Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
IL CASO DI ANTONELLO FIRULLO, COORDINATORE DI FRATELLI D’ITALIA DI SCICLI FINO A UN ANNO FA, POI APPOGGIA IL PD, ORA L’ULTIMA GIRAVOLTA
Quello di Antonello Firullo, imprenditore di Scicli, è un disimpegno prima e un abile smarcamento poi, per utilizzare un gergo calcistico.
Dapprima candidato con “Sicilia Futura”, una lista a sostegno di Fabrizio Micari, qualche giorno fa Firullo annunciava il proprio disimpegno dalla competizione elettorale, con motivazioni di carattere personale: “Annuncio formalmente il ritiro della mia candidatura per le prossime elezioni regionali del 5 novembre all’interno della lista Sicilia Futura, a sostegno di Fabrizio Micari. Sul piano formale — scriveva l’imprenditore su Facebook — non ci sono i tempi tecnici per eliminare il mio nome dall’elenco dei candidati. Ma, dal punto di vista sostanziale, mi considero disimpegnato totalmente dalla candidatura e invito i miei amici e sostenitori a non votarmi. Sono costretto a rinunciare per impegni professionali incalzanti che mi impediscono di impegnarmi come avrei voluto per la mia candidatura”.
Qualche giorno dopo, però, il disimpegno si trasforma in un vero e proprio smarcamento e Firullo, che fino al luglio 2016 era coordinatore di Fratelli d’Italia nel comune di Scicli, ha scelto di appoggiare apertamente la candidatura di Nello Musumeci, pur essendo formalmente (e suo malgrado) un candidato del centrosinistra: “Nello Musumeci secondo me è l’unico candidato capace di potere gestire una amministrazione come la nostra Sicilia martoriata da 60 anni di disastri politici — ha scritto Firullo un paio di giorni fa sui social.
Non manca un attacco a Crocetta, il governatore uscente prima alleato e poco dopo rinnegato: “Voglio che il mio presidente sia una persona capace di gestire la Sicilia come il buon padre di famiglia, con “le spalle larghe”. E sappia riprendere una situazione a dir poco drammatica dopo questi 5 anni di fallimento totale per colpa di un Crocetta paladino di quella antimafia che fa più male della mafia stessa. Lui e il suo PD sono riusciti nell’impossibile: uccidere tutte le nostre speranze, quelle dei siciliani che credevano in un futuro migliore”. Dopo qualche accenno a questioni ambientali e infrastrutturali, si passa al sodo: “Io voto Nello Musumeci”.
A testimonianza del nuovo “amore” spunta anche una foto che li ritrae insieme.
Solo una manciata di giorni sul profilo Facebook dell’imprenditore sciclitano, 52 anni, spiccava l’immagine del suo santino elettorale. Lo slogan scelto per l’occasione era “Dare ordine a un secolare disordine”.
Eh già , qua di gente in disordine pare ce ne siano tanti.
(da “LiveSicilia”)
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Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
UN PIATTO DI PASTA O POCO PIÙ… BERLUSCONI NON GRADISCE SALVINI SUL PALCO ACCANTO A LUI
Un invito poco gradito e alla fine il ripiego: “Se ci vedremo al termine delle rispettive manifestazioni per un piatto di pasta sono contento”, dice Matteo Salvini con aria di sufficienza, di chi è offeso perchè Silvio Berlusconi non l’ha voluto sul suo palco e forse neanche lo avrebbe voluto qui in Sicilia.
Una scusa tira l’altra e quindi si è tornati al punto di partenza: parole diverse che si traducono in palchi separati pur essendo nella stessa città e facendo parte della stessa coalizione che corre per Nello Musumeci.
Il leader di Forza Italia e quello della Lega Nord, entrambi giovedì a Catania, non si abbracceranno a favore di telecamere e di fotografi nè davanti agli elettori dell’uno o dell’altro. Forse ci sarà un incontro privato, anche Giorgia Meloni. Forse. Il condizionale è d’obbligo. È nello sprint finale della campagna elettorale siciliana che si intravede quindi il centrodestra che sarà .
