Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
QUELLO CHE VALE PER LA RAGGI NON VALE PER L’UNTO DAL SIGNORE… CON I SONDAGGI FLOP ANCHE LA SICILIA NON E’ PIU’ IMPORTANTE… PIU’ CHE IL CAPO POLITICO, IL M5S HA NOMINATO IL BECCHINO DEL CIMITERO
Senza veri avversari, senza partecipazione alla consultazione che lo ha eletto e adesso anche senza
codice di comportamento.
Luigi Di Maio, da sabato nuovo capo politico M5S e candidato premier, assume oggi anche i connotati di un sovrano legibus solutus, perchè non dovrà firmare alcun foglio che lo impegnerà almeno nei prossimi cinque anni a seguire la condotta grillina e a pagare una penale in caso di inadempienze.
Virginia Raggi e i suoi assessori, ad esempio, devono pagare 150 mila euro se dovessero dissentire, invece per lui “non è previsto” e a dirlo è lo stesso Di Maio al termine della sua prima uscita pubblica da candidato presidente del Consiglio a Milano.
Le divisioni all’interno del Movimento rimangono. Alla fine Roberto Fico si è rifiutato di parlare dal palco di Italia 5 Stelle prendendosi così una pausa di riflessione per far capire ai vertici cosa non va.
In un post Luigi Gallo, molto vicino al leader dell’ala ortodossa, torna sulla spaccatura: “Siamo quelli sotto al palco, siamo fuori dalla tv e dai talk show, siamo la maggioranza”. Di Maio, che ha incontrato Davide Casaleggio, fa lo spocchioso, la cosa che gli riesce meglio: “Io in questo momento sono impegnato a cambiare le cose in questo paese insieme al Movimento 5 Stelle. Il nostro obiettivo deve essere questo, il resto non mi interessa”.
Lontano dalla Sicilia infatti Di Maio prova a sganciare il suo destino da quello del candidato presidente Giancarlo Cancelleri.
I sondaggi vanno male e dal palco, non a caso, il candidato premier ha voluto dire che il voto del 5 novembre non sarà un test nazionale.
Il contrario di quello che ha sostenuto per mesi.
Inoltre il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, sospeso dal Movimento poichè indagato per abuso d’ufficio, rivelazione di segreto, turbativa d’asta e omissioni d’atti d’ufficio, in relazione alla gestione del servizio rifiuti e ad alcuni casi di abusivismo, è stato sentito dal gip. Cancelleri, secondo quanto riporta La Stampa, avrebbe parlato di un’inchiesta montata ad arte per colpire il Movimento.
Il diretto interessato smentisce ma il quotidiano conferma.
Sta di fatto che da Bagheria partirà martedì pomeriggio una marcia, organizzata dagli attivisti pentastellati via facebook, a favore del sindaco.
Dai vertici grillini non sono ancora arrivati segnali ufficiali poichè ventilata la possibilità di una sospensione, il sindaco ha preferito fare un passo indietro di sua spontanea volontà .
Una volta il M5S avrebbe manifestato contro i “sindaci inquisiti”, ira organizza una marcia per difenderli.
E poi si chiedono perchè i sondaggi danno il M5S in caduta libera…
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
TRA AMMIRATORI DI HITLER, ANTISEMITI E HOOLINGAN DA STADIO… CHI AUSPICA DI ELIMINARE FISICAMENTE UNA MINISTRA, E CHI SOSTIENE CHE I PROFUGHI SIANO FECCIA
L’ultimo scandalo, nell’ordine, riguarda una dichiarazione di Alexander Gauland.
Durante un incontro con l’ala ‘voelkisch’, quella più radicale, il leader della destra tedesca ha scandito che “abbiamo il diritto di essere orgogliosi su quanto fatto dai soldati tedeschi in due guerre”.
Ignorando decenni di letteratura storica che ha spazzato via la tesi – molto in auge in ambienti neonazisti – che la Wehrmacht fosse meno crudele delle SS, che le bestie in uniforme delle fucilazioni di massa, delle trincee e delle persecuzioni degli ebrei ‘facessero soltanto il loro dovere’, per citare una patetica frase auto assolutoria, tipica dei tedeschi dalla coscienza bruna.
Adesso che l’Afd si conferma terzo partito di Germania – ha preso 94 deputati al Bundestag – è legittimo chiedersi se esista ancora un”ala moderata’ nel partito fondato quattro anni fa da un oscuro economista di Amburgo, Bernd Lucke.
Perchè il successo nelle ultime settimane di campagna elettorale è progredito parallelamente a una radicalizzazione dei contenuti e dei messaggi degli anti-euro.
