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LA NAVE DEI RAZZISTI CONTINUA IL GIRO TURISTICO: INVECE CHE ANDARE A OVEST VERSO LA LIBIA, SALE A NORD A CIPRO

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

ALLE 16.30 E’ ATTRACCATA A FAMAGOSTA… IL 18 LUGLIO NON DOVEVA ESSERE A CATANIA? CHE SI FA, SI PERDE TEMPO SENZA BLOCCARE L’INVASIONE?

Dopo diversi giorni di sosta forzata a Port Said per regolarizzare la documentazione, la   C-Star ha ripreso la navigazione nel Mediterraneo.
Ma la nave che il 18 luglio avrebbe dovuto arrivare a Catania ancora non si vede all’orizzonte.
Dopo aver dato comunicazione di destinazione Tunisi, oggi la C – Star, invece di dirigersi a ovest è andata a nord e alle 16.30 è arrivata nel porto di Famagosta, a Cipro, come certificato dall’ “Ufficial Marine Traffic Global” che monitora le posizioni delle navi in tempo reale, con relativa mappa, velocità  di navigazione e destinazione dichiarata dall’armatore.
Alle ore 23 risulta sempre ferma nel porto di Famagosta.
La missione sta assumendo i contorni di un tour di propaganda degno del peggiore avanspettacolo e già  si dichiara che la missione ha solo un’autonomia di dieci giorni ma che “potrebbero anche essere meno”.
Sulla pagina ufficiale degli organizzatori da due giorni non si parla più della posizione della nave.
Restiamo sempre in attesa di conoscere i dettagli dei finanziatori di questa missione, visto che lo si richiede alle Ong.
Siamo certi che Minniti si farà  parte diligente perchè gli xenofobi tirino fuori costi della missione e relativi nomi, cognomi e indirizzi di chi li paga.

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A 40 CENTIMETRI DAL DISASTRO: IL CNR SEGNALA CHE IL LAGO DI BRACCIANO E’ 163 CM SOTTO IL LIVELLO

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

AVANTI COSI’ E’ CI SARANNO RIPERCUSSIONI SU ECOSISTEMA E FALDA

L’Istituto di Ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle Ricerche (Irsa-Cnr), che da oltre 15 anni svolge attività  di monitoraggio sul lago di Bracciano segnala che negli ultimi giorni si è registrato un abbassamento di circa 10 centimetri, portando il livello del lago a -163 cm: se le condizioni meteo climatiche dovessero rimanere inalterate, portando il livello del lago a -200 cm, si rischiano ripercussioni sull’ecosistema e sulla falda circumlacuale.
Intanto l’emergenza acqua lambisce la Capitale. Sono venti i Comuni in provincia di Roma già  interessati dalla turnazione dell’acqua.
Il razionamento della risorsa idrica predisposto da Acea come misura per fronteggiare la crisi idrica era partito a giugno con 15 Comuni ed ora, a quanto si apprende, è arrivato a quota venti.
Lo stop dell’acqua in questi centri avviene alcune ore a settimana previa comunicazione. Tra i paesi interessati dai turni: Rocca Priora, Rocca di Papa, Zagarolo, Montecompatri, Grottaferrata e Lariano.
L’Irsa-Cnr svolge attività  di monitoraggio volontaria da oltre 15 anni sul lago di Bracciano acquisendo dati quantitativi e qualitativi sulle acque che possono essere utili per valutare i limiti dell’impiego sostenibile.
Le evoluzioni registrate nell’ultimo anno, “che trovano puntale riscontro nelle campagne di misure, non lasciano dubbi circa il significativo avanzamento della linea di riva che ha fatto emergere rocce e sabbia”, spiega in una nota. “La situazione odierna vede un abbassamento del livello del lago pari a -163 cm. Rispetto allo zero idrometrico. Negli ultimi giorni il livello si è abbassato di circa 10 cm.”.
La ricostruzione del modello digitale della cuvetta lacustre “ha consentito di simulare e valutare gli effetti prodotti dalle oscillazioni del livello del lago- avverte l’Irsa Cnr- à‰ stata valutata un’escursione massima sostenibile dal sistema di -150 cm (pari al 13,4% della superficie di fondale adibita ai processi di depurazione)”.
Questo valore “doveva rappresentare il limite minimo di equilibrio che l’ecosistema lacustre di Bracciano potesse sostenere” quindi “ad oggi l’abbassamento di -163 cm.
Espone a significativi rischi il sistema lacustre che necessità  di un’attenta valutazione dello stato di salute, migliorando ulteriormente le conoscenze relative alle debolezze ambientali del lago”.
Gli scenari che si configurerebbero, se le condizioni meteo climatiche e gli emungimenti dovessero rimanere inalterati portando il livello del lago a -200 cm. “Potrebbero corrispondere ad una perdita di superficie adibita ai processi di autodepurazione pari al 22,5% (in pratica il lago si comporta come un grande ecosistema filtro, con effetto tipico dei lagunaggi e dei sistemi di fitodepurazione a pelo libero, con abbattimento in particolare della sostanza organica e dei nutrienti)”, avvertono i ricercatori.
Gli effetti degli abbassamenti idrici nel lago determinano, inoltre, “significative ripercussioni anche sulla falda circumlacuale che svolge un’importante funzione di alleggerimento delle criticità  legate al potenziale innesco di processi eutrofici, influendo sulla diluizione dei nutrienti, sulla circolazione e movimentazione idrologica, sulla riduzione termica eccetera”.
Il caso Bracciano “deve fare scuola a livello nazionale ed internazionale, rivalutando l’importante ruolo della pianificazione e della collaborazione interistituzionale che veda il supporto scientifico strutturato di enti di ricerca ed università , con la consapevolezza che il valore della risorsa acqua con i suoi impieghi antropici ed i numerosi servizi ecosistemi che esprime, deve incoraggiare ad un uso attento e consapevole dell’acqua”.
In aggiunta, le sfide che i cambiamenti climatici impongono, “devono alimentare un sistema diffuso e multiforme di tutela e razionalizzazione dell’acqua in una visione ecologica che la vede parte attiva di ciascuno dei 94 processi ambientali che regolano la vita del nostro pianeta”, conclude l’Irsa Cnr.

