Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
HA PERSO IL 5% IN SEI MESI, RISCHIA LA DEBACLE A VERONA E HA PAURA DEL CONGRESSO… MARONI E ZAIA PRONTI A STACCARE LA SPINA
E’ sufficiente prendere atto, tra gli altri, dei sondaggi settimanali Ipso, Ixe’, Emg per avere conferma del trend che ormai va avanti da diverse settimane: più Salvini va in giro come i barboni con il cartello al collo “voglio fare il premier”, con ai piedi accovacciata, per impietosire i passanti, la fedele mascotte Giorgina, più perde voti.
Non solo: ha ottenuto il risultato di far risalire persino Forza Italia e pure Alfano, impresa da Guinnes dei primati.
Ora è un po’ dura pretendere di fare il leader della coalizione, visto che la Lega è solo il secondo partito, precipitando dal 16-17% di sei mesi fa all’11-11,5% di oggi.
E’ già tanto che conservi la segreteria della Lega fino alle elezioni politiche del 2018, perchè se continua questo trend chi controlla il partito (Maroni e Zaia) staccano la spina e il fancazzista dovrà cercarsi un lavoro per la prima volta in vita sua.
Il primo a saperlo è lui, tanto è vero che sta cercando in ogni modo di rinviare un congresso che potrebbe ridimensionarlo nelle ambizioni.
E magari far prendere quota all’ipotesi di candidare il demo-leghista Zaia come futuro leader. Salvini si tiene a galla, diciamolo chiaramente, grazie ai media che lo ospitano perchè è noto che “chi le spara più grosse” fa audience, ma ora la sovraesposizione si sta rivelando un boomerang.
Sembra quei vecchi comici con un repertorio scontato e gli spettatori si sono rotti le balle di ascoltare le sue solite cazzate.
Letale è stata anche la forzatura di Napoli che gli ha fatto perdere voti sia al Sud che al Nord.
Al Sud non gli perdoneranno mai le frasi contro i meridionali (sentirsi dare del fancazzista dal principe dei fancazzisti è sublime), al Nord sono scocciati da questo “partito nazionale sovranista” che ha perso contatto con le rivendicazioni del territorio padano.
Il delirio di onnipotenza lo sta portando a commettere un errore dopo l’altro: dopo Varese e Bergamo, la Lega rischia di perdere Verona, dilaniata all’interno dalla scelta di un candidato divisivo con relativa rottura dell’asse con Forza Italia che si sta orientando sulla compagna di Tosi.
Perdere da Tosi sarebbe uno schiaffo con gravi conseguenze, potrebbe innescare la resa dei conti interna prima del dovuto.
E una volta messo in moto un meccanismo, la caduta di credibilità del capitano di lungo sorso ne decreterebbe la prematura dipartita.
E per la messa da requiem si sono già prenotati la prima fila in tanti.
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Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
LE SOLITE BALLE SUL “COMPLOTTO” PER SOSTITUIRE I POPOLI EUROPEI CON GLI IMMIGRATI
Matteo Salvini va di fretta oggi, vuole andare al governo il prima possibile per poter fermare
l’invasione.
No, non siamo in guerra e il Segretario della Lega Nord non ha intenzione di imbracciare uno dei fucili che la Lega tiene in caldo (nella sede di via Bellerio?) per quando verranno chiamati a raccolta i 300 mila martiri che il partito ha da sempre a disposizione quando si tratta di fare qualche sparata populista.
No, il problema di oggi è l’invasione degli immigrati che — per la Lega 2.0 — non sono più i terroni che salgono dal Sud Italia (o gli albanesi, o i rumeni) per rubare il lavoro ai padani ma i disperati che vengono in Italia dal Sud del Mondo.
Un piccolo cambiamento che consente a Salvini di accarezzare il sogno di essere il leader nazionale degli accerchiati, ovvero quelli che credono che i problemi sono sempre colpa di altri.
Passata la paura per le palme in Piazza Duomo a Milano Salvini è tornato oggi ad concentrarsi sul suo bersaglio preferito: la Presidente della Camera Laura Boldrini colpevole, a suo dire, di essere tra le promotrici di un colossale quanto segretissimo piano organizzato per sostituire la popolazione europea con quella di origine immigrata.
