dare un’occhiata al sito del comune per scoprire che le ultime relazioni dell’OREF disponibili sono due: la prima è relativa al 2013-2015 e riporta parere favorevole, la seconda è relativa al 2014-2016 aveva presentato un parere con riserva ed eccezioni e rilievi chiedendo l’adozione di provvedimenti per cancellare le riserve.
In secondo luogo bisogna segnalare che il parere non favorevole dell’OREF invece riguarda proprio le poste contabili del comune e le decisioni prese dall’assessore Andrea Mazzillo.
Nel documento, ad esempio, manca un programma «adeguato» per recuperare le multe arretrate e gli affitti dello sterminato patrimonio immobiliare del Comune; non c’è traccia del piano per dismettere le partecipate gravate da debiti milionari; i bonus dei 23mila dipendenti capitolini vengono distribuiti senza nessun controllo; le entrate straordinarie previste dal Comune per il prossimo anno sono sproporzionate (troppe o troppo poche, a seconda delle voci: per i condon iedilizi vengono “previsti” 15 milioni, quando ci sono pratiche bloccate da anni).
Il Messaggero scrive che Federica Tiezzi, presidente dell’Organo, in privato ammette:«Negli atti della giunta abbiamo notato tanta ingenuità  e approssimazione, probabilmente dettata dall’inesperienza…».
E non può non venire in mente che un assessore al bilancio la sindaca ce l’aveva, ed era una personalità  dotata sia delle capacità  che delle competenze necessarie che dell’esperienza imprescindibile in casi come questo: ma Marcello Minenna ha levato le tende dal Campidoglio dopo che Marra e Romeo hanno cominciato a fare la guerra a Daniela Raineri.
Ecco perchè se l’inesperienza di Mazzillo faceva parte del gioco, questa bocciatura è invece a carico della sindaca, che si è fidata delle persone sbagliate. E una delle competenze richieste nella politica è proprio quella di saper scegliere i tecnici che devono mettere in atto le decisioni di natura politica.
Scrive oggi Lorenzo De Cicco sul Messaggero che in sostanza, secondo l’Oref, il Campidoglio «non ha previsto i correttivi necessari e indispensabili» per mantenere i conti in ordine. La previsione di un bilancio in pareggio, si legge nel rapporto, «è stata raggiunta sulla base di una non corretta previsione degli ingenti e imminenti oneri derivanti dai debiti fuori bilancio», ma anche «dalle passività  derivanti dalla gestione delle partecipate».
Società  che, come ha rilevato anche il Ministero dell’Economia, andrebbero in molti casi liquidate:
I revisori hanno calcolato che dieci aziende comunali non hanno nemmeno presentato il bilancio, a partire da Farmacap, che gestisce le farmacie capitoline. Negli atti del Bilancio manca un piano dettagliato per arrivare alla «razionalizzazione e/o alienazione delle società  che non svolgono attività  con fini istituzionali per l’Ente». Il rischio di un disequilibrio nei conti capitolini deriva anche dalla gestione delle entrate. «Non si riscontra un adeguato e specifico programma di recupero delle entrate tributarie e patrimoniali», si legge nel parere. «Nel documento di programmazione esaminato non sono espresse le politiche da adottare circa il recupero delle entrate, più volte oggetto di raccomandazione dai revisori e che costituisce uno degli aspetti più drammatici e critici di Roma Capitale».
Per quanto riguarda le «contravvenzioni al codice della strada»,il collegio dei revisori rileva «criticità  riguardo l’elevata riduzione degli incassi». Una «inadempienza già  oggetto di raccomandazione».
Per l’Oref, bisognerebbe adottare «in tempi rapidi procedimenti tesi al miglioramento delle performance di riscossione anche al fine di evitare il ricorso sistematico al contenzioso».
Stesso discorso per gli affitti degli immobili di cui il Comune è proprietario. Serve «una revisione puntuale e complessiva dei canoni di locazione, per garantire un monitoraggio periodico della riscossione dei canoni correnti e pregressi».
I revisori di Roma Capitale segnalano problemi anche nell’erogazione dei bonus ai dipendenti comunali. «Bisogna ripristinare un sistema dei controlli interni e di valutazione del raggiungimento degli obiettivi, più adeguato ecoerente», solo così si può arrivare «a un monitoraggio continuo dei risultati per aumentare l’efficacia dell’azione amministrativa».
L’Oref è l’Organo di revisione economicofinanziario degli enti locali.
I consigli comunali, provinciali e delle città  metropolitane eleggono un collegio di revisori composto da tre membri.
Tra le funzioni dell’Oref ci sono i pareri sugli strumenti di programmazione economica, la verifica sugli equilibri e sulle variazioni di bilancio, le proposte d’indebitamento e la vigilanza sulla regolarità  contabile.
Ieri Mazzillo su Facebook (e sul blog di Grillo) ha dichiarato che sarà  impossibile chiudere il bilancio entro il 31 dicembre.
Il Corriere della Sera pubblica anche un’intervista a Federica Tiezzi, presidente dell’organo, a firma di Alessandro Trocino, nella quale si comprende bene anche che le accuse di “intelligenza” con il male assoluto (il PD) sono campate in aria:
È davvero la prima volta che succede a Roma?
«Anche a me risulta così, ma non ho certezze. Siamo qui solo da febbraio»
Le malignità  si sono già  messe in moto: c’è chi dice che il parere è una vendetta per il caso Marra.
«Non siamo romani e non lavoriamo al Comune. Siamo liberi professionisti, in carica da febbraio, per tre anni. La prefettura estrae a sorte dall’albo dei revisori, per garantire autonomia».
La situazione è grave?
«Beh, un parere di questo genere implica una presa di coscienza, una valutazione più attenta».
Avete dato altri pareri?
«Sì, a marzo abbiamo dato il parere sul bilancio di previsione del commissario Tronca e poi sul rendiconto di aprile».
Positivi
«Positivi»
E sulla giunta Raggi?
«Abbiamo dato alcuni pareri sulle variazioni di bilancio».
Positivi anche quelli?
«Sì, ma con prescrizioni e raccomandazioni».
È rimasta sorpresa da questi dati?
«No, conosciamo bene la situazione del bilancio di Roma. Ci sono criticità  da anni, che si incrociano e si aggravano».
Ci sono stati contatti tra voi, prima del parere?
«C’è stata una fase istruttoria, con un’interlocuzione. Abbiamo fatto presente all’amministrazione che c’erano alcune cose da approfondire».
Dunque, si poteva intervenire prima.
«Sì, con una programmazione più adeguata si poteva».
A ciascuno le proprie responsabilità , insomma.

