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TERREMOTO, SI INDAGA SU MIGLIAIA DI “FURBETTI DEL CONTRIBUTO”

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

TRUFFA PER INTASCARE IL CONTRIBUTO STATALE: C’E’ CHI SI SPACCIA PER RESIDENTE E CHI TRASFORMA LA CASA DI VILLEGGIATURA ESTIVA IN PRIMA ABITAZIONE

C’è chi si spaccia per residente ma non lo è e chi tenta di trasformare in tutta fretta la casa di villeggiatura estiva in prima abitazione. C’è chi continua a vivere nel suo appartamento dichiarato inagibile ma afferma di essere sfollato e chi attesta il falso sulla dimensione del proprio nucleo famigliare.
Perchè magari i figli studiano in altre città , o addirittura all’estero, e i genitori anziani vivono da anni in una casa di riposo: ma vengono comunque inclusi nella domanda fatta al Comune, nella speranza di vedersi assegnare un finanziamento maggiore dopo il terremoto del 24 agosto 2016.
I sospetti già  c’erano, gli indizi pure: era già  successo all’Aquila, si era ripetuto in Emilia.
Ora però cominciano ad arrivare anche le prime denunce ufficiali da parte delle forze dell’ordine, che indagano un po’ dovunque nei tanti Comuni del cratere sismico del Centro Italia.
E, pur senza sbilanciarsi nelle previsioni, parlano di “migliaia di casi poco chiari”. Inchieste, insomma, che “promettono novità  importanti”. Indebita percezione di erogazioni dallo Stato, falsità  ideologica in atto pubblico, truffa aggravata: sono solo alcuni dei reati contestati a quelli che sono già  stati ribattezzati, dagli stessi investigatori, “furbetti del contributo”.
Il contributo, in questo caso, è quello per l’autonoma sistemazione.
Il famigerato Cas, destinato a coloro che risiedono all’interno delle zone rosse dei Comuni del cratere, o la cui casa è stata danneggiata o distrutta dal sisma.
L’entità  dell’aiuto varia a seconda della grandezza del nucleo famigliare: si va dai 400 euro per i singoli ai 900 per i gruppi di almeno 5 persone, più altri 200 euro previsti in caso di handicap o di ultrasessantacinquenni.
Una misura per aiutare i cittadini colpiti dalla tragedia del terremoto a cui lo Stato non ha ancora messo a disposizione una sistemazione alternativa stabile ma a anche un’ opportunità  per chi vuole indebitamente intascare dei soldi che non gli spettano.
Le prime denunce sono arrivate a Tolentino, 20mila abitanti e 5mila sfollati nell’entroterra marchigiano, in provincia di Macerata.
Qui i terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre del 2016 hanno danneggiato in modo grave quasi 3.900 edifici.
E sempre qui 4 persone, appartenenti a 2 nuclei famigliari diversi, hanno percepito 4mila euro di Cas senza averne diritto. Questo, almeno, è quanto ritengono i carabinieri della Compagnia di Tolentino che hanno condotto l’operazione lo scorso 29 giugno.
L’abitazione dei 4 denunciati era stata dichiarata inagibile dal Comune, e questo aveva permesso loro di accedere al Cas: il problema è che in quella palazzina danneggiata avevano continuato a vivere stabilmente, indicando però un falso indirizzo del domicilio post sisma nella richiesta di contributo avanzata agi uffici comunali.
Ora rischiano fino a 3 anni di reclusione, per indebita percezione di erogazioni dallo Stato.