È il grande ritorno della bufala del Piano Kalergi.
Non è la prima volta che Salvini accusa Laura Boldrini di essere a capo di una cospirazione internazionale per far invadere l’Europa e l’Italia dagli immigrati provenienti dall’Africa.
Del resto da tempo Salvini va predicando contro l’invasione — a volte con risultati decisamente comici — parlando apertamente di genocidio delle popolazioni (celti, etruschi, latini, padani etc..) che vivono in Italia.
La matematica per Salvini è un’opinione e quindi decine di migliaia di persone riuscirebbero nell’incredibile impresa di soppiantare una popolazione di 60.795.612 persone delle quali solo 3.874.726 sono cittadini stranieri regolarmente residenti. Secondo Salvini e i teorici del complotto il genocidio delle popolazioni che vivono in Italia da qualche secolo (quindi non da sempre) ha un nome ed un responsabile, si tratta infatti della vecchia storia del Piano Kalergi.
Per farla breve il Piano Kalergi prende il nome da Richard Nikolaus von Coudenhove-Kalergi, un politico austriaco che ha teorizzato l’idea di Paneuropa e ha questa particolarità : non ha mai parlato di un piano di invasione organizzato per sterminare i popoli europei.
Ma questo è un altro dettaglio, per i complottisti Kalergi è stato colui che ha teorizzato l’utilizzo dell’immigrazione per snaturare le radici europee.
Le frasi attribuite a Kalergi (e di conseguenza il fantomatico Piano) sono il frutto di un lavoro di copia&incolla delle dichiarazioni di Kalergi, dalle quali i complottisti avrebbero dedotto l’esistenza del Piano di sterminio.
Ovvio, l’hanno inventato loro.
Naturalmente chi crede nell’esistenza del Piano Kalergi è contro un’Europa dei popoli, perchè favorirebbe il meticciato e l’inquinamento della razza europea (qualsiasi cosa voglia dire).
Favorendo l’invasione degli immigrati i soliti poteri forti (inutile che stiamo a fare nomi, li conoscete già !1) prenderanno il controllo delle nostre esistenze, rendendoci schiavi nella nuova èlite politico-economico-culturale.
In buona sostanza chi crede che ci sia un piano per far invadere l’Europa dagli immigrati generalmente ha profonde simpatie per un altro cittadino austriaco del Novecento diventato famoso intorno agli anni Trenta.
Partiamo con una premessa: il nostro continente sta invecchiando, parecchio. A questo va aggiunto il basso tasso di crescita demografica, tradotto: gli europei (e gli italiani) non fanno abbastanza figli.
Questo significa che tra qualche decennio il nostro sistema pensionistico potrebbe collassare. A dirlo è stato Leonit Bershidsky su questo pezzo pubblicato da Bloomberg che si basa sui dati di questo report della Commissione Europea sull’invecchiamento della popolazione e il rapporto con le necessità della spesa pensionistica:
Facendo un calcolo a spanne, Leonid Bershidsky, su Bloomberg , calcola che l’Europa avrebbe bisogno di 42 milioni di nuovi europei entro il 2020. Cioè domani. E di oltre 250 milioni di europei in più nel 2060. Chi li fa, tutti questi bambini?
Si tratta di proiezioni statistiche per il futuro, per cercare di delineare quale strategia mettere in campo per riuscire a sostenere l’aumentare della spesa per le pensioni a fronte di una diminuzione progressiva della forza lavoro attiva in grado di versare i contributi necessari.
L’aveva scritto anche l’Economist qualche tempo fa, i rifugiati “convengono” all’Europa ma il concetto può benissimo essere esteso a tutti gli stranieri che vogliono venire da noi per lavorare e guadagnarsi da vivere onestamente.
Chiunque avesse avuto la pazienza (ma soprattutto la capacità ) di leggere il pezzo di Repubblica avrebbe capito dopo poche righe che il problema per il Vecchio Continente è che sta invecchiando troppo e che non ci sono sufficienti lavoratori in grado di sostenere, versando i contributi, il peso del sistema pensionistico.
