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PRIMARIE PD, RENZI VINCE NETTAMENTE: “UN NUOVO INIZIO, NIENTE RIVINCITE”

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

L’EX PREMIER OLTRE IL 70% A ORLANDO IL 20%, EMILIANO VERSO IL 7%… CIRCA 2 MILIONI I VOTANTI

Matteo Renzi vince le primarie del Pd. “Un gigantesco grazie a tutti”, dice.
Circa due milioni di militanti si sono recati alle urne per votare il nuovo segretario del Pd.
L’ex premier incassa una larga maggioranza, oltre il 70 per cento. Nei dati ancora parziali e non ufficiali, Orlando è intorno al 20% Emiliano al 7%.
Il leader dem si è sentito telefonicamente con il premier Paolo Gentiloni, in viaggio per la visita in Kuwait che twitta: “Primarie pd, una bella giornata”.
“Una responsabilità  straordinaria – è il commento di Renzi – grazie di cuore a questa comunità  di donne e uomini che credono nell’Italia. Avanti Insieme”. Dopo essersi ripreso il partito, punterà  ora a dettare l’agenda del governo. Ma soprattutto a rilanciare la battaglia sulla legge elettorale.
Renzi: “Toglieremo l’Italia dalla palude”.
L’ex premier esalta la “giornata speciale”, ringrazia gli avversari (“Impareremo da loro”) e fra le prime cose manda un messaggio a tutto il mondo politico: “Grazie a tutte le amiche e gli amici che lavorano nel governo del Paese a iniziare da Gentiloni, a cui va tutto il sentimento della nostra vicinanza e amicizia. Ci attendiamo molto da tutti voi che lavorate nel governo e lavoreremo al vostro fianco con molta convinzione”.
Poi accenna anche ad un’autocritica “Ho imparato – dice – che questo non è un partito personale. Quando centinaia di migliaia di persone votano, come si fa a dire che questo è il partito di una persona?”. “Inizia una storia totalmente nuova – spiega il segretario del Pd dopo aver rivendicato la sua azione di governo – il 30 aprile, nel giorno dell’anniversario della morte di Pio La Torre, inizia una nuova partita rivolta al futuro, non la rivincita di quella vecchia”.
“Vogliamo fare una grande coalizione con i cittadini – spiega –   non con partiti che alla fine non rappresentano nemmeno se stessi. Abbiamo il compito storico di non lasciare l’Italia nella palude”.
“Se saremo in grado di lasciare agli altri il monopolio della paura, del complottismo e della disperazione, daremo significato a chi oggi, saltando il ponte, ha dato fiducia al Partito Democratico”.
Orlando: “Battere la peggior destra”.
Il suo diretto concorrente, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, ammette la sconfitta. “Larga vittoria di Renzi, gli ho già  telefonato per augurargli buon lavoro”. “Ora insieme – ha aggiunto – per battere la peggior destra del Paese. “Sono convinto che partito costruirà  il centro sinistra”.
Le reazioni.
“Renzi sia custode dei valori costitutivi del centrosinistra, sono certo che sente il momento particolare”, è l’esortazione del governatore pugliese Michele Emiliano. “Una leadership forte di Matteo è positiva per il governo” sottolinea il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. “Spero in un atteggiamento diverso” chiosa Gianni Cuperlo, sostenitore di Orlando – anche se lo zainetto con i gufi non mi pare un buon auspicio”.
“Abbiamo avuto una scissione. La risposta dei nostri militanti è stata molto chiara”, dice l’ex vicesegretario Lorenzo Guerini. “È un segnale che fa ben sperare per la stabilità  politica e per la continuità  dell’azione riformista nel nostro Paese”. Così il presidente dei senatori dem, Luigi Zanda.
“Un partito forte crea maggiore stabilità  del governo, il governo Gentiloni è forte e non abbiamo elezioni anticipate all’ordine del giorno, i prossimi mesi sono importanti per il Paese”, ha ammonito il capogruppo dem alla Camera, Ettore Rosato.   “Lavoreremo per un partito plurale e aperto, coerentemente con la nostra proposta”, precisa il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.
Polemiche interne al Pd sull’affluenza.
L’affluenza (circa due milioni di elettori) è stata più larga del previsto. Nonostante ciò non sono mancate le polemiche interne al partito. A quella sollevata dalla mozione Orlando secondo cui ci sarebbe stato un calo di partecipazione replica Guerini: “Rispetto al 2013, quando i partecipanti erano stati 2,8 milioni, siamo in un’ altra fase politica del Paese – spiega – due milioni ai seggi sono una grande testimonianza di partecipazione di cui siamo orgogliosi, una grande ulteriore legittimazione per il segretario del partito democratico. È stato smentito chi consigliava di mettere in soffitta lo strumento delle primarie”.