“È una vergogna che in un territorio ferito come il nostro certe persone si approfittino della situazione”, dichiara il comandante Giacomo De Carlini, che dirige le indagini. “È un’operazione che continuerà  ad andare avanti — aggiunge — affinchè i ‘furbetti’ si rendano conto della gravità  delle loro azioni e della possibilità  di fare marcia indietro prima che sia troppo tardi”.
Il sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, parla di “pochissimi casi, ma che ovviamente amareggiano. Va tenuto presente, comunque, che anche i cittadini che sbagliano vivono situazioni di estremo disagio”.
Il Comune sta collaborando con gli investigatori, fornendo accesso ai dati raccolti dai tecnici, che possono essere incrociati e permettere d’individuare i casi sospetti.
Sta accadendo anche a Norcia, dove la Guardia di Finanza il 3 luglio scorso ha denunciato 2 pensionati e un giovane, accusati di aver attestato falsamente di risiedere in modo stabile nella zona rossa.
Secondo la compagnia delle Fiamme Gialle di Spoleto, guidata dal capitano Simone Vastano, le 3 persone in realtà  trascorrevano nella città  di San Benedetto solo qualche giorno in occasione delle vacanze estive o delle festività  religiose, e per il resto dell’anno vivevano altrove.
Ora sono state segnalate alla Corte dei conti per il presunto danno erariale provocato al Comune, e potrebbero dover rispondere di falsità  ideologica, induzione in errore di pubblico ufficiale e truffa aggravata.
Il sindaco Nicola Alemanno ringrazia la Guardia di Finanza per lo “scrupolo” con cui” sta effettuando i controlli sulle liste emesse dal Comune”. Dal suo staff, però, evitano allarmismi.
Spiega l’assessore Giuseppina Perla: “Le ultime procedure esaminate dai nostri tecnici sono 1700: su queste, circa 200 meritano approfondimenti e revisioni”. Più di un decimo, dunque. “Attenzione, però. Spesso — precisa Perla — si tratta di banali errori, di sviste. E anche laddove risulti una falsa attestazione di residenza, va detto che ci si può trovare di fronte a cattive interpretazioni di una norma che è un po’ complessa, non necessariamente di fronte a un atto doloso”.
Su quest’ultimo punto, però, gli uomini della Guardia di Finanza non sembrano molto d’accordo, e parlano del Cas e degli atri contributi post-sisma come di “un mare ampio, in cui tanti hanno deciso di provare a navigare sperando di ottenere qualcosa, anche contando sul fatto che per le amministrazioni locali è assai complesso gestire questa mole di lavori”.
La normativa, del resto, è assai chiara: parla di “residenza continuativa e abituale” come requisito fondamentale per poter far domanda del Cas.
L’impressione è che chi non capisce, ragionano gli investigatori, si sforzi di non capire. E l’altra, di impressione, è che l’indagine avrà  sviluppi importanti.
Ai cronisti che chiedono ulteriori dettagli sull’operazione, le Fiamme Gialle di Spoleto rispondono con una battuta. “Tranquilli, tanto ci risentiremo presto”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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BERLUSCONI FERMA LA CAMPAGNA ACQUISTI PERCHE’ VUOLE EVITARE IL VOTO ANTICIPATO