Oggi in Europa in media ci sono quattro persone in età di lavoro per ogni pensionato, nel 2050 ce ne saranno due. In Germania ci sono 24 milioni di pensionati contro 41 milioni di adulti, in Spagna 15 milioni di over 65 sono a carico di 24,4 milioni di lavoratori mentre in Italia 38 milioni sono in età da lavoro e 20 milioni aspettano l’assegno dell’INPS. Naturalmente stiamo parlando di immigrazione regolare, di persone che pagheranno le tasse e contribuiranno alla crescita economica e sociale del Continente.
Nel servizio si accusano la Boldrini e il governo di accondiscendere al piano d’invasione invece che porre in essere una seria politica di sostegno alla famiglia.
È vero che in Italia manca una politica organica di sostegno alla maternità e alla paternità (assegni famigliari, assistenza, servizi, asili nido e quant’altro) per incentivare i nostri concittadini a fare più figli ma il problema della denatalità non può essere risolto così. Non è che servono immigrati, servirebbero nuovi europei. Ma purtroppo l’indice di natalità europeo è molto basso e non è realistico pensare che gli attuali cittadini europei si mettano a figliare per “produrre” quaranta milioni di bambini nei prossimi cinque anni. Non resta quindi che rivolgersi al contributo che può dare l’immigrazione regolare.
Non è un problema di politiche che non permettono ai giovani di mettere su famiglia, come sostiene Grillo (o chi per lui). Scrive Leonid Bershidsky:
There’s no way to organically increase the EU’s population so as to get an extra 42 million people by 2020, let alone 257 million by 2060: You can’t force people to make more babies. Increased immigration is therefore Europe’s only salvation from an approaching fiscal disaster
Come se non bastasse ci si metterebbe anche l’ONU a teorizzare scenari apocalittici per i nativi europei, ovviamente con il beneplacito della Boldrini, questa figura potentissima che non ci si spiega come mai sia solo Presidente della Camera e non regina dell’Universo.
Ma davvero l’ONU “prevede” uno scenario del genere per l’Italia? Neppure per idea. Basta infatti leggere lo studio (qui gli scenari per l’Italia) per accorgersi che tra gli scenari c’è anche il seguente:
Scenario II, which is the medium variant with zero migration, assumes that fertility and mortality will change according to the medium variant projections of the United Nations 1998 Revision, but that there will be no migration into Italy will occur after 1995.
Tradotto per chi ha poca dimestichezza con l’inglese: lo scenario II assume che “non ci sarà immigrazione in Italia” dopo il 1995. Ma lo studio è del 2001, come abbiamo detto. Che significa? Perchè l’ONU fa dei conti su uno scenario già superato da 6 anni al momento della pubblicazione?
Significa semplicemente che gli scenari riportati non sono previsioni, ma solo esercizi aritmetici per scoprire “cosa succederebbe se” o “cosa sarebbe successo se”.
Insomma, l’ONU non teorizza e non prevede nessuna “invasione” di 150 milioni di immigrati, semplicemente fa dei calcoli per vedere cosa produce il modello matematico sotto diversi input.
Tutto questo Salvini lo sa fin troppo bene, infatti evita accuratamente di parlare di Piano Kalergi e preferisce usare delle fantasiose perifrasi come “sostituzione di popolo”.
Che coraggiosone il nostro Capitano.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
PER FAR CREDERE CHE L’EURO NUOCE ALLA FRANCIA HA MOSTRATO IN TV UN GRAFICO DOVE HA SPOSTATO LA DATA DELL’INTRODUZIONE DELL’EURO
Marine Le Pen, campionessa europea del trumpismo, ha dato una bella lezione di cosa siano i famosi alternative fact tanto cari a Kellyanne Conway, la consigliera di Donald Trump che ne ha teorizzato l’esistenza per spiegare che i fatti possono anche non essere veri ma al tempo stesso avere una dignità politica anche se tutti li bollano come fake news o pure e semplici bugie.
A volte però non è necessario mentire in maniera plateale per convincere l’elettorato, è sufficiente manipolare l’opinione pubblica presentando i dati in una maniera accattivante.
Se ne sono accorti a Le Monde guardando il grafico utilizzato dalla candidata del Front National durante il dibattito televisivo con gli altri candidati del 20 marzo.
La Le Pen ha utilizzato il grafico per dimostrare che l’introduzione dell’euro ha causato la caduta della produzione industriale in paesi come Francia, Italia e Spagna mentre invece ha fortemente avvantaggiato la Germania che quindi sarebbe l’unico paese ad aver giovato dell’introduzione della moneta unica.