(da “Huffingtonpost“)

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I CONTI ACEA NON TORNANO

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

IL COMITATO PER LA DIFESA DEL LAGO DI BRACCIANO: “NON DICE LA VERITA’ AI ROMANI”

Qualcosa non torna nelle spiegazioni date da Acea-Ato2 spa per giustificare il razionamento dell’acqua potabile per un milione e mezzo di romani, previsto a partire da venerdì prossimo se non verrà  trovata una soluzione alternativa ai prelievi dalla riserva idrica di Roma, il Lago di Bracciano.
La multi-utility controllata dal Comune, senza troppi giri di parole, ha rimandato al mittente, la Regione Lazio, la richiesta di conciliare lo stop alla captazione idrica dal Lago con la necessità  di evitare il razionamento con turnazione di otto ore per i cittadini della Capitale: “Spieghi la Regione qual è il piano, altrimenti procederemo con le turnazioni”.
Nei documenti prodotti dal Comitato per la difesa del lago vengono sollevati diversi dubbi che, al momento, non trovano risposta nelle note diramate dall’Acea Ato2 (che l’HuffPost ha provato a contattare senza riuscirci).
I conti, che ruotano intorno ai dati diffusi dalla stessa Acea, non tornano.
Secondo la controllata del Comune dal Lago di Bracciano viene prelevata una quantità  d’acqua pari all’8% del fabbisogno dell’Ato2, l’ambito territoriale in cui rientra anche la città  Roma.
Come risulta dalla Concessione tra Ministero dei Lavori pubblici e Acea e recepita dal decreto interministeriale 1170/90, le risorse idriche prelevate dal lago di Bracciano servono solo il territorio della Capitale, e non altri Comuni.
A non quadrare, quindi, è come lo stop alle captazioni dal lago di Bracciano, a serio rischio di danno ambientale a causa del notevole abbassamento del livello dell’acqua con conseguenti ripercussioni sull’equilibrio del suo ecosistema chimico e fisico, possa comportare la chiusura dei rubinetti, a turno, per un milione e mezzo di cittadini della Capitale. “Il nodo del problema è che Acea non dice la verità  ai romani”, dichiara all’HuffPost l’avvocato Francesco Falconi, membro del Comitato.
Nella richiesta di intervento urgente inviata dallo stesso Comitato alla Regione Lazio il 26 giugno scorso, viene rilevato “il fondato dubbio sull’attendibilità  dei dati forniti da Acea in relazione all’entità  della captazione”.
A fronte dei 1200 litri al secondo comunicati, si legge nella lettera inviata alla Pisana, “da fonti interne ad Acea Ato2 è trapelata la notizia che attualmente si raggiungono i 3500 l/s”, scrive il Comitato. Non solo: perchè, denuncia, “nessuno, oltre ai dipendenti Acea, ha accesso ai locali dell’acquedotto, quindi nessun controllo esterno è mai stato effettuato, contrariamente a quanto dovrebbe avvenire in forza di legge”.