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

INDEBOLENDO I VERDINIANI CADREBBE ANCHE IL GOVERNO

La fretta renziana sullo «ius soli» sta suscitando sospetti. Tra i senatori Pd sono in molti a chiedersi che bisogno c’è di ricorrere addirittura a 4 voti di fiducia, uno per ciascuno degli articoli di cui si compone la legge.
Tra l’altro, si fa notare, ogni votazione è un rischio perchè al Senato i numeri sono incerti. I bersaniani sosterranno la riforma, è vero; però mancheranno i voti di Ap. E in assenza degli alfaniani diventeranno decisivi gli 80 senatori che stanno nel mondo di mezzo, in quella terra di nessuno guidata solo dalle rispettive convenienze.
Finora, per conservare più a lungo l’indennità  parlamentare e i benefici annessi, questa zona grigia ha sempre sostenuto il governo nei passaggi decisivi.
Probabilmente andrà  così pure la prossima settimana, quando lo «ius soli» arriverà  in aula; o magari no, nessuno se la sente di mettere una mano sul fuoco.
Di qui il punto interrogativo sulle reali intenzioni di Renzi: per quale motivo il Pd, anzichè scegliere la scorciatoia pericolosa, non imbocca la strada lenta ma più sicura della fiducia su un unico maxi-emendamento?
Servirebbe poi un ulteriore passaggio alla Camera, però il governo non rischierebbe di cadere nel burrone.
Forse, ecco il dubbio, qui sta il vero obiettivo di Matteo: esorcizzare la noia della politica provando il brivido dell’azzardo.
Se lo «ius soli» passa, bene; se non passa e il governo cade, perfino meglio.
In quel caso andremmo a votare sul finire dell’estate o all’inizio di autunno. Per quanto il segretario si sforzi di negarlo pubblicamente, chi gli sta intorno lo descrive tuttora pronto a cogliere l’attimo per tornare alle urne, qualora si presentasse l’occasione.
Una certa preoccupazione lambisce gli ambienti istituzionali e gli stessi leader di opposizione. Uno in modo particolare: il Cav.
Colpo di freno
Berlusconi era stato (e rimane) disposto a votare prima della naturale scadenza, perfino il 24 settembre prossimo, ma chiede in cambio una legge elettorale come piace a lui.
L’ha individuata nel sistema tedesco, interamente proporzionale. Gli eviterebbe patti con Salvini, del quale Silvio non sopporta nè le idee nè le maniere.
Il mese scorso era sembrato che l’intesa sul tedesco fosse matura, ma poi si sa come andò. Da allora, sotto sotto, Berlusconi ha continuato a sperare che Renzi cambiasse idea.
E per ingannare il tempo si è messo a fare campagna acquisti, in modo da avere un maggior numero di senatori il giorno in cui l’altro dicesse «ok, ripartiamo dal modello germanico».
Un paio di verdiniani sono già  stati arruolati e ce ne sarebbero altri 8 che non vedono l’ora, metà  di Ala e l’altra metà  di Alfano.
Sennonchè adesso Berlusconi si è accorto che lo “shopping” potrebbe ritorcersi contro di lui. Ridurre i margini della maggioranza avrebbe l’effetto di mettere a rischio Gentiloni sullo «jus soli».
E se il governo cadesse sugli immigrati, andremmo alle urne con le due leggi elettorali passate al vaglio della Consulta: proprio ciò che il Cav vorrebbe evitare.
Di qui lo stop agli acquisti. Gli appuntamenti in agenda sono stati messi tutti in stand by. A ciascuno dei personaggi è stato recapitato il messaggio: «Sei dei nostri, ma per il momento è meglio se rimani lì dove sei».
