Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
DOPO IL SELFIE, IL COMUNICATO DELLA SOCIETA’: “LO ABBIAMO ASCOLTATO VOLENTIERI, MA SOLO PER EDUCAZIONE”… FALLITA LA MISERABILE OPERAZIONE PER INGRAZIARSI I MERIDIONALI: NAPOLI NON DIMENTICA GLI INFAMI
“Sono per lavoro a Castel Volturno, dove ho incontrato amministratori locali. E in albergo chi incontro? Insigne, Callejà³n e il vicepresidente del Napoli, simpaticissimi! Viva il bel calcio”.
Così Matteo Salvini, che ieri sera ha postato su Facebook il selfie scattato con i giocatori e il dirigente della squadra partenopea.
Ma il Napoli non dimentica e molti tifosi azzurri non hanno gradito lo scatto ricordando e postando vecchie dichiarazioni, oltre che qualche video, di Salvini, così come in tanti hanno criticato Insigne.
E il Napoli, sempre via Twitter, ha voluto prendere le distanze dal leader della Lega: “Per una questione di educazione abbiamo incontrato e ascoltato ieri sera Matteo Salvini che soggiornava nel nostro albergo. Salvini voleva porgere le sue scuse per le dichiarazioni contro i napoletani fatte in passato. Non le abbiamo accettate ma lo abbiamo ascoltato volentieri”.
(da agenzie)
argomento: Napoli | Commenta »
Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
LA ZECCA PADANA, IN CROLLO DI CONSENSI, CERCA IL VOTO DEI NAZISKIN, TIPICO PRODOTTO DELLA GLOBALIZZAZIONE (COME SOSTIENE ANCHE IL VATE FUSARO)
I naziskin che hanno fatto irruzione a Como nella sede di gente perbene? Sono solo “quattro ragazzi”, il problema è l’immigrazione, madre di tutte le disgrazie.
L’assoluzione arriva stamane dalla zecca padagna che sul caso ha gia’ cambiato tre volte idea.
Nell’immediatezza del fatto aveva detto che “la violenza di qualunque colore va condannata. Un razzista è un idiota, uno che si ritiene superiore a qualcun altro ha dei problemi mentali”.
Il giorno dopo però “la colpa è di Matteo Renzi, non di presunti fascisti”. E qui in parte ha ragione, intendiamo sui “presunti” fascisti da avanspettacolo.
Oggi altra marcia indietro, con gli autori dell’irruzione definiti “quattro ragazzi” che non sono il “vero problema”.
Con l’umoristica chiosa: “chi arriva a casa mia porti rispetto. Rispetti la nostra storia, la nostra cultura, la nostra tradizione, il nostro concetto di famiglia”.
Detto da uno che non porta rispetto agli altri esseri umani, che insulta ogni giorno gli avversari politici e i credi religiosi, che ha una storia di secessionista e leoncavallino, che parla di cultura ed è stato tredici anni fuoricorso all’università senza mai lavorare, di tradizione e si puliva il culo con il tricolore con il suo segretario, che parla di famiglia e ha avuto due figli da due donne diverse e ora vive con una terza, che semina odio e bufale per lucrare due voti razzisti.
Vomitevole.
Ma il bello è che il bulletto ex leoncavallino se la prende pure con il suo compagno di partito Maroni che aveva fortemente condannato i fatti di Como e ammesso che il centrodestra li ha sottovalutati: “Fatti come questi non sono atti di violenza ma forse sono ancora più gravi”.
Salvini ne ha anche per lui: “Maroni faccia il suo mestiere” intima. Certo a dire cazzate ci pensa lui.
Ma contro Salvini si schiera oggi anche il filosofo sovranista Diego Fusaro che almeno ha letto qualche libro in più di lui.
Fusaro accusa i naziskin di non essere abbastanza patrioti.
Il motivo? Il fatto che si definiscano skinhead è già di per sè rivelatore — con la sua anglofonia — che si tratta di “squisiti prodotti del globalismo”.
Un po’ come le banane che vengono da Panama o le pere argentine. Non a caso Fusaro lo scrive su Facebook, nota rete sociale ideata e localizzata nella nostra gloriosa madrepatria.
Cosa nasconde la vicenda?
Che Salvini è nervosetto, i sondaggi ormai certificano che Berlusconi ha effettuato il sorpasso, che la Lega è in calo costante e che lui al massimo potrà fare il premier alle elezioni della commissione interna detenuti di San Vittore, quando in Italia verrà ristabilita la legalità e la legge Mancino verrà fatta rispettare.
