Destra di Popolo.net

DOPO LE MINACCE RAZZISTE A DON BIANCALANI, IL VESCOVO REAGISCE: “SI E’ OLTREPASSATO IL LIMITE”

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

I “TEOLOGI” AUTODIDATTI DI FORZA NUOVA ORA VOGLIONO   “VIGILARE SULLA DOTTRINA” E ANNUNCIANO LA PRESENZA ALLA MESSA, IL VESCOVO MANDA IL VICARIO IN SOSTEGNO, MINNITI NON MANDA NESSUNO A RISTABILIRE LA LEGALITA’… DON BIANCALANI: “SE SI PRESENTANO CON BANDIERE E SIMBOLI LI CACCIO A CALCI”

Una farsa: Forza nuova dice di voler organizzare una presenza consistente per “controllare” la messa di domenica prossima celebrata nel pistoiese da don Biancalani, il prete che aveva accompagnato alcuni migranti in piscina, e il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, reagisce annunciando che alla celebrazione sarà  presente anche il vicario generale.
«Credo che qui si stiano davvero oltrepassando i limiti. Spero solo che si voglia scherzare, anche se lo scherzo mi pare di cattivo gusto», afferma il vescovo dopo un comunicato di Forza Nuova ripreso dai giornali locali.
La diocesi di Pistoia precisa «in un post sulla propria pagina Facebook – che il vicario generale don Patrizio Fabbri è stato inviato a concelebrare con don Massimo Biancalani, non a sostituirlo”.
«Da quello che leggo si vorrebbe profanare la SS.Eucaristia con l’assurda motivazione di andare a controllare l’operato di un prete addirittura mentre celebra un Sacramento e facendo diventare la celebrazione eucaristica teatro di contese e di lotta. Richiamo tutti con forza alla ragione, considerando la gravità  di ciò che si vorrebbe fare. Anche chi si contrappone – prosegue il vescovo – a queste inqualificabili intenzioni, non può scegliere modi che ledono la sacralità  dell’Eucaristia. A Messa si va esclusivamente per partecipare con fede al divino sacrificio, ricevere la grazia di Cristo e imparare a vivere nell’amore fraterno. Ogni altra finalità  ha qualcosa di sacrilego. Intanto annuncio che domenica prossima a Vicofaro, la celebrazione eucaristica sarà  presieduta dal mio vicario generale».
«Ricordo anche, perchè sia a tutti chiaro, – conclude il vescovo – che sull’operato di un prete, sul suo insegnamento e la sua azione pastorale, giudice è il vescovo, nessun altro può prendere il suo posto. Chi ha da fare critiche, le faccia sempre con carità  cristiana direttamente al prete o al vescovo”.
Con l’annuncio dei militanti forzanovisti la tensione fa un ulteriore passo in avanti. Le forze dell’ordine sono in allerta, ma non risulta che nessuno sia stato denunciato per i commenti infami sul sacerdote.
Don Biancalani a Repubblica dichiara che «se si presenteranno con simboli e bandiere li caccerò fuori a calci, altrimenti sono liberi di entrare».

(da agenzie)

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LO SGOMBERO VERGOGNOSO E L’ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI IRREPERIBILE IN VACANZA

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

QUANDO LA RAGGI SCRIVEVA: “I RIFUGIATI SONO NOSTRI FRATELLI E SORELLE, ROMA CITTA’ ACCOGLIENTE FARA’ LA SUA PARTE”… COME NO, A MANGANELLATE

