Destra di Popolo.net

IL GIORNALISTA GLI CHIEDE DELLE SUE ASSENZE AL PARLAMENTO EUROPEO E SALVINI SI INCAZZA E SE NE VA

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

LA ZECCA ISTERICA SA SOLO RISPONDERE CON IL DISCO ROTTO: “SE VUOLE FARE POLITICA SI FACCIA ELEGGERE”

«Perchè lei è così poco attivo in aula al Parlamento Europeo?»: tutti quelli che non hanno una grande opinione di Matteo Salvini come politico dovrebbero vedere e rivedere il video dell’agenzia di stampa VISTA in cui il leader della Lega dimostra invece di essere un politico di grande lignaggio.
Non appena il giornalista gli chiede delle sue scarse presenze al parlamento europeo, Salvini diventa paonazzo, e la butta in caciara per non rispondere con l’eleganza tipica del consumato e navigato attore della scena politica italiana.
«Vuole fare politica? Se vuole fare politica si candidi. Io ero presente in Aula, ho votato per la Brexit, l’ho sostenuta», dice Salvini accusando il giornalista e dimenticando che il Parlamento Europeo non ha un ruolo attivo nelle negoziazioni su Brexit e che oggi ha votato una risoluzione che non sembra sostenere la Brexit, visto che l’organo ha chiesto ai capi di Stato e di governo di rinviare la valutazione sui progressi nei negoziati sul divorzio da Londra, che dovrebbe aprire la seconda fase delle trattative sulle future relazioni tra Unione Europea e Regno Unito.
In sintesi non c’entra una mazza, ammesso che Salvini sappia per cosa ha votato oggi.
«Roba da matti!», dice invece il leader del Carroccio a proposito di chi si è azzardato a domandargli delle sue assenze. E scappa via senza dare risposte sulle sue due assenzze quando si è deliberato l’aiuto ai terremotati.
D’altro canto nel suo “L’arte di ottenere ragione” Schopenauer affermava: “Quando ci si accorge che l’avversario è superiore e si finirà  per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall’oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona. Lo si potrebbe chiamare argumentum ad personam“.

(da “NextQuotidiano”)

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IL RE FELIPE: “DALLE AUTORITA’ CATALANE SLEALTA’ INACCETTABILE”

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

BASTANO QUATTRO MINUTI PER CHIARIRE LA REALTA’: “GIORNI DIFFICILI, MA RIUSCIREMO AD ANDARE AVANTI”

Il Re Felipe ha rotto il silenzio e ha inviato un messaggio alla Nazione: secondo il sovrano, in Catalogna “c’è stata una slealtà  inaccettabile verso lo Stato” e, rivolto direttamente alle autorità  indipendentiste, ha scandito: “C’è l’impegno della corona nei confronti della Costituzione e della democrazia e il mio impegno per l’unità  della Spagna”.
In un discorso breve, durato poco più di quattro minuti, Felipe VI ha sottolineato che “la società  catalana è fratturata”, e che questo referendum “ha messo a rischio l’unità  e l’economia del Paese”.
Soprattutto, insiste il re, “c’è stata una condotta irresponsabile da parte delle autorità  della Catalogna”, con un “inaccettabile intento di appropriazione delle istituzioni storiche della Catalogna”.
“Autorità  che in maniera chiara si sono messe al margine del diritto e della democrazia, hanno voluto spezzare l’unità  della Spagna”.
Ma il re abbraccia il popolo catalano che non segue l’opzione indipendentista: “Voglio dire ai catalani che sono preoccupati per il comportamento delle loro autorità  che non siete soli, avete la solidarietà  di tutti gli spagnoli per difendere i vostri diritti”.
In questo discorso che non piacerà  affatto al governo catalano, il re però non fa alcun cenno alle violenze da parte della polizia di Madrid nel giorno del referendum tanto inviso dalla Corona.