E sarà sempre troppo tardi.
argomento: Razzismo | Commenta »
Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
RIDIMENSIONEREBBE L’AREA DEL CENTRODESTRA E BATTEREBBE IL M5S… I PREFERITI COME PREMIER DOPO DI LUI: GRASSO, DI MAIO E FRANCESCHINI
Nell’ambito della competizione elettorale noi italiani siamo abituati a una «gara tra partiti». Ciò significa che mettiamo in secondo piano una gara interna al sistema elettorale che riguardi i singoli candidati. Nel corso degli ultimi anni tutti noi abbiamo constatato che i candidati pesano nelle intenzioni di voto e nella decisione su che partito votare.
Questa settimana abbiamo fatto un esperimento concernente il peso che i singoli candidati portano in termini di voti con la loro presenza in questo o quel partito.
Per dare un senso numerico all’importanza dei singoli candidati abbiamo creato quattro «tracciati mentali», non dissimili da quelli che noi utilizziamo normalmente nelle ricerche di marketing. Abbiamo quindi trattato i singoli candidati alla presidenza del Consiglio come se fossero veri e propri «prodotti» sugli scaffali di un normale supermercato.
Il risultato di questa elaborazione è il seguente:
1) Indicatore di fiducia: non diverso filosoficamente da un indicatore di «Customer Satisfaction» (soddisfazione del cliente).
Al primo posto si segnala l’attuale presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, seguito più o meno a ruota dal presidente del Senato, Pietro Grasso, dal ministro Dario Franceschini, dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, e in quinta posizione da Matteo Renzi, attualmente Segretario de Pd.
2) Indicatore di «attrazione»: si tratta di un indicatore concernente la vitalità del prodotto e in questo caso del candidato, in termini di propria «probabilità espansiva» sul mercato politico di riferimento.
Qui al primo posto troviamo Luigi Di Maio, leader del 5 Stelle, seguito dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, da Matteo Salvini, leader della Lega, e da due personaggi già citati, cioè Paolo Gentiloni e Pietro Grasso.
3) Indicatore di «seduzione»: cioè il singolo elettore quanto si sente «attratto» e «sedotto» dal candidato?
Qui l’elenco sia apre con Matteo Renzi, seguito a ruota da Paolo Gentiloni, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Dario Franceschini.
4) Ultimo, ma non ultimo, dei quattro indicatori è l’intenzione effettiva di voto per un candidato premier e su questa intenzione l’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni batte tutti, anche se hanno una notevole forza attrattiva Dario Franceschini, Matteo Renzi, Pietro Grasso e Luigi Di Maio.
Facendo una media di questi quattro indicatori il primo posto tocca all’attuale presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che stacca di ben cinque punti Pietro Grasso e Luigi Di Maio, mentre al quarto posto si pone Franceschini, al quinto Salvini, seguito, con punteggi inferiori, da Matteo Renzi, Berlusconi, Boldrini, Meloni, Pisapia e Bersani.
§In un certo senso è un vero e proprio «sistema solare» che abbiamo creato. Tale sistema passa dal Sole rappresentato da Gentiloni a una meteora laterale ai pianeti che ha il volto del leader di Mdp, Pierluigi Bersani.
A questo punto ci siamo anche domandati che tipo di influenza avrebbero questi personaggi con i punteggi sopra riportati in termini di cambiamento delle quote dei Partiti di cui sono in servizio.
Abbiamo anche creato un modello matematico da cui risulterebbe che la presenza di Gentiloni come candidato presidente del Consiglio del Pd ne aumenterebbe la quota di 3 punti ponendo il Pd come leader dei Partiti italiani, anche nei confronti del M5S e indebolendo percettibilmente l’area di destra.
Tutti gli altri candidati Pd provocherebbero la leadership del M5S e una certa ristrutturazione positiva del centrodestra in Italia.
Ovviamente si tratta di un sistema predittivo ancora tutto da approfondire, per cui chiederei la collaborazione di qualche esperto in statistica tra gli amici lettori che possa darci una mano alla costruzione di un modello elettorale predittivo da sperimentare nelle prossime elezioni.
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
IL RAS DEGLI AMBULANTI ROMANI FA AFFARI GRAZIE ALLE CONNIVENZE DELLA GIUNTA MA NESSUNO SI DIMETTE DI FRONTE ALLO SCANDALO
Il caso Coidicine si ingrossa. Sono passate molte ore dalla pubblicazione sul Messaggero dall’intervista all’assessore al Commercio di Roma Capitale Adriano Meloni e non si muove ancora una foglia.