Ma è un processo che viene da lontano e in questi ultimi due anni la svolta a destra dell’ex ‘partito dei professori’ è diventata sempre più conclamata.
Che l’altra leader del partito, Alice Weidel, sia stata smascherata domenica scorsa da una mail del 2013 come una delirante complottista xenofoba, non sembra averne compromesso la ‘resistibile ascesa’.
Ultimamente, Gauland ha difeso il leader antisemita dell’Afd in Turingia, Bjoern Hoecke, uno che ha detto che “non tutto di Adolf Hitler è da buttar via” e che il monumento berlinese all’Olocausto è “una vergogna”.
Uno che secondo Gauland rappresenta “lo spirito del partito”, come ha spiegato a Bild.
E tanto per non sembrare meno eversivo dei suoi sodali, Gauland ha suscitato una bufera augurandosi che la ministra all’Integrazione di origine turca Oezoguz sia “liquidata in Anatolia”, nel senso di fatta fuori.
A luglio del 2015, com’è noto, il fondatore Lucke ha lasciato il partito perchè riteneva fosse diventato troppo populista sotto la guida di Frauke Petry.
Due anni dopo, anche Petry è stata costretta a lasciare: il suo tentativo di rendere l’Afd più appetibile a un elettorato più moderato è stato travolto da un putsch dell’ala più radicale.
Quella che ha fatto sì che Gauland e Weidel siano diventati il tandem per il trionfale ingresso al Bundestag.
E dando un’occhiata ai parlamentari che sono stati eletti viene la pelle d’oca.
Scorrendo la biografia di alcuni candidati, la matrice darebbe ragione a Hubertus Heil. ‘Populista’ suona come un eufemismo.
Neodeputato è il militante degli anti islamisti di Pegida, Jens Maier. ha definito i profughi ‘feccia’ e, come tanti nel suo partito, chiede “la fine del culto della colpa”, quella delle guerre e dell’Olocausto. Sostiene che i neonazisti della Npd siano “l’unico partito che ha sempre difeso la Germania”.
Un altro candidato che entra al Bundestag è Enrico Komning, del Meclemburgo-Pomerania.
Su Facebook si vanta di cantare la prima strofa nazista dell’inno tedesco con la figlia.
Fa parte di una fratellanza di destra di Greifswald, Rugia, che pullula di negazionisti.
Il pensionato Wilhelm von Gottberg, eletto in Bassa Sassonia, è convinto invece che l’Olocausto sia stato “un utile strumento per criminalizzare i tedeschi”, come ha scritto su un oscuro giornale ‘prussiano’.
Eletto in Baviera, Benjamin Nolte si è fatto notare qualche anno fa a un incontro di ex studenti, quando ha allungato una banana a un partecipante di colore.
Successivamente si è unito a Danubia, una nota fratellanza bollata dai servizi segreti tedeschi che annovera tra i suoi membri il negazionista Horst Mahler.
Sempre nel Land più ricco, il numero due della lista elettorale Afd era il teorico di complotti Peter Boehringer, convinto che il mondo sia governato da una spectre, la NWO, che avrebbe infiltrato il governo, le ferrovie, la Csu e organizzazioni qua e là .
Ovviamente i profughi sono marionette mandate dalla Siria e da altre zone di guerra per disgregare la Germania.
Anche tra le file del partito più giovane del panorama politico tedesco non mancano gli ex come il noto antisemita Martin Hohmann, cacciato dalla Cdu per aver sostenuto anni fa che ci sia una censura sul fatto che ebrei avrebbero ammazzato miriadi di persone durante la rivoluzione bolscevica.
Infine, in un partito così aperto alle novità , non può mancare un hooligan.
Sebastian Muenzenmaier, candidato di punta nella Renania-Palatinato, è sotto processo per aver malmenato nel 2012 coi suoi sodali del Kaiserslauten una cinquantina di tifosi del Magonza. In attesa della prossima udienza, tace e corre per il Bundestag.
Anche tra i candidati che non sono stati eletti c’è qualche curriculum da segnalare.
Robert Teske, ad esempio, candidato a Brema, è convinto che i neonazisti di Charlottesville siano stati ‘provocati’.
Dubravko Mandic, candidato a Tubinga, definisce Barack Obama un “negro da quota”.
Numerosi anche i fautori di una fusione tra gli anti islamisti di Pegida e l’Afd: per Thomas Goebel la Germania è invasa da “scrocconi e parassiti che mangiano la carne dei tedeschi”. Correva per un seggio in Sassonia.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
TROPPA ENFASI SU AFD CHE HA PRESO SOLO IL 12,6%… LA LE PEN HA PERSO CON IL 21,6%, IN ITALIA LEGA E FDI SONO OLTRE QUELLA SOGLIA
I Verdi al governo della Germania con la Cdu di Merkel e i liberali? Che strana cosa. E, come dicono
tutti quanti, che negoziato difficile.
