Dicembre 25th, 2016 Riccardo Fucile IL DIVIETO DEI FUOCHI SENZA DISTINZIONI E LA RICHIESTA DANNI … DALLA PREFETTURA ERA STATO INVIATO UN ELENCO CON I PETARDI PROIBITI E AMMESSI
Sulla strada della sindaca Virginia Raggi verso la fine di un 2016 nato sotto i migliori auspici e concluso
in netta flessione ora si frappone anche il Tar del Lazio.
I produttori e i distributori di fuochi d’artificio di Roma e dintorni non hanno mandato giù l’ordinanza firmata dalla prima cittadina M5S: martedì mattina impugneranno davanti ai magistrati amministrativi l’atto con cui l’inquilina del Campidoglio ha disposto “il divieto assoluto di usare petardi, botti, razzi e artifici pirotecnici” tra il 29 dicembre e il 1 gennaio.
A Roma, in altre parole, a Capodanno non sarà possibile accendere neanche un’innocua stella filante.
Letto il documento, i rappresentanti dell’Anisp (Associazione nazionale imprese spettacoli pirotecnici) si sono immediatamente rivolti all’avvocato Marcello Feola: il ricorso sarà completato tra oggi e Santo Stefano, poi sarà presentato alle toghe di via Flaminia che si esprimeranno in tempi brevissimi inaudita altera parte, senza convocare il Comune.
Se, come credono gli imprenditori in rivolta, l’ordinanza 145 della sindaca sarà riconosciuta illegittima, i romani potranno acquistare tutti i fuochi d’artificio con certificazione della comunità europea.
Ma non è finita qui: «Siamo pronti a chiedere anche un risarcimento per i danni che abbiamo subito – spiega Luca Proietta, membro del consiglio direttivo dell’Anisp – perchè l’atto della prima cittadina ha bloccato un mercato che viaggia tra i 2 e i 3 milioni di euro. Vendiamo solo fuochi e petardi stracontrollati ».
Intere partite di botti, però, stanno tornando al mittente.
«Nelle ultime ore – concinuta Proietta – tanti rivenditori ci hanno chiamato per capire come restituire la merce. Ci dicono che i clienti non comprano a causa del divieto del Comune. Sono stati messi al bando prodotti che hanno superato il vaglio di commissioni composte anche da ambientalisti e animalisti. Così si favorisce la vendita di vere bombe sulle bancarelle abusive ».
«La sindaca – riassume un altro commerciante, Emiliano Volpetti – ha fomentato il mercato illegale con quell’atto, che peraltro non ha alcun valore. C’è già una normativa europea che disciplina la libera circolazione e il commercio di fuochi d’artificio per i maggiorenni».
L’ordinanza, peraltro, non è stata neanche inoltrata alla prefettura prima di essere pubblicate nell’albo pretorio del Campidoglio.
Pur trattando di “incolumità pubblica e la sicurezza urbana”, le due pagine siglate da Virginia Raggi il 22 dicembre non sono state mai inviate a Palazzo Valentini.
Così la massima carica in materia di gestione dell’ordine pubblico non ha potuto esprimere nessun parere su un atto particolarmente restrittivo.
Un divieto che non sembra neanche tenere conto dell’elenco dei petardi, vietati e non, inviato dalla prefettura al Comune.
Nessuna differenziazione: banditi tutti i tipi di razzi e botti. Ancora una volta la sintesi è affidata a Volpetti: «I sindaci tedeschi hanno dato il via libera ai fuochi anche in luoghi pubblici. A Roma, invece, hanno vietato pure le scintilline. Proibizionismo becero».
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 25th, 2016 Riccardo Fucile PERSA LA PAZIENZA: “NIENTE LUCI A NATALE E ADDIO AL CONCERTO DI CAPODANNO, BASTA SCHIAFFI AI TURISTI”
“Ci troviamo in una città ferma, incapace di attrarre, che perde le sue pecularità turistiche. Per Natale dobbiamo registrare il mancato abbellimento della città con le luci e, per la prima volta, che non potremo contare neanche sull’evento del concerto di fine anno».
I commercianti e ristoratori romani hanno perso la pazienza dopo l’ennesimo schiaffo a una capitale che vorrebbe vivere di iniziative almeno il 31 dicembre.
Dopo l’annuncio della sindaca 5Stelle, Virginia Raggi, di cancellare il tradizionale show ai Fori Imperiali (gli sponsor si sarebbero tirati indietro), il vicesindaco Luca Bergamo ieri ha corretto il tiro annunciando che la giunta lavora per una festa al Circo Massimo alle 22.30 e, comunque, ci saranno le iniziative di 24 ore del 1 gennaio sui ponti di Roma.