Come sostiene Maurizio Gasparri, «per Forza Italia non sarà  in fondo una gran perdita, è gente impresentabile. Anzi, per dirla tutta, siamo alla raccolta differenziata, ecologica certo, ma sempre di quella roba si tratta».
A complicare le relazioni con Renzi, ha contribuito la ricostruzione nel nuovo libro del segretario Pd, dove si narra che il famoso Patto del Nazareno fallì quando Berlusconi confessò candidamente di aver concordato pure con Massimo D’Alema la candidatura al Colle di Giuliano Amato: per non subire la scelta di quei due, Renzi preferì eleggere Sergio Mattarella.
Rivangare la vicenda è come spargere sale su ferite mai del tutto rimarginate. Altro indizio di freddezza: nello scorso weekend, a pranzo con familiari e amici nella sua villa sarda, Berlusconi ha scartato tanto il «piano A» quanto quello «B».
Il primo consiste nell’alleanza con Salvini, il secondo punta a un governo con Renzi. L’uomo ha deciso che vincerà  da solo, proponendo tagli alle tasse, doppia moneta e separazione carriere dei magistrati (pm e giudici addirittura in palazzi separati).
Ha congedato gli ospiti regalando a ciascuno un barattolo di «Marmellata del Presidente», ecologica e autoprodotta.

(da “La Stampa”)

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IL POST SPARITO DELLA ISOARDI: “L’AMORE CHE NON SI DIMOSTRA, NON ESISTE”

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

SALVINI TACE, LEI PURE… LA POLITICA SUPERATA DAL GOSSIP

Vabbè la politica, ma se la politica viene superata dal gossip… Capita allora che durante la registrazione di “Bersaglio Mobile”, su La7, con Matteo Renzi ospite, Enrico Mentana non possa esimersi dal trattare il caso del giorno: il crac Salvini-Isoardi.
La registrazione non è ancora partita, ma i microfoni – è noto a tutti – sono attivi. E parte il fuorionda di Renzi: «Salvini ha tutta la mia solidarietà , sono cose private dai».
Anche se di privato, in una coppia che più mediatica non si può – lui leader politico, lei volto di punta su Rai1 – è sempre difficile parlare. Specie in caso di rottura. Perdipiù clamorosa. Con lei paparazzata con un altro, a Ibiza.
Non sono nè i primi, nè tantomeno gli ultimi. Figurarsi. Ma il polverone è inevitabile. Così come i meme e i tweet di sfottò.
Oggi, lui su Instagram si fa fotografare sorridente a Todi, col capello cortissimo: segno di altri tagli? Lei, tace.
La foto è la stessa di quattro giorni fa, con lei che si strugge per qualcuno che le manca e che dice di amare. I commenti, però… Micidiali.
Alcuni davvero volgarissimi e maleducati.
Fanpage.it rispolvera un post by Isoardi del 4 giugno, poi sparito da Instagram.
Ma eloquentissimo: in un angolo il viso di lui e la frase vergata a mano “L’amore che non si dimostra, non esiste”.
Segno che (forse) la crisi parte da lontano.
Con lui impegnatissimo a vincere le elezioni e lei, più giovane – e senza figli – che vuole più attenzioni e più tempo insieme. Fino al crac.
Che segue di pochi giorni il concerto di Vasco: la coppia ci era andata insieme, come dimostra lo scatto di Salvini di solito riservatissimo sul privato.
Magari, era l’ultima tappa insieme da ricordare, a chiusura di una storia di oltre due anni, iniziata in uno studio Rai.
Lei conduttrice, nemmeno conosciutissima, lui ospite.