Secondo il presidente di Acea Ato2 spa Saccani, al prelievo d’acqua da parte dell’azienda corrisponde “un abbassamento di 1,5 millimetri al giorno”. Un’oscillazione minima che confligge per forza di cose con la relazione dei ricercatori Azzella e Casasanta, impegnati nello studio del clima e dell’ecologia del Lago di Bracciano, presentata dal Comitato alla Regione per motivare lo stop ai prelievi. In questo studio si legge come “l’abbassamento del livello del lago è sicuramente eccezionale, a cui gli emungimenti di Acea contribuiscono in modo significativo”. Anche il Centro Funzionale Regionale ha registrato dati dissimili da Acea, per un “incremento in discesa giornaliero di circa un centimetro dovuto essenzialmente al prelievo per l’approviggionamento idropotabile e all’evaporazione”, scrive la Direzione Regionale per le risorse idriche nella risposta alla richiesta di intervento urgente arrivata da Bracciano.
“Qui il paradosso è uno solo: oggi Acea minaccia il razionamento, ma la colpa è del lago che l’acqua la dà  o di Acea che l’acqua la butta?”, chiede l’avvocato Falconi. Perchè qui si apre il capitolo della dispersione idrica dovuta a una rete ridotta ormai a colabrodo, con il 44% di acqua sprecata.
“Pur a fronte dell’enorme profitto realizzato, Acea e Acea Ato2 non hanno provveduto, nel corso degli scorsi anni, a porre in essere tutte le dovute misure atte a ridurre gli sprechi di acqua lungo la rete idrica”, denunciano.
Utili corposi che il Comitato ha portato all’attenzione della Regione Lazio: “Nel 2013 Acea Ato2 s.p.a. ha prodotto un utile di quasi 75 milioni di euro, nel 2014 di 77 milioni e nel 2015 di 70 milioni circa. Tali utili sono resi possibili anche e soprattutto dalla mancata effettuazione delle adeguate spese infrastrutturali volte a ridurre la dispersione idrica, a favorire il riciclo delle acque e la loro conservazione”, denuncia il Comitato nella sua relazione.
A fronte, fa notare l’avvocato Falconi, “di un canone annuo di 727,17 euro pagati da Acea per la concessione”. Poca roba. Mentre gli utili di Acea Ato2 spa, controllata al 96,4% da Acea (a sua volta partecipata al 51% da Roma Capitale, al 23,3% dai francesi di Suez e al 5% dal Gruppo Caltagirone) e per il restante dal Comune di Roma, costituiscono, negli ultimi cinque anni, circa un quarto dell’utile di tutto il gruppo Acea. In altre parole, il 25% dei guadagni distribuiti ai soci della multi-utility, arriva dall’acqua.
Ci sono poi altre mancanze da parte di Acea Ato2, secondo gli esperti che stanno lottando per difendere il bacino di Bracciano: “Secondo il Testo Unico Ambientale, ci sono obblighi inadempiuti da parte del concessionario che non riguardano solo la manutenzione della rete idrica. Ad esempio non è mai stato creato un sistema virtuoso del riciclo delle acque piovane, Acea non ha mai provveduto a questo”, dice sempre l’avvocato Falconi.
“Come non ha mai creato le cisterne di accumulo: così, in caso di pioggia in abbondanza, l’acqua in accumulo non viene raccolta e conservata per i periodi di siccità  ma viene dispersa. Buttata”.

