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INDAGATI GRILLO E DI BATTISTA PER DIFFAMAZIONE: A GENOVA APERTO IL FASCICOLO DOPO LA QUERELA DELLA CASSIMATIS

Marzo 31st, 2017 Riccardo Fucile

MA IL PERICOLO ARRIVERA’ A GIORNI, QUANDO IL TRIBUNALE DOVRA’ ESAMINARE IL RICORSO AVVERSO ALLA ESCLUSIONE DALLA LISTA DELLA CASSIMATIS… SE IL GUDICE DARA’ RAGIONE ALLA CANDIDATA, IL M5S E’ FUORI DALLA COMPETIZIONE ELETTORALE A GENOVA

Beppe Grillo e Alessandro Di Battista indagati per diffamazione.
E’ questo il primo effetto della querela presentata da Marika Cassimatis, la candidata Cinque Stelle che era risultata vincente alle primarie del Movimento, subito dopo sconfessate e annullate dal leader genovese.
Ad aprire il fascicolo nei confronti di Grillo e Di Battista, che nei prossimi giorni saranno ascoltati, è stato il sostituto procuratore della Repubblica, Walter Cotugno.
Contestualmente alla querela, Marika Cassimatis aveva anche presentato un ricorso d’urgenza con cui si chiedeva di bloccare la nomina di Luca Pirondini, che lei aveva battuto nelle primarie poi azzerate.
Se il ricorso verrà  accolto (l’udienza è prevista entro pochi giorni) i Cinque Stelle genovesi potrebbero finire fuori dai giochi delle amministrative genovesi.
L’ipotesi di diffamazione riguarderebbe i contenuti di quanto lo stesso Grillo ha scritto sul suo blog il 17 marzo accusando Cassimatis e i candidati della sua lista di aver “ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle, dileggiando, attaccando e denigrando i portavoce e altri iscritti, condividendo pubblicamente i contenuti e la linea dei fuoriusciti dal MoVimento 5 Stelle; appoggiandone le scelte anche dopo che si sono tenuti la poltrona senza dimettersi e hanno formato nuovi soggetti politici vicini ai partiti”.
Lesive per Cassimatis sarebbero anche alcune dichiarazioni rilasciate da Alessandro Di Battista che evocava intervento drastici contro chi, a suo parere, già  ora, non era in linea con il Movimento.
Cassimatis: «Mi sento come Davide contro Golia»
«Davide contro Golia. Ringrazio tutti gli amici e i sostenitori di Genova e d’Italia che hanno già  contribuito alla nostra causa, a nome anche dei candidati consiglieri della lista che ha vinto le primarie di Genova del M5s». È quanto ha scritto in un post su Facebook Marika Cassimatis poco prima che emergesse la notizia dell’indagine della procura di Genova nei confronti Beppe Grillo e Alessandro Di Battista. «Stiamo affrontando una battaglia per la legalità  e la trasparenza e ricordiamo che ogni volta che si disattende ad una regola, la si annulla. Quello che è successo a Genova potrebbe ripetersi altrove. È una battaglia di tutti. E noi ci sentiamo come Davide contro Golia, abbiamo ancora bisogno di aiuto», scrive Cassimatis pubblicando il numero di Postpay dove chi vuole potrà  contribuire alla «nostra battaglia legale per la democrazia e la giustizia».
Politicamente il pericolo maggiore per il M5S deriva però dal ricorso d’urgenza contro la nomina di Pirondini attraverso una seconda votazione. Se il ricorso venisse accolto, le strade sue due: o la Cassimatis e la sua lista reintegrata dal giudice si presenta con il simbolo del Movimento o Grillo ha solo la strada (prevista dallo Statuto) di ritirare il simbolo dalle elezioni comunali, solo peraltro dopo aver fatto votare on line la sua proposta.
Con il risultato che il M5S non sarebbe presente alle amministrative per colpa di chi ha cambiato le carte da gioco perchè non è uscito il candidato che voleva lui.
Una figura da sprofondare se fosse successa ad altri partiti. Ma nel M5S sono abituarsi a tapparsi non solo il naso.

(da agenzie)

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UN SINDACO HOST E GLI ARTISTI: COME RINASCE CIVITA DI BAGNOREGIO, IL GIOIELLO CHE TUTTO IL MONDO CI INVIDIA

Marzo 31st, 2017 Riccardo Fucile

L’INTERVENTO DI AIRBNB E LA CASA COMUNALE IN AFFITTO SUL WEB… IL BORGO DEL VITERBESE CON 10 ABITANTI E 350.000 TURISTI L’ANNO