(da “NextQuotidiano”)

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QUANDO LA RAGGI DICEVA: “ASCOLTATE LE RISERVE DEI REVISORI, USATE IL CERVELLO SE ANCORA LO AVETE”

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

NEL 2015 CONTRO MARINO E IL BILANCIO DE PD… ORA A LEI L’HANNO ADDIRITTURA BOCCIATO

Era il 21 giugno 2015 quando la consigliera Virginia Raggi si scagliava duramente contro Ignazio Marino e la maggioranza del Pd.
L’oggetto della discussione era il bilancio e il debito del comune di Roma.
“Sarebbe meglio ascoltare le riserve e le eccezioni formulate dall’Oref e correggere un po’ il tiro: cosa che non fate mai”, affermava la Raggi nel video caricato da Marcello De Vito, attuale presidente dell’assemblea capitolina, intitolato “Virginia Raggi asfalta la maggioranza sul buco di 853 milioni”.
“Oref che, vi ricordo, è l’organo di revisione economico finanziaria del comune. Un organo indipendente, che quindi noi dovremmo ascoltare molto attentamente”.
Lo stesso organo che ha bocciato il bilancio previsionale della giunta di Virginia Raggi, oggi sindaca di Roma.

(da “Huffingtonpost”)

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BILANCIO COMUNE DI ROMA, LA PRESIDENTE DEI REVISORI: “STUPITA DA INESPERIENZA E INGENUITA'”

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

“IL PIANO TRONCA ERA MIGLIORE”

Nessuna vendetta per il caso Marra: “Non siamo romani e non lavoriamo al Comune. Siamo liberi professionisti, in carica da febbraio, per tre anni. La prefettura estrae a sorte dall’albo dei revisori, per garantire autonomia”.
Lo dice al Corriere della Sera Federica Tiezzi, presidente dell’Organo di revisione economico-finanziaria del Campidoglio (Oref) che ha bocciato il bilancio di previsione 2017-2019.
Ora, aggiunge, “servirà  uno stop and check”.
“Un parere di questo genere implica una presa di coscienza, una valutazione più attenta”. “A marzo abbiamo dato il parere sul bilancio di previsione del commissario Tronca e poi sul rendiconto di aprile”, “positivi”.
Tronca “si era posto obiettivi condivisibili, come la razionalizzazione del patrimonio immobiliare e la riscossione dei canoni. Aveva cominciato un percorso”.
“Diciamo che l’amministrazione non si è espressa in modo così chiaro, nella direzione intrapresa da Tronca. Ora occorre farsi carico dei problemi evidenziati e avviarsi verso un miglioramento. La strada sarà  lunga”.
Intervistata anche dal Messaggero, Federica Tiezzi si dice colpita dall'”ingenuità ” dell’amministrazione M5S.
Dai “termini inappropriati” impiegati nelle voci di bilancio, dal “candore” di chi ha redatto il documento.
“Quando con gli altri revisori ho visto il documento di bilancio, ho notato molta approssimazione”. “Sarà  stata sicuramente l’inesperienza, ne sono convinta…”.
“Come revisori abbiamo dovuto constatare che c’è il rischio di non rispettare l’equilibrio di bilancio, perchè i saldi di finanza pubblica sono strettissimi e i rischi per le passività  potenziali sono enormi”.
“Si potrebbe dire che il Comune non ha abbastanza soldi in cassa da spendere. Non hanno i mezzi per poter coprire tutte le spese”.
“Di sicuro il Comune ora dovrà  riscrivere la manovra”, sottolinea. “Non ce la faranno per la fine del mese, c’è una proroga. Avranno più tempo per rispettare i rilievi. Ma il Campidoglio dovrà  predisporre una programmazione adeguata, più concreta in termini di idee e di risultati da raggiungere”.

(da “Huffingtonpost”)

