Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO DELL’UNIVERSITA’ LA SAPIENZA SU LAVORO E WELFARE
L’anticipo pensionistico, il Jobs act e il bonus da 80 euro sono stati e sono interventi insufficienti per
risalire la china e superare la crisi.
Peggiora la distribuzione del reddito, sono instabili i proventi che arrivano dal lavoro e anche le politiche di consolidamento fiscale, mentre la produttività risponde con una dinamica ridotta, accompagnata dall’invecchiamento demografico, dalla frammentazione anche territoriale dei sistemi produttivi e dalla finanziarizzazione dell’economia.
Che si è tradotta in processi di creazione di valore nuovi ma più insicuri, che poco hanno a che fare con le attività produttive.
Questo il quadro che emerge dal Rapporto sullo Stato sociale 2017 curato dall’università La Sapienza e presentato a Roma nel corso di un evento al quale ha partecipato anche la presidente della Camera, Laura Boldrini.
Nel dossier si analizza la natura della grande recessione iniziata nel 2007 e l’ipotesi che sia in atto una ‘stagnazione secolare’, ma anche il ruolo che può essere affidato all’intervento pubblico e al Welfare State per superare la crisi.
PENSIONI, JOBS ACT E BONUS DA 80 EURO: “MISURE POCO EFFICACI” L’Ape, l’anticipo pensionistico alla cosiddetta ‘fase due’, così come il bonus di 80 euro e il Jobs act, tutti interventi che avevano l’obiettivo di far recuperare competitività , vengono considerati nel rapporto “misure scarsamente efficaci per stimolare l’economia” e inadeguate a fronteggiare il problema strutturale del nostro sistema pensionistico.
In pratica si trasformano i lavoratori di oggi, che stanno sperimentando salari bassi e discontinui, in una “estesa schiera di pensionati poveri”.
Secondo il rapporto l’Ape “non altera la visione entro cui si è mossa la riforma Fornero e non ne risolve i problemi, se non in misura molto limitata”. L’unica novità interessante potrebbe arrivare solo dall’Ape social, che si avvale del contributo pubblico, mentre l’anticipo volontario ha dei costi.
“Un pensionato che avesse maturato un assegno mensile di mille euro netti e volesse anticipare il pensionamento fino al massimo di tre anni e sette mesi — si ricorda — potrebbe vederlo ridotto fino a 700 euro”.
IL MERCATO DEL LAVORO
Secondo il rapporto l’Italia “ha risentito particolarmente delle modalità controproducenti della costruzione europea e della grande recessione”. I loro effetti si sono sovrapposti e mescolati con le cause di un declino che va avanti da un quarto di secolo.
Il tutto mentre le differenze territoriali continuano ad aumentare. “Tra il 2008 e il 2014 — si legge nel rapporto — il valore aggiunto del settore manifatturiero è calato del 14% nelle regioni del Nord e del 33% in quelle del Sud; nelle prime i consumi delle famiglie sono diminuiti del 5,5% mentre nelle seconde del 13%”.
Nel Meridione, inoltre, il calo degli investimenti ha raggiunto il picco del 38% e nel settore manifatturiero è arrivato al 59,3%. Dall’inizio della crisi sono stati persi 576mila posti di lavoro, aggravando una situazione occupazionale già molto critica. “Nel nostro Paese — rileva il rapporto — la strategia di cercare la competitività nella riduzione del costo del lavoro e nella flessibilità del suo impiego, è stata attuata con diverse misure, tra cui la riforma Fornero del 2012 e il cosiddetto Jobs Act del 2015”.
L’effetto principale dell’azzeramento totale dei contributi sociali prevista per un triennio dal Jobs Act “a totale vantaggio dei datori di lavoro” non è stato quello immaginato di rilanciare la crescita e l’occupazione a tempo indeterminato, “ma di modificare i tempi e le modalità provvisorie delle assunzioni che le imprese avrebbero in gran parte comunque fatto”.
Prova ne è il forte calo di nuovi occupati a tempo indeterminato successivo alla riduzione dello sgravio contributivo.
Un dato che fa anche capire come “tagli di pochi punti del cuneo fiscale (come i 4-5 che il governo attuale vorrebbe ridurre stabilmente) siano del tutto inadeguati a stimolare assunzioni nel contesto irrisolto dell’attuale grande depressione”.
Le analisi della nuova occupazione creata (momentaneamente) dalle misure di riduzione del costo del lavoro introdotte dal Jobs Act mostrano, secondo il rapporto, che oltre ad essere “caratterizzata da bassi livelli di specializzazione” è anche diffusa in settori a scarsa intensità tecnologica ed è costituita prevalentemente da lavoratori di età superiore ai 55 anni. “Nell’insieme — spiega il rapporto — questi risultati accentuano anzichè attenuare le carenze strutturali del nostro sistema economico-sociale”.