(da “Huffingtonpost”)

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COSA SANNO GLI ITALIANI DELL’IMMIGRAZIONE? NIENTE

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

LA COMMISSIONE “JO COX”: UN PAESE IN PREDA ALLA PAURA DEL DIVERSO CON PREGIUDIZI SU IMMIGRATI E MUSULMANI, MA ANCHE SU GAY, DONNE E DISABILI

La relazione della Commissione “Jo Cox” fotografa un Paese in preda alla paura del diverso e che cede volentieri e pregiudizi su immigrati, rifugiati, rom, sinti e musulmani. Ma anche gay, donne e disabili non se la passano bene
La Commissione della Camera dei Deputati “Jo Cox” su fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia, e razzismo ha pubblicato la sua relazione finale dal titolo “La piramide dell’odio in Italia”. La Commissione è stata istituita nel maggio 2016 e la relazione è stata approvata dalla Camera il 6 luglio scorso.
Il lavoro della Commissione ha dimostrato l’esistenza di una vera e propria “piramide dell’odio” alla cui base si trovano stereotipi, rappresentazioni false o fuorvianti, insulti, linguaggio ostile “normalizzato” o banalizzato.
E anche quello che gli utenti di Facebook e dell’Internet hanno imparato a conoscere come hate speech.
Ma non solo, ci sono anche gli stereotipi e le errate interpretazioni della realtà  già  evidenziate dal rapporto IPSOS-MORI di due anni fa e ribadite lo scorso anno da Nando Pagnoncelli nel suo libro.
Alla base dei veri e propri crimini d’odio e delle discriminazioni (razziali e di genere) ci sono proprio le false rappresentazioni, gli stereotipi che generano pregiudizi e che danno corpo agli insulti fondanti spesso e volentieri su vere e proprie menzogne.
Tra gli stereotipi di genere ad esempio c’è quello di chi crede che gli uomini siano dirigenti di impresa e leader politici migliori delle donne.
A pensarlo è il 20% degli italiani. Il 25% degli italiani invece ritiene che l’omosessualità  sia una malattia.
Gli immigrati e la popolazione considerata di origine straniera sono le vittime della maggior parte dei pregiudizi.
Secondo l’Ignorance Index di IPSOS MORI in Italia la maggior parte degli italiani pensa che ci siano troppi stranieri.
Non è una novità , ci sono molti partiti politici che hanno fatto e stanno facendo campagna elettorale contro “l’invasione”. Ma mentre gli italiani pensano che il 30% degli abitanti della Penisola sia straniero in realtà  gli immigrati residenti in Italia rappresentano appena l’8% della popolazione totale.
Tra i principali stereotipi troviamo ad esempio quello secondo il quale la presenza di immigrati è sinonimo di criminalità  e contribuisce a “degradare un quartiere”.
A pensarlo è il 56,4% degli italiani.
Mentre il 48.7% dei nostri connazionali ritiene che i datori di lavoro debbano preferire un lavoratore italiano ad uno straniero. Questo perchè secondo il 35% degli abitanti del Bel Paese gli immigrati rubano il lavoro agli italiani.
La Commissione non dice quali sono le cause di questi pregiudizi. Ma guardando quel 65% di italiani che ritiene che i rifugiati politici siano un peso non si può non pensare a quei leader politici che in questi anni hanno diffuso ogni sorta di bufala sugli immigrati contribuendo ad orientare il pensiero dell’opinione pubblica.
A fare le spese dei pregiudizi sono anche i rom e i sinti.
Il 68,4% degli italiani ritiene che non siano cittadini italiani. Ne consegue che spesso quando una casa popolare viene assegnata ad una famiglia rom gli italiani protestino dicendo “prima gli italiani” ma lo fanno ovviamente senza sapere che le graduatorie per gli alloggi popolari sono aperti a tutti e che i rom hanno diritto tanto quanto gli altri italiani.
C’è infine una fetta considerevole della popolazione italiana che non vuole l’apertura di sinagoghe, chiese ortodosse o templi buddisti vicino a casa.
Nel caso delle moschee ad opporsi è il 41,1% della popolazione.
La commissione descrive un’Italia che è letteralmente preda dei pregiudizi e che si sente assediata da stranieri e da persone diverse. Siano questi omosessuali, stranieri o rom molti italiani fanno fatica ad accettare che si possa vivere diversamente da come lo fanno loro. O meglio, lo accettano ma vorrebbero che i “diversi” se ne stessero ben distanti. L’Italia non è un paese per “diversi”.