Virginia Raggi e l’Amministrazione di Roma Capitale sui migranti hanno delle idee precise. Ma se non vi piacciono ne hanno altre.
Ad esempio a volte la sindaca di Roma è per l’accoglienza zero, e in quelle occasioni il M5S scatena il fuoco di fila dei suoi contro “il business del PD”.
Altrove invece, soprattutto se è in presenza della collega Ada Colau di Barcellona, veste i panni francescani e predica l’accoglienza per i nostri fratelli migranti. Per quanto riguarda lo sgombero dei rifugiati di palazzo Curtatone il Comune ha inaugurato la linea dell’assenza
La politica dell’accoglienza di Roma Capitale si fa con gli sgomberi
La scandalosa vicenda dello sgombero di palazzo Curtatone e degli scontri in piazza Indipendenza non sono che l’ennesimo esempio della politica del M5S sulla pelle dei migranti.
Anzi, dei rifugiati, visto che gli occupanti di palazzo Curtatone (per la maggior parte di origine eritrea) hanno tutte ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato politico.
Si tratta quindi di persone che erano regolarmente presenti in Italia. Il Comune però sulla vicenda non ha mai saputo prendere una decisione chiara preferendo lasciar fare tutto alla Prefettura e rendendosi così corresponsabile dello scempio cui abbiamo assistito in questi giorni.
Quando la Raggi chiamava “fratelli e sorelle” i rifugiati e parlava di Roma come una città  accogliente che avrebbe saputo fare la sua parte (fonte: Twitter.com)
Il Comune è stato praticamente assente nella gestione del primo sgombero (quello da palazzo Curtatone) e del successivo (quello degli sgomberati fatti sloggiare con idranti e manganelli dalle aiuole di Piazza Indipendenza).
L’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati ha deplorato la gestione della situazione e Medici Senza Frontiere, sul posto a prestare assistenza ai rifugiati, ha fatto notare come agli incontri in Prefettura non fossero stati invitati a partecipare i rappresentanti degli occupanti.
Ieri inoltre la prefettura non ha inviato nessuna ambulanza per trattare eventuali feriti che sono stati curati solo da MSF.
Qualcuno vede nei fatti di questi giorni la replica dello sgombero del Baobab di via Cupa del settembre scorso. Sgombero dopo il quale il Comune aveva preso l’impegno di studiare il problema. Senza trovare, ad oggi, una soluzione.
L’assessora Baldassarre in vacanza durante gli sgomberi
Il 23 agosto l’assessora alle politiche sociali Laura Baldassarre scriveva su Facebook che i rifugiati avevano rifiutato l’offerta di una sistemazione temporanea per 80 persone (su 400) in due strutture della città  e per soli sei mesi
Non è certo il modo di risolvere il problema ma solo un sistema di prendere tempo, salvo poi doverlo affrontare ad inizio dell’anno prossimo.
Senza contare che la soluzione per sistemare parte dei rifugiati è stata trovata dalla proprietà  dello stabile di via Curtatone e non dalle istituzioni.
Quando Baldassarre parla di “strutture della città ” dimentica di dire che una delle due (le otto villette messe a disposizione da Idea Fimit) si trova in un’altra città : in provincia di Rieti. Stefano Fassina su Twitter inoltre sostiene che i posti offerti fossero in realtà  solo 46. Christiam Raimo su Internazionale denuncia invece che in alcune delle strutture a Torre Maura non ci sarebbero nemmeno i bagni.
C’è poi un dettaglio rivelatore sull’assenza concreta del Comune nella gestione della questione: la Baldassarre al momento non è nemmeno a Roma.
È in vacanza all’estero, fanno sapere dall’ufficio stampa, e forse dovrebbe tornare nella giornata di oggi. A cose fatte insomma.
Tanto più che in un’intervista a Repubblica il capo della Polizia Franco Gabrielli chiede conto al Comune su che fine hanno fatto i 130 milioni di euro previsti da una delibera di spesa del Commissario Tronca al fine di   implementare soluzioni alle occupazioni abusive.
Quei soldi sono stati stanziati? E se sì come sono stati spesi?

(da “NextQuitidiano”)

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IL VATICANO ACCOGLIERA’ I RIFUGIATI ERITREI SFLOLLATI, SCHIAFFO A MINNITI E RAGGI: “VENGONO RIMOSSI DONNE E BAMBINI, I RIFIUTI RESTANO IN STRADA”

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

IL VESCOVO AUSILIARIO DI ROMA PAOLO LOJUDICE: “SERVONO POLITICHE DI INTEGRAZIONE REALE, NON DI ESCLUSIONE, CHI NON E’ CAPACE SI FACCIA DA PARTE”