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MANUEL POLETTI, IL FIGLIO DEL MINISTRO CHE A 42 ANNI E’ A UN PASSO DALLA LAUREA

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

IL GIORNALE FINANZIATO CON SOLDI PUBBLICI DEL FIGLIO DEL MINISTRO DEL LAVORO

Il cervello in fuga di Giuliano Poletti non ha ancora dato al corpo il comando di alzarsi dalla poltrona di ministro del Lavoro anche se persino Dario Di Vico sul Corriere della Sera ha spiegato che sarebbe il caso, per questioni di decenza e capacità , di farsi da parte possibilmente per sempre dalla vita pubblica italiana.
E allora il Fatto Quotidiano di oggi, a proposito di giovani che piacciono e che non piacciono a Poletti, pubblica un’intervista al figlio Manuel, che ha tante cose curiose da raccontare.
Manuel è il direttore di Setteserequi, settimanale della provincia di Ravenna.
Presiede anche la società  editrice, una cooperativa che, in tre anni, ha ricevuto oltre mezzo milione di euro di contributi pubblici. Setteserequi ha due redazioni, certifica 5.000 copie vendute.
Setteserequi sopravvive anche con il denaro pubblico.
Vero, rispettando la legge. Il governo Renzi, però, ci ha rovinato.
Prego?
Ha gestito il fondo per l’editoria con tagli retroattivi, dopo che nel 2012 la riforma Peluffo aveva già  ridotto giustamente le risorse cambiando i criteri.
Forse dalla Romagna, fra coop rosse e il partito, non si è costretti a emigrare.
Qui c’è un sistema economico che può aiutare, anche aziende editoriali meritevoli come la nostra.
Con 800 mila euro di ricavi totali, ne incassate 250 mila di pubblicità .
Abbiamo 250 inserzionisti che comprano i servizi redazionali o la pubblicità  tabellare.
Non saranno così generosi perchè suo padre è ministro?
Non credo abbia mai influenzato la nostra attività 
L’Huffington Post ha pubblicato un articolo in cui riepiloga la mole di contributi pubblici al giornale del figlio di Poletti:
Secondo le norme che regolano i contributi alla stampa (legge 250/90) il periodico Sette Sere Qui ha ricevuto nel 2015 190.888,48 euro di contributi pubblici.
Importo simile a quello corrisposto nel 2014, quando al settimanale sono pervenuti un totale di 197.013,74 euro.
Qualche decina di migliaia di euro in meno invece nel 2013 per il quotidiano diretto da Poletti Jr: il totale dei contributi pubblici erogati ammonta a 133.697,24 euro. In tre anni sono circa mezzo milione di euro.
Come ricorda un articolo di Italia Oggi, Poletti Jr ha seguito le orme del padre lanciandosi a testa bassa nel mondo delle cooperative.
Il ministro infatti viene da quel mondo, essendo stato presidente nazionale di Legacoop prima di approdare al ministero del Lavoro che ha varato norme controverse come il Jobs Act e il decreto Poletti.
Manuel ha seguito le sue orme: lontano dalla politica ha preferito muovere “passi importanti all’interno di Legacoop Romagna, l’organizzazione territoriale delle coop rosse scaturita dalla fusione di quelle di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini”.
Carlo Tecce poi chiede a Manuel Poletti della sua laurea:
“Prendere una laurea con 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21”, sempre il ministro.
È una notizia vecchia e ne condivido il significato di fondo.
Traduca.
Che non sempre la laurea con il massimo dei voti assicura la qualità  del lavoratore. Non è scontato, almeno.
Manuel, lei ha una laurea?
No, mi mancano pochi esami. Ho 42 anni,mi sono dedicato prima al lavoro e alla famiglia. Ho una bambina. E sono giornalista professionista da cinque anni.