Il tira e molla è andato avanti per due giorni, ieri sembrava che i magistrati, con le indagine sulle stragi mafiose, li avessero uniti.
Salvini aveva dato tutta la sua solidarietà “all’amico” Berlusconi annunciando che sarebbe andato a salutarlo giovedì alle Ciminiere di Catania anche per avere in cambio la condivisione del palco, quindi della leardership.
Ma dall’altra parte, nelle ore successive, trapela che il leader leghista, che negli ultimi tempi ha attaccato Forza Italia con le sue liste di impresentabili, non è un ospite gradito.
Così Salvini avendo intuito che l’ex Cav, con ogni probabilità non lo avrebbe fatto salire sul palco per non farsi rubare la scena, rilancia e lo invita alla sua manifestazione a Piazza Bellini. Attraverso questo nuovo espediente prova a ricordare il suo solito messaggio: il centrodestra è fatto da due leader e dopo le elezioni chi dei due avrà più voti sarà l’unico capo.
Il numero uno di Forza Italia non ci casca e risponde picche alla proposta “avvelenata” di Salvini.
Il segretario leghista infatti, mentre si trova in giro per il mercato ortofrutticolo di Vittoria, lancia la sua idea: “Domani alle 19 c’è un appuntamento della Lega a Catania in piazza Bellini concordato da tempo col candidato Nello Musumeci. Sarebbe bello ritrovarsi tutti in piazza sul nostro palco”. Ed ecco la stilettata: “Il mio invito – dice – è aperto agli alleati. Non ho avuto modo di sentire in questi giorni Berlusconi e la Meloni, ma sapendo che sono a Catania li invito a fare una manifestazione comune per Musumeci in piazza”.
L’obiettivo del leader leghista calato in Sicilia a caccia di voti, dopo aver sbianchettato la parola “Nord” dal simbolo, è quello di accreditarsi agli occhi dei siciliani come l’altro leader esattamente al pari di Berlusconi.
Ma quest’ultimo non ne vuole sapere, gli ambasciatori entrano in contatto, ma alla fine fa saper che alla manifestazione di Salvini non andrà .
Il leghista a sua volta fa una giravolta, ci ripensa, dice di essere troppo impegnato. Ed ecco la scusa diffusa con una nota: “Salvini non riuscirà ad andare all’evento organizzato da Forza Italia perchè è atteso, secondo un programma concordato da settimane, in sette città prima di arrivare a Catania”.
In tutto questo caos anche Meloni invita gli altri due alla sua manifestazione contro lo Ius soli. Ma anche in questo caso la proposta fa un buco nell’acqua.
I tre fanno sapere che si vedranno dopo i rispetti comizi.
Dunque, una città , una coalizione e tre manifestazioni, al termine delle quali ci potrebbe essere il caminetto fra Berlusconi, Salvini e Meloni, ma non potrà che essere un caminetto freddo.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
DOPO GLI STRAPPI SU ROSATELLUM E BANKITALIA LA DECISIONE… PROBABILE L’ADESIONE A MDP
Antonio Bassolino lascia il Pd. “Non ho rinnovato la tessera del Pd, e dunque per la prima volta mi ritrovo senza un partito. Ma sono da sempre una persona di sinistra, spero che si possa costruire una casa comune della sinistra e un nuovo e largo centrosinistra”. Bassolino fu tra i fondatori del Partito Democratico.
Lo strappo dell’ex sindaco di Napoli era nell’aria, dopo le prese di posizione sempre più critiche delle ultime settimane verso le scelte dei dem: per Bassolino la mozione Pd su Bankitalia è stata “una pazzia politica”, e la decisione di varare il Rosatellum con i voti di fiducia “un grave errore politico-istituzionale, che fa crescere la sfiducia verso la politica e verso le istituzioni”.