(da agenzie)

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MDP, SGANCIAMENTO INIZIATO, IL VICE MINISTRO BUBBICO SI DIMETTE

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

ARTICOLO 1 ESCE DALLA MAGGIORANZA E VA VERSO L’APPOGGIO ESTERNO: “MANI LIBERE”

L’operazione di “sganciamento” dalla maggioranza è iniziata.
Alla fine della riunione coi senatori di Mdp, Roberto Speranza tira le conclusioni: “Non voteremo il Def. Da adesso, siamo fuori dalla maggioranza. Mani libere. Valuteremo provvedimento dopo provvedimento”.
E annuncia una raccolta di firme “nel paese” su sanità , lavoro.
E tutte le questioni su cui si aprirà  un negoziato duro sulla manovra, dall’esito non scontato: “Dipende da quale richieste accolgono”.
Pochi minuti Filippo Bubbico, viceministro dell’Interno, ha annunciato che lascia il governo. È, di fatto, quello che una volta si sarebbe chiamato “appoggio esterno”: nessun vincolo di maggioranza, nessun membro del governo, si valuta caso per caso.
Lo sganciamento andrà  in scena domani, giorno di votazioni delicate sui conti pubblici.
La prima votazione è sull’autorizzazione allo scostamento di medio termine del deficit, che richiederebbe la maggioranza assoluta (161).
E dunque, senza il voto di Mdp, non passerebbe, con la conseguente apertura della crisi di governo.
Su questa votazione il sì era di fatto acquisito da ieri, quando Pisapia lo ha detto al premier Gentiloni. L’altra votazione è sulla nota di aggiornamento al Def, che richiede la maggioranza dei presenti e dunque consente un po’ di gioco parlamentare.
Sia alla Camera sia al Senato i parlamentari di Mdp e di Pisapia non voteranno la Nota: “La relazione di Padoan — dice Speranza — è insufficiente, su sanità , pensioni e le questioni sollevate. Ha solo detto che incontrerà  le forze di maggioranza per una interlocuzione politica”.
Tira un’aria pesante a sinistra. Riunioni a Montecitorio la mattina. Riunioni a palazzo Madama al pomeriggio, dove in senatori bersaniani sono spaventati dall’ipotesi della rottura estrema.
“Non possiamo farci bollare come i nuovi Bertinotti, facendo cadere il governo”. È questo l’oggetto delle riunioni dei gruppi, tese.
Perchè in questi casi la forma e il meccanismo parlamentare sono sostanza. Al Senato dichiarare l’astensione equivale a votare contro.
Il pallottoliere dice che, a quel punto, il governo sarebbe a rischio. Dice un senatore a microfoni spenti: “Alla fine si è deciso di non partecipare al voto, non di partecipare e astenerci perchè così il governo non cade ma usciamo dalla maggioranza”.
Lo spettro di Bertinotti si aggira tra gli ex Pd: apparire “settari”, “gruppettari”, “irresponsabili”, il famoso “non ci capirebbe nessuno”.
Elisa Simoni, toscana tosta, la spiega così: “Questa mossa è perfetta. Perchè ci consente di spiegare al paese quello che vogliamo, di esserci insomma. E di preparare lo smarcamento definitivo se il governo non ascolta”. Poco più un là  Arturo Scotto è soddisfatto: “Chiarezza è fatta, ora si apre un’altra fase”.
Per tutto il giorno, al Senato, si fanno i conti col pallottoliere.
Al gruppo del Pd fanno notare che i numeri ci sono, perchè nessuno ha voglia di andare a votare e, si sa, in questi casi arrivano schiere di “responsabili”: i verdiniani, i senatori del misto, tanti uomini di buona volontà .
Ma il punto è politico. Il vertice con Pisapia, nelle intenzioni del premier, doveva servire proprio a blindare le votazioni di domani.
Invece, lo sganciamento sul Def non è un passaggio indolore. Perchè trasforma la manovra in un percorso a ostacoli, complicato. Poche risorse, col premier stretto tra le esigenze, anche elettorali, del segretario del Pd che non concederebbe nulla ai bersaniani e la necessità  di far passare la manovra.
Il ministro del Tesoro Padoan, nella sua audizione in commissione, si è mostrato cauto, prudente, consapevole che ora inizia un delicato gioco parlamentare in sede di discussione della manovra e sarà  in quella sede che si scopriranno eventuali carte coperte per trovare una quadra di maggioranza, non certo in una nota di accompagnamento.
Nè pare, al momento, aver sortito effetti il tentativo di separare Pisapia da Bersani&Co.
Forse anche perchè il momento della verità  ci sarà  al voto vero sulla manovra quando o si vota sì, o si vota no. Però i gruppi hanno votato all’unanimità . E all’unanimità  domani non voteranno il Def.