Ma la Confesercenti, stanca di annunci e tentativi in extremis di salvare la situazione dando una pessima immagine ai turisti, ha deciso di prendere carta e penna per inviare alla prima cittadina una lettera.
Non con gli auguri di buone feste, ma una pagina e mezzo di proteste in cui l’unico pensiero per il nuovo anno è che la grillina Raggi «nel 2017 voglia inaugurare un nuovo inizio, ascoltare la città e collaborare con essa, cogliere le opportunità e non dire soltanto dei no».
Nelle scorse settimane tutte le associazioni dei commercianti, dalla Confesercenti ai piccoli comitati di strada, dalla Cna ai singoli negozianti fino al coordinamento delle botteghe storiche, hanno polemizzato per la crisi dei consumi e degli acquisti pre natalizi, i disservizi, l’assenza di un confronto con le istituzioni fino al poco affascinante albero di piazza Venezia.
Nella lettera, la Confesercenti capitolina ammette di essere «fortemente preoccupata per la situazione drammatica che vive la nostra città e in particolare la piccola e media impresa del commercio, del turismo e dei servizi ».
Poi il presidente Valter Giammaria snocciola una serie di dati che mostrano un’asticella sempre più al ribasso. «I dati non sono positivi – scrive – Roma non è più in grado di investire sulle proprie ricchezze, diminuendo il proprio appeal, sporca, degradata e con strade buie, suk e abusivismo».
In questo panorama, Giammaria stima che quest’anno si registrerà «la chiusura di oltre 2500 negozi di vicinato con la perdita di ottomila posti di lavoro».
Nella lettera si ribadisce più volte che in questi mesi sono state presentate proposte e iniziative che possano «dare una possibilità a chi in questa città ci vive, ci lavora e dà lavoro». Ma, sottolinea Giammaria, «ad oggi l’amministrazione comunale non sembra aver accolto quanto evidenziato.
Non è più rinviabile un’apertura di un tavolo di confronto».
Un ultimatum, insomma. «Bisogna investire sulla promozione, servono uno scatto di oroglio e un concreto e reale confronto, di fatto interrotto da un’amministrazione incapace di misurarsi sulle questione concrete, ma impegnata a risolvere rapporti interni di scontri». Un grido di aiuto e accuse che accompagnano la fine del 2016 di commercianti ormai senza ossigeno.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 25th, 2016 Riccardo Fucile IL VOLO ERA DIRETTO IN SIRIA, 93 VITTIME… NON SI ESCLUDE IL TERRORISMO
E’ precipitato nel mar Nero l’aereo militare russo trimotore Tu-154 con 93 persone a bordo, scomparso
all’alba subito dopo il decollo dalla città di Sochi e in viaggio verso la base russa di Latakia, in Siria. E
‘ stato lo stesso ministero della Difesa russo a comunicare il ritrovamento, da parte dei soccorritori, di frammenti del velivolo nelle acque del mare.
A bordo anche i 64 membri del Coro dell’Esercito russo, erede del celebre Coro dell’Armata rossa.
Tutti erano in viaggio verso la Siria per tenere un concerto in occasione del nuovo anno per le truppe russe dislocate nel paese mediorientale.
La lista include 8 membri dell’equipaggio, 8 militari, 64 membri del Coro, due responsabili civili, un membro di un’organizzazione umanitaria internazionale e 9 giornalisti. Si tratta degli inviati dei canali Ntv, Channel One e Zvezda.
La commissione inquirente ritiene che sia prematuro parlare di un atto di terrorismo ma ritiene che anche questa teoria debba essere presa in considerazione.
Il ministro dei Trasporti Maxim Sokolov aggiunge che non sono state ancora ritrovate le due scatole nere del trireattore i cui resti giacciono ad una profondità di 50/70 metri ad una distanza di appena 1,5 km dalla costa di Sochi.
Il ministero ha inoltre reso noto che il pilota, Roman Volkov, era esperto ed aveva più di 3000 ore di volo al suo attivo.
L’aereo, un Tupolev Tu-154, aveva 33 anni. Secondo il vicepresidente della commissione parlamentare sulla politica economica, Serghiei Kalachnikov, questo non vuol dire che il velivolo non funzionasse bene. “Trentatrè anni è un tempo lungo, ma non critico”, ha dichiarato citato dai media russi.