La diocesi del Papa è pronta ad accogliere i rifugiati sgomberati oggi nella Capitale.   A pochi giorni dal messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà  celebrata nel 2018, arriva un impegno concreto da parte delle istituzioni ecclesiali.
Per monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma e delegato Migrantes della Conferenza Episcopale del Lazio, “è arrivato il momento di stabilire politiche di convivenza pacifiche per una integrazione reale. Gli sgomberi, come quello di oggi, non sono certamente una risposta adeguata”.
Il presule, da sempre vicino ai migranti, è stato presente allo sgombero di rifugiati eritrei ed etiopici in piazza Indipendenza a Roma.
“Sono seriamente preoccupato — prosegue Lojudice — per quanto avvenuto che non porta però a nulla senza risposte concrete e capillari in tutta la città . Da qui, come detto anche da altri esponenti del mondo cattolico, c’è bisogno di una risposta progettuale e strutturale. Per questo siamo disponibili a partecipare a incontri di programmazione con le istituzioni competenti e con chi ha veramente a cuore questi problemi per trovare vere e proprie soluzioni per garantire un futuro diverso a questi uomini, donne e bambini che hanno solo la colpa di essere fuggiti da realtà  di guerra e povertà  nella speranza un futuro diverso”.
Lojudice non fa sconti a nessuno: “Possiamo chiamarla la ‘città  degli sgomberi’: sì, la città  ‘eterna’, la ‘Roma Capitale’ si è trasformata in una città  che fa ‘piazza pulita’, dove, nel cuore dell’estate, con i terremoti che incombono e con gli attentati che ci fanno aver paura, devono emergere il diritto e la giustizia a scapito di altro. Magari l’immondizia, quella vera, resta per le strade, ma le persone, famiglie intere con donne e bambini vanno rimosse. Due sgomberi in pochi giorni, — sottolinea ancora il presule — in due punti della nostra città , uno a via Quintavalle a Cinecittà , e uno a via Curtatone, a due passi dalla Stazione Termini: due sgomberi che hanno provocato degli accampamenti: uno, direi molto originale, nel portico della basilica dei Santi Apostoli e uno nei giardini di piazza dell’Indipendenza”.
Il vescovo ausiliare di Roma tiene a precisare anche “l’inadeguatezza del termine ‘sgombero’, usato per macerie e rifiuti e non adatto alle persone. Stiamo rivelando il vero volto delle nostre intenzioni: liberarci di qualcosa, o forse di qualcuno. Ma è pura illusione: quelle persone esistono, sono vive, in carne e ossa, respirano, mangiano: sono come noi, come me come tutti. L’unica differenza è che sono nate nel posto sbagliato, sono cresciute nel posto sbagliato e, purtroppo, non vorrei dirlo, sono ‘arrivate’ nel posto sbagliato. Mi piacerebbe pensare che sono arrivate nel posto giusto”.
Da queste considerazioni nasce la domanda di Lojudice: “Perchè non immaginare di accogliere, proteggere, promuovere, integrare, come ha recentemente proposto Papa Francesco, migranti, rifugiati e chiunque si trova in una situazione di marginalità , italiani compresi? ‘Abbiamo già  tanti problemi noi italiani! Non riusciamo a trovare lavoro e occupazioni decenti noi…’.   Questi sono i discorsi che si propongono, dietro i quali ci mascheriamo.   Se è vero che oggi la guerra è globale, perchè non pensare di rendere globale anche la solidarietà ?”.
Per il presule “non si tratta di favorire alcuni a scapito di altri ma di combattere insieme, uniti dal comune ideale di costruire realmente e concretamente un mondo migliore, quello che nel linguaggio della fede chiamiamo il ‘Regno di Dio’, che è ‘già ‘ ma ‘non ancora’.
Si sente dire che in mezzo a queste persone ce ne sono alcune che strumentalizzano, che approfittano di situazioni per propri interessi, i ‘professionisti dell’occupazione’, come vengono chiamati e viene rimproverato a noi uomini di Chiesa di difendere persone che non hanno nessun diritto e nessun bisogno, a volte veri e propri delinquenti. Ma in mezzo ci sono anche anziani, bambini, donne la cui unica professione è quella di essere mamme. Ecco perchè non possiamo non stare dalla parte dei più piccoli, dei più deboli: perchè ce ne sono, e sono anche tanti. E noi non possiamo non stare dalla loro parte”.
Lojudice sottolinea, inoltre, che “il Comune solitamente propone accoglienze per mamme e bambini: perchè non cominciare a pensare a delle accoglienze vere per tutta la famiglia? Ci sono delle esperienze in atto: basta riproporle. E non si dica che è un problema di costi: purtroppo costano molto di più le case famiglia, in alcuni casi indispensabili, che non altri luoghi di accoglienza più autonoma per l’intero nucleo. Non servono guerre, nè polemiche con le Amministrazioni pubbliche, nè tantomeno con le forze dell’ordine, che fanno solo il loro dovere di obbedire a dei comandi. Nè guerre nè polemiche risolvono problemi: serve un dialogo serio e serrato da parte di tutte le forze in campo, istituzionali e non, volontariato e terzo settore”.
L’appello del presule è chiaro: “Ognuno faccia la sua parte e chi non vuole dialogare si ritiri in disparte. Troppa sofferenza è già  stata vissuta da chi non ne aveva e non ne ha nessuna colpa. Non ci può essere un dominatore e un dominato, chi comanda e chi è costretto a subire: le conquiste di civiltà  del nostro tempo, anche se subiscono attacchi continui, non possono essere messe in discussione da nessuno. Stabiliamo una convivenza più pacifica, una integrazione più reale, una collaborazione in cui ognuno possa dare il meglio di sè e saremo più sicuri anche dalle violenze e dagli attentati”.
“L’Italia — conclude Lojudice — ancora è stata risparmiata e tutti ci chiediamo il perchè: ci auguriamo che lo sia ancora, che non accada anche a noi di dover piangere qualche persona cara. Ma non possiamo affidarci al fatalismo o alla casualità : dobbiamo con responsabilità  costruire una fraternità  vera che magari metterà  in discussione qualche nostro ‘diritto acquisito’, ma ci permetterà  di garantire un futuro diverso, migliore ai nostri figli e forse anche ai nostri nipoti”.
Sulla stessa linea la Caritas di Roma, presente allo sgombero avvenuto in piazza Indipendenza con un equipe di operatori, che si è subito attivata concretamente a sostegno dei nuclei più fragili.
“Un intervento di questo tipo — sottolineano i vertici della Caritas della Capitale — per l’alto numero delle persone interessate, per la presenza di bambini e nuclei familiari e per la storia di sofferenze e violenze che queste persone hanno subito, richiedeva da tempo interventi sociali mirati e programmati, inseriti in un più vasto programma di iniziative che riguardano gli alloggi popolari e le strutture di accoglienza di emergenza. Purtroppo queste politiche, come hanno dimostrato i fatti di ‘Mafia Capitale’, sono assenti da anni nella nostra città  e di questo ne approfittano gruppi e organizzazioni che vivono sulle spalle dei poveri anche nei fenomeni delle occupazioni”.
La Caritas di Roma “chiede l’istituzione di un tavolo permanente presso la Prefettura, con Comune e Regione, per il monitoraggio e la gestione delle occupazioni. Fenomeni così complessi non possono infatti essere lasciati gestire alla magistratura e alle forze dell’ordine. Occorre prevedere percorsi di integrazione mirati che tengano conto dei nuclei familiari, del livello di istruzione e del percorso migratorio dei singoli. Non bastano pochi mesi nelle strutture di accoglienza perchè si possa parlare di accoglienza. Occorre prendere coscienza che il riconoscimento della protezione internazionale a un cittadino straniero non è solo un atto amministrativo, ma un impegno per il nostro Paese ben delineato da Papa Francesco”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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L’ITALIA DEI “VALORI IDENTITARI” DA DIFENDERE: A ISCHIA CON LA SCUSA DEL SISMA IN TANTI NON HANNO PAGATO IL CONTO