Quanto sono conciliabili le mentalità e gli interessi dei tre elettorati? Sarà un caso, una coincidenza strana, ma io conosco un elettore che ha votato contemporaneamente Cdu e Verdi. E se lo vedi e ci parli non te lo aspetteresti mai.
È un ragazzo di 27 anni che è arrivato alla Cavallerizza occupata di Torino dalla Germania in autostop. Come un alternativo degli anni 70. E’ figlio di un libanese e di una tedesca, sembra più arabo che europeo, è gay. Fa lavoretti vari per campare, tenta di perfezionarsi nel teatro danza, si è impegnato talvolta per i profughi, è sensibile fino alla suscettibilità nei confronti della xenofobia, sta prevalentemente a Berlino.
Ebbene, Thilo, che in Italia sarebbe di estrema sinistra forse anche astensionista, ha convintamente votato per i Verdi e per la Cdu.
In Germania esiste il doppio voto (uno per il collegio locale e uno per la lista nazionale) e lui ha votato in questo modo per premiare — non ricordo le parole esatte — il buonsenso democratico di Angela Merkel a favore di una società multietnica. Adesso qualcuno che potrebbe dire che per conquistare non moltissimi elettori come Dominik, Merkel ha perso molti elettori a favore della estrema destra.
Mentre si valutano i risultati delle elezioni penso che, forse, si stia sopravvalutando il successo della estrema destra.
Arrivando al 12,6% hanno preso qualche decimale in più di quanto i sondaggi prevedevano qualche mese fa. Ma siamo in Europa, nel 2017.
La somma dei voti tra Lega Nord e Fratelli d’Italia da noi è costantemente al di sopra di quella percentuale.
Il Front national in Francia ha raggiunto percentuali ben maggiori (21,6%), e così il partito della destra nazionalista in Austria (46,7%).
Certo, gli esponenti della Afd usano toni anche peggiori, ma non hanno ancora esperienze di governo, neanche locale, a differenza della destra nazionalista degli altri paesi.
Intanto, però, io penso alla mia recente visita a Berlino e ad alcuni esempi della raffinata semplicità che ho trovato. Mi aspettavo, temevo, una modernizzazione spinta, una città “gentrificata”, sempre più grattacieli, vetrine di multinazionali e un’esplosione di locali “fighetti”.
Certo c’è anche questo, ma avendo evitato certe zone, ho visto piuttosto gli ulteriori sviluppi della Berlino verde e delle piccole attenzioni di quartiere.
La sistemazione e riapertura alla città del verde spontaneo cresciuto negli anni attorno al nodo ferroviario di Gleisdreyecke, i segnali della memoria dell’ex zona ebrea a Schoneberg, le aiuole su strada gestite dai condomini, i nuovi campi gioco, il bar-ristoro e l’area Lgbt nell’antico cimitero, il tè offerto ogni pomeriggio d’estate dal comitato dei vicini nel giardino della piazza, i “salvatori di cibo” che distribuiscono ai poveri viveri avanzati dai negozi accanto alla stazione di Alexander Platz, la grande spianata verde dell’ex aeroporto di Tempelhof salvata dalla speculazione, la critical mass con migliaia di ciclisti come vent’anni fa.
Basta un po’ di sole e tutti corrono a goderselo, seduti a terra nell’aiuola di Viktoria Luise Platz o a nuotare nel lago Schlachten see.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
NELLA TANA DEI RAZZISTI CHE URLANO SLOGAN CONTRO I PROFUGHI: “NEL MEDITERRANEO NE SONO MORTI TROPPO POCHI”
«Siamo nel Bundestag, cambieremo questo Paese, ci riprenderemo il nostro popolo», ha dichiarato alle telecamere il candidato di punta dell’AfD, Alexander Gauland subito dopo i primi risultati del voto tedesco, che hanno visto il suo partito diventare la terza forza politica della Germania.
Alice Weidel, al suo fianco nel palco berlinese, ha preso la parola per ringraziare gli elettori e dichiarare che insieme faranno «un’opposizione costruttiva e ragionevole», due parole che le sono subito valse qualche fischio dalla platea raccolta nella capitale. Ma non avranno il suo volto, nè i suoi modi, nè la sua storia – 38enne, lesbica, madre di due figli, compagna di una cittadina svizzera originaria dello Sri Lanka e datrice di lavoro ad una richiedente asilo siriana – i parlamentari AfD che sbarcheranno al parlamento con i consensi raccolti nella grande e rabbiosa provincia tedesca.