(da “Huffingtonpost”)

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“VI AMMAZZEREMO TUTTI”: NUOVE MINACCE RAZZISTE A DON BIANCALANI, REO DI AVER PORTATO I RAGAZZI PROFUGHI IN PISCINA

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

IL VOLANTINO DI MINACCE DI MORTE DEI CAZZARI DEL SEDICENTE “QUARTO REICH” … GENTE CHE DURANTE IL FASCISMO SAREBBE STATA FUCILATA

“Caro pretaccio di merda tu e tutti i tuoi amici sinistroidi ci avete rotto i coglioni. Non avremo alcuna pietà  per i traditori della patria. Preparatevi per la terza guerra mondiale. Vi ammazzeremo tutti scarafaggi”.
Firmato “Quarto Reich”, con tanto di bandiera italiana e svastica.
Destinatario di questa delirante lettera è don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofaro a Pistoia finito da settimane nel mirino dei razzisti dopo aver postato su Facebook la foto dei migranti che accoglie portati a fare il bagno in piscina.
Da quel momento per il prete è iniziata un’odissea: a fine agosto un gruppo di Forza Nuova si è persino presentato alla messa di don Massimo per “vigilare sulla dottrina” rispondendo con il saluto romano a chi li fischiava sul sagrato della chiesa.
Ora l’ennesimo atto di intimidazione ricevuto via posta: un volantino dattiloscritto che il parroco di Vicofaro ieri ha pubblicato sulla sua pagina Facebook prima di essere bloccato dal social network.
Nel foglio le parole usate non lasciano spazio a fraintendimenti: “Dillo anche al Capo tuo Gesuita, adesso basta! Non permetterti mai più di fare una cosa del genere, basta con gli stranieri! Noi non li vogliamo gli islamisti, che se ne stiano a casa loro, non vogliamo integrazione, non vogliamo il multiculturalismo, se a te piace vattene a fare in culo a casa loro. Voi dovete lavorare per noi Cattolici non per i barbari stranieri di merda. Fra poco inizierà  la terza guerra mondiale. O state dalla Nostra parte se siete dei veri italiani e cattolici altrimenti vi stermineremo anche a tutti voi”.
Minacce a cui don Massimo risponde con pacatezza: “Non ho presentato alcun esposto in questura forse lo farò nei prossimi giorni ma penso che abbia valore una denuncia pubblica online. Ne ho già  ricevuti una quindicina di queste lettere a sfondo razzista o con linguaggio sessista. Non ho paura per me ma per i ragazzi che ospito. Sono preoccupato per loro”.
“Non so chi ci sia dietro questo volantino: un gruppo di persone? Un singolo?”.
Resta il fatto che chi si rivolge a don Biancalani lo fa con toni duri: “Se vuoi fare del bene — cita la lettera — vattene a fare in culo in un altro paese. Smettila altrimenti prima del dovuto veniamo lì e ti tagliamo le palle Pretaccio di Merda filo islamista”.
In queste ore don Massimo ha ricevuto sul suo profilo e non solo tanta vicinanza da parte di persone che gli hanno scritto da tutt’Italia ma resta la preoccupazione per questa serie di attacchi, di intimidazioni e minacce.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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GLI AMICI DI MUSUMECI: SI CANDIDA GENOVESE JUNIOR, IL PADRE E’ CONDANNATO A 11 ANNI IN PRIMO GRADO PER TRUFFA E PECULATO

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

“SI’, SONO FIGLIO DI PAPA’MA E’ SILVIO IL SOLE CHE SORGE” (FORSE HA USATO LA S DI TROPPO)

