Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
CHI MASSACRA DI BOTTE E INFILA UN MANGANELLO NELL’ANO DI UN RAGAZZO INDIFESO E’ SOLO UNA MERDA UMANA, PARI SOLO AI POLITICI CHE LO GIUSTIFICANO… LA DESTRA VERA E’ LEGALITA’ E NON SVENDE LA SUA STORIA PER UN PUGNO DI VOTI RAZZISTI… NOI STIAMO CON THEO CHE DAL LETTO DI OSPEDALE LANCIA UN APPELLO: “BASTA GUERRA, PREGATE PER ME”
Torna a Parigi lo spettro della violenza nelle banlieue. Per la terza notte consecutiva ci sono stati scontri tra giovani e la polizia nel sobborgo settentrionale di Aulnay-sous-Bois, dopo l’arresto di un 22enne di colore in seguito al quale sono stati incriminati e sospesi dal servizio quattro poliziotti.
Uno dei quattro è accusato di aver sodomizzato durante una retata con uno manganello telescopico il giovane.
Per questo agente l’accusa è di violenza sessuale, mentre gli altri tre sono accusati di violenza volontaria. Theo, questo il nome del ragazzo, ha denunciato le violenze all’emittente televisiva Bfmtv.
Oggi ha ricevuto la visita del presidente Francois Hollande e ha lanciato un appello alla calma.
“La giustizia andrà fino in fondo”; ha detto il presidente Francois Hollande, esprimendo solidarietà al giovane il cui comportamento – ha aggiunto – è stato “esemplare”.
Dal suo letto d’ospedale, durante la visita di Hollande, il ventiduenne ha rivolto un messaggio ai concittadini. “So quello che sta accadendo. Amo la mia città e quando tornerò vorrei ritrovarla come l’ho lasciata. Quindi, ragazzi, stop alla guerra. Pregate per me”.
Il poliziotto accusato di stupro si è difeso parlando di un “incidente”. L’aggressione è avvenuta sotto l’occhio di una telecamera, il video diffuso ha suscitato indignazione, oggi il primo ministro Bernard Cazeneuve ha chiesto “fermezza” contro i responsabili delle violenze.
Il giovane è stato operato per le ferite all’ano, ed è rimasto in ospedale fino a lunedì, dove è stato curato anche per ferite alla testa e al volto.
I medici gli hanno prescritto 60 giorni di convalescenza.
“Ci hanno ordinato di restare in piedi contro il muro, l’ho visto con il suo manganello”, ha spiegato il giovane, che ha poi raccontato in tv nel dettaglio la violenza subita e ha denunciato di aver subito successivamente di insulti a sfondo razziale in un’auto della polizia.
Gli scontri nel sobborgo multietnico sono cominciati sabato, quando alcuni giovani hanno distrutto o incendiato auto e fermate di autobus.
Non è bastato l'”appello alla calma” lanciato da Aurelie, sorella maggiore di Theo, durante una manifestazione di protesta a cui hanno partecipato centinaia di persone, con la famiglia del giovane aggredito in prima fila.
Ieri si è svolta a Aulnay una marcia di sostegno al giovane Theo e di protesta, oggi le madri del quartiere hanno chiesto che la polizia non stringa più d’assedio la zona.
Marine Le Pen ha condannato solo le “sommosse”e affermato che il suo “principio di base” è “sostenere la polizia”.
Bene, così l’elettore francese di destra ha capito che sta con un delinquente e non con la vittima del reato.
Evviva i sovranisti del manganello nel culo.
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Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
INDAGATA PER LA SECONDA VOLTA IN UN MESE E MEZZO… GLI ORTODOSSI RACCOLGONO FIRME PER UN INCONTRO CON GRILLO… CASALEGGIO COMINCIA A ESSERE STANCO DI VIRGINIA
Virginia Raggi indagata per la seconda volta in un mese e mezzo. E la graticola torna a bruciare, anche se forse non ha mai smesso di farlo.
Dopo la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele braccio destro della sindaca ora in carcere, sotto la lente della Procura è finita la delibera del 9 agosto relativa alla nomina di Salvatore Romeo a capo della segreteria.
Lo stipendio non viene indicato esplicitamente, ma attraverso riferimenti legislativi, non rendendo quindi immediatamente deducibile la somma.
Inoltre l’atto non venne passato al vaglio del Gabinetto per verificarne la legittimità . Questo è il presunto abuso che viene contestato al sindaco di Roma su Romeo, il cui stipendio era passato da 39mila euro a 120mila lordi, poi corretti in 93mila.
