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BERLUSCONI ESULTA PER LA SCONFITTA DELLA LE PEN, UNA LEZIONE PER SALVINI E LA MELONI

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

ORA ANCHE TOTI SI SMARCA DAI SOVRANISTI: “OCCORRE RINNOVARSI, LA DESTRA SOVRANISTA NON VINCE, SE NON SI CREA QUALCOSA DI NUOVO ARRIVERA’ ANCHE IN ITALIA UN MACRON E FINIREMO MARGINALIZZATI”

Un sospiro di sollievo ha accolto, dalle parti di Arcore, il primo verdetto degli elettori francesi. Non perchè Macron rappresenti agli occhi di Berlusconi il candidato ideale, tuttavia l’esito più rovinoso dal punto di vista del Cav è quello per cui tifava e tifa apertamente Salvini, cioè un trionfo politico della Le Pen.
Anche se per scaramanzia non lo diranno mai, è previsione del giro berlusconiano che Marine non avrà  scampo nemmeno nel ballottaggio.
Ciò significa che la Francia resterà  ancorata all’Europa e che l’Unione non crollerà .
Ma se l’Unione non cadrà  per effetto della spallata lepenista, pure la Lega e i «sovranisti» di casa nostra dovranno necessariamente darsi una calmata: questo, perlomeno, è l’argomento che rende ottimisti i berlusconiani nella lunga lotta per la supremazia del centrodestra.
In un certo senso, a desiderare la sconfitta populista sono soprattutto quanti desiderano accordi con la Lega in vista delle prossime elezioni politiche, perchè così Salvini avrà  meno argomenti da far pesare, anzi nel nome del realismo dovrà  pur rendersi conto che l’estremismo non è vincente, senza i moderati non andrà  da nessuna parte e, comunque, il tema europeo non potrà  essere utilizzato per dividere le forze del centrodestra.
Giovanni Toti, governatore della Liguria ma anche trait d’union tra le varie anime del centrodestra, prende le distanze dai sovranisti:   «La gente vuole novità », spiega, «in meno di un anno Macron ha fatto un partito che supera quelli tradizionali». Ciò detto, la destra-destra «da sola è testimonianza e non ha la forza di vincere».
Il che rappresenta, agli occhi di Toti, una lezione politica da trasferire in Italia, dove il centro-destra «deve al più presto unirsi in qualcosa di nuovo, sennò arriverà  un Macron italiano che marginalizzerà  tutti gli altri».
Col risultato di far piangere tutti coloro che oggi cantano vittoria.

Ugo Magri
(da “La Stampa”)

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COSA DICE IL RAPPORTO FRONTEX A PAG. 32 E PERCHE’ HANNO RAGIONE LE ONG CHE ACCUSANO DI MAIO DI DIFFAMARLE

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

“POLITICI CHE PARLANO A VANVERA” PER DISTOGLIERE L’ATTENZIONE DAI GUAI INTERNI AL M5S”, MAGISTRATI CHE ESPRIMONO GIUDIZI POLITICI, EUROPA CHE SCARICA SULLE ONG I PROPRI COMPITI ISTITUZIONALI

Sono le ong più note a rompere ogni indugio e a schierarsi a difesa del mondo del volontariato e della cooperazione dall’accusa gravissima di essere in contatto con i trafficanti di uomini in Libia.
Accusa cavalcata dal vice presidente della Camera Luigi Di Maio, che non ha evidentemente letto le conclusioni di Frontex
E’ bene sottolineare come nel Rapporto di Frontex, l’agenzia di controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea, non si parli mai di navi delle ong che fungono da “taxi del mare” e di loro “collusioni con gli scafisti”, come affermato dall’esponente del Movimento 5 stelle.
Nel rapporto, precisamente a pagina 32, si legge piuttosto che le operazioni delle ong potrebbero avere “unintended consequences”, ovvero “conseguenze involontarie”, che è cosa ben diversa dall’accusare di rapporti organici con chi fa affari sulla pelle dei migranti.
E si registra come anche il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, responsabile di una delle indagini impugnate da Di Maio, torni sulle dichiarazioni rese alla Stampa.
“Noi – dichiara oggi Zuccaro – dobbiamo trasformare le conoscenze   in prove (del reato, la collusione, ndr), e questo non è facile.
Quello che sta avvenendo, aggiunge Zuccaro, è che “durante la Pasqua sono sbarcate 8.500 persone. L’importante è affrontare il fenomeno: non soltanto dal punta di vista giudiziario, perchè non lo si risolve solo così, ma in modo complessivo”.
Insomma la magistratura a Catania continua a esprimere giudizi politici, come se fosse affar suo il numero delle persone sbarcate.
Ora, mentre Erri De Luca si unisce a Saviano contro Di Maio su Twitter, (“Parla a vanvera di ong. Non sa niente nè vuole sapere cosa sia raccogliere in mare vite alla deriva”), è Medici senza Frontiere a intervenire con estrema durezza, dicendosi “indignata per i cinici attacchi al lavoro delle ong in mare da parte di alcuni esponenti della politica, che hanno visto nelle ultime ore un crescendo di veleni e false accuse”. E annunciando che “valuterà  in quali sedi intervenire a tutela della propria azione, immagine e credibilità “.
Infatti è l’unico modo per porre fine a un evidente tentativo di criminalizzare le Ong per fini politici.
Cia auguriamo che MSF eserciti un’azione civile contro i diffamatori che avranno cosi’ modo di finanziare a centinaia di migliaia di euro i soccorsi a coloro che vorrebbero vedere affogati.
Toni duri anche dal direttore della fondazione della Cei Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, che in attesa di “riscontri che al momento non ci sono”, vede nelle accuse mosse alle ong “una visione ipocrita e vergognosa di chi non vuole salvare in mare persone in fuga e di chi non vuole fare canali umanitari attraverso i quali le persone potrebbero arrivare in sicurezza, combattendo così ciò che va combattuto realmente: il traffico di esseri umani che finanzia il terrorismo”, afferma il religioso a Tv2000.
Come Medici senza Frontiere, è invece Intersos – il cui presidente Nino Sergi aveva già  affrontato l’argomento nei giorni scorsi su Repubblica – ad assumere la difesa collettiva delle ong impegnate nel Mediterraneo. “Gli attacchi di questi giorni contro le ong impegnate nei salvataggi in mare sono una vergognosa speculazione” basata su ” basse e mal costruite invenzioni e strumentalizzazioni politiche” si legge in una nota diffusa da Intersos. Che poi spiega cosa fanno le ong nel Mediterraneo. “Salvare vite umane. Chi con navi proprie, chi, come gli operatori Intersos, in collaborazione con Unicef, partecipando alle operazioni di soccorso sulle navi della Guardia Costiera Italiana. Se siamo lì, è per fermare una strage. Se a qualcuno questo lavoro non piace, dica con chiarezza che preferisce un morto annegato a un essere umano tratto in salvo”.