È nota come la “città  che muore” ma, se la visitate, vi rendete conto che Civita di Bagnoregio, gioiello unico al mondo, è sempre più “la città  che lotta per vivere”.
Ed è anche per questo che Airbnb l’ha scelta per far partire un innovativo progetto pilota che si svilupperà  in futuro anche in altri particolari luoghi del Belpaese: creare case d’artista, pubbliche, per contribuire alla valorizzazione ed allo sviluppo del territorio.
La formula è davvero straordinaria e, a Civita, ha messo insieme un palazzo comunale abbandonato, un sindaco illuminato, la piattaforma Airbnb, uno studio di design di Milano che ha accettato di affrontare la sfida e aziende che hanno concesso a prezzi agevolati pezzi importanti di arredamento.
Il risultato è la prima casa pubblica Airbnb d’Italia con tanto di ristrutturazione “d’artista”. Ed è la prima di una lunga serie, annuncia la piattaforma che ha cambiato il modo di viaggiare di milioni di persone e che ora si lancia ora in progetti di forte valenza socio culturale, sempre dedicati ai viaggiatori alla ricerca di esperienze autentiche.
Gli artisti che hanno accettato la sfida sono Alberto Artesani e Frederik De Wachter, fondatori di DWA, uno studio di design che dal 2005 lavora per cercare soluzioni semplici, forme e materiali per numerose aziende del settore del lusso, della moda e del design.
Il primo sindaco host di Italia è Francesco Bigiotti, che si è preso carico di ristrutturare una delle case del Comune per fittarla tramite Airbnb: una delle tante iniziative per sviluppare il turismo sostenibile e salvare la sua Civita da un destino incerto.
Il destino è incerto perchè Civita si trova arroccata su uno sperone di roccia: un colle tufaceo che sovrasta l’ ampia conca increspata dai calanchi.
Ai due lati, agisce la continua erosione dei torrenti Chiaro e Torbido, che formano le valli sottostanti. Lo strato argilloso sottostante è instabile per la sua stessa natura geologica che viene modellata dagli agenti atmosferici nelle tipiche forme dei calanchi: piccoli bacini delimitati da creste e pinnacoli creati dall’ azione dilavante della pioggia sull’ argilla.
Civita fu fondata dagli Etruschi 2.500 anni fa, come dimostra la necropoli ritrovata nella rupe sottostante il belvedere di San Francesco Vecchio.
Sembra che anche la cosiddetta grotta di San Bonaventura (dove si narra che San Francesco guarì con un miracolo il piccolo Giovanni Fidanza poi diventato San Bonaventura) fosse una tomba a camera etrusca trasformata nel medioevo in cappella per le orazioni.
Sotto Civita si apre una ree di cunicoli sotterranei abbastanza misteriosi la cui posizione geografica ha dato origine a varie ipotesi. La più affascinante è che Civita fosse una delle possibile sedi del Fanum Voltumne, il santuario della nazione etrusca. Se il genius loci di Civita vi attrae e siete artisti alla ricerca di ispirazione ma con pochi soldi in tasca, il Comune vi fitterà  la casa di artisti ad un prezzo politico davvero basso: è uno dei punti chiavi della formula Airbnb — Civita.
Su quanto si sta facendo per salvare Civita molto si è già  detto sui giornali: è un impegno fortemente sostenuto dal Comune e coadiuvato dallo Stato e dalla Regione Lazio attraverso bandi per i lavori di stabilizzazione di alcune fra le zone più rischiose.
Un paio di anni fa ci fu anche un appello firmato da 36 personaggi della cultura, da Giorgio Napolitano a Dario Franceschini, dal regista premio Oscar Bernardo Bertolucci, all’archeologo Andrea Carandini, e poi ancora Dacia Maraini, Ennio Morricone, Bruno Bozzetto, Fiorella Mannoia, Michelangelo Pistoletto, Dario Fo, Paolo Crepet, Andrea Camilleri ed altri ancora.
Oggi, di fatto, i residenti nel borgo sono circa una decina e diverse sono le case di proprietà  di persone della cultura italiana come Paolo Crepet — che tramite Airbnb ospita turisti nella sua meravigliosa abitazione –   e il regista Tornatore che una volta scoperta, ci hanno lasciato il cuore.
Il vero miracolo di Civita   accade ogni giorno:   è una città  virtuosa.
L’afflusso di turisti — circa 350 mila ogni anno — porta una ricchezza che viene “usata” dall’amministrazione comunale di Francesco Bigiotti per creare un reddito di cittadinanza, pari circa a duecentomila euro, destinato a chi vive con meno di quindicimila euro all’anno.
E per potenziare una fruibilità  sostenibile del territorio teverino che passa anche attraverso varie importanti iniziative.
Tra tutte, il Museo Geologico delle Frane: un modello innovativo di presidio territoriale per monitorare il territorio. Non è un mero luogo di raccolta ed esposizione dei dati, ma un centro di riferimento attivo e dinamico per abitanti del luogo, turisti, studenti e scienziati, in cui ciascuno possa seguire con piacere le proprie attitudini imparando, confrontandosi o apportando nuove idee.
I   geologi dello staff hanno deciso di raccogliere e rendere accessibili alla comunità  tutte le osservazioni che quotidianamente vengono svolte vivendo il territorio perchè è solo con la partecipazione attiva dei cittadini che si può gestire un territorio cosi delicato ed unico al mondo.
Anche nel caso del museo, fondamentale è stata l’iniziativa del Comune che acquistò, tra il 2012 e il 2015, Palazzo Alemanni, nel cuore di Civita proprio per creare l’importante struttura scientifica che oggi è aperta a tutti, dotata di un’area espositiva permanente capace di diventare strumento fondamentale per il borgo e per tutto il territorio teverino.
Come può un borgo di una decina di abitanti reggere l’impatto di 350mila turisti l’anno?
Il Comune si sta impegnando in studi di monitoraggio per fare in modo che i grandi flussi di persone non danneggino Civita di Bagnoregio.
“Per essere sostenibile — dice il sindaco Bigiotti a Repubblica — il turismo deve essere accorto e ben progettato”.
Tra le azioni messe in campo dall’attuale amministrazione, il Piano di riqualificazione turistica del sistema Bagnoregio Civita in un’ottica di sviluppo territoriale della Teverina, centrato sulla realizzazione di un percorso capace di “spostare” l’attenzione da Civita per allargarla al territorio intero.
E’ un percorso, segnalato da pannelli visivi, che parte da Bagnoregio e tocca tutti i principali punti di interesse fino a Civita, con ricadute positive sull’economia e sull’occupazione, nell’ottica di una decentralizzazione dei flussi turistici dall’antico borgo.
Il percorso per la sostenibilità  del turismo e Civita è lungo e complesso e produce sempre nuove idee, dalla creazione di aree di sosta fuori dal centro storico alla pedonalizzazione di corso Cavour nelle giornate di maggiore affluenza fino all’apertura del nuovo centro turistico culturale della Casa del Vento, a Bagnoregio: un centro polivante destinato all’accoglienza turistica ed alla realizzazione di attività  di promozione del territorio.
Si dice che la bellezza salverà  il mondo: Civita di Bagnoregio è la dimostrazione di come, quando la bellezza passa nelle menti e nei cuori di persone attive e capaci, anche in Italia possano accadere miracoli collettivi e sostenibili, nel rispetto dei luoghi e della storia.