(da “il Secolo XIX“)

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NEL PAESE A RISCHIO INCENDI, SETTE REGIONI SENZA MEZZI AEREI

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

PESA ANCHE IL PASSAGGIO DELLA FORESTALE AI CARABINIERI

Che d’estate in Italia ci siano gli incendi non è una novità . Non è neanche una novità  constatare che il sistema di lotta antincendio non funzioni come dovrebbe.
Le Regioni sarebbero titolari per legge della materia; ma si organizzano in ritardo e male per limitare i rischi e approntare i servizi necessari poi.
Addirittura sette Regioni – Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Sicilia e Umbria – non dispongono di nessun aereo o elicottero per spegnere i roghi.
I Vigili del Fuoco denunciano perduranti carenze di uomini e mezzi. Lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato, passato ai Carabinieri, ha creato problemi gravissimi: come nel caso delle Province, oggi molti rimpiangono un organismo che non era molto efficiente, ma che un suo ruolo lo svolgeva.
La pressione sulle strutture della Protezione Civile è quasi insostenibile: gestisce una flotta aerea di Canadair ed elicotteri di discrete dimensioni, ma non può certo fronteggiare in modo efficace le 430 richieste di intervento («concorso aereo») pervenute dal 15 giugno a oggi. Erano state «solo» 308 nello stesso periodo del 2007, l’annus horribilis per i boschi italiani con oltre 10mila roghi.
Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi: dopo un 2013 e un 2014 relativamente «tranquilli», gli ultimi tre anni hanno visto un aumento significativo sia del numero degli incendi che della superficie devastata dalle fiamme.
Colpa del cambiamento climatico e della siccità  che ne consegue, che insieme all’abbandono del territorio fanno sì che i nostri boschi siano degli zolfanelli pronti ad accendersi in modo devastante.
O meglio, ad essere accesi: secondo il recente rapporto Ecomafie 2017 di Legambiente, ben il 60% degli incendi registrati lo scorso anno sono da considerare dolosi. Accesi a fini speculativi (anche se la legge vieta di costruire nelle aree bruciate), oppure dagli stessi lavoratori stagionali impiegati nel lavoro di spegnimento.
La legge affida alle Regioni l’azione di prevenzione e contrasto agli incendi.
Sulla carta, entro il 15 giugno di ogni anno le Regioni dovrebbero presentare i propri programmi di azione e di intervento anche preventivo.
Ma anche quest’anno gran parte di esse si è mossa in ritardo, tra fine giugno e l’inizio di luglio. Qualcuna ancora non ha nemmeno varato il suo piano.
Sempre le Regioni sono tenute ad attivare una propria flotta di mezzi, aerei ed elicotteri. Come detto, sette non ne dispongono: alcune finora utilizzavano quelli del Corpo Forestale o dei Vigili del Fuoco, con una convenzione a pagamento.
Ma la Forestale non c’è più, assorbita dai Carabinieri, e in alcuni casi (come in Sicilia) non c’è nè la flotta regionale nè quella in convenzione. Ma il governatore siciliano Crocetta i soldi per finanziare un esercito di «forestali» assunti dalla Regione li ha trovati.
Esiste una flotta aerea della Protezione Civile, coordinata da una sala operativa. È formata in tutto da 16 Canadair e 12 elicotteri speciali dei Vigili del Fuoco e della Difesa, e viene attivata su richiesta delle Regioni.
In base alla possibilità  operative: quando si arriva a chiedere l’intervento della flotta «centrale», vuol dire che le fiamme sono già  estese. A quel punto la battaglia è già  persa.
A terra le operazioni di spegnimento sono affidate ai Vigili del Fuoco, con cui collaborano uomini e mezzi delle Regioni, dei Comuni, e molti volontari. Un coordinamento difficile, che viene affidato alle cosiddette DOS, le direzione operative di spegnimento.
Sale operative attrezzate dove operano tecnici qualificati. Erano circa 2000, tra dirigenti e operatori, fino al 2016 alle dipendenze della Forestale.
Di questi però solo 300 sono passati ai Vigili del Fuoco, che avrebbero dovuto assorbire le competenze e i mezzi del disciolto (e considerato non particolarmente efficiente) Corpo Forestale.
L’Arma dei Carabinieri, dopo la riforma Madia, si è invece «tenuta» il grosso degli uomini e dei mezzi. Ma il personale è stato affidato ad altri compiti.
Le Regioni non hanno voluto utilizzare i servizi dell’Arma in convenzione.
I Carabinieri, dicono ai sindacati dei VVFF, si sono tenuti persino le autobotti. E molti elicotteri oggi passati ai militari – che pure volavano regolarmente ai tempi della Forestale – non sono considerati più utilizzabili. E sono a terra, in manutenzione.