(da agenzie)
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Dicembre 25th, 2016 Riccardo Fucile FUGA DA ALFANO E VERDINI, DIVERSI SENATORI PRONTI A TORNARE IN FORZA ITALIA…SCHIFANI FA SCOUTING IN NCD
A Palazzo Grazioli gli azzurri la chiamano già «operazione Lassie».
«Vedrete nel giro di qualche settimana riavremo almeno 60 senatori e 70 deputati», sorrideva mercoledì un raggiante Silvio Berlusconi davanti ai suoi nella Sala Koch del Senato.
L’ex premier è tornato sulla scena politica dalla porta principale.
Ammicca al neopremier Gentiloni, «è una persona perbene, è un gentiluomo». Elogia il Capo dello Stato. E allontana i lepenisti come Salvini e Meloni perchè «con quei due non si va oltre il 20 per cento».
La fine del Patto del Nazareno, all’indomani dell’elezione di Sergio Mattarella, aveva allontanato un numero considerevole di parlamentari da Forza Italia.
Portando così alla nascita di Ala, il gruppo di Denis Verdini. Oggi lo scenario è mutato. Ecco dunque la nuova strategia: far tornare tra le file azzurre chi ha abbandonato la casa madre.
In queste ore Berlusconi ha gioco facile. La creatura di Verdini è in agitazione per la squadra dei sottosegretari.
«Se non ce ne daranno almeno quattro è inutile continuare a stare qui. Meglio ribussare alla porta del presidente Berlusconi», tuona uno dei fedelissimi dell’ex plenipotenziario del Cavaliere.
Fra pochi giorni il gruppo di Ala potrebbe già implodere. Scalpitano i siciliani Giuseppe Compagnone e Antonio Scavone. Si lamentano Ciro Falanga ed Eva Longo che consideravano cosa fatta un posto nell’esecutivo di Gentiloni.
Domenico Auricchio, altro verdiniano, ha disertato la riunione di mercoledì ed è stato avvistato al Senato a pochi metri dalla sala dove Berlusconi aveva convocato i suoi parlamentari: «Aspetto che finisca la riunione per fare gli auguri di buon Natale al presidente».
Qualcuno parla di mugugni e malumori che presto rientreranno. Altri assicurano che «dopo le feste il gruppo di Verdini sarà più dimezzato».
Il motivo? Gli istituti di ricerca attestano Ala «sotto lo 0,5%», fa sapere Paolo Natale di Ipsos. Entrare in Parlamento sarà un’impresa. E così Forza Italia torna ad essere attrattiva perchè con un sistema elettorale di tipo proporzionale il Cavaliere garantirebbe una delegazione di almeno 100/120 parlamentari.
L’operazione «Lassie» non si ferma a Verdini, ma investe anche il partito di Angelino Alfano.
Compagine da sempre divisa fra chi si dice pronto ad entrare nel Pd o nel partito della nazione, e chi afferma di essersi pentito di aver lasciato Berlusconi.
Fra gli azzurri e Area popolare i contatti sono continui. Maurizio Lupi dialoga con lo stato di maggiore degli azzurri.
L’ex premier avrebbe chiesto a Renato Schifani di fare scouting fra gli ex «compagni» di Ncd a Palazzo Madama.
Giuseppe Esposito, vice presidente del Copasir, è in cima alla lista dei sospettati, ovvero di coloro che guardano con interesse alla nuova stagione degli azzurri.
Stesso discorso vale per i calabresi Piero Aiello e Giovanni Bilardi, e per i deputati Paolo Alli, Filippo Piccone e Antonio Marotta.
Anche Roberto Formigoni, dopo la condanna a 6 anni per corruzione, sarebbe disponibile a riallacciare i rapporti con il patron Mediaset. Non finisce qui.
Un paio di parlamentari vicini a Raffaele Fitto sarebbero in contatti con gli sherpa di Berlusconi.
Giuseppe Alberto Falci
(da “La Stampa”)
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Dicembre 25th, 2016 Riccardo Fucile LE STORIE E LE VITA DI STRADA DI CHI VIVE TRA SPERANZE E DISILLUSIONI
A piazza Affari dorme, sdraiato su un cartone, con il suo zaino come cuscino. Chiede le monete a chi
entra in Borsa per lavorare.
«Ormai quelli della finanza mi conoscono tutti», dice. Il giorno di Natale, verso sera, siederà anche ai tavoli allestiti da Progetto Arca e Mia – Milano in azione, che organizzano la grande cena per 250 clochard davanti a palazzo Mezzanotte.