Avranno invece quello di Jens Meier, avvocato di Dresda, che ieri notte ha festeggiato il risultato elettorale in una Gasthof a venti chilometri dal centro, davanti a un’autorimessa, in un quartiere popolare di case basse e umori avvelenati.
«Hanno scelto di venire qui perchè avevano paura di essere attaccati dalla folla se fossero rimasti in città – dice Martin W., che accetta di accompagnarci, «anche se io questi qui li odio, davvero».
Ragazzotti vestiti di nero, col cappuccio ben calato sulla testa, fanno da guardie del corpo a Meier, che entra applaudito da un centinaio di persone di mezza età , quasi tutti uomini e qualche consorte, dall’aria dimessa, rubizza e sgomitante.
Fuori i più giovani controllano l’uscita, fumano, si danno pacche sulle spalle, ridono ad alta voce, gridano slogan neonazisti, «wir schaffen das», dicono facendo il verso alla cancelliera e alla sua frase sull’accoglienza ai migranti.
«Noi dell’AfD della Sassonia – dice intanto Meier nel palco interno allestito per l’occasione – saremo una grande squadra, una squadra di veri uomini (e l’accento su uomini è stato insistito e applaudito)».
Tra le continue rumorose interruzioni di un pubblico entusiasta e agitato, Meier ha ringraziato, in un tedesco volutamente dialettale: «Cari amici, questo è il più grande successo della Germania dal 1945: noi, un partito patriottico, l’unico vero partito patriottico, noi, proprio noi, entriamo in Parlamento!».
L’atmosfera si fa eccitata, la notte sarà ancora lunga e chiassosa per gli elettori AfD, sullo sfondo si sentono brutte frasi: «Questi negri se ne devono andare», il sottosegretario all’Integrazione (un cittadino turco-tedesco) «è un lobbista dei migranti, la sua presenza nel governo è una provocazione al popolo tedesco», «nel Mediterraneo ne sono morti troppo pochi», «rimandiamo tutti i turchi in Anatolia», «l’Islam non è tedesco».
Sulla Prager Strasse, arteria centrale di Dresda, la mobilitazione in strada è cominciata subito dopo gli exit pool, c’erano molti ragazzi, giovani famiglie, gruppi di asiatici, di africani, e una decisa rappresentanza della comunità turca.
Hussein Jinah, indiano, da diciassette anni in Germania, è il presidente del dipartimento Integrazione della città di Dresda: «Un clima brutto, quello che si respira qui in Sassonia – ci dice – adesso sembrano tutti contro, ma dov’era questa gente ogni lunedì, quando quelli dell’AfD manifestavano in centro e nessuno diceva niente, qualcuno gli sorrideva persino?».
Hussein racconta di un Paese in cui resiste, malgrado tutto, una tradizione radicata nella Ddr, per cui lo straniero è innanzitutto un nemico: «L’altra settimana, mi sono avvicinato a uno stand dell’AfD e ho chiesto che cosa volevano fare. Mi hanno risposto: “liberarci di quelli come te”».
Racconta anche delle tensioni interne alle varie comunità , di quella volta che Alexander, un russo tedesco, ha prima offeso una giovane egiziana al parco dandole della terrorista, tanto che lei aveva paura di uscire di casa e alla fine lo aveva denunciato alla polizia. Poi, mentre era in corso il processo, lui l’ha incontrata di nuovo e l’ha uccisa. «E ha avuto più solidarietà lui, che è finito in prigione, di lei, che è stata assassinata».
Gli unici a fare qualche resistenza, qui a Est, sono gli anziani che contribuirono alla caduta del muro; elettori tradizionalmente legati ai Verdi, che a quanto racconta Alexander Karschnia, regista teatrale e attivista, «sono i soli che riescono a zittire i giovani neonazi quando sfilano per le strade, senza essere a loro volta aggrediti». §
Se gli scontenti dell’Ovest ce l’hanno con le politiche migratorie del governo, qui a Est la rabbia ha un risvolto identitario: è lo straniero in quanto tale a rappresentare un problema, forse perchè su di esso si proiettano le disparità sociali con i Là¤nder occidentali.
Qualcuno sostiene che da queste parti «tira aria di Weimar», certo è che una «questione orientale» esiste, e la cancelliera se ne dovrà occupare.
(da “La Stampa”)
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Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
LA FARSA DELLE PRIMARIE GRILLINE FA PERDERE L’1,2% AL M5S, IL PD SALE DELLO 0,6% E DOPO MESI RICONQUISTA LA TESTA… FORZA ITALIA SALE DELLO 0,7%… CENTROSINISTRA AL 35%, CENTRODESTRA AL 32,5%
Il Movimento 5 Stelle perde l’1,2% in una settimana e viene sorpassato dal Pd. 