Nessuna dichiarazione di smentita da parte dell’assessorato, nessuna risposta da parte del presidente della commissione Commercio in Campidoglio Andrea Coia.
E nemmeno una spiegazione da parte di Meloni per il clamoroso cambio di prospettiva che l’ha portato una settimana fa a difendere il bando che ha visto il trionfo dei Tredicine e oggi a prendere a male parole i due consiglieri — oltre a Coia è nominata anche Sara Seccia — addirittura chiamando “Coidicine” — con una crasi tra i cognomi di Coia e Tredicine — il presidente e sostenendo che è quello che ha fatto più danni alla Giunta Raggi.
Il silenzio da parte della Giunta Raggi e del gruppo del MoVimento 5 Stelle in Assemblea Capitolina è inspiegabile.
L’assessore ha detto, tra l’altro, che «è lecito pensare ad accordi tra il M5S (o meglio: lo stesso consigliere Coia) e i Tredicine», quei Tredicine che Luigi Di Maio accostava addirittura a Mafia Capitale qualche tempo fa, in risposta alla pubblicazione di una foto che lo ritraeva con un sindacalista degli ambulanti esponente della famiglia.
La pietra dello scandalo che ha smosso l’assessore, che in altri tempi aveva spesso criticato Coia ma mai con questa virulenza, è stata a quanto pare la proposta che il comune pagasse gli oneri di sicurezza agli ambulanti, che secondo il bando dovevano essere a carico di questi ultimi.
Meloni al riguardo ha sventolato il rischio di danno erariale per il Comune, che rappresenta per i grillini quello che per Superman è la kryptonite.
Le frasi contenute nell’intervista sono talmente pesanti che sembrava che questa potesse essere un prodromo alle sue dimissioni. Eppure tutto ancora tace anche se sulla pagina fan dell’assessore su Facebook alcuni si complimentano per la decisione di parlare.
Silenzio di tomba anche sulla pagina di Coia, mentre la pletora di attivisti a 5 Stelle romani che è sempre molto attenta a quello che scrivono i giornali di primo mattino oggi sembra improvvisamente aver perso la password di Facebook.
Anche da Sara Seccia, altra consigliera indicata da Meloni come vicina ai Tredicine, tutto tace.
Mentre sotto l’ultimo aggiornamento di status da parte di Coia ci sono commenti che parlano proprio della delibera 30/2017 (quella della direttiva Bolkestein, odiatissima dagli ambulanti) e di modifiche da protocollare e approvare, un bel passo indietro rispetto a quanto scritto dal consigliere Enrico Stefà no che qualche tempo fa spiegava che “La Bolkestein probabilmente è l’unico modo serio di fare i bandi a Roma” e che il M5S non avrebbe mantenuto lo stesso numero di licenze per gli ambulanti.
Riepiloghiamo cosa è successo sul bando.
L’anno scorso, dopo mesi di sedute dedicate all’argomento, la commissione Commercio non era riuscita a emanare l’avviso per il 2016. Poi la delibera Coia ha stabilito definitivamente il carattere di Fiera della Festa, chiudendo dunque agli altri operatori e dando al criterio dell’anzianità un ruolo di primo piano.
La graduatoria di quest’anno, poi, sarà valida per 9 anni, così come stabilito dal bando: “La concessione dei posteggi — si legge- avrà la durata di anni 9 a decorrere dall’edizione della Festa della Befana 2017/2018”. E così su 28 posteggi, sei postazioni le vincono direttamente Dino, Tania, Mario e Alfiero Tredicine, altre sette vanno ad alcuni componenti della famiglia Cirulli, partendo da Anna Maria, moglie di Mario Tredicine. .I Tredicine strappano anche due delle tre postazioni destinate alla vendita dei palloncini (una ad Alfiero, l’altra a Sandro Cirulli).
Nell’area delle postazioni artigiani, infine, come era stato già denunciato da Il Messaggero, su 20 stalli ne sono stati assegnati appena 9.
C’è un altro aspetto, sempre sottolineato dal quotidiano: la graduatoria è arrivata con dieci giorni di ritardo, rispetto alle promesse dell’amministrazione. Ed è stata resa nota proprio all’indomani del voto su Ostia.