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

I FURBETTI DELLE VACANZE, DANNI PER 400.000 EURO

Ischia. La scossa di terremoto e la paura. Per molti villeggianti l’occasione è stata colta al volo.
Una buona scusa per scappare senza saldare il fitto della casa delle vacanze, in alcuni casi anche quello pendente presso alberghi e pensioncine.
È accaduto anche questo l’altra notte a Ischia, quando nelle ore successive all’evento sismico che ha interessato l’isola, interi eserciti di villeggianti si sono riversati in maniera caotica sui porti di Ischia e Casamicciola con l’intento di partire in tutta fretta alla volta della terraferma e quindi sottrarsi al terremoto e ai suoi effetti.
Con le forze dell’ordine completamente impegnate nei soccorsi e nello sgombero dalle aree maggiormente colpite, e contando anche sull’immancabile clima di confusione generale, per tanti l’esodo anticipato di qualche giorno ha fornito l’alibi perfetto per abbandonare senza pagare le case prese in fitto per le vacanze di agosto.
O quanto meno, senza completare il pagamento, dopo aver versato solo la caparra all’arrivo.
Parecchi i casi che si sono verificati, anche se la notizia è venuta fuori solo adesso, con i riflettori che gradatamente si vanno spegnendo sui fatti principali della drammatica notte di lunedì, mentre arriva il tempo delle valutazioni e dei bilanci. Soprattutto di quanto è costato e quanto peserà  in negativo nelle prossime settimane sul bilancio della più importante realtà  turistica campana.
È venuta fuori ieri, questo storia dei «furbetti» della paura, quando alcuni proprietari di case delle vacanze e anche qualche piccolo albergatore si sono presentati al commissariato.
«L’altra notte si sono pure presi a botte sulle banchine pur di trovare un posto sulle navi, e adesso sappiamo perchè. Non era il panico per nuove scosse di terremoto, quanto piuttosto la paura di non riuscire a scappare in tempo senza aver pagato il conto» raccontano non senza ironia al commissariato di Ischia, dove qualcuno dei creditori beffati alla fine si è rivolto.
La vicenda dei fitti non pagati fa il paio con quella relativa alla pretesa, avanzata sempre l’altra notte dai tanti in fuga dall’isola, di non pagare il biglietto del traghetto, perchè «evacuati dal terremoto».
La prima furbizia è andata bene. Ma dopo il lauto pranzo gratis, i soliti furbi almeno il caffè sono stati costretti a pagarlo.
Le compagnie marittime infatti si sono fatte pagare regolarmente la trasferta e al massimo hanno convertito senza costi di transazione i biglietti prenotati per fine agosto, anticipandoli alla data dell’altra notte.
Non è certo la prima volta che villeggianti o clienti d’albergo in vacanza a Ischia, si dileguano prima di aver saldato il conto della vacanza.
È sicuramente però la prima volta che i furbetti della vacanza hanno trovato nel terremoto un complice che ne ha avallato la fuga.
«Ci dobbiamo tenere la beffa – è il commento amaro di un locatario – perchè con soggetti del genere anche tentando di far valere il nostro diritto per vie legali, ci sarebbe poco o addirittura niente da recuperare. Quanto accaduto serve da lezione a tutti, in futuro bisognerà  riscuotere tutto il fitto con largo anticipo».
D’altronde, cofre alla mano, non c’è dubbio che il sisma ha assestato un colpo pesante all’economia dell’isola. Che di turismo vive, e poco più. «Il buco nell’indotto si aggira intorno ai quattrocentomila euro».
Secca, lapidaria la considerazione di Ermando Mennella, presidente di Federalberghi delle isole di Ischia e Procida. «La quantificazione — aggiunge — non si regge su basi scientifiche, è ovvio, ma su una serie di fattori comunque chiari. Sono cinquemila le persone che hanno lasciato le strutture alberghiere prima della conclusione della vacanza, in seguito alla paura generata dalla scossa. E altrettante sono andate via dalle seconde case, dalle abitazioni di proprietà  o da quelle prese in affitto per questo periodo. Poi bisogna aggiungere un migliaio di pendolari della nuotata che non stanno più affollando traghetti e aliscafi secondo lo schema classico del mordi e fuggi».
C’è un altro aspetto da non sottovalutare in prospettiva di medio e lungo termine e riguarda 1.200 i posti letto non disponibili, per un periodo imprecisato, negli alberghi di Casamicciola e Lacco Ameno.
«Sono una quindicina in tutto, gli hotel che hanno chiuso per mancanza di prenotazioni o perchè, dopo essere stati evacuati, devono essere sottoposti alle necessarie verifiche di agibilità , o a lavori di ristrutturazione. In tale ottica non si possono fare previsioni sui trend di settembre». Sull’altro fronte, quello delle attività  commerciali, lo scenario non è catastrofico”