L’ex capo della segreteria sarà interrogato a breve sulla sua nomina, ma i pm potrebbero fare domande anche sulle due polizze vita intestate al primo cittadino.
Il malumore, seppur tenuto a freno da Beppe Grillo, in realtà non si era mai sopito e adesso è tornato ad emergere.
Ci sarebbero visioni contrapposte al vertice sulla strategia da tenere.
Davide Casaleggio viene descritto da qualcuno stanco di dover gestire questa situazione che appare sempre in bilico, Grillo invece più determinato ad andare avanti. La soluzione è essere più presenti a Roma.
Il leader M5S sarà infatti nella Capitale per lanciare il “piano buche”. Insomma, Raggi viene tenuta sempre più sotto controllo.Non solo.
I parlamentari M5S, a quanto apprende l’agenzia di stampa Adnkronos, chiederanno un incontro Grillo per parlare del programma da stilare in vista delle politiche, dell’organigramma e, se ce ne fosse modo, anche delle ricandidature che tanto preoccupano i parlamentari 5 Stelle.
Nel modulo che deputati e senatori stanno firmando, ovviamente lo sta sottoscrivendo solo chi sente questa necessità , c’è spazio per mettere all’ordine del giorno anche altri argomenti.
Infatti per le voci più critiche del Movimento, l’incontro potrebbe anche rappresentare un momento per confrontarsi con il leader sulla metamorfosi che sta investendo il M5S, quindi dell’affaire Roma che oggi si è condito di un altro particolare.
Al di là del silenzio chiesto dai vertici sui dissidi interni, il malessere c’è, tanto che molti sentono la necessità di un confronto con il garante.
Nelle telefonate delle ultime ore Grillo ha tranquillizzato i suoi dicendo che non cambia nulla e che la linea è sempre quella di andare avanti e sarà lui a metterci la faccia. Casaleggio ne è convinto di meno.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
SONO TRE I PROBLEMI REALI: IL PIANO REGOLATORE, IL RISCHIO IDROGEOLOGICO E IL RICORSO AL TAR
In questi giorni il Comune di Roma sarà chiamato a dare una risposta molto semplice: sì o no. La domanda però è una di quelle che hanno messo in difficoltà Virginia Raggi e la sua giunta, in particolare l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini: qual è il parere del Comune sul nuovo stadio della Roma a Tor di Valle?
Qualche giorno fa gli uffici hanno espresso un parere “non favorevole” (mentre a fine gennaio la Città Metropolitana ha espresso un parere negativo) e domenica la sindaca ha detto che lo stadio deve essere fatto nel rispetto delle regole, quali?
Il significato delle parole di Virginia Raggi lo ha spiegato oggi ai microfoni del Gr1 proprio l’assessore Berdini che ha detto «spero che lo stadio si faccia, che l’associazione sportiva Roma lo voglia fare. Se stiamo dentro le regole del piano regolatore, come dico da mesi, lo stadio si può e si deve fare. Sempre che la società receda da appetiti che credo che siano un po’ troppo elevati per quell’area e per questa povera città ».
Insomma lo stadio si farà se la società rispetterà i vincoli stabiliti dal PRG.
La posizione di Berdini non si è spostata di un millimetro da quando dichiarava di non avere intenzione di autorizzare “un metro cubo in più del massimo che ora prevede per quella zona il piano regolatore e cioè circa 350 mila metri cubi“.
Il problema è che tra la disponibilità dell’assessore e quella richiesta dal progetto c’è una differenza non da poco: pari a 600 mila metri cubi.
Come è possibile che Eurnova, la società che fatto il progetto per Tor di Valle abbia proposto di realizzare opere che eccedono quanto previsto dal PRG vigente per quell’area?
I progettisti hanno previsto che in virtù dei vantaggi pubblici dell’opera complessiva ad esempio le opere a compensazione (come l’asse di collegamento Ostiense-A91, il ponte carrabile sul Tevere e viadotto di approccio, lo svincolo autostradale Roma-Fiumicino, la riunificazione e messa in sicurezza Ostiense, il ponte ciclopedonale Magliana, la stazione Tor di Valle con ponte, metro B e la messa in sicurezza del fosso di Vallerano) e la realizzazione di aree verdi e spazi pubblici l’Amministrazione riconosca un incremento della «superficie utile lorda» (SUL) tale da rendere finanziariamente sostenibile lo sforzo economico del proponente.
Già nel progetto quindi è prevista la richiesta di una modifica al PRG vigente con un incremento pari a 304.000 mq dal momento che il progetto prevede 385.645 mq (che moltiplicati per l’altezza convenzionale delle cubature fanno circa 950 mila metri cubi) mentre il PRG ne consente 82.050.