(da agenzie)

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LA SCIOCCHEZZA DI FAR ANDARE GLI ELETTORI DI DESTRA A VOTARE PER EMILIANO: SI ALIMENTA SOLO L’IMMAGINE DEL VOTO DI SCAMBIO

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

QUELLO CHE E’ ACCADUTO A NARDO’ DIMOSTRA CHE IL PROVINCIALISMO E’ UN LIMITE CHE IMPEDISCE LA COSTRUZIONE DI UNA ALTERNATIVA NAZIONALE

A Nardò il PD è costretto a chiudere il seggio per le primarie.
Nei giorni il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, aveva invitato a votare Michele Emiliano alle primarie del Partito Democratico con un messaggio via Whatsapp. Mellone aveva chiesto ai suoi amici di portare voti a Emiliano perchè ritenuto più in sintonia con lui dal punto di vista politico.
Oggi gli amici di Mellone si sono presentati al seggio per votare addirittura in 1500. E alla fine il Partito Democratico ha deciso di chiuderlo.
Il seggio che è stato chiuso era allestito nel Chiostro di Sant’Antonio.
Intorno alle 15 i componenti del seggio che fanno riferimento alle mozioni di Orlando e Renzi hanno bloccato le operazioni di voto e hanno chiesto l’intervento della Digos per presunte irregolarità  causate dalla presenza massiccia tra gli elettori di persone note in paese come esponenti del centrodestra.
Sul posto, oltre alle forze del’ordine, è giunto il presidente della commissione elettorale regionale del PD, Gigi Nestola.
Alla fine alle 18 per volontà  della commissione nazionale per il Congresso nazionale per le primarie del Pd vengono sospese ufficialmente le operazioni di voto preso il seggio di Nardò.
Le urne sono state sigillate e saranno portate nella la direzione provinciale del Pd di Lecce, mentre sono in atto le operazioni di verbalizzazioni di quanto accaduto.
La decisione di appoggiare Emiliano è dovuta principalmente a due fattori: il primo è che il maggiore esponente del Pd locale è vicino alle posizioni di Orlando e “rafforzare” Emiliano voleva dire “ridimensionare” il Pd locale.
L’altro sta nel fatto che Emiliano è il presidente della Regione e può essere utile per il Comune fare un favore a chi detiene i cordoni della borsa dei contributi agli enti locali.
Premettiamo che siamo contrari a “invasioni di campo altrui” in assoluto perchè ogni partito deve poter scegliere la propria classe dirigente.
Di questo passo altrimenti un leader di sinistra verrebbe nominato dalla destra, uno della destra dalla sinistra, un pacifista   dai guerrafondai, un sovranista dagli europeisti e così via.
In particolare una destra sociale che amministra una città  grazie a una capacità  trasversale di aggregazione non dovrebbe porsi il problema di “condizionare” le   scelte altrui, ma semmai lavorare a un proprio “progetto nazionale” programmatico e organizzativo che diventi un punto di riferimento per le forze nazional-sociali, rompendo gli schemi fittizi di “primarie sì o no”.
Altrimenti il danno di immagine è evidente: quello di apparire come la versione localistica e provinciale di una classe dirigente amante del “voto di scambio” che fornisce, ricambiato, un aiutino oggi per avere un favore domani.
O si esce da questa logica clientelare e da questa prassi “accomodante” e si impara a volare alto o ci si schianta senza aver neanche preso velocità .
Il problema non è chi “scappa con il pallone per non perdere” (come dice il sindaco di Nardò) ma rinunciare a impostare, con le nostre idee e i nostri programmi. il nostro modulo, il nostro gioco, la nostra alternativa.
Noi siamo per giocare nel campo avverso a viso aperto, non per giocare travisati con le maglie dell’avversario.