Io la ricordo piccino così. “Avevo dieci anni, forse mi ha visto mentre assistevo a qualche comizio di papà ”.
Luigi Genovese è candidato a consigliere regionale in Sicilia, ha 21 anni ed è figlio del deputato Francantonio Genovese, è nipote del senatore Luigi Genovese, è pronipote del pluriministro Nino Gullotti.
Come ho più volte ribadito, qui non è questione di poltrone, ma di passione.
La ricordo piccino piccino ma già  notevolmente appassionato.
A 15 anni l’ho sentita dentro, forte, tracimante la voglia di misurarmi con la realtà , i problemi della gente. La politica è servizio, e i Genovese sono per Messina una costante, un punto di riferimento.
La politica è servizio.
Ripetiamolo chiaro: i Genovese a Messina sono imprenditori al servizio della città . Non c’è un giorno che un messinese non chieda e non abbia una parola di conforto, un aiuto, un consiglio.
Suo padre ha ottenuto undici anni di reclusione per truffa, peculato e mi pare altro. Il servizio alla città  non è purtroppo stato ritenuto all’altezza delle aspettative.
Ricordo solo che è una sentenza di primo grado. Lei avanzi pure le sue certezze, ma il diritto prevede un giudizio d’appello e, se del caso, quello di legittimità .
Trentatrè mesi tra carcere e domiciliari.
Senza neanche una condanna definitiva, le sembra giusto? Le pare bello? La storia si fa con le sentenze definitive. Il giudizio si dà  quando tutto sarà  deciso. E non le ho detto che in queste ultime settimane siamo inondati da assoluzioni di tutti i tipi. In famiglia siamo molto fiduciosi. Io assolutamente certo della completa innocenza di papà .
Anche la mamma condannata.
E allora?
Anche lo zio Franco Rinaldi, deputato regionale.
E allora? Cosa vuol fare intendere?
O si tratta di accanimento.
Io sono incensurato.
“Abbastanza incensurato”, ha detto a Emanuele Lauria di Repubblica. Bella definizione.
Grazie.
Luigi, figlio incensurato di Francantonio già  deputato del Pd e, dopo il carcere, deputato di Forza Italia. E come Francantonio fulminato dalla politica in giovane età . Successe così pure a suo nonno, allo zio, al prozio. Tutti incamminati verso il bene comune.
I primi passi li ho fatti in direzione del Pd, poi mi sono ravveduto. Dentro di me mi sento moderato, penso che Silvio Berlusconi sia per tanti il sole che sorge, l’uomo prudente ed equilibrato, giusto, riformista.
Come diavolo hanno fatto a scovarla quelli di Forza Italia?
Guardi che faccio politica da tempo, che questa passione è davvero sbocciata al liceo e poi è andata espandendosi.
Pensavo avesse voglia di finire l’università .
Ho qualche esame ancora da dare a Giurisprudenza. Per fine anno mi metto sotto e mi presento all’appello di Procedura penale.
Papà  pensa al resto.
Papà ? Allora non ha proprio capito che è farina del mio sacco?
Rimedio subito: la politica l’ha conquistata che era ancora un ragazzino. Poi col tempo l’ha trascinata nell’agone.
Sono stato presidente delle Consulte regionali.
E quando si è trattato di sfidare la sorte, lei da outsider si è buttato nella mischia.
Credo però che papà  mi voti.
Io anche. E credo che la faccia votare. E credo che sarà  eletto. Si fosse chiamato Luigi Francese, o anche Luigi Tedesco non ci avrei giurato…
Chi può dirlo?
Lei è un figlio di papà .
Teoricamente sono figlio di papà .
Luigi, figlio di papà .
Il figlio di papà  è colui che eredita la fortuna del padre.
Ma non è questo il caso.
Andrei piano con i pregiudizi, venga a vedere la campagna elettorale che farò, venga a vedere la gente, le idee che metteremo in campo.
Forza Italia sceglie tutta gente che viene dalla trincea del lavoro.
È così, e io sono stato molto felice quando mio padre ha scelto di aderire al progetto di Berlusconi. Diciamocelo tra noi, l’unico che ha veramente lavorato per una grande riforma costituzionale. L’unico che ha governato davvero.
La stagione del buon governo. Semplicemente memorabile.
Non concorda?
Luigi, ehm, per fare politica ci vuole anche il fisico, lo sa?
Lo so.
Si corre di qua e di là , si fanno le ore piccole. Lei è smilzo.
Cinquantacinque chilogrammi.
Servono carboidrati e proteine.
A tavola mamma mi dice sempre: mangia di più.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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MELONI ATTO SECONDO: IERI CON MADRID, ORA ATTACCA IL REFERENDUM IN LOMBARDIA, MARONI FURIBONDO