(da “La Repubblica“)

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GRANDE ACQUISTO DI SALVINI AL SUD: DOPO AVER CAMBIATO ALTRI QUATTRO PARTITI, IL SINDACO DI TORRE DEL GRECO APPRODA ALLA LEGA

Marzo 31st, 2017 Riccardo Fucile

I COLLETTIVI SI ORGANIZZANO PER RICAMBIARE LA VISITA DI SALVINI: “IL 22 APRILE ANDREMO A PONTIDA PER AIUTARLI A CASA LORO”

Contestazione dei centri sociali contro Ciro Borriello, sindaco di Torre del Greco, comune della provincia di Napoli, eletto tre anni fa con una coalizione di centrodestra. Ma i cori si rivolgono in particolare alla Lega Nord, alla quale il primo cittadino del napoletano ha recentemente annunciato di voler passare aderendo al movimento “Noi con Salvini“, pronto a dichiararsi “primo sindaco leghista in Campania”.
Gli attivisti hanno introdotto nel cortile del municipio un muro di cartone con la scritta “Alziamo i muri contro il razzismo”.
“Per dire no a chi li alza contro i migranti e contro ogni forma di discriminazione”, spiegano dal collettivo Insurgencia che ha organizzato la protesta.
“Continueremo a Pontida il 22 aprile. Dove di solito si tiene la festa del razzismo e dell’antimeridionalismo, noi andremo ad aiutarli a casa loro”, ha promesso Dylan Di Chiara del collettivo.
Quello del chirurgo plastico Ciro Borriello non è il primo cambio casacca.
Già  deputato di Forza Italia, passava in seguito all’Udeur per poi entrare nell’Italia dei Valori di Di Pietro. Poi nuovamente in Forza Italia.
Oggi tocca a Matteo Salvini incassare l’ennesimo slancio.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LO STADIO DI ROMA E LE OPERE PUBBLICHE CHE NON SI FARANNO

Marzo 31st, 2017 Riccardo Fucile

ADDIO AL PONTE, CIAONE ALL’ALLARGAMENTO DELLA STAZIONE, UN CARO SALUTO A 200 MILIONI DI LAVORI DELLA CITTA’… LA DELIBERA DI GIUNTA E’ SOLO UNA LETTERA DI INTENTI