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QUANDO PER DENARO I PASSEUR PORTAVANO ALL’ESTERO GLI ANTIFASCISTI ERANO EROI, SE METTONO IN SALVO I PROFUGHI SONO CRIMINALI?

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

NEL DILUVIO DI INFAMIE CONTRO LE ONG LA IGNORANZA DEL DIRITTO

La settimana scorsa ho partecipato a una missione di ricognizione della politica sui migranti, a Roma e in Sicilia, insieme ad altri deputati europei della Commissione parlamentare per le libertà  civili, la giustizia e gli affari interni.
Il 19 aprile, a Catania, ho incontrato il procuratore Carmelo Zuccaro, che rispondendo a una mia specifica domanda ha ripetuto le preoccupazioni già  espresse il 22 marzo in un’audizione alla Camera, sull’attività  di alcune Ong che fanno Ricerca e Salvataggio.
Le Ong che il procuratore sospetta di collusione con i trafficanti sono sei: cinque di origine tedesca (Sos Mèditerranèe, Sea Watch Foundation, Sea-Eye, Lifeboat, Jugend Rettet), una spagnola (Proactiva Open Arms). Nell’audizione il procuratore ha escluso dai sospetti Medici senza frontiere e Save the Children.
Alcune premesse sono indispensabili.
— La prima riguarda il linguaggio. Quando affermo che le Ong intervengono “se necessario”, e che le operazioni includono la ricerca oltrechè il salvataggio, è perchè questo prescrive la legge.
Soccorrere una barca a rischio naufragio è una necessità . E chi svolge tale compito deve non solo assistere la barca casualmente incrociata, ma anche mettersi in ascolto (cioè cercare) chiunque lanci Sos di soccorso, anche da lontano.
I due termini sono accostati nella Convenzione Onu di Amburgo sulla Ricerca e il Soccorso in mare adottata nel 1979.
— Seconda premessa: quando incombe il naufragio non è possibile distinguere tra le motivazioni dei fuggitivi. A chi affonda non puoi chiedere se stia cercando un lavoro o se scappi da guerre o oppressioni.
Non puoi salvare il richiedente asilo e lasciare affogare chi subodori non lo sia, e non solo perchè non hai gli “strumenti” che facilitino la distinzione. Puoi lasciare affogare o no. La prima opzione viola la legge del mare.
— La terza premessa riguarda la Libia. C’è stata una guerra, cui l’Italia ha partecipato, che con la scusa di eliminare una dittatura ha creato violenze incontrollabili da qualsivoglia autorità  interna.
Risultato: esistono sufficienti prove che la Libia non è più solo un Paese di transito, ma un Paese da cui si evade in massa (penso agli ex immigrati del Bangladesh nel Paese di Gheddafi).
Nei centri dove vengono rinchiusi e a volte uccisi, i fuggitivi vivono “in condizioni peggiori che nei campi di concentramento”, ha confermato a gennaio una lettera dell’ambasciatore tedesco in Niger al proprio ministero degli Esteri. Esiste poi una vasta rete di commercio di persone sequestrate, torturate, vendute come schiave, come denunciato il 9-10 aprile dall’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim), legata all’Onu.
Non le Ong ma ancora una volta l’Onu, attraverso un rapporto del 13 dicembre 2016 dall’Alto commissariato per i diritti umani, ha dichiarato che la Libia non è un Paese sicuro.
Conseguenza: le persone soccorse lungo le sue coste “non devono essere sbarcate” nella terra più vicina, in Libia.
A queste premesse ne aggiungo altre due, che valgono per qualsiasi Paese abusivamente chiamato sicuro (Eritrea, Sudan, Turchia);
— Chiunque fugga da uno Stato che non garantisce gli elementari diritti della persona ha diritto a ottenere protezione internazionale sulla base di un esame personale delle proprie richieste (Convenzione di Ginevra del 1951).
— La legge internazionale contempla sia il diritto per l’imbarcazione in difficoltà  a lanciare un Sos di salvataggio, sia il dovere, per le navi che ricevono il messaggio, di attivarsi soccorrendo.