Bassolino non era alla conferenza programmatica nazionale del Pd a Pietrarsa, lo scorso fine settimana, ma partecipò nel giugno scorso alla manifestazione promossa a Roma da Giuliano Pisapia e, soprattutto, alla convention nazionale di Mdp svoltasi a Napoli a fine settembre: “Qui c’è il mio mondo, vi conosco uno ad uno”, disse in quella circostanza.
E ancora, ai giornalisti che gli chiedevano di una sua possibile candidatura con gli ex dem alle prossime politiche: “Sono qui perchè voglio dare una mano a costruire un nuovo centrosinistra. Speranza e gli altri sono stati bravi a organizzare questa festa. Il Pd non fa nulla, mentre loro stanno facendo politica”.
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
ALL’OPERAZIONE SONO INTERESSATI VERDI, SOCIALISTI E PRODIANI
Emma Bonino ha deciso: i radicali tornano in campo per elezioni Politiche. E potrebbero farlo assieme al Campo progressista dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia.
Certo, si tratta dei radicali che hanno seguito la Bonino dopo la diaspora del Pr, ma la novità — emersa al congresso dei Radicali italiani — è destinata ad cambiare e arricchire l’offerta nel campo del centro-sinistra: oltre ai Radicali italiani e al Campo progressista potrebbero confluire in una lista progressista ed europeista diversi soggetti che si sono già detti interessati al progetto: esponenti vicini a Romano Prodi, i socialisti del Psi di Riccardo Nencini, i Verdi, il Centro democratico di Bruno Tabacci.
Certo, l’operazione non è ancora perfezionata, ma se nei prossimi giorni dovesse prendere corpo, a quel punto oltre ai soggetti “costituenti”, sarà interessante l’atteggiamento che assumeranno personalità che nel passato hanno simpatizzato con Bonino e Pisapia, in particolare Romano Prodi ed Enrico Letta, anche se si può escludere un loro coinvolgimento diretto o indiretto.
Operazione che, per realizzarsi, deve superare diversi ostacoli. Nel suo intervento al congresso dei Radicali italiani, Emma Bonino ha fatto un ragionamento complesso:
Il Rosatellum è stato fatto «come il vestito di Coco Chanel per il chi c’è, c’è e chi non c’è, non c’è», quindi visto l’alto numero di firme da raccogliere «andare da soli non ci è permesso». E dunque restano da «esplorare» due possibilità in vista delle politiche: un’intesa con il Pd ma, ha avvertito la Bonino, «l’idea del Re Sole e le costellazioni, caro segretario Pd, non fa per noi» oppure una lista con Giuliano Pisapia che «credo siano anche loro in grande difficoltà anche se non dovranno raccogliere le firme».
E ancora: «Noi siamo molto più piccoli ma abbiamo una storia, una credibilità , un patrimonio che siamo disponibili a mettere a disposizione ma bisogna negoziare. Vi ricordate la trattativa che facemmo con Veltroni? Non siamo in svendita nè in vendita».
Ma, se come pare probabile, l’opzione preferita da Bonino e da Pisapia è quella di una Lista autonoma, l’autonomia si spingerà sino a separarsi nettamente dal Pd, anche nei collegi?
(da “La Stampa”)
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Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
SERVE UN MINISTERO DELL’IMMIGRAZIONE E DELL’INTEGRAZIONE CULTURALE
Nel 1950 nei paesi che oggi compongono l’Unione Europea c’erano 380 milioni di persone, nel 2050 arriveranno a 500 milioni.
Se guardiamo all’altra sponda del Mediterraneo ed ai paesi poco di là del Sahara, le persone erano 128 milioni nel 1950 e saranno 1 miliardo e 120 milioni nel 2050.