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

LA NUOVA STRATEGIA DI FDI: DIFFERENZIARSI DALLA LEGA…IL GOVERNATORE MINACCIA LA CRISI: “PAROLE GRAVI, VALUTERO’

Per Roberto Maroni potrebbe avere ripercussioni sull’alleanza, a partire da quella a livello regionale, l’invito di Giorgia Meloni all’astensione ai referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto.
“C’è un problema – ha detto il governatore – perchè queste dichiarazioni sono negative, sbagliate e molto pesanti. E siccome il referendum è una cosa importante, sia sul piano politico sia sul piano istituzionale, mi riservo di valutare queste dichiarazioni sul piano della lealtà  dell’alleanza di governo. Non posso far finta di niente”, ha affermato il governatore lombardo parlando a margine di un incontro dedicato proprio al referendum del 22 ottobre.
Al suo arrivo il presidente della Lombardia ha espresso tutto il suo disappunto, interpellato dai giornalisti, sulla posizione assunta in questi giorni dalla leader di Fratelli d’Italia, il cui partito a livello locale ha invece sostenuto l’indizione della consultazione. Meloni aveva dichiarato “se io fossi fra i chiamati a referendum in Lombardia e Veneto io non ci non andrei, è un referendum solo propagandistico”.
Parole che non sono andate giù ai leghisti, ma soprattutto a Maroni che nella consultazione ha investito molto in termini politici e di promozione.
Per Ignazio La Russa, uno dei fondatori di Fdi, la reazione di Maroni nasconderebbe in realtà  problemi interni alla Lega. “Non vorrei – le sue parole – che la polemica nei confronti di un leader di un partito alleato sia in realtà  frutto di questioni tutte interne alla Lega sul significato e la valenza del referendum”.
Maroni ha precisato che agirà  “a livello di alleanza Lombarda. Certo – ha aggiunto – qui FdI ha sostenuto lealmente e sostiene il referendum. Ma devo valutare – ha rimarcato – se c’è qualcosa da fare, come penso, sul piano delle alleanze anche in Regione Lombardia”. L’ultimo acceso scambio tra alleati arriva dopo che anche il segretario della Lega Matteo Salvini era intervenuto per difendere i referendum del lombardo-veneto.
Non soltanto assicurando che quello del 22 ottobre è “diverso da quello della Catalogna”, ma anche rispondendo indirettamente a Meloni, che già  aveva detto: “Io non sono favorevole alle spinte autonomiste. Per me oggi lo Stato nazionale è l’unica realtà  in grado di competere contro la globalizzazione sfrenata e gli interessi delle grandi multinazionali”.
Risposta netta di Salvini: “Giorgia Meloni ha toppato: più i popoli decidono, meglio si spendono i soldi, più è difficile rubare. E soprattutto meno ci mette becco lo stato centrale e l’Ue, meglio è. La Meloni ha toppato perchè l’autonomia farà  bene non solo al Veneto e alla Lombardia, ma anche alle altre regioni”.
E alla leader di FdI ha risposto anche l’assessore lombardo delegato al referendum, il leghista Gianni Fava – sfidante di Salvini alla carica di segretario, nel maggio scorso – definendola una “franchista all’amatriciana” e aggiungendo: “Io con loro non ho nulla a che fare. Mi chiedo come possa continuare a tollerarlo silenziosamente la nuova Lega, confesso che pensare che con una così ci aspetta un’alleanza strategica alle Politiche mi fa venire i brividi”.