LA DIMENSIONE EUROPEA
Quest’anno nel rapporto è dedicata attenzione particolare alla dimensione europea. Secondo il rapporto l’inferiorità , tra l’altro persistente, delle performance economiche che si registrano in media nei Paesi dell’Unione rispetto alle grandi aree economiche sono da attribuire a diverse cause.
Tra queste “le politiche di bilancio restrittive e particolarmente vincolanti per le economie nazionali già più deboli e la carenza di politiche industriali tese all’ammodernamento delle strutture produttive e a ridurre le disomogeneità geografiche esistenti”, ma anche “il contenimento delle risorse rese disponibili a fini sociali, specialmente per le regioni più bisognose”.
La ricetta economica indicata dagli organismi comunitari e seguita nei singoli Paesi è stata la flessibilizzazione del mercato del lavoro, con la diffusione di contratti temporanei e a tempo parziale e la riduzione dei vincoli al licenziamento.
Secondo il rapporto “si tratta di una strategia competitiva miope, opposta a quella fondata sull’innovazione e lo sviluppo qualitativo dei sistemi produttivi. Una dinamica che ha penalizzato maggiormente le economie già in ritardo, allargando ulteriormente le differenze territoriali”. Ma non solo.
Dall’inizio della crisi, ci sono forti segnali d’indebolimento della globalizzazione. “Si riduce la propensione e anche la disponibilità al coordinamento economico, sociale e internazionale — spiega il dossier- e si prospetta un ritorno a politiche protezionistiche”.
A cosa si va incontro? “A un approccio alla crisi di tipo regressivo: il rischio è che ai gravi problemi economici e sociali generati dai processi di globalizzazione privi di governance seguano quelli, dagli esiti imprevedibili e minacciosi, del rafforzamento delle frontiere, trasformate in muraglie ostili e del ritorno ai già sperimentati pericoli dei nazionalismi”.
Una prospettiva di cui già ci sono i primi segnali.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
ULTIMATUM UE AI PAESI DELL’EST: O PROVVEDONO ENTRO GIUGNO O SCATTANO LE SANZIONI
Gli arrivi sulle coste italiane, come è facile intuire, rappresentano solo un capo del problema; l’altro è il ricollocamento dei richiedenti asilo nell’intero territorio della Ue, che anche nell’ultimo anno è andato avanti con estrema lentezza (18mila trasferimenti da Italia e Grecia contro i 160mila preventivati).
Ma ora la Ue minaccia sanzioni contro gli Stati inadempienti .
«Gli Stati che non hanno ancora accolto» richiedenti asilo da Italia e Grecia, «o quelli inattivi da quasi un anno», inizino i trasferimenti «entro il prossimo mese», si legge nella dodicesima relazione sui ricollocamenti.
«Se non lo faranno, a giugno» la Commissione discuterà sulla possibilità di aprire le procedure di infrazione.
Ungheria, Austria, e Polonia non hanno ancora accolto un singolo profugo, mentre la Repubblica Ceca è inattiva da quasi un anno.
La Commissione Ue concentra le sue raccomandazioni su Ungheria, Polonia e Austria, unici Stati a non aver accolto un solo profugo.
Ma sollecita anche la Repubblica Ceca, inattiva da un anno circa, a riprendere i trasferimenti, e chiede a Bulgaria e Slovacchia di mostrare più flessibilità sulle preferenze dei profughi da accogliere.
Irlanda e Estonia, vengono invitate a trovare soluzioni con l’Italia per soddisfare le esigenze aggiuntive di sicurezza.
Spagna, Belgio e Croazia devono aumentare i loro impegni mensili nei confronti di Italia e Grecia.
Germania, Romania, Slovacchia devono impegnarsi di più verso la Grecia, mentre la Francia e Cipro di più con l’Italia.
Tutti i Paesi devono accrescere la capacità di trattare le richieste, evitare preferenze troppo selettive che provocano ritardi, e dare la priorità alle persone più vulnerabili, come i minori non accompagnati. L’Italia, dal canto suo, deve urgentemente accelerare le procedure per le registrazioni ai fini delle candidature.
«Non è un ultimatum, è una scadenza», ma «le due parole hanno lo stesso significato dal punto di vista legale», ha detto il commissario europeo all’immigrazione Dimitri Avramopoulos.
«Abbiamo esaurito tutti gli altri mezzi. Abbiamo aspettato la loro risposta per un anno e siamo sulla linea di arrivo» del programma di relocation.