Oggi la chiamata avviene con i telefoni satellitari, il che estende il perimetro della ricerca e del salvataggio. La Ricerca implica per forza l’uso di telefoni sempre accesi, perchè l’Sos possa essere inteso in tempo utile.
Queste realtà  sono così evidenti che Frontex stesso ha precisato di non aver parlato di “collusione” fra Ong e trafficanti.
Ancora più chiara la messa a punto del vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. Ai parlamentari europei, il 26 aprile a Bruxelles, ha detto: “Non c’è alcun tipo di prova che esista una collusione fra le Ong e le reti criminali di smuggler per aiutare i migranti a entrare in Europa”.
Dubito che il procuratore Zuccaro abbia prove che l’Unione e Frontex non possiedono.
Nell’incontro che ho avuto a Catania, lui stesso ha ammesso di non averle: “È il motivo per cui non abbiamo aperto un fascicolo”.
È molto singolare che appena una settimana dopo, il 27 aprile su Rai3, torni sulla vicenda accusando alcune Ong non solo di intrattenere rapporti con i trafficanti ma anche di destabilizzare l’economia italiana.
Sono d’accordo con quanto detto da Erri De Luca il 27 aprile: simili accuse non sono che “insinuazioni”, incompatibili con il mestiere di procuratore.
Fatte queste premesse, la conclusione mi pare chiara. Se è vero che la Libia non è un Paese sicuro (così come non lo sono Eritrea o Sudan, con cui Roma ha negoziato un accordo di rimpatrio di migranti lo scorso agosto), se è vero che i migranti rischiano torture, schiavizzazione e morte nei campi libici, lo smuggler non può essere l’esclusivo avversario da contrastare, tanto più che gli scafisti sono spesso scelti tra i migranti, minorenni compresi. A partire dal momento in cui esistono fughe da condizioni esistenziali invivibili, e mancano vie legali di fuga, gli smuggler sono inevitabili. Non a caso il loro nome muta nella storia. Gli smuggler che aiutarono a fuggire antifascisti, antinazisti ed ebrei erano evidentemente pagati. Non si chiamavano trafficanti ma passeur in francese, schlepper o Helfer (aiutanti) in tedesco. Lo stesso dicasi dei boat people in fuga dal Vietnam, nel 1978-79. Nessuno in Occidente se la prese con i trafficanti: si era in Guerra fredda e ai boat people venne offerto un santuario incondizionatamente.
Nessun profugo fugge senza soffrirne, e i più muoiono nei deserti prima di arrivare in Europa. Il loro è un esilio forzato.
Come tutti noi, sono marionette di “grandi giochi” geopolitici ed economici che hanno militarmente devastato o desertificato le loro terre.
Da questa realtà  occorre partire. Ricordo anche che il soccorso in mare è sempre più equiparato a un atto sospettabile, nelle decisioni dell’Unione: per questo fu abolito Mare Nostrum, nel 2014.
Nello stesso momento in cui la Ricerca e il Salvataggio sono definiti un pull factor (un fattore di attrazione), viene volutamente oscurato l’essenziale che è il fattore che spinge alla fuga (il push factor).
Su due punti il procuratore ha ragione.
Le Ong riempiono — al pari dei trafficanti — un vuoto: intervengono perchè non esistono vie legali di fuga e scelte europee su Search and Rescue. E non le preture ma i politici sono i responsabili di tali storture.
A una risposta, tuttavia, il procuratore non risponde: che fare, se la politica non si muove? Cosa si ripromette, screditando non solo alcune piccole Ong che vivono di donazioni private ma anche la Guardia costiera italiana che agisce coordinandosi con loro? Invito il procuratore a leggere Lord Jim di Joseph Conrad.
Consegnare le persone al naufragio è una scelta che macchia. Il capitano Jim sa di aver perso la sua grande occasione, abbandonando la nave disastrata.
Nel resto della vita dovrà  trovare la sua seconda occasione, per riparare al peccato di omissione.