Lo rivela un sondaggio condotto da Emg per il Tg La7. La rilevazione mostra come nei sette giorni che hanno visto l’incoronazione di Luigi Di Maio a candidato premier e capo politico, i grillini abbiano perso la quota più consistente di consensi rispetto agli altri partiti.
Di certo hanno contribuito le polemiche intorno alla consultazione online senza sfidanti (di peso), le indagini a carico del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque e la sospensione della candidatura di Giancarlo Cancelleri a Governatore della Sicilia da parte del tribunale di Palermo. M5S si attesta così al 27,1%.
Per converso, rileva sempre Emg, il Pd ha guadagnato lo 0,6 salendo quindi al 28,4% e scalzando i Cinque Stelle dal ruolo di primo partito.
Male anche la Lega di Matteo Salvini che perde lo 0,5% (14,4%) per la seocnda settimana di seguito.
Risalita invece per Forza Italia che guadagna lo 0,7% fermandosi al 13% nei consensi.
Da ricordare che altri sondaggisti da un paio di settimane danno Forza Italia davanti alla Lega.
Secondo Emg infine, restano stabili Fratelli d’Italia (5,1%) e Alternativa Popolare di Angelino Alfano (2,2%) mentre perde lo 0,3% Articolo 1, la forza politica composta dagli ex Pd guidati da Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza.
Sinistra Italiana si attesta invece al 2%.
Sommando le due possibili coalizioni, il centrosinistra sarebbe al 35%, il centrodestra al 32,5%, il M5S al 27,1%.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
ROMA: UNO DEI GIOVANI CHE AVEVA AVVICINATO AVVERTE SUBITO LA POLIZIA CHE INCASTRA IL PADRE DELLA MINORENNE
Una storia di degrado e abusi, vittima una giovane disabile, scoperta dalla polizia grazie alla testimonianza di un extracomunitario.
Le indagini degli investigatori sono difatti iniziate grazie alla segnalazione di un migrante che si è presentato negli uffici del commissariato Monteverde dove ha raccontato di essere stato fermato in strada da un italiano che gli aveva fatto una proposta singolare: gli aveva offerto di avere un rapporto sessuale con una giovane donna, offrendogli anche dei soldi come compenso.
I due avevano fissato anche un appuntamento, ma lo straniero, che ha aggiunto agli agenti di essere stato un detective nel suo paese, ha preferito avvisare la polizia.
I poliziotti hanno organizzato un appostamento, così hanno visto arrivare all’appuntamento un fuoristrada con a bordo un uomo e una giovane.
Il conducente, dopo essersi fermato a parlare con lo straniero, lo ha fatto salire a bordo, prospettandogli “dei giochi sessuali” con la giovane che si sarebbero dovuti concludere con un rapporto tra i due uomini.
Avvisati con un sms dall’extracomunitario delle intenzioni, gli agenti sono intervenuti, accertando che la ragazza era la figlia minorenne dell’italiano, per giunta affetta da gravi problemi di salute.
Le successive indagini hanno portato gli investigatori a ispezionare il telefono dell’uomo, scoprendo la presenza di numerosi video amatoriali, nei quali la figlia veniva violentata da alcuni uomini, il tutto ripreso e “diretto” dal padre, che prendeva anche parte attiva alle scene di sesso.
Nel corso della successiva perquisizione, i poliziotti hanno rinvenuto presso la sua abitazione una ingente mole di filmati pedopornografici, che saranno oggetto di ulteriori indagini.
L’uomo, che è stato arrestato, dovrà rispondere di violenza sessuale di gruppo, detenzione di materiale pedopornografico e di maltrattamenti.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
“C’E’ CHI PARLA MALE DEI MIGRANTI E QUESTO NON AIUTA, MA ORA IL PAESE CI RINGRAZIA”… “CI SONO PERSONE BUONE E CATTIVE OVUNQUE”
Sulla cancellata della comunità «Terra promessa» è appesa la bandiera dell’Italia. 
Fa da sfondo a Idrissa Doumbia, 29 anni, del Mali, e Keba Diassigui, 20 anni, del Senegal.
I migranti del centro di accoglienza di Fontanella hanno deciso di raccontare il mercoledì mattina in cui hanno salvato l’operatrice della comunità aggredita da un altro richiedente asilo che ora è in carcere per violenza sessuale.
Più timido Idrissa, mani in tasca e sguardo basso, più sicuro Keba che se la cava con la lingua italiana.
Amadou, del Gambia, fa da interprete anche per lui per le parole più complicate.