Salta il ponte carrabile a carico dei privati. Sparisce l’allargamento della stazione della ferrovia Roma-Lido. Vengono cancellati anche i quattro pontili sul Tevere.
La Giunta Raggi ha approvato ieri una delibera con cui si conferma la realizzazione dell’impianto a Tor di Valle e si dà  mandato al Dipartimento Urbanistica di procedere alla revisione della determinazione del pubblico interesse precedentemente dichiarato dall’amministrazione Marino.
È l’input ufficiale che l’esecutivo Raggi dà  agli uffici per redigere la delibera di novazione con annessa variante urbanistica che poi andrà  direttamente in Aula Giulio Cesare.
Con l’atto approvato il Campidoglio si presenterà  all’appuntamento del 5 aprile puntando a restare all’interno di questa conferenza dei servizi e non doverne aprire un’altra.
La delibera rimanda direttamente all’ordine del giorno approvato il 23 marzo in Assemblea Capitolina per scandire gli obiettivi di pubblico interesse a cui il progetto rinnovato dovrà  adempiere.
Si richiede dunque: la riduzione di oltre il 50% delle cubature del business park con l’eliminazione delle torri; la “massima accessibilità  dell’area tramite il TPL su ferro e il potenziamento della ferrovia Roma-Lido, prevedendo in particolare un servizio minimo di 20.000 passeggeri l’ora sull’intera tratta, a cui vanno garantiti ulteriori 7.500 passeggeri l’ora sulla FL1 durante gli eventi sportivi (i passeggeri della FL1 potranno accedere all’area attraverso il ponte ciclo-pedonale che viene confermato)”. Ma cosa sparisce?
Lorenzo De Cicco sul Messaggero riepiloga cosa ha perso la città  sul fronte delle opere pubbliche, a dispetto delle prime dichiarazioni di Virginia Raggi:
Dal progetto-bis di Tor di Valle, rivisto e corretto dalla giunta pentastellata, spariscono il ponte carrabile a carico dei privati (circa 70 milioni di euro) e i lavori per la nuova stazione della Roma-Lido (altri 10 milioni). Nonostante la stessa Raggi, il 28 febbraio, pochi giorni dopo l’accordo, sul suo profilo Facebook includesse tra le infrastrutture confermate «un ponte sul Tevere» che, sosteneva la sindaca, «snellirà  il flusso di automobili attuale e supporterà  quello previsto in occasione delle partite e degli eventi».
Ma di quel collegamento, nella delibera varata ieri, non ci sarebbe traccia.
Così come non sembrano esserci certezze sul numero dei nuovi treni per la ferrovia che collega la Capitale a Ostia (erano 15 nel progetto iniziale, ora sarebbero 2).
La delibera conferma solo quello per ciclisti e pedoni, menzionando poi «il previsto Ponte dei Congressi già  finanziato dallo Stato».
Stando a quanto comunicato dal Campidoglio, sparirebbe quindi il nuovo ponte carrabile, che avrebbero dovuto pagare i privati.
E non verrebbe menzionato neanche l’allargamento della stazione di Tor di Valle. Già  dopo l’accordo erano stati cancellati i 4 pontili sul Tevere, un intervento da circa 10 milioni.
A questo punto i risparmi per i privati si aggirerebbero intorno ai 200milioni
A questo si deve aggiungere che il nuovo accordo prevede la cancellazione del prolungamento della metro B e della bretella di accesso ai parcheggi con raccordo stradale alla Via del Mare, della riqualificazione della stazione della Magliana, anche se conferma la necessità  del “miglioramento dell’accessibilità  carrabile, attraverso l’unificazione della Via Ostiense — Via del Mare nell’intero tratto urbano tra Grande Raccordo Anulare e Viale Marconi (l’allungamento del percorso permetterebbe di raggiungere anche il previsto Ponte dei Congressi già  finanziato dallo Stato), il superamento delle condizioni di rischio idrogeologico con un intervento più esteso lungo il Fosso di Vallerano; e l’edificazione sostenibile di basso impatto ambientale e con elevati standard energetici attraverso l’adozione di materiali e tecnologie d’avanguardia”.
Si conferma quindi il risultato finale della lunghissima trattativa tra la Giunta e i proponenti: dal ridimensionamento del progetto deriva, come era prevedibile, un ridimensionamento anche delle opere pubbliche che il proponente si era impegnato a realizzare: quindi a perderci sono i cittadini romani.
Ma c’è poco da festeggiare anche per la questione procedurale, com’era chiaro anche nel giorno dell’incontro tra James Pallotta e Virginia Raggi al Campidoglio: perchè da parte dei proponenti c’è l’intenzione di strappare il via libera anticipato a una ulteriore proroga della conferenza dei servizi, la cui chiusura – in assenza di una nuova delibera di pubblica utilità  varata dall’assemblea capitolina – è fissata per il 5 aprile. Dove il Comune si presenterà  comunque, ma con il solo atto di giunta, nella speranza che basti a ottenere la prosecuzione dell’iter.
Ma, spiega oggi Giovanna Vitale su Repubblica Roma, la via dell’accordo con la Regione è molto stretta:
Il problema è però che nelle linee guida – avrebbe eccepito l’assessore Civita – mancano tutti gli elementi di dettaglio: dal documento non si riuscirebbe cioè a capire nè quante, nè quali siano le infrastrutture a supporto dello stadio, nè l’ammontare dell’investimento privato che giustificherebbe la pubblica utilità . Ma siccome l’intenzione della Regione non è certo quella di ostacolare la realizzazione di un’opera che porterebbe soldi e lavoro alla città , si starebbe facendo largo l’ipotesi di aspettare che l’assemblea capitolina approvi la nuova delibera sostitutiva (contenente la variante urbanistica necessaria a concludere la conferenza dei servizi decisoria), per poi verificare la compatibilità  con quella precedente, soprattutto in relazione alle opere di viabilità  e ai trasporti.
Se tuttavia l’apporto dei privati sulle infrastrutture dovesse evaporare o ridursi in maniera sostanziale, la conferenza dei servizi si chiuderebbe in maniera negativa e l’iter dovrebbe ricominciare daccapo.
Esattamente ciò che Bergamo e Montuori vogliono evitare. Temendo due cose.
Che, senza una scadenza da rispettare, i consiglieri grillini ricomincino a mettersi di traverso. E che la Roma possa a quel punto perdere la pazienza e scappare.
Da qui la necessità  di raggiungere un pre-accordo con la Regione. Ma a palazzo Senatorio restano ottimisti. «Abbiamo rispettato i tempi, la giunta ha approvato le nuove linee guida, che porteremo il 5 aprile alla conferenza dei servizi.
Il rischio che alla fine si chiuda per riaprirne un’altra, insomma, nonostante il passo in avanti del Campidoglio, è ancora in piedi.
Altra variabile in campo è la posizione dei proponenti del progetto che potrebbero richiedere una nuova sospensiva. Ma con l’allungamento dei tempi potrebbe scoppiare di nuovo i problemi politici interni alla giunta.