Barbara Spinelli
(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL RESPONSABILE DI UNICEF E’ IL NUOVO EROE DI TWITTER

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

ENTUSIASMO IN RETE PER L’ADDETTO ALL’ACCOUNT DELL’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA: “IL 100% DELLE PERSONE CHE SOCCORRIAMO SONO ESSERI UMANI, SAREBBE BELLO SE LO FOSSERO ANCHE IL 100% DELLE PERSONE CHE COMMENTANO”

Hashtag #eroe. Così su Twitter un utente, @Giovanni_N0, definisce “quello/a dietro l’account de @UNICEF_Italia che risponde a tutti invece de scriveje….”, segue insulto nei confronti di quanti lo attaccano.
Sì, perchè in questi giorni di feroci polemiche politiche sul ruolo delle Ong nel salvataggio in mare dei migranti, con il procuratore di Catania che parla di possibili legami tra volontari e scafisti, sull’account del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, c’è un social media manager (smm) che ribatte punto su punto ad ogni tentativo di polemica, fornendo dati, cifre e argomenti ai quali è difficile, se non impossibile, replicare (o, per dirla con linguaggio internettiano, “trollare”).
E a chi ci prova, il nostro #eroe risponde puntuale, asciutto. Opponendo fatti a opinioni, in maniera dura ma mai offensiva.
Alcuni esempi: due giorni fa, il 28 aprile, Unicef Italia sul suo account Twitter pubblicava la foto di una piccolissima migrante salvata in mare e scriveva: “#Rispetto per chi soccorre #Rispetto per chi soffre #Rispetto per chi muore. Nessun rispetto per chi infanga”. L’attacco di @Paolo_ms3 arriva il giorno dopo: “E’ odioso l’utilizzo strumentale dei bambini in foto. In quale % sono i bambini tra coloro che soccorrete? Bambini non finti minorenni!”.
“Il 100% delle persone che soccorriamo sono esseri umani – è la replica di Unicef – E sarebbe bello se lo fossero anche il 100% delle persone che commentano”.
Una risposta che però non soddisfa @valeriamoretti8: “Non so se vi è chiaro che gli aventi diritto sono pochissimi…perchè una volta salvati non li riportate indietro? Nessuno penserebbe male..”. Anche in questo caso la replica è puntuale: “Non sappiamo se ti è chiaro che Unicef, Ong, Governo italiano e Unione Europea sono soggetti completamente differenti per missione e ruolo”.
E oggi @Paolo_ms3 è tornato alla carica: “Una curiosità¡….ricevete compensi per l’attività¡ che fate?”.   “No – è la risposta – i volontari a bordo li paghiamo noi. Comunque sei parecchio lontano dal capire che il business è in Libia, non in mezzo al mare…”. “Quindi. Che volontari sono – incalza @vitomastropasq2 – Chi sceglie i volontari pagati? E quanto guadagnano?”. “I marinai della Guardia Costiera sono professionisti dipendenti dello Stato, ministero dei Trasporti. Dovrebbero lavorare gratis? Tu lo fai?”, ribatte Unicef. Nessuna retorica, nessun accenno alle cifre che la stessa Unicef fornisce attraverso altri media e che parlano di oltre 150 bambini morti attraversando il Mediterraneo centrale dal Nord Africa all’Italia e della 849 persone che risultano disperse in mare lungo la rotta, dal primo gennaio 2017 ad oggi.
Ma @vitomastropasq2 non è soddisfatto: “Siii mi riferisco a chi fa servizio x le Ong se sono li solo per scopi umanitari. O pensano anche alle loro saccocce”.
E di nuovo arriva la risposta di Unicef: “Tu che giudichi tanto, fai un lavoro più degno e importante di chi salva vite umane? Lavori gratis? Perchè pensi che gli altri debbano farlo?”.
Poi, di fronte ad un nuovo attacco sugli stiupendi dei volontari che “non vengono resi noti”, arriva un tweet nettissimo: “Il solito vizio di giudicare prima di conoscere. Vuoi conoscere i nostri stipendi? Chiedi. Sono online, da anni: http://www.unicef.it//doc/3050/rapporti-di-lavoro-e-retribuzioni.htm”. E a quel punto arriva il tweet di @tanocacchione che si rivolge a @Paolo_ms3 e, lapidario, chiude la discussione: “Sei un poveraccio”.
Il smm di Unicef risponde puntuale ad ogni post, anche a quelli di livello ancora più basso: “I figli dei migranti sgozzeranno i nostri figli. Noi dobbiamo proteggere i NOSTRI FIGLI”, scrive @Patriota_22.
E la replica è sconsolata: “Davvero il sonno della ragione genera mostri…”.