«È una questione di credibilità istituzionale e politica, anche rispetto a chi ha rispettato le regole», ha spiegato Avramopoulos.
(da agenzie)
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Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO TRE SETTIMANE DI FANGO PROFUSO DAGLI SCIACALLI XENOFOBI, LA COMMISSIONE DEL SENATO CONCLUSE LE AUDIZIONI, CERTIFICA CHE NON ESISTE ALCUNA COLLUSIONE DELLE ONG CON GLI SCAFISTI… E ORA CHI LE RIPAGA DALLA DIFFAMAZIONE SUBITA?
“L’azione dei volontari sul mare resta meritoria: lo conferma il fatto che non esiste alcuna indagine
della magistratura su violazioni commesse dalle Ong”. E’ la conclusione a cui è giunta all’unanimità la commissione difesa del Senato al termine di del lungo tour di audizioni che hanno visto deporre, tra gli altri anche il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, il primo a ipotizzare un legame tra scafisti e Ong (legame per il quale Zuccaro stesso ha ammesso non esistono prove)
Come il recente dibattito ha messo in mostra un ruolo oggettivo nel soccorso e nel trasferimento dei migranti è svolto dalle navi delle Ong che incrociano nel mediterraneo e operano sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana.
Le audizioni di queste settimane in Senato (magistrati, vertici delle forze dell’ordine, responsabili delle associazioni private) hanno portato la commissione difesa di Palazzo Madama innanzitutto a un punto fermo: «Non vi sono indagini in corso a carico di Organizzazioni non governative in quanto tali ma solo un’inchiesta della Procura di Trapani concernente, tra gli altri, singole persone impegnate nelle operazioni».
E’ il passaggio chiave del documento conclusivo della commissione, approvato all’unanimità .
Il traffico di esseri umani attraverso il Mediterraneo resta comunque un problema senza sosta e anzi si sta scaricando per intero sull’Italia.
La conferma arriva dai dati più recenti di Frontex. Il numero dei migranti arrivati illegalmente in Ue nei primi quattro mesi del 2017 è stato di 47.000, l’84% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016, ma l’Italia continua a vedere numeri in crescita.
Ad aprile sono stati 12.900 i migranti sbarcati in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, con un aumento del 19% rispetto a marzo.
In tutto sono oltre 37.200 i migranti arrivati in Italia nei primi quattro mesi dell’anno, il 33% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Chiusa dunque la rotta terrestre che attraversa i Balcani (anche per via della «barriera» dei campi di accoglienza in Turchia), l’unico percorso praticato resta quello che dal Nord Africa arriva in Italia.
(da agenzie)
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Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
LEONARDO SACCO OPERAVA TRAMITE SUBAPPALTI, DA DUE ANNI ERA STATO SCARICATO DALLA “MISERICORDIA” NAZIONALE… GLI UNICI CHE NON SI SONO MAI ACCORTI DI NULLA SONO I PARTITI, SIA DI GOVERNO CHE DI OPPOSIZIONE
Al di là degli aspetti penali, la storia del Cara di Capo Rizzuto è interessante proprio per capire i meccanismi di finanziamento che hanno portato all’indebito arricchimento di alcuni, in danno dell’assistenza fornita ai migranti.
Ecco dunque i fatti . La Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia il 22/11/2012 aveva stipulato con la Misericordia di Isola di Capo Rizzuto una scrittura privata per l’affidamento dell’organizzazione e la gestione dei servizi socio-sanitari ed assistenziali in favore dei clandestini extracomunitari ospitati presso i centri suddetti.
Decine di milioni di euro a scrittura privata.
Per il raggiungimento degli scopi indicati, nella scrittura privata si afferma che la Confederazione nazionale “partecipa a gare pubbliche e gestisce servizi, ove richiesta da uno o più Associati nei soli casi in cui vi siano ragioni oggettive che impediscano agli Associati stessi di concorrere all’affidamento di servizi, avvalendosi nell’espletamento delle attività delle capacità tecniche degli stessi previe apposite intese…”.
Di particolare interesse per i magistrati sono risultati i seguenti punti estrapolati dal documento: “La Misericordia si impegna a produrre alla Confederazione una relazione trimestrale inerente: a) gli elementi salienti della gestione operativa ed organizzativa, comprendente quanto esplicitamente previsto dalla “convenzione” nonchè eventuali intese su specifici aspetti del servizio concordati con la stazione appaltante ed anche eventuali suggerimenti ritenuti utili e necessari per il miglioramento del servizio; b) la situazione relativa ai costi e ricavi, articolata secondo quanto previsto dalla “convenzione”, indicando le ragioni di eventuali scostamenti da quanto preventivato”.