(da agenzie)

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MEDICI SENZA FRONTIERE: “CRIMINALIZZANO LE ONG PER NASCONDERE LA GESTIONE FALLIMENTARE DEI FLUSSI: DOVE SONO LE NAVI DELL’UNIONE EUROPEA? “

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

INTERVISTA AL COORDINATORE DI MSF: “ABBIAMO SALVATO 60.051 ESSERI UMANI, CHI DIFFAMA NE RISPONDERA'”… “LE COLLUSIONI SONO TRA I TRAFFICANTI E LA GUARDIA COSTIERA LIBICA, NON CI SONO INTERLOCUTORI AFFIDABILI IN LIBIA, INUTILE CHE IL GOVERNO MILLANTI ACCORDI”

Vi chiamano in maniera sprezzante: «Taxi del Mediterraneo». Cosa risponde?
«Criminalizzare le Ong mi sembra molto pericoloso. Giocano con le vite umane e fanno campagna elettorale mentre servirebbero soluzioni politiche. Ad oggi, la gestione dei flussi migratori è fallimentare».
Stefano Argenziano, 40 anni, è il coordinatore dei progetti sulle migrazioni di Medici Senza Frontiere. La sua Ong è in mare dal 2015 con diverse navi. Le persone salvate sono state in totale 60.051.
Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, distingue tra Ong ma rilancia le accuse. Le risulta che ci siano chiamate fra trafficanti e soccorritori?  
«No, nella maniera più assoluta. Certamente non accade nelle nostre operazioni. Dubito che possa accadere ad altri. Bisognerebbe mostrare delle prove, altrimenti l’unico risultato è quello di avvelenare il clima».
Come vi spartite le acque?  
«Non decidiamo noi. È la centrale operativa di Roma a coordinare tutte le rotte nel Mediterraneo, in base alle esigenze del giorno e alle condizioni meteo».
Perchè vi stanno accusando?  
«Per nascondere il vero problema. È in corso una grave crisi umanitaria. Nei primi tre mesi nell’anno nel Mediterraneo si contano mille morti. Sono l’equivalente di un conflitto di media intensità . Di questo, dovremmo parlare. Trovo vergognosa la mancanza di comprensione di ciò che sta accadendo in Libia».
Cosa non si comprende?  
«La Libia è un Paese estremamente frammentato, in guerra, in crisi profonda. Molti migranti che stiamo soccorrendo non volevano partire, ma sono stati spinti a farlo».
Con chi avete a che fare?  
«Persone torturate, donne violentate, esseri umani incarcerati senza alcun principio di giustizia. Noi incontriamo questa moderna schiavitù in mezzo al Mediterraneo, dove l’Europa non solo non offre alternative legali e sicure, ma ha creato un vero e proprio vuoto di assistenza».
A cosa si riferisce?  
«Al fatto che le posizioni delle navi dell’Ue oggi siano molto distanti dalla zona di maggior pericolo. Presidiano Lampedusa e Malta. Una scelta che sembra quasi palesare la volontà  di negare l’assistenza necessaria».
Può fare un esempio concreto?  
«Il direttore esecutivo di Frontex sostiene che ci sarebbe un’ampia disponibilità  di mezzi navali dell’autorità  europea. Ma nel week-end di Pasqua, quando 8500 persone sono state tratte in salvo, non c’era nessuno in quel tratto di mare. Soltanto le Ong».
Vi accusano proprio di questo. Del cosiddetto «pull factor». E cioè di implementare il lavoro dei trafficanti, attirando i migranti con la vostra presenza al confine delle acque territoriali libiche. Cosa risponde?
«Che i migranti sono sempre partiti, non siamo noi ad attirarli. Anzi, è vero il contrario. Quando in mare non c’era nessuno, ci sono stati i grandi naufragi del 2015».
Come pagate l’attività  di salvataggio, le navi e il personale?  
«Msf è finanziata al 100% da donazioni indipendenti. Tutto ciò che la nostra organizzazione riceve e investe è rendicontato in maniera trasparente».
Fra i vostri finanziatori c’è il magnate George Soros?  
«La fondazione Open Society di Soros ha finanziato Msf in occasione del terremoto di Haiti nel 2010. Mai più, dopo quella volta. Quindi non per progetti legati ai soccorsi nel Mediterraneo».
C’è questo nuovo fenomeno delle partenze di massa: quindici gommoni messi in mare in contemporanea. Secondo voi, perchè?  
«Immaginiamo che possano esserci delle collusioni fra trafficanti di uomini, milizie e forze della guardia costiera libica. Non c’è altra spiegazione possibile. Non crediamo che in questo contesto ci siano interlocutori affidabili in Libia, nemmeno quelli a cui si rivolge il governo italiano».