La richiesta viene avanzata quindi perchè da solo lo stadio non consente di rendere sostenibile la realizzazione del progetto e da questo consegue che la realizzazione del Business Park e delle torri non è un capriccio del proponente o dei palazzinari ma la modalità per raggiungere l’obiettivo.
Questo soprattutto in considerazione del fatto che la Legge 147/2013 richiede che il privato sia in grado di sostenere finanziariamente la realizzazione dell’opera.
Per questo motivo Eurnova chiede al Comune che l’indice di edificabilità territoriale (ET) per l’area di Tor di Valle venga portata da 0,15 mq/mq a quello che ha identificato come l’indice di edificabilità ottimale pari a circa 0.70 mq/m; anche perchè, nell’attuale PRG le aree per i “Servizi pubblici di livello urbano”, al cui interno è possibile realizzare impianti sportivi di rango urbano, hanno un indice ET di 0,5 mq/mq.
Non va dimenticato che anche le opere a compensazione chieste dal Comune di Roma (per un importo di 320 milioni di euro) incidono sulla sostenibilità finanziaria del progetto e quindi richiedono la necessità di raggiungere la cubatura richiesta per poter sostenere i costi complessivi dell’opera.
La richiesta di una variante urbanistica era prevista ed è del resto uno degli strumenti di intervento previsti dal piano regolatore generale: invocare il rispetto del piano regolatore generale come se fosse una sorta di Bibbia urbanistica immodificabile contrasta sia con le stesse dichiarazioni dell’assessore, che in più occasioni ha rimarcato la inadeguatezza di un Prg che a suo dire avrebbe favorito la pratica dell’urbanistica contrattata con il privato, sia con le migliori prassi di pianificazione urbanistica che ammettono varianti ai piani regolatori per assecondare sviluppi delle città non contemplati nei piani urbanistici originari.
Non a caso l’ordinamento prevede lo strumento delle varianti, che altrimenti paradossalmente andrebbe del tutto escluso e che invece rappresenta una modalità fisiologica di pianificazione.
Per quanto riguarda il consumo di suolo, l’intervento complessivo è assolutamente sostenibile sulla base dei dati.
L’area complessiva sul quale si estende il progetto nella piana di Tor di Valle è 180 ettari, che comprende le torri del Business Park tanto avversate da Berdini che estendendosi in verticale hanno un rapporto minore di consumo di suolo ed occupano 12 ettari, il Convivium (cioè l’entertainment district) che ne occupa 5 e lo stadio vero e proprio che si estenderà su una superficie di 21 ettari.
Le aree pubbliche sono suddivise in infrastrutture di pubblico interesse (strade, parcheggi e infrastrutture su ferro), aree verdi che sono in gran parte costituite dai 34 ettari di Parco Fluviale, da un parco verde di 7 ettari, dalla piantumazione di 10 mila nuovi alberi e la realizzazione di 11 km di piste ciclabili.
Un’altra questione sollevata dal MoVimento e da chi critica la realizzazione del progetto è quella del rischio idrogeologico della zona.
Qualche giorno fa il dipartimento all’urbanistica del Comune avrebbe inviato alla Regione Lazio una lettera in cui si sostiene che l’area di Tor di Valle è «pericolosa» a livello idrogeologico (tradotto: c’è il rischio inondazioni) ecco perchè il Comune «ritiene che la Conferenza dei Servizi non possa concludersi con esito favorevole».
La storia però, che parte dal fatto che l’area di Tor di Valle è su un’ansa del fiume Tevere è controversa perchè un’altra lettera, questa volta dell’Autorità di Bacino, indica come proprio la realizzazione delle opere per lo stadio della Roma, in particolare di quelle per la messa in sicurezza dell’area farebbero superare il rischio idrogeologico.
In particolare la realizzazione del Fosso del Vallerano, un’opera prevista da decenni e che non è mai stata realizzata contribuirebbe a sanare in maniera definitiva la questione del rischio di esondazione del Tevere.
Il Tempo oggi però fa sapere che sarebbe trapelata la notizia che il Comune avrebbe chiesto all’Autorità di Bacino di rivedere il parere espresso sull’area di Tor di Valle trasformandolo in negativo e dando modo così all’Amministrazione di cassare il progetto.
L’ultimo scoglio è il parere dell’Avvocatura del Campidoglio, i Cinque Stelle hanno fatto sapere che secondo l’Avvocatura nel caso la Giunta decida di esprimere parere negativo sul progetto del nuovo stadio della Roma le eventuali cause dei proponenti nei confronti dell’Amministrazione comunale non costituirebbero un grosso problema.