(da “NextQuotidiano”)

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LA FUNIVIA DI VIRGINIA E’ GIA’ VOLATA VIA

Marzo 31st, 2017 Riccardo Fucile

ERA UNA DELLE PROMESSE ELETTORALI DELLA RAGGI, MA ORA SI SCOPRONO CHE VI SONO TROPPI OSTACOLI PER REALIZZARLA

La funivia di collegamento tra Casalotti e Battistini era una delle promesse elettorali che Virginia Raggi ha puntualmente rilanciato a fine ottobre.
Ma i costi elevati — seppure di molto inferiori alle linee di metro e di tram — e i problemi con la burocrazia rischiano di far saltare il progetto.
Per la cui realizzazione servono «cento milioni, anche centoventi», come dice dopo il blitz romano il manager della Leitner, colosso mondiale nella realizzazione degli impianti a fune.
Andrea Arzilli sul Corriere della Sera oggi racconta:
«Cento milioni di euro, forse anche centoventi», conferma dopo il blitz romano Giorgio Pilotti, manager del settore vendite per Leitner ropeways, italianissimo leader mondiale nella realizzazione di impianti a fune. Cioè non molto, almeno relativamente ad una linea di metro, che costa dieci volte tanto, o una di tram, i cui costi sono da moltiplicare per tre rispetto alla fune.
Ma comunque troppo per un Comune che ha entusiasmo e problemi inversamente proporzionali alle risorse in cassa. E forse non abbastanza per risolvere le possibili grane sul collegamento di 4 km e rotti tra Casalotti e la Metro A Battistini, tra burocrazia romana, ostacoli infrastrutturali e imprevisti da mettere in preventivo.
Ci sono anche altri problemi burocratici alla base della difficoltà  di realizzazione del progetto:
«Beh, qualche problema c’è senz’altro, abbiamo già  fatto qualche valutazione di massima sul tracciato – ammette l’uomo di Leitner mentre fa ritorno a Vipiteno –. A Roma il primo potrebbe essere già  nello scavo dei piloni o nell’interramento dei cavi dell’alta tensione (che per 4 km costa più o meno 1,5 milioni): se per esempio spunta una tomba di Traiano? I tempi di dilatano e magari è necessario variare il progetto.
Poi c’è una burocrazia molto faticosa e troppo suscettibile alla politica: a Cassino avevamo progettato il collega mento con l’Abbazia, era pure già  pronto il project financing, ma la funivia non è uscita viva dalla battaglia politica.
E infine il tracciato Casalotti-Battistini dovrebbe sorvolare il Gra ed è necessario sapere cosa ne pensa Anas». Nulla, per ora.
La Conferenza dei servizi per la funivia è ancora molto lontana, in effetti.
Perchè al momento Anas «non è stata interpellata per nessun progetto», dice la comunicazione dell’ente. Siamo quindi alla pura teoria, con qualche sopralluogo di esperti del settore come unico aggancio pratico alla realtà .