(da “il Mattino”)

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PROMEMORIA PER I CAZZARI DELLA BECERODESTRA SUI FATTI DI PIAZZA INDIPENDENZA

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

TUTTE LE BALLE CHE CIRCOLANO

1) L’occupazione abusiva era del giorno prima
Giusto ristabilire la legalità , tenendo però presente anche le norme a tutela degli sfrattati per cui sono spesso presenti alle operazioni di allontanamento anche gli assistenti sociali. Se fosse stato sfrattato un italiano il Comune avrebbe “gestito” la vicenda cercando una collocazione per lo sfrattato indigente in via preventiva. I soggetti in questione avevano lo stesso diritto dei cittadini italiani, in quanto in possesso di titolarità  riconosciuta all’asilo politico.
2) Giusto l’intervento delle forze delll’ordine il giorno precedente, in esecuzione di una ordine della Magistratura. Discrezionale lo sgomero di Piazza Indipendenza, non più motivo esclusivo di ordine pubblico, ma di pertinenza del Comune di Roma e del suo dipartimento di assistenza sociale. La stessa tesi sostenuta oggi dal capo della Polizia Gabrielli (“non siamo la foglia di fico di altrui responsabilità “)
3) La bombola gettata dalla finestra che non poteva uccidere nessuno.
Basta vedere il filmato della Polizia di Stato per verificare che nessuno stava sotto le finestre del soggetto che ha fatto cadere la bombola, il più vicino stava a 20 metri, sotto era deserto con buona pace dei cazzari sovranisti. Un atto che va condannato con fermezza, ma solo un atto di protesta, nessun intento omicida come si vuol fare intendere.
4) Non è vero che i profughi avrebbero rifiutato soluzioni alternative: ne sono state offerte solo per un quarto degli aventi diritto, gli altri sarebbero rimasti in mezzo a una strada.
5) Inutile la corsa di alcuni miserabili politici a difendere ancor oggi un funzionario indifendile che incitava a “spaccare le braccia” ai poveracci in fuga e disperati. Ieri lo abbiamo detto anche noi, quasi unici a destra, oggi lo dice il capo della Polizia.
La legalità  e certa becerodestra non hanno nulla da spartire.

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AL CAMPIDOGLIO TELEFONI MUTI, RAGGI LATITANTE DOPO LE CARICHE DELLA POLIZIA CONTRO I POVERI