Atto di coraggio, ringraziamenti, paura di essere presi di mira, grandi sogni: alle domande dei giornalisti su che cosa si aspettano e temono, i due ragazzi spiazzano parlando di normalità .
È normale, per esempio, essere intervenuti quando hanno sentito l’operatrice chiedere aiuto. Ed è una vita normale quella che vorrebbero, in Italia.
Lavorare come meccanico l’uno, come muratore l’altro, quello che erano in Africa prima di prendere la via del mare.
Mercoledì Idrissa stava andando a fare la doccia. «Non ricordo di preciso che ora fosse, ho sentito l’operatrice urlare. La porta era chiusa, io e Keba l’abbiamo spinta e siamo riusciti ad aprirla. Lei era a terra, il volto le sanguinava. L’abbiamo aiutata e messa sul letto. Non appena ci ha visti, il ragazzo ha preso una scala e si è buttato dalla finestra. Lo abbiamo inseguito, noi ma anche gli altri ospiti, tutti, di là – indica i campi – fino alla strada. Lo abbiamo preso e consegnato ai carabinieri», racconta. L’educatrice, 26 anni, aveva il volto tumefatto dalle botte ed era sotto choc.
«Non riusciva a parlare, era quasi svenuta – prosegue il suo racconto Idrissa –. Non so che cosa sarebbe successo d’altro se non fossimo arrivati, non so nemmeno che cosa stava succedendo dentro il bagno. So solo che l’abbiamo salvata. Per umanità e solidarietà , perchè siamo tutti uguali».
Tutti uguali dentro il centro di accoglienza, «qui siamo tutti fratelli africani», e fuori, «saremmo intervenuti per aiutare chiunque, italiano o straniero».
Fratello africano è anche Silvestro S. il ventenne fermato per la violenza. Un tipo riservato, anche aggressivo aveva notato l’educatrice che aveva voluto fosse visitato da una psichiatra.
Idrissa è più cauto nei giudizi: «Era chiuso, ma non ho visto episodi particolari». Keba meno: «Secondo me non è a posto al cento per cento con la testa, uno che è a posto non fa una cosa del genere. Ho notato che era un po’ strano, insomma non era normale come tutti gli altri. So che lo avevano portato dalla psichiatra».
I due giovani sono l’altra faccia di questa brutta storia.
Lo sanno, ma sanno anche che l’episodio negativo rischia di fare più rumore di quello positivo.
«Ho sentito tante volte le persone parlare male dei migranti, dire che fanno cose brutte, ma non è vero perchè le fanno anche gli italiani – prosegue Idrissa –. Ci sono persone buone e persone cattive ovunque».
È dispiaciuto «per la ragazza, tantissimo, e per i migranti».
Ma è contento di una conseguenza. «Qualcuno vi ha ringraziato?», chiedono i giornalisti. «Sì, anche in paese, anche se non direttamente perchè non sanno chi è intervenuto, le persone hanno detto “grazie perchè l’avete salvata”».
I due migranti parlano seduti a un tavolo improvvisato davanti al cancello del centro di accoglienza.
Alle loro spalle, nel cortile, altri ospiti fanno capolino attirati dalle telecamere e dai microfoni che accerchiano i loro «fratelli».
Una stradina sterrata li collega con il centro del paese. Passa solo qualche auto, in lontananza si vedono due cascine e i silos di un allevamento. Attorno sono solo campi. «Beh, sì, dobbiamo stare qui perchè siamo in attesa dei documenti – sorride Keba – ma ci stiamo bene».
Lui da due anni, Idrissa dallo scorso luglio. C’è anche il sindaco Giuseppe Lucca, che rimane ai margini. È il giorno dei ragazzi.
Via i giornalisti, via il tavolo, via i riflettori. Oltre il cancello torna la normalità . La vita comune, il via vai dai recinti di anatre, asinelli e pony, i lavori socialmente utili. Come sistemare le panchine in paese.
«Sì, sì – ne sono orgogliosi – l’abbiamo fatto anche noi».
(da “Il Corriere della Sera”)
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Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
IL PARTITO SARDO D’AZIONE LO PROVOCA: “PERCHE’ LA BATTUTA NON LA FAI SULLE ASCELLE DELLA LEGHISTI?”
“Belin, c’è una puzza di ascelle che neanche nel Partito sardo d’azione”.
Sta provocando un putiferio in Sardegna la frase che il leader del Movimento 5 stelle Beppe Grillo avrebbe detto in un disco-pub durante una festa del movimento, come riportato dal quotidiano Il Messaggero in un articolo di Mario Aiello.