(da agenzie)

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PISTOIA, PARROCO ACCOGLIE UN MIGRANTE E NON LO COMUNICA ALLA PREFETTURA: MULTATO

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

“NOI NON SIAMO UN ALBERGO, MA UNA COMUNITA’, HO IL DOVERE DI APRIRE LE PORTE”

L’accoglienza è costata cara a don Massimo Biancalani, il parroco di Santa Maria Maggiore a Vicofaro (Pistoia), multato nei giorni scorsi per non aver comunicato alla Prefettura di aver aperto le porte della chiesa ad un giovane migrante clandestino arrivato dal Ghana. Ora dovrà  pagare una contravvenzione di 320 euro.
Il prete, conosciuto alla questura e alla prefettura per le sue battaglie a favore dell’accoglienza, avrebbe dovuto trasmettere i dati del ragazzo alla Prefettura entro 48 ore. Non l’ha fatto, ma due agenti della Polizia si sono presentati in canonica senza avvertire il prete e hanno scoperto la presenza illegale del 26enne ghanese.
D’altro canto don Biancalani non nasconde nulla ma è pronto a fare ricorso, forte dei suoi principi morali, etici, religiosi: “Noi non siamo un albergo ma una comunità . Io devo aprire le porte, me lo dettano la mia coscienza e i miei riferimenti etici. Come parrocchia abbiamo scelto di ospitare anche ragazzi dalla strada, in condizioni di clandestinità . In teoria so che non li potrei tenere ma moralmente sento il dovere di accogliere tutti, anche loro. Per alcuni ho fatto dichiarazione di ospitalità  ma per tanti altri non l’ho eseguita perchè sono in condizioni troppo precarie, vanno protetti da una eventuale espulsione”.
Nel caso specifico il ragazzo ghanese gli era stato segnalato da un amico. Arrivato dal Nord Italia a Pistoia era stato accolto da don Massimo che aveva iniziato ad inserirlo in un progetto di orti biologici.
Prima di fare la segnalazione della sua presenza alla Prefettura, il parroco aveva pensato di far passare qualche giorno per conoscerlo meglio, per capire la sua situazione ma non ha fatto in tempo.
“Ora il ragazzo — racconta il prete — non è più da noi ma in chissà  quale altra città  a vagare di nuovo mentre in parrocchia poteva essere inserito. Mi hanno riferito che in passato aveva tentato di entrare in Spagna con un passaporto falso. Ma vogliamo dirci la verità ? Sono in tanti a farlo: mettono da parte dei soldi, vanno a Napoli dove fanno un passaporto falso e provano ad entrare in Germania, Francia, Spagna. Che devono fare?”.
Don Massimo non intende pagare la multa. Si opporrà  con gli strumenti della Legge, ma punta il dito contro lo Stato: “Questi ragazzi non hanno commesso reati, è una Legge ingiusta a consegnarli alla clandestinità  semplicemente perchè vengono da un Paese dove non ci sono conflitti. In Nigeria non c’è una guerra ma vivono in uno Stato ridotto alla povertà  dalla corruzione così come in Gambia dove non c’è un conflitto ma una dittatura che dura da anni. A cosa serve la distinzione tra migrante economico e profugo? È solo sulla carta. Questi giovani non si muovono per villeggiatura ma perchè nel loro Paese ci sono condizioni economiche, politiche, sociali esplosive. La nostra legge confina questi ragazzi in un limbo di clandestinità . Nei prossimi anni le chiese saranno sempre più santuari dei rifugiati”.
Don Biancalani non è soddisfatto del lavoro del lavoro del ministro dell’Interno Marco Minniti. Salva solo Emma Bonino: “L’unica che sta dicendo delle cose sensate”. E lancia un allarme: “Entro pochi mesi ci troveremo in una situazione di crisi umanitaria: saranno centinaia i ragazzi che usciranno dal programma di protezione e anche se avranno il permesso di soggiorno non sapranno dove andare a dormire”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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TOTI SI BECCA UNA DENUNCIA ALL’UNESCO: “SFREGIATA PORTOVENERE CON IL SUO RED CARPET”

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

IL SUO TAPPETO ROSSO FA RIDERE TUTTA LA LIGURIA, E PASSI… MA PIANTARE CHIODI SULLE ANTICHE PIETRE DEL SELCIATO PER FISSARLO AL SUOLO E’ COSA FUORI DAL MONDO