(da “NextQuotidiano”)

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MANIE DI PROTAGONISMO: A NAPOLI CONTINUA LA GUERRA TRA MASANIELLO E O’ SCERIFFO

Marzo 31st, 2017 Riccardo Fucile

“IL QUESTORE HA DETTO CHE DE MAGISTRIS GOVERNA COME UN PAZZO”… IN SERATA LA RETROMARCIA, NESSUNO HA DETTO NULLA

Un fuorionda che racconta la guerra politica e istituzionale all’ombra del Vesuvio tra il sindaco Masaniello e il Governatore sceriffo.
OmniNapoli ha pubblicato un video in cui il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca parla con Leonardo Impegno, deputato e dirigente del Pd campano: nella conversazione catturata dalla telecamera l’ex sindaco di Salerno riferisce che il neo questore di Napoli De Iesu gli avrebbe detto: “La città  non è cambiata affatto, anzi è peggiorata e questo (riferendosi al sindaco) ha governato come un pazzo”Il questore di Napoli a De Luca
Lo scontro politico tra le due maggiori cariche istituzionali locali va avanti da tempo. Ma, in questo caso, la gaffe di De Luca, beccato mentre dava conto di un colloquio privato con il questore di Napoli, rende l’immagine plastica della contesa sotterranea nella città  partenopea.
E il governatore, che ha tutta l’aria di istruire il collega di partito Impegno, fa un passo avanti, facendosi promotore di una strategia d’attacco nei confronti di De Magistris: “Scegliamo 4 o 5 cose come punti di attacco, dobbiamo insistere in maniera ossessiva”.
Il governatore riferisce poi di aver parlato con un altro esponente del Pd alla città  metropolitana: “A quell’altro ho detto ‘Voi dovete assumere una posizione chiara. Noi siamo all’opposizione, voteremo tutti i provvedimenti nell’interesse del territorio. Dopodichè vogliamo sapere su 4,5 aree territoriali che cazzo di programmi hai”.
“Non posso credere a quello che ho visto e sentito. Attendo e spero che in serata arrivi una dichiarazione del Questore di Napoli”, ha commentato De Magistris dopo la diffusione delle immagini. De Magistris non nasconde che dietro questo colloquio ci possa essere uno scostamento dai ruoli ricoperti tanto da De Luca quanto da De Iesu. Quest’ultimo, in serata, ha commentato smentendo le affermazioni del Governatore: “Nel corso dell’incontro non ho evidenziato considerazioni negative sulla gestione amministrativa e politica del Comune consapevole delle difficoltà  di amministrare una città  complessa, anche dal punto di vista degli aspetti di criminalità  ancora persistenti, e per la circostanza che per dieci anni sono stato assente dal territorio”, ha detto il questore aggiungendo di aver espresso rammarico per “per la mancata solidarietà  offerta dall’amministrazione comunale in favore dei 27 agenti delle forze dell’ordine coinvolti negli incidenti” dell’11 marzo a Fuorigrotta, per la visita di Matteo Salvini a Napoli.
“Non posso credere – ha precisato De Magistris a margine del Consiglio comunale – che il Questore di Napoli abbia riferito al presidente della Regione, in un incontro istituzionale, quelle cose sul sindaco di Napoli. Non tanto – ha evidenziato il sindaco – in merito al giudizio sulla città  che potrebbe essere personale, ma quando fa un passaggio dicendo che avrei governato come un pazzo”.
“Quanto ho sentito – prosegue il sindaco – conferma quello che abbiamo sempre detto rispetto al profilo assolutamente non istituzionale del presidente De Luca”.
De Magistris definisce “ossessivo” il modo in cui, nel video, il presidente della Regione dice a Impegno “dobbiamo individuare dei punti per colpire e attaccare”.
Dopo la smentita di De Iesu è arrivata anche quella di De Luca: “Sento l’obbligo di precisare che nella conversazione avuta nella giornata di martedì scorso con il questore nessun riferimento è stato fatto nei confronti di alti livelli istituzionali o politici. Vi è stato uno scambio di opinioni sulle condizioni oggettive relative ai problemi della sicurezza nei territori”.
Già  a febbraio scorso il sindaco De Magistris aveva già  lasciato intendere che i rapporti con Palazzo Santa Lucia non erano idilliaci: “In questo periodo c’e’ un po’ di allergia del presidente De Luca quando mi vede, ma noi vogliamo cooperare con il Governo nazionale cosi’ come con il Governo regionale”.
Sia De Luca che De Iesu hanno quindi corretto il tiro sull’argomento al centro del colloquio.
Ma la guerra di potere nel golfo partenopeo è ormai sotto gli occhi di tutti.