La Le Pen infatti ha proposto di far uscire la Francia dall’euro con un ritorno del franco e di un sistema per una moneta comune simile all’Ecu (la moneta virtuale che esisteva prima dell’euro e regolava anche i tassi di cambio delle valute nazionali).
Il grafico non è sbagliato in sè, non è falso ma è presentato in un modo da far intendere agli spettatori che l’arrivo dell’Euro nel 2002 (in realtà l’euro esisteva per gli scambi finanziari già dal 1999) è la causa del tracollo delle economie nazionali.
Il vero trucco è stato quello di posizionare l’indice 100 nel 2001, ovvero l’anno precedente all’introduzione della moneta unica nelle tasche dei cittadini dei paesi europei.
In questo modo la produzione industriale precedente e successiva al 2001 viene paragonata a quel dato anno rendendo quindi ancora più “drammatiche” le curve di discesa e di risalita dei livelli industriali.
Nello stesso identico grafico, generato in base agli stessi dati dell’OCSE utilizzati dalla Le Pen ma con l’indice 100 nel 2010 si evince che negli ultimi sette anni (ovvero dal 2010) la produzione industriale francese, pur non essendo ai livelli degli anni precedenti alla crisi del 2008 si mantiene poco sopra l’indice 100.
Si vede come la produzione industriale abbia continuato a crescere, ovviamente in modo diverso, fino al al 2008 quando è esplosa la crisi economica che ha fatto crollare la produzione industriale.
I dati sono esattamente gli stessi e anche l’andamento delle curve è simile ma in questo modo è più difficile dire che la Francia ci ha “rimesso” con l’ingresso nell’euro, anche perchè la produzione industriale francese (in viola) non risulta inferiore a quella tedesca (in rosso) fino al 2008.
La Germania è uscita dalla crisi più rapidamente e in maniera più efficace degli altri paesi utilizzati come metro di paragone dell’inutilità della moneta unica.
Scegliendo in maniera del tutto arbitraria di posizionare l’indice 100 nel 2001 invece la Le Pen ha accentuato — nel grafico — la curva discendente potendo così dire che la colpa è dell’euro.
Le cose cambiano di nuovo se si sceglie di far partire l’indice 100 nel 1974, ovvero nell’anno in cui inizia la serie del grafico utilizzato dalla Le Pen.
Di nuovo: i dati sono sempre gli stessi ma essendo il punto di partenza fissato ventisette anni prima del punto utilizzato dalla Le Pen si nota di più la progressione della produzione industriale e la flessione del 2001 è meno “spettacolare” e quindi è più difficile poter dire “vedete, nel 2002 l’euro ha causato il tracollo delle economie nazionali”.
Il vero tracollo è avvenuto invece nel 2008. Va inoltre tenuto conto del fatto che questo modo di elaborare i dati non ci dice a quanto ammonta la produzione industriale dei singoli paesi ma serve solo per paragonare le economie nazionali l’una con l’altra.
Quel “100” assunto come termine di paragone non ha lo stesso valore oggettivo per la Germania o per l’Italia ma ci dice solo quanto le singole economie sono cresciute nel tempo rispetto a quel valore, ne vediamo insomma la dinamica.
Il fatto che la Germania sia costantemente sotto non significa che avesse una produzione industriale più bassa (cosa che alla prova dei fatti non è vera) ma solo che è cresciuta in maniera differente rispetto agli altri paesi.
Va da sè che ci siano diversi fattori in gioco, ad esempio la qualità delle riforme fatte nei singoli paesi prima e dopo l’avvento dell’euro e che non si possa attribuire alla moneta unica la colpa della crisi industriale.
Questi ad esempio sono gli stessi dati che evidenziano l’andamento della produzione industriale del Regno Unito, un paese che come sappiamo pur facendo parte dell’Unione Europea non ha mai fatto parte della zona euro.
La curva del Regno Unito è sostanzialmente equivalente a quella francese, anche in questo caso è colpa dell’euro?