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

SALTA LA FINTA PACE ROMANA, IL COMUNE NON HA SOLUZIONI PERCORRIBILI E GLI SFOLLATI HANNO IL DIRITTO DI VIVERE

Le loro cose rimaste per terra, alla fine, le porteranno via i netturbini. Materassi, coperte, vestiti, scarpe e anche qualche pupazzo di peluche, tutto ramazzato via, gettato nei bidoni della municipalizzata dei rifiuti.
Nel primo pomeriggio piazza Indipendenza sarà  in gran parte ripulita, poche e rade tracce di quel che è successo all’alba.
Quando il piazzale antistante lo stabile di via Curtatone, occupato da diverse centinaia di migranti – in gran parte eritrei ed etiopi e rifugiati, sgomberati a più riprese nei giorni scorsi, è stato teatro di una vera e propria guerriglia urbana, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.
Foto e video durissimi, con la polizia tornata per mandare via i circa cento rifugiti politici, che ancora vivevano nella zona dopo vari interventi di sgombero dell’edificio di proprietà  privata, da quattro anni occupato abusivamente, iniziati sabato 19 agosto, e loro, gli ex occupanti, rimasti a dormire sui marciapiedi e nei giardinetti lì vicino, che hanno cercato di opporsi.
Donne, bambini, uomini, disabili. La polizia, blindati, caschi e scudi antisommossa, ha utilizzato anche l’idrante e al termine della mattinata il bilancio di Medici senza frontiere, che definirà  “violento lo sgombero attuato”, conterà  almeno tredici feriti tra i rifugiati.
Il coordinatore medico dell’Organizzazione, Francesco Di Donna, presente a piazza Indipendenza, racconterà  anche di “fratture e lacerazioni causate da metodi coercitivi utilizzati dalle forze dell’ordine”.
E Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, di “bambini terrorizzati. Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell’ordine e portati in Questura – scriverà  in una nota – continuavano a gridare e battere le mani sui vetri durante il tragitto, in preda al terrore”.
E intanto, subito dopo lo sgombero, alcune donne rimaste a piazza Indipendenza, mentre già  si era diffusa la notizia di sassi, bottiglie e bombole lanciati contro gli agenti, piangevano.
Guardavano le loro cose raccolte in borsoni e valige e piangevano.
Alcuni, nel pomeriggio torneranno per cercare di recuperare le loro case lasciate nel palazzo. Due donne, una eritrea e una etiope – ha riportato l’Ansa – hanno mostrato i documenti ai funzionari di polizia presenti, chiedendo di rientrare nello stabile.
“Oggi non si può – ha risposto il poliziotto – tornate domani alle 9 e vedremo di farvi entrare”.
Ma in mattinata, subito dopo l’intervento della,polizia, le lacrime erano incontenibili. E la rabbia.
Piange Freweini, eritrea di 27 anni, seduta sulla soglia di quello stabile che, sia pure occupato illegalmente, per tre anni è stato la sua casa. Si asciuga le lacrime e, prima ancora che il cronista inizi a fare domande, sventola il passaporto e sottolinea col dito “titolare dello stato di rifugiato”.
È sola, non ha figli, e ribadisce che non vuole stare per forza in Italia.
“Ma quando metti “finger” (in riferimento alle impronte digitali, ndr) in un Paese, devi rimanerci. Non è che posso stare da un’altra parte, mi rimandano qua. È la legge che lo dice”, sbuffa e guarda la sua vicina, i capelli raccolti in un enorme fazzoletto, la bocca serrata in una smorfia di dolore.
Si chiama Asefa De Besu, ha trentatrè anni e lo stato di “protezione sussidiaria”. “Perchè in Italia accettate i rifugiati, se poi dovete trattarci così?”, chiede.
La rabbia sale, c’è chi accusa i giornalisti di “scrivere solo, fate tante domande e dite cose non vere – sbotta una ragazza, gli occhi gonfi nascosti dietro occhialini scuri – in televisione avete detto che il palazzo è occupato da tredici anni e non è vero. Sono quattro anni”.
Un ragazzo che dice di essere eritreo e deve avere poco più di vent’anni, aggiunge: “Vengo da una guerra e ho trovato un’altra guerra”.
Liquida con una manata per aria la richiesta del nome e si allontana insieme ad altri, diretti verso la stazione Termini, dove si sta concentrando il gruppo dei rifugiati sgomberato all’alba.
Volontari e attivisti di diverse associazioni – Baobab Experience, Intersos, Movimento per il diritto all’abitare, per citarne alcune – sono al loro fianco, ma, loro malgrado, non possono dare una risposta alla domanda che, anche se non formulata espressamente, continua a rimbalzare da un capannello all’altro e rende più amare le lacrime di queste donne e questi uomini, alcuni ancora con gli abiti bagnati dall’acqua dell’idrante che li ha strappati al sonno all’alba.
La domanda è: dove andare? “Nessuno ci ha detto niente – urla una donna etiope, nel palazzo di via Curtatone da quasi due anni – il mio nome, scrivilo, è “africana schiava” perchè così mi state trattando voi italiani. Eppure Dio non è italiano, non è africano ed è lo stesso per tutti noi. Invece ci considerate schiavi e dopo averci accolto ci lasciate in mezzo a una strada. Dove andiamo noi adesso?”.
L’interrogativo rende ancora più assordante il pressochè totale silenzio del Campidoglio su un intervento che, sia pure volto senz’altro a ripristinare una situazione di legalità  a fronte di una occupazione abusiva, avrebbe potuto e dovuto essere concertato in modo da evitare incidenti e garantire ai rifugiati di via Curtatone una sistemazione più rispettosa e dignitosa.
Soprattutto in un momento in cui in Italia si sta alzando un forte vento di dissenso nei confronti dei migranti, come oggi ha dimostrato anche la protesta di alcuni abitanti di Breno, in provincia di Piacenza, per impedire l’arrivo di quindici profughi minorenni in una struttura della zona.
Un clima di ostilità  che si respirava anche a Roma, a piazza Indipendenza e dintorni, coi migranti sgomberati che sfilavano nei pressi della stazione Termini e qualche passante che a mezza bocca si augurava “che li sbattano fuori tutti” o diverse donne rom, ferme a guardare la polizia mentre disperdeva il corteo verso via Cavour – e il funzionario che diceva: “Devono sparire, se tirano qualcosa spaccategli un braccio – che applaudivano annuendo: “Hanno fatto bene”.
Un clima che spetterebbe anche alla politica stemperare. Senonchè, sui fatti di piazza Indipendenza le voci della politica sono state flebili e fino ad ora nè la sindaca Virginia Raggi nè l’assessore Laura Baldassarre sono intervenute direttamente. L’HuffPost ha provato per tutta la giornata a contattare la delegata alle Politiche sociali, senza successo: il telefono risultava irraggiungibile. Dal suo staff ci hanno fatto sapere che l’assessore è “fuori per questioni personali”.
Nel pomeriggio dal Campidoglio è arrivato un comunicato stampa, attraverso il quale l’amministrazione ha fatto sapere di essersi “attivata immediatamente per erogare assistenza e supporto a tutte le persone coinvolte”.
Il riferimento alle soluzioni proposte – si è parlato di qualche casa a Rieti o di un centro di accoglienza da un’altra parte della città  – riporta alla mente il ragionamento di Tareke Brhane, mediatore culturale eritreo, accorso a piazza Indipendenza per aiutare “questi miei fratelli, tanti sono miei connazionali”:
“Le soluzioni sono solo parziali e non possono essere accettate da famiglie con bambini che vanno a scuola qui. La situazione è politica e serve una precisa volontà , politica per l’appunto, di affrontare la questione costruendo un progetto a lungo termine. Qui si tratta di rifugiati, il Governo riceve incentivi dall’Unione europea per l’immigrazione. E tratta queste persone in questo modo? Questo è abuso di potere”.
E torna la domanda: dove andranno i rifugiati sgomberati stamane da piazza Indipendenza? Per ora, molti sono rimasti in zona.
“Da qua non ci muoviamo, noi non lasciamo la piazza. Non vogliamo litigare con nessuno, ma noi stiamo chiedendo i nostri diritti” ha assicurato Kibrom, eritreo di 35 anni, otto in Italia e quattro nel palazzo di via Curtatone.
Megafono alla mano, ha lanciato un j’accuse durissimo: “Guardate, siamo in prigione. Il mondo deve vedere che noi stiamo combattendo per i nostri diritti. Ma non avete figli a casa, voi? Non vi vergognate? Questa è la terra di Dio”.
Gli occhi rivolti al cielo, il megafono verso la cortina di poliziotti. Oltre la quale i netturbini dell’Ama stavano buttando nei bidoni molto di quel che era rimasto delle loro ultime notti passate all’aperto, davanti al palazzo dove hanno abitato negli ultimi anni. Magari, chissà , sognando una casa.