(da agenzie)

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RUSSIAGATE, L’EX CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA DI TRUMP, FLYNN, DISPOSTO A TESTIMONIARE IN CAMBIO DELL’IMMUNITA’

Marzo 31st, 2017 Riccardo Fucile

SE PARLA DEI LEGAMI TRA TRUMP E PUTIN E DELL’INGERENZA DI MOSCA SULLE ELEZIONI PER   IL PRESIDENTE SONO GUAI

L’ex consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Donald Trump, Michael Flynn, è pronto a testimoniare davanti alle commissioni parlamentari che hanno aperto inchieste sul “Russia-gate” ma solo in cambio dell’immunità .
Lo ha rivelato il Wall Street Journal, sostenendo che l’ex generale ha presentato questa offerta all’Fbi e ad alcuni parlamentari delle commissioni del Congresso che stanno indagando sulle ingerenze russe nel processo elettorale Usa e sui legami di Trump con Mosca.
«Il generale Flynn ha sicuramente una storia da raccontare e ha molta voglia di raccontarla, se le condizioni lo permetteranno. Nessuna persona ragionevole si sottoporrebbe a domande in un contesto così fortemente politicizzato e di caccia alle streghe, rischiando un’ingiusta azione penale», ha dichiarato in una nota l’avvocato di Flynn, Robert Kelner, dopo le anticipazioni del Wsj, senza esplicitamente menzionare la richiesta di immunità .
Il presidente della commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti, Devin Nunes, tramite un suo portavoce, ha fatto sapere di non aver ricevuto da Flynn alcuna richiesta di immunità .
Flynn, advisor del miliardario anche durante le presidenziali, è stato costretto a dimettersi lo scorso 13 febbraio, ammettendo di avere «inavvertitamente dato informazioni imprecise» al vice presidente, Mike Pence, e alla stampa, sulle sue conversazioni con l’ambasciatore russo a Washington, Sergey Kislyak, con il quale ha discusso delle sanzioni americane contro Mosca mentre era ancora un semplice privato cittadino.
Altri tre ex collaboratori di Trump, sempre al centro delle indagini sulla Russia-connection, hanno già  fatto sapere, tramite i loro avvocati, che testimonieranno, senza la promessa di immunità .
Si tratta dell’ex presidente della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort, e degli ex adviser Roger Stone e Carter Page.
Lo scorso anno, durante un’intervista alla Msnbc, Flynn disse che quando si chiede l’immunità  «probabilmente significa che è stato commesso un crimine», come hanno immediatamente ricordato i parlamentari democratici che gridano allo scandalo in Congresso.
Si complica intanto la posizione del presidente della commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti, Devin Nunes, considerato troppo vicino a Trump per guidare un’inchiesta credibile sul Russiagate.
Secondo il New York Times, sono due dirigenti della Casa Bianca le sue fonti di informazioni sui dossier dei servizi che dimostrerebbero come collaboratori di Trump sarebbero stati «accidentalmente» intercettati durante la campagna elettorale. Il presidente ha accusato il suo predecessore, Barack Obama, di averlo fatto spiare. Nunes, nei giorni scorsi, aveva annunciato di aver fatto questa scoperta e di aver informato il presidente, prima ancora di parlarne con i suoi colleghi in commissione. Gli informatori di Nunes sarebbero Ezra Cohen-Watnick, direttore per l’intelligence del National Security Council e Michael Ellis, un legale che lavora alla Casa Bianca e che in passato è stato membro della commissione Intelligence della Camera.

(da “La Repubblica“)