Il 5 per cento dei Fondi del Ministero dell’Interno alle Misericordie.
E poi c’è il sistema di retribuzione, diciamo così del lavoro delle Misericordie, sia nazionali che locale. “Per gli impegni assunti nell’ambito della presente scrittura, la Confederazione trasferisce alla Misericordia, a titolo di rimborso spese, il 95% dell’importo lordo ricevuto dal Ministero dell’Interno nei termini previsti dalla “Convenzione”.
La Confederazione tratterrà – a titolo di recupero dei propri esborsi relativi agli adempimenti previsti dalla “convenzione” — una percentuale che viene quantificata forfettariamente al 5%”.
Ed ancora: “La Confederazione si impegna a trasferire alla Misericordia (di Isola, ndr) le somme sopra indicate entro il termine di 7 giorni dall’effettivo accredito sui propri conti correnti; la Misericordia si impegna a fornire nel più breve tempo possibile — e comunque non oltre il successivo accredito — idonea documentazione inerente ai versamenti relativi a retribuzioni, ritenute fiscali e previdenziali sui redditi di lavoro dipendente e dell’Iva, se dovuta”.
La ripartizione .
Questo 5 per cento veniva poi così ripartito, sempre secondo l’ordinanza ed in base a quanto affermato da Strucchi: “La Confederazione Nazionale tratteneva il 5%, che veniva ulteriormente ripartito alla territoriale Federazione Regionale e Provinciale. Quindi la Confederazione Nazionale tratteneva il 2%, la Regionale (Calabria) di cui il presidente è Leonardo Sacco il 2%, e il coordinamento zonale (Crotone) di cui è coordinatore don Edoardo Scordio l’1%”.
Nessun controllo sui servizi erogati negli ultimi 5 anni.
Trucchi dichiara ai magistrati di non sapere “se la scrittura privata era stata trasmessa alla Prefettura; le offerte per le gare d’appalto relative alla gestione dei campi profughi di Isola di Capo Rizzuto venivano predisposte da Leonardo Sacco; quando questo non accadeva, le procedure si impantanavano.
Lo stesso Leonardo Sacco selezionava, sempre in via esclusiva, le imprese subappaltatrici del servizio mensa e pulizie”.
Leonardo Sacco veniva insignito della carica di Vice Presidente della Confederazione Nazionale dal 2012 e la manteneva fino all’autunno 2015. Trucchi – continua l’ordinanza – “escludeva che la Confederazione Nazionale avesse mai verificato l’effettività della prestazione resa dai subappaltatori. Per quanto riguarda la rendicontazione della Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, alla Confederazione Nazionale pervenivano le note di debito in funzione delle presenze e dei servizi effettivamente resi per come previsto dalla gara d’appalto. Le note di debito venivano emesse con cadenza mensile e distintamente per le presenze da capitolato e per le eccedenze”.
Le dimissioni di Sacco da dirigente nazionale. Nell’autunno 2015, le dimissioni di Sacco da vicepresidente nazionale “sono state una mia sollecitazione – ricorda Trucchi- perchè veniva meno il mandato fiduciario in conseguenza della notizia che avevo ricevuto circa la partecipazione di un suo parente, un certo Mario Gemelli, nella società Quadrifoglio S.r.l., società sub appaltatrice per la fornitura dei pasti nel capo di accoglienza di S. Anna.
Al riguardo gli avevo chiesto chiarimenti e lui mi aveva dichiarato che si trattava di un caso di omonimia. Tuttavia, con documenti alla mano, gli ho smentito le sue affermazioni, in quanto era emerso che Gemelli Mario era suo cognato per aver sposato Sacco Maria Greca e quindi l’ho invitato a dimettersi.
Per tali motivi ho ritenuto che il Sacco avrebbe potuto avere un interesse occulto all’interno della Quadrifoglio S.r.l. utilizzando il Gemelli Mario come mero suo prestanome. Da questa sua estromissione ho rilevato un raffreddamento dei nostri rapporti”.
(da agenzie)
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Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
SOSPESO ALLA VIGILIA DELLA CONSEGNA DELLE CANDIDATURE E IL MOTIVO NON LO SPIEGA NESSUNO….COSA SUCCEDE A PALERMO?
Luigi Scarpello era fino a ieri uno dei candidati del MoVimento 5 Stelle al consiglio comunale di
Palermo in sostegno dell’aspirante primo cittadino Ugo Forello, uscito dalle Comunarie delle firme false che hanno ribaltato il M5S dell’isola.
Oggi non lo è più perchè il collegio dei probiviri lo ha escluso dalla competizione sospendendolo dal M5S.