Niccolò Zancan
(da “La Stampa”)

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L’ETA’ NON CONTA, TRANNE SE SEI LA MOGLIE DI MACRON

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

BRIGITTE TROGNEUX NON E’ UNA PRESENZA DECORATIVA, HA PURE UN CERVELLO: PER QUESTO E’ GIA’ COPERTA DI INSULTI DALLA VASTA CATEGORIA DEI SOVRANISTI SFIGATI

Se Macron fosse una donna, con un marito di 25 anni più grande di lei, non staremmo qui a discutere di questo dettaglio che diventa l’argomento principale di un certo gossip e perfino delle critiche politiche e della propaganda diffuse dai sovranisti.
Gli hanno dato del gay che si nasconderebbe dietro una relazione che per i seguaci della Le Pen dovrebbe essere impossibile, forse perfino vietata.
Lui ha risposto che se lo fosse non avrebbe alcun problema a dirlo e così ha ottenuto le simpatie delle donne e del movimento Lgbt .
Se Macron fosse una donna forse avremmo letto qualcosa riguardante la sua incapacità  di agire con fermezza, il suo probabile isterismo e la sua probabile emotività  .
Invece Macron è un giovane uomo sulla quarantina legato a una donna più grande di lui.
Dunque? Sarà  accompagnato da tanto sessismo fino al termine del voto? Per tutta la durata del governo, nel caso lui fosse vincitore?
È già  orribile il fatto che si pubblichino primi piani delle rughe della sua compagna di vita. Immagino che ci saranno paparazzi che li attenderanno per vedere come è fatta lei e come sta in bikini.
Ci saranno probabili scoop in cui si venderà  una sua foto del momento in cui si sveglia in casa ed è senza trucco, perchè questo è quello che fa vendere di più i giornali e questo è quello che vuole il popolino che nulla sa di politica ma moltissimo sa quando si parla di hate speech.
Non è che l’inizio di una lunga e verosimile gara a chi la insulta di più sul web perchè quello che conta di una donna, nella nostra cultura, non è che l’età , l’immagine, l’apparenza, il corpo.
Magari al governo andassero solo presidenti come Trump, circondato di donne giovani e belle! Donne decorative, esibite come trofei, buone per rendere virile l’immagine del presidente in questione, così come si è fatto durante il governo Berlusconi. Perchè anche di questo è fatto il sessismo.
Esprimo fin da ora tutta la mia solidarietà  nei confronti di questa donna, lo faccio a nome di tutte le donne che sono legate a uomini più giovani e di tutte le persone che ne hanno abbastanza di questi commenti da giornaletti scandalistici.
Che voi lo sappiate o meno va specificato che una donna, a venti come a sessant’anni, ha cervello, abilità , competenze, sex appeal. Tutte qualità  che non hanno nulla a che fare con l’età .
Un’ultima cosa: se lui fosse una donna direbbero di lei, più giovane del suo ipotetico compagno, che l’ha sposato per i soldi, per fama e fortuna, perchè le donne possono essere solo questo: in vendita ad esibirsi per far eccitare il maschio alpha che c’è in ognuno di voi.
Una donna dell’età  della compagna di Macron non si presta al ruolo di arrizza-peni che viene attribuito d’imperio alle donne, dunque non va bene.
Inabile a fare eccitare gli elettori e la fantasia del pubblico che resta anche in paesi diversi dalla Francia. È adulta, va archiviata.
Giammai può avere un legame soddisfacente con un uomo più giovane.
Ma sapete che c’è? Serve proprio dire un bel chissenefrega.

(da “Huffingtonpost”)

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“DI MAIO SOSTENUTO DAL FIGLIO DI UN SUPERBOSS DELLA CAMORRA”: LA FOTO IMBARAZZANTE SU FB E IL PD ALL’ATTACCO