(da “La Stampa”)

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I “MIGRANTI ECONOMICI” ITALIANI: 285.000 ITALIANI NEL 2016 HANNO CERCATO FORTUNA ALL’ESTERO

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

PIU’ DEGLI STRANIERI SBARCATI NELLA PENISOLA.. SE NE SONO ANDATI DIPLOMATI E LAUREATI NEL CUI PERCORSO DI STUDI LO STATO AVEVA INVESTITO 9 MILIARDI, DUE SU TRE NON TORNANO

In Italia si emigra come negli anni del dopoguerra.
Il Centro studi Idos stima che nel 2016 285mila italiani hanno lasciato il loro Paese di nascita. Nel dopoguerra erano 300mila.
Ad andarsene sono soprattutto laureati e dottorandi in cerca di migliori condizioni lavorative: i “migranti economici” dell’Italia.
Sono più degli stranieri che sbarcano sulle nostre coste: 181mila nel 2016, 200mila quelli attesi quest’anno.
Sono le anticipazioni del Dossier statistico sull’immigrazione 2017, che il centro studi cura insieme alla rivista Confronti.
Da cui si deriva anche che questa fuga di cervelli costa al Paese che non riesce a valorizzarli almeno 8,8 miliardi di euro: tanto lo Stato italiano ha speso per la loro formazione, prendendo la parte più bassa della forchetta.
Idos raggiunge la cifra di 285mila attraverso la comparazione di diverse fonti.
Il primo bacino da cui attinge il centro studi è quello Istat, che registra gli italiani non più residenti. Il dato per il 2016 è di 114mila. Non tutti gli italiani che si trasferiscono all’estero, però, cambiano residenza.
Anzi, nei due Paesi di maggiore emigrazione italiana — Germania e Gran Bretagna — gli uffici statistici registrano da tre anni un numero di nuovi residenti italiani di tre volte superiore rispetto ai dati Istat.
Per questo il dato di Istat è stato moltiplicato da Idos di 2,5 volte. Conferma che il numero di italiani che ha lasciato il proprio Paese è maggiore di quanto intercettato dall’Istat arriva dall’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. In questo caso il dato di nuovi iscritti nel 2016 è di 224mila, di cui il 55% per motivi di lavoro.
Quali sono le nuove Americhe degli italiani degli anni 2000?
Le destinazioni europee più ricorrenti sono la Germania e la Gran Bretagna; a seguire l’Austria, il Belgio, la Francia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Svizzera.
E l’Europa è destinazione per tre quarti dei migranti italiani.
Oltreoceano gli italiani scelgono l’Argentina, il Brasile, il Canada, gli Stati Uniti e il Venezuela. Secondo l’Ocse, l’Italia è ottava nel mondo nella classifica dei Paesi di nuova emigrazione. Partiva da una media di 87mila nel decennio 2005-2014, il numero negli ultimi due anni si è più che raddoppiato.
“Gli studi dell’Ocse dicono che due terzi degli italiani che sono andati a lavorare all’estero poi non ritornano”, spiega Franco Pittau, presidente del Centro studi e ricerche Idos.
Il motivo è che all’estero trovano occupazioni più adatte al titolo di studio e al percorso formativo.
A differenza di quanto succede in Italia: sempre i dati Idos mostrano che due italiani su dieci hanno in Italia un impiego di livello inferiore rispetto a quanto il loro titolo di studio farebbe sperare.
Per gli immigrati in Italia la percentuale è del 40%. Partire, però, è sempre una fonte di nuove opportunità .
Per qualcuno — i 175mila richiedenti asilo e rifugiati accolti nelle strutture italiane — la partenza è motivata da guerre e persecuzioni, dice Pittau.
Negli anni è cresciuta esponenzialmente la percentuale di italiani in partenza con una formazione di alto livello. Se nel 2002 il 51% di chi andava all’estero aveva la licenza media, oggi la percentuale è scesa al 30%, mentre sono aumentati i diplomati (34,8%) e i laureati (30%). E in Italia è il 28% dei giovani ad avere una laurea triennale, mentre la media Ocse è del 36% (meglio con la magistrale: in Italia sono il 20%, in Europa la media è 17%).
Idos stima che in Italia il “costo” sostenuto dallo Stato per il percorso di studi di un proprio cittadino sia di 90mila dollari per un diplomato, da 158mila a 170mila per un laureato (rispettivamente laurea triennale o magistrale) e 228mila per un dottore di ricerca.
Significa che l’Italia solo in laureati andati oltreconfine ha “bruciato” 5,3 miliardi di dollari e in diplomati almeno 3,5 miliardi.
Un danno, spiega Idos, che grazie ai flussi d’ingresso degli immigrati si riduce visto che contribuiscono a oltre 8 punti percentuali di pil e che sta crescendo il numero degli immigrati laureati che si spostano in Italia, soprattutto dall’Est Europa.
Dal 2001 al 2011 sono aumentati di oltre 244mila, i diplomati di oltre 800mila. Con l’andare degli anni, il fenomeno si è ulteriormente accentuato.
Tra il 2012 e il 2014, si legge nel rapporto, “a fronte di circa 60mila laureati italiani espatriati, vi sono circa 15mila laureati italiani rimpatriati e circa 35mila laureati in più tra i cittadini stranieri residente”. Il saldo, insomma, non è così negativo.
Anche sul piano demografico l’apporto degli immigrati è fondamentale. “All’Italia servono tra i 200 e i 270mila cittadini giovani in più per non invecchiare troppo”, commenta Pittau.
Le proiezioni di Idos dicono che nel 2065 “la popolazione residente straniera salirà  da 4,6 milioni nel 2011 a 14,1 milioni nel 2065 (con una forbice compresa tra i 12,6 ed i 15,5 milioni)”.
Senza di loro, nessuno sarebbe in grado di gestire gli anziani: “L’indice di dipendenza degli anziani (cioè il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età  attiva 15-64 anni)” passerà  “dal 30,9% al 59,4% “.
Il welfare del futuro, secondo gli scenari di Idos, passa necessariamente dagli stranieri.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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DA “FRATELLI D’ITALIA” A “FRATELLI DI DONETSK”: E LA MELONI E’ COSTRETTA A PRENDERE LE DISTANZE DALL’INIZIATIVA DEL SUO PARTITO

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

DOPO LE PROTESTE DELL’AMBASCIATA UCRAINA, L’APPOGGIO DI FDI AI SEPARATISTI AL SERVIZIO DI MOSCA DIVENTA “UNA SCELTA PERSONALE DI ALCUNI DEPUTATI CHE NON COINVOLGE IL PARTITO”