La verità però è che un eventuale no (Berdini oggi ha detto ai giornalisti “Sapete benissimo che lo stadio lo voglio fare. Quindi evitate di dire bugie”) esporrebbe il Comune ad un probabile ricorso al TAR da parte degli avvocati della società che impugnerebbero il fatto che alcune prescrizioni e richieste di modifica (come quelle espresse nel Parere Unico) non costituiscano un “no” espresso in maniera chiara e soprattutto il fatto che il parere negativo (alla luce della questione sulla variante del PRG e sul rischio idrogeologico) non sia “congruamente motivato”.
Il ricorso al TAR, oltre ad esporre il comune al rischio di risarcimento danni metterebbe anche in luce anche le ambiguità della Giunta Raggi sulla vicenda, un rischio che la Raggi probabilmente non può prendersi.
(da “NextQuotidiano“)
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Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
I GENITORI: “IL PRECARIATO LO HA UCCISO”…. MICHELE SI E’ TOLTO LA VITA, DELUSO DA TROPPI RIFIUTI E MEDIOCRITA’
Il precariato ha ucciso ancora.
Un trentenne di Udine, schiacciato dalla paura di un futuro incerto, da vivere “al minimo” e non “al massimo” come desiderava, si è tolto la vita lo scorso 31 gennaio, lasciando una lettera di addio e di scuse, che i genitori hanno deciso di affidare alle pagine del Messaggero Veneto, portando di nuovo sotto i riflettori il dramma di tanti giovani che non trovano lavoro, un dramma confermato dai numeri: in Italia la disoccupazione giovanile supera il 40%.
Un gesto quello dei genitori di pubblicare la lettera fatto per denunciare il fallimento di “una società moribonda, che divora i suoi figli”.
È una lettera lucida, serena nella sua crudeltà , nell’affermare l’incapacità di continuare a sopportare di “vivere male”, di “sopravvivere”.
“Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perchè sono soggettivi, non oggettivi” ha scritto Michele.
“Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte”.
Parole stanche, frasi di sfiducia, nel futuro, nella vita, negli altri, tra colloqui andati male, sforzi inutili e illusione.
“Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità .Tutte balle”.
Michele arriva a fare una profonda critica delle sue qualità , in un mondo in cui la sensibilità e l’attenzione diventano una palla al piede, mentre vengono premiate la normalità , la conformità e la banalità .
“Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità , sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà , perchè questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità . Non la posso riconoscere come mia. Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile”.
Quella di Michele è una resa, la rinuncia a una vita dove tutto si fa rarefatto, instabile, faticoso.
Una resa distaccata, di chi ormai ha preso la decisione di tirarsene fuori, per dire “non è più affar mio”.
“Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo” si legge nella lettera.
“Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità , privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive. Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione”.
Rivendica la sua libertà di scelta Michele, la libertà di non far più parte di una realtà che lo ha tradito, scegliendo la morte, quasi che la “fine” lo liberi dalla sofferenza di vivere, ma soprattutto dalla rabbia di un mondo per il quale lui non è mai esistito.
“Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà , non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare. Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno. Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perchè non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie”.
In un estremo gesto di ribellione, dettato da un sentimento di delusione, Michele scrive: “Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, il modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri. Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza sì, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino”.
Il giovane sa che provocherà un grande dolore ai suoi genitori e ai suoi amici e chiede scusa a tutti per il suo gesto: “Perdonatemi, mamma e papà , se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene. Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità . Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento”.
Ma chiude con un’accusa esplicita a chi avrebbe dovuto in qualche modo tutelare il futuro dei giovani, almeno sulla carta: “Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi. Ho resistito finchè ho potuto”.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
14.000 DONNE UCCISE OGNI ANNO IN RUSSIA NELL’AMBITO DELLA FAMIGLIA RINGRAZIANO IL MITO DEI SOVRANISTI PATACCA
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato la controversa legge per depenalizzare i “maltrattamenti in famiglia” declassandoli a illecito amministrativo.
La legge – aspramente criticata dagli attivisti per la difesa dei diritti umani – prevede che le violenze in famiglia costituiscano reato solo se chi le ha commesse è già stato condannato per lo stesso motivo o se le percosse hanno provocato gravi danni fisici. In caso contrario potranno essere punite con una multa fino a 470 euro e con, al massimo, 15 giorni di detenzione.