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

LE OMBRE DELLA CAMORRA SULLE AMMINISTRATIVE A MONDRAGONE

La lezione di Quarto, con il suo retaggio di regolamenti interni e ferite politiche al di là  dell’inchiesta anticamorra, non sembra essere servita a molto.
E un durissimo botta e risposta – ieri – tra l’eurodeputata Pd Pina Picierno e il vicepresidente della Camera del M5S Luigi Di Maio mostra come sia ancora alto e irrisolto il rischio di attrazione tra alcuni giovani di famiglie a rischio per il Movimento, in particolare.
Benchè – bene ribadirlo – i sospetti di collusioni non abbiano mai risparmiato in questi anni, nè i democrat, nè la destra, più o meno cosentiniana.
Al centro dello scontro, stavolta , tra Pd e pentastellati ci sono le presunte ombre di camorra che potrebbero allungarsi sul voto amministrativo di Mondragone, nel casertano, terreno esposto da sempre ai tentacoli di Gomorra.
E ancora una volta c’è una foto, postata via Fb, che rischia di mettere in imbarazzo il vicepresidente della Camera: sostenuto (almeno via Facebook) dal figlio di uno spietato padrino di camorra, Augusto La Torre.
Non è la prima volta.
Nel novembre scorso, Di Maio si era dovuto giustificare per una foto casualmente scattata con Salvatore Vassallo, il fratello dello stake holder dei rifiuti della camorra, Gaetano, praticamente il “ministro” del business immondizia del cartello dei casalesi, l’uomo che portava a casa 2 miliardi di vecchie lire l’anno per sotterrare tonnellate di liquidi e scarti pericolosi di natura industriale.
Nel marzo 2014, altra zona dell’hinterland, Giugliano, Di Maio aveva invece spiegato la vicinanza con il figlio del boss cutoliano Corrado Iacolare: ma quel giovane, Franco, incensurato, era già  attivista dei M5S a Giugliano da anni e aveva scelto un’altra strada rispetto a quell’ingombrante genitore.
Già¡, perchè l’anziano Iacolare – di cui il figlio dice “Non lo posso rinnegare, ma ho scelto un’altra vita, mi occupo di tre gelaterie”- vive da anni in Uruguay ed è sfuggito alla giustizia italiana perchè considerato “inestradabile”: nonostante le accuse per vari omicidi e la condanna, passata in giudicato, per associazione mafiosa.
Il nipote e il figlio di La Torre
Ad accendere stavolta lo scontro, ecco un’immagine di gruppo e messaggi di sostegno comparsi su Fb a sostegno di Di Maio, firmati, tra gli altri, dal figlio di uno spietato padrino di camorra, Augusto La Torre: prima “collaboratore di giustizia”, poi espulso dal programma di protezione, oggi detenuto.
La Picierno apre il fuoco, riportando quella foto di gruppo in cui compare Di Maio in compagnia di alcuni giovani, attivisti del M5S di Mondragone, tra i quali c’è un nipote (incensurato) del boss.
Tra i commenti, poco più in basso, ecco arrivare anche il sostegno firmato da Francesco Tiberio La Torre, figlio del superboss: “Aria nuova – scrive lui – la speranza per i giovani si intravede, forza ragazzi”.
La Picierno attacca: “A Mondragone ci saranno tra poco le elezioni amministrative, e Di Maio oggi è venuto a supportare la lista M5S. Il figlio del boss La Torre commenta entusiasta. Ma Di Maio che messaggio invia a chi a Mondragone si batte ogni giorno contro la camorra? Di Maio sa che il figlio di La Torre non ha mai preso le distanze dalla terribile storia criminale del padre? Spero voglia chiarire immediatamente da che parte sta. Sulla camorra non si scherza”.
Di   Maio replica. “Il M5s è contro la camorra con tutte le sue forze e quindi contro quella famiglia. Non rispondo di commenti o foto rubate”.
E di nuovo la Picierno: “Mi fa piacere, comunicalo anche ai parenti dei boss che ti acclamano”.
Il vicesindaco : “Fatto di inaudita gravità ”
Sulla vicenda fa rumore “l’indignazione” del vicesindaco di Mondragone, Benedetto Zoccola, che in passato ha denunciato la camorra e vive sotto scorta.
“Che un vicepresidente della Camera, appartenente a un Movimento che ha fatto della lotta alla corruzione il proprio mantra, si faccia sostenere sui social dal figlio del boss Augusto La Torre, pluriomicida, appoggiandolo perfino in campagna elettorale, è inaccettabile. Un fatto di inaudita gravità “, sottolinea Zoccola, il numero due del comune di Mondragone.
Intanto due anni fa, proprio da Quarto, zona flegrea –   dove intorno alla presunta estorsione esercitata sulla sindaca Rosa Capuozzo dall’allora consigliere Giovanni De Robbio esplose il bubbone dell’attrazione pericolosa – arrivà³ quell’intercettazione che avrebbe dovuto far riflettere.
“Facciamo un passo indietro tutti i vecchi… mettiamo i ragazzi avanti… i nuovi… e noi ci stiamo dietro”, teorizzava uno degli ex politici locali parlando con un amico ex Pd, Mario Ferro, poi indagato. Ed è quest’ultimo ad annuire: “L’abbiamo fatto proprio a Quarto… con questi dei Cinque Stelle”. Una spia che, ben oltre le eventuali conseguenze giudiziarie, avrebbe dovuto – politicamente – parlare a tutti. Soprattutto ai “nuovi”.