I legami non solo ideologici del partito di Giorgia Meloni con i separatisti del Donbass passano attraverso l’iniziativa del consigliere regionale piemontese e capogruppo di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone di aprire a Torino un “Centro di Rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia”, ed in febbraio il deputato Achille Totaro ha chiesto in un’interrogazione al ministero degli Esteri di fare pressioni sull’Osce perchè, davanti ai bombardamenti sui civili, l’organizzazione mantenga un ruolo “super partes”, quando la stessa interrogazione citasse fatti solo “di partes”
E’ difficile comprendere cosa vi sia alla base dell’innamoramento platonico e non ricambiato di Fratelli d’Italia per i separatisti del Donbass, fosse anche la pronunciata idolatria per Vladimir Putin, ma vien da chiedersi se che con i tanti temi e problemi interni di cui i cittadini chiedono conto alla classe politica, proprio le pretese del Donbass debbano essere al centro delle preoccupazioni di Fratelli d’Italia
Le proteste di Totaro, Meloni e Marrone sono i civili sotto le bombe?
Sarebbero credibili se i post che si leggono in rete di Fratelli d’Italia e le interrogazioni parlamentari interessassero anche i civili dello Yemen, o della Somalia. Ma lì, si sa, non c’è il dio Putin
Al di là  di tali considerazioni, con la forma e l’etichetta di prassi l’ambasciata ucraina ha diffuso oggi una nota in cui viene “espresso il dissenso per l’organizzazione, da parte di associazioni russe in Italia con il sostegno di alcuni membri del partito “Fratelli d’Italia”, di una conferenza stampa nella sala stampa di Montecitorio
Con una nota ufficiale giunta nel pomeriggio Fratelli d’Italia ha comunicato che “L’iniziativa di oggi presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati sulla situazione ucraina non rappresenta la posizione di Fratelli d’Italia. Chi partecipa lo fa a titolo personale e non ha titolo a parlare a nome del partito”
L’unica cosa certa è l’imbarazzo di essersi fatti beccare come sempre al servizio di Putin.

(da “Notizie Geopolitiche”)

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PROTESTA DELL’AMBASCIATA UCRAINA CONTRO FRATELLI D’ITALIA: “HA DATO APPOGGIO A ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA NON RICONOSCIUTA DALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE”

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

“UNA PROVOCAZIONE LA CONFERENZA STAMPA SUL DONBAS”

L’Ambasciata Ucraina in Italia esprime “il proprio dissenso per l’organizzazione, da parte di associazioni russe in Italia con il sostegno di alcuni membri del partito “Fratelli d’Italia”, di una conferenza stampa nella sala stampa di Montecitorio per oggi, 12 luglio 2017, volta a promuovere in Italia l’organizzazione terroristica autoproclamatesi “Repubblica popolare di Donetsk”: un’entità  non riconosciuta dalla comunità  internazionale e inventata dalla Federazione Russa nel territorio ucraino.
Agli organizzatori di questa provocazione si ricorda come le azioni destabilizzanti delle truppe russe nella regione ucraina del Donbas hanno provocato tredicimila vittime, fra le quali diecimila civili, oltre a due milioni di sfollati.
Ma non solo, a causa dell’aggressione russa l’Ucraina sta subendo la distruzione della propria economia, delle infrastrutture e del benessere di tutti i cittadini, toccati nel profondo da una guerra ingiusta.
Una tale conferenza stampa nel Parlamento italiano risulta ancora più grave in questi giorni in cui si ricorda il terzo tragico anniversario dell’abbattimento, da parte di questi terroristi, il 17 luglio 2014, del volo Malaysian Airline MH17, in cui persero la vita centinaia di innocenti, cittadini olandesi, australiani, malesi e di altri Stati.
Gli investigatori olandesi, a seguito di indagini scientifiche rigorose sono giunti alla conclusione che il volo MH17 fu abbattuto da un missile portato in Ucraina dalla Russia.
I responsabili del disastro aereo MH17 subiranno un processo in Olanda nel prossimo futuro, come è stato ufficialmente dichiarato dalle autorità  giudiziarie olandesi.
Un tale “evento” non è certamente di aiuto nella promozione del processo di pace di Minsk, e non è di aiuto agli sforzi della comunità  internazionale volti a trovare, nel quadro del diritto internazionale, una soluzione pacifica al conflitto.
Tenendo conto di questa situazione l’Ambasciatore di Ucraina in Italia, Yevhen Perelygin, ha invitato Giorgia Meloni   a fare valutazioni obiettive e imparziali sull’aggressione militare russa nella regione ucraina del Donbas.

(da agenzie)

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“LA FRANCIA NON HA SEMPRE FATTO LA SUA PARTE”: IL MEA CULPA DI MACRON SUI PROFUGHI

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

A TRIESTE IL TRILATERALE CON MERKEL E GENTILONI… MACRON PASSI DALLE PAROLE AI FATTI: LA FRANCIA SI ERA IMPEGNATA AD ACCOGLIERE 7.115 RICHIEDENTI ASILO DALL’ITALIA, NE HA ACCETTATI SOLO 330