(da “Huffingtonpost”)

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“MI HA CHIAMATO MIO FIGLIO PER DIRMI “PAPA’ SONO ORGOGLIOSO DI TE”

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

PARLA IL POLIZIOTTO IMMORTALATO NELLA FOTO MENYTRE ACCAREZZA UNA MIGRANTE DOPO LO SGOMBERO DI PIAZZA INDIPENDENZA: “SPERO CHE LE DIANO UNA CASA, VORREI INCONTRARLA”

“L’ha vista mio figlio e mi ha chiamato per dirmi: Papà , sono orgoglioso di te”.
N.G., 48 anni, da 28 in servizio al reparto Mobile di Roma, è il poliziotto protagonista della foto simbolo dello sgombero di un palazzo a piazza Indipendenza, nel cuore della Capitale, teatro di scontri e disordini tra le forze dell’ordine e i rifugiati.
Nella foto, il poliziotto accarezza una donna migrante nel tentativo di consolarla.
È lo stesso agente a spiegare al Corriere della Sera il motivo del suo gesto:
“Dopo la prima carica le donne sono tornate nei giardini. Piangevano disperate, temevano di finire in strada e di non riuscire a trovare un’altra sistemazione. Mi sono avvicinato a una di loro e l’ho accarezzata per rassicurarla che le avrebbero trovato un posto dove stare. I miei colleghi, anche se nelle immagini non si vede, hanno fatto lo stesso”.
L’agente spera di incontrare la donna per sapere se sta meglio
“Con il metodo di addestramento redman lavoriamo al ritmo di 180-190 battiti al minuto per imparare a convivere con l’adrenalina e a inoculare lo stress.
Davanti al dolore, però, prevale il senso di umanità : “Spero che quella signora stia bene e abbia un tetto sulla testa. Mi piacerebbe incontrarla per sapere che si è rasserenata”.

(da “Huffingtonpost”)

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BRAVO GABRIELLI: “GRAVE QUELLA FRASE, NON FAREMO SCONTI, MA LE VERE RESPONSABILITA’ SONO DI CHI HA PERMESSO CHE QUEI PROFUGHI VIVESSERO IN CONDIZIONI SUB-UMANE”

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

“LA FRASE DEL FUNZIONARIO AVRA’ CONSEGUENZE, MA LA POLITICA NON USI LA POLIZIA COME FIGLIA DI FICO PER COPRIRE I PROPRI ERRORI”