(da “La Repubblica”)

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A GENOVA LA DEMOCRAZIA DIRETTA AFFOGA IN UN MARE DI RIDICOLO

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

RICORSI E CONTRORICORSI, ORA GRILLO PUNTA A FAR ANNULLARE IL VOTO DELLE COMUNARIE PER IMPEDIRE ALLA CASSIMATIS DI PRESENTARE LA LISTA M5S

A Genova stiamo apprezzando come funziona la Democrazia Diretta da Beppe Grillo. Ieri si è diffusa la notizia che Marika Cassimatis voleva rinunciare alla corsa come candidata sindaca con il MoVimento 5 Stelle in città  dopo aver vinto il ricorso al tribunale civile in cambio del pagamento delle spese processuali e della possibilità  di presentare una lista per correre in proprio.
La notizia è stata smentita dall’interessata in mattinata ma dietro le chiacchiere c’è una storia che va raccontata.
Avevamo infatti lasciato il blog di Beppe Grillo a commentare la sentenza del giudice Braccialini senza mai nominare la candidatura di Luca Pirondini ma affermando che il tribunale non aveva detto che la Cassimatis era la candidata del M5S a Genova. Avevamo anche spiegato che il tribunale non poteva arrogarsi il diritto di sancire candidature così come del resto non poteva fare Beppe Grillo, come del resto la sentenza spiegava.
Ma, annullando le decisioni del Garante Nonchè Capo Politico del M5S che riguardavano il voto degli attivisti genovesi e il successivo plebiscito su Pirondini, l’unica decisione assembleare rimasta in piedi era quella che sanciva la vittoria della Cassimatis.
L’avvocato Lorenzo Borrè aveva spiegato cosa avrebbe rischiato Beppe Grillo non ottemperando alla decisione del tribunale. Avevamo anche spiegato che era possibile ricorrere contro la decisione del giudice entro 15 giorni e che nel caso un collegio di giudici avrebbe dovuto esaminare il reclamo ed emettere la sentenza entro venti giorni.
Ora, attenzione.
Il giorno prima dell’udienza al tribunale civile sul blog di Beppe Grillo era stato pubblicato un post in cui si annunciava che la votazione che aveva incoronato Cassimatis era da considerarsi annullata perchè non era stato dato un preavviso di 24 ore prima del voto come da regolamento sul blog di Beppe Grillo.
Avevamo anche segnalato che tutte le comunarie fin lì svolte nel 2017 erano state proclamate senza rispettare il preavviso di 24 ore che improvvisamente il blog di Beppe Grillo sentiva il bisogno di rispettare per annullare il voto su Cassimatis, e che curiosamente il blog di Beppe aveva proclamato come annullato il voto su Cassimatis fregandosene della regolarità  del voto di Palermo, Padova, Piacenza e Verona. L’argomento era chiaramente strumentale e si poggiava su uno dei motivi segnalati dalla difesa di Marika Cassimatis, che chiedeva l’annullamento del voto su Pirondini proprio in virtù dell’assenza del preavviso di 24 ore.
Attenzione perchè adesso la storia si complica.
Il tribunale non si era espresso sul provvedimento di annullamento ma aveva segnalato che anche quella decisione non poteva essere presa centralmente dal blog. Di qui è partita la mandrakata.
Alcuni rappresentanti della lista che sostiene Luca Pirondini hanno presentato un nuovo ricorso al tribunale, formalmente contro il MoVimento 5 Stelle ma in realtà  con l’obiettivo di far saltare quella votazione, segnalando come argomento di nullità  proprio il mancato preavviso di 24 ore prima del voto.
Su questo ricorso, presentato senza alcun annuncio da parte dei ricorrenti, è stata fissata l’udienza il 26 aprile con procedura d’urgenza.
I ricorrenti mirano a far annullare il voto su Cassimatis; la difesa di quest’ultima si presenterà  in giudizio e si opporrà  usando, tra gli altri, un argomento molto interessante: quando arrivò l’espulsione (poi rientrata) degli attivisti di Napoli Libera anche questi, sempre assistiti dall’avvocato Lorenzo Borrè, chiesero con procedura d’urgenza l’annullamento del voto delle successive comunarie napoletane. Il giudice glielo negò con l’argomento che altrimenti non ci sarebbe stato tempo per far presentare la lista M5S.
Se a Genova il giudice decidesse alla stessa maniera non ci sarebbero più i tempi tecnici per effettuare un altro voto sul blog di Grillo e incoronare effettivamente Pirondini.
Cassimatis rimarrebbe l’unica candidata legittimata e a quel punto a Grillo non resterebbe che accettare lei oppure non concederle il simbolo senza presentarsi alle elezioni di Genova.
Se invece il giudice dovesse ritenere fondata la procedura d’urgenza e decidere in favore di Pirondini il blog dovrebbe indire un altro voto tra gli attivisti genovesi senza la Cassimatis, nel frattempo sospesa e quindi impossibilitata a parteciparvi.
Nel frattempo però il 26 aprile è l’ultimo giorno disponibile per i legali del MoVimento 5 Stelle per presentare il ricorso contro il giudice Braccialini.
Il ricorso sarebbe già  pronto e mirerà  a far annullare, davanti a tre giudici riuniti collegialmente, la decisione di Braccialini. I giudici hanno venti giorni di tempo per decidere ma è pacifico pensare che lo faranno entro i primi di maggio, visto che si vota l’11 giugno e c’è la necessità  di dare il tempo al vincitore della lite in tribunale di raccogliere le firme.
Ecco quindi che tra la presentazione della lista Cassimatis con il M5S si frappongono tre ostacoli: il ricorso della lista Pirondini, il probabile ricorso della difesa del MoVimento 5 Stelle e la sospensione dei probiviri nei confronti di Marika Cassimatis e di altre due persone presenti nella lista della professoressa di geografia (Loredana Massone e Cristina Camisasso).
Ce n’è abbastanza per pensare di gettare la spugna, come raccontava Repubblica Genova ieri. Magari pensando di poter concorrere lo stesso con la propria lista alle elezioni da indipendente. Ma è proprio qui che la situazione si complica ulteriormente.
Perchè lasciando campo libero a Pirondini alle elezioni di Genova la lista Cassimatis si troverebbe a dover concorrere per un numero di voti finito con lo stesso Pirondini che avrà  il simbolo del M5S e con la lista di Paolo Putti, ex consigliere M5S che si candida di nuovo a sindaco.
Ce n’è abbastanza per comprendere che lo spazio elettorale sarebbe ridotto al lumicino, così come le speranze di strappare anche un solo posto in consiglio.
In realtà  l’unica chance che ha la Cassimatis di dare un senso alla sua corsa è quella di avere come concorrente soltanto Putti (con il quale magari potrebbe trovare un accordo).
Con Pirondini in campo e la benedazione di Grillo al candidato a lei opposto di possibilità  non ne ha. Ma la candidatura di Pirondini dipende in primo luogo dalle decisioni di due tribunali.
Dall’altra parte c’è un ricorso giuridicamente fondato e politicamente imbarazzante, perchè si fonda su un argomento — il preavviso di 24 ore — che servirà , nel caso di vittoria, ad annullare una candidatura “scomoda” lasciando in vita le altre gradite dal blog, visto che su queste nessuno ha ritenuto di dover intervenire.
Che brutta fine ha fatto la Democrazia Diretta da Beppe Grillo.