La risposta del segretario nazionale del Psd’Az non si fa attendere: “In quasi un secolo di storia il Partito sardo d’azione ha superato i tempi della monarchia e della dittatura ed e’ stato presente nell’Assemblea costituente e nelle istituzioni repubblicane senza mai dover cambiare il proprio nome, il proprio simbolo, i propri ideali- le parole del consigliere regionale-. Siamo da sempre, fieramente ed orgogliosamente, un partito rappresentativo di un popolo e di una terra alla quale Grillo dovrebbe rispetto e deferenza. Bene farebbe Grillo a fare ammenda e chiedere pubblicamente scusa ai sardi ed al Partito sardo d’azione”.
Sulla vicenda interviene anche il presidente del Partito dei sardi Paolo Maninchedda: “Mentre il mondo trova nuove frontiere per rappresentare i mille modi di partecipare alla modernità e alla civiltà senza diventare tutti di plastica e tutti uguali, nelle latitudini settentrionali dell’Italia permane il pregiudizio, permane in profondita’, tanto in profondità da essere identificato da un comico intelligente come un oggetto su cui far ridere”.
Grillo, sottolinea l’ex assessore regionale, “che è veramente uno dei più acuti nel valorizzare i ragionamenti deducibili semplicemente lavorando sui sinonimi e i contrari, sa perfettamente, lo sa inconsciamente, che se avesse detto: ‘Oh, c’è una puzza di ascelle che manco nella Lega’, nessuno avrebbe riso, perchè sulla Lega l’ironia può scattare sui pignoramenti, oppure finanziamenti ai figli dei leader, oppure sulle fidanzate dei leader, ma non sulla puzza di ascelle”.
Perchè?, conclude Maninchedda: “Perchè la Lega è il Nord, e nel Nord ci stanno tutti quelli che erano lì con Grillo e che si sarebbero sentiti un po’ toccati da un’assimilazione Nord-Ascella”.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile
SE PIROZZI FOSSE ANDATO ALLA RIUNIONE DEL COMITATO PER LA RICOSTRUZIONE DEL 5 LUGLIO SAPREBBE IL MOTIVO PER CUI QUEI SOLDI SONO STATI DESTINATI ALLA RICOSTRUZIONE DI TRE SCUOLE
Dove sono finiti i soldi degli SMS solidali per le popolazioni colpite dal sisma del 2016? 
Come è giusto che sia sono in tanti a chiederselo, perchè sono stati molti gli italiani che hanno fatto una donazione per contribuire alla ricostruzione.
E non c’è nulla di strano se un italiano non direttamente coinvolto dal sisma si chiede se il denaro è arrivato a destinazione ed è stato speso bene. Se a farlo però è il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi allora il discorso cambia.
Tanto più che Pirozzi lo ha detto ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia quest’anno dedicata ai patrioti.
Di sicuro, avrà immaginato chi lo ha ascoltato e chi ha letto del suo attacco, Pirozzi sa quel che dice.
In fondo è il sindaco della città simbolo del terremoto del 24 agosto 2016 e sicuramente parla con cognizione di causa.
Secondo Pirozzi infatti i 33 milioni di euro raccolti con gli sms di solidarietà per i terremotati del 24 agosto 2016 non sono “mai arrivati alle popolazioni colpite dal sisma”.
Una dichiarazione che ha riacceso alcune vecchie polemiche sulla gestione dei fondi per la ricostruzione. Il Sindaco di Amatrice sostiene di non aver visto un euro dei soldi raccolti tramite le donazioni via SMS e ad Atreju ha detto che «non va bene come hanno speso quei soldi degli sms solidali».
Il motivo? Il denaro per la ricostruzione è stato utilizzato altrove e non ad Amatrice, Arquata o ad Accumoli tanto che Pirozzi ritiene che «in merito alla gestione di quei fondi è stata fatta una scelta scellerata che non ha tenuto conto degli italiani».
Per Pirozzi non sarebbe stata rispettata la volontà popolare.
Ma gli italiani hanno donato per la ricostruzione delle scuole e in Lazio quei soldi sono stati destinati proprio a tre scuole.
In che senso? Per Pirozzi (ma anche per il sindaco di Arquata Aleandro Petrucci) gli italiani hanno donato quei soldi per aiutare la popolazione di Amatrice, Accumoli ed Arquata eppure la Regione Lazio ha deciso di destinarli altrove non rispettando la presunta volontà degli italiani.
Presunta, perchè se è vero che Amatrice è la città simbolo del sisma del 2016 non è certo l’unica ad essere colpita, ed oltre ad Arquata ed Accumoli ci sono altri paesi (nel Lazio, nelle Marche e in Abruzzo) che sono all’interno dell’area del “cratere”.
E non è stata la Regione a decidere da sola ma il Comitato di cui fanno parte tutti gli enti locali.