In tutta la regione impazza “la Liguria dei red carpet”: «Sarà  un’estate da star quella che attende in Liguria turisti e abitanti, pronti per essere accolti da 27 tappeti rossi stesi in 32 Comuni da Ponente a Levante, per un totale di quasi 50 chilometri di passerella», annunciava qualche giorno fa l’ufficio stampa della Regione.
Ma la controversa iniziativa ora si arricchisce di una nuova contestazione: secondo il Pd a Portovenere il tappeto rosso avrebbe provocato un danno e il gruppo in consiglio regionale ha scritto alla Soprintendenza e all’Unesco (il borgo è patrimonio mondiale dell’umanità ) per denunciare il governatore Giovanni Toti, che ha spinto moltissimo su questa operazione.
Scrivono i consiglieri Raffaella Paita e Juri Michelucci: «Con il red carpet Toti ha offeso Portovenere. Perchè quel tappeto rosso che attraversa tutto il borgo e arriva fino alla Chiesa di San Pietro non è solo uno sfregio volgare a un patrimonio storico e artistico unico, ma rappresenta anche un vero e proprio danno materiale. Come abbiamo scritto in una lettera inviata alla Soprintendenza e all’Unesco (Portovenere è patrimonio mondiale dell’umanità  dal dicembre del 1997) i chiodi con cui è stato fissato il red carpet danneggiano le antiche pietre del selciato e vorremmo capire quali autorizzazioni hanno avuto le Giunte regionale e comunale per avviare un’operazione del genere.
«Inoltre – concludono Paita e Michelucci – è davvero difficile non notare la stridente contraddizione fra l’apparente modernità  del tappeto rosso e la sua collocazione in un contesto davvero unico come questo che, non a caso, conosce specifiche e puntuali misure di tutela. A nessuno che ami davvero questa terra aspra e bellissima, riservata e orgogliosa com’è la Liguria sarebbe mai venuta in mente un’operazione così ridicola. Questa regione è stata costruita con la fatica umana, da gente umile che ha rispetto per la sua terra. E adesso si trova vittima di un’operazione di marketing penosa, che non ha nulla a che fare con la sua storia».

(da “il Secolo XIX”)

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LO SQUALLIDO VIDEO DEL POLIZIOTTO CONTRO IL MIGRANTE: “FUORI DALLE PALLE, TORNA IN BURUNDI”

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

IL POLIZIOTTO CHE STRATTONA E INSULTA UN RAGAZZO INERME, ALTRA PAGINA INDEGNA DELLA NOSTRA POLIZIA

«Fuori dalle palle… vai al tuo paese… vai in Africa… torna in Burundi».
Un poliziotto in stazione superare i limiti con un inerme migrante.
Un video che sta facendo discutere, quello pubblicato sulla pagina Facebook del “Progetto 20K”, ovvero di un gruppo di donne e uomini che stanno operando come volontari a Ventimiglia per la grave situazione in cui si trovano centinaia di persone che vorrebbero passare il confine tra Francia e Italia.
Le immagini mostrano l’uomo in divisa in servizio sulla banchina della stazione mentre strattona il giovane che, a sua volta, cerca di dire la sua ma in cambio riceve frasi assolutamente fuori luogo, anche considerata la concitazione e pur considerando che tanto i migranti quanto le forze dell’ordine sono in qualche modo vittime di una situazione più grande di loro, con l’incapacità  dei paesi dell’Unione europea di rispettare gli impegni presi a suo tempo sull’accoglienza.
La situazione si risolve con il ragazzo che si allontana, sotto gli occhi di una collega del poliziotto e di due alpini che osservano la scena.
Sono centinaia, ad ora, i commenti in calce al video sulla pagina dei volontari che pochi giorni fa sono stati anche a Genova per un incontro nelle rovine della chiesa di Santa Maria in Passione in cui hanno raccontato la loro esperienza, portato la testimonianza del loro impegno e insieme ai medici che operano sul territorio hanno anche organizzato una raccolta di materiali e farmaci per i migranti bloccati in Liguria.