La cosa più incredibile però alla luce dell’intervista di oggi è che il 21 novembre scorso lo stesso Meloni aveva difeso a spada tratta il bando con un post sulla sua pagina Facebook condiviso anche dalla sindaca Virginia Raggi in cui accusava il Partito Democratico e segnalava che un esponente della famiglia Tredicine aveva fatto ricorso al TAR contro il bando.
Chissà , magari tra qualche ora Meloni pubblicherà il link alla sua intervista come è solito fare quando lo sentono su altri argomenti.
O forse davvero questo silenzio è il preludio all’ennesimo addio alla Giunta — l’ultimo è stato quello di Stefano Bina da AMA — che andrà ad arricchire la squadra dei cacciati da Virginia Raggi.
«Adria’, ma che per caso c’è qualcosa che ci devi dire?», gli chiede intanto un utente sulla sua pagina. A volte dare il silenzio come spiegazione (cit.) vale più di migliaia di bancarelle. Pardon: parole.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Roma | Commenta »
Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO CLINI ROMPE IL FRONTE VERGOGNOSO: “LA PROROGA CONTRADDICE LE MIE MISURE, DITE LA VERITA’ SUL RINVIO DEI TERMINI PER IL RISANAMENTO AMBIENTALE DI TARANTO”
Corrado Clini sta con Michele Emiliano sulla questione dell’Ilva.
L’ex ministro dell’Ambiente interviene nelle polemiche scatenate dal ricorso al Tar della Regione Puglia contro il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che ha prorogato al 2023 le misure di ambientalizzazione dell’acciaieria di Taranto. “A parte il dubbio che un decreto del Consiglio dei ministri possa modificare i termini stabiliti da una legge — dice l’ex ministro — è difficilmente comprensibile la levata di scudi contro il sindaco di Taranto e il presidente della Regione”.
Secondo Clini, sarebbe “meglio individuare misure urgenti per ‘tamponare’ le criticità ambientali ben rappresentate dalle polveri che oscurano il cielo di Taranto”.
In questa situazione, dice l’ex ministro del governo Monti, più che il Mise che sta contrastando la posizione di Emiliano, “è il dicastero dell’Ambiente che dovrebbe far sentire la propria voce” e “finalmente sarebbe ora di dire tutta la verità sulla spericolata operazione che ha portato al commissariamento dell’Ilva e al rinvio di tutti i termini per il risanamento dello stabilimento”.
Poi entra nel merito del ricorso presentato dal Comune di Taranto e Regione Puglia: “L’Autorizzazione integrata ambientale che ho rilasciato il 26 ottobre 2012, e che è stata recepita con legge del 24 dicembre 2012 — ricorda l’ex ministro — prevedeva che il piano di risanamento dell’Ilva con l’impiego delle migliori tecnologie disponibili, copertura dei parchi minerari compresa, accettato dalla proprietà , dovesse essere completato entro la fine del 2015“.
Due anni dopo quella scadenza, aggiunge Clini, la proroga al 2023 “è in aperta contraddizione con le motivazioni sanitarie e ambientali che avevano guidato la severità e l’urgenza dell’Autorizzazione integrata ambientale”.
Una posizione che ricalca, nella sostanza, quella di Emiliano.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Ambiente | Commenta »
Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
TRUMP NON NE AZZECCA UNA… E NON RISPETTA NEANCHE LE SENTENZE DEI TRIBUNALI
Un verdetto che di assoluzione che è molto più di un caso giudiziario.
L’immigrato messicano Jose Ines Garcia Zarate è stato assolto al processo per l’omicidio di Kathryn Steinle, 32 anni, uccisa a San Francisco da un proiettile mentre camminava su un molo nel luglio 2015.
Un caso politico
Il presidente Trump aveva cavalcato il caso in campagna elettorale per sostenere la linea dura anti immigrati e la necessità di costruire il muro di confine con il Messico. Zarate, entrato irregolarmente negli Usa, aveva ammesso di aver sparato ma aveva sostenuto che il colpo era partito da una pistola che aveva trovato per terra.
La sentenza
La vicenda è diventata un caso politico in campagna elettorale: Zarate era stato rimpatriato 5 volte ed era finito in una prigione federale per essere rientrato negli Usa . Era poi stato trasferito in un carcere di San Francisco nel marzo del 2015 con l’accusa di aver venduto marijuana ma era poi stato rilasciato perchè le accuse contro di lui erano state ritirate.
Ora la giuria lo ha ritenuto colpevole «solo» del possesso dell’arma e rischia fino a tre anni di carcere.