(da “NextQuotidiano”)

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IO, FABRIZIA E GLI ALTRI: ITALIANI ALL’ESTERO CHE MERITANO RISPETTO

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

ATTENTATO DI BERLINO E DINTORNI

“Bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori” affermava ieri a Fano il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Ha ragione, non tutti i giovani che emigrano qui a Berlino lo sono, ma il discorso vale ovunque, a Londra, Parigi, Melbourne o New York. Fabrizia però lo è.
Non voglio appropriarmi di un ricordo. Scrivo perchè la sua storia, tranne il tragico epilogo, è analoga a quella di migliaia di suoi coetanei connazionali. Che non meritano un rispetto diverso da quelli rimasti in Italia, ma i cui sacrifici non è giusto che siano minimizzati.
Non eravamo amici, ci conoscevamo soprattutto perchè nel 2014, quando fondai Berlino Magazine, lei ebbe l’entusiasmo di contribuire con qualche articolo a quei primi mesi di vita del sito.
Tutto in maniera volontaria, solo perchè il giornalismo è una delle sue passioni, ma non poteva permettersi di dedicarcisi nell’immediato e così, all’epoca, lavorava all’assistenza clienti di una società  di car-sharing con la speranza prima o poi di mettere a frutto quegli studi in Relazioni internazionali e diplomatiche all’Università  di Bologna, seguiti da un master in Comunicazione d’impresa completamente in tedesco presso l’Università  del Sacro Cuore.
Sembrerà  banale dirlo, il solito commento che accontenta tutti, ma faceva tutto con il sorriso, sempre. Senza frustrazioni, di alcun tipo. “Una delle persone più belle che abbia mai incontrato”, mi ha detto qualche ore fa un suo grande amico qui a Berlino, anche lui berlinese d’adozione a cui spero di non fare torto riportando la sua commozione.
Secondo l’annuale rapporto Migrantes, sono stati 107mila gli italiani a trasferirsi all’estero nel 2015, di cui un terzo tra i 18 e i 34 anni.
La Germania è stata la meta preferita, 16.568 persone. E questi sono solo i dati ufficiali, quelli di chi si è iscritto all’AIRE (Anagrafe della popolazione Italiana Residente all’Estero).
Molti delle persone emigrate in Germania lo fanno però senza comunicarlo all’Ambasciata per evitare di perdere l’assicurazione sanitaria italiana.
In Germania la cassa malattia si paga infatti mese per mese e, soprattutto per i freelancer, è un vero salasso. Con la tessera sanitaria italiana in qualche modo si è sostanzialmente coperti. Misteri di un’Unione Europea che non ha ancora parificato situazioni di vita quotidiana così fondamentali per chi si trasferisce in un altro Stato membro.
E così i dati ufficiali non sono quelli reali. I circa 25mila a Berlino secondo l’Aire dovrebbero essere almeno raddoppiati.
Gli italiani a Berlino sono ormai di ogni età , professione, status familiare e ambizione.
Ci sono i giovani neolaureati come Fabrizia, quelli che lavorano nella gastronomia in attesa di migliorare il tedesco e quelli che già  lavorano in startup o all’assistenza clienti di grandi aziende che hanno delocalizzato a Berlino il proprio business online.
Ci sono i liberi professionisti (architetti, grafici, produttori musicali), gli idraulici, i parquettisti, gli immobiliaristi, gli insegnanti di italiano, e tanto altro ancora.
Ci sono tante storie, davvero. Anche italiani che, grazie ai propri studi e a un’ottima padronanza del tedesco, lavorano presso l’ufficio degli Interni tedesco e ora sono subissati di chiamate di parenti e giornalisti che vorrebbero saperne di più.
Molti di loro sono ancora entusiasti di Berlino anche se sono passati anni da quando sono arrivati. Ci sono altri che, se non sono tornati o trasferitisi altrove,pensano spesso di farlo. Saranno clichè, ma lo scorrere del tempo, il cielo grigio, le verdure senza sapore del supermercato e l’assenza di calore umano sul posto di lavoro spingono tante persone a rivalutare l’Italia. E a pensare di ritornarvi. A volte non lo fanno, trovano il proprio equilibrio a Berlino, crescono famiglie, si affermano professionalmente come in Italia non pensano che sarebbero mai riusciti. Giù ci tornano ormai solo per le vacanze.
A volte invece sì, rimpacchettano tutto e salgono sull’areo di ritorno, ben consci che c’è chi proverà  a definire un fallimento il loro tentativo.
Altri ancora tornano in Italia e poi, dopo qualche anno, si trasferiscono nuovamente a Berlino con buona pace di chi vuole teorizzare sulle loro decisioni. “Sono migliori? Non sono migliori?”. Di certo sono persone che sanno mettersi in gioco.
Più che italiani, cittadini di un mondo globale che, tra i tanti dubbi e le poche certezze, sperava Berlino rimanesse isola felice, emblema di una multiculturalità  e politica dell’accoglienza lontana dagli echi di guerre e recriminazioni qui già  vissute abbondantemente nel ventesimo secolo.