Remo è un omone di stazza imponente, ha 44 anni. Nato a Baggio, con dodici fratelli. Papà muratore e la mamma a casa con i figli. «Dei parenti nessuno naviga nell’oro, ma io sono l’unico per strada», racconta con occhi dignitosi. Intorno a Piazza Affari lo conoscono tutti.
Un milanese che lavora in banca la vigilia di Natale gli ha regalato un borsone nuovo, grande e nero, dove ci stanno insieme il sacco a pelo e la coperta. «Più comodo dei sacchetti che usavo prima …», ringrazia.
Non si vergogna della vita che fa, Remo: niente dormitorio («La strada è la mia casa ormai»), pezzi di pizza e scatolette di tonno che gli regalano.
Cerca di risalire la china per sua figlia, che ha quattro anni: «Penso sempre a lei. Vista la mia situazione, non me la fanno incontrare quasi mai. Ma spero che le cose cambino».
Da qualche tempo ha iniziato a collaborare con un gruppetto di pensionati volontari che distribuiscono pasti alle persone senzatetto.
«Mi chiamano sul cellulare, verso le due, tutti i giorni. Io li raggiungo. Mangio grazie a loro e poi inizio a dare panini e piatti caldi a quelli che conosco e vivono per strada». Storie di persone cui fa male parlare del passato: «Non ho fotografie di quando ero ragazzino, e neanche ricordi, sono dolorosi perchè ero più felice, prima».
Giovanni, 57 anni, arrivato adolescente da Palermo e cresciuto a Baggio, è più rassegnato. «Ho fatto di tutto, pulito i bagni in Centrale, servito birre in un bar».
Poi si è ammalato di sclerosi multipla: «Si fa presto a rotolare in basso», dice.
Gli hanno regalato una sedia a rotelle e una cagnolina. Ha i cartoni in via San Pietro all’Orto: «Ai dormitori non mi accettano il cane, preferisco stare fuori ma con lei».
A volte la delusione prende il sopravvento. Ed è una faccia del disperato bisogno di riscatto.
«Non mi chiedere che cosa mi piacerebbe fare, non sono più quel bambino di sette anni che sognava e neanche quello di venti, laureato in geologia al mio Paese – dice Belrhalia Abdelfattah, 43 anni, guardandoti fisso negli occhi –. Io voglio solo lavorare, mi piace lavorare, mi va bene qualunque cosa». Belrhalia è speciale. Cresciuto nel Marocco del Nord da una famiglia che è riuscita a far studiare tutti i figli, andato in Germania perchè a casa non trovava lavoro.
«Volevo parificare la laurea. Per pagarmi gli studi facevo qualunque tipo di lavoro – spiega in buon italiano –. Ad un certo punto non ce l’ho più fatta. Ho avuto anche problemi con i documenti».
Tre anni fa è arrivato in stazione Centrale. Da solo, su un treno notturno. Ha iniziato a dormire per strada, poi al centro di via Sammartini, poi ancora per strada.
Infine, di recente, si è sistemato un po’ meglio: «Ho trovato il vagone di un vecchissimo treno abbandonato, vicino ad uno scalo – dice senza voler precisare dove –. Ci ho sistemato delle coperte, a volte la polizia viene a controllare me e gli altri. Ma mi conoscono, mi lasciano rimanere».
Dal 2 gennaio sarà nella ex scuola di corso di Porta Vigentina 15 dove un gruppo di volontari, gli «Emergenza freddo», ha avuto il permesso di allestire un dormitorio temporaneo, solo notturno, per clochard. Belrhalia sarà ospite, ma li aiuterà anche a gestire la struttura.
Se gli chiedi qual è la cosa più preziosa che ha, estrae dal portafoglio la tessera della biblioteca comunale di Crescenzago.
«Ci vado tutti i giorni — racconta -. A volte trovo i libri che mi piacciono tanto, di geologia, sui minerali, sulla terra, le rocce. E l’universo».
Alza lo sguardo, guarda lontano: «Stasera vado alla cena in piazza Affari. Se ci saranno le stelle, il desiderio che esprimerò è un telefono con whatsapp, per comunicare via wi-fi con casa. Non posso mai chiamare la mia famiglia, gli amici che non sento da una vita — abbassa lo sguardo -. Vorrei mandare loro una foto del Duomo. La difficoltà più grande, oggi, è che non ho nessuno con cui parlare».
Elisabetta Andreis
(da “Il Corriere della Sera”)
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