Immediata, via Twitter, la reazione del presidente Usa che ritiene il verdetto «scandaloso: nessuno stupore se la gente del nostro Paese è così arrabbiata per l’immigrazione illegale» ha scritto Trump
O forse di scandaloso c’e’ solo un presidente evasore fiscale che non rispetta le sentenze di tribunale.
(da “agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
“SONO ANTIJUVENTINO” E SCROCCA LA FOTO DA ESIBIRE SU FB PER INGRAZIARSI I MERIDIONALI… INSORGONO I NAPOLETANI E PURE I TIFOSI DELLA “VECCHIA SIGNORA”: IL BOOMERANG DEL SOLITO PIRLA
Ieri sera Matteo Salvini ha avuto la bella idea di pubblicare su Facebook una foto che lo ritrae insieme a Edoardo De Laurentiis, vicepresidente del Napoli, Lorenzo Insigne e Josè Maria Callejòn.
Lo scatto, che si inquadra all’interno della furbissima strategia del Capitano per ingraziarsi i cittadini del Sud e guadagnare voti per la sua Lega, sembra essersi piuttosto rivoltato contro lui e gli altri protagonisti della foto.
I napoletani infatti non sembrano avere la pessima memoria che caratterizza altri cittadini italiani, e infatti gli ricordano subito quel famoso coro: «Ma lei non è lo stesso Matteo Salvini che cantò «Senti che puzza, scappano anche i cani…» a Pontida, e oggi abbraccia un napoletano. Allora alzò un bicchiere di birra, e oggi, in quella stessa mano, stringe uno smartphone. Chiamava il suo partito “Lega Nord” e ora lo chiama semplicemente “Lega”. Viva la bella politica», scrive Alessandro mentre Salvo ha già mangiato la foglia: «Preferirei vederti sincero, leale, affermare “sono qui per i vostri voti” con la faccia schifata che fai quando ci pensi (dovresti vedere la nostra quando pensiamo a te). Invece no… sei convinto di prenderci così apertamente in giro? Povero fesso».
Moltissimi sono quelli che se la prendono con i giocatori e il figlio di De Laurentiis: «Insigne ed Edo hanno la testa piena di segatura…mai avrebbero dovuto fare una foto col troglodita, callejon ha un attenuante perchè straniero…»; «Posso giustificare uno spagnolo che non conosce la storia recente della politica italiana! Ma vedere un napoletano simbolo di una città intera che abbraccia, un antisud che fa propaganda politica sulla vita degli extracomunitari, mi fa veramente schifo! Stima solo in campo per l’atleta… il resto è un insulto al buon senso!».
Salvini era “casualmente” a Castel Volturno, nel resort che ospita il ritiro del Napoli in vista del match contro la Juve di domani, per incontrare i simpatizzanti e gli amministratori che vogliono aderire al Movimento.
Tuttonapoli.net, che ha alcune foto esclusivo dell’incontro, riporta che il capitano si è presentato come «anti-juventino convinto», e questo non potrà che fare un immenso piacere ai tifosi bianconeri, anche se stranamente non viene riportato nella pagina fan del Capitano.
In alcuni gruppi, come quello di The Jackal, l’affetto nei confronti di Salvini è palpabile e anche quello nei confronti di Insigne.
Arrabbiati in molti anche su Twitter, e soprattutto con i giocatori: “Callejon e Insigne passano la vigilia di Napoli-Juve in compagnia di Salvini. Sono profondamente indignato”; “a cena con #Salvini è inaccettabile. I veri napoletani non dimenticano. Insigne sei di #Napoli ? Hai la memoria corta?”.
L’ultima volta che Salvini si è presentato a Napoli non è andata benissimo. Forse la mossa della foto con i calciatori serviva proprio a cancellare quel precedente.
Ma i napoletani non hanno alcuna intenzione di far passare così la nottata.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: LegaNord | Commenta »
Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
LA CLAMOROSA DENUNCIA DEL RESPONSABILE DEL COMMERCIO DEL COMUNE DI ROMA
Adriano Meloni, assessore al Commercio di Roma, lancia accuse al presidente dellacommissione Commercio, Andrea Coia, e Sara Seccia, consigliera del Movimento 5 stelle a proposito del ritorno delle bancarelle dei Tredicine in Piazza Navona per la festa della Befana.
Lo fa in un’intervista al Messaggero.