(da “Huffingtonpost”)

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ROBERTO SAVIANO AD “AMICI” FA SALIRE LO SHARE OLTRE IL 30%

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

PICCHI MASSIMI DI ASCOLTO DURANTE L’INTERVENTO DELLO SCRITTORE CHE HA RACCONTATO LE STORIE   DEI VOLONTARI DELLE ONG CHE RISCHIANO LA VITA

La sesta puntata del talent condotto da Maria De Filippi ha raggiunto uno share del 22.77% pari a 4 milioni 463 mila spettatori e ha vinto sul competitor di Rai1 che, nonostante proponesse la finalissima, si ferma al 20.64% di share pari a 4 milioni 017 mila spettatori.
Durante l’intervento di Roberto Saviano, dedicato al conflitto siriano e al dramma dei migranti, la trasmissione di Canale 5 ha toccato il 30 per cento di share.
Saviano ha parlato di due storie esemplari, quella di Khaled Omar, 31 anni, volontario dei caschi bianchi che ha salvato centinaia di vite — ed è stato ucciso durante un bombardamento — e quella di Ileana Boneschi, 28 anni, l’ostetrica di Medici senza frontiere che fa nascere i bambini in situazioni estreme. Sotto le bombe o nei villaggi, al fianco delle donne stremate.
“Quando entro in questo studio arrivo in un momento di euforia”, ha detto Saviano durante il suo monologo, “ed è questo il momento in cui preferisco raccontare le mie storie, perchè quando si è felici si è aperti al sentire, ma ora vi chiedo di sentire un altro suono, tratto dal documentario Caschi Bianchi. Immaginate di sentirlo centinaia di volte al giorno. In Siria da 6 anni si sta combattendo una guerra civile”.
“Quando si parla di immigrazione”, ha aggiunto lo scrittore, “spesso si dice: ‘Aiutiamoli a casa loro’. Una frase che di per sè non sarebbe negativa ma nella maggioranza dei casi resta una frase vuota, come a dire: ‘Tenetemi lontano il problema’….Per capire cosa sta accadendo a casa loro bisogna conoscere le loro storie”. “Aiutare”, ha poi aggiunto Saviano, “significa collaborare, non allontanare”.
“C’è una domanda ha spiegato Saviano –   che spesso viene posta ai migranti quando vengono soccorsi dai naufragi in mare: ‘Ma lo sapevi che avresti rischiato la vita affrontando un viaggio del genere?’. E la risposta è quasi sempre la stessa: ‘Tentando il viaggio sapevo di rischiare la vita, ma restando nel mio Paese ero sicuro di perderla’”

(da “La Repubblica”)

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I CORI RAZZISTI CONTRO MUNTARI A CAGLIARI E L’ARBITRO DI VARESE CHE INVECE CHE SOSPENDERE LA PARTITA AMMONISCE LUI

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

L’EX GIOCATORE DI MILAN E INTER LASCIA IL CAMPO PER PROTESTA… UN ARBITRO INDEGNO CHE ANDREBBE RADIATO

Si è lamentato con l’arbitro per cori razzisti allo stadio Sant’Elia di Cagliari, ma è stato ammonito e per questo ha deciso di lasciare il campo.
Protagonista della vicenda Sulley Muntari durante la partita tra Cagliari e Pescara. L’ex giocatore di Milan e Inter ai microfoni di Premium Sport ha ricostruito i fatti: “Avete visto tutti quello che è successo. I tifosi facevano i cori durante il primo tempo. C’era un bambino piccolo che li faceva con i genitori vicino. Allora sono andato lì e gli ho detto di non farlo. Gli ho dato la maglia, per insegnare che non si fanno queste cose. Serve dare esempio per farli crescere bene. Poi nel secondo tempo è successo con la loro curva e ho parlato con l’arbitro. E lì mi ha fatto inc… Mi ha detto che non dovevo parlare con il pubblico. Gli ho chiesto ‘ma tu non hai sentito?’ Ho insistito dicendogli che doveva avere il coraggio di fermare la partita. L’arbitro non serve solo a stare in campo e fischiare, deve fare tutto. Anche sentire queste cose ed essere da esempio”.
L’allenatore del Pescara Zdenek Zeman ha commentato così la decisione del suo centrocampista. “Muntari ha abbandonato il campo per i cori razzisti, ma non dobbiamo farci giustizia da soli. Facciamo tante chiacchiere e poi ci si passa sopra. Si parla tanto di razzismo, oggi è successa questa cosa a Muntari che gioca in Italia da diversi anni. Vogliamo che cambi la mentalità ”.
Resta il fatto che il regolamento parla chiaro: a fronte di cori razzisti il direttore di gara deve semplicemente dichiarare sospesa la partita, in qualsiasi categoria e latitudine.
Chi non solo finge di non sentire ma ammonisce il giocatore vittima di insulti razzisti è una persona indegna di svolgere il suo ruolo e va radiato.