Ma la decisione non è stata comunicata dal blog di Grillo nè se ne conoscono i motivi.Eppure Scarpello non è un 5 Stelle qualunque a Palermo: fondatore dell’associazione nella città nel 2009, proprietario della sede di via Sampolo dove il M5S organizzò la raccolta firme per la candidatura di Riccardo Nuti a sindaco nel 2012, poi addirittura nominato tra i migliori attivisti d’Italia nelle graduatorie del M5S nel 2013.
Perchè Scarpello è stato escluso? Lui in un commento su Livesicilia si è limitato a scrivere questo: «Ho ricevuto una comunicazione dal Collegio dei Probiviri in tal senso qualche giorno fa, ma avendo, come previsto, inviato una richiesta di revoca della sospensione al Comitato d’Appello, nell’attesa ancora forse non è appropriato considerarla una notizia definitiva».
Eppure non è la prima volta che Scarpello lamenta di essere stato escluso dal MoVimento 5 Stelle.
Nel novembre 2014 scrisse su Facebook lamentandosi di chi lo aveva cacciato dal Grillo di Palermo l’ottobre precedente “in occasione di Italia 5 Stelle al Circo Massimo”.
Nell’occasione accusò chi nel 2012 “non contava una mazza” e adesso aveva “cariche istituzionale”, un chiaro riferimento agli eletti siciliani in Parlamento.
All’epoca, raccontano gli attivisti, venne allontanato perchè fu accusato di aver condotto una campagna elettorale “personale” e non in nome del M5S.
La defenestrazione di Scarpello non è stata in alcun modo spiegata nè dal candidato sindaco nè dagli altri candidati consiglieri.
Ma qualche attivista si lamenta: “Non è giusto……io se non c’è Luigi Scarpello….M5S lo mando a far in….vaffanculo”, si scrive nel gruppo del M5S Palermo. “Perchè non prendete posizione per Luigi Scarpello, per quale motivo è stato escluso dai candidati ? Da semplice cittadino che non vi vota vedo solo una mancanza di limpidezza, e se nessuno di tutti i candidati che siete non prende posizione nei confronti di Luigi Scarpello vuol dire che non sareste in grado di prendere posizione per difendere alcun cittadino in comune tenuti in pugno dalle leggi del vostro partito”, scrive un altro sulla bacheca del capolista Igor Gelarda.
Intanto però questo è il secondo caso curioso della campagna elettorale dopo la comparsa dell’audio in cui un responsabile dello staff della Camera attaccava il candidato Forello insieme a molti deputati e senatori siciliani del MoVimento 5 Stelle. Audio che curiosamente il M5S ha diffidato dal pubblicare le testate giornalistiche, nonostante i grillini avessero utilizzato audio rubati in altre occasioni.
Senza contare che di recente Grillo aveva chiesto ulteriori sanzioni proprio ai probiviri contro i deputati eletti con i 5 Stelle a Palermo per le accuse che avevano mosso allo stesso Forello.
Comunque la si giri, la storia torna sempre alle firme false e a quella sera in via Sampolo.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
PRIMA DELLA NOMINA LI FA CONTROLLARE TUTTI DALL’AUTORITY SULLA TRASPARENZA E DAL MINISTERO DELLE FINANZE: NON DEVONO AVERE CONFLITTI DI INTERESSE
Ancora poche ore prima di conoscere i nomi dei ministri che comporranno la squadra di governo di Emmanuel Macron.
Inizialmente previsto per oggi, l’annuncio è slittato alle 15:00 di domani. In un comunicato diffuso dall’Eliseo si legge che “il Presidente della Repubblica, insieme al Primo ministro, ha voluto introdurre un tempo di verifica affinchè la direzione generale delle Finanze pubbliche e l’Alta Autorità per la trasparenza della vita pubblica possano realizzare i controlli necessari” per verificare che le personalità designate non abbiano “conflitti di interessi”.
Un controllo fiscale, dunque, già annunciato domenica dal settimanale Le Journal de Dimanche, che a quanto pare ha richiesto più tempo di quanto inizialmente previsto. La paura è che si verifichi un caso simile a quello del 2014, quando Thomas Thevenoud fu investito da uno scandalo riguardante una presunta evasione fiscale solamente nove giorni dopo essere stato nominato Segretario di Stato da Hollande.
Intanto, continua il toto ministri sui possibili nomi in lizza.
Come annunciato dallo stesso Macron a marzo, il gruppo che andrà a formare il governo sarà composto da non più di quindici ministri, provenienti da diversi schieramenti politici, con un numero uguale di donne e uomini.