(da “La Repubblica”)

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LUIGI DI MAIO HA I NUMERI (E LI DA’ ANCHE)

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

LA ENNESIMA GAFFE SUI CONTI DELLO STAFF DELLA RAGGI CHE CONTRADDICE PERSINO IL M5S ROMANO CHE DICE L’OPPOSTO

Luigi Di Maio ha postato sulla sua pagina Facebook e sul blog di Beppe Grillo l’ennesima dimostrazione del fatto che ha i numeri per diventare Imperatore del Mondo, e volendo li dà  anche.
In particolare Di Maio dà  i numeri spesso e volentieri riguardo Roma e l’azione della sindaca Virginia Raggi
Solo per fare qualche esempio, a Pomezia, Comune di 66.000 abitanti, il MoVimento 5 Stelle ha vinto nel 2012 quando il bilancio era in passivo di 7 milioni di euro e oggi il risultato è in attivo di 15 milioni. A Torino abbiamo immediatamente tagliato del 30% i costi dello staff, a Roma con una centrale unica per gli acquisti abbiamo risparmiato in un lampo 40 milioni di euro e Virginia Raggi spende oggi per il suo staff meno della metà  di Marino e Alemanno. Potremmo continuare a lungo.
Di Maio infatti sostiene in primo luogo Virginia Raggi spenda MENO DELLA METà€ di Alemanno e Marino.
Sulla sua pagina Facebook il MoVimento 5 Stelle Roma ha invece spiegato che:
Questa è la pura e semplice verità . Basta andarsi a leggere i precedenti bilanci:
-Alemanno spese 6 milioni di euro;
-Marino spese 5,3 milioni di euro;
-Noi invece abbiamo fissato l’obiettivo di spendere meno di 5 milioni di euro ogni anno (la stima è stata valutata dall’assessorato di competenza)
Il che significa che il M5S in Campidoglio spenderà  almeno 300mila euro in meno ogni anno rispetto all’ultima amministrazione Pd di Marino e 1 milione di euro in meno rispetto a quella di Alemanno (sostenuta dal centrodestra e da Fratelli d’Italia).

Il MoVimento 5 Stelle quindi, secondo quanto scritto dal MoVimento 5 Stelle, NON spenderà  meno della metà  di quello che spendevano Marino e Alemanno, ma un milione di euro meno di Alemanno e 300mila euro meno di Ignazio Marino.
Non solo.
Il 5 aprile scorso abbiamo anche parlato del fatto che alcuni emolumenti di alcuni componenti dello staff sono stati aumentati.
Il M5S quindi ha finora “fissato l’obiettivo” di spendere di meno, mentre alcune scelte sembrano andare nella direzione opposta.
Per quanto riguarda invece la centrale unica per gli acquisti, questa è stata istituita nel 2015 dalla giunta Marino seguendo l’applicazione di una legge del governo Monti. Vero è che a Torino il M5S ha tagliato il costo dello staff (è il meno pagato d’Italia), ma questo decremento a Roma è del 5,6%.

(da “NextQuotidiano”)

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“CALUNNIE DA PROCURE E M5S DIFFAMATORE IN CERCA DI VOTI”: INTERVISTA A ERRI DE LUCA

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

LO SCRITTORE E’ APPENA SBARCATO DA UNA NAVE DI MEDICI SENZA FRONTIERE: “DIRE CHE HANNO RAPPORTI CON GLI SCAFISTI E’ UNA CALUNNIA, GRILLO E DI MAIO NON SANNO NEANCHE DI COSA PARLANO”