(da agenzie)

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DI MAIO (MAI LAUREATO IN GIURISPUDENZA) SPIEGA IL DIRITTO A GRASSO (EX MAGISTRATO)

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

E SULLA PAGINA DEL PRESIDENTE DEL SENATO UN COMMENTO SU DUE LO INSULTA E GLI DA’ DELL’INCOMPETENTE

Ieri Pietro Grasso e Luigi Di Maio hanno litigato pesantemente via Facebook sulla questione di ONG e scafisti.
Ha cominciato Di Maio sostenendo che il presidente del Senato, insieme a Laura Boldrini, stessero “spalleggiando” il governo contro il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.
A questo punto Pietro Grasso ha deciso di replicare su Facebook attaccando pesantemente Di Maio sul piano personale, dicendogli che ha “lacune” in storia, geografia e diritto e dicendo che lui non prende ordini dai governi e nemmeno dai blog o dalle “imprese private” (riferendosi evidentemente alla Casaleggio):
Quindi è arrivata la controreplica di Di Maio, che su Facebook e Twitter ha tirato fuori l’asso di bastoni di Mafia Capitale — usata in precedenza anche con Saviano — accusando addirittura Grasso di non aver visto il business quando era magistrato: «Il Presidente del Senato Grasso dice che sul caso ONG ho qualche lacuna e ho bisogno di qualche lezione. Caro Grasso, io non smetto mai di imparare nella vita, ma dal suo partito che prendeva soldi dal business degli immigrati non ho proprio nulla da apprendere. Anni e anni di magistratura eppure le è sfuggito».
La parte divertente della storia sono però i commenti dei grillini comparsi sulla pagina di Pietro Grasso.
I più votati infatti avevano la simpatica tendenza a voler spiegare a Grasso, magistrato, già  procuratore della Repubblica di Palermo e Capo della Direzione Nazionale Antimafia il diritto e la legge.
Comincia Bruno, che accusa Grasso di non fare niente per i morti di amianto.
Prosegue Stefano, che dice a Grasso che si deve vergognare: «A tutte le età  si può e si deve imparare storia, geografia e diritto… ma a una certa età  purtroppo lei ci insegna si inizia anche a dimenticare …. Si vergogni!».
C’è anche Melania, psichedelica quanto bombastica: «lei dovrebbe imparare ad essere onesto. Si vada a ripassare il diritto. Forse alla sua età  ha perso la memoria o forse la corruzione nel suo partito dilaga e ingrassa le mafie con le quali avete fatto sempre delle “perfette” trattative.
Mentre Manuel non apprezza la libertà  di parola: «La Presidenza del Senato Ä— un ruolo al di sopra delle parti. Non rispettare le prerogative attribuite alla seconda carica dello Stato, significa calpestare la Costituzione».
E così via.
Sulla pagina del presidente del Senato un commento su due lo insulta o non gli riconosce alcuna competenza nell’ambito di discussione perchè dall’altra parte ha parlato uno che nemmeno è laureato in giurisprudenza (per non approfittare del suo ruolo, cit.).
In Italia stiamo messi così.