(da “NextQuotidiano“)
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Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
SCOPPIA UNA RISSA TRA GLI AMICI DEL RAGAZZO UCCISO: UN GRUPPO VOLEVA FARSI GIUSTIZIA DA SOLI, L’ALTRO HA CERCATO DI FERMARLI, COSTRETTI A INTERVENIRE IN FORZE I CARABINIERI
Scena da Far West nei pressi del bar Angel di Tecchiena di Alatri punto di ritrovo degli amici di
Emanuele Morganti, ucciso nella notte tra venerdì e sabato.
A fronteggiarsi un gruppo che voleva farsi giustizia da solo ed era in cerca degli indagati a piede libero, mentre l’altro ha cercato in ogni modo di bloccarli
Botte, parabrezza distrutti, calci e pugni ad auto, anche nel traffico.
Una scena da Far West quella che si è vista nei pressi del bar Angel di Tecchiena di Alatri, dove due gruppi di conoscenti di Emanuele Morganti si sono scontrati.
Un gruppo voleva farsi giustizia da solo ed era in cerca degli indagati a piede libero, mentre l’altro ha cercato in ogni modo di bloccarli.
A sedare la rissa è stato il tempestivo intervento dei carabinieri di Alatri che con tre pattuglie sono arrivati sul posto.
Il bar è il punto di ritrovo degli amici di Emanuele e soprattutto è di proprietà della madre di Gianmarco, il ragazzo che venerdì notte ha cercato in ogni modo di strappare l’amico al barbaro massacro.
La situazione ad Alatri è estremamente tesa, tanto che le famiglie degli indagati ed anche i familiari dei due arrestati hanno dovuto lasciare il paese.
Stesso discorso anche per la scelta degli avvocati difensori. Ad Alatri nessuno dei professionisti forensi ha voluto accettare la difesa dei due proprio per una questione di rispetto verso il ragazzo deceduto ma anche e soprattutto per una questione di incolumità fisica.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
M5S GENOVA SEMPRE PIU’ NEL CAOS, TRA QUERELE, DENUNCE ED ESPOSTI AL TAR
Marika Cassimatis annuncia in una conferenza stampa che porterà in giudizio presso il tribunale civile di Genova Beppe Grillo. La Cassimatis si rivolgerà al tribunale per chiedere di essere riammessa come candidata sindaco dei 5 Stelle a Genova e interpellerà una procedura d’urgenza per chiedere al giudice di sospendere il provvedimento nei suoi confronti.
La Cassimatis legge poi il post di Beppe Grillo per il quale ha promosso querela per diffamazione nei confronti dell’autore del post, Beppe Grillo, «a tutela della mia persona e dei compagni che hanno intrapreso con me quest’avventura. Ho querelato anche Alessandro Di Battista che ci ha definito squali. Ci siamo sentiti profondamente offesi da accuse che non stanno nè in cielo nè in terra. Non mi è stato concesso il diritto di difesa».
E ancora: «Noi non conosciamo i nomi di tutti i componenti della nostra lista, Pirondini però ha chiesto che venissero resi pubblici. Perchè?».
L’ex candidata chiede i documenti che hanno portato alla decisione nei suoi confronti, chiede anche che in assenza di riscontri oggettivi e rilevanti nei confronti suoi o dei componenti della sua lista, pubbliche scuse per l’accaduto e reintegro della lista risultata vincitrice alle primarie del MoVimento 5 Stelle. Altrimenti, sostiene, si rivolgerà al tribunale.
«In ultimo noi stiamo facendo tutti i passi utili per un ricorso al tribunale civile per far rientrare la decisione: abbiamo aperto un conto Postepay per far fronte alle spese legali. Siamo semplici cittadini e abbiamo bisogno di aiuto», dice poi la Cassimatis. Che fa sapere che Giovanni Frasca, uno dei sostenitori della Cassimatis, ha sporto denuncia alla procura di Genova per una serie di minacce che gli sono pervenute il giorno della decisione di Beppe: “Una persona di Varese mi ha detto che se mi avesse trovato per strada mi avrebbe preso a pugni con un tirapugni”.
Poi la parola torna a Cassimatis: «Il problema sono alcune interpretazioni che vengono date alle regole del M5S. Per questo ci interessa estendere la nostra rivalsa a tutto il MoVimento. A Genova è stato disconosciuto il voto del blog, nonostante Casaleggio dicesse che la rete è sovrana. Vogliamo capire perchè. Noi aspettiamo. Vogliamo le scuse e il reintegro della nostra lista».