(da “il Secolo XIX”)

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FINANCIAL TIMES ATTACCA RENZI: “IL SUO LIBRO POTEVA ESSERE UN TRAMPOLINO DI LANCIO, INVECE REGOLA I CONTI. VILE ATTACCO A LETTA”

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

“NON SPIEGA COME L’ITALIA POSSA TORNARE COMPETITIVA”

Il Financial Times boccia il libro Avanti di Matteo Renzi. Per il quotidiano finanziario inglese “probabilmente” la pubblicazione del libro “non sarà  il momento in cui Renzi recupererà  il suo rapporto con il popolo italiano”, anche se l’ex primo ministro “continua a rimanere il più popolare tra tutti i leader”.
Ma pur avendo “una visione politica più vivace di qualsiasi altro politico italiano”, il segretario del Pd “non scrive abbastanza” di come debba fare l’Italia per “riconquistare competitività  globale, in settori come il commercio e innovazione” nelle pagine del libro che racconta i mille giorni a Palazzo Chigi.
Anzi, spiega James Politi nel suo editoriale ripercorrendo gli ultimi mesi della recente stagione politica, dal referendum costituzionale alla riconferma alla guida dei democratici, “Avanti doveva essere un trampolino di lancio” per la sua “missione” ma “riprende le vecchie lotte”, “regola i conti con gli oppositori e attacca i media per il trattamento sleale contro di lui, la sua famiglia e i suoi alleati”.
Secondo il giornalista del Financial Times, “uno dei passaggi più forti è l’attacco vile al suo predecessore Enrico Letta“ per “avergli tenuto il broncio”, dopo il famoso ‘Enrico stai sereno’ e il passaggio di consegne a Palazzo Chigi.
Il quotidiano britannico parla anche della sfida alla Ue legata al deficit al 2,9% per 5 anni e ripercorre il rapporto “intenso ma complicato” con la cancelliera Angela Merkel e le istituzioni europee. “A Roma — aggiunge Politi — si dice che il suo progetto sia arrogante e il suo libro rischia di rafforzare questa percezione”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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ESTATE IN CITTA’, NIENTE VACANZE PER UN BAMBINO SU TRE

Luglio 24th, 2017 Riccardo Fucile

AL SUD LA PERCENTUALE E’ DEL 65%… IL RIFUGIO DIVENTANO LE PARROCCHIE CHE OSPITANO DUE MILIONI DI RAGAZZINI… TROPPO COSTOSI ANCHE I CENTRI COMUNALI