Già nel 2005 è avvenuto un sorpasso storico. Per la prima volta da molti secoli gli europei sono in minoranza rispetto agli abitanti delle zone più vicine (alla fine Roma è più vicina a Tripoli che a Londra, Madrid è più vicina a Timbuctu che a Helsinki). Inoltre i nostri vicini, oltre ad essere più numerosi, sono anche più giovani ed in età lavorativa.
A questo fatto aggiungiamo che se prendiamo un cittadino dell’Etiopia con un reddito medio del suo paese (non il più povero) e lo trapiantiamo in Italia dandogli il reddito mediano di uno straniero (16.000 euro contro i 24,000 di un italiano), il suo reddito, a parità di potere di acquisto, sarà 12 volte più alto che nel paese di origine.
Per avere un raffronto storico, all’alba delle migrazioni di massa verso gli Stati Uniti della fine del 1800, il divario tra il salario in Italia ed il salario potenziale che un immigrato poteva ricevere negli USA era di 4 volte; ben inferiore al divario che ora separa il potenziale salario italiano da quello dei paesi di origine degli immigrati.
Il punto essenziale che questi dati ci dicono è che è naturale aspettarsi un aumento delle pressioni migratorie nei prossimi anni, che ci piaccia o no.
Quindi pensare di bloccare completamente l’immigrazione o discuterne in base a sentimenti di pancia è controproducente.
E’ importante imparare a gestire i flussi migratori in maniera attiva e lungimirante, anzichè subirli in modo passivo ed approcciarli come una continua emergenza.
Questo è il modo migliore per rendere l’immigrazione una risorsa e non una minaccia.
Facciamo due esempi legati 1) ai richiedenti asilo e 2) al livello di istruzione degli immigrati.
In Italia ci sono circa 148.000 rifugiati (2,4 ogni 1000 abitanti). Nel 2016 abbiamo ricevuto 123.000 richieste di asilo ed il 60% delle domande processate è stato rigettato.
Per un paragone in Germania ci sono 670.000 rifugiati (8.1 ogni 1000 abitanti) e nel 2016 hanno processato 720.000 richieste di cui il 30% è stato rigettato.
Il problema è che, per vedersi riconosciuto lo status di rifugiati, le persone devono prima arrivare clandestinamente in Italia rischiando la vita, subendo violenze, stupri, e pagando migliaia di euro.
In questi anni pochissime persone (circa 600) sono venute in Italia attraverso il programma di reinsediamento delle Nazioni Unite (UNCHR) che, ad esempio, permetterebbe ad un Siriano di fare domanda di asilo dalla Turchia ed, una volta accettato, potrebbe tranquillamente venire in Italia in aereo.
Negli ultimi due anni negli Stati Uniti sono entrate oltre 160.000 persone con questo programma, in Canada 66.000 ed in Norvegia 5.000 (su 12.000 nuovi ingressi). Questo è un canale d’immigrazione che dovrebbe essere sfruttato meglio.
Invece assistiamo passivamente alle sevizie cui molte persone sono sottoposte prima di applicargli uno dei nostri diritti costituzionali (il diritto di asilo è sancito dall’articolo 10 della Costituzione).
Permettere alle persone di fare domanda di asilo da un paese terzo, senza dover arrivare qua, ci permetterebbe di gestire meglio i flussi migratori legati ai rifugiati.
Ci sono molti aspetti che potrebbero essere migliorati anche nella gestione dei migranti economici, ossia le persone che vengono per migliorare la propria condizione di vita.
In Italia questo tipo d’immigrazione è regolata dal decreto flussi che ogni anno determina il numero di persone che possono essere ammesse nel territorio italiano per motivi di lavoro o di ricongiungimento famigliare.
Tuttavia questo sistema viene utilizzato principalmente per regolarizzare lavoratori stranieri che già risiedono e lavorano in Italia (e che sono arrivate clandestinamente), ma non è un sistema virtuoso di selezione di immigrati all’origine.
Una delle conseguenze di quest’approccio è che l’Italia ha la quota più bassa di immigrati laureati dell’Unione Europea.