E’ durata poco meno di un’ora l’incontro trilaterale tra Gentiloni, Merkel e Macron convocata dal premier italiano a margine del vertice sui Balcani in corso a Trieste.
Al centro dei colloqui, ancora una volta, il nodo dell’immigrazione.
La trilaterale è stata più che altro una bilaterale, con Gentiloni e Merkel impegnati in mezz’ora di colloqui in attesa dell’arrivo di Macron, che ha partecipato all’incontro per meno di dieci minuti.
Al termine dei colloqui, inaugurando la seconda parte del summit sui Balcani, Gentiloni ha ribadito la necessità  di avere «un’Unione europea più coesa e più forte, come garanzia di stabilità  e pace: occorre lavorare per una politica migratoria comune. L’Italia – ha aggiunto – continuerà  a fare la sua parte su soccorso e accoglienza ma allo stesso tempo si batte perchè la politica migratoria non sia affidata solo ad alcuni Paesi».
Ancora una volta Angela Merkel ha elogiato l’Italia «per aver fatto cose fantastiche con i migranti. Siamo solidali con gli italiani». La cancelliera tedesca punta l’attenzione sulla necessità  di stabilizzare la situa in libia «per un trattamento più degno delle persone e contro i trafficanti di esseri umani».
Nel lungo intervento conclusivo Macron ha accennato alla solidarietà  all’Italia e ha ammesso che la Francia «non ha sempre fatto la sua parte, ma che sta accelerando i processi per il diritto d’asilo e l’accoglienza».
Come ha anticipato questa mattina il primo ministro Edouard Philippe a Parigi, anche il presidente francese ha ribadito: «Non possiamo accogliere chi vuole venire in Italia per motivi economici, non hanno gli stessi diritti di chi fugge dalla guerra».
Bene, allora guardiamo i dati ufficiali.
In base all’accordo di ripartizione dei richiedenti asilo firmato nel 2015, la Francia avrebbe dovuto accogliere esattamente 7.115 profughi attualmente in Italia.
Sapete quanti ne ha accettati in due anni? Solo 330. ne mancano 6.785.
Quindi Macron la smetta di ripetere la storia dei migranti economici che nessuno gli vuole appioppare e che lui ha diritto di respingere. Qua si parla di “profughi aventi diritto” che la Francia non ha accolto, ben altra cosa.
Meno ipocrisia e più coerenza, caro Macron: di parolai ne abbiamo già  troppi in Italia.

(da agenzie)

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I DUE “BACI DELLA MORTE” CHE MINANO IL “MACHISMO” DEL CENTRODESTRA

Luglio 12th, 2017 Riccardo Fucile

UN SOVRANISTA CELODURISTA RIDOTTO A   BECCO E UN ANZIANO ORGIASTICO CON UN FIGLIO CHE BACIA UN ALTRO UOMO… E “LIBERO” CONSOLA SALVINI: “HA SOPPORTATO IL MILAN IN SERIE B, SUPERERA’ ANCHE QUESTA”

Dagospia, imbattibile in ogni declinazione di gossip, ha dettagliato sulla telefonata baritonale all’ex moglie Veronica di un Silvio furibondo per la sospetta omosessualità  dell’ultimogenito.
A prima vista, un incubo.
Il giovane leader della virile risolutezza sovranista, erede del celodurismo leghista, ridotto alla condizione di becco, e l’anziano leader della galanteria orgiastica nordimprenditoriale alle prese con un simile intoppo nella dinastia.
E però no, sono due baci che fanno simpatia.
Perchè un conto sono i castelli inespugnabili che ci si costruisce attorno, altro quello che vi succede dentro, dove i corpi esultano ognuno secondo il proprio fuoco. Non è niente, è solo la vita.
E mentre si sprecano le battute sul leader della Lega che vuole uscire dall’euro ma non riesce nemmeno a tenersi la Isoardi, Libero svolge la funzione dell’amico che dice al malcapitato che alla fine chissenefrega, di donne ce ne sono tante:
“I rivali di Matteo hanno già  cominciato a malignare: «Al Bossi dei tempi belli (canottiera, sigaro, sguardo ruvido) non sarebbe mai successo».
Ma si può vedere il bicchiere mezzo pieno.
“Matteo (che a fine mese passerà  qualche giorno a Milano Marittima con gli amici) è libero di fare quello che gli garba. È abituato alle sofferenze d’amore, e infatti ha sopportato il suo Milan in serie B. Supererà  anche questa”
Salvini non ha problemi a sostituire la Isoardi, fa sapere Libero.
Come l’amico che poi porta a bere il malcapitato cornuto.

(da “NextQuotidiano”)

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