Lo scorso 17 luglio il Comitato ha approvato in totale 18 progetti: 9 nelle Marche (per complessivi 18 milioni di euro), 4 in Umbria (3,6 milioni di euro), 3 nel Lazio (3,5 milioni di euro), 2 in Abruzzo (3 milioni).
La ripartizione dei fondi è stata fatta in base alla percentuale dei danni registrati nelle regioni colpite.
Le spese necessarie per la ricostruzione nel Lazio ammontano al 14% del totale.
Tra i progetti approvati nel Lazio non rientrano interventi ad Amatrice e sono stati finanziati interventi di messa in sicurezza per le scuole di Poggio Bustone (Scuola Primaria e Secondaria di I grado), di Rivodutri (Scuola Infanzia) e di Collevecchio (Secondaria di I Grado).
Quest’ultima scuola è fuori dal “cratere” pur avendo subito danni durante le scosse di agosto e di gennaio.
Restano poi 5 milioni di euro ancora da assegnare a progetti che dovranno essere approvati.
La suddivisione dei fondi è stata dunque decisa da una cabina di coordinamento di cui fanno parte il Commissario straordinario e le 4 Regioni interessate, che hanno raccolto le istanze dei territori
Chi ha deciso come utilizzare i soldi degli SMS solidali?
Ed infatti la decisione di utilizzare quei fondi è stata presa a Rieti dal Comitato istituzionale per l’attività di ricostruzione post sisma lo scorso 5 luglio.
Il deputato reatino Fabio Melilli invita a guardare i verbali della riunione per vedere che la scelta è stata approvata dall’Assemblea.
Del Comitato fanno parte anche i comuni Amatrice e Accumoli. Alla riunione di inizio luglio però i sindaci — pur invitati — erano assenti.
La notizia dell’utilizzo dei fondi è stata data pubblicamente il 17 luglio senza che Pirozzi la contestasse o criticasse.
E ci sarebbe da chiedere come mai il sindaco di Amatrice aspettò la conferenza stampa di inizio agosto per dirsi “sorpreso” della scelta e ricordando che ad essere indignati avrebbero dovuto essere gli italiani.
Ma perchè? In fondo i soldi saranno utilizzati per mettere in sicurezza degli edifici scolastici danneggiati dal sisma, forse secondo Pirozzi gli italiani sono troppo stupidi per accorgersi che il terremoto ha colpito ben più di tre comuni?
La Protezione Civile fa sapere che i soldi non sono spariti e ribadisce che «tutte le scelte di ripartizione delle opere sono state assunte con il consenso del Comitato dei Sindaci dove sono rappresentate tutte le amministrazioni dell’area del cratere.
Tutte le opere pubbliche e private, i luoghi di culto e le attività produttive le prime e seconde case saranno ricostruire con una copertura del 100% delle spese.
Le sottoscrizioni dunque producono un risparmio per lo Stato sugli impegni di spesa». La scelta di utilizzare i fondi degli SMS per la messa in sicurezza delle scuole è stata dettata dal fatto che “ad Amatrice ed Accumoli le spese per scuole erano già coperte come del resto per tutte le altre spese“.
Le risorse degli sms solidali “sono state destinate per garantire la piena sicurezza di altre scuole danneggiate dal sisma in altri Comuni frequentate da ragazzi, bambini e insegnanti”.
Una polemica inutile quella di Pirozzi, che sembra pensare che quei soldi siano solo dei cittadini di Amatrice e Accumoli, ma non è così e soprattutto non lo è mai stato. L’ufficio speciale per la ricostruzione nel Lazio ricorda che “al Comune di Amatrice sono stati destinati circa il 45% delle risorse, il restante 55% per gli altri 14 Comuni. A questo vanno aggiunti i milioni stanziati per il nuovo ospedale e gli impegni assunti con Regione e Miur per collocare ad Amatrice funzioni di valore dello Stato”.
Senza contare che il Comune di Amatrice (come si può leggere sul sito) ha a sua disposizione anche decine di migliaia di euro di donazioni giunte direttamente sul suo conto corrente.
Proprio in virtù di queste offerte l’Ufficio speciale per la ricostruzione aggiunge che “il sindaco di Amatrice avendo a disposizione molte risorse provenienti da donazioni ha deciso con generosità di contribuire alle spese per il nuovo istituto alberghiero e il nuovo ospedale anche se risultano già coperte al 100% da risorse pubbliche”. Insomma Amatrice i soldi li ha e li avrà , dov’è il problema se si mettono in sicurezza anche altre scuole?
Sicuramente gli italiani non sono come li dipinge il patriota Pirozzi impegnato a sobillare una guerra tra terremotati.
(da “NextQuotidiano”)
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