Solo quando l’aggressore torni a compiere violenze contro lo stesso famigliare nel corso di un anno, allora sarà processato per via penale e punito con il carcere, sempre che l’aggredito riesca a dimostrare i fatti, perchè la giustizia non agirà d’ufficio. Secondo gli esperti di violenza di genere, il 90% delle denunce in Russia non arriva in tribunale, perchè l’iter è molto complesso.
Secondo rilevazioni, circa il 60% dei russi appoggia la riduzione delle punizioni per i conflitti minori in famiglia.
Ogni anno tra 12 mila e 14 mila donne muoiono in Russia per mano dei loro familiari, secondo dati diffusi dal ministero dell’Interno nel 2008, mentre altre fonti parlando di una donna uccisa ogni 40 minuti da atti di violenza di genere.
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
VLADIMIR KARA-MURZA, GIORNALISTA E DISSIDENTE, E’ IN FIN DI VITA, NON ANCORA NOTA LA SOSTANZA CHE LO HA INTOSSICATO, GIA’ NEL 2015 AVEVA SUBITO UN TENTATIVO DI AVVELENAMENTO… E’ AMICO DI BORIS NEMTSOV, ASSASSINATO DUE ANNI FA A DUE PASSI DAL CREMLINO
I sospetti sono stati confermati: il noto oppositore russo Vladimir Kara-Murza, 35 anni, è stato avvelenato.
La fondazione Open Russia, di cui è coordinatore, ha reso nota la diagnosi per il giornalista ricoverato in ospedale a Mosca da giovedì scorso: “Avvelenamento grave”. La moglie Evghenia, anche lei attivista nella fondazione, ha precisato che le condizioni di suo marito sono stabili, ma continuano a essere critiche.
Kara-Murza era già sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento nel maggio 2015, quando aveva trascorso due mesi in ospedale.
In quel caso aveva sofferto di una crisi renale molto grave e le analisi avevano scoperto tracce di manganese, facendo pensare ad un avvelenamento doloso.
Ora è ancora da stabilire quali sia la sostanza che lo ha quasi ucciso, ma per individuarla sono stati inviati campioni di sangue e altri tessuti a un laboratorio privato in Israele.
Kara-Murza, che vive fra la Russia e gli Stati Uniti, lavora per Open Russia, la fondazione guidata da Mikhail Khodorkovsky, l’oligarca ‘arcinemico’ di Vladimir Putin, un tempo a capo del colosso petrolifero Yukos, che ha passato dieci anni in prigione.
Inoltre il giornalista è stato in passato vice presidente del partito Parnas e amico personale di Boris Nemtsov, ucciso nel febbraio del 2015 da alcuni colpi di pistola a due passi dal Cremlino.
Nell’ultimo periodo Kara-Murza lavorava proprio a un documentario su Nemtsov, un film che aveva già provocato interminabili polemiche nel paese.
Ma la causa del suo avvelenamento potrebbe essere l’aver attivamente partecipato alla stesura del ‘Magnitsky Act’, la legge varata da Obama che colpisce alti funzionari russi.
Una collaborazione con il Senato degli Stati Uniti che avrebbe causato le ire dei servizi segreti russi fino al punto di decidere la sua eliminazione.
La sua vicenda ricorda il caso di Alexander Litvinenko, l’ex spia del Kgb morta a Londra nel 2007 dopo aver ingerito una dose fatale di polonio.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
IL GIP ARCHIVIA 113 POSIZIONI, COMPRESO ZINGARETTI PER TURBATIVA D’ASTA… ALEMANNO ESULTA MA FAREBBE BENE AD ASPETTARE LA FINE DEL PROCESSO CHE LO VEDE ANCORA IMPUTATO
La Procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione di 116 posizioni nell’ambito dell’inchiesta Mafiar Capitale e oggi il gip ha accolto l’istanza per tutti inclusi l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti,
Sono 113 le archiviazioni recepite.
In molte delle posizioni il giudice per le indagini preliminari motiva l’archiviazione scrivendo di “elementi inidonei a sostenere l’accusa in giudizio”.
L’archiviazione era stata chiesta, tra gli altri, per il presidente della Region dopo un’indagine per i reati di corruzione e turbativa d’asta partita da alcune dichiarazioni di Buzzi sulle quali i pm non avevano trovato riscontri.
Archiviata anche la posizione dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno dalle accuse di associazione di stampo mafioso, mentre è ancora in corso il processo per corruzione e finanziamento illecito
Il gip di Roma Flavia Costantini ha archiviato anche la posizione l’ex capo di gabinetto Maurizio Venafro, indagato per corruzione e già assolto a luglio da un’accusa di turbativa d’asta in uno dei filoni dell’inchiesta.