All’intervistatore che chiede se a fronte della graduatoria e dei nomi dei vincitori, crede che il consigliere Coia si sia accordato con i Tredicine, Meloni risponde secco: “Visto l’esito del provvedimento, è lecito pensarlo”. Tanto che chiama Coia “Coidicine”.
Sul sindaco Virginia Raggi, Meloni si chiede:
Quante commissioni inutili ha fatto sulla festa della Befana?
Più o meno sei ufficiali
Almeno 8.
Lo sa chi era sempre presente?
Chi era presente? Mario Tredicine?
Eppure continua ad occuparsi di argomenti del suo assessorato. L’ultima convocazione agli ambulanti di oggi pomeriggio è partita dalla segreteria di Coia. Perchè?
Ha anche avuto il coraggio di proporre che il comune paghi gli oneri di sicurezza per loro, nel bando è chiaro che sono a carico degli operatori.
Tuttavia, Coia continua ad occuparsi di materie del suo assessorato…
Ha fatto la famigerata delibera 30/2017 con il mio assenso (cosa di cui mi pento ora). Da quella notte magica di mezza estate non ha più toccato niente di rilievo.
Eppure la sindaca Virginia Raggi ha grande stima di Andrea Coia
Forse Coidicine è quello che ha fatto più danni alla giunta Raggi di qualsiasi altro consigliere.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Grillo | Commenta »
Dicembre 1st, 2017 Riccardo Fucile
IL MINISTRO CALENDA AVEVA ORGANIZZATO L’INCONTRO CON CENTO GRANDI AZIENDE INTERESSATE AL RILANCIO DI ROMA, LEI NEANCHE SI E’ PRESENTATA
Giovanna Vitale su Repubblica oggi racconta una storia che riguarda Virginia Raggi, attesa giovedì scorso all’incontro convocato dal ministro Carlo Calenda — con il quale, come sappiamo, non corre buon sangue — insieme alle aziende romane (Eni, Enel, Leonardo, Ferrovie, Autostrade, ADR, Vodafone, Telecom, Wind, Sky Mediaset più Sanofi, Merck, Alfasigma) ma che non si è presentata a causa di un impegno inderogabile: la presentazione di “Meglio liberi”, il libro di Alessandro Di Battista pubblicato con l’editrice di Berlusconi.
La Raggi, dopo il Tavolo per Roma, è andata via:
Forfait che ha scatenato l’ira di Calenda, obbligato invece a disertare il consiglio dei ministri per dare precedenza al vertice. «Ho chiamato oltre cento aziende e la sindaca non si è presentata», s’è tolto ieri il sassolino dalla scarpa ministeriale. «In questo paese c’è un problema di fuga di responsabilità . È ora di dire basta», ha aggiunto stizzito.
Eppure, se una settimana fa l’inquilina del Campidoglio fosse rimasta in Via Veneto, avrebbe ascoltato cosa pensano i famosi stakeholders – evocati dal candidato premier a 5S Di Maio come interlocutori privilegiati – della città eterna e del suo funzionamento. Avrebbe potuto individuare, attraverso la testimonianza diretta di chi a Roma fa impresa e crea ricchezza, quel che non va e dove intervenire: per migliorarla e impedire la fuga di intelligenze, lavoro, capitali.
Dal questionario inviato ai 100 big player con sede nell’Urbe è infatti emerso che, per il 30%, la criticità principale sono i trasporti urbani: la scarsità di mezzi pubblici e collegamenti esterni alle zone centrali, i ritardi, l’inaffidabilità negli orari.
Per il 26% il fastidio maggiore è invece riconducibile alla vetustà e all’inadeguatezza delle infrastrutture, prive per di più di un piano di sviluppo: assenza di parcheggi e di un sistema logistico efficiente, traffico caotico e manto stradale sconnesso, mancata urbanizzazione industriale del territorio, che permetterebbe alle imprese di godere a basso costo dei servizi comuni. Mentre il 25% pensa che la vera piaga sia la lentezza e l’inadeguatezza del rapporto con gli uffici comunali
Ma d’altro canto, visto che ha raccontato come si è deciso il no alle Olimpiadi, l’appuntamento con il libro di Di Battista era assolutamente imperdibile.
“Evitiamo le polemiche”, ha intanto affermato oggi la Raggi, interpellata sul rapporto presentato dal ministro dello Sviluppo economico sul calo del Pil a Roma. “Eventi come questo — ha detto a margine del Maker Faire — mostrano come la produttività , il cuore pulsante sia qui”.
Peccato che non ci sia lei.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Grillo | Commenta »