(da NextQuotidiano“)

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“I GRILLINI CI HANNO DELUSO, NON LI VOTEREMO PIU'”: LA RIVOLTA DEI LAVORATORI TRADITI DELLA MULTISERVIZI

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

DOPO IL DASPO PER IMPEDIRGLI DI PROTESTARE IN AULA E LE PROMESSE IN CAMPAGNA ELETTORALE

Venerdì Marcello De Vito ha dato un daspo di trenta giorni ad alcuni lavoratori di Roma Multiservizi che nei giorni scorsi avevano protestato in Aula Capitolina.
Oggi uno di questi, Massimiliano, parla con Repubblica Roma della vicenda:
«Nel 2014, sindaco Marino, abbiamo fatto di peggio, abbiamo occupato l’aula per una settimana, ma mai nessuno si era sognato di prendere un provvedimento così. Siamo delusi»
Cosa vi ha deluso?
«Nel 2014 c’era anche Marcello ad occupare l’aula insieme a noi. Da semplice consigliere di opposizione si era schierato dalla parte degli operai, ma ora che governa fa la voce grossa e se ne frega. Tra l’altro ha cercato pure di mettere zizzania tra noi e i cittadini che erano lì per i piani di zona. Ci ha messi l’uno contro l’altro».
Ma le tensioni non si potevano evitare? Le istituzioni vanno rispettate.
«La tensione degli operai scaturisce dal fatto che per troppe volte l’amministrazione ha rimandato i tavoli per risolvere la vicenda. Quando erano in campagna elettorale i 5S hanno fatto delle promesse e adesso non solo non le mantengono, ma sembrano non dare la giusta importanza alla questione. Neppure il consiglio straordinario chiesto da mesi è stato calendarizzato».
Cosa vi fa più male?
«La maggior parte degli operai li ha votati, ora molti si sono ricreduti. Si sentono presi in giro».
Cosa chiedete esattamente?
«Che Multiservizi diventi pubblica al 100%. Il parere legale che ci siamo fatti fare da un avvocato privato dice che è possibile. Il problema è che l’avvocato Lanzalone, che ha partecipato a uno dei tavoli tra noi e il Comune, sostiene il contrario. Qualche giorno dopo quell’incontro, però, abbiamo saputo che Lanzalone è diventato presidente di Acea. Ma uno che ottiene una nomina del genere direbbe pure che il cielo è verde, se glielo chiedono».

(da “NextQuotidiano”)

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FLOP DI SALVINI A GENOVA: A SENTIRE DI PARLARE DI LAVORO IL FANCAZZISTA MENO DI 200 PERSONE

Aprile 30th, 2017 Riccardo Fucile

TRA SOLITI SLOGAN E COMPLOTTI : “VOGLIONO PRENDERSI IL PORTO” … CHI NON SI SA, FORSE PENSAVA AL SUO CANDIDATO SINDACO LEGHISTA BUCCI, LEGATO ALLE MULTINAZIONALI

Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, è arrivato intorno alle 12.30 nel capoluogo ligure per partecipare al convegno “Riprendiamoci il lavoro”, organizzato nello Star Hotel di corte Lambruschini.
Nonostante le polemiche che hanno preceduto il suo arrivo in città , nessuna contestazione una volta ripiegato per una sala di hotel di piccole dimensioni: meno di 200 le persone presenti, provenienti da tutta la Liguria.
Salvini ha detto che «il mio avversario è fuori dalla Lega, non in Lega. Gli avversari si chiamano Gentiloni, Alfano, Boldrini, Renzi, chiacchieroni 5 Stelle e quindi le polemiche interne mi appassionano poco», rispondendo al fondatore del Carroccio, Umberto Bossi, che ha avviato la campagna di raccolta firme per Gianni Fava, avversario di Salvini al congresso del partito, in programma il 21 maggio.
Ancora: «Abbiamo migliaia di militanti che stanno scegliendo e sceglieranno. Ho raccolto una Lega al 3% e siamo il terzo partito a livello nazionale. Chi fa polemica evidentemente ha tempo da perdere».
In realtà  Salvini non ha raccolto un partito al 3%, ma al 4,4% (peraltro in passato aveva raggiunto anche l’11% con Bossi) e la Lega non è più il terzo partito ma il quarto dopo Forza Italia.
Salvini ai media ha poi ipotizzato un “complotto per impossessarsi del porto di Genova” da non identificati gruppi economici.
Ovviamente non ha detto chi sarebbero, il sospetto che si riferisse a quelle multinazioni di cui il suo candidato sindaco Bucci è espressione.

(da agenzie)

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