“Accusa destituita di fondamento. Un’insinuazione da trattare come calunnia o diffamazione: non c’è circostanza cui possa appoggiarsi”.
Come sempre, Erri De Luca non usa mezzi termini: contro le organizzazioni non governative che salvano i migranti in mare è in corso una “campagna di diffamazione consapevole”.
E fa niente se a scatenarla sono le inchieste giudiziarie, i giudici o Beppe Grillo oppure il Viminale.
Lo scrittore napoletano, punto di riferimento per le battaglie ecologiste, processato e assolto per dichiarazioni contro la Tav Torino-Lione pure cavalcate dal M5s, è scatenato.
Anche perchè ha appena concluso la sua esperienza di osservatore a bordo della ‘Prudence’, la nave di Medici senza frontiere. Il giorno di Pasqua De Luca è sbarcato al porto di Reggio Calabria insieme a 649 migranti, soccorsi in mare al largo della Libia.
Il caso ong è scoppiato proprio a ridosso della sua esperienza di osservatore a bordo di una nave di Msf, impegnata nei salvataggi nel Mediterraneo. Come l’ha presa?
Intanto, si tratta di accuse destituite di fondamento. Un’insinuazione da trattare come calunnia o diffamazione: non c’è circostanza su cui possa appoggiarsi. Stando a bordo della nave di Medici senza frontiere, vedendo come opera questa e altri navi di soccorso, è ancor più stridente il contrasto tra la realtà  e la diffamazione consapevole.
Però sui presunti contatti tra gli scafisti libici e alcune ong indagano le procure di Catania, Palermo e Cagliari. Come se lo spiega?
Molto spesso le nostre procure perdono tempo intorno a fatti impossibili. Non ci si può fare niente: è una loro scelta. Ma di che si tratta? Veniamo al succo. Si parla di trafficanti che sarebbero in contatto con le navi soccorso per mandare i gommoni verso l’Italia. Ma i trafficanti non hanno bisogno di essere in contatto con i soccorritori.
Perchè?
Perchè laddove operano, cioè in quella che viene chiamata ‘search and rescue zone’, ci sono già  i pescherecci dei libici e certo non stanno lì a pescare pesce, bensì recuperano i gommoni una volta liberati dai viaggiatori. I libici pattugliano con i pescherecci e sanno bene chi c’è e chi non c’è in zona, mandano i gommoni a prescindere da chi ci sta. Unica condizione è che il mare sia calmo e non per generosità , bensì perchè quando carichi 150 persone su un gommone con un motore a 40 cavalli, non fai un metro se il mare non è piatto. Dunque, appena c’è bonaccia, li fanno partire. E ora hanno anche fretta perchè a maggio Europa e Italia consegneranno alla guardia costiera libica le nuove motovedette. Quindi si stanno liberando il più possibile del carico perchè non si sa che succederà  dopo
E dopo che succederà ? Qual è la sua previsione?
Per un periodo la guarda costiera libica farà  finta di bloccare i gommoni e farli tornare indietro. Ma poi, siccome è foraggiata dai trafficanti, perchè mai dovrebbe rinunciare al ‘contribuente trafficante’ che è anche più solido e massiccio di quello europeo?
Cos’ha visto in mare nelle due settimane a bordo della Prudence?
Appena salpati, abbiamo saputo di tre gommoni partiti di notte. Come abbiamo fatto a saperlo? Facile: a bordo c’è gente che parla arabo e controlla i social, attraverso Facebook è facile sapere le partenze. Dunque li abbiamo cercati i gommoni, ma a 115 miglia dalla costa, fuori dalle acque territoriali libiche, sono stati intercettati dalla guardia costiera libica che li ha costretti a tornare indietro: si vede che dovevano far finta di rispettare qualche accordo. Purtroppo, nel viaggio di ritorno verso la Libia, uno di questi tre gommoni è affondato con il suo carico di 97 persone.
Una delle tantissime tragedie di migranti in mare
Sono gommoni malandati, mandati alla deriva. E, cosa importante, perchè si continua a parlare di scafisti quando invece non esistono più? Sui gommoni non ci sono i conducenti. O meglio i trafficanti affidano il motore a uno del carico, gli danno una bussola, gli dicono che tra tre ore arriveranno in Italia e buona fortuna. Racconto un aneddoto della Prudence…
Prego.
Quando ci si avvicina ad un gommone, dalla nave scende l’unità  veloce per portare a tutti il giubbotto salvagente. Sull’unità  veloce c’è di solito anche il mediatore culturale, che cerca di rendere tutto tranquillo, in quanto spesso l’arrivo del soccorso li agita. Ora, in uno di questi salvataggi, è successo che dalla nostra unità  veloce hanno chiesto di spegnere il motore del gommone, ma si sono visti rispondere: ‘Non lo so fare’. A quel punto, uno dei nostri si è lanciato sul gommone, facendosi tenere a bordo per i piedi e ha spento il motore. Per dire che spesso chi ‘guida’ il gommone è uno dei migranti che poi all’arrivo viene pure arrestato in quanto lo scambiano per scafista: al danno, la beffa.
Ma perchè è partita questa “campagna di diffamazione” contro le ong?
Chi parla di accordi tra le ong e gli scafisti parla a vanvera. Il punto è che la presenza di unità  indipendenti in mare dà  fastidio. Medici senza frontiere ha persino rifiutato soldi dall’Unione europea per agire indipendentemente. Danno fastidio, ecco il perchè della campagna di diffamazione. Si vuole colpire organizzazioni che sono le uniche impegnate a salvare qualcuno in mare: senza di loro sarebbe una catastrofe.
Beppe Grillo e Luigi Di Maio hanno subito cavalcato la questione e sono partiti all’attacco delle organizzazioni non governative. Che idea si è fatto?
Grillo e Di Maio non sanno di cosa parlano: conoscono solo le fonti che gli fanno comodo e parlano a vanvera. Di Maio ha accusato Saviano di parlare a vanvera, ma invece è lui che lo fa e la cosa produce un guasto maggiore visto che Saviano è solo uno scrittore e giornalista, Di Maio invece è dirigente del movimento accreditato come la forza politica con maggiori consensi.
E’ un calcolo elettorale?
C’è sempre un calcolo elettorale in chi sta in politica e cerca di prevalere. Ma andare a fare calcoli in mezzo al mare è inutile: lì non c’è.
Scriverà  delle due settimane sulla Prudence, immagino.
Ho scritto un pezzo lungo per il Fatto, in traduzione su Le Monde e El Pais.