(da “Huffingtonpost”)

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FABRIZIA, UNA FIGLIA DELL’ERASMUS CON IL SOGNO DELL’INTEGRAZIONE

Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile

GLI IDEALI DEI RAGAZZI ITALIANI CITTTADINI DEL MONDO

Dopo ore col fiato sospeso in attesa di notizie su Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne di Sulmona (L’Aquila) dispersa dopo la strage di Berlino di ieri sera, le speranze che non sia tra le vittime non identificate si sono ridotte a un soffio.
Lo stesso papà  Gaetano ha affermato tra le lacrime: “Non dovrebbero esserci più dubbi, aspettiamo conferme, ma non mi illudo”.
Solo dopo la comparazione del profilo genetico con le vittime non identificate le sue condizioni potranno essere ufficializzate.
Cittadina del mondo, Fabrizia appartiene alla cosiddetta generazione Erasmus, ha scelto un percorso formativo orientato all’integrazione tra i popoli e alla lotta alla discriminazione.
Dopo la laurea triennale alla Sapienza di Roma in Mediazione linguistico-culturale, ha conseguito la magistrale all’Alma Mater di Bologna in Relazioni internazionali e diplomatiche e un master alla Cattolica di Milano in tedesco per la comunicazione economica.
Da qualche anno vive a Berlino, dove lavora in un’azienda di trasporti.
Una vocazione, quella di Fabrizia, che emerge anche da frasi, citazioni, immagini postate su Twitter, un susseguirsi di messaggi contro la discriminazione razziale e appelli a non confondere il terrorismo con l’immigrazione.
L’ultimo cinguettio risale al 5 dicembre, con il video della scena del film “La meglio gioventù” in cui il professore universitario, durante un esame di medicina, invita Nicola (Luigi Lo Cascio) a lasciare l’Italia, un Paese di dinosauri, in cui non cambia mai nulla.

(da “La Repubblica”)

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