Archiviate anche alcune fattispecie di reato contestate a soggetti sotto processo, come Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e Mirko Coratti. Cadute le accuse per Ernesto Diotallevi, Luca Parnasi, Gennaro Mokbel, Eugenio Patanè, Alessandro Cochi.
Ottiene l’archiviazione anche la ex presidente del primo municipio della capitale, Sabrina Alfonsi (indagata per concorso in corruzione), l’ex consigliere comunale della lista Marchini, Alessandro Onorato (concorso in corruzione), Vincenzo Piso, ex Popolo della Libertà ed attualmente iscritto al gruppo Misto, indagato per finanziamento illecito; Daniele Leodori, presidente del Consiglio Regionale (turbativa d’asta); Alessandro Cochi, ex delegato allo sport della giunta Alemanno (turbativa d’asta), e Riccardo Mancini e Antonio Lucarelli stretti collaboratori dell’ex sindaco di Roma, entrambi indagati per associazione mafiosa.
La gip Flavia Costantini ha respinto la richiesta di archiviazione solo per tre delle 116 richieste arrivate dai pm titolari dell’indagine: l’imprenditore Salvatore Forlenza, l’ex consigliere comunale (lista civica Marino sindaco) Luca Giansanti, e Alfredo Ferrari ex presidente della commissione bilancio del Comune (Pd).
Nell’elenco delle posizioni archiviate figurano anche i nomi degli imprenditori Luca Parnasi (corruzione) e Gennaro Mokbel (riciclaggio), e di Ernesto Diotallevi, in passato coinvolto in indagini sulla Banda della Magliana. Archiviazione anche per gli avvocati penalisti Paolo Dell’Anno, Domenico Leto e Michelangelo Curti, finiti nel registro degli indagati per associazione mafiosa.
Le motivazioni.
“Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini non risultano idonei a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti di Gianni Alemanno con particolare riguardo all’elemento soggettivo del reato (l’articolo 416 bis cp) in merito al ruolo di partecipe nel reato associativo” spiega il gip Flavia Costantini. Nel provvedimento di archiviazione, il giudice dimostra come fosse evidente dalle “risultanze investigative” che “alla base dell’aggiudicazione degli appalti pubblici alle cooperative riconducibili a Buzzi vi sia stata la diffusa opera corruttiva, elevata a ‘modus operandi’ e che proprio con l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma, le stesse avessero moltiplicato il volume d’affari grazie alla ‘ramificazione’ delle ‘conoscenze’ in seno alla pubblica amministrazione”.
Non solo, ma “molti soggetti collegati a Carminati da una comune militanza politica nella destra sociale ed eversiva ed anche in alcuni casi, da rapporti di amicizia, avevano assunto importanti responsabilità di governo e amministrative nella Capitale”.
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
ANNI DI LAVORO DIPLOMATICO PER ARRIVARE AL DISGELO TRA IRAN E STATI UNITI BUTTATI AL VENTO DALL’ARROGANZA DELL’EVASORE RAZZISTA
“Ringraziamo” Donald Trump “perchè ci ha aiutato a mostrare il vero volto degli Stati Uniti”: lo ha detto la guida suprema dell’Iran ayatollah Sayyed Ali Khamenei, aggiungendo: “Abbiamo parlato della corruzione politica, economica, morale e sociale nel sistema dominante degli Usa per più di 30 anni, ma ora è arrivato questo uomo e durante e dopo le elezioni, apertamente e palesemente, ha rivelato tutto”.
“Trump dice ‘abbiate paura di me’ – ha poi detto – “il popolo risponderà nelle manifestazioni del 10 febbraio (anniversario della Rivoluzione khomeinista, ndr) e mostrerà la sua posizione do fronte alle minacce”.
Parole durissime che sembrano chiudere la fase di riavvicinamento tra i due Paesi che durante l’amministrazione Obama ha portato all’accordo sul nucleare iraniano e alla revoca delle sanzioni imposte alla Repubblica iraniana dagli Usa e dall’Ue.
“Con quello che fa – ha proseguito Khamenei parlando del nuovo presidente americano – mette in chiaro la realtà americana: hanno messo le manette a un bimbo di 5 anni…”.
Il riferimento è alle immagini di un ragazzino ammanettato in un aeroporto statunitense, dopo il bando posto da Trump agli ingressi da sette Paesi a maggioranza musulmana, immagini diffuse con grande rilievo dalla stampa iraniana.