Tra i criteri annunciati, c’è quello riguardante il cumulo dei mandati, che esclude dalla corsa tutti coloro che hanno “più di tre mandati identici consecutivi”. Un governo eterogeneo, composto da diverse figure che, secondo lo stesso Macron, dovranno incarnare “il rinnovamento” e “la ricomposizione politica”.
Nel gruppo dei favoriti ci sono i fedelissimi della prima ora, coloro che hanno scommesso sulla candidatura di Macron durante la campagna elettorale.
Tra questi il socialista Jean-Yves Le Drian, uno dei nomi di spicco della sinistra francese, già ministro della difesa sotto il governo di Hollande. Schieratosi lo scorso marzo al fianco del candidato di En Marche!, Le Drian dovrebbe mantenere il suo posto all’Hotel de Brienne, garantendo così stabilità in uno dei ministeri più importanti.
Nella schiera dei socialisti c’è poi Gerard Collomb, il sindaco di Lione che la scorsa domenica non è riuscito a trattenere le lacrime dopo l’investitura di Macron all’Eliseo. Collomb è stato il primo rappresentante socialista a dare il suo endorsement a Macron.
Secondo alcuni media francesi, dovrebbe andare a capo del Ministero dell’Interno, anche se per Place Beauveau ci sono altri deputati della sinistra come Richard Ferrand e Cristophe Castaner.
Ai blocchi di partenza c’è poi Franà§ois Bayrou, sindaco di Pau e presidente del partito centrista dei MoDem che ha sostenuto la candidatura di Macron a discapito del repubblicano Franà§ois Fillon. Secondo quanto promesso da Macron, alle prossime legislative En Marche! dovrebbe presentare almeno un centinaio di candidati provenienti da MoDem.
Per il quotidiano Sud Ouest il leader centrista diventerà il prossimo Ministro della Giustizia, notizia smentita dal diretto interessato che commentato l’informazione definendola come “totalmente sbagliata”.
Bayrou potrebbe portare con se altri centristi, come l’eurodeputata Sylvie Goulard, che inizialmente veniva vista come possibile Primo Ministro e adesso aspirante Ministro degli Esteri.
Tra i futuri membri del prossimo governo sono previste anche alcune figure di rilievo provenienti dai Rèpublicains. La nomina del juppeista Edouard Philippe alla carica di Primo Ministro potrebbe aver spianato la strada ad altri personaggi, pronti a schierarsi al fianco del nuovo Presidente della Repubblica.
Secondo una fonte citata dall’agenzia francese Afp, Bruno Le Maire sarebbe pronto a dirigere il Ministero degli esteri o quello della Difesa. L’ex candidato alle primarie di novembre e deputato nella regione della Normandia in queste ultime settimane ha lanciato diversi messaggi mostrandosi disponibile a collaborare con il nuovo governo.
Anche la deputata Nathalie Kosciusko-Morizet sarebbe in corsa per un posto da Ministro. Ex portavoce di Sarkozy e deputata nella regione dell’Ile-de-France, NKM è tra le firmatarie di un appello lanciato ieri da alcuni deputati della destra e del centro, nel quale si richiede ai partiti di “rispondere alla mano tesa” da Macron. Il quotidiano Le Figaro la darebbe alla Difesa, ma lei stessa ha smentito ogni indiscrezione dichiarando di non aver “chiesto nulla” e che “nulla è stato proposto”.
Tra i deputati repubblicani c’è poi Jean-Louis Borloo, ex ministro dell’Economia e dell’Ambiente sotto Sarkozy, che potrebbe tornare ad occuparsi di Ecologia, o Jean Pierre Raffarin, Primo Ministro sotto Jacques Chirac e candidato alla direzione del Quai d’Orsay.
Tra i pretendenti a caccia di un posto circolano inoltre molti nomi provenienti dalla società civile, come quello di Thierry Breton, ex ministro dell’economia sotto Jacques Chirac e attualmente dirigente del gruppo Atos, che secondo BFMTV potrebbe tornare a dirigere Bercy, o Christiane Lambert, presidente della Federazione Nazionale dei sindacati agricoli, possibile ministro dell’Agricoltura. La lista comprende anche Nicole Notat, ex segretaria del sindacato nazionale della CFDT eventualmente al Ministero del Lavoro, e Jean-Pisani-Ferry, economista vicno al Partito Socialista tra i realizzatori del programma economico di En Marche! e quindi candidato per un posto al Ministero dell’Economia.
Nel nominare i prossimi ministri del suo governo, Emmanuel Macron sarà costretto ad un delicato esercizio di equilibrismo tra le varie parti politiche, in bilico tra il rinnovamento e la stabilità .