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
RIFIUTA IL CONFRONTO, AMMESSA SOLO INTERVISTA MONOLOGO
Vi ricordate la storia delle interviste «apparecchiate» ad alcuni degli esponenti del MoVimento 5
Stelle che vanno in scena sulla Rai, su Mediaset e su La7?
Ovvero della “simpatica” abitudine di non partecipare al confronto nel talk show con gli altri politici ma di farsi intervistare soltanto dal conduttore per avere insieme il massimo di visibilità e il minimo del confronto?
Ora Alessia Morani del Partito Democratico racconta questo su Facebook:
Non è possibile essere invitati a trasmissioni dove c’è un parterre di politici di forze opposte che discutono di norme e soluzioni e fatti concreti e poi, a parte, ci sia lo spazio dedicato al grillino che, senza contraddittorio o quasi, monologa con il conduttore. L’ultimo esempio? Domani mattina ci sarà una trasmissione su La 7 con intervista singola a Roberto Fico. Ho chiesto il confronto o lo stesso tempo in intervista singola e mi è stato negato. Non è tollerabile.
Se parlano Fico o Di Battista o la Taverna o Di Maio e sparano bugie ho il dovere oltre che il diritto di rispondere. Spero che le redazioni e gli autori capiscano presto che i talk show non sono un’estensione del blog. Usciamo da questo ricatto, presto, perchè ne va della qualità della nostra democrazia.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
NEL M5S C’E’ CHI ACCUSA LA LOMBARDI DI AVER PASSATO INFORMAZIONI ALLE IENE: LA SOLITA GRANDE FAMIGLIA
Il caso dell’irregolarità nella presentazione della lista di Virginia Raggi candidata sindaca di Roma si arricchisce di una trama fantasy.
I giornali raccontano oggi che sia nelle ormai famigerate chat dei deputati grillini che addirittura dalle parti della Casaleggio Associati si pensa che dietro la storia raccontata ieri dalle Iene sulle firme che ritornano dal futuro ci sia la “solita” Roberta Lombardi.
A mandare su tutte le furie i vertici della Casaleggio, scrive oggi Ilario Lombardo sulla Stampa, sono state le interviste ai due avvocati delegati alla raccolta firme, Alessandro Canali e Paolo Morricone, che non avrebbero informato nè Raggi nè i capi del M5S delle domande fatte dalle Iene ai tempi della registrazione del servizio.
A loro rimanda più volte la stessa Raggi, che pure si dice «serena per la regolarità delle firme».
I due legali, secondo fonti del M5S, porterebbero alla Lombardi, l’arcinemica di Raggi.
Lorenzo De Cicco sul Messaggero invece dice che nelle chat grilline «si era scatenato il solito complottismo sotterraneo, una sotto trama che iproponeva,ancora una volta, Roberta Lombardi come “regista occulta” di una macchinazione ai danni della Raggi». Ma il quotidiano riporta anche una smentita della Lombardi: «Sono fantasie, non c’entro nulla. La raccolta firme è stata regolare».
E in effetti non si capisce che tipo di vantaggio possa avere la Lombardi da una grana del genere che metterebbe in cattiva luce due persone a lei vicine.
Ma in realtà , come spiega oggi Luca De Carolis sul Fatto, in ogni caso non c’è più tempo per qualsiasi ricorso:
L’amministrativista Gianluigi Pellegrino scuote la testa: “Il codice del processo amministrativo è chiaro, si hanno solo 30 giorni dalla sua proclamazione per ricorrere contro l’ele zione di un sindaco”. Tempo scaduto.
Ma quella raccolta firme è illegittima? “Elezioni come quella di Roberto Cota in Piemonte sono state annullate proprio per falsità delle firme, ma noi facemmo ricorso entro i 30 giorni: la data rappresenta una cosa diversa”.
Però sarebbe stato attestato un falso: i delegati rischiano sul piano penale?