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“LA RUSSIA MINACCIA LE NOSTRE DEMOCRAZIE”: IL DOCUMENTO DEL PPE

Marzo 31st, 2017 Riccardo Fucile

“SUPPORTO CONTINUO A FORZE ANTI-EUROPEE”.. INTERROGAZIONE SUI RAPPORTI MOSCA-M5S-LEGA

È grande l’allarme nel Partito Popolare europeo per il tentativo di Putin di condizionare la politica e le elezioni nel Vecchio Continente.
E ha voluto metterlo nero su bianco in una delle risoluzioni votate mercoledì dal congresso del Ppe.
Il capitolo si intitola «la disinformazione della Russia mina la democrazia occidentale». Un atto d’accusa violentissimo.
«Gli Stati membri dell’Ue si trovano attualmente dinanzi ad una minaccia senza precedenti. Propaganda, campagne di disinformazione e supporto continuo a forze politiche anti-europee da parte della Russia minano il progetto europeo, la cooperazione transatlantica e le democrazie occidentali. Questa crisi – si legge nella risoluzione – ha raggiunto un livello allarmante».
Il Ppe considera inaccettabili «la cyber-minaccia rappresentata dalla Russia che supera di gran lunga quella cinese». Viene ricordata l’annessione della Crimea, «la guerra ibrida contro l’Ucraina, l’invasione della Georgia e le campagne russe contro i Paesi baltici».
Sono quasi tre pagine fitte di accuse a Putin e in cui viene sottolineata la necessità  di un lavoro di controinformazione che deve coinvolgere i media europei e la stessa Nato.
Non vengono citati i partiti sostenuti da Mosca e non viene neppure scritto che sono finanziati, piuttosto è dato per scontato.
Ma quando vai a chiedere ad alcuni congressisti del Ppe e a certi leader un commento svicolano. Come ha fatto il premier ungherese Orban. «Russia? Non ho letto la risoluzione, sorry».
Per non parlare di Berlusconi che non sapeva come aveva votato la delegazione di Forza Italia. Forse contro, forse astenuta, sicuramente contro le sanzioni alla Russia. Quello che invece è successo è che gli azzurri qui al congresso Ppe non hanno nemmeno partecipato alle votazioni per lavarsene le mani. Sembra che Tajani, presidente del parlamento europeo, l’abbia presa male.
E Berlusconi che ne pensa del sostegno dell’amico Vladimir ai 5 Stelle?
«Conosco personalmente Putin ed escludo che interferisca e sostenga populisti. Escludo che sia questa la realtà ».
Berlusconi non tradisce imbarazzo di fronte alla domanda sulle manovre di Mosca per destabilizzare alcuni paesi europei. Difende lo zar del Cremlino e si rammarica che sia tornato il clima di un’altra epoca. «Io ho l’orgoglio di avere posto termine alla guerra fredda nel 2002, facendo stringere la mano a Putin e Bush a Pratica di Mare. Sarebbe assurdo ricominciare».
Intanto in Italia la capogruppo Pd in commissione Esteri, Lia Quartapelle, presenta un’interrogazione ai ministri degli Esteri e dell’Interno chiedendo lumi sul piano di destabilizzazione da parte russa e chiede che le prossime elezioni si svolgano in maniera serena.
«Esiste il forte sospetto – scrive Quartapelle – che alcune campagne elettorali siano state finanziate con soldi russi. Nel 2014, la vittoria di Marine Le Pen fu accompagnata, come denunciato dal premier Valls, da un prestito di 9 milioni di euro da parte della First Czech Russian Bank, a cui sarebbero dovuti seguire altri 27 milioni per le presidenziali». Un altro deputato del Pd Andrea Romano è convinto che Mosca finanzi i 5 Stelle: «Bisognerebbe indagare, ma sono certi i rapporti tra hacker russi e attivisti grillini».
Una risposta c’è l’ha data il ministro degli Esteri Angelino Alfano presente anche lui a Malta. «Si tratta di vicende sulle quali anche il Parlamento europeo ha acceso i fari con atti parlamentari».

Amedeo La Mattina
(da “La Repubblica”)

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LA DOPPIA MORALE DEI GRILLINI E L’INVITO AL SEGRETARIO ITALIANO DELLA TRILATERAL

Marzo 30th, 2017 Riccardo Fucile

PARLANO CONTRO I POTERI FORTI, POI CI VANNO A PRANZO … PAOLO MAGRI, SEGRETARIO DELL’ITALIAN GROUP DELLA TRILATERAL, INVITATO CON TUTTO GLI ONORI AL CONVEGNO A IVREA

«I grillini sono tutti doppia morale, parlano contro i cosiddetti poteri forti e poi ci vanno a braccetto.
Fico sul blog di Grillo: “Il fondamento della dottrina della Trilaterale è la netta separazione fra potere (kratos) e popolo (demos): un pensiero antidemocratico penetrato nella società  attraverso i media e realizzato progressivamente dagli esecutivi occidentali”», afferma Emanuele Fiano, deputato del Pd.
«Bene, leggi il Fico-pensiero sulla Trilaterale e poi scopri che a Ivrea invitano ad un convegno per commemorare Casaleggio proprio il segretario del gruppo italiano della Trilaterale.
Come Di Maio — incalza l’esponente dem — che tuonava contro le lobbies e poi zitto zitto le incontrava».
A chi si riferisce Fiano? Basta scorrere l’elenco dei relatori al convegno Capire il Futuro che andrà  in scena l’8 aprile all’Officina H per trovare, tra gli altri nomi, quello di Paolo Magri, segretario dell’Italian Group della Commissione Trilaterale oltre che direttore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.
«La doppia morale è nel dna dei 5 Stelle. Un po’ di pseudo rivoluzionarismo da salotto e da tastiera: fingono di essere dalla parte della gente, mentre le persone reali interessano solo come utenti dei lucrosi click per il blog», conclude il parlamentare. Nell’aprile 2016 aveva fatto scalpore il pranzo di Luigi Di Maio all’Ispi, ovvero il think tank più autorevole sulla politica internazionale, che conta come presidente onorario l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Oltre a Di Maio c’erano Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, e Mario Monti.

(da “NextQuotidiano”)

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