Le nomine dovranno consolidare l’immagine dell’esecutivo agli occhi dell’elettorato che l’11 e il 18 giugno si recherà alle urne per le elezioni legislative. Per questo, sarà necessario confermare quel superamento tra destra e sinistra diventato la pietra angolare su cui costruire una maggioranza stabile e convincente.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
LO GIUDICA POSITIVAMENTE SOLO IL 20%… PERSINO IL 24% DEI LEGHISTI HA PERSO FIDUCIA IN LUI
Il sondaggio dell’istituto demoscopico Swg non lascia adito a dubbi: il 54% degli itlaliani ritiene “un
disastro” i primi 100 giorni della presidenza Trump.
Solo il 20% azzarda un “buon inizio” mentre il 26% preferisce non esprimersi.
Il peggior risultato in termini di gradimento viene raccolto tra le file degli elettori del Pd: coloro che votano il partito di Renzi rispondono in massa contro Donald Trump, ben il 71%.
Anche chi vota Forza Italia ritiene un disastro il presidente americano per un 49% contro un 29% che per ora lo assolve.
Persino tra gli elettori della Lega, notoriamnete sostenitori di Trump, ben il 26% lo boccia, contro un 56% che lo appoggia ancora.
Infine il M5S: lo boccia il 51% dei grillini, contro appena un 23% che lo giustifica.
Ancora peggio va a Trump il giudizio di quegli elettori indecisi, non schierati: bocciato dal 55% , assolto solo dal 15%
(da “Termometro Politico”)
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Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO L’AMMISSIONE DEL PRESIDENTE DI AVER CONDIVISO INFORMAZIONI TOP SECRET COI RUSSI, ANCHE GLI EUROPEI NON SI FIDANO PIU’
«Come presidente volevo condividere con la Russia (durante un incontro alla Casa Bianca programmato pubblicamente), cosa che ho il diritto assoluto di fare, fatti relativi al terrorismo e alla sicurezza del volo aereo. Ragioni umanitarie, inoltre voglio che la Russia rafforzi notevolmente la sua lotta contro l’Isis e il terrorismo»: così il presidente Usa Donald Trump ha commentato in un tweet le accuse del Washington Post di avere rivelato informazioni top secret alla Russia.
“Ho chiesto da mesi all’intelligence di trovare talpe”
«Avevo chiesto al direttore Comey e ad altri, fin dall’inizio della mia amministrazione, di trovare le talpe all’interno della comunità di intelligence…» aggiunge Trump tornando indirettamente a intervenire sulle indiscrezioni del Washington Post, secondo il quale il presidente americano avrebbe rivelato segreti sull’Isis al ministro degli Esteri russo.
Lo spettro impeachment
Se è vero che Donald Trump ha rivelato un’informazione altamente classificata al ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e all’ambasciatore di Mosca in Usa Serghiei Kisliak potrebbero esserci le basi per un impeachment del presidente americano: lo sostengono avvocati specializzati in tema di sicurezza nazionale in un post pubblicato sul blog di affari legali Lawfare, secondo quanto riporta il quotidiano britannico Independent.
Le rivelazioni potrebbero costituire «una violazione del giuramento del presidente», che potrebbe portare al suo impeachment, affermano i legali, tra i quali c’è anche un docente della Harvard Law School.
Secondo il Washington Post, l’informazione rivelata dal presidente riguarderebbe la minaccia legata all’uso dei laptop in aereo.
«Se il presidente ha rivelato questa informazione per disattenzione o trascuratezza, presumibilmente ha violato il suo giuramento», sottolineano gli avvocati, che citano casi passati in cui le violazioni del giuramento sono state usate – o valutate seriamente – come motivo di impeachment: tra questi i casi di Andrew Johnson, Richard Nixon e Bill Clinton.
«Non c’è alcun motivo per cui il Congresso non possa considerare una grottesca violazione del giuramento del presidente come unica base per l’impeachment…», concludono gli esperti.
(da agenzie)
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Maggio 16th, 2017 Riccardo Fucile
COME LA LEGA VENDE LA SANITA’ AI PRIVATI: LA LEGGE ASSURDA DELLA REGIONE LOMBARDIA DOVE IL GESTORE NON SARA’ UN MEDICO MA ENTI PRIVATI CHE POTRANNO LUCRARE SULLA SALUTE DI 3,3 MILIONI DI MALATI FRAGILI E CRONICI
Il titolo, purtroppo, non è uno scherzo, ma è quello che sta avvenendo in Regione Lombardia.
Per ora riguarda una sola Regione ma, se dovesse realizzarsi, è probabile che in pochi anni troverà estimatori anche in molte altre parti d’Italia.