“Si sono difesi male, la storia della fattispecie a formazione progressiva non sta in piedi. Avrebbero fatto meglio a parlare di mero errore materiale”.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
OGGI FA FINTA DI DIMETTERSI “PER COERENZA”, MA LE DIMISSIONI SCATTANO SOLO QUANDO IL PARLAMENTO LE VOTA…INFATTI VENGONO SEMPRE RESPINTE E MINZOLINI RESTERA’ A PRENDERE LO STIPENDIO FINO ALLA SCADENZA
“Quello che ho fatto l’ho fatto per coerenza. Mi sono dimesso oggi perchè l’ho voluto io e non perchè
me lo hanno chiesto altri. Adesso voglio tornare a fare il giornalista”. Lo ha detto il senatore dimissionario, Augusto Minzolini, prima che venisse discussa la sua posizione davanti al tribunale di sorveglianza di Roma.
I suoi difensori chiederanno che la pena a due anni e sei mesi a cui è stato condannato per peculato venga scontata presso la Comunità di Sant’Egidio.
“Ho raccolto in questi giorni la solidarietà e la vicinanza di più colleghi parlamentari — ha aggiunto l’ex direttore del Tg1 — anche di altri schieramenti. Ho presentato le dimissioni e adesso il Senato faccia quello che deve. Io intendo tornare al mio antico amore, il giornalismo. Fermo restando che considero importante e molto interessante l’esperienza vissuta da parlamentare”.
Quello che Minzolini non dice però è che fino a quando il Parlamento non voterà le sue dimissioni, lui continuerà a percepire il relativo stipendio.
E la prassi è che vengano respinte anche tre e più volte.
Insomma arriverà al 2018 e a fine legislatura.
Tanto per non essere presi per i fondelli…
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2017 Riccardo Fucile
NESSUN ALBANESE COINVOLTO NELL’OMICIDIO DI MORGANTI, SOLO “AMBIENTI DELINQUENZIALI LOCALI”… ORA SI TEMONO RITORSIONI, SUL WEB PAROLE DI GIUSTIZIA SOMMARIA
Primi arresti per l’omicidio di Emanuele Morganti, il ragazzo vittima di un brutale pestaggio da parte del branco fuori dal Circolo Arci Mirò Music Club di Alatri nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 marzo.
I loro nomi sono Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, due fratellastri anche loro originari di Alatri che sono stati arrestati a Roma, nell’abitazione di una parente, dove i due si erano rifugiati già nella mattina di sabato per paura delle ritorsioni e delle conseguenze.
In relazione alla morte di Morganti, avvenuta dopo 36 ore di agonia sarebbero indagate a vario titolo anche altre sette persone per i reati di omicidio, rissa e detenzione e porto di strumenti atti a offendere
I fermi sono stati eseguiti nella notte dopo che gli inquirenti sono riusciti a risalire all’identità dei due grazie alle immagini registrate dalle telecamere installate nella zona dove Morganti è stato aggredito.
A Castagnacci e Palmisani è contestato il reato di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi.
Nell’inchiesta sarebbe coinvolto anche il padre dei due: il ruolo dell’uomo nella vicenda viene ora valutato dagli investigatori. Sembra che anch’egli fosse sul posto al momento dell’aggressione ad Emanuele, preso a pugni e calci e infine colpito alla testa con un oggetto di metallo (c’è chi dice un pezzo di ferro, una chiave inglese o un crick) che ha causato una frattura cranica che sarebbe la causa della morte del ragazzo. I due fermati secondo gli inquirenti sono gli autori dell’aggressione letale che ha causato le lesioni al capo mortali e sarebbero quindi intervenuti nella fase finale della rissa.
Gli inquirenti stanno anche indagando su una presunta spedizione punitiva organizzata da alcuni amici del ragazzo ucciso nei confronti dei due arrestati e delle altre persone coinvolte nella rissa.
È stato invece chiarito il movente che ha fatto scatenare la furia omicida del branco; il Procuratore Capo di Frosinone Giuseppe De Falco nel corso di una conferenza stampa nel Comando provinciale dei carabinieri di Frosinone ha parlato di una vicenda di una gravità spaventosa «perchè per motivi banali, una lite di una bevanda, non con un ragazzo albanese, si è arrivati alla morte di un ragazzo innocente e perbene, le persone coinvolte sarebbero per ora tutte italiane.
Emanuele avrebbe preso per errore un drink che invece era di un’altra persona che avrebbe reagito
in malo modo. Quella persona però non avrebbe partecipato alla rissa che è scaturita dal diverbio.