(da agenzie)

argomento: Fratelli d'Italia | Commenta »

“HA FATTO ASSUMERE SUO FIGLIO (CHE NON ANDAVA AL LAVORO) DAL DEPUTATO AMICO”

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

IL SOTTOSEGRETARIO SI DIMETTE DOPO IL SERVIZIO DE LE IENE… ROSSI RIMETTE LE DELEGHE ALLA DIFESA, MA RESTA ONOREVOLE

Il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ha rimesso le proprie deleghe dopo una trasmissione televisiva delle Iene da cui emergerebbe che un parlamentare – il deputato Mario Caruso (democrazia solidale centro democratico) – avrebbe formalmente assunto il figlio del sottosegretario, che non si presenterebbe mai al lavoro, per fargli un favore, e che lo stipendio in realtà  gli arriverebbe dal padre.
“Sono accuse infondate e lesive della mia persona”, afferma Rossi. “Insinuazioni che infangano, ancora una volta, la mia reputazione. Mio figlio ha un regolare contratto di assistente parlamentare con un deputato della Camera. Il documento, consultabile, conferma l’assenza di un rapporto di dipendenza dal mio ufficio contrariamente a quanto riportato nel servizio.
Un incarico di natura fiduciaria che non prevede vincoli di orario lavorativo e anche per questo con una minima retribuzione”.
“In ogni caso – aggiunge Rossi – al fine di non coinvolgere l’Amministrazione che rappresento e per svolgere ogni azione in piena libertà  e con maggiore serenità , ho deciso di rimettere le deleghe conferitemi dal Ministro della Difesa”.
“Con questa iniziativa – prosegue il sottosegretario – voglio fare chiarezza per evitare che queste informazioni siano strumentalizzate: le spese relative ai collaboratori sono rendicontate, e questo basta per dimostrare da chi realmente dipende l’impiegato e viene retribuito”.
“Ho dato mandato a uno studio legale al fine di tutelare l’immagine mia e di mio figlio ed esaminare la possibilità  di contestare le accuse che mi sono state rivolte nelle opportune sedi legali”.
Il servizio delle Iene riguarda la denuncia di una giovane assistente parlamentare che sostiene di lavorare senza contratto e senza retribuzione da un anno e mezzo per il deputato Caruso.
Nell’intervista a Le Iene la ragazza (volto oscurato e nome sconosciuto) racconta di aver cominciato con uno stage di tre mesi e di essere andata avanti da allora senza retribuzione, subendo anche qualche avance sessuale. “Una sera, al ristornate, l’onorevole mi ha fatto capire che se fossi andata al letto con lui mi avrebbe aiutato”. La ragazza mostra anche un messaggino inviatole dal deputato qualche giorno dopo, a mezzanotte: “Sono a casa, valuta te cosa fare”.
La ragazza ha anche registrato un suo colloquio con il deputato. “Non è che se ti avessi detto di sì mi avresti dato il lavoro?”. “No, quelle sono cose separate e distinte”, la replica di Caruso.
Riguardo al figlio del sottosegretario Rossi, il deputato Caruso – sempre a telecamera nascosta – spiega che lo avrebbe assunto per fare “una cortesia” al padre perchè lui non poteva assumerlo direttamente e che comunque “lo paga il padre”.
Pressato dalle Iene, il deputato Caruso nega di aver chiesto alla sua collaboratrice prestazioni sessuali, sostiene che la ragazza ha fatto solo uno stage di tre mesi e dice di aver assunto il figlio del sottosegretario Rossi dopo aver fatto “una valutazione delle sue capacità “.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: denuncia | Commenta »

AGGRESSIONE OMOFOBA CONTRO SEBASTIANO RISO, IL REGISTA DEL FILM “UNA FAMIGLIA”

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

COLPITO E INSULTATO NELL’ANDRONE DI CASA IN UN AGGUATO… E’ IL PRODOTTO DELLA PROPAGANDA DEI GRUPPI ULTRACATTOLICI E RAZZISTI