E’ una vicenda (volutamente) complicata ma proverò a spiegarla nel modo più semplice possibile, convinto che ognuno abbia diritto di essere pienamente informato su quello che riguarda il presente e il futuro della sua salute.
Con due delibere, la n. 6164 del 3 gennaio e la n. 6551 del 4 maggio 2017, la giunta regionale lombarda, senza nemmeno una discussione in Consiglio regionale, sta modificando totalmente l’assistenza sanitaria in Lombardia e cancellando alcuni dei pilastri fondativi della legge di riforma sanitaria la n. 833 del ’78.
La non costituzionalità di tali delibere è stata sollevata attraverso un ricorso al Tar dall’Unione Medici Italiani .
Gli Ordini dei medici di Milano e della Lombardia sono insorti: la giunta regionale si è limitata ad inserire qualche modifica di facciata proseguendo a vele spiegate verso una terza delibera attuativa attesa in questi giorni.
La vicenda riguarda, secondo le stime della Regione, circa 3.350.000 cittadini “pazienti cronici e fragili” che sono stati suddivisi in tre livelli a seconda della gravità della loro condizione clinica.
Costoro riceveranno in autunno una lettera attraverso la quale la Regione li inviterà a scegliersi un “gestore” (la delibera usa proprio questo termine) al quale affidare, attraverso un “Patto di Cura”, un atto formale con validità giuridica, la gestione della propria salute. Il gestore potrà essere loro consigliato dal medico di base o scelto autonomamente da uno specifico elenco.
Il gestore, seguendo gli indirizzi dettati dalla Regione, predisporrà il Piano di Assistenza Individuale (Pai) prevedendo le visite, gli esami e gli interventi ritenuti da lui necessari; “il medico di medicina generale (Mmg) può eventualmente integrare il Pai, provvedendo a darne informativa al Gestore, ma non modificarlo essendo il Pai in capo al Gestore”.
La Regione ha individuato 65 malattie, per le quali ha stabilito un corrispettivo economico da attribuire al gestore a secondo della patologia presentata da ogni persona da lui gestita.
Se il gestore riuscirà a spendere meno della cifra attribuitagli dalla Regione potrà mantenere per sè una quota dell’avanzo, eventualmente da condividere con il Mmg che ha creato il contatto.
Il gestore non deve per forza essere un medico, può essere un ente anche privato e deve avere una precisa conformazione giuridica e societaria e può gestire fino a… 200.000 persone.
E’ facile immaginare che nelle scelte dei gestori conterà maggiormente il possibile guadagno piuttosto che la piena tutela della salute del paziente, il quale potrà cambiare gestore ma solo dopo un anno.
Scomparirà ogni personalizzazione del percorso terapeutico e ogni rapporto personale tipico della relazione con il medico curante. Per una società che gestirà 100/200.000 Pai (Piani di Assistenza) ogni cittadino è un numero asettico potenziale produttore di guadagno.
Il Mmg viene quindi privato di qualunque ruolo, sostituito da un manager e da una società ; ed è questa una delle ragioni che ha fatto scendere sul piede di guerra i camici bianchi.
Se avesse potuto la Lombardia avrebbe cancellato la figura dei Mmg, ma per ora una Regione non può modificare i pilastri di una legge nazionale come la legge 833.
Ma all’orizzonte c’è il referendum sull’autonomia regionale voluto dal presidente leghista, un referendum consultivo ma che verrà fortemente enfatizzato.
Ci sentiremo dire che l’autonomia da Roma permetterà di rendere pienamente operativa questa “eccellente riforma regionale”. Di bufale sulla sanità ne abbiamo già sentite molte, da Renzi alla Lorenzin e questa non sarà l’ultima.
Una “legge eccezionale”, sosterrà la Regione, perchè eviterà che cittadini malati, in maggioranza anziani, debbano impazzire con le ricette, le telefonate interminabili ai centralini regionali per fissare le visite, le code agli sportelli, le liste di attesa ecc. ecc.
La Regione Lombardia non dirà che tutti questi disagi sono stati costruiti ad arte, prima da Roberto Formigoni e poi da Roberto Maroni, per spingere i cittadini verso la sanità privata che li aspetta con gioia per lucrare ulteriormente sulla loro pelle.
Se il Tar non cancellerà queste delibere e se le organizzazione della società civile non si ribelleranno è forte il rischio che molti nostri concittadini accetteranno quasi con riconoscenza il piano della Regione; salvo poi accorgersi che ad essere trascurata sarà proprio la loro salute.
Ma allora sarà troppo tardi.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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