Non è chiaro al momento se le due persone arrestate questa mattina conoscessero il ragazzo protagonista del primo diverbio con Emanuele. La dinamica dell’aggressione, ricostruita dagli inquirenti, si sarebbe svolta in più fasi con diverse persone che hanno aggredito Emanuele in momenti e luoghi diversi “con modalità diverse ed intensità diverse”.
Dopo la prima aggressione Emanuele ha cercato di allontanarsi ed è stato seguito da alcune persone, poi è ritornato per prendere la ragazza ed è stato nuovamente aggredito.
Non sono stati rinvenuti al momento oggetti contundenti, nella fattispecie un manganello e un tubolare, che da alcune testimonianze raccolte dagli inquirenti sembra siano stati utilizzati nell’aggressione.
Il Procuratore De Falco durante la conferenza stampa ha sottolineato che le due persone fermate «gravitano in ambienti delinquenziali, e non escludiamo che abbiano inteso affermare una propria capacità di controllo del territorio, e stiamo verificando se il comportamento violento sia stato determinato anche da abuso di alcool e sostanze stupefacenti».
I Carabinieri e la Procura di Frosinone stanno continuando gli accertamenti per chiarire l’esatta dinamica dell’accaduto e sono attualmente ancora al vaglio degli inquirenti le testimonianze delle persone presenti all’interno e all’esterno del locale durante l’aggressione ad Emanuele. Il Procuratore De Falco si è rivolto ai giovani concittadini di Emanuele dicendo di avere fiducia nell’operato della giustizia.
Durante la conferenza stampa i Carabinieri hanno detto di non avere notizia di gruppi di persone che si starebbero organizzando per spedizioni punitive.
Nel frattempo però sui social la reazione degli utenti è univoca, in molti scrivono parole d’odio nei confronti dei due presunti assassini promettendo vendetta per la morte di Emanuele.
Si tratta di una dinamica già vista che — pur non avendo per ora alcun corrispondente reale — non può non far venire alla mente il clima che si è vissuto qualche mese fa a Vasto dopo la morte (in un incidente stradale) di Roberta Smargiassi moglie di Fabio Di Lello che dopo qualche mese ha deciso di farsi giustizia da solo uccidendo Italo D’Elisa, il ragazzo che aveva investito Roberta.
Il tribunale popolare, fomentato anche da alcune pagine Facebook dove sono state postate le foto dei due arrestati tratte dai loro profili Facebook, ha già deciso che i due presunti assassini non hanno diritto al processo e vogliono che sia la piazza a decidere.
Certo, sono solo commenti di odio e di rabbia lasciati sui social da persone estranee alla vicenda ma è proprio questo genere di mentalità che esaspera il clima e porta qualcuno alla convinzione che la macchina della giustizia non sia sufficientemente rapida o sufficientemente efficace per assicurare che i colpevoli ricevano la giusta punizione.
Per queste persone, che hanno già emesso la sentenza prima ancora che sia iniziato il processo e che gli inquirenti abbiano interrogato le due persone arrestate, il carcere non è abbastanza: servono nuovi dispositivi di tortura, supplizi spettacolari cui assistere per placare la propria sete di vendetta.
Questo genere di commenti non sono solo il semplice sfogo di persone arrabbiate o sconvolte dall’accaduto. Alimentano invece direttamente il clima di odio che avvelena la convivenza civile.
A Vasto per mesi un’intera città è stata spinta ad odiare Italo D’Elisa nella convinzione che i magistrati non avessero nessuna voglia di assicurare il colpevole alla giustizia quando in realtà il processo stava per iniziare.
Ed è proprio per quel motivo che il marito della donna ha preso la pistola e ha ucciso D’Elisa, perchè non sopportava l’idea che la giustizia si fosse dimenticata di Roberta.
Non c’è dubbio che Mario Castagnacci e Paolo Palmisani una volta riconosciuti colpevoli verranno condannati a scontare la pena in carcere, perchè così funziona il nostro sistema giudiziario che non prevede la pena di morte, la tortura e la possibilità per i singoli cittadini di farsi giustizia da soli.
Ma basta sconti di pena, chi ha sbagliato deve pagare.
(da “NextQuotidiano”)
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