Sebastiano Riso, regista di Una famiglia, nel pomeriggio di lunedì 2 ottobre, alle ore 17 circa, è stato aggredito nell’androne della sua abitazione romana.
Portato al pronto soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina, i medici hanno riscontrato una contusione della parete toracica addominale e un trauma della regione zigomatica con edema alla cornea.
La prognosi è di 10 giorni.
“Sul viso, nello stomaco e all’altezza dello sterno. Ieri sono stato colpito tre volte, e tre volte mi sento attaccato: come omosessuale, come regista e come persona. Come omosessuale perchè, mentre mi colpivano, mi rivolgevano insulti omofobi. Come regista e come persona perchè quegli insulti facevano riferimento a tematiche affrontate nel mio ultimo film, come la possibilità  per le coppie gay di formare una propria famiglia, e perchè la violenza è stata esercitata contro la mia inclinazione a esprimere me stesso anche e soprattutto attraverso il mio lavoro. Nonostante la paura e la rabbia, che ancora provo a distanza di qualche ora, sono sicuro che continuerò a farlo, come e più di prima”, ha raccontato Riso.
Gli aggressori, due uomini, gli hanno urlato insulti omofobi, con chiaro riferimento ad alcuni contenuti del suo film, nelle sale dal 28 settembre.
Una famiglia, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, affronta il controverso tema dell’utero in affitto, calato nella situazione italiana di illegalità  e racconta dunque della vendita clandestina di bambini partoriti da una donna (Micaela Ramazzotti) tanto a coppie etero quanto a una coppia gay.

(da agenzie)

argomento: criminalità | Commenta »

GRASSO A LAMPEDUSA: “DIRITTO DI ASILO NON SOLO A CHI FUGGE DA GUERRE”

Ottobre 3rd, 2017 Riccardo Fucile

CERIMONIA IN RICORDO DELLE 369 VITTIME DELLA STRAGE DEL 2013… IL CARDINALE MONTENEGRO: “BASTA MURI E RETICOLATI”

“Forse non tutti in Italia ricordano l’articolo 10 della nostra Costituzione, quello che sancisce un diritto universale, il diritto d’asilo allo straniero al quale, nel suo paese, sia impedito l’esercizio della libertà . E allora non solo chi fugge dalla guerra, ma anche chi scappa dalla povertà , dalla fame, dalla violenza ha diritto d’asilo. Io oggi sono qui per ribadire la volontà  delle istituzioni tutte ad andare avanti su questa strada. Per realizzare questo sogno dei nostri padri costituenti si deve camminare molto, sulle nostre e sulle vostre gambe”.
Con queste parole, pronunciate a piazza Castello a Lampedusa a fianco della ministra della pubblica Istruzione Valeria Fedeli e ai superstiti della strage in mare del 3 ottobre 2013, il presidente del Senato Piero Grasso ha dato il via alla marcia verso la Porta d’Europa, il monumento all’immigrazione che – ha detto ancora Grasso – deve essere considerato come l’inizio e non la fine dell’Europa”.
Nonostante la pioggia e il tempo inclemente sono centinaia le persone in marcia, tra queste i ragazzi delle scuole italiane ed europee portate a Lampedusa, per il secondo anno consecutivo, dal Ministero della pubblica istruzione.
“La memoria deve essere un fatto attivo – ha detto Fedeli – ed essere vivi e attivi significa impegnarsi parlando con il linguaggio della verità . Non dobbiamo aver paura a dire che ancora si fa fatica ad accogliere e integrare. Questo si chiama razzismo e scatena odio e violenza ed è ostacolo all’accoglienza. Il nostro impegno deve essere portare qui a Lampedusa più Europa”.
In prima fila, ad aprire la marcia, alcuni dei superstiti del naufragio del 3 ottobre e Tareke Brhane del Comitato 3 ottobre, promotore dell’iniziativa.
“Siamo stanchi di contare i morti – ha detto- quello che chiediamo è che la Ue apra canali umanitari e incida nei paesi d’origine di queste persone che sono persone e non numeri e che neanche i carri armati potranno fermare perchè sono persone che non vogliono essere rapite, violentate, sgozzate”.
“Davanti a questo mare di Lampedusa ci sono 30.000 morti e sono solo quelli contati; ma ve ne sono altrettanti non contati. Vogliamo e dobbiamo smettere di contare i morti. Bisogna abbattere i muri e i reticolati che ingabbiano anche i cuori e continuano a uccidere. Dobbiamo dire con forza ‘Mai piu’ morti!’ Questa Europa stanca e debole deve cambiare”.
E’ l’appello, quasi un urlo quello del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas italiana, pronunciato stamane a Lampedusa.
“Questa Porta d’Europa deve restare aperta, qualcuno vorrebbe chiuderla, ma dobbiamo impedirlo”.
In serata il concerto di Claudio Baglioni con la banda della polizia di Stato concluderà  le celebrazioni per la giornata della memoria.

(da agenzie)

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