Se prendiamo la popolazione tra i 25-54 anni, la fascia più attiva nel mercato del lavoro, solo il 12% degli immigrati è laureato (fra gli italiani siamo al 21%).
In Germania invece gli immigrati laureati sono il 25%, in Francia il 33% e nel Regno Unito il 54%.
Una politica d’immigrazione volta a selezionare ed attrarre talenti sarebbe un vantaggio per tutti.
Ad esempio, a Londra avevo un bravissimo dentista nigeriano (con laurea inglese) che per otturazioni ed altre questioni dentali costava 50-80 euro in meno che un dentista a Roma o a Pavia.
Allo stesso modo un oculista od altri tipi di prestazioni professionali, spesso fornite da stranieri, costavano meno e la qualità era quantomeno la stessa che in Italia.
Uno dei motivi è proprio l’abbondanza di offerta di professionisti, grazie anche al contributo degli immigrati.
Ci sono tanti aspetti legati all’immigrazione che meriterebbero una discussione come l’integrazione, la criminalità , gli effetti sul mercato del lavoro e quello sulle finanze pubbliche.
Il lavoro di molti ricercatori ci dice che spesso ci sono più luci che ombre riguardo a questi temi.
Il punto di fondo è che l’immigrazione sarà uno dei fenomeni più importanti di questo secolo. Al momento il nostro dibattito è fermo allo Ius Soli, ma è probabile che l’immigrazione sarà un tema di campagna elettorale così come lo è stato in Francia, Germania ed USA.
Speriamo che il dibattito non sia uno scontro ideologico del “tutti fuori” o “tutti dentro”, ma che si parli della visione di lungo periodo e di come elaborare un assetto istituzionale e legislativo che ci permetta di affrontare al meglio questi fenomeni.
Le leggi principali che regolano i flussi migratori come la Bossi-Fini o la Turco-Napolitano sono di oltre 15 anni fa. E’ necessario istituire un “Ministero dell’Immigrazione e dell’Integrazione Culturale”, perchè un fenomeno così complesso e rilevante, necessita d’attenzioni specifiche affinchè possa essere una risorsa per il Paese.
(da “La Repubblica”)
L’autore è docente di economia presso il Trinity College Dublin e research associate del Center for Economic Performance della LSE
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Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
LA “COMPOSTEZZA” DEL PREMIER HA LA MEGLIO SUL SEGRETARIO PD
Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, gode di una fiducia superiore rispetto a Matteo Renzi.
Secondo un sondaggio Ixè per Rai Radio 1, il premier batte il segretario del Pd per 39 punti a 27.
“Probabilmente la compostezza di Gentiloni è rassicurante”, spiega il sondaggista Roberto Weber in un’intervista al Gr1.
Esaminando da vicino il confronto tra Gentiloni e Renzi emerge una tendenza netta: la fiducia nei confronti del premier è maggiore rispetto a quella del segretario dei dem in tutte le aree elettorali prese in considerazione (Pd+centro, sinistra, centrodestra, M5S, indecisi e orientati all’astensione).
Gentiloni batte Renzi anche sul fronte del potenziale attrattivo del Pd al di fuori del proprio elettorato.
Al quesito “qual è la probabilità che lei alle prossime elezioni politiche nazionali, voti il Partito democratico, se a guidare il Pd sarà …”, il premier stacca nettamente il segretario del Pd.
Gentiloni risulta, inoltre, il leader politico che gode della maggior fiducia anche al di fuori del Pd.
Nel centrosinistra, dunque, Gentiloni sembrerebbe essere più gradito. Gli intervistati che non si dichiarano elettori del Pd infatti, dovendo scegliere tra Gentiloni e Renzi, hanno risposto che cambierebbero la propria intenzione di voto se la leadership fosse affidata a Gentiloni.
L’ex ministro degli Esteri garantirebbe infatti un maggiore valore aggiunto, un maggiore risultato elettorale, qualora fosse lui a rappresentare il Pd.