Primo giorno di scuola, tema: «Come hai trascorso le vacanze estive?». Svolgimento: «Davanti alla tv».
In Italia un bambino su tre non sa cosa voglia dire passare una settimana lontano da casa. La coda lunga delle crisi picchia sui piccoli: quasi uno su tre è «a rischio povertà  ed esclusione sociale». §
Significa non poter contare su cure mediche e un’alimentazione adeguata e non essere nelle condizioni di seguire un percorso scolastico e di formazione regolare.
Altro che vacanze, un lusso per il 65% dei bambini del Sud Italia e per il 35% del Nord.
Per la metà  delle famiglie che non può permettersi di lasciare la città , la difficoltà  sta nel far quadrare i conti di tutti i giorni. Figuriamoci gli extra.
Estate in oratorio
«Fino a qualche anno fa una settimana di vacanza era la normalità , alla portata della stragrande maggioranza delle famiglie. Non è più così, tanti non arrivano nemmeno a mettere insieme i soldi per il centro estivo – racconta don Riccardo Pascolini, della diocesi di Perugia e presidente del Foi, Forum degli oratori italiani -. Le parrocchie italiane quest’estate accoglieranno oltre due milioni di bimbi e adolescenti. Chi ha qualche cosa in più, lascia un contributo per gli altri. Una vocazione all’accoglienza insostenibile senza il lavoro di oltre 400mila volontari».
Altra possibilità , ma non per tutti, sono i centri estivi organizzati da Comuni e associazioni. Tanti si pagano sulla base del reddito della famiglia, le domande sono in costante aumento nella fasce più basse.
Ma anche 20 euro in più la settimana possono essere un problema, soprattutto se da moltiplicare per due o tre figli.
Animatori e animati
«Mi è capitato di accompagnare dei bimbi in centro e vederli sorpresi dalla Mole Antonelliana. Non l’avevano mai vista» racconta Gioia Raro, educatrice tra i fondatori di FalkLab, dal 2005 al lavoro con i ragazzi del quartiere popolare Falchera, periferia Nord di Torino. Quota d’ingresso: 10 euro.
«Cerchiamo di organizzare almeno una gita al mare, la più attesa. Uscire dal quartiere è importante per cambiare la prospettiva e immaginare un futuro diverso» conclude circondata da «animati e animatori».
Tra loro c’è Gabriele, sedici anni e un bel sorriso. Trascorrerà  la sua estate con i ragazzi del quartiere a organizzare tornei di calcetto e pallavolo e un pigiama party per i più piccoli.
Perchè? «Perchè sto bene io e stanno bene loro». Sulle sue vacanze mancate ha una risposta collaudata: «Sono anni che non ci vado, mi sono abituato. E poi il mare nemmeno mi piace».
In lista d’attesa
Senza i ragazzi come Gabriele, le estati a costo zero o quasi non si potrebbero organizzare. A Porta Palazzo, crocevia culturale torinese, il centro estivo organizzato da parrocchia e dall’associazione Asai accoglie 250 ragazzi e 50 animatori, tutti volontari. Venti euro a settimana, meno dello scorso anno, per i fratelli sono 15 euro.
In tanti faticano. E c’è anche una la lista d’attesa. «Non siamo abituati a lamentarci, ma siamo in rosso. Ci siamo fermati a 50 bambini in lista, poi abbiamo smesso di tenere il conto: posto per tutti non ce n’è» racconta su una panca della parrocchia di San Gioacchino l’educatore Fabrizio Maniscalco.
Alle sue spalle il cortile, dove si gioca a palla prigioniera. «La comunità  più numerosa dall’anno scorso è quella cinese, che ha superato la marocchina. Oltre alle gite ai musei e in piscina, organizziamo laboratori artistici e creativi. Ora anche corsi di ideogrammi». Pranzo al sacco, chè soldi per la mensa non ce ne sono.
«Prima di mangiare uno dei bimbi racconta a tutti gli altri una cosa bella capitata durante la giornata – racconta Valentina Formaggio del Cecchi Point, al lavoro a Porta Palazzo -. I telefoni non si possono usare, siamo qui per stare insieme. Se i ragazzini passano tanto tempo con la testa china su uno schermo, è solo perchè non c’è nessuno capace di stimolarli».
La pausa di agosto
Gli educatori al lavoro d’estate sono gli stessi che seguono i bambini nel dopo scuola durante l’anno e sono troppo pochi per organizzarsi con i turni anche ad agosto.
A chiudere solo due settimane è l’Estate Ragazzi del Parco del Valentino, centro estivo di strada: da giugno a settembre compaiono un tendone, un canestro, sedie e tavoloni.
Ostacoli burocratici
L’iscrizione è di 23 euro la settimana «anche a rate di un euro». Nell’afa di luglio un ragazzone sorridente che deve scontare una pena rieducativa gioca a carte con una bimba di dieci anni, appena arrivata con la famiglia dalla Siria.
Poco più in là  si tengono un corso di danza africana e lezioni di italiano con i gessetti sull’asfalto. Tutto intorno se ne stanno giorno e notte una ventina di giovanissimi spacciatori.
«Anche loro ogni tanto si scordano di “lavorare” e si mettono a giocare a pallone o a ballare – raccontano gli educatori di Asai Riccardo D’Agostino e Ingrid Muglioni -. Noi accogliamo tutti. Ogni anno riusciamo a coinvolgerne almeno un paio, che poi si iscrivono ai corsi di italiano e partecipano alle borse lavoro. Può sembrare poca cosa, ma siamo qui anche per loro».
E chi aiuta quelli che aiutano tutti? Nessuno. Anzi in molte circostanze gli ostacoli da superare assumono la forma di nuovi codicilli e restrittivi regolamenti amministrativi a fronte di mezzi a disposizione sempre più scarsi.
«Le difficoltà  burocratiche aumentano di anno in anno, le risorse diminuiscono – concludono -. Un esempio? Per avere le sedie abbiamo dato al quartiere 1.400 euro di cauzione. Ogni anno qualcuno la notte se le lancia addosso o magari ci dorme sopra, spaccandole. E noi paghiamo».

(da “La Stampa”)

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