(da “Huffingtonpost”)

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COME ROSICANO I POPULISTI PER LA VITTORIA DI MACRON

Aprile 24th, 2017 Riccardo Fucile

PER L’INTERNAZIONALE DEI SOVRANISTI E’ UNA COSPIRAZIONE DEI “BANCHIERI NEMICI DEL POPOLO” … MA MACRON UN PARTITO SE LO E’ CREATO DAL NULLA NON L’HA EREDITATO PER DINASTIA FAMILIARE

Con il 23,8% dei consensi Emmanuel Macron di En Marche! si è aggiudicato il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Come ampiamente previsto da tutti i sondaggi degli ultimi mesi la sfidante sarà  la leader del Front National Marine Le Pen che ha conquistato il 21,5% dei voti.
In molti danno per scontato che Macron vincerà  al ballottaggio che ripropone la stessa dinamica della sfida che nel 2002 vide contrapposto il padre di Marine e fondatore del FN Jean-Marie Le Pen a Jacques Chirac.
Ma come ha fatto Macron? Semplice: come tutti i “nemici del Popolo” ha chiesto l’aiuto da casa dei Poteri Fortiâ„¢ e dei suoi datori di lavoro: i Rothschild (ramo francese à§a va sans dire).
Come sempre accade in questi casi qualcuno però ha scoperto il vero motivo per cui Macron vincerà  le elezioni: è un banchiere al soldo dei temibili e potentissimi Rothschild.
Non è che si tratti di un vero segreto perchè è noto che l’ex dipendente dell’Inspection gènèrale des finances (nonchè ex ministro dell’Economia del governo Valls) ha lavorato per la banca d’affari Rothschild & Cie dal 2008 al 2012, quando è entrato a far parte del governo francese.
Tanto basta per iniziare a suonare il tamburello scordato della propaganda che vorrebbe raccontarci che Macron è l’esponente della tanto odiata casta in combutta con i potentati della finanza internazionale mentre Marine Le Pen è l’unica che sta davvero dalla parte del popolo.
Ed è un fatto curioso che Marine Le Pen, che ha di fatto ereditato il partito dal padre come nelle migliori monarchie, abbia esercitato solo per un breve periodo la professione di avvocato (dal 1994 al 1998 presso lo studio di un amico del padre e deputato del FN) e poi si sia dedicata anima e coeur alla carriera politica. Evidentemente per i sovranisti è molto più grave aver lavorato per la maggior parte della propria vita che il contrario.
I sovranisti, transalpini e nostrani, non sembrano riuscire a capacitarsi del fatto che Macron sia riuscito in relativamente pochi anni a giocarsi la poltrona dell’Eliseo mentre la povera Marine, pur con l’aiuto del partito di papà , ci abbia messo così tanto per raggiungere lo stesso risultato.
Chiaramente qualcuno deve aver aiutato il candidato di En Marche, non c’è altra spiegazione: è sempre così con questi parvenu della democrazia ai quali i genitori non hanno nemmeno regalato un partito con cui giocare da piccoli.
Molti esperti di massonerie e complotti accusano Macron di essere venuto dal nulla, e lo fanno mentre ricordano che si è diplomato all’ENA, l’à‰cole nationale d’administration, ovvero la scuola di specializzazione nella quale vengono formati dirigenti della pubblica amministrazione e da dove sono usciti tre presidenti della Repubblica, sette primi ministri e sei ministri del governo Valls.
Per i complottisti però questo non è un pregio, anzi è la prova che Macron è un esponente dell’establishment globalista a tutti gli effetti.
Un finto “indipendente” che però ha eliminato dalla competizione elettorale i dinosauri dei vecchi partiti: è la prima volta dal 1958 che Partito Socialista e gollisti rimangono fuori dalla lotta per l’Eliseo (e come in Olanda qualche settimana fa i socialisti sono ridotti ai minimi termini).
Ma Macron alla fine — ci spiegano — è come loro e addirittura come Hillary Clinton: non a caso è “amico degli islamici” e non vuole portare il Paese fuori da quel coacervo di interessi massonici che è l’Unione Europea.
Perfino uno come Matteo Salvini, uno che di lavoro fa il politico da quando è uscito da liceo, ha scritto che Macron è il candidato dei banchieri (dimenticandosi ad esempio di quando la Lega Nord aveva una banca).
Nella visione di Salvini e di tanti fini analisti i “poteri forti” sono contro il popolo: perchè ovviamente se a vincere sarà  la Le Pen allora sarà  una grande prova di democrazia e la dimostrazione che i poter forti sono meno forti del popolo.
Se a vincere sarà  Macron invece il voto dei suoi elettori non varrà  nulla, perchè saranno condizionati dai poteri forti.
Vale la pena ricordare che quelli che fanno questo ragionamento sono le stesse persone che prima del voto del 23 aprile ci spiegavano che votare per Macron e gli altri candidati sarebbe stata la stessa cosa che votare per i terroristi.

(da “NextQuotidiano“)

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