In sintesi, secondo Ixè, le prossime elezioni potrebbero essere una sfida tra centrodestra e M5S “perchè il M5S potrebbe raccogliere i delusi del Pd”, sottolinea Weber.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
LA DECISIONE DEL GIUDICE DI PACE APRE LA STRADA A UNA VORAGINE NELLE CASSE GIA’ DISASTRATE DEL CAMPIDOGLIO
Le multe annullate per la preferenziale di via del Portonaccio potrebbero costare ancora più care al Comune di Roma. Qualche tempo fa sono stati infatti accolti i primi due delle centinaia di ricorsi presentati dai legali di Avvocato del Cittadino a tutela di una delle vittime della corsia preferenziale di via di Portonaccio.
Il Giudice di pace di Roma ha anche condannato il Comune di Roma alla refusione delle spese legali in favore degli automobilisti multati. A vincere un signore di 41 anni con otto multe e una signora di 55 con due multe.
Ed è proprio questo il dettaglio che potrebbe mettere a rischio il Comune.
Il procuratore della Corte dei Conti Andrea Lupi ha aperto un fascicolo sulla vicenda e sul caso indagherà il pm Francesco Maffei per i 160 euro di spese legali riconosciuti ai due ricorrenti: se tutti gli automobilisti multati vincessero il ricorso, le spese totali che il Comune dovrebbe sostenere raggiungerebbero quota 40 milioni di euro.
Cifra che, spiega il Messaggero oggi, i pubblici ufficiali responsabili del pasticcio potrebbero essere chiamati a restituire all’Amministrazione.
I mancati introiti per le multe non incassate, invece, ammontano a circa 23 milioni.
La decisione del Giudice di pace, per la Corte dei conti, apre la strada a una serie di bocciature che, sommate tra loro, potrebbero scavare una voragine nelle casse già disastrate del Campidoglio.
Nel frattempo,il Comune è corso ai ripari, ammettendo di fatto l’errore.
Il 12 luglio le strisce bianche e gialle a terra sono state riverniciate. E nelle scorse settimane lungo la strada la segnaletica è stata sostituita: un nuovo cartello sorretto da un palo ha integrato quelli installati al lati della carreggiata, ma nascosti dagli alberi.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
NEL 70% DEI CASI AVEVANO UNA RELAZIONE CON LA VITTIMA
Italiano, 40enne, operaio o disoccupato e spesso affetto da dipendenze come l’alcolismo: questo l’identikit del responsabile delle “violenze di genere” nei confronti delle donne, come emerge da una ricerca su 120 recenti processi che si sono tenuti nei tribunali di Milano, Pavia e Como.
Un’indagine «empirica sulla giurisprudenza in tema di violenza domestica» dalla quale si evince che in oltre il 70% dei procedimenti le vittime convivevano o avevano una relazione con i loro carnefici, ma anche che quasi il 40% dei dibattimenti, poi, si è concluso con assoluzioni
La ricerca, realizzata nell’ambito di un progetto che ha visto in campo Regione Lombardia, l’Ordine degli avvocati milanesi e il Tribunale di Milano, questi ultimi rappresentati dall’avvocato Silvia Belloni e dal magistrato Fabio Roia, ha passato in rassegna oltre cento sentenze, emesse tra gennaio e luglio scorso nei tre tribunali per i reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale.
Sui 120 procedimenti penali analizzati, anche con la collaborazione di tre università milanesi (Statale, Cattolica e Bicocca), più della metà (63) vedevano al centro il reato di maltrattamenti con imputati uomini di età media di 42 anni.
Imputati che nel 59% dei casi sono italiani, mentre il 10% proviene dal nord africa e il 12% dall’Europa orientale.
Il 31% degli stalker o violentatori, poi, sono disoccupati, il 25% operai e solo il 3% dirigenti o professionisti.