Anche il presidente iraniano Hassan Rohani, che pronuncerà un discorso durante la parata militare del 10 febbraio, ha attaccato Trump, dicendo tra l’altro che l’intesa sul programma nucleare di Teheran è “vantaggiosa per tutti, tutti ne beneficiano” e che “i negoziati nucleari possono essere usati come esempio per altri colloqui per portare stabilità e sicurezza nella regione”.
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2017 Riccardo Fucile
I GRILLINI SI VANTANO DELL’ORDINARIA AMMINISTRAZIONE NELLA CAPITALE, ECCO INVECE LA VERITA’
Il sintomo della disperazione con cui la comunicazione del MoVimento 5 Stelle sta difendendo Virginia Raggi è perfettamente dimostrato dal post sui «43 successi di Virginia Raggi e del MoVimento 5 Stelle per Roma» pubblicato ieri sul blog di Beppe Grillo.
Quel post, infatti, anche se è firmato Beppe Grillo, non è stato infatti scritto dalla comunicazione nazionale, dall’ufficio stampa del Comune o da uno degli interessati, ma da Maurizio De Simone, attivista del M5S che l’ha pubblicato domenica pomeriggio.
Da lì è finito sulla pagina Facebook di Daniele Frongia e poi è approvato da Beppe che se l’è attribuito.
Non solo: vista la protervia con cui, mentre Virginia Raggi ammette che la sua amministrazione finora è stata un insuccesso, i grillini tendono a mistificare la realtà dei fatti per attribuirsi meriti che non hanno, tanto vale sottoporre a fact checking il fantasioso rapporto con la realtà che ormai ha obnubilato le menti dei difensori d’ufficio della Giunta, già testimoniato dalla sentenza della Corte dei Conti su Carla Raineri, spacciata come una vittoria della Raggi mentre dava torto marcio alle tesi della sindaca e dava ragione a chi aveva parlato della giunta come di un “centro di malaffare”.
Repubblica, in un articolo a firma di Cecilia Gentile e Giovanna Vitale, sottopone a fact checking alcuni punti, tra cui il primo: «Stanziati 430 milioni di euro per il trasporto pubblico locale».
Di più: al quarto punto Grillo pubblica «l’individuazione di fondi per 10 milioni di euro che verranno distribuiti ai municipi per interventi su strade e viabilità ».
Il quotidiano in primo luogo segnala che Linda Meleo, assessora ai trasporti, e Giuseppe Noia, responsabile comunicazione di ATAC a cui sono stati chiesti lumi sul punto non hanno voluto rispondere alle domande dei giornalisti.
Poi spiega:
I 430 milioni sono il costo del contratto di servizio Atac, siglato il 10 settembre 2015. Nulla di nuovo. «Ora possiamo avere una pianificazione pluriennale con stanziamenti certi, grazie al nuovo contratto fino al 2019, che per il 2016 prevede un corrispettivo di 480 milioni, 430 certi, gli altri 50 se raggiungeremo gli obiettivi, e grazie alla ricapitalizzazione decisa dal Campidoglio», diceva il 31 marzo 2016, epoca Tronca, Maria Grazia Russo, responsabile Corporate di Atac.
I 10 milioni per le buche ci sono, ma riguardano il piano di manutenzione straordinaria che parte a giugno.
Nella propaganda grillina compare poi il vanto sulla Tariffa dei rifiuti: «Abbassata la tariffa sui rifiuti con un risparmio in bolletta per i romani compreso tra l’1,5% e il 2%».
Ora, i romani sanno che la loro tariffa e la più alta d’Italia e immaginiamo le scene di giubilo per lo sconto dell’1,5% che ha regalato la giunta, già immaginando di impegnare quei soldi per una vacanza alle Seychelles oppure per comprare i dvd degli spettacoli di Beppe Grillo.
Ma il bello è che anche questo non è merito della giunta Raggi:
La Tari, la tariffa sui rifiuti, è stata pianificata nel 2015 con l’approvazione in assemblea capitolina dell’affidamento del servizio ad Ama per 15 anni.
Nel primo triennio è prevista una riduzione dell’1,5% all’anno, già applicata nel 2016, ora da applicare nel 2017 e 2018.
Il piano industriale approvato in epoca Marino, con Daniele Fortini presidente di Ama, prevedeva un’ulteriore riduzione con la costruzione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti, progetto ora bocciato dall’amministrazione Raggi.
Grillo poi si vanta per il piano freddo che, spiega sempre Repubblica, in realtà , come hanno denunciato la comunità di sant’Egidio e la Caritas, è entrato in vigore con grande ritardo, quando la capitale era già nella morsa del gelo.