Alle otto della sera, quando l’onda si è fatta già  alta, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, scandisce al telefono con Repubblica parole che, come è nell’uomo, non hanno nulla a che fare nè con la diplomazia, nè con i tartufismi con cui l’apparato si difende istintivamente nei momenti di crisi.
Per tutto il pomeriggio si sono susseguiti attacchi al ministro dell’Interno Marco Minniti. Anche se secondo la prefetta di Roma, Paola Basilone, “non ha avuto alcuna responsabilità  nelle operazioni di sgombero dello stabile di via Curtatone”.
Giuseppe Civati ne ha chiesto addirittura le dimissioni. “L’operazione poliziesca, non solo di polizia, di piazza Indipendenza a Roma, con gli idranti, i manganelli e il razzismo istituzionale, è l’ultimo capitolo di un libro che non avremmo mai pensato di leggere nel 2017 – infierisce il deputato di Possibile – Ed è anche l’ultimo fattaccio che colma la misura: chiediamo per questo che il ministro dell’Interno Minniti si dimetta”.
Rincara la dose il deputato di Si Stefano Fassina: “È indegno di un Paese civile quanto è avvenuto a Roma. Il governo si è preoccupato solo del decoro della piazza da ripulire prima del rientro dei romani dalle vacanze. Presenteremo immediatamente un’interrogazione parlamentare per chiarire le ragioni di comportamenti così irresponsabili”.
Gabrielli ha letto quelle dichiarazioni e ci ha riflettuto su. Sa che un suo silenzio sarebbe interpretato come imbarazzo. In qualche modo il capo della Polizia sembra quasi voler dare un seguito concreto a quello che, il 21 luglio scorso, proprio a Repubblica aveva detto spiegando che la “sua” Polizia non deve avere paura. Che deve “parlare il linguaggio della verità “.
“La frase pronunciata in piazza è grave”, dice. “Sì. Grave”.
Quindi?
“Quindi avrà  delle conseguenze. Abbiamo avviato le nostre procedure interne e non si faranno sconti. Questo deve essere chiaro. Ma…”.
Ma?
“Ma ritengo altrettanto grave che l’idrante e le frasi improvvide pronunciate durate la carica diventino una foglia di fico”.
Vorrà  forse parlare dell’esimente dello “stress” in momenti di tensione?
“No. Voglio dire un’altra cosa. Che la gravità  di quello che è successo in piazza non può diventare un alibi per coprire altre responsabilità , altrettanto gravi. E non della Polizia”.
E di chi
“Di chi ha consentito a un’umanità  varia di vivere in condizioni sub-umane nel centro della capitale. E dunque che si arrivasse a quello che abbiamo visto oggi”.
Così non capisce nessuno, prefetto. Fa riferimento alle responsabilità  dell’amministrazione comunale e regionale?
“Mettiamola così. Due anni fa, da prefetto di Roma, insieme all’allora commissario straordinario Tronca, avevamo stabilito una road map per trovare soluzioni alle occupazioni abusive. E questo perchè il tema delle occupazioni non si risolve con gli sgomberi ma trovando soluzioni alternative”.
Quindi?
“Quindi è accaduto che non ho più avuto contezza di cosa sia accaduto di quel lavoro fatto insieme a Tronca. Era previsto da un delibera un impegno di spesa di oltre 130 milioni per implementare quelle soluzioni alle occupazioni abusive. Qualcuno sa dirmi che fine ha fatto quel lavoro, e se e come sono stati impegnati quei fondi?”.

(da “La Repubblica”)

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“LA POLIZIA A PIAZZA INDIPENDENZA E’ STATA DISUMANA, GENTE CON LE STAMPELLE CACCIATA CON GLI IDRANTI”

Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile

LA TESTIMONIANZA: “NON C’ERA ALCUN CRIMINALE, TUTTI AVEVANO I DOCUMENTI IN REGOLA”

“E’ da stamane che sto piangendo, la polizia e’ stata disumana. Gente con le stampelle che non riusciva a camminare e’ stata cacciata con gli idranti. Un’altra signora colpita dalla forza dell’acqua e’ stata addirittura scaraventata a terra”.
Così una giovane rifugiata eritrea, in Italia da 13 anni, ha raccontato ai microfoni del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, lo sgombero di diversi migranti, in gran parte rifugiati, accampati in piazza Indipendenza a Roma dopo essere stati evacuati dall’ex sede di Federconsorzi e Ispra il 19 agosto scorso.
“Stamattina — ha aggiunto la rifugiata eritrea che da due anni abitava nello stabile — è successo il putiferio. Dal 19 agosto ho perso tutto sono riuscita a prendere solo i documenti, il resto delle mie cose sono rimaste li’: scarpe, valigie. All’interno dell’edificio negli scorsi anni non è stato mai trovato alcun delinquente o terrorista. Tutti avevano i documenti in regola: rifugiati e richiedenti asilo politico. Anche questa mattina, come il 19 agosto, i poliziotti sono arrivati all’improvviso. Nessuno ci ha avvisati, sono rimasta traumatizzata. Ora non so cosa fare — ha concluso la giovane — ho perso tutto. Sono 13 anni che sto in Italia. I bambini ieri si sentivano in galera e stamane li ho visti per terra traumatizzati. Questa gente ora non ha piu’ un posto dove andare. L’edificio era abitato da 400-500 persone. Tutti rifugiati politici di nazionalita’ eritrea ed etiope. Non vi era alcun criminale, tutti avevano i documenti in regola”.

(da “NextQuotidiano”)

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    • ANCHE SUL CASO ALMASRI, L’UNICA STRATEGIA DEL GOVERNO È DISTOGLIERE L’ATTENZIONE: INVECE CHE RISPONDERE NEL MERITO, IL MINISTRO CARLO NORDIO E IL GOVERNO S’ATTACCANO ALLA RIVELAZIONE DI ATTI COPERTI DA SEGRETO
    • LA MONTAGNA MELONIANA HA PARTORITO UN TOPOLINO, NELLA CONFERENZA DI ROMA PER LA RICOSTRUZIONE UCRAINA LA DUCETTA HA RACIMOLATO APPENA 10 MILIARDI, MENO DEI 16 MILIARDI RACCOLTI DALLA STESSA CONFERENZA L’ANNO SCORSO A BERLINO
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