Quasi il 70% di coloro che soffrono di dipendenze sono alcolisti e nel 14% dei processi l’imputato ha precedenti penali sulla stessa vittima.
Nel 73% dei dibattimenti, inoltre, imputato e persona offesa erano conviventi o partner e se nel 29% dei casi i bambini hanno assistito e allo stesso tempo subito le violenze, più del 70% dei bimbi hanno visto i maltrattamenti e le persecuzioni coi loro occhi.
Quasi una donna su tre, poi, rimane vittima per più di cinque anni prima di denunciare e nel 78% dei casi gli abusi sono sia fisici che psicologici.
Soltanto in un procedimento su quattro, inoltre, la vittima ha chiesto aiuto ad un centro anti violenza e in più della metà dei casi le donne non si sono costituite parti civili contro gli imputati.
Le indagini in questi casi durano troppo a lungo, quasi due anni, mentre i tempi dei dibattimenti sono celeri (in media durano 10 mesi).
Per le violenze sessuali si infliggono pene in media di quasi 7 anni, per i maltrattamenti di 2 anni e 6 mesi e per lo stalking di 1 anno e 3 mesi (nel 41% dei casi con sospensione condizionale).
Nelle assoluzioni nei processi per maltrattamenti prevalgono la «mancanza di abitualità » o l’assenza del dolo, mentre nei proscioglimenti dallo stalking conta spesso la «remissione della querela» da parte della persona offesa e nelle violenze sessuali la «assenza di credibilità » della presunta vittima o la sua «ritrattazione».
Tutti dati questi che non erano mai stati raccolti finora con simili modalità e che, come è stato anche spiegato, saranno utili a magistrati e operatori del settore.
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
DOVE SONO I CONTROLLI NEL CENTRO STORICO PROMESSI DALLA GIUNTA LEGHISTA? UBRIACARSI NEI BAR E’ FORSE MENO PERICOLOSO CHE PORTARSI ALCOLICI DA FUORI?
Eccesso di alcol e tanti giovani negli ospedali genovesi. E pure una donna ricoverata con una prognosi di 30 giorni per un oggetto, una bottiglia o una pietra, probabilmente lanciato da una finestra.
E’ stata una notte da incubo e non per la festa di Halloween quella che è passata nei vicoli del Centro storico di Genova il 31 ottobre.
L’episodio dell’oggetto tirato da qualcuno – i carabinieri, giunti sul posto, stanno indagando – pare sia dovuto all’esasperazione di qualcuno per il rumore dovuto alla presenza delle tante persone che si sono riversate nei caruggi.
In particolare, la donna era seduta in piazza Grillo Cattaneo quando ha sentito un forte dolore al piede. Chi ha lanciato l’oggetto contro le centinaia di giovani di passaggio, prima aveva iniziato con delle secchiate d’acqua.
La testimonianza
«All’inizio abbiamo pensato a un attentato. Questa estate eravamo a Barcellona quando c’è stato l’attacco alla Rambla. Poi abbiamo capito che il terrorismo non c’entrava nulla»: è il racconto di Sandro Soldati, 26 anni, dottorando in Storia dell’arte di Varese, che ieri sera ha assistito al lancio di oggetti nel centro storico di Genova.
«La mia ragazza – prosegue il testimone – è stata colpita con una pietra di circa 15 centimetri di diametro. Il masso le è arrivato sul piede, rompendoglielo, ma poteva andare peggio e finire davvero male».
Nel corso della notte di festeggiamenti, venti persone sono state ricoverate nei diversi ospedali di Genova per intossicazione da abuso di alcol. Tra le persone soccorse anche minorenni.
I sanitari del 118 hanno ricevuto decine di chiamate durante la notte di Halloween per gente che aveva abusato con le bevande alcoliche. I pazienti, perlopiù giovani, sono stati ricoverati nei pronto soccorso dell’ospedale San Martino, Galliera e Villa Scassi.
(da “il Secolo XIX”)
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