A fronte di 3.000 senza tetto stimati dalla comunità di sant’Egidio sono stati messi a disposizione dal Comune soltanto 552 posti.
Il freddo ha fatto tre vittime: Amantina, 51 anni di Santo Domingo, morta la notte del 15 gennaio a piazza Mancini, una donna italiana di 53 anni in una roulotte a Tormarancia appena tre giorni prima, un uomo polacco di 58 anni al Trullo poco prima di Natale. Quando alla Raggi chiesero qualcosa della questione, la sindaca disse che il governo doveva fare il reddito di cittadinanza.
Anche Alessandro Onorato si è dedicato a smontare la propaganda grillina dei 43 successi e ci ricorda tante “curiosità ”, come il vanto per i rifiuti ingombranti quando il bando era stato rinviato da loro (ricordate il complotto dei frigoriferi?) o per la chiusura dei CAT: procedura iniziata da Marino e con un buono che non può essere usato da chi non ha le credenziali per un nuovo affitto.
C’è anche il vanto per le denunce su Monte Stallonara: gli abitanti non sono tanto d’accordo con i grillini sul tema.
Ci sono poi i tagli agli incarichi esterni. Ovvero che «i contratti ex art.90 del Tuel stipulati per i collaboratori di staff della sindaca e di tutti gli assessori producono una spesa per le casse di Roma Capitale pari a 3 milioni 114mila euro», mentre «dal 2012 al 2015 le precedenti amministrazioni hanno stipulato 124 contratti ex art.110 ed ex art.90, costati 29 milioni 606 mila euro, con una media di 7,4 milioni all’anno». Anche qui Repubblica spiega:
Il confronto proposto non è effettuato su dati omogenei. Numericamente, gli incarichi esterni distribuiti nei primi sette mesi di giunta Raggi – 77 contratti disciplinati in 48 delibere – vengono infatti comparati con un dato complessivo (124 contratti) lungo tre anni (2012-2015) e relativo a due giunte diverse, quella di Alemanno e quella di Marino.
Una “furbizia” che vizia anche il calcolo sui costi, che premierebbe i 5S: il paragone viene fatto su una media annuale, ma nessuno a oggi è in grado di dire se, nei prossimi mesi e anni, Raggi spenderà in media più o meno dei predecessori.
E il resto?
Grillo & Company si vantano dei controlli contro l’abusivismo, poliziottescamente effettuati con tanto di videocamera al seguito dall’assessore al commercio Adriano Meloni. Ma si tratta di controlli di routine: l’unica cosa cambiata è che adesso ci si vanta della sceneggiata e la si pubblica su Facebook.
C’è poi la solita vanteria sul bilancio “approvato in anticipo”: la scadenza vera era il 31 dicembre, ed è stata mancata per la bocciatura dell’OREF.
Proprio Palazzo Chigi ha poi concesso una proroga a tutti gli enti locali dal 31 dicembre al 31 marzo. Ma soprattutto: ad approvare il bilancio in ritardo è stata la giunta Alemanno.
In quella di Marino, in quella di Veltroni e in quella di Rutelli si sono rispettati i termini di legge dell’epoca. E ancora, ricorda il Messaggero:
Nell’elenco delle «cose fatte da Virginia» si citano due volte i 25 milioni di euro del Giubileo salvati.
Ribaltando l’affermazione: la notizia è che il Comune è riuscito a spendere i soldi stanziati dal Governo per l’Anno Santo straordinario. Normale amministrazione, appunto.
Ancora più controverso il passaggio sui salari accessori dei 23 mila dipendenti capitolini. Secondo Grillo «bloccati da oltre sei anni dalle precedenti amministrazioni», in realtà la giunta Raggi ha saldato, seppur senza il via libera del ministero dell’Economia, circa 30 milioni di arretrati dei premi a pioggia (non in base al merito) che si riferiscono però agli ultimi mesi del 2015.
Tutti da verificare invece i piani, che Grillo rilancia,contro tutte le forme di abusivismo commerciale che assediano Roma, così come fanno sorridere «le 400 buche riparate» (praticamente una ventina per municipio di Roma, ciascuno grande in termini di estensione come una cittadina di provincia) e una serie di iniziative “normali” tipo la pulizia delle caditoie e delle foglie.
Insomma, ci si vanta di interventi già in programma, ordinaria amministrazione, conti fantasiosi e piccolezze: un po’ come la famiglia riunita attorno al neonato che va in estasi quando ha fatto il ruttino. «Oh che bravo a papà e mamma!», gli dicono.
E intanto Roma brucia.
(